A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Udienze Generali del Mercoledì da dopo Pentecoste 2017

Ultimo Aggiornamento: 31/12/2017 12:33
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21/08/2017 18:03
 
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UDIENZA GENERALE

Aula Paolo VI
Mercoledì, 9 agosto 2017

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La Speranza cristiana - 30. Il perdono divino: motore di speranza

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Abbiamo sentito la reazione dei commensali di Simone il fariseo: «Chi è costui che perdona anche i peccati?» (Lc 7,49). Gesù ha appena compiuto un gesto scandaloso. Una donna della città, conosciuta da tutti come una peccatrice, è entrata in casa di Simone, si è chinata ai piedi di Gesù e ha versato sui suoi piedi olio profumato. Tutti quelli che erano lì a tavola mormorano: se Gesù è un profeta, non dovrebbe accettare gesti del genere da una donna come quella. Quelle donne, poverette, che servivano solo per essere incontrate di nascosto, anche dai capi, o per essere lapidate. Secondo la mentalità del tempo, tra il santo e il peccatore, tra il puro e l’impuro, la separazione doveva essere netta.

Ma l’atteggiamento di Gesù è diverso. Fin dagli inizi del suo ministero di Galilea, Egli avvicina i lebbrosi, gli indemoniati, tutti i malati e gli emarginati. Un comportamento del genere non era per nulla abituale, tant’è vero che questa simpatia di Gesù per gli esclusi, gli “intoccabili”, sarà una delle cose che più sconcerteranno i suoi contemporanei. Laddove c’è una persona che soffre, Gesù se ne fa carico, e quella sofferenza diventa sua. Gesù non predica che la condizione di pena dev’essere sopportata con eroismo, alla maniera dei filosofi stoici. Gesù condivide il dolore umano, e quando lo incrocia, dal suo intimo prorompe quell’atteggiamento che caratterizza il cristianesimo: la misericordia. Gesù, davanti al dolore umano sente misericordia; il cuore di Gesù è misericordioso. Gesù prova compassione. Letteralmente: Gesù sente fremere le sue viscere. Quante volte nei vangeli incontriamo reazioni del genere. Il cuore di Cristo incarna e rivela il cuore di Dio, che laddove c’è un uomo o una donna che soffre, vuole la sua guarigione, la sua liberazione, la sua vita piena.

È per questo che Gesù spalanca le braccia ai peccatori. Quanta gente perdura anche oggi in una vita sbagliata perché non trova nessuno disponibile a guardarlo o guardarla in modo diverso, con gli occhi, meglio, con il cuore di Dio, cioè guardarli con speranza. Gesù invece vede una possibilità di risurrezione anche in chi ha accumulato tante scelte sbagliate. Gesù sempre è lì, con il cuore aperto; spalanca quella misericordia che ha nel cuore; perdona, abbraccia, capisce, si avvicina: così è Gesù!

A volte dimentichiamo che per Gesù non si è trattato di un amore facile, a poco prezzo. I vangeli registrano le prime reazioni negative nei confronti di Gesù proprio quando lui perdonò i peccati di un uomo (cfr Mc 2,1-12). Era un uomo che soffriva doppiamente: perché non poteva camminare e perché si sentiva “sbagliato”. E Gesù capisce che il secondo dolore è più grande del primo, tanto che lo accoglie subito con un annuncio di liberazione: «Figlio, ti sono perdonati i peccati!» (v. 5). Libera quel senso di oppressione di sentirsi sbagliato. È allora che alcuni scribi – quelli che si credono perfetti: io penso a tanti cattolici che si credono perfetti e disprezzano gli altri … è triste, questo … - alcuni scribi lì presenti sono scandalizzati da quelle parole di Gesù, che suonano come una bestemmia, perché solo Dio può perdonare i peccati.

Noi che siamo abituati a sperimentare il perdono dei peccati, forse troppo “a buon mercato”, dovremmo qualche volta ricordarci di quanto siamo costati all’amore di Dio. Ognuno di noi è costato abbastanza: la vita di Gesù! Lui l’avrebbe data anche solo per uno di noi. Gesù non va in croce perché sana i malati, perché predica la carità, perché proclama le beatitudini. Il Figlio di Dio va in croce soprattutto perché perdona i peccati, perché vuole la liberazione totale, definitiva del cuore dell’uomo. Perché non accetta che l’essere umano consumi tutta la sua esistenza con questo “tatuaggio” incancellabile, con il pensiero di non poter essere accolto dal cuore misericordioso di Dio. E con questi sentimenti Gesù va incontro ai peccatori,  quali tutti noi siamo.

Così i peccatori sono perdonati. Non solamente vengono rasserenati a livello psicologico, perché liberati dal senso di colpa. Gesù fa molto di più: offre alle persone che hanno sbagliato la speranza di una vita nuova. “Ma, Signore, io sono uno straccio” – “Guarda avanti e ti faccio un cuore nuovo”. Questa è la speranza che ci dà Gesù. Una vita segnata dall’amore. Matteo il pubblicano diventa apostolo di Cristo: Matteo, che è un traditore della patria, uno sfruttatore della gente. Zaccheo, ricco corrotto - questo sicuramente aveva una laurea in tangenti - di Gerico, si trasforma in un benefattore dei poveri. La donna di Samaria, che ha avuto cinque mariti e ora convive con un altro, si sente promettere un’“acqua viva” che potrà sgorgare per sempre dentro di lei (cfr Gv 4,14). Così Gesù cambia il cuore; fa così con tutti noi.

Ci fa bene pensare che Dio non ha scelto come primo impasto per formare la sua Chiesa le persone che non sbagliavano mai. La Chiesa è un popolo di peccatori che sperimentano la misericordia e il perdono di Dio. Pietro ha capito più verità di sé stesso al canto del gallo, piuttosto che dai suoi slanci di generosità, che gli gonfiavano il petto, facendolo sentire superiore agli altri.

Fratelli e sorelle, siamo tutti poveri peccatori, bisognosi della misericordia di Dio che ha la forza di trasformarci e ridarci speranza, e questo ogni giorno. E lo fa! E alla gente che ha capito questa verità basilare, Dio regala la missione più bella del mondo, vale a dire l’amore per i fratelli e le sorelle, e l’annuncio di una misericordia che Lui non nega a nessuno. E questa è la nostra speranza. Andiamo avanti con questa fiducia nel perdono, nell’amore misericordioso di Gesù.


Saluti:

 

أرحب بمودة بالحاضرين الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين من مصر ومن الأراضي المقدسة، ‏ومن الشرق الأوسط. إن يسوع لم يؤسس كنيسة من الأبرار والصالحين بل من الخطأة والضعفاء الذين اختبروا ‏رحمة الله ويسعون لعيش مشيئته، عبر دروب الحياة اليومية. لذا فرسالة الكنيسة الأولى والأساسية هي أن ‏تكون مستشفى ميدانيا، ومكان شفاء ورحمة وغفران، وينبوع رجاء لكل متألم‏ ويأس وفقير وخاطئ ومنبوذ. ‏ليبارككم الرب جميعا ويحرسكم من الشرير!‏‏‏ ‏‏

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua ‎araba, ‎in ‎‎‎particolare i ‎provenienti ‎dall’Egitto, dalla Terra Santa e dal Medio Oriente. Gesù non ha fondato una ‎chiesa composta da persone buone e giuste, ma da peccatori e da deboli che hanno ‎sperimentato la misericordia di Dio e cercano di vivere la sua volontà, attraverso ‎i sentieri della loro vita quotidiana. Quindi la missione primaria e fondamentale ‎della Chiesa è quella di essere un ospedale da campo, e un luogo di guarigione, di ‎misericordia e di perdono e di essere la fonte di speranza per tutti i sofferenti, i ‎disperati, i poveri, i peccatori, e gli scartati.‎ Il Signore vi benedica e vi protegga sempre dal maligno!]

Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów. Drodzy bracia i siostry, przebaczenie naszych grzechów, które otrzymujemy jako dar miłosiernej miłości Chrystusa, niech będzie dla nas źródłem nadziei i motywem, byśmy byli miłosierni dla drugich.
Dziś w sposób szczególny jednoczę się duchowo z tymi, którzy z różnych miast polski wędrują pieszo w pielgrzymce do Sanktuarium Matki Bożej na Jasnej Górze. Niech Matka i Królowa Polski przyjmie trud i modlitwy pielgrzymów, i niech wyprosi u swego Syna pełnię łask dla nich, dla ich rodzin i dla całego narodu polskiego. Niech Bóg wam błogosławi!p>

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, il perdono dei nostri peccati che riceviamo come dono dell’amore misericordioso di Cristo, sia per noi fonte di speranza e motivo per essere misericordiosi per gli altri.
Oggi in modo particolare mi unisco spiritualmente a coloro che da diverse città della Polonia si recano a piedi in pellegrinaggio verso il Santuario della Madre di Dio a Jasna Gora. La Madre e Regina della Polonia accolga la fatica e le preghiere dei pellegrini e ottenga dal Suo Figlio la pienezza delle grazie per essi, per le loro  famiglie e per l’intera nazione. Dio vi benedica!
]


APPELLO

Sono rimasto profondamente addolorato dalla strage avvenuta domenica scorsa in Nigeria, all’interno di una chiesa, dove sono state uccise persone innocenti. E purtroppo stamattina è giunta notizia di violenze omicide nella Repubblica Centrafricana, contro le comunità cristiane. Auspico che cessi ogni forma di odio e di violenza e non si ripetano più crimini così vergognosi, perpetrati nei luoghi di culto, dove i fedeli si radunano per pregare. Pensiamo ai nostri fratelli e sorelle della Nigeria e della Repubblica Centrafricana. Preghiamo per loro, tutti insieme: Ave o Maria, …

* * *

Saluto i pellegrini di lingua italiana. In particolare, desidero rivolgere una parola di benvenuto alle Religiose di Maria Immacolata-Missionarie Clarettiane, riunite nel Capitolo generale, come pure alle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida, che si stanno preparando a celebrare i voti perpetui. Care sorelle, siate sempre gioiose, anche rumorose, e testimoniate dappertutto la bellezza della vostra consacrazione a Dio e al Vangelo. Saluto i fedeli della parrocchia di Santa Maria del Carmine in Sant’Elia Fiumerapido, affidandoli alla Vergine Santa perché renda l’esistenza di ciascuno ricca di frutti di bene.

Il mio cordiale pensiero si volge, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli, venuti a Roma in questo periodo. Auspico, cari giovani, che l’incontro con tanti luoghi carichi di cultura, di arte e di fede sia occasione propizia per conoscere e imitare l’esempio lasciatoci da tanti testimoni del Vangelo qui vissuti, come san Lorenzo, di cui domani ricorre la festa. Incoraggio voi, cari malati, ad unirvi costantemente a Gesù sofferente nel portare con fede la croce per la redenzione del mondo. Auguro a voi, cari sposi novelli, di costruire la vostra nuova famiglia sul solido fondamento della fedeltà al Vangelo dell’Amore.


UDIENZA GENERALE

Aula Paolo VI
Mercoledì, 23 agosto 2017

[Multimedia]



 

31. "Ecco, io faccio nuove tutte le cose" (Ap 21,5). La novità della speranza cristiana.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Abbiamo ascoltato la Parola di Dio nel libro dell’Apocalisse, e dice così: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (21,5). La speranza cristiana si basa sulla fede in Dio che sempre crea novità nella vita dell’uomo, crea novità nella storia, crea novità nel cosmo. Il nostro Dio è il Dio che crea novità, perché è il Dio delle sorprese.

Non è cristiano camminare con lo sguardo rivolto verso il basso – come fanno i maiali: sempre vanno così – senza alzare gli occhi all’orizzonte. Come se tutto il nostro cammino si spegnesse qui, nel palmo di pochi metri di viaggio; come se nella nostra vita non ci fosse nessuna meta e nessun approdo, e noi fossimo costretti ad un eterno girovagare, senza alcuna ragione per tante nostre fatiche. Questo non è cristiano.

Le pagine finali della Bibbia ci mostrano l’orizzonte ultimo del cammino del credente: la Gerusalemme del Cielo, la Gerusalemme celeste. Essa è immaginata anzitutto come una immensa tenda, dove Dio accoglierà tutti gli uomini per abitare definitivamente con loro (Ap 21,3). E questa è la nostra speranza. E cosa farà Dio, quando finalmente saremo con Lui? Userà una tenerezza infinita nei nostri confronti, come un padre che accoglie i suoi figli che hanno a lungo faticato e sofferto. Giovanni, nell’Apocalisse, profetizza: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! [… Egli] asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate […] Ecco io faccio nuove tutte le cose!» (21,3-5). Il Dio della novità!

Provate a meditare questo brano della Sacra Scrittura non in maniera astratta, ma dopo aver letto una cronaca dei nostri giorni, dopo aver visto il telegiornale o la copertina dei giornali, dove ci sono tante tragedie, dove si riportano notizie tristi a cui tutti quanti rischiamo di assuefarci. E ho salutato alcuni da Barcellona: quante notizie tristi da lì! Ho salutato alcuni del Congo, e quante notizie tristi da lì! E quante altre! Per nominare soltanto due Paesi di voi che siete qui … Provate a pensare ai volti dei bambini impauriti dalla guerra, al pianto delle madri, ai sogni infranti di tanti giovani, ai profughi che affrontano viaggi terribili, e sono sfruttati tante volte … La vita purtroppo è anche questo. Qualche volta verrebbe da dire che è soprattutto questo.

Può darsi. Ma c’è un Padre che piange con noi; c’è un Padre che piange lacrime di infinta pietà nei confronti dei suoi figli. Noi abbiamo un Padre che sa piangere, che piange con noi. Un Padre che ci aspetta per consolarci, perché conosce le nostre sofferenze e ha preparato per noi un futuro diverso. Questa è la grande visione della speranza cristiana, che si dilata su tutti i giorni della nostra esistenza, e ci vuole risollevare.

Dio non ha voluto le nostre vite per sbaglio, costringendo Sé stesso e noi a dure notti di angoscia. Ci ha invece creati perché ci vuole felici. È il nostro Padre, e se noi qui, ora, sperimentiamo una vita che non è quella che Egli ha voluto per noi, Gesù ci garantisce che Dio stesso sta operando il suo riscatto. Lui lavora per riscattarci.

Noi crediamo e sappiamo che la morte e l’odio non sono le ultime parole pronunciate sulla parabola dell’esistenza umana. Essere cristiani implica una nuova prospettiva: uno sguardo pieno di speranza. Qualcuno crede che la vita trattenga tutte le sue felicità nella giovinezza e nel passato, e che il vivere sia un lento decadimento. Altri ancora ritengono che le nostre gioie siano solo episodiche e passeggere, e nella vita degli uomini sia iscritto il non senso. Quelli che davanti a tante calamità dicono: “Ma, la vita non ha senso. La nostra strada è il non-senso”. Ma noi cristiani non crediamo questo. Crediamo invece che nell’orizzonte dell’uomo c’è un sole che illumina per sempre. Crediamo che i nostri giorni più belli devono ancora venire. Siamo gente più di primavera che d’autunno.

A me piacerebbe domandare, adesso – ognuno risponda nel suo cuore, in silenzio, ma risponda –: “Io sono un uomo, una donna, un ragazzo, una ragazza di primavera o di autunno? La mia anima è in primavera o è in autunno?”. Ognuno si risponda. Scorgiamo i germogli di un mondo nuovo piuttosto che le foglie ingiallite sui rami. Non ci culliamo in nostalgie, rimpianti e lamenti: sappiamo che Dio ci vuole eredi di una promessa e instancabili coltivatori di sogni. Non dimenticate quella domanda: “Io sono una persona di primavera o di autunno?”. Di primavera, che aspetta il fiore, che aspetta il frutto, che aspetta il sole che è Gesù, o di autunno, che è sempre con la faccia guardando in basso, amareggiato e, come a volte ho detto, con la faccia dei peperoncini all’aceto.

Il cristiano sa che il Regno di Dio, la sua Signoria d’amore sta crescendo come un grande campo di grano, anche se in mezzo c’è la zizzania. Sempre ci sono problemi, ci sono le chiacchiere, ci sono le guerre, ci sono le malattie … ci sono dei problemi. Ma il grano cresce, e alla fine il male sarà eliminato. Il futuro non ci appartiene, ma sappiamo che Gesù Cristo è la più grande grazia della vita: è l’abbraccio di Dio che ci attende alla fine, ma che già ora ci accompagna e ci consola nel cammino. Lui ci conduce alla grande “tenda” di Dio con gli uomini (cfr Ap 21,3), con tanti altri fratelli e sorelle, e porteremo a Dio il ricordo dei giorni vissuti quaggiù. E sarà bello scoprire in quell’istante che niente è andato perduto, nessun sorriso e nessuna lacrima. Per quanto la nostra vita sia stata lunga, ci sembrerà di aver vissuto in un soffio. E che la creazione non si è arrestata al sesto giorno della Genesi, ma ha proseguito instancabile, perché Dio si è sempre preoccupato di noi. Fino al giorno in cui tutto si compirà, nel mattino in cui si estingueranno le lacrime, nell’istante stesso in cui Dio pronuncerà la sua ultima parola di benedizione: «Ecco - dice il Signore – io faccio nuove tutte le cose!» (v. 5). Sì, il nostro Padre è il Dio delle novità e delle sorprese. E quel giorno noi saremo davvero felici, e piangeremo. Sì: ma piangeremo di gioia.


Saluti:

Serdecznie pozdrawiam Polaków. Za kilka dni, w sobotę i w niedzielę, wielu z was, osobiście lub duchowo, zgromadzi się w „polskiej Kanie”, w waszym narodowym Sanktuarium na Jasnej Górze, by świętować Uroczystość Najświętszej Maryi Panny Częstochowskiej i 300-lecie koronacji Jej cudownego Obrazu. Stając przed Obliczem waszej Matki i Królowej, wsłuchujcie się z uwagą w Jej słowa: Zróbcie wszystko, cokolwiek Jezus wam powie (por. J 2, 5). Niech będą one dla was wskazaniem w kształtowaniu sumień, w porządkowaniu życia osobistego i rodzinnego, w budowaniu przyszłości społeczeństwa i narodu. Każdemu z was i całej Polsce z serca błogosławię.

[Saluto cordialmente i Polacchi. Tra pochi giorni, sabato e domenica prossimi, numerosi di voi, di persona o spiritualmente, si raduneranno alla cosiddetta “Cana Polacca”, il vostro Santuario Nazionale a Jasna Góra, per celebrare la Solennità della Beata Maria Vergine di Częstochowa e il terzo centenario dell’incoronazione della sua effige miracolosa. Presentandovi davanti al volto della vostra Madre e Regina, mettetevi in attento ascolto della sua parola: Qualsiasi cosa vi dica Gesù, fatela (cfr. Gv 2, 5). Sia essa per ognuno di voi un’indicazione nella formazione della coscienza, nel mettere ordine nella vita personale e famigliare, nell’edificazione del futuro della società e della Nazione. Benedico di cuore ognuno di voi e tutta la Polonia.]

* * *

Saluto ora i pellegrini italiani. In particolare, le Suore Francescane di Santa Chiara, che prendono parte al Capitolo Generale della loro Congregazione, e le esorto a testimoniare in maniera concreta il Vangelo della speranza e dell’amore. Sono presenti numerosi Seminaristi: quelli partecipanti al 25° corso estivo, quelli dell’Oratorio di San Filippo Neri e quelli di Verona: cari ragazzi e giovani che vi preparate al sacerdozio, allenatevi fin da ora a vivere il Vangelo con ardente spirito missionario e con una speciale attenzione nel servire i poveri e i bisognosi. E non lasciate di pregare ogni giorno il Rosario. Saluto, inoltre, i membri dell’Associazione “Ali estese” di Vittorio Veneto e gli altri gruppi presenti, specialmente le parrocchie. Auguro a ciascuno che questa sosta presso le Tombe degli Apostoli sia occasione propizia per un proficuo rinnovamento spirituale.

Porgo un cordiale saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Carissimi, eleviamo lo sguardo verso il Cielo per contemplare lo splendore della Santa Madre di Dio, che la settimana scorsa abbiamo ricordato nella sua Assunzione, e ieri abbiamo invocato come nostra Regina. Coltivate verso di Lei una devozione sincera, perché vi sia accanto nella vostra quotidiana esistenza.

Rivolgo, infine, il mio pensiero ed esprimo affettuosa vicinanza a quanti soffrono a causa del terremoto che lunedì sera ha colpito l’Isola di Ischia. Preghiamo per i morti, per i feriti, per i rispettivi familiari e per le persone che hanno perso la casa.




[Modificato da Caterina63 30/08/2017 15:33]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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