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PADRE PIO E L'EUCARESTIA
 

I due poli della vita di Padre Pio

«Come religioso Padre Pio visse generosamente l'ideale del frate cap-puccino, come visse l'ideale del sacerdote. Per questo, egli offre anche oggi un punto di riferimento, poiché in lui si trovano sviluppati i due elementi o poteri, che caratterizzano il sacerdozio cattolico nella sua specificità e nella sua vera essenza: la facoltà di consacrare il Corpo e il Sangue del Signore e quella di rimettere i peccati. Non furono forse l'altare e il confessionale i due poli della sua vita? Questa testimonianza sacerdotale contiene un messaggio tanto valido quanto attuale» (Giovanni Paolo 11: San Giovanni Rotondo, 23 maggio 1987).

 

PRESENTAZIONE

Le componenti principali della spiritualità del Servo di Dio Padre Pio da Pietrelcina sono indub-biamente due: il suo amore per Gesù e la sua devo-zione a Maria.

Della seconda il padre Tarcisio da Cervinara ha parlato nel libretto « Padre Pio e la Madonna », pub-blicato nel 1983. Ora, in questo opuscolo, egli parla della prima.

In verità di questa egli ha parlato quasi contem-poraneamente alla seconda in uno studio dal titolo « Padre Pio e l'Eucarestia », edito a puntate sul pe-riodico « Voce di Padre Pio » (novembre 1983-mag-gio 1984).

Accogliendo le insistenti richieste di numerosi fedeli, ho raccolto quelle puntate e presento tutto lo studio in quest'opuscolo, che ben volentieri metto a disposizione dei devoti del venerato Padre.

Il mio augurio è un solo. Possa l'esempio mirabi-le del Serafino di Pietrelcina infiammare il nostro cuore di amore sempre più grande per Gesù sacra-mentato.

L'augurio vale per tutti.

In modo particolare, per le anime consacrate, se-condo l'esplicita indicazione dello stesso venerato Padre.

Poiché il padre Tarcisio cita spesso il documento «Presbyterorum Ordinis », ho creduto opportuno pubblicare in appendice parte del capitolo secondo del celebre decreto conciliare.

In esso vengono descritte le principali funzioni dei presbiteri, i quali sono presentati sotto tre aspet-ti: come ministri della parola di Dio, come ministri della santificazione con i sacramenti e l'eucarestia, come guide ed educatori del popolo di Dio. Tutti possono facilmente constatare come queste funzioni sono state fedelmente adempiute dal vene-rato Padre Pio.

A riguardo abbiamo la parola autorevole di Gio-vanni Paolo II, il quale, il 23 maggio 1987, nel di-scorso pronunziato nel santuario di Santa Maria delle Grazie, affermò quanto segue: «Basta ricorda-re quel che insegna il Concilio Vaticano II sul Sa-cramento del Sacerdozio, soprattutto nel decreto "Presbyterorum Ordinis". Esso ribadisce quei valori essenziali e perenni del sacerdozio, che in Padre Pio si sono realizzati in modo eccellente ». (Cf. « Voce di Padre Pio », agosto-settembre 1987, p. 23).

San Giovanni Rotondo, 10 agosto 1990, 80° anniversario dell'ordinazione sacerdotale di Padre Pio. Padre Gerardo Di Flumeri Vice Postulatore 

PREMESSA

Gli atti del Vaticano II non hanno steso una costi-tuzione dogmatica e tanto meno un decreto nei ri-guardi del mistero eucaristico.

Il concilio di Trento, invece, ha consacrato tre ses-sioni, - XIII, XXI, XXIII -, su venticinque che lo compongono, per esporre e definire la dottrina catto-lica sull'Eucarestia.

Tuttavia colpisce il fatto che quasi tutti i docu-menti del Vaticano II, fatta eccezione di tre testi (In-ter mirifica, Nostra aetate, Dignitatis humanae) menzionano l'Eucarestia.

I temi in cui possono essere raggruppate le nume-rose riferenze conciliari sono più di un centinaio. Sulla falsariga del concilio, ne tratto tre, in ordine a Padre Pio:

I - L'Eucarestia nella vita spirituale del Padre;

II - Padre Pio eccezionale liturgo dell'Eucarestia;

III - La pastorale eucaristica dell'apostolo di Pie-trelcina.

 

I - L'Eucarestia nella vita spirituale di Padre Pio

Nella santissima Eucarestia, dice il Vaticano II, è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa (cf. PO 5). Essa è ancora centro e radice di tutta la vita sacer-dotale (cf. PO, 14. 18).

La vita di Padre Pio ruota intorno al tabernacolo: l'Eucarestia è il suo centro di gravitazione.

Dalle testimonianze dei pietrelcinesi suoi coetanei si è venuto a sapere che da fanciullo Padre Pio era as-siduo alla chiesa; apparteneva al gruppo dei chieri-chetti; ascoltava ogni giorno la s. Messa; riceveva con una certa frequenza la comunione e la sua pietà euri-caristica era di edificazione a tutti.

I sacerdoti del paese additavano agli altri fanciulli l'esempio del piccolo Francesco, con la segreta spe-ranza di suscitare nei chierichetti eventuali vocazioni i cui segni apparivano evidenti nel figlio di zia Peppa.

Da frate, per ragioni di salute, Fra Pio dovette re-stare per alcuni anni a Pietrelcina, in quanto i supe-riori speravano che l'aria nativa gli restituisse la sani-tà fisica, compromessa in un modo misterioso.

La gente del paese testimonia che Fra Pio passava ogni giorno lunghissime ore dinnanzi a Gesù sacra-mentato, a volte intere nottate. A quelli che si racco-mandavano alle sue preghiere era solito dire: « Lo dirò a Gesti sacramentato, quando sarò vicino al suo ta-bernacolo ».

Per questo periodo poi ci vengono incontro alcuni documenti già editati, i quali ci fanno conoscere, a guisa di sprazzi, il fuoco eucaristico che incendiava il cuore di Padre Pio.

Innanzitutto egli sente una forza singolarissima, che lo spinge all'Eucarestia, mentre, nello stesso tem-po, è divorato da una fame grandissima di ricevere Gesù.

Il 29 marzo 1911 scrive a p. Benedetto: « Il cuore si sente come attratto da una forza superiore prima di unirsi a lui la mattina in sacramento. Ho tale fame e sete prima di riceverlo, che poco manca che non muoia di affanno. Ed appunto perché non posso di non unirmi a lui, alle volte colla febbre addosso sono costretto ad andarmi a cibare delle sue carni.

E questa fame e sete anziché rimanere appagata, dopo che l'ho ricevuto in sacramento, si accresce sempre più. Allorché poi sono già in possesso di que-sto sommo bene allora sì che la piena della dolcezza è proprio grande che poco manca da non dire a Gesù: basta, che non ne posso quasi proprio più. Dimentico quasi di essere al mondo; la mente ed il cuore non de-siderano più nulla e per molto tempo alle volte anche involontariamente non mi vien fatto di desiderare al-tre cose » (Espist. I, 217).

Il Serafino di Pietrelcina pensa che sia una cosa normale per tutti il fuoco che gli brucia nel petto. « Mi vado alle volte domandando - scrive il 2 di-cembre 1912 a p. Agostino - se vi siano delle anime che non si sentono bruciare il petto del fuoco divino, specialmente allorché si trovano dinanzi a lui in sa-cramento. A me sembra ciò impossibile, massima-mente se ciò riguarda un sacerdote, un religioso. For-se quelle anime che dicono di non sentire questo fuo-co, non l'avvertono a causa del loro cuore più grande.

Solo con questa benigna interpretazione mi associo ad essi, per non tacciarli della nota vergognosa di menzogneri » (Espii. I, 317).

Gesù è necessario a Padre Pio. Egli non sa vive-re senza Gesù sacramentato, specialmente quando turbamenti di coscienza e afflizioni di ogni genere lo fanno martirizzare: «Mi sento... alle volte tentato di tralasciare la comunione quotidiana, ma per il passato mi sono sempre vinto. Tutto sia a gloria di Gesù. E come poi, o padre mio, potrei vivere senza accostarmi a Gesù anche per una sola mattina? » (Epist. 1, 185).

A volte, di giorno in giorno, va soggetto a tenta-zioni: Padre Pio in questi casi, con una certa frequen-za, viene assalito dal dubbio se abbia rigettato le insi-nuazioni del maligno. « Piango e gemo molto ai piè di Gesù sacramentato per questo, - scrive il 6 luglio 1910 a p. Benedetto -, e molte volte mi pare di esser confortato; ma sembrami pure alle volte che Gesù si nasconde all'anima mia.

La penna è impotente a descrivere ciò che passa nell'anima mia in questi momenti di nascondimento di Gesù » (Espit. I, 187).

In questi momenti, se è dolce il conforto del Si-gnore, gli è duro il nascondimento di Gesù.

La pena, che sperimenta per il nascondimento del Diletto, porta Padre Pio a considerare le tante offese che Gesù riceve dagli uomini proprio nel sacramento del suo amore. Che ne sarebbe - si domanda - se il Padre celeste togliesse il Figlio suo da questo mondo per punire questi uomini ingrati e indegni?

« Ahimé, padre mio, - scrive 1'8 settembre 1913 a p. Agostino -, quante offese riceve Gesù dagli uomi-ni! Mi sento agghiacciare il sangue in considerare tanto amore di Gesù sì mal corrisposto... Quante vol-te innalzo la voce al Padre celeste che per la mansue-tudine di questo e per la riverenza dovuta a quest'adorabile persona o ponga termine al mondo o dia fine a questa iniquità. Egli è onnipotente, lo può. Supplicatelo incessantemente anche voi a questo fine. A me non basta l'animo, perché sono debole as-sai, di supplicare questo celeste Padre di togliere que-sto suo diletto Figliuolo da mezzo al mondo per sot-trarlo a tanti oltraggi. Che sarebbe degli uomini senza aver Gesù in mezzo a loro; ma specialmente che ne sa-rebbe di me?! Sento tutta la mia debolezza e la mia im-potenza. A questo luttuoso pensiero fremo e sono pre-so dall'orrore e dalla paura dei castighi che Iddio può mandare ai nostri sventurati fratelli » (Epist. I, 414s). Una pagina questa, che gronda zelo e amore per Gesù da ogni rigo. Sarebbe giusto che, per le tantissi-me offese che riceve, Gesù venisse sottratto agli uo-mini. Ma che sarebbe allora di Padre Pio, che speri-menta da ogni parte debolezza ed impotenza? è ne-cessaria quindi per tutti, e in particolare per lui, la presenza eucaristica di Gesù in mezzo a noi.

I contatti di Padre Pio con Gesù eucaristico a Ve-nafro hanno avuto un aspetto del tutto singolare. Verso la fine di ottobre del 1911 Padre Pio rag-giunge il convento di Venafro per frequentare il cor-so di sacra eloquenza.

La permanenza venafrana del Padre fu molto bre-ve. Ammalatosi gravemente, egli dovette fare ritorno a Pietrelcina il 7 dicembre dello stesso anno.

In questa quarantina di giorni, si verificarono in-torno a Padre Pio fenomeni straordinari.

Padre Agostino da San Marco in Lamis registra estasi, visioni celesti, vessazioni diaboliche avvenute in questo periodo.

Padre Pio vive soltanto di Eucarestia: sono subli-mi i colloqui che intercorrono tra lui e Gesù, dopo averlo ricevuto.

Nei resoconti che il padre Agostino stende nel suo Diario, a riguardo dei colloqui che il Padre tiene con Gesù, appare l'incendio di amore, che brucia il cuore del frate cappuccino, prima di ricevere Gesù eucari-stico (estasi del 29 novembre 1911).

« Gesù... perché la mattina quella sete?... hai ragio-ne, - dice Padre Pio nell'estasi - mi manchi Tu che sei il mio Padre, il mio Sposo » (Cf. Diario, 38).

Già nell'estasi del 28 novembre il Serafino di Pie-trelcina aveva detto a Gesù: « O Gesù io ti amo... as-sai... voglio essere tutto tuo... non vedi che io ardo per te? ... Tu mi chiedi amore, amore, amore, amore,... ec-co io ti amo... vieni in me tutte le mattine... stiamo, stiamo soli... io con te solo, tu solo con me... O Gesù, dammi il tuo amore... quando tu vieni nel mio cuore, se tu vedi qualcosa che non piace al tuo amore, di-struggila... Io ti amo... ti terrò stretto stretto... non ti lascerò partire, tu sei libero è vero, ma io... ti terrò stretto stretto... quasi ti toglierò la libertà » (Cf. Dia-rio, 35).

L'amore per Gesù sacramentato è ardente nel-l'anima del Padre. Esso non è solo di donazione, ma anche d'intercessione. Nell'estasi del 30 novembre egli ha un'accorata supplica per i sacerdoti che salgo-no indegnamente all'altare: « Come non vedi?... pure all'altare ti vengono ad insulare?... te l'hanno fatte delle grosse?... ma perché non guardi agli Angeli tuoi, ai buoni sacerdoti?... Ma aiuta quegl'infelici... anch'es-si sono sacerdoti... I sacerdoti devi aiutarli - supplica il Padre alla fine dell'estasi - massime ai nostri gior-ni... sono fatti spettacolo, bersaglio di tutti » (Cf. Dia-rio, 41, 43).

Padre Agostino ci riferisce ancora che Padre Pio, in questo periodo, ricevette la santa comunione due volte in estasi, senza accorgersene, tanto che dové dirgli: « Padre Pio, per santo, obbedienza, ricevi Gesù dalle mie indegne mani! » (Cf. Diario, 55).

In una di queste estasi, quando ha Gesù nel cuo-re, egli dice al Signore: « Già ti sentivo nel cuore come i discepoli di Emmaus... ti sentivo... con la tua dol-cezza... la sete non sa lento più... Ah Gesù mio, dol-cezza mia... e come posso vivere senza di te? Vieni sempre, Gesù mio, vieni, possiedi tu solo il mio cuo-re... Oh se avessi infiniti cuori, tutti i cuori del cielo e della terra, anche il cuore della Madre tua, tutti tut-ti li offrirei a te... Gesù mio, dolcezza mia, amore amor che mi sostiene... grazie... a rivederci! » (Cf. Dia-rio, 54).

Questo contatto con il Signore nell'Eucarestia an-drà aumentando durante tutto l'arco della vita del Padre. Se Padre Pio non è all'altare, i suoi occhi sono in continuazione rivolti al tabernacolo. Basti pensare alle ore, che egli passava accanto a Gesù sacramenta-to, durante il giorno.

Al mattino, dopo aver celebrato, ascoltava in cap-pellina una santa messa come ringraziamento a Gesù, che gli era sceso nel cuore.

Durante tutto il tempo delle confessioni, i suoi oc-chi non dimenticavano il tabernacolo.

E che dire del tempo in cui gli fu ridotta l'attività pastorale? Durante questo lungo e penoso periodo, Padre Pio o stava per ore ed ore sull'altare della cap-pellina del convento a celebrare oppure stava in co-ro dinanzi a Gesù sacramentato senza risparmio di tempo.

Il posto dunque di Padre Pio, dopo l'altare, era il taberancolo.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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