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Dove e' il tuo Dio? Documento del Consiglio per la Cultura emanato da Giovanni Paolo II 13 marzo 2004

Ultimo Aggiornamento: 14/10/2017 23:55
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14/10/2017 23:43
 
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I. NUOVE FORME DI NON CREDENZA E DI RELIGIOSITÀ

 

1. Un fenomeno culturale

Nei paesi di tradizione cristiana, una cultura mediamente condivisa fa assumere alla non credenza, su una base di indifferenza, un volto molto più pratico che teorico. Si trapassa a un fenomeno culturale, nel senso che spesso le persone non diventano più non credenti per scelta, in seguito ad un lungo travaglio interiore, ma di fatto, perché «così fan tutti». Si aggiungano la carenza di evangelizzazione, l’ignoranza crescente della tradizione religiosa e culturale cristiana, e la mancanza di proposte di esperienze spirituali formative capaci di suscitare stupore e di determinare l’adesione. Giovanni Paolo II lo sottolinea: «Spesso la conoscenza del cristianesimo è data per scontata mentre, in realtà, la Bibbia è poco letta e studiata, la catechesi non è sempre approfondita, i sacramenti sono poco frequentati. In tal modo, al posto della autentica fede si diffonde un sentimento religioso vago e poco impegnativo, che può diventare agnosticismo e ateismo pratico»[4].

 

2. Antiche e nuove cause della non credenza

Sarebbe un abuso attribuire la diffusione della non credenza e delle nuove forme di religiosità ad una sola causa, tanto più che questo fenomeno culturale è maggiormente legato a comportamenti di gruppo più che a decisioni individuali. Alcuni osservano che «il problema della non credenza coinvolge più la negligenza che la malizia». Altri sono fermamente convinti che, dietro questo fenomeno, si nascondano dei veri e propri movimenti, organizzazioni e campagne di opinione perfettamente orchestrate.

In ogni caso, è necessario, come il Concilio Vaticano II ha chiesto, interrogarsi sulle cause che spingono tanti ad allontanarsi dalla fede cristiana: la Chiesa «si sforza di scoprire le ragioni della negazione di Dio che si nascondono nella mente degli atei e, consapevole della gravità delle questioni suscitate dall’ateismo, mossa dal suo amore verso tutti gli uomini, ritiene che esse debbano meritare un esame più serio e più profondo» (Gaudium et Spes, n. 21). Perché tanti uomini non credono in Dio? Perché si allontanano dalla Chiesa? Cosa possiamo apprendere dalle loro ragioni? Che cosa proponiamo per offrire loro una risposta?

I Padri Conciliari, nella medesima Costituzione Gaudium et Spes (nn. 19-21), hanno individuato alcune cause dell’ateismo contemporaneo. La diagnosi presentata allora resta valida anche oggi e la tipologia ivi delineata costituisce un insieme al quale si aggiungono nuovi fattori di non credenza e di indifferentismo religioso tipico dei nostri giorni, in questo inizio del terzo millennio.

 

2.1.La presunzione totalizzante della scienza moderna

Tra le cause dell’ateismo, il Concilio segnala lo scientismo. Questa visione del mondo senza alcun riferimento a Dio, la cui esistenza viene scartata in nome dei principi della scienza, si è largamente diffusa a livello popolare attraverso i mezzi di comunicazione sociale. Certe teorie cosmologiche ed evoluzionistiche recenti, ampiamente pubblicizzate attraverso pubblicazioni e programmi televisivi destinati al grande pubblico, come pure lo sviluppo delle neuroscienze contribuiscono all’esclusione dell’esistenza di un essere personale trascendente, ritenuto una «ipotesi inutile», poiché, essi dicono, «esiste soltanto l’ignoto e non l’inconoscibile» .

D’altro canto, oggi, i rapporti tra scienza e fede sono molto cambiati. Una certa diffidenza di fronte alla scienza, un calo di prestigio e il ridimensionamento del suo ruolo contribuiscono ad una maggiore apertura all’aspirazione religiosa della persona umana e si accompagnano al ritorno di una certa religiosità irrazionale ed esoterica. Nuove proposte di insegnamenti specifici sui rapporti tra scienza e religione contribuiscono a porre un rimedio a questa situazione.

 

2.2.Assolutizzazione dell’uomo come centro dell’universo

Anche se non lo dicono esplicitamente, i Padri Conciliari, pur senza nominarli, avevano in mente i regimi marxisti-leninisti atei e il loro tentativo di costruire una società senza Dio. Oggi, in Europa, questi regimi sono crollati, ma il modello antropologico, ad essi soggiacente, non è scomparso. Anzi, notiamo che esso si è rafforzato con la filosofia ereditata dall’illuminismo. Osservando ciò che succede in Europa, e che può essere esteso al mondo occidentale, il Papa constata «...il tentativo di far prevalere un’antropologia senza Dio e senza CristoQuesto tipo di pensiero, osserva, ha portato a considerare l’uomo come “il centro assoluto della realtà, facendogli artificiosamente occupare il posto di Dio e dimenticando che non è l’uomo che crea Dio ma Dio che ha creato l’uomo. L’aver dimenticato Dio ha determinato l’abbandono dell’uomo”, per cui “non c’è da stupirsi se in questo contesto si è aperto un vastissimo spazio per il libero sviluppo del nichilismo in campo filosofico, del relativismo in campo gnoseologico e morale, del pragmatismo e persino dell’edonismo cinico nella configurazione della vita quotidiana”» (Ecclesia in Europa, n. 9).

L’elemento più caratteristico della cultura dominante nell’Occidente secolarizzato è senza alcun dubbio la diffusione del soggettivismo, una specie di «professione di fede» nella soggettività assoluta dell’individuo, con la pretesa di essere un umanesimo, che fa dell’Io l’unico riferimento egoista e narcisista, in cui l’individuo è considerato l’unico centro di tutto.

Questa esaltazione dell’individuo considerato come unico referente e la contemporanea crisi dell’autorità fanno sì che la Chiesa non venga più accettata come autorità dottrinale e morale. In particolare, è questa «pretesa» di orientare la vita delle persone in forza di una dottrina morale che viene rifiutata perché è percepita come negazione della libertà personale. Ciò si attribuisce a un indebolimento generale delle istituzioni che non coinvolge soltanto la Chiesa: questo vasto fenomeno riguarda in genere i tradizionali organismi dello Stato: la Magistratura, il Parlamento, l’Esercito, e l’insieme delle organizzazioni gerarchicamente strutturate.

L’esaltazione dell’«io» conduce ad un relativismo che si diffonde dappertutto: la prassi politica dell’esercizio del voto nelle democrazie, per esempio, implica spesso la concezione secondo la quale ogni opinione individuale ha lo stesso valore di un’altra, sicché non vi sono verità oggettive o valori migliori o peggiori di altri né, tanto meno, esistono valori e verità universalmente validi per ogni uomo, in ragione della sua natura, e qualunque sia la sua cultura.

 

2.3. Lo scandalo del male

Lo scandalo del male e della sofferenza degli innocenti è stato sempre una delle giustificazioni della non credenza e del rifiuto di un Dio personale e buono. Questa ribellione proviene dalla non accettazione del senso della libertà dell’uomo, la quale implica la sua capacità di fare il male piuttosto che il bene. Il mistero del male è uno scandalo per l’intelligenza, e solo la luce del Cristo crocifisso e glorificato può illuminarne il significato. «In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo» (GS, n. 22).

Ma se lo scandalo del male non ha cessato di motivare l’ateismo e la non credenza personale, entrambi si presentano oggi sotto un aspetto nuovo. Infatti, i mezzi di comunicazione sociale mediano continuamente questa realtà onnipresente in molteplici forme: guerra, incidenti, catastrofi naturali,  conflitti tra persone e tra Stati, ingiustizie economiche e sociali. La non credenza è, più o meno, legata a questa realtà invadente e inquietante del male, e il rifiuto o la negazione di Dio si alimentano della continua diffusione mediatica di questo spettacolo disumano, su scala universale.

 

2.4. I limiti storici della presenza dei cristiani e della stessa Chiesa nel mondo

La maggioranza dei non credenti e degli indifferenti non lo sono più per motivi ideologici o politici. Anzi essi sono spesso degli ex cristiani che si qualificano come delusi o insoddisfatti, e che manifestano una «décroyance», una «disaffezione» verso la credenza e le sue pratiche, giudicante senza significato, scialbe e poco incisive per la vita. Ciò è dovuto, in qualche caso,  a un evento negativo o spiacevole vissuto in ambito ecclesiale, spesso durante il periodo dell’adolescenza, che ha condizionato il resto della vita, che si è trasformato, col trascorrere del tempo, in un rifiuto generale fino a divenire indifferenza. Questo atteggiamento non implica, pur tuttavia, una chiusura totale, perché può rimanere un sotteso desiderio di ritornare alla Chiesa per ricostruire dei buoni rapporti con Dio. In questo senso, è molto significativo il fenomeno dei «recommençants», questi cristiani che, dopo un periodo di allontanamento dalla fede e dalla pratica religiosa, tornano a frequentare la Chiesa.

 Tra le cause interne alla Chiesa, che possono spingere la gente ad allontanarsi da essa, non si può ignorare l’assenza apparente di vita spirituale in certi preti e religiosi. Quando poi accade, talvolta, che alcuni di loro conducono una vita immorale, molti rimangono turbati.  Tra le cause di scandalo occupano il primo posto, a causa della gravità oggettiva, gli episodi di abusi sessuali su minori, e la superficialità della vita spirituale insieme con la ricerca esagerata del benessere materiale, specialmente in zone dove la maggior parte della popolazione versa in condizioni di estrema povertà. Per molti cristiani l’identificazione con la fede è fortemente legata ai principi morali, che essa sottende, e certi tipi di comportamenti scandalosi da parte di sacerdoti hanno degli effetti devastanti e provocano in questi cristiani una profonda crisi nella loro vita di fede.

Fatti di questo genere, orchestrati e amplificati, vengono poi usati in modo strumentale dai mezzi di comunicazione sociale per screditare la reputazione di tutto il clero di un paese, e per confermare il sospetto esasperato della mentalità dominante.

 

2.5. Nuovi fattori

 

Rottura nel processo di trasmissione della fede

Una delle conseguenze della secolarizzazione è la difficoltà crescente nella comunicazione della fede attraverso la catechesi, la scuola, la famiglia, la predicazione[5]. Questi canali tradizionali di trasmissione della fede stentano a svolgere il loro ruolo fondamentale.

Famiglia. Esiste un vero deficit nella trasmissione della fede all’interno delle famiglie tradizionalmente cristiane, soprattutto nei grandi agglomerati urbani. Le ragioni sono molteplici: i ritmi di lavoro, il fatto che entrambi i coniugi, comprese le madri di famiglia, svolgono spesso una attività professionale lontani da casa, la secolarizzazione del tessuto sociale, l’influsso della TV. La trasformazione delle condizioni di vita con la dimensione degli appartamenti hanno ridotto il nucleo familiare, e i nonni, il cui ruolo è tradizionale nel processo di trasmissione della cultura e della fede, sono diventati più lontani. Si aggiunga anche il fatto che, in molti paesi, i figli trascorrono poco tempo in famiglia, a causa degli impegni scolastici e di molte attività  complementari come lo sport, la musica, e le diverse associazioni. Quando sono a casa, il tempo esagerato trascorso davanti al computer, ai videogiochi, alla TV, lascia poco spazio per un dialogo costruttivo con i genitori. Nei paesi di tradizione cattolica, l’instabilità crescente della vita familiare, l’aumento delle unioni civili e delle cosiddette coppie di fatto contribuiscono ad accelerare e ad amplificare questo processo. I genitori non sono tuttavia diventati non credenti. Spesso chiedono il battesimo per i loro figli e vogliono che essi facciano la prima comunione, senza che, fuori di questi momenti di «passaggio sacrale», la fede sembri esercitare qualche influenza nella vita familiare. Da qui la domanda ossessionante: se i genitori non hanno più una fede viva, cosa trasmetteranno ai figli, in un ambiente divenuto indifferente ai valori del Vangelo e sordo all’annuncio del suo messaggio di salvezza?

In altre culture, come per esempio nelle società africane e, in parte, latinoamericane, attraverso l'influsso intenso del gruppo sociale certi contenuti della fede vengono trasmessi con il sentimento religioso, ma l’esperienza vissuta della fede, che richiede un rapporto personale e vivo con Gesù Cristo, spesso viene a mancare. I riti cristiani vengono compiuti, ma sono spesso percepiti soltanto come espressione culturale.

La scuola cattolica. In diversi paesi, parecchie scuole cattoliche chiudono per mancanza di mezzi o di personale, mentre in altri casi, un indebolimento, addirittura la scomparsa della trasmissione della fede nelle istituzioni di insegnamento cattolico, dalla scuola all’università, si deve alla presenza crescente di insegnanti sprovvisti di una vera formazione e di motivazione cristiana. Inoltre, troppo spesso, l’insegnamento in queste scuole non ha più nulla di specifico in riferimento alla fede e alla morale cristiana. Peraltro, i fenomeni d’immigrazione destabilizzano talvolta le istituzioni cattoliche che prendono a pretesto la presenza massiccia di non cristiani per laicizzare l’insegnamento, piuttosto che cogliere questa opportunità di proporre la fede, come è tradizione nella pastorale missionaria della Chiesa.

 

La globalizzazione dei comportamenti

«Perfino la civiltà moderna, non per sua essenza, ma in quanto troppo irretita nella realtà terrena, può rendere spesso più difficile l’accesso a Dio» (Gaudium et spes, n. 19). Il materialismo occidentale orienta i comportamenti verso la ricerca del successo a qualsiasi prezzo, del massimo guadagno di denaro, della competitività spietata e del piacere individuale. Esso non lascia che poco tempo per la ricerca di qualcosa di più profondo mentre privilegia la soddisfazione immediata di ogni desiderio, favorendo così l’ateismo pratico. Inoltre, in numerosi paesi, non sono tanto i pregiudizi teorici che conducono alla non credenza, quanto i comportamenti concreti, segnati, nella cultura dominante, da un tipo di rapporti sociali, in cui l’interesse per la ricerca del senso dell’esistenza e l’esperienza del trascendente sono come sepolti in una società sazia. Questa situazione di atonia religiosa si rivela più pericolosa per la fede che non il materialismo ideologico dei paesi marxisti-leninisti atei. Essa provoca infatti una profonda trasformazione culturale che può condurre spesso alla perdita della fede, se non viene accompagnata da una pastorale adeguata.

L’indifferenza, il materialismo pratico, il relativismo religioso e morale sono favoriti dalla globalizzazione della cosiddetta società opulenta. Gli ideali e i modelli di vita proposti dai mezzi di comunicazione sociale, dalla pubblicità, dagli stessi protagonisti della scena pubblica, sociale, politica e culturale, sono spesso vettori di un consumismo radicalmente antievangelico. La cultura della globalizzazione considera l’uomo e la donna come un oggetto da valutare secondo criteri unicamente materiali, economici ed edonistici.

Questo dominio provoca in molte persone, come per compensazione, un fascino per l’irrazionale. Il bisogno di spiritualità e di una esperienza spirituale più autentica, aggiunto alle difficoltà di natura relazionale e psicologica, causate, il più delle volte, dai ritmi di vita frenetici e ossessivi delle nostre società, spinge molti di coloro che si dicono credenti a cercare altre esperienze e ad orientarsi verso le «religioni alternative» che propongono una forte dose «affettiva» ed «emotiva», e che non impegnano a livello di personale responsabilità, morale o sociale. Di qui il successo di proposte di religioni «su misura», supermercato di spiritualità in cui ciascuno decide di prendere ciò che gli piace di giorno in giorno.


I mezzi di comunicazione sociale

mass media[6], per natura ambigui, possono servire al bene e al male. Sfortunatamente, essi amplificano spesso la non credenza e distillano l’indifferenza, relativizzando il fatto religioso accompagnato nella presentazione da commenti che ne ignorano e talvolta ne falsano la stessa natura profonda. Anche quando i cristiani costituiscono la maggioranza della popolazione, molti mezzi di comunicazione, giornali, riviste, televisione, documentari e film diffondono visioni spesso errate, distorte o parziali riguardanti la Chiesa. E i cristiani, molto raramente, oppongono risposte pertinenti e convincenti. Ne risulta una percezione negativa della Chiesa che le toglie la credibilità necessaria per trasmettere il suo messaggio di fede. A questo si aggiunga lo sviluppo su scala planetaria di Internet, in cui circolano informazioni e contenuti spacciati per religiosi. Peraltro, è segnalata anche l’attività, su Internet, di gruppi del tipo «Internet Infidels», e anche di siti satanici, esplicitamente anticristiani, che conducono campagne aggressive contro la religione. Il particolare degrado dovuto all’abbondanza dell’offerta di materiale pornografico su Internet non può essere passato sotto silenzio: è la dignità dell’uomo e della donna che ne risulta degradata, e ciò non può che allontanare dalla fede vissuta.

Di qui l’importanza di una pastorale dei mezzi di comunicazione sociale.

 

New Age, i nuovi movimenti religiosi e le élites culturali

«La proliferazione delle sette è anche una reazione alla cultura del secolarismo e una conseguenza di rivolgimenti sociali e culturali che hanno fatto perdere le radici religiose tradizionali» (Per una pastorale della cultura, n. 24). Anche se il movimento conosciuto come New Age[7] non costituisce, di per sé, una causa della non credenza, tuttavia questa nuova forma di religiosità contribuisce ad aumentare la confusione religiosa.

D’altra parte, l’opposizione e la critica tenaci di certe élites, di sette e di nuovi movimenti religiosi pentecostali nei confronti della Chiesa cattolica, contribuiscono a intaccare la vita di fede. E’ questa, probabilmente, la sfida più importante per la Chiesa cattolica, specialmente in America Latina. Le critiche e le obiezioni più gravi di queste sette contro la Chiesa sono: la incapacità di questa di guardare in faccia la realtà, un divario tra l’immagine ideale che la Chiesa pretende di offrire e quella reale, una proposta di fede poco incisiva, impotente a trasformare la vita quotidiana. Queste comunità settarie, che si sviluppano in America e in Africa, esercitano un notevole fascino sui giovani, e li sottraggono alle Chiese tradizionali, senza riuscire, tuttavia, a soddisfare i bisogni religiosi in modo vero e duraturo. Per molti esse costituiscono una via di uscita dalla religione tradizionale, alla quale non ritornano più, salvo casi eccezionali.

 

 




[Modificato da Caterina63 14/10/2017 23:45]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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