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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Quando il Papa è infallibile? E che cosa è la vera Tradizione? di Carlo di Pietro

Ultimo Aggiornamento: 20/11/2017 23:08
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10/11/2017 23:35
 
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Comunicato numero 35. Che cos’è la Tradizione? Ovvero se si possa osservare la Tradizione andando contro il Magistero

Comunicato numero 35. Che cos’è la Tradizione? Ovvero se si possa osservare la Tradizione andando contro il Magistero

Stimati Associati e gentili Lettori, oggi parliamo di «Tradizione», parola che, nella storia, è stata ed è davvero abusata da ogni sorta di setta eretica e scismatica, ed anche da alcuni che si dicono cattolici.

Facciamo alcuni esempi:

— I sedicenti “Ortodossi” affermano: è Tradizione ritenere che il Pontefice abbia solo un primato di onore e non di giurisdizione;

— I “Protestanti” sostengono: è Tradizione che ogni uomo possa passare al setaccio e giudicare la dottrina della Chiesa;


— I cosiddetti “Tradizionalisti” oggi asseriscono: è Tradizione credere che lo Spirito Santo assista la Chiesa solamente nelle dichiarazioni ex Cathedra del Pontefice, non in altri casi . Ovviamente sono tutti in grandissimo errore, lo dimostreremo con semplicità.

Per principiare, ci faremo aiutare dal Sac. Ferdinando Maccono e dal suo Commento dogmatico e morale al Catechismo di san Pio X. Si tratta del libro «Il Valore della Vita», Parte II, Rist. 2a, SEI, Torino, 1942, dalla pagina 255 in avanti. D. 235.

Che cos’è la Tradizione? La Tradizione è l’insegnamento di Gesù Cristo e degli Apostoli, fatto a viva voce, e dalla Chiesa trasmesso fino a noi senza alterazione. Gesù Cristo insegnò la sua dottrina a viva voce, e non scrisse nulla; non comandò neppure agli Apostoli di scrivere, ma di predicare (s. Mt., 16, 1). In principio essi insegnavano a viva voce, quanto avevano imparato da Gesù; più tardi furono inspirati a scrivere per utilità degli uditori, per vantaggio dei fedeli lontani e dei posteri, che non avrebbero avuto la fortuna di sentirli; ma scrissero solo una parte degl’insegnamenti di Gesù, non tutti; quindi il complesso delle verità insegnate e dei precetti dati da Gesù Cristo, e non registrati nei libri santi, ma insegnati a viva voce dagli apostoli fino a noi, formano la tradizione che vuol dire tramandare un insegnamento di bocca in bocca. Quindi san Paolo diceva: «Ritenete la tradizione che avete appreso dalle nostre parole e dalla nostra lettera» (II Tess., 2, 14).

Volete qualche verità che si sa per tradizione? Ecco, per esempio, per tradizione sappiamo che il battesimo dato dagli eretici, poste le debite condizioni, è valido; che il matrimonio è vero Sacramento; che Maria Santissima fu assunta in Cielo, ecc.; così la pratica del digiuno quaresimale si sa per tradizione che fu stabilita dagli Apostoli. Le verità ed i precetti, trasmessi a viva voce, furono poi raccolti dai dottori e scrittori ecclesiastici, inseriti nei Concilii della Chiesa, negli Atti della Santa Sede, illustrati dall’arte cristiana, ecc. La tradizione, accettata dalla Chiesa, ha lo stesso valore della Sacra Scrittura, perché vera parola di Dio; onde il Concilio Vaticano dice: «La divina rivelazione, secondo la fede della Chiesa universale dichiarata dal Santo Concilio di Trento, è contenuta nei libri santi e nelle tradizioni non iscritte» (Cost. «Dei Filius», cap. II), cioè, non scritte nei libri divinamente inspirati.

Nella seconda parte di questo numero di Sursum Corda riporteremo e studieremo interamente la Costituzione «Dei Filius».

Riprendiamo dal Maccono. Queste verità furono, come si è detto, dai Padri e Dottori della Chiesa inserite nelle loro opere, o in altri documenti storici; e quindi, oltre la tradizione orale, abbiamo anche la tradizione scritta.

Fonti principali della tradizione sono:

— 1° I Concilii della Chiesa ;
— 2° i libri liturgici ;
— 3° gli Atti dei Martiri ;
— 4° le iscrizioni sulle tombe e sui monumenti ;
— 5° le preghiere pubbliche ;
— 6° la Storia Ecclesiastica ;
— 7° le opere dei Padri e dei Dottori della Chiesa e degli Scrittori ecclesiastici.

Il titolo di Padri si dà agli Scrittori dei primi secoli, fino a san Bernardo (secolo XII), i quali rifulsero per santità e dottrina; quello di Dottore si dà tanto ai Padri quanto ad altri la cui dottrina è approvata dalla Chiesa e generalmente seguita; quello di Scrittori ecclesiastici si dà a coloro che scrissero la Storia della Chiesa. D. 236.

Chi può con autorità farci conoscere interamente e nel vero senso le verità contenute nella Scrittura e nella Tradizione? La Chiesa sola può con autorità farci conoscere interamente e nel vero senso le verità contenute nella Scrittura e nella Tradizione, perché a lei sola Dio affidò il deposito della Fede e mandò lo Spirito Santo che continuamente l’assiste, affinché non erri. I Libri inspirati e la Tradizione mi manifestano ciò che Dio vuole che io creda e pratichi; ma come faccio io a sapere quali e quanti sono i Libri veramente inspirati, e quali affermazioni della Tradizione accettare o rigettare? Di più: quando il senso dei Libri inspirati è oscuro e controverso, ammesso dagli uni e negato da altri, come faccio io ad averne la retta interpretazione?

Ecco quindi la necessità d’un’autorità competente, ed immune da ogni errore, la quale mi certifichi dei libri inspirati e del vero senso in essi contenuto, e delle verità tramandate dalla Tradizione. Ora tale autorità non può avere, come pretendono i protestanti, né un certo buon senso naturale, né un certo buon gusto spirituale, cose variabili secondo gl’individui e fallaci; né il consenso dei più studiosi e dotti, perché fallibile; né l’interna individuale inspirazione dello Spirito Santo, di cui non solo non ci consta, ma anzi vediamo che i protestanti, i quali l’affermano, andare d’accordo come le campane rotte, e gli uni affermare quanto altri negano. Se fossero inspirati, sarebbero tutti d’accordo, perché lo Spirito Santo è spirito di verità e non di contraddizione.

Resta quindi quanto abbiamo detto, in anticipazione alla D. 231, quesito II, che la Chiesa Cattolica sola ha l’autorità competente di farci conoscere il vero numero dei libri inspirati e il vero senso delle cose ivi registrate, perché Gesù la rese infallibile, «colonna e sostegno della verità» (I Tim., 3, 15). Abbiamo parlato a lungo dell’infallibilità della Chiesa e non ci ripetiamo (vedi D. 115 e seg.); ma voi nello spiegare questa risposta ai fanciulli ribadirete le cose già dette.

Specialmente insistete contro i protestanti:

1° essere falso che lo Spirito Santo inspiri ognuno, che legge la Bibbia, ad interpretarla rettamente. Se lo Spirito Santo inspira, perché tante interpretazioni diverse e contrarie? Si contraddice forse lo Spirito Santo?

2° essere falso che la Chiesa vieti la lettura della Bibbia.
La Chiesa vieta la lettura della Bibbia falsificata, sì ; della vera, no. Non vietò mai la lettura della Bibbia nelle lingue dette morte. La vietò tradotta in volgare, senza le debite note spiegative, appunto perché non fosse male interpretata, e la lettura non facesse del male ai fedeli.

3° Insistete perché abbiano e leggano il Vangelo.

Adesso passiamo a Padre Dragone in «Spiegazione del Catechismo di san Pio X», 1963, ultima ed. CLS, Verrua Savoia, 2009, dalla pagina 374. Le verità rivelate da Dio furono prima tramandate a viva voce e poi scritte. Né tutto ciò che Dio rivelò ad Adamo, ai patriarchi e profeti dell’Antico Testamento fu registrato nei libri della Sacra Scrittura. Cosi l’insegnamento di Cristo e degli apostoli non fu scritto tutto quanto nei libri del Nuovo Testamento.

L’evangelista san Giovanni dice espressamente che se si volesse riferire ad una ad una tutte le case fatte da Gesù, il mondo stesso... non potrebbe contenere i libri, che ne sarebbero scritti (s. Gv. 21, 25). A parte l’iperbole contenuta in quest’asserzione, resta sempre vero che non tutto quello che fece e insegnò Gesù fu registrato per scritto. Lo stesso si deve dire dell’insegnamento degli apostoli, i cui scritti sono poche lettere occasionali, che danno avvisi di circostanza, delucidano alcuni punti di dottrina, ma non contengono tutto l’insegnamento apostolico.

La verità rivelata da Dio e non registrata negli scritti ispirati fu tramandata religiosamente di padre in figlio, di secolo in secolo, con la cosidetta tradizione orale, dagli apostoli ai primi padri della Chiesa e giù fino a noi. Già san Paolo raccomandava al discepolo Timoteo di custodire il deposito della fede (I Tim., 6, 20) e ingiunge apertamente: Quello che hai udito da me davanti a molti... testimoni, questo affida a uomini che siano capaci di ammaestrare gli altri (II Tim., 2, 2). Ai Tessalonicesi comanda di ritenere fedelmente tanto la sua parola scritta quanto quella da lui predicata (II Tess., 2, 15; cf. II Gv., 12). La Chiesa primitiva ricevette l’insegnamento orale e lo tramandò fedelmente, insegnamento che fu poi diligentemente raccolto e registrato negli scritti dei Padri e dei Dottori della Chiesa.

Perciò la tradizione è fonte della nostra fede come la Sacra Scrittura, ha la stessa autorità dei libri ispirati dai quali è, in certo senso, indipendente e che essa interpreta. Il Concilio di Trento dichiara: La verità del Vangelo di Gesù Cristo è contenuta nei libri scritti e nelle tradizioni non scritte, che... sotto dettatura dello Spirito Santo furono trasmesse come a mano e sono giunte fino a noi (CONC. Trid., Sess. 4).

Il Catechismo è il compendio delle verità rivelate e contenute nella Scrittura e nella Tradizione. Amiamo, studiamo, seguiamo sempre più il Catechismo. La Chiesa sola può con autorità farci conoscere interamente e nel vero senso le verità contenute nella Sacra Scrittura e nella Tradizione, perché a lei sola Dio affidò il deposito della fede e mandò lo Spirito Santo che continuamente l’assiste, affinché non erri, afferma san Pio X. [...] Gesù disse beato Pietro, perché ispirato da Dio nel confessare la fede nella divinità del Verbo incarnato e quindi fatto fondamento incrollabile, maestro infallibile, pastore universale di tutti i fedeli e dei pastori della Chiesa. Il potere magisteriale di insegnamento, di governo e di santificazione dato a Pietro fu trasmesso tutto e solo ai suoi successori ed ai vescovi uniti col Papa. Perciò la Chiesa docente è la sola maestra infallibile voluta da Cristo, e può con divina autorità far conoscere interamente e nel vero senso le verità contenute nella Sacra Scrittura e nella Tradizione. [...] Solo a Pietro ed ai suoi successori Cristo comandò di pascere gli agnelli e le pecorelle con le verità rivelate (cf. s. Gv., 21, 15-17); solo a Pietro ed agli apostoli, e in essi al Papa ed ai vescovi, Cristo ordinò di predicare il Vangelo in tutto il mondo (cf. s. Mar., 16, 15). [...] Gesù Cristo prima promise (p. es. in s. Gv., 15, 26) e quindi mandò lo Spirito Santo alla Chiesa (At. 2, 1 e ss.) perché l’assista continuamente e la renda infallibile nell’insegnamento delle verità contenute nella Scrittura e nella Tradizione (leggere i numeri del Catechismo 114-116). Dio ci ha fatto figli della Chiesa infallibile. La Chiesa sia dunque la nostra unica madre e la maestra di verità e di vita.

Torniamo a noi. Abbiamo facilmente confutato le pretese dei violentatori della Tradizione di ogni epoca.

Per concludere vorrei citare Mons. Pietro Maria Ferrè, «Spiegazione della Costituzione Dogmatica Dei Filius sulla Fede Cattolica ...», Casale, 1874: «[...] Il Magi­stero è antico quanto la Chiesa, anzi è la stessa Chiesa docente illuminata dallo Spirito Santo e assistita da Gesù Cristo; questo Magistero, quindi, come infalli­bile ed autorevole, ha insegnato sempre l’identica ve­rità; sebbene sia venuto mano mano sviluppandola secondo il bisogno e l’opportunità, ed ha unito tutti i credenti [...].

Quindi è chiarissimo (scrive “indi procede”) che realmente la dottrina proposta da questo Magistero è antica quanto la Chiesa perché sempre identica a se stessa, è diffusa in tutto il mondo cattolico, ed è conosciuta e professata da tutti i cattolici. Ciò detto (scrive “in questo senso”), quindi, è verissimo che si deve credere ciò che sempre, dovunque e da tutti è stato creduto (la Tradizione, ndR). Ma, per fare ciò, non si richiede altro che aderire semplicemente e con tutta fer­mezza al Magistero universale ed ordinario della Chiesa. [...] La Chiesa, oltre ad insegnare con Magistero universale ed ordinario la verità rivelata, ed ob­bligare così gli uomini a prestare alle verità stesse il consenso della fede, in circostanze straordinarie, quando l’integrità del deposito della dottrina celeste e la salvezza spirituale del popolo cristiano il ri­chiedono, pronunzia solenni giudizi coi quali defi­nisce che questa o quella dottrina è da Dio rivelata, e condanna gli errori che sono contrari alla dottrina medesima.

Questo giudizio solenne viene pronunciato o da tutta la Chiesa docente nei Concilii ecumenici in adunata, o dal Sommo Pontefice nella sua qualità di Maestro supremo di tutti gli uomini in ordine alla fede ed al costumi. E nell’uno e nell’altro caso il giudizio della Chiesa è infallibile e nessuno può pretendere di conservare la fede se non presta intero consenso alle ve­rità da esso definite. I solenni giudizi della Chiesa si distinguono in due classi. Alla prima appartengono quelli che si possono dire generali ed alla seconda quelli che possono appellarsi: particolari. I giudizi, o definizioni generali, riguardano un ordine intero di verità ri­velate, le quali richiedono la piena adesione dell’animo.

Tali sono: 1° Il giudizio col quale la Chiesa ha definito che i libri canonici e deuterocanonici con tutte le loro parti sono divinamente ispirati;

2° Il giudizio col quale la Chiesa ha definito che le tradizioni da essa riconosciute e conservato come divine contengono la dottrina rivelata;

3° Il giudizio con cui è dichiarata infallibile la dottrina dogmatica e morale dei Condili ecumenici dal Papa approvati;

4° Il giudizio che ha stabilita l’infallibilità dei Sommi Pontefici Romani in materia di fede e di costumi;

5° Il giudizio della infallibilità ed autorità del Magistero universale ed ordinario della Chiesa. Questi giudizi solenni richiedono l’adesione del fe­dele a quanto per se stessi esprimono, e insieme a tutte le verità a cui si riferiscono. Per tal modo ci obbligano a credere la dottrina espressa dai singoli testi scritturali, e da tutte le tradizioni riconosciute divine dalla Chiesa, ci fanno un dovere di prestare il nostro consenso ai singoli dogmi che dai Concilii, dai Sommi, Pontefici e dall’universale ordinario ec­clesiastico Magistero sono definiti ed insegnati. E veramente fa tutto questo il fedele quando dichiara (scrive “protesta”) di credere tutto ciò che crede la Chiesa».

Credo che, per sempre, possa bastare.

(A cura di CdP)







Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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