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Quando il Papa è infallibile? E che cosa è la vera Tradizione? di Carlo di Pietro

Ultimo Aggiornamento: 20/11/2017 23:08
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10/11/2017 22:52
 
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Abbiamo appena imparato che talvolta neppure la parola definire è sufficiente per dire che si tratta di un dogma di fede. Un altro caso speciale di atti ex cathedra è quando una raccolta di proposizioni viene condannata in blocco: in tal caso ciascuna delle proposizioni partecipa di una o anche più, se non necessariamente di tutte, le qualificazioni inflitte all’intero blocco. E tra quelle qualificazioni molte sono meno severe della qualifica di eresia (es. Denzinger, 941-946, 951-978), delle 41 proposizioni di Lutero condannate da Papa Leone X con la bolla Exsurge Domine (Denzinger, 1451-1480), eccetera. Anche da questi esempi appare chiaro che la locuzione ex cathedranon sempre proclama dogmi di fede. Allo stesso modo, talvolta, i Pontefici obbligano la Chiesa ad ammettere alcune verità di fatto, che sono fatti dogmatici, come, per esempio, che le cinque proposizioni di Giansenio sono condannate nel senso oggettivo inteso dall’autore(Denzinger, 2012), che le ordinazioni anglicane sono invalide e che perciò i preti anglicani non hanno il carattere sacerdotale (Denzinger, 3318-3319). Lo stesso si dica di tutte le bolle di canonizzazione. Ora è certo che anche in tali giudizi i Pontefici e i Concilii sono infallibili trattandosi di verità connesse con la Rivelazione, sebbene ancora non si possa dire che questa infallibilità sia dogma di fede. Il concilio Vaticano, infatti, per fare astrazione da tale questione, nel definire l’infallibilità pontificia ex cathedra, parla di verità da tenersi e non di verità da credersi di fede divina.

Negare che questi speciali atti siano sempre - alle  condizioni già elencate - infallibili, significa negare, per esempio, che le ordinazioni anglicane siano certamente invalide; significa negare che Lutero e Giansenio furono certamente riprovati; significa negare che San Pio V sia certamente in Paradiso. Eccetera... Che in queste la Chiesa sia infallibile, è il minimo: a) se è infallibile, deve esserlo almeno in questo; b) se è fallibile in questo, non ha ragione di esistere.

Erroneamente alcuni sostengono che, mancando l’anathema sit, ciò equivarrebbe, in qualche modo, ad un’assenza certa di infallibilità. La formula anathema sit, come abbiamo già notato, non è altro che la formula di scomunica: «La scomunica si chiama anche anathemaspecialmente se viene inflitta solennemente»: così nel Canone 2257 del Codice di Diritto Canonico (Pio-Benedettino). Le cause, poi, che nel corso dei tempi costrinsero la Chiesa alla scomunica ed all’uso di questa formula, furono molteplici. È certamente suggello di un pronunciamento infallibile quando: a) è una formula di scomunica che suppone sempre l’eresia in senso stretto (ossia condanna un’eresia); b) oppure quando, per mezzo di un’analisi deduttiva, si possa mostrare che sta difendendo una verità contenuta in un’altra esplicitamente rivelata. Se si dice che la Chiesa ci obbliga ad ammettere sempre (ossia per sempre) tutti i Canoni per fede cattolicaperché terminano con l’anathema, si dovrebbe dire che questi ordini sono rivelati dallo stesso Cristo o dallo Spirito Santo e perciò sono di diritto divino. Dobbiamo, dunque, distinguere che la formula anathema sit può avere anche altro significato. Può essere presente e non significa che il pronunciamento sia necessariamente ex cathedra, può non essere presente e non significa che il pronunciamento sia necessariamente non ex cathedra. Molti pronunciamenti sono stati riformati nei secoli, tuttavia ciò non potrà mai accadere per quelli ex cathedra (es. Denzinger, 3043). L’analisi del documento deve essere di altro tipo, lo abbiamo già studiato. Si conclude che la proposizione: «mancando l’anathema sit, ciò equivale, in qualche modo, ad un’assenza certa di infallibilità», è totalmente falsa.

Possiamo anche concludere che la Chiesa ha definito infallibilmente alcune verità oggettivamente nuove rispetto a quelle rivelate, senza che per questo si debba dire che sia stato accresciuto il deposito della Rivelazione, la quale rimase per sempre chiusa con la morte dell’ultimo Apostolo. Queste verità oggettivamente nuove sono quelle che si ottengono da verità rivelate coll’aggiunta di un fatto non rivelato.

In conclusione, quando la dottrina cattolica è infallibile? Si può rispondere che bisogna esaminare nei singoli casi la natura dei vari documenti, il valore dei termini usati, cosa sia quello che viene insegnato, e con quale nesso alle verità che riguardano la fede e i costumi. Certo, quando il Papa insegna una cosa in un’enciclica, anche se non definisca, c’è sempre una grave ragione per dire che quello che insegna è almeno una dottrina sicura, in quanto teologicamente certa. Non è forse vero che negando l’infallibilità della Chiesa nelle conclusioni teologiche e nei fatti dogmatici con facilità si negherà la stessa infallibilità? Chi infatti nega una conclusione teologica dedotta con evidenza da una premessa che è certamente di fede e da un’altra che è evidente al lume della ragione, con ciò stesso, non potendo negare la premessa che gli è evidente al lume della ragione, non gli rimane che negare la premessa di fede. Consta infatti dalla logica che non può una conclusione essere falsa se non sia falsa una delle premesse, perché il falso non procede dal vero ma solo dal falso, quantunque il vero possa dedursi anche dal falso. Il Concilio Vaticano, nel definire l’infallibilità pontificia, dice che il Papa gode di tale carisma quando parla ex cathedra, cioè quando come pastore e dottore universale per la suprema sua autorità apostolica definisce una dottrina riguardante la fede e i costumi da tenersi da tutta la Chiesa: non dice da credersi, ma usa una parola meno determinata: da tenersi. Da questo segue che è infallibile anche nelle verità strettamente connesse col dogma ciò che è teologicamente certo, perché altrimenti non si potrebbero salvare i dogmi. Facciamo un esempio. È definito nel Concilio di Trento che il peccato originale si cancella col battesimo (Denzinger, 1510-1514); siccome però dopo il battesimo rimane la concupiscenza, come si vede per esperienza, è teologicamente certo che il peccato originale non consiste formalmente nella concupiscenza. Del resto lo stesso Concilio dice: «Questo santo sinodo confessa e ritiene che nei battezzati rimane la concupiscenza o fomite» (Denzinger, 1515-1516).

Quelle verità che si deducono unicamente a priori con assoluta certezza sembra che siano da considerarsi rivelate: l’unica distinzione è se siano rivelate in modo esplicito o in modo implicito. Difatti anche l’enciclica Humani generis (Pio XII)  parla soltanto di tale distinzione là dove dice: «È vero pure che i teologi devono sempre ritornare alle fonti della rivelazione divina: è infatti loro compito indicare come gli insegnamenti del vivo Magistero si trovino sia esplicitamente sia implicitamente nella Sacra Scrittura e nella divina tradizione. (…) Dio insieme a queste sacre fonti ha dato alla sua Chiesa il vivo Magistero, anche per illustrare e svolgere quelle verità che sono contenute nel deposito della fede soltanto oscuramente e come implicitamente. E il divin Redentore non ha mai dato questo deposito, per l'autentica interpretazione, né ai singoli fedeli, né agli stessi teologi, ma solo al Magistero della Chiesa».

Anche dalla prassi della Chiesa, cioè dal Diritto canonico, dalla vita liturgica, ascetica e mistica della Chiesa, come si possono provare alcune verità dogmatiche, così si possono provare alcune verità che sono dottrina cattolica o teologicamente certe con esse congiunte. Specialmente per ciò che riguarda la vita ascetica e mistica abbiamo molti documenti dottrinali sia positivi sia negativi, i quali stabiliscono i punti della dottrina e condannano gli errori intorno alla vita spirituale (es. Denzinger, 2201-2268). Le leggi ecclesiastiche riguardanti i vari stati che o richiedono la perfezione o si sforzano di raggiungerla, come lo stato ecclesiastico e lo stato religioso: da tali leggi appare con chiarezza quale sia la mente della Chiesa intorno ai mezzi adatti per ottenere la perfezione ed intorno ai pericoli da evitarsi nello studio di essa. Tutto ciò può dirsi dottrina cattolica o teologicamente certo. Quando la Chiesa approva infallibilmente le Costituzioni degli Ordini religiosi, dichiara, attesta, certifica con autorità che tale forma di vita è un mezzo adatto per tendere alla perfezione. Le riforme di dette Costituzioni non colpiscono affatto le verità rivelate contenute nell’approvazione infallibile degli Ordini religiosi (fatta dal Pontefice per tutta la Chiesa), specialmente l’eccellenza dei consigli evangelici e l’utilità soprannaturale dei mezzi di perfezione.

La canonizzazione dei santi è l’applicazione concreta di due articoli di fede, quello sul Culto dei santi e l’altro della Comunione dei santi. È  dottrina cattolica o teologicamente certo che la vita del santo che viene canonizzato sia esempio esimio e modello di vita cristiana e di perfetta virtù. Si capisce che viene sancito il complesso generale della vita del santo e non il valore dei singoli atti e molto meno l’imitabilità dei medesimi, ossia l’attitudine ad essere imitati da tutti. Quindi non perché una cosa è fatta o detta da qualche santo, questa sia la sola ragione perché possa farsi da tutti. Così san Paolo si oppose in faccia a san Pietro perché era degno di riprensione disciplinare; tuttavia sarebbe molto pericoloso se ciascuno lo volesse imitare proprio in questo.

Da ultimo bisogna osservare che anche chi nega una proposizione teologicamente certa, e sa che è teologicamente certa, commette peccato mortale, colpa che va indirettamente contro la fede, per quella connessione che la conclusione teologica o il fatto dogmatico hanno con la fede. A maggior ragione, pecca mortalmente chi nega che la Chiesa ed il Papa siano infallibili alle condizioni definite (Denzinger, 3075). Pecca mortalmente chi afferma che la Chiesa ed il Papa possano vincolare giuridicamente al peccato mortale. Pecca mortalmente chi afferma che la Chiesa ed il Papa possano promulgare ed imporre un culto universale eretico oppure falso. Pecca mortalmente chi sostiene l’errore nelle canonizzazioni. Eccetera … infine elencherò i punti di Denzinger utili.

Una proposizione è eretica quando è espressamente contraria alle definizioni della Santa Chiesa in materia di fede e costume. Pertanto è contraria alla Scrittura oppure alla chiara divina tradizione. Una proposizione si dice prossima all’eresia quando, non tutti, ma molti dottori, e con grave fondamento dicono che è eretica. Prossima all’errore si dice quella proposizione che nega una proposizione che ai più sembra essere una conclusione teologicamente certa, ma non a tutti. Una proposizione si dice che sa di eresia (sapiens haeresim) ed è sospetta, quando fa nascere il timore che l’autore di quella sia caduto nell’eresia o in qualche errore da cui abbia origine quella proposizione; il fondamento però, benché reale, non è sufficiente per giudicare con assoluta certezza che trattasi veramente di eresia o di errore. Una proposizione si dice scandalosa quando offre occasione di rovina, facendo inclinare gli uditori al peccato o allontanandoli dall’esercizio delle virtù. Una proposizione che suona male (male sonans), benché non dia fondamento agi uditori di giudicare o sospettare che contenga eresia, è riprovevole per l’abuso di parole prese in senso o tono diverso da quello che suole esser preso comunemente dai fedeli (sulla conservazione e difesa della terminologia teologica: Denzinger, 824, 2831, 3881-3883). La proposizione offensiva delle pie orecchie (piarum aurium offensiva) è quella che ha in sé qualche cosa di indegno o indecente in materia di religione. Abbiamo visto che, quando la Chiesa condanna un’eresia è infallibile. Ma quando condanna una proposizione qualificandola con queste censure di grado inferiore, è infallibile? Quello, e né più né meno, è infallibilmente vero, che la Chiesa intende definire con le sue parole. Se, dunque, la Chiesa definisce che una dottrina è rivelata, come per esempio l’Immacolata Concezione, non soltanto la dottrina stessa è infallibilmente vera, ma anche il fatto che è rivelata è infallibilmente vero. Se qualche affermazione viene condannata come falsa ed erronea, la sua contraddittoria è necessariamente vera, ma non è definito se sia anche rivelata o soltanto connessa con la rivelazione. Se poi una proposizione è condannata come temeraria, è infallibilmente vero questo: almeno attualmente tale asserzione è temeraria, ma del futuro non si dice nulla. Se un’asserzione è condannata come scandalosa e offensiva, è vero che almeno oggi è scandalosa e offensiva o è scandalosa così come è formulata. Dobbiamo ammettere come verità teologicamente certa che il Papa, nel pronunziare queste censure anche di grado inferiore, come sono: temerario, sa di eresia, suona male ecc., non può sbagliare. È vero, sì, che il giudizio espresso in queste qualificazioni, dipende da cognizione umana non rivelata, come sarebbe il conoscere quale sia il parere dei padri da cui si allontana la proposizione temeraria, il significato delle parole e il senso che danno loro gli uditori, l’impressione che fanno in essi; ma ciò non toglie che il Papa sia in tali dichiarazioni infallibile. Dio non può permettete l’errore del Papa nel formulare tali giudizi, dovendo il supremo pastore visibile indicare ai fedeli gli scogli da evitare e lo stesso linguaggio che devono tenere e quale fuggire, per parlare con esattezza delle cose riguardanti l’eterna salute.

In tutte le altre questioni la Chiesa ed il Pontefice non sono infallibili. Può accadere che in qualche documento, anche autentico, venga affermata, non definita di fede, una dottrina puramente umana: in questo caso il teologo deve ben distinguere la dottrina rivelata da ciò che è puramente umano. In quelle cose che Dio non ha insegnato nella Scrittura e nella tradizione e in quelle che non hanno relazione né prossima né remota con la Scrittura e la tradizione, la Chiesa non ha competenza diretta. Di questo non c’è dubbio quanto alle scienze fisiche e matematiche. Benché la Chiesa può infallibilmente condannare le scienze di falso nome (es. sistema filosofico cf. Pascendi Dominici gregis; sistema delle false scienze naturali cf. Humani Generis). Né la Chiesa è infallibile nelle arti, nella filologia, nella epigrafia, nell’archeologia, nella storia ecclesiastica e profana, a meno che non si riferiscano essenzialmente a cose rivelate, come sono tutti i fatti storici narrati nella Bibbia. Per ciò poi che riguarda i principi e le leggi morali, dobbiamo ritenere questo: quantunque la Chiesa non possa errare nello stabilire tali leggi e tali principi, può tuttavia sbagliare nella loro applicazione alle variabili contingenze dei tempi e delle persone. Ma nel caso in cui per errore, uno venga dalla sentenza ecclesiastica condannato ingiustamente, questi non ha diritto di provocare uno scisma, poiché la gerarchia può giudicare anche dove non è infallibile, e se essa ha questo diritto, chi è suddito ha il dovere di ubbidire. Similmente la Chiesa non è infallibile nella scelta delle persone che devono ascendere ai vari gradi della gerarchia. La Chiesa non è infallibile nella designazione del Pontefice. Nelle canonizzazioni dei santi è teologicamente certo che la Chiesa sia infallibile, non è invece teologicamente certo che lo sia anche nelle beatificazioni. Può accadere che il romano pontefice commetta degli errori nella sua vita e nei suoi giudizi privati, quanto alla politica e quanto alle sue relazioni coi governi; ma non bisogna con molta facilità ammettere tali errori e senz’altro permettersi di censurare, perché il papa conosce molte cose che, data l’altezza della sua dignità, nessun altro può conoscere come lui; e quindi alcuni provvedimenti, che potrebbero sembrare imprudenti a coloro che ignorano i diversi motivi e circostanze, possono essere proprio quelli che il momento richiede. Può, inoltre, accadere che qualche opinione sia comune presso tutti i fedeli e tuttavia falsa: questo però non può verificarsi in quelle proposizioni che la Chiesa crede di fede divina, e nemmeno dove il consenso converga su qualche cosa non come in un’opinione ma come in una cosa certa.

Fin qui ho cercato di sintetizzare, ed arricchire con qualche ulteriore riferimento di Magistero, l’opera del compianto Sisto Cartechini S.I. (preghiamo: Requiem Æternam).  Da adesso in avanti ritengo necessario riportare tutti i punti di Denzinger che confermano quanto è stato detto, acciocché nessuno possa fantasticare o addurre obiezioni immaginarie. Approfondimento di pura premura, trattandosi già di un libro con Imprimatur.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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