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Cari Vescovi, vi supplichiamo, non tacete più, gridate dai tetti la Verità (6)

Ultimo Aggiornamento: 20/12/2017 09:55
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17/07/2017 18:38
 
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Parole di saluto di Benedetto XVI per la Messa da requiem per il Cardinale Joachim Meisner nella cattedrale di Colonia


 


Riprendo nella nostra tempestiva traduzione dall'originale tedesco su kath.net il testo integrale del saluto di Benedetto XVI letto da mons. Georg Gänswein. Importante sia per l'immagine drammatica della barca di Pietro vicina a capovolgersi, che per le sentite parole sull'adorazione eucaristica così trascurata dall'ala liberal della Chiesa compreso il suo successore. 


Testo integrale delle parole di saluto di Benedetto XVI in occasione della Messa da requiem per il Cardinale Joachim Meisner nella cattedrale di Colonia, letto dall'Arcivescovo Georg Gänswein

In questo momento in cui la Chiesa di Colonia e i suoi fedeli danno l'addio al Cardinale Joachim Meisner, il mio cuore e i miei pensieri sono con voi tutti e sono felice di  inviarvi, su richiesta del cardinale Woelki, alcune parole commemorative.
Quando, mercoledì scorso, ho appreso da una telefonata della morte del card. Meisner, in un primo momento non potevo crederci. Il giorno prima avevamo parlato al telefono. La sua voce era piena di gratitudine perché era ormai arrivato in vacanza, dopo che la domenica precedente aveva partecipato, a Vilnius, alla beatificazione del vescovo Teofilius Matulionis.  Lo ha sempre caratterizzato l'amore per le Chiese dei paesi vicini dell'est europeo, che hanno subìto la persecuzione comunista e la gratitudine per la fortezza con cui hanno sopportato, all'epoca, tali prove. E quindi non è affatto una coincidenza il fatto che l'ultima visita della sua vita sia stata dedicata a un testimone della fede in quelle terre..
Ciò che mi ha colpito particolarmente nei recenti colloqui con il defunto cardinale sono state la serenità, la gioia interiore e la fiducia che aveva raggiunto. Sappiamo che per lui, appassionato curatore di anime, risultava difficile lasciare il suo ufficio e proprio in un momento in cui la Chiesa ha bisogno di pastori che sappiano resistere alla dittatura dello spirito del tempo e vivere e pensare con decisione in conformità con la fede.
Ma mi ha commosso  ancora di più il fatto che in quest'ultimo periodo della sua vita abbia imparato a prendere le cose più serenamente  e che vivesse sempre più nella profonda consapevolezza che il Signore non abbandona mai la sua Chiesa, anche se a volte la barca si è riempita [d'acqua] fino quasi a capovolgersi.

Due cose lo hanno reso sempre più felice e sicuro nell'ultimo periodo della sua vita:
  1. da una parte mi ha sempre raccontato come si sentisse felice di aver ricevuto il sacramento del sacerdozio e per il fatto che molti giovani specialmente molti giovani uomini, ricevano la grazia della vocazione, il dono che solamente Dio può dare loro di trovare veramente la Vita;
  2. dall'altra lo ha sempre rasserenato e reso felice il diffondersi dell'adorazione eucaristica. Per lui un punto centrale della GMG a Colonia è stato il fatto che vi fosse l'adorazione eucaristica, un momento in cui solo il Signore parla ai cuori. Alcuni esperti della pastorale e della liturgia ritenevano che un tale momento di contemplazione del Signore non fosse accessibile ad un numero così grande di persone. Alcuni ritenevano persino che l'adorazione eucaristica sia qualcosa di superfluo dato che il Signore vuole essere ricevuto nel Pane eucaristico e non essere contemplato.
Ma il fatto che questo Pane non possa essere mangiato come qualsiasi altro nutrimento e che "ricevere" il sacramento eucaristico coinvolge tutte le dimensioni della nostra esistenza fa sì che ricevere il Signore è adorazione: ciò è divenuto molto chiaro. Pertanto il momento dell'adorazione eucaristica durante la GMG di Colonia è diventato un'esperienza intima che è rimasta indimenticabile non solo per il cardinale. Questo momento gli è rimasto interiormente sempre presente perdurando come una grossa luce per lui.
Quando, l'ultima mattina, il card. Meisner non è apparso alla messa, è stato trovato morto nella sua stanza. Il breviario gli era scivolato dalle mani: è morto pregando, con lo sguardo rivolto al Signore, in dialogo con Lui. Il modo in cui è morto che gli è stato concesso ci mostra ancora una volta come egli  ha vissuto alla presenza del Signore e in colloquio con Lui.
 
Così dobbiamo affidare con fiducia la sua anima alla bontà di Dio. Signore ti ringraziamo per la testimonianza del tuo servo Joachim. Concedigli ora di intercedere per la Chiesa di Colonia e per tutto il mondo. Requiescat in pace.
Benedetto XVI, Papa emerito.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
 


PARLA IL PAPA EMERITO
Meisner e Ratzinger
 

Il Papa emerito ricorda l'amico scomparso, il cardinal Meisner. «Pastore appassionato, ha resistito alla dittatura dello spirito del tempo». Poche parole, ma sufficienti per scatenare la dietrologia che non siano state scritte da lui. Per gli esperti Melloni & co è inaccettabile che Benedetto XVI abbia legato affetto ad uno degli estensori dei dubia accennando alla crisi attuale. E' accaduto anche con Sarah. Di fronte a due uomini inquadrati come “divisori”, le parole di Ratzinger suonano un'altra musica.

di Lorenzo Bertocchi

«Quando ho appreso mercoledì scorso da una telefonata della morte del card. Meisner in un primo momento non ci credevo. Il giorno prima avevamo parlato al telefono. La sua voce era piena di gratitudine perché era ormai arrivato in vacanza..».

Si telefonavano come due vecchi amici Benedetto XVI e il cardinale emerito di Colonia, che la settimana scorsa, improvvisamente, è salito al Cielo nel sonno mentre trascorreva le sue vacanze in località Bad Fussing. E' morto serenamente, con il breviario in mano.

IL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI

Sabato scorso al funerale del cardinale Meisner (1934-2017), celebrato nella cattedrale di Colonia, è stato monsignor Georg Gaenswein, prefetto dalla Casa Pontificia e segretario particolare del Papa emerito, a leggere un lungo messaggio che Benedetto XVI ha scritto per ricordare l'amico cardinale.

«Sappiamo che era un pastore appassionato», ha scritto Ratzinger, «e l’ufficio di pastore è difficile, proprio in un momento in cui la Chiesa ha bisogno di pastori convincenti che sappiano resistere alla dittatura dello spirito del tempo e sappiano decisamente vivere con fede e ragione. Mi ha commosso anche il fatto che ha vissuto in questo ultimo periodo della sua vita sempre di più con la certezza profonda che il Signore non abbandona la sua Chiesa, anche se a volte la barca si è riempita fino quasi a capovolgersi».

L'esegesi di queste parole non è molto difficile.....

TELEFONATE FRA AMICI

E' bello che due vecchi amici come Benedetto XVI e Meisner continuino a telefonarsi. Uno spaccato di vita reale, semplice. Guarda caso, lo stesso giorno in cui riceveva la telefonata di Ratzinger, Meisner ne riceveva una anche da un altro prelato tedesco, l'ex prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il cardinale Gherard L. Muller. Di questa telefonata sappiamo qualcosa in più, per esplicite dichiarazioni di Muller al Passauer Neue Presse. I due hanno parlato della mancata riconferma del prefetto alla scadenza precisa dei cinque anni, il giorno 2 luglio. Meisner ne era rimasto «profondamente colpito e rattristato», chissà se lo avrà detto anche al suo caro amico.

L'ex arcivescovo emerito di Colonia è stato un grande elettore del cardinale Ratzinger al conclave del 2005, fu proprio Meisner, secondo diverse ricostruzioni, a convincere l'amico ad accettare l'elezione a Papa. Fu sempre Meisner a favorire il convogliare di voti intorno all'allora prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, insieme ad altri cardinali come Biffi, López Trujíllo, Ruini, Herranz, Rouco Varela e Medina. Il contendente di Ratzinger in quel conclave sarebbe stato proprio il cardinale Jorge Mario Bergoglio, come lo stesso Benedetto XVI ha in qualche modo indicato nel suo ultimo libro intervista scritto con il giornalista tedesco Peter Sewald, Ultime conversazioni.

Come molti sanno Meisner è anche uno dei quattro cardinali, gli altri sono Walter Brandmuller, Raymond Burke e Carlo Caffarra, che hanno presentato i cinque dubia a Papa Francesco circa l'interpretazione di alcuni passaggi dell'esortazione Amoris laetitia. Come ha detto a Repubblica il segretario di Ratzinger, monsignor Georg Gaenswein, il papa emerito segue il dibattito e, quindi, conosce le vicende. Tra l'altro basta leggere il magistero di Benedetto XVI e del cardinale Ratzinger in qualità di prefetto dell'ex Sant'Ufficio per rendersi conto di  quale possa essere il suo orientamento in merito, indipendentemente dal fatto che ne abbia parlato con l'amico.

PENITENZA E EUCARISTIA

Altri due passaggi importanti nel messaggio che Ganswein ha letto nella cattedrale di Colonia, riguardano i sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia. «Due cose negli ultimi tempi» erano particolarmente gradite all'amico Meisner: «La profonda gioia di vivere il sacramento della penitenza», specialmente da parte dei giovani, e quindi «l'adorazione eucaristica». Per questo Benedetto XVI ha ricordato l'esperienza vissuta proprio alla GMG di Colonia nel 2005. «Alcuni esperti di pastorale e di liturgia», ha scritto in modo significativo Ratzinger, «credevano che il silenzio non potesse essere raggiunto agli occhi del Signore con un gran numero di persone. Alcuni di loro erano anche del parere che l'adorazione eucaristica fosse qualcosa di datato, perché il Signore dovrebbe essere ricevuto nel Pane eucaristico e non in altri modi. Ma non si può mangiare questo pane come qualsiasi altro cibo, il Signore nel sacramento eucaristico chiama tutte le dimensioni della nostra esistenza. Il fatto che la ricezione debba essere adorata è diventato molto chiaro. Ad esempio, l'adorazione eucaristica nella Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia è diventata un evento interiore che non è stato memorabile solo per il cardinale.»

QUANDO PARLA RATZINGER

Confessione, silenzio, adorazione, il sacramento eucaristico che chiama tutte le dimensioni dell'esistenza, sono temi cari a Benedetto XVI e che certamente incrociano il dibattito sui dubia, oltreché questioni liturgiche importanti. A questo proposito in questi giorni esce nelle librerie italiane il libro intervista del cardinale Robert Sarah, prefetto della congregazione per il Culto divino, La forza del silenzio (Cantagalli). Un libro che porta la prefazione di Benedetto XVI. Una prefazione per cui molti hanno perso la testa, arrivando ad irridere non solo Sarah, ma anche il papa emerito, in pratica chiedendo che i due tolgano il disturbo e si zittiscano.

L'elogio di Ratzinger al cardinale Sarah, e il messaggio inviato per salutare il suo caro amico Meisner, sono indicative. Di fronte a due uomini che molti esperti inquadrano come “divisori” della comunione ecclesiale e “freddi dottrinari”, le parole di Ratzinger suonano un'altra musica. E non hanno bisogno di molte ermeneutiche per essere comprese.





IL SAGGIO
Christine Vollmer
 

Preti omosessuali, contraccezione nelle famiglie: tutto questo è stato tollerato a partire dagli anni '70 da ecclesiastici formati nel lassismo e permissivismo tipico degli anni '60. Così quando sono arrivati Giovanni Paolo II e Benedetto XVI si sono formate le opposizioni che poi hanno portato alla cosiddetta mafia di San Gallo. Un saggio di Christine Vollmer.

di Marco Tosatti

Ho letto con grande interesse un appassionato intervento di Christine Vollmer su The Catholic Thing, in tema di morale, omosessualità abusi, e, soprattutto, l’insegnamento della Chiesa. Una disamina lucida ed efficace, in un momento in cui i vescovi (vedi il caso di don Pusceddu a Cagliari) puniscono i sacerdoti se citano le parole di San Paolo sulla sodomia; se altri vescovi chiudono un occhio anzi due su responsabili ecclesiali che si uniscono a persone dello stesso sesso; e se noti gesuiti mediatici, nominati Consultori per il dicastero delle Comunicazioni in Vaticano, augurano ai loro amici LGBT di divertirsi per benino al prossimo Gay Pride locale.

Christine Vollmer ricorda che il problema degli abusi nella Chiesa, “mascherato” sotto il termine di pedofilia, in realtà è efebofilia, o pederastia. Cioè si tratta di sacerdoti omosessuali che predano adolescenti. Una realtà peraltro che è stata evidenziata dal fatto che negli USA l’80 per cento dei sacerdoti condannati erano omosessuali. E confermata dal fatto che, come ha dichiarato qualche tempo fa il prof. Rev. Davide Cito, docente a Santa Croce ed esperto della Congregazione della Fede, su 400 casi che giungono a Roma ogni anno il 90 per cento riguarda abusi omosessuali su adolescenti, dai 15 ai 17 anni. Per tacere ovviamente di casi di cronaca come quello del segretario di un cardinale che organizzava orge omosessuali con droga nel Palazzo del Santo Uffizio.

Christine Vollmer è una personalità molto nota nella Chiesa. È presidente di PROVIVE in Venezuela, coordinatrice del Curriculem Alive to the World, ed è stata membro del Pontificio Consiglio della Famiglia e dell’Accademia per la Vita fino al 2016, quando la nuova gestione ha rinnovato come sappiamo i suoi quadri.... Ha servito anche nella delegazione della Santa Sede all’Onu. Il suo intervento si intitola “Quando le onde sommergono la barca di Pietro”; e naturalmente viene spontaneo collegarlo alle parole di Benedetto XVI per le esequi del cardinale Joachim Meisner.

Quelli che amano la Chiesa e hanno seguito il pontificato di Paolo VI, San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI con devozione ed entusiasmo sono in uno stato di allarme. Improvvisamente, avvolta in un mucchio di paroline dolci, la chiarezza dell’insegnamento cattolico sembra fatta a pezzi. Che cosa sta succedendo? E perché dobbiamo tener duro, senza paura?

La lucidità e la verità che hanno bendetto la seconda metà del XX secolo attraverso gli insegnamenti di questi grandi pontefici, toccando milioni di cattolici e non cattolici egualmente, hanno risvegliato un amore e un rispetto per la Chiesa Cattolica Romana che è stato ampiamente in sonno dopo la Secondo Guerra Mondiale ed è stato posto in dubbio severamente negli anni ’60 e ’70.

Una grande rivolta ha sommerso la cultura occidentale. La dottrina è stata buttata via; la famiglia è stata rivoluzionata; la tradizione è stata rovesciata; non rappresentava più secoli di saggezza accumulata lentamente, ma fu resa ridicola; la moralità divenne “intolleranza”, “fanatismo”, auto-limitazione senza senso.

Come risultato, gli anni ’80 hanno testimoniato l’inizio di cambiamenti societari e legali che confondevano e riempivano di stress i fedeli di tutte le fedi. Nella Chiesa cattolica la gerarchia – educata in tempi precedenti – mantennero un’apparenza di ortodossia, ma il dissenso era tollerato, e (per quelli di noi che erano giovani all’epoca) era chiaro che c’erano due tipi di preti.

Preti  e vescovi fedeli accettarono la profetica enciclica di Paolo VI nel 1968, Humanae Vitae, anche se non la comprendevano pienamente all’epoca. Per contrasto, quelli formati nel relativismo e permissivismo degli anni ’60 la trattavano con indifferenza piena di disprezzo. Papa Polo VI giustamente osservò che “il fumo di Satana si è infiltrato nella Chiesa”. Fu un tempo molto duro per le giovani coppie e per i genitori che vedevano i loro figli adottare sempre di più una moralità sessuale contraccettiva.

Insegnamento morbido nei seminari ha portato molti futuri preti a credere che “l’autorità” non ha il diritto di imporre standard o moralità; e ha anche prodotto i preti omosessuali che hanno commesso atti orrendi di pederastia. Gli sforzi fatti per nascondere questa realtà vergognosa come una “malattia” (pedofilia) sono stati smentiti dal fatto che una vasta maggioranza di casi coinvolgeva ragazzi adolescenti. Alcuni vescovi, codardamente o peggio, proteggevano quei preti, come sappiamo.

Perché questo era tollerato? Era tollerato perché la generazione del ’60 e ’70, allora in posizione di comando, era contraria all’imposizione di regole morali o disciplina. Era permissiva per convinzione.

L’arrivo sorprendente e affascinante sulla scena di Karol Wojtyla, San Giovanni Paolo II, con la sua avvincente presentazione di verità onorate dal tempo del Vangelo e il suo vero aggiornamento fu destabilizzante per gli anni ’60. Ma riempì di passione e stimolò la generazione seguente, e i preti fedeli e i religiosi e i laici ovunque.

Venne con l’esperienza della guerra, del Nazismo, del Comunismo e di malvagità di ogni tipo e conosceva la logica del Vangelo e della Buona Novella sulla persona umana e la salvezza.

Inoltre la sua conoscenza si è affilata fra i giovani e le coppie, fra quelli che soffrivano, eroi e gente ordinaria. Ha elettrizzato il mondo con spiegazioni piene di ispirazione su come dovremmo vivere. Non offriva soluzioni facili, ma felici. Ci ha dato spiegazioni comprensibili di chi siamo e come possiamo vivere il messaggio del Vangelo nel nostro tempo.

Quando BXVI è succeduto a Giovanni Paolo II, ha rivolto la sua attenzione al vizio che si era infiltrato nei più alti gradi della Chiesa. Ha punito ed esiliato padre Marcial Macel e iniziato un’inchiesta sulle vosi ampiamente diffuse di omosessualità e di scorrettezze finanziarie nella Curia. Non sappiamo i contenuti del rapporto; ma sappiamo che ha provocato grande allarme in alcune alte cerchie a Roma.

I tre decenni di brillante evangelizzazione dei papi Giovanni Paolo II e Benedetto nel mondo hanno avuto un enorme successo fra i laici e una intera nuova generazione di preti desiderosi e abili a insegnare la vera fede cattolica e la morale.

Ma molti fra quelli della generazione precedente non erano contenti di vedere convinzione e fermezza nella fede sbocciare di nuovo. Un numero di vescovi e cardinali nel mondo sviluppato si sentivano a disagio mentre la loro via permissiva e lassiste si urtava con questo nuovo vigore. Alcuni di questi che erano ora vecchi prelati potenti, lo sappiamo ora, decisero di “salvare” la Chiesa da quelli che evidentemente consideravano insegnamenti “rigidi” e di vecchio stampo.

Ci dicono che fondarono il Sankt Gallen Club, o “mafia” per preparare i piani per deviare a forza la Barca di Pietro verso una rotta diversa. Approfittando della tolleranza dei papi precedenti che non li umiliarono mai per il loro lassismo dottrinale, questa club di Sankt Gallen riuscì a promuovere un candidato per il papato. Jorge Bergoglio fu eletto.

La generazione degli anni ’70 è ora al potere nella Chiesa. Negli affari e in politica quella generazione è generalmente in pensione. Molti sono stati stroncati da tragedia di droga e sesso e hanno distrutto i loro figli. Ma nella Chiesa molti sono ancora là – e ora hanno il potere.

L’affresco omoerotico oltraggioso commissionato dall’arcivescovo Vincenzo Paglia per la sua cattedrale a Terni non gli ha impedito di essere nominato, e cambiare radicalmente, le sezioni del Vaticano che riguardano la Vita e la Famiglia.

L’arcivescovo Paglia ha anche ordinato un programma di “educazione sessuale” in cinque lingue, che contraddice principi importanti dell’insegnamento della Chiesa sull’educazione sessuale.

E così vediamo una grande divisione oggi nella Chiesa. I cattolici della strada praticanti sono più motivati che mai a vivere e insegnare la vera dottrina sociale e morale della Chiesa. Ma vedono che prelati formati nel permissivismo e nel relativismo sono promossi. Persino scandali che riguardano droga e sesso nel Vaticano non sembrano rallentare il rifiuto e la modifica della categorie tradizionali della morale e del genere, confermate con tanta bellezza dai nostri grandi papi recenti.

Stiamo dirigendoci verso acque molto tempestose e non dobbiamo perdere coraggio. Nostro Signore è vivo e dobbiamo essere fedeli a Lui e al Suo insegnamento in questi tempi di prova. Giovani preti e laici, e i molti movimenti fedeli devono restare saldi nella Verità, uniti in preghiera e azione finché la tempesta non sia passata. Gesù, ho fede in Te!

 




[Modificato da Caterina63 22/07/2017 09:26]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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