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DEPOSIZIONE DI UN PAPA? MAI! Piuttosto si PREGHI per lui e per la Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 03/04/2017 11:27
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03/04/2017 11:27
 
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  L’eventuale deposizione di papa Bergoglio

Alcuni ritengono ancor oggi che il Papa come Papa possa cadere in eresia e possa essere deposto (dalla Chiesa o ipso facto) a partire dal Decreto di Graziano, che però è spurio. Anche il Gaetano e Giovanni da San Tommaso hanno preso in considerazione l’ipotesi del Papa eretico, ma solo come ipotesi possibile e puramente investigativa non come una certezza teologica perché “ammesso, ma non concesso” che egli cada in eresia allora deve essere dichiarato eretico formale e pubblico dal Concilio e quindi deposto.

Soprattutto a partire dal Pontificato radicalmente innovativo di Francesco I qualcuno pensa che in base all’ipotesi del Gaetano e di Giovanni da san Tommaso lo si possa accusare giuridicamente di eresia e che l’Episcopato o il Collegio cardinalizio possa deporlo.

Ora

  • 1°) nessun vescovo o cardinale è disposto a fare un simile passo, neppure coloro che hanno (giustamente) (14) criticato le deviazioni in materia di morale di papa Bergoglio, il quale le ha espresse come dottore privato o in una “pura esortazione neppure magisterialmente pastorale” (cfr. Amoris laetitia, 19 marzo 2016);
  • 2°) se anche qualcuno lo facesse ci ritroveremmo con un Papa “emerito”, che ha dato le dimissioni (Benedetto XVI), con un Papa deposto (Francesco I) e con un Papa eletto da una parte dell’Episcopato o del Collegio dei Cardinali (come durante il Grande Scisma d’Occidente) e tutto ciò per una semplice opinione teologica, puramente investigativa, che si fonda su un testo spurio e di sapore conciliarista del Decreto di Graziano. Mi sembra che ci si troverebbe in una situazione ancora peggiore dell’attuale.

Il tutto va letto alla luce del Concilio Vaticano I

Inoltre il Concilio Vaticano I (IV sessione, 18 luglio 1870, Costituzione dogmatica Pastor aeternus) ha definito dogmaticamente il principio della ingiudicabilità del Papa: “Insegniamo e dichiariamo che secondo il diritto divino del primato papale, il Romano Pontefice è il giudice supremo di tutti i fedeli […]. Invece nessuno potrà giudicare un pronunciamento della Sede Apostolica, della quale non esiste autorità maggiore. Quindi chi afferma essere lecito appellarsi contro le sentenze dei Romani Pontefici al Concilio ecumenico, come ad un’autorità superiore al Sommo Pontefice, è lontano dal retto sentiero della verità” (DS, 3063-3064).

Il CIC del 1917 al canone 1556 riprendendo la definizione dogmatica del Vaticano I ha stabilito il principio: “Prima Sedes a nemine iudicatur”, ripreso tale e quale dal CIC del 1983, canone 1404.

Per cui dopo il Vaticano I la questione dell’eventuale deposizione del Papa ipoteticamente eretico non ha più senso, perché è stata rigettata radicalmente dal Magistero infallibile e dogmatico della Chiesa.

Infallibilità del Papa e della Chiesa

Il Papa gode della stessa infallibilità di cui Cristo volle essere dotata la sua Chiesa (DB, 1839), ma non per questo vi sono due infallibilità. L’infallibilità data da Cristo alla sua Chiesa è una sola: quella conferita a Pietro e ai suoi successori. Questa infallibilità è finalizzata al bene della Chiesa perciò si dice data alla Chiesa per il suo bene spirituale (causa finale), ma esercitata dal suo capo (causa efficiente secondaria) che è il Papa (cfr. S. Tommaso d’Aquino, Quodlibetum 9, q. 7, a. 16), Vicario in terra di Cristo (Causa efficiente principale) suo Capo primario e invisibile in Cielo.

Per fare un esempio: la vita data all’uomo è una sola, essa pur derivando dall’anima, che è il principio della vita (causa efficiente) si diffonde in tutto il corpo per la sua sussistenza nell’essere (causa finale), così l’infallibilità è diffusa e circola in tutta la Chiesa per la sua sussistenza indefettibile (causa finale), ma dipendentemente dal capo che è il Papa (causa efficiente) (15), il quale

  • 1°) la può esercitare da solo (con il Magistero Straordinario o Ordinario Pontificio), in modo tale che le sue definizioni dogmatiche sono infallibili e irreformabili anche senza il consenso della Chiesa (contro l’errore dei Gallicani). Inoltre il Papa
  • 2°) può esercitare l’infallibilità attraverso il Magistero Straordinario Universale nel Concilio ecumenico, (in cui l’Episcopato è riunito sotto il Papa in uno stesso luogo)
    oppure
  • 3°) mediante il Magistero Ordinario Universale, (in cui l’episcopato è sparso nelle diocesi di tutto il mondo, ma sempre con il Papa e sotto il Papa) definendo e obbligando a credere una verità di fede o di morale, come contenuta nella divina Rivelazione, per la salvezza eterna e sotto pena di dannazione.

La conclusione pratica

La conclusione pratica riguardo ad un Papa scellerato che nuoce alla Chiesa è quella data da San Tommaso d’Aquino (IV Sent., dist. 19, q. 2, a. 2, qcl. 3, ad 2): “il cattivo prelato può essere corretto dall’inferiore che ricorre al superiore denunciandolo, e se non ha un superiore ricorra a Dio affinché lo corregga o lo tolga dalla faccia della terra / si non habet superiorem, recurrat ad Deum, qui eum emendet, vel de medio subtrahat”.

Il Gaetano (De comparata auctoritate, cit., cap. XXVII, p. 182, n. 417-418), alla scuola dell’Angelico (De regimine principum, I, c. V-VI), ha una fiducia illimitata nell’efficacia della preghiera anche nel caso ipotetico dell’eresia del Papa. Quindi siccome l’effetto deve essere proporzionato alla causa il rimedio ad un Papa scellerato non è l’autorità umana, che è di ordine inferiore all’orazione (con buona pace di qualche trombone sfiatato, che reclama “azioni più radicali” per dichiarare deposto papa Bergoglio), ma la preghiera posta da Dio nel supremo grado delle cause seconde. Il Gaetano scrive che, se non siamo capaci di affidarci alla preghiera più che all’azione umana, “facciamo pietà poiché onoriamo il Signore con la bocca, ma il nostro cuore è lontano da Dio” (cap. XXVII, p. 184, n. 420).

Mons. Vittorio Mondello conclude: “Contro un Papa criminale, per Gaetano, non c’è alcun rimedio se non la preghiera. La Chiesa non è mai abbandonata da Dio, il diritto di deposizione del Papa non è necessario e sarà solo un principio di disordine ” (La dottrina del Gaetano, cit. p. 65). L’Angelico insegna anche che “Dio non abbandona mai la sua Chiesa al punto da non poter trovare ministri sufficienti per le necessità del popolo” (S. Th., Suppl., q. 36, a. 4, ad 1).


NOTE

  • 1 – Giovanni da San Tommaso (commentando la Somma Teologica dell’Aquinate, II-II, q. 1, a. 7) si domanda esattamente “Se il Papa possa esser deposto dalla Chiesa come è stato eletto dalla Chiesa stessa e in quale caso”.
  • 2 – «Il Credo più antico e più importante è il “Simbolo degli Apostoli”. Rufino d’Aquileia (345-410) ne ha fatto un “Commento” nel 400 circa, accennando ad un’antica tradizione [riportata dalle “Catechesi” di S. Cirillo di Gerusalemme (348-350) e al “De mysteriis” (390-391) di S. Ambrogio (334-397)], secondo la quale il “Simbolo apostolico” sarebbe stato composto per ordine di Gesù dagli Apostoli sul punto di separarsi per l’evangelizzazione del mondo. […]. Da questi dati alcuni critici sono d’opinione che il primo Simbolo di fede è nato a Roma, probabilmente per opera di S. Pietro e di S. Paolo. […]. Il “Simbolo romano” e il “Simbolo niceno-costantinopolitano” hanno valore dogmatico come espressione del Magistero infallibile della Chiesa» (P. Parente, Dizionario di Teologia Dommatica, Roma, Studium, IV ed., 1957, p. 391, voce “Simbolo”). Cfr. P. Batiffol, in “D. Th. C.”, voce Apotres (symbole des); E. Vacandard, in “D. A. F. C.”, voce Apotres (symbole des).
  • 3 – Cfr. L. Billot, De virtutibus infusis, Roma, Gregoriana, 1928; R. Garrigou-Lagrange, De virtutibus theologicis, Torino, Marietti, 1949.
  • 4 – Nastro registrato spedito da mons. Albert Prignon al card. Suenens, fine giugno 1964, F-Prignon, 828, cit. in G. Alberigo (diretta da), Storia del Concilio Vaticano II. La Chiesa come comunione, settembre 1964-settembre 1965, Bologna, Il Mulino, 1999, vol. IV, p. 86, nota 216. Il card. Arcadio Maria Larraona il 18 ottobre 1964 inviò una lettera a Paolo VI in cui gli scrisse: «sarebbe nuovo, inaudito e ben strano che una dottrina [collegialità episcopale], la quale prima del Concilio era tenuta come meno comune, meno probabile, meno seria e meno fondata, passasse improvvisamente […] a divenire più probabile, anzi certa o addirittura matura per essere inserita in una Costituzione conciliare. Questo sarebbe cosa contraria ad ogni norma ecclesiastica, sia in capo di definizioni infallibili pontificie sia di insegnamenti conciliari anche non infallibili. […]. Lo schema [sulla collegialità] cambia il volto della Chiesa, infatti: la Chiesa diventa da monarchica episcopale e collegiale; e ciò in virtù della consacrazione episcopale. Il Primato papale resta intaccato e svuotato. […]. Il Pontefice romano non è presentato come la Pietra sulla quale poggia tutta la Chiesa di Cristo (gerarchia e fedeli); non è descritto come Vicario in terra di Cristo; non è presentato come colui che solo ha il potere delle chiavi. […]. La Gerarchia di Giurisdizione, in quanto distinta dalla Gerarchia di Ordine, viene scardinata. Infatti se si ammette che la consacrazione episcopale porta con sé le Potestà di Ordine ma anche, per diritto divino, tutte le Potestà di Giurisdizione (magistero e governo) non solo nella Chiesa propria ma anche in quella universale, evidentemente la distinzione oggettiva e reale tra Potere d’Ordine e Potere di Giurisdizione diventa artificiosa, capricciosa e paurosamente vacillante. E tutto ciò – si badi bene – mentre tutte le fonti, le dichiarazioni dottrinali solenni, tridentine e posteriori, proclamano questa distinzione essere di diritto divino. […] La Chiesa avrebbe vissuto per molti secoli in diretta opposizione al diritto divino […]. Gli ortodossi e i in parte i protestanti avrebbero dunque avuto ragione nei loro attacchi contro il Primato» cit. in M. Lefebvre, J’accuse le Concile, Martigny, Ed. Saint Gabriel, 1976, pp. 89-98.
  • 5 – Cfr. anche Thomas de Vio Cajetan, Le Successeur de Pierre, a cura di J.-M. Gleize, Courriere de Rome, 2004, n. 65; Le Sel de la terre, n. 52, 2004 e n. 90, 2014.
  • 6 – Cfr. E. Amann, in Dictionnaire de Théologie Catholique, vol. XII, col. 2094-2014.
  • 7 – Cfr. E. Dublanchy, voce “Infallibilité du Pape”, in D. Th. C, vol. VII, coll. 1714-1717.
  • 8 – Cfr. V. Martin, Les origines du Gallicanisme, Parigi, 1939, vol. II, cap. I, pp. 12-13.
  • 9 – Per quanto riguarda la fondatezza attuale dell’opinione del Gaetano si può consultare con molto profitto il libro recentemente pubblicato da Mons. Vittorio Mondello (La dottrina del Gaetano sul Romano Pontefice, Messina, Arti Grafiche di Sicilia, 1965) e per quanto riguarda quella del Bellarmino il libro scritto negli anni Settanta in Brasile dal dr. Arnaldo Xavier da Silveira, pubblicato nel 1975 in Francia (La nouvelle Messe de Paul VI. Qu’en penser?, Chiré-en-Montreuil, 1975) e nel corrente anno in Italia nella sua seconda parte (Ipotesi teologica di un Papa eretico, Chieti, Solfanelli, 2016). Purtroppo il dr. da Silveira, che è molto ferrato in teologia, espone molto bene l’ipotesi puramente possibile bellarminiana, ma praticamente la rende teologicamente certa, senza giustificare teoreticamente il passaggio indebito dal possibile al certo e dall’ideale al reale. È di capitale importanza leggere questi testi alla luce della Definizione dogmaticamente infallibile del Concilio Vaticano I (IV sessione, 18 luglio 1870, Costituzione dogmatica Pastor aeternus, DS, 3063-3064).
  • 10 – Cfr. M. Maccarrone, “Vicarius Christi”. Storia del titolo papale, Roma, Lateranum, 1952.
  • 11 – Per la storia di papa Marcellino cfr. Enciclopedia dei Papi, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2000, I vol., pp. 303-307, a cura di A. Di Bernardino, voce Marcellino, santo.
  • 12 – Un altro Dottore domenicano spagnolo Domingo Bañez (1528-1604) commentando la Somma Teologica dell’Aquinate (II-II, q. 1, a. 10) segue l’ipotesi del Gaetano e di Giovanni da San Tommaso, secondo cui “se il Papa cadesse in eresia perderebbe il Pontificato solo dopo una dichiarazione pubblica (anche se non autoritativa ma strumentale) della Chiesa”.
  • 13 – “Qualunque sia la forma di governo, ciò che importa anzitutto è che ci sia un governo, altrimenti una società non sta in piedi. Quindi l’esistenza di un governo è giustificata dall’ordine intrinseco che pone e conserva i rapporti tra gli uomini, i quali devono vivere e vivono di fatto in società. Ora il governo di una società complessa, come è la società civile o lo Stato nazionale [e a maggior ragione la società spirituale universale che è la Chiesa, ndr], deve essere forte, cioè capace di tenere sotto di sé e dirigere tutte le attività delle famiglie e degli altri organismi che possono svolgersi entro la società suddetta” (F. Roberti – P. Palazzini, Dizionario di Teologia Morale, Roma, Studium, IV ed., 1968, vol. I, p. 753, voce “Governo”).
  • 14 – Cfr. A. X. da Silveira, Pode haver erro em documentos do Magistério?, S. Paolo del Brasile, in “Catolicismo”, n. 233, luglio 1969; Id., Resistencia pùblica a decisoes da autoritade eclesiàstica, in “Catolicismo”, n. 224, agosto, 1969; Id., Qual a autoridade doutrinària dos documentos pontificìos e conciliares? in “Catolicismo”, n. 202, settembre, 1967.
  • 15 – Si può fare un altro esempio: il cervello è l’organo di cui l’anima con le sue facoltà nobili (intelletto e volontà) si serve principalmente per dare gli ordini e far muovere tutto il corpo e tutte le sue membra (il cuore, i polmoni, i piedi, le mani, gli occhi, la bocca, le dita…). Così il movimento intrinseco (ossia “la vita”, che è “muover se stesso: mangiando, crescendo e riproducendosi”) del corpo e delle sue membra è esercitato dal capo (o dalla testa, in cui risiede il cervello) e dal capo è dato e trasmesso a tutto il corpo con tutte le sue membra. Per cui nel corpo umano vi è una sola vita e un solo movimento (“vita est movere seipsum”, Aristotele), ma dipendentemente dal capo o dal cervello. Così l’infallibilità è esercitata da Pietro (causa efficiente), che è il capo della Chiesa per il bene della Chiesa universale (causa finale). Essa è data alla Chiesa per il suo bene spirituale e soprannaturale, ma circola ed è diffusa in essa dipendentemente da Pietro e dai suoi successori sino alla fine del mondo (i Papi). È per questo che se un uomo ha il cervello gravemente leso la vita è compromessa gravemente in tutte le sue membra, anche se essa sussiste e circola ancora nel suo corpo, ma in maniera molto deficiente. Tutti gli ordini vitali partono dal cervello a fanno pulsare il cuore, respirare i polmoni, muovere le membra. Se il cervello è morto (realmente, totalmente piatto non solo nella sua corteccia cerebrale, ma anche nella sua sostanza) il cuore si ferma e i polmoni non respirano. Sopravviene, quindi, la morte reale. Mentre se è piatta solo la corteccia cerebrale (constatata semplicemente e imperfettamente con il solo elettroencefalogramma), ma la sostanza del cervello è ancora viva (constatata necessariamente e perfettamente con la tomografia o TAC) allora il cuore continua a battere, anche se flebilmente e i polmoni continuano a respirare anche se debolmente. L’uomo non è morto realmente, anche se la “legge” e la “scienza” medica a partire dal 1968 lo dichiarano morto per la sola corteccia cerebrale piatta (mediante il solo esame elettroencefalografico insufficiente) e quindi si autorizza l’esportazione degli organi, uccidendo un uomo ancor vivo, anche se molto debolmente. Pari modo se il Papa è inadeguato, la vita spirituale (1° – Magisterium: l’infallibilità, a quattro determinate condizioni; 2° – Sacerdotium: la grazia, almeno mediante la sostanza dei Sacramenti; 3° – Imperium: la giurisdizione, se rispetta la Legge naturale e divina) circola ancora nella Chiesa universale, ma imperfettamente e debolmente. Come si vede è il Papa che ha avuto da Cristo il ruolo di capo della Chiesa e come un uomo senza un buon cervello manca più o meno di ciò per cui eminentemente è uomo (“animale razionale” provvisto di intelligenza e di libera volontà), tuttavia resta pur sempre un uomo e il suo corpo riceve il movimento vitale e conserva la vita anche se in maniera limitata e deficiente.

Questa pagina ai links:

http://doncurzionitoglia.net/2016/09/25/giovanni-da-san-tommaso/

https://doncurzionitoglia.wordpress.com/2016/09/25/giovanni-da-san-tommaso/




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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