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23/11/2017 14:42 | |
…la santa Chiesa di Cristo prima vera vittima di tutto quanto sta accadendo…
Quanto stiamo per condividere non piacerà a molti, soprattutto non sarà accettato, senza neppure leggere per verificare, dalle tifoserie dell’arcipelago Bergoglio. Ci scusiamo per tanto con questi animi sensibili, ma se non avessimo avuto, come in passato, Autori coraggiosi atti a descrivere le situazioni o le personalità dei Pontefici che hanno segnato molti momenti della storia, in bene come in male, oggi non avremo alcun elemento che ci consente di capire chi sono stati i Papi del passato, come hanno lavorato e perché spesse volte, lo stesso popolo romano fedele al suo Vescovo di Roma, si sentivano davvero coinvolti tanto da essere loro stessi quel “pollice verso, su o giù” per approvare o disapprovare l’operato del “suo Papa”.
Chi ama davvero la storia vera conosce perfettamente come, in molti casi, lo stesso popolo romano non stava lì a discutere sulla legittimazione di una elezione quanto piuttosto, valutando l’opera del Vescovo di Roma, agiva e reagiva sia con gli “osanna” quanto con vere rivolte nel tentativo di sbarazzarsi di Pontefici dal comportamento dubbio. I Santi però insegnavano al popolo la via della prudenza, della calma, soprattutto della preghiera per il Papa e per avere solo alcuni esempi basta studiare la storia di san Filippo Neri, di santa Caterina da Siena o di san Giovanni Bosco. Essi difendevano non le bizzarrie o i difetti di un Papa ma il suo ruolo, il suo esercizio il suo Primato.
Illuminante è la scena quando Don Bosco che sentiva gridare gli osanna “Viva Pio Nono”, rispondeva: “Non gridate: ‘Viva Pio IX’, ma piuttosto gridate ‘Viva il Papa!’” per insegnare il vero e concreto attaccamento al Papa, il cui ruolo e primato era messo in pericolo dai veri nemici della Chiesa: protestanti, massoni e liberali. Purtroppo dobbiamo constatare che è dal Pontificato di Paolo VI, forse proprio da quando fece il gesto di togliere la tiara che proteggeva l’immagine di questo ruolo, che siamo arrivati a pontificati AD PERSONAM, ossia nominali e da questo nominale a dire la “chiesa di…” il passo è stato breve:
- la chiesa di Montini: i montiniani;
- la chiesa di Wojtyla: i wojtyliani;
- la chiesa di Ratzinger: i ratzingeriani;
- la chiesa di Bergoglio: i… bergogliani, o bergogliosi…
E sì, aveva ragione san Giovanni Bosco e così oggi la Chiesa non è più di Gesù Cristo– come dovrebbe essere – ma è del papa di turno, è nominale e viene trasformata a seconda della propria immagine, clicca qui la breve e dolorosa lettera di un sacerdote.
Ma c’è una differenza con i Pontificati precedenti che, laddove i Media hanno scatenato le tifoserie verso l’immagine del Pontefice, che lo stesso Giovanni Paolo II ebbe modo di denunciare più volte e lo stesso Benedetto XVI ha tentato più volte di eclissarsi dalle telecamere, oggi è il Papa Francesco ad aver fatto dei Media il suo curatore d’immagine e il suo più diretto ed immediato portavoce, vedi qui. La stessa amicizia con Scalfari, che nei suoi Media trasmette fieramente l’essenza di un Papa eretico, non smentisce e piuttosto rafforza la nuova fede di una chiesa fatta ad immagine e somiglianza di questo pontefice.
VENIAMO AL LIBRO: IL PAPA DITTATORE – clicca qui per l’acquisto in ebook
Queste premesse sono necessarie e fondamentali per intraprendere una sana ed onesta lettura del libro che, in verità, non contiene molti inediti ma, ciò che si sapeva, viene qui trattato in modo professionale, imparziale ed oggettivo, arricchito di molte fonti. L’Autore entra nel vivo di fatti, alcuni risaputi altri meno, dai quali scaturisce il carattere e la psicologia della persona Bergoglio. Non viene messa in discussione la legittimità della sua elezione, tuttavia ci si chiede come sia stato possibile che i cardinali in conclave fossero all’oscuro, e così talmente ingannati, da mettere “la Chiesa di Gesù Cristo” nelle mani di un uomo privo di scrupoli, con problemi comportamentali risaputi da chi ha avuto a che fare con lui e, soprattutto, consegnare la guida della Chiesa nelle mani di un uomo pronto ad ogni compromesso pur di portare avanti la sua personale sete di potere, insieme al grande sogno personale di una chiesa fatta a sua immagine e somiglianza.
L’Autore analizza i fatti della vita personale di Bergoglio in modo onesto ed imparziale, riporta i fatti e ricostruisce un percorso chiaro. Emerge inoltre come la maggior parte dei cardinali in conclave fosse all’oscuro non perché non sapesse, ma per come Bergoglio era stato così abile nel mascherare non solo le sue vere intenzioni, ma tutto il suo agire. Inoltre, dai fatti riportati, emerge il suo vero carisma che è quello del “mistificatore” della sua persona: nessuno sa chi sia davvero Bergoglio e che cosa pensa! Tuttavia – questo carisma – attrae I DEBOLI, attrae gli insicuri i quali, entrati nel raggio d’interesse di Bergoglio, spesso non si rendono conto di essere manipolati a suo vantaggio, quando se ne accorgono spesso è troppo tardi e, bene che vada, quando Bergoglio si rende conto di essere stato scoperto, allontana bruscamente i soggetti che non gli sono più utili mentre, male che vada, questi vengono fatti oggetti di pressione psicologica dallo stesso Bergoglio il quale continua ad usarli per scatenare divisioni, insicurezza, sospetti all’interno del suo entourage.
E’ tutto nero su bianco, tutto provato ma narrato anche con toni pacati, rispettosi e di grande sofferenza. L’Autore cerca di mantenersi imparziale, senza nascondere quanta sofferenza comporta dire la verità, narrare fatti che sono la chiave per capire la complessità psichica di Jorge M. Bergoglio, il gesuita modernista diventato Papa perché, mentre i cardinali pensavano di fare con lui una vera riforma della Chiesa laddove c’era l’urgente necessità, vedi qui, di fatto si sono trovati con un DITTATORE RIVOLUZIONARIO incontrollabile, incomunicabile, per nulla umile, per nulla caritatevole..
A tutto questo non si è arrivati dal nulla! Il libro racconta anche della responsabilità di molti cardinali e vescovi corrotti, carrieristi, privi di scrupoli, quelli che – non solo della mafia san Gallo, clicca qui – ma anche protettori della grande lobby-gay insediatasi in Vaticano almeno dagli anni ’70. Riguardo a questa gravissima piaga nella Chiesa insieme allo scandalo della pedofilia, leggi qui, l’Autore ripercorre una breve storia di fatti concreti atti a provare come – per papa Francesco – questa lobby non preoccupa affatto e che, al contrario di Benedetto XVI che usò il pugno di ferro almeno nelle iniziative (furono sospesi e sollevati da ogni incarico ben 800 sacerdoti e molti vescovi), Bergoglio STA RAFFORZANDO con nomine prestigiose, incarichi e promozioni.
Non si tratta di chiacchiere o di essere anti-papa-Francesco, nessuna accusa di un papa eretico o illegittimo, nessuna polemica sull’obbedienza ad un Papa nell’esercizio del proprio mandato, ma prendendo atto di fatti che spiegano cosa sta accadendo dentro la Chiesa, lungi dall’attaccare il papato o lo stesso ruolo petrino, intendono invece difenderlo dalle insidie e da ogni avversità.
Per questo condividiamo – con immenso dolore e filiale rispetto – la lettura di questo libro con quello spirito che anima davvero i liberi Figli di Dio attraverso il sano discernimento.
Se letto bene, questo libro, le conclusioni alle quali ci condurrà non saranno un processo e giudizio ma l’assiduo ricorso alla Preghiera per il Pontefice, per la santa Chiesa di Cristo prima vera vittima di tutto quanto sta accadendo… la preghiera per avere Vescovi e sacerdoti santi, cardinali ispirati ai Santi e non certo al carrierismo, la preghiera per noi stessi, laici impegnati nella Chiesa, circondati dalla confusione e dalle tenebre che avanzano, con il compito non di giudicare un Pontefice, ma che – nel comprendere cosa voglia davvero Bergoglio – sappiamo fare discernimento da quel che possiamo concedere al Papa Francesco, da ciò che non possiamo, come alcune Lettere spiegano bene, vedi qui; come quella del teologo francescano cacciato via solo per aver osato fare questo discernimento, vedi qui. Come per il caso della Liturgia e del vero Culto a Dio, vedi qui.
Sono davvero tutte coincidenze di un complotto contro Bergoglio, papa Francesco? Ma se si trattasse di un complotto, chi ci guadagnerebbe a raccontare questi fatti, dal momento che vengono sempre attribuiti alla frangia tradizionalista e per questo difensore della sana Tradizione e della Dottrina? Sarebbe un boomerang controproducente. I fatti sono fatti, lasciamo i Lettori liberi di usare la propria ragione e di fare santo discernimento.
il commento di una persona nel sito:Mi è stato segnalato ieri il libro che ho acquistato e letto davvero in poco tempo. Devo constatare che questa presentazione rispecchia molto il suo contenuto.Dopo averlo letto ho pianto! Forse sarà l’età, forse perché sono stato padre ed ora un nonno, la sensibilità nel discernere il bene dal male mi tocca profondamente, data la mia vulnerabilità, tipica di chi è sul viale del tramonto. Molti fatti raccontati per me sono un vero inedito e sul carattere dell’augusto Soggetto, altri fatti fanno capire meglio tanti perché e tanti dubia senza risposte. Lo definirei un libro quaresimale, spingerci a fare preghiere e penitenze per questi cardinali, per questo papa, per questi sporcaccioni che hanno fatto della Città Santa il turpiloquio e la discarica dei loro ventri e delle loro voglie più sudicie, di quelle che persino i demoni aborrano. Altro che riforme! Qui ci troviamo dentro all’informità più perversa e più pervertitrice, che Dio abbia pietà di loro, ma anche di noi nell’infliggerci una pena tanto grande. Preghiamo per il papa, per i vescovi e per noi stessi, che se Dio si stancasse, è la fine per tutti, una fine che meritiamo, se non raddrizziamo i nostri sentieri al Dio che viene.
Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine) |
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23/11/2017 14:45 | |
interessante quanto scrisse Blondet nel settembre scorso
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Maurizio Blondet
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Bergoglio, riportano fonti certe e filo-bergogliane, ha scritto questa “professione di fede” poco prima di essere ordinato sacerdote. Le sottolineature sono mie:
Credo
Voglio credere in Dio Padre, che mi ama come un figlio, e in Gesù, il Signore, che ha infuso il suo Spinto nella mia vita per farmi sorridere e portarmi così nel regno della vita eterna.
Credo nella mia storia, permeata dallo sguardo benevolo di Dio, che nel primo giorno di primavera, il 21 settembre, mi è venuto incontro e mi ha invitato a seguirlo. Credo nel mio dolore, infecondo per colpa dell’egoismo, in cui mi rifugio. Credo nella meschinità della mia anima, che vuole prendere senza mai dare … senza mai dare. Credo che gli altri sono buoni, e che devo amarli senza timore, e senza mai tradirli per cercare una sicurezza per me. Credo nella vita religiosa. Credo che voglio amare molto. Credo nella morte quotidiana, ardente, alla quale sfuggo ma che mi sorride invitandomi ad accettarla. Credo nella pazienza di Dio, accogliente, dolce come una notte estiva. Credo che papà sia in cielo accanto al Signore. Credo che anche padre Duarte, mio confessore, sia in cielo, a intercedere per il mio sacerdozio. Credo in Maria, mia madre, che mi ama e non mi lascerà mai solo. E attendo la sorpresa di ogni giorno in cui si manifesterà l’amore, la forza, il tradimento e il peccato, che mi accompagneranno fino all’incontro definitivo con quel viso, meraviglioso che non so come sia, che sfuggo in continuazione, ma che voglio conoscere e amare. Amen.
Papa Francesco
http://www.ilsacerdote.com/index.php/raccolta-testi/538-25-credo-di-papa-francesco
La fonte adulatoriamente nota che “il Santo Padre” conserva questo suo Credo “gelosamente” in “ un foglio scolorito dal tempo”. E lo definisce “una sentita professione di fede, scritta «in un momento di grande intensità spirituale»
Ma sant’Iddio, come possibile che una fonte cattolica abbia dimenticato a tal punto la vita di fede vissuta, da vedere in questo scritto “grande intensità spirituale”? Se questa è una “sentita professione di fede” , lo è certamente: fede in sé stesso, nel proprio io, ossessivo riferimento al “Mio”: Credo nella mia storia, nel mio dolore, nella mia anima”, tutto “per me”, anche la Madonna “mia” madre che “mi” ama. A Dio Padre “voglio credere”.
Dico di più: fino a che punto l’adulazione unita al modernismo ideologico rendono così ciechi, da non vedere in questo credo un referto clinico? Ormai lui stesso ha raccontato di essersi sottoposto a psicanalisi: per sei mesi, quando aveva 42 anni. Evidentemente dopo la sua gestione disastrosa del provincialato gesuita, conclusasi con la fuoriuscita di un centinaio di sacerdoti e forse ammanchi monetari (ne parlerò più avanti); un “successo” dopo il quale Bergoglio fu mandato “in esilio” dai suoi superiori come individuo pericoloso, inseguito dalle voci secondo cui “era pazzo, malato”.
Lasciamo perdere la parentesi psicanalitica: sottoporsi a questa pseudo-gnosi – e pseudo-terapia che non curava nulla ed è stata abbandonata dai terapeuti – era allora di gran moda ideologica fra i preti progressisti (sempre proni alla penultima moda del “mondo”) a spregio del divieto del Sant’Uffizio. I media adulatori e laicisti hanno salutato nello psicanalizzato “un papa che smette di essere un’autorità da sedia gestatoria” (soprattutto questo: che smetta di essere autorità), “ un cattolicesimo, certamente più aperto agli influssi del mondo ma anche meno saldamente certo di sé»: così Pigi Battista, il vicedirettore del Corriere, maggiordomo rispettosissimo dei poteri forti. Ma non siete abbastanza laici, o laicisti, dal non accorgervi quante volte emergono, nei racconti di Bergoglio stesso, nella sua storia personale, e nelle testimonianze di chi lo ha conosciuto, termini psichiatrici?
A molti occhi esercitati e resi attenti dall’esperienza, spesso dolorosa, i sintomi saltano all’occhio. Per esempio un lettore scorge in Bergoglio un ““disturbo narcisista di personalità”.
Ciò perché, mi scrive, “ho avuto un capufficio con quel disturbo e ci ha reso la vita un inferno. La cosa più brutta di simili persone è il fatto che fanno stare male quanti gli sono vicini, mentre essi sono convinti di non avere niente che non vada. Caratteristiche peculiari sono la presunzione di avere sempre ragione, presunzione di avere “maggior valore” rispetto alle altre persone e pretesa che esso venga sempre riconosciuto; tendenza a sfociare nella depressione o in sfoghi di rabbia incontrollati (la realtà attorno, infatti, resiste ai desideri narcisisti); rancore verso tutti coloro che non assecondano il loro narcisismo, con conseguente colpevolizzazione degli altri, fino ad una vera persecuzione e manipolazione affettiva. (…) Il mio capufficio, i sintomi li aveva tutti: è un tipo che pretende di avere sempre ragione, rigira e capovolge le situazioni per trovarsi sempre dalla “parte giusta”, colpevolizza gli altri per quanto non va, ha sfoghi di rabbia improvvisi. Anche il mio ex capufficio, agli occhi di chi ancora non lo conosceva, o non lo conosceva in maniera più intima, appare buono ed addirittura giocoso. (…)
Quando il disturbo giova alla carriera
Spesso alti dirigenti, uomini politici e governanti di successo tradiscono tali tratti sociopatici o psicopatici. Steve Jobs pare abbia avuto la sindrome di Asperger; era un incubo per i suoi dipendenti,che umiliava e insultava. Donald Trump viene accusato ogni giorno dai media ostili di disturbo narcisistico. In Berlusconi, come in Bill Clinton, sono vistosissimi i sintomi della ipomania: vita sessuale prorompente, attivismo, ottimismo, estroversione. Sono personalità che dormono 4 ore per notte e si svegliano vispi ed energici, piene di progetti, trascinanti. Sono quelle “qualità” (i sintomi) cui devono i loro successi – fino al giorno in cui non rovinano la loro carriera con un scandalo sessuale, facilmente prevedibile all’occhio clinico. Governanti affetti dal narcisismo patologico devastano gli Stati e provocano guerre civili o esterne. Come cattolico fedele, sento di avere non il diritto, ma il dovere, senza alcun intento calunnioso, di porre il problema. Bergoglio ha dato frequenti segni “strani” di impulsiva irresponsabilità, fin da quando fece proiettare immagini di belve e scimmie su San Pietro, per porre la rispettosa domanda: è in questione non la mente di Bergoglio, ma il governo della Chiesa che mi riguarda come credente apostolico romano. Il rischio di uno scisma incombe. Bergoglio è in grado di svolgere il compito che Gesù affidò a Pietro: confermare nella fede i fratelli?
Il tema è spinoso. “Disturbo di personalità” è ciò che in termini meno politicamente corretti, si chiama “malattia mentale”: non qualche difetto di carattere, ma una deformazione assiale della persona in tutte le sue capacità, cognitive, affettive, interpersonali. “Narcisistica” è (cito il Manuale Diagnostico Statistico, DSM 5) la deformazione della personalità caratterizzata essenzialmente da
- Idea grandiosa di sé (minata nel paziente da intimi sentimenti di inferiorità, vulnerabilità che portano a paura del confronto e ipersensibilità alla critica.)
- Costante bisogno di ammirazione (che spinge a gesti opportunistici per strappare l’applauso.)
- Sfrutta i rapporti interpersonali (cioè approfitta delle altre persone per i propri scopi).
- Mancanza di empatia soprattutto: ossia incapacità di “mettersi nei panni degli altri”, di riconoscere e rispettare i sentimenti e le necessità del prossimo; non desidera identificarsi nei loro desideri. Il narcisista è “manipolatore”, approfitta senza scrupoli degli altri per raggiungere i suoi scopi, lo calpesta e non ne prova rimorso. Prova spesso invidia, ed è convinto che gli altri abbiano invidia di lui.
- Crede di essere “speciale”‘e unico e di poter essere capito solo da, o di dover frequentare, altre persone (o istituzioni) speciali o di classe sociale elevata.
Chi ha visto il film “La Pazza Gioia” di Virzì, ha potuto avere un’idea della malattia mentale narcisistica nel personaggio impersonato da Valeria Bruni Tedeschi. “Beatrice”, così si chiama, sta nella villa psichiatrica dove è ricoverata come se ne fosse la direttrice, dà ordini alle altre pazienti che disprezza e giudica sue serve, fruga di nascosto nelle loro cartelle cliniche per vedere come può servirsene; seduce l’ex marito – un ricco avvocato che lei ha lasciato per andare con un criminale – e mentre dorme gli svuota il portafoglio per darsi alla pazza gioia con la sua “amica” Donatella, una depressa suicidaria. Per i suoi stessi parenti, persua madre, Beatrice è una immorale, priva di scrupoli, devastatrice di vite e di averi altrui. Un ritratto perfetto di “disturbo narcisistico della personalità”.
Che dire di “Francesco”?
A rileggere le testimonianze di quanti l’hanno conosciuto in Argentina, colpisce la frequenza con cui dalle loro labbra sorgono spontaneamente termini psichiatrici, e spesso descrittivi, a loro insaputa, della turba mentale che abbiamo sopra delineata.
“Non fidatevi di Bergoglio, è un grande attore”, scrisse nel 2013 Horacio Verbitsky, il giornalista che lo ha accusato di aver non aver difeso (o addirittura consegnato ai carnefici) i preti dissidenti durante la dittatura, denunciandole il lato doppio e istrionesco. E aggiunse, profetico: «Quando celebrerà la sua prima messa in una via di Trastevere o nella stazione Termini di Roma, e parlerà delle persone sfruttate dagli insensibili che hanno chiuso il loro cuore a Cristo, ci sarà chi si dichiarerà entusiasta del tanto invocato rinnovamento ecclesiastico». Ma guai a lasciarsi fuorviare dalle parole di un “professionista”. La sorella di uno dei gesuiti che non avrebbe difeso: «Ha ottenuto quello che voleva. Mio fratello m’aveva avvertita: «Vuole diventare Papa: è la persona più indicata, è un esperto nel dissimulare».
Quando nel 1990 la compagnia di Gesù lo allontanò da Buenos Aires per “esiliarlo” a Cordoba, 800 chilometri più a Nord, la voce fu che “era malato, pazzo”. L’altra voce: Bergoglio continuava ad esercitare una forte leadership personale su una frazione della Compagnia anche dopo che non aveva più ruoli dirigenti, agiva “como un superior parallelo“, influendo su molti gesuiti, in un decennio nel quale più di un centinaio di loro lasciarono l’ordine e il sacerdozio: e la maggior parte dei fuorusciti apparteneva al gruppo di coloro che non stavano dalla parte di Bergoglio ma piuttosto volevano liberarsi di lui”.
Aveva evidentemente reso loro la stessa vita d’inferno che adesso infligge alla Curia romana. E ancor peggio: ha devastato la Compagnia di Gesù in Argentina, l’ha spaccata in uno scisma , ha incenerito un centinaio di vocazioni sacerdotali.
continua............
Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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23/11/2017 14:49 | |
Mancanza di empatia
Uno di questi ex gesuiti è Miguel Ignacio Mom Debussy, 67 anni, ex gesuita, che ha praticamente convissuto con lui per 11 anni: “E’ stato il mio superiore diretto, prima come maestro dei novizi, poi come Provinciale dei gesuiti in Argentina e successivamente come rettore del Colegio Máximo di San Miguel… Bergoglio era molto manipolatore, manipolava le persone, sia seducendole, che minacciandole o punendole, in forma sottile o molto direttamente. Voleva controllare le persone secondo la sua convenienza o per cercare di cooptarle sulla sua linea di pensiero e di azione pastorale e aveva una evidente sete di potere. Per questo dissi in un’occasione “che aveva tratti psicopatici”.
Sulla sua mancanza di empatia, anzi insensibilità patologica, sono a decine gli episodi.
Nella vulgata adulatoria, Bergoglio si sarebbe prodigato presso la giunta militare,rischiando di suo, per far liberare due gesuiti che erano stati presi a rischiavano di finire desapareciti. Ma uno di loro, Orlando Yorio (è morto nel 2000) durante il proceso a la Junta (luglio 1985) ha dichiarato:
«Non ho indizi che Bergoglio ci abbia fatto liberare, anzi. Informò i miei fratelli che ero stato fucilato – non so se lo disse come cosa possibile o certa – perché preparassero mia madre”.
Insensibilità disumana. Confermata da Mom Debussy, che si trovava nello studio provinciale di Bergoglio quando Yorio, il confratello che era appena stato liberato dai militari della Marina (che lo avevano torturato) chiamò Bergoglio. “Stavo parlando con lui quando ricevette la telefonata – ha rievocato l’ex gesuita – e ascoltai le risposte taglienti e in tono irritato che dava al suo interlocutore – io in quel momento ignoravo chi fosse – in una conversazione che non durò nemmeno un minuto. Quando terminò, mi disse infastidito: «[Era] Yorio, lo hanno rilasciato dall’Esma. “È fatta”, aggiunse, “che non mi dia più fastidio, che si arrangi”. E continuò, molto tranquillamente: “Di cosa stavamo parlando?”.
Parlava così di un confratello che era stato torturato e, spaventato, appena uscito dal carcere, gli chiedeva aiuto al telefono.
“Rispetto a padre Yorio e a padre Jálics [l’altro arrestato], so direttamente e personalmente che Bergoglio li discreditava pubblicamente e continuamente tra di noi; ma lo faceva anche con altri gesuiti che si rifiutavano di seguire la sua linea pastorale o la mettevano in discussione”.
Anche questo è un tratto tipico e costante del disturbo mentale, descritto nei manuali diagnostici. Invece di aver compassione delle persone in stato di debolezza, che hanno bisogno di aiuto, il narcisista patologico le maltratta perché le sente invalidanti, dei pesi morti, ostacoli al raggiungimento dei suoi obiettivi.
Inoltre: “Per i suoi scopi fa sentire gli altri confusi, colpevoli o sbagliati. Cerca di ottenere la fiducia degli altri per raccogliere informazioni sudi loro .Usa le informazioni personali raccolte per infastidire , ferire o manipolare gli altri. “Non ha paura di far male agli altri, né rimpianti. “.
Inoltre, “Gode nel vedere che il suo umore ha effetto sugli altri e che può rendere di cattivo umore gli altri”. Ciascuno dei collaboratori di Francesco può giudicare meglio di noi questo tratto.
Noi possiamo cercare solo nel suo passato. Perché lì i manuali diagnostici consigliano di guardare. La persona “dà l’impressione che abbia tagliato i ponti con le persone del loro passato? Ha una lista di “persone cattive” che disprezza?”.
Il taglio dei ponti nel passato di Bergoglio è gigantesco: ha tagliato nientemeno che con l’ordine dei gesuiti di cui fa parte. “Il suo passato come provinciale di Argentina fa sì che molti non lo amino”, riconosce persino la sua biografa ed adulatrice ufficiale, la giornalista Elisabetta Piqué: al punto che “quando veniva a Roma come vescovo, non lo invitano ad alloggiare nella casa generalizia di Borgo Santo Spirito”. Che vada a dormire all’Hotel Santa Marta.
Come mai, l’abbiamo visto: ha “messo ordine” nella Compagnia frantumandola. Quando Arrupe (il generale) lo fa provinciale di Argentina, “Bergoglio è molto giovane e affronta con polso fermo la su prima sfida di governo; sicuramente commette errori”. Lui stesso ha ammesso a Civiltà Cattolica: “Il mio modo autoritario e rapido di prendere decisioni mi ha portato ad aver problemi seri, mi ha creato l’accusa di essere un superconservatore”. Non solo: “lo accusarono di vendere varie proprietà della Compagnia che si trovava in immensi problemi finanziari”, scrive la Piqué. Precisa Ignacio Mom Debussy: “in una riunione interna, successiva al provincialato di Bergoglio, era stata accertata la mancanza di circa 6 milioni di dollari che dovevano essere registrati sui libri contabili e invece non ve ne era nessuna traccia”.
Attenzione: non se li è certo intascati, il provinciale. Non è disonesto nel senso consueto del termine. E’ che una personalità che ha un’idea grandiosa di sé si sente rimpicciolita se obbligata al compito modesto di tenere libri contabili. Un narcisista patologico, leggo nel manuale diagnostico, “ Pensa che rispettare regole e leggi lo rendano ordinario e sotto controllo”. E d’altra parte, i manuali mettono in guardia: colui che è affetto da questa psicopatia “Può mentire, rubare o falsificare informazioni a discapito di qualche ente. Può sabotare, nascondere o danneggiare proprietà dei propri partner in modo da non poter loro permettere di fare qualcosa”.
Bergoglio ha dal suo passato “una lista di persone ‘cattive’ che disprezza”? Ai tempi della sua elezione, i giornali argentini hanno pubblicato liste di vescovi argentini “cattivi” con cui s’era scontrato per motivi ideologici, di cui – giurava la stampa – Bergoglio si sarebbe vendicato. E così è stato: rimozioni e dimissioni. La biografa-violinista Piqué ha colto dalla viva voce del suo eroe altre “persone cattive” in Vaticano: “Un gruppo che cominciò a fargli la guerra a Roma accusandolo di eterodossia”. Il segretario di Stato Angelo Sodano, il nunzio a Buenos Aires Adriano Bernardini, l’ambasciatore argentino presso la Santa Sede Esteban Caselli, tutti ce l’hanno con lui: perché sono “conservatori” mentre lui è “progressista” (da provinciale, però, era stra-conservatore…). In realtà, si capisce che queste personalità hanno cercato di frenarne l’irresistibile ascesa, perché ne avevano subodorato la pericolosità e la sete di potere. Nelle biografie adulatorie (scritte, come vedremo, sotto la sua dettatura) si parla di “una martellante “campagna di discredito” contro Bergoglio, che trovò sensibile a Roma lo stesso preposito generale della Compagnia di Gesù, all’epoca l’olandese Peter Hans Kolvenbach”, come se fosse inspiegabile e ingiustificata.
Fatto sta che dalla carica di provinciale superiore dell’Argentina che ha coperto dal 1973 al ’79 – e che secondo i suoi biografi era tutto sommato un successo (“un boom di vocazioni”, giunge a scrivere la Piqué), poi viene retrocesso a fare quel che faceva prima, rettore della facoltà di teologia di San Miguel; poi i superiori lo tolgono di lì – “Era in atto una controriforma nel senso contrario a quel che avevo realizzato io”, racconta lui alla biografa – e lo spediscono in Germania: perché si faccia una cultura completando una tesi sul teologo Romano Guardini, che lui – in quasi due anni – non completerà. Dopo di che, appena torna in Argentina su sua insistente richiesta, lo spediscono a Cordoba, a mille chilometri dalla capitale. E’ chiaro che fanno di tutto per allontanarlo dalla capitale, dove ha creato la sua propria centrale di potere.
Infatti il suo successore nel provincialato, padre Andrés Swinnen, ha spiegato così l’allontanamento di Bergoglio: “Continuava a esercitare una forte leadership personale su una frazione della Compagnia anche dopo che non aveva più ruoli dirigenti”. Si comportò come un “superiore parallelo”, agendo sulla conventicola di suoi adepti, per lo più giovani da lui sedotti (psichicamente) al seminario.
Un comportamento prevaricatore tipico del disturbo, e distruttivo di istituzioni e persone. Nella mia inchiesta in Argentina sul miracolo eucaristico, ho incontrato molti preti, gesuiti e no, che ancora si leccavano le ferite psicologiche inflitte loro da Bergoglio: per lo più lamentavano d’essere stati trattati come collaboratori intimi di Bergoglio, per poi essere buttati via, svuotati e accartocciati come un pacchetto di sigarette vuoto.
L’esilio a Cordoba
A Cordoba fu mandato “in isolamento”. Inseguito dalla voce che era “malato e pazzo”. Lui ha sempre parlato di “castigo” (sottinteso: ingiusto) , di “esilio”, di “tempo di oscurità, di ombre”: la sofferenza del disturbato narcisista lontano dal suo centro di potere.
Ma non ha mai voluto sollevare il velo su quell’esilio. Anzi, ha cercato di farlo dimenticare, come non fosse mai esistito: non è da un simile carattere, che coltiva una idea di sé grandiosa ed eccezionale, riconoscere uno scacco personale.
Così, quando nel 2013 il vescovo di Cordoba, in visita a Roma, lo informò che due giornalisti (Javier Camara e Sebastian Pfaffen), stavano indagando su quei mesi oscuri, intervistando testimoni locali del suo “esilio”, ecco che cosa ha fatto: “Papa Francesco chiamò al telefono i due cronisti non una ma più volte e non mollò più la presa. Intrecciò con loro una fitta corrispondenza via mail. Diede fondo ai suoi ricordi e trasformò il libro in una sorta di sua autobiografia cordobana, con numerosi suoi giudizi e racconti virgolettati”.
Come volevasi dimostrare: invadente, astuto ed ossessivo, ha manipolato i due , li ha “sedotti” con le sue “informazioni”, impedendo loro di condurre un’inchiesta indipendente. Il libro, “Aquel Francisco“, porta le firme dei due, ma l’autore è lui, Bergoglio, che l’ha scritto e riempito della sua versione dei fatti. Ovviamente, i suoi “nemici” ne risultano sminuiti e messi in cattiva luce dai suoi “giudizi virgolettati”; lui, ne esce ingrandito, martire e santo.
E studioso. “A Córdoba – rivela Bergoglio in ‘Aquel Francisco’ – ripresi a studiare per vedere se potevo procedere un poco nella stesura della tesi di dottorato su Romano Guardini. Non riuscii ad ultimarla…”.
La sua “tesi dottorale su Romano Guardini”, ecco un altro mito su cui Bergoglio ha molto manovrato e fatto ricamare – per nascondere la realtà. Sul sito ufficiale del Vaticano ha fatto scrivere: “Nel marzo 1986 va in Germania per ultimare la tesi dottorale…”, quasi come se l’avesse ultimata. Avvenire: “Papa Francesco ha trascorso quasi due anni in Germania per leggere e studiare Guardini…”.
http://www.centroculturaledimilano.it/wp-content/uploads/2013/05/Romano-Guardini-rilegge-Bonaventura-Silvano-Zocal-Avvenire.pdf
Quanto a L’Espresso è andato oltre: …”Proprio su Romano Guardini il gesuita Jorge Mario Bergoglio scrisse la sua tesi di dottorato in teologia, a Francoforte nel 1986″.
“Sbagliato – ha corretto Sandro Magister – . Bergoglio né scrisse quella tesi né conseguì il dottorato. Questo era piuttosto un suo progetto, al quale dedicò alcuni mesi nel 1986 in Germania, presso la facoltà filosofico-teologica Sankt Georgen di Francoforte. Ma poi lo lasciò cadere”.
La facoltà di teologia e filosofia di Sankt Georgen di Francoforte, ha reso noto che il futuro Papa “passò alcuni mesi presso la facoltà per consigliarsi con alcuni professori su un progetto di dottorato che non è arrivato a conclusione”. Laconica nota, da cui si intuisce che i professori l’hanno visto poco o niente; certo è che la tesi di dottorato è rimasta “progetto” inconcluso, che di Guardini il Bergoglio non ha probabilmente mai letto una pagina. Infatti nella storica “’intervista di papa Francesco a “La Civiltà Cattolica“, in cui egli dedica ampio spazio ai suoi autori di riferimento, Guardini non c’è”.
Del resto, quando lo mandano in Germania a finire la tesi, ha 50 anni. Un gesuita di 50 anni senza tesi di dottorato, senza cultura superiore! A Francoforte, lo disse lui stesso, andava fino al cimitero dove si vedeva l’aeroporto a “salutare gli aerei che vanno in Argentina”.
Il basso livello di curiosità intellettuale è tipico del narcisista patologico. Lui intende il sapere come un mezzo di potere; ragion per cui (elencano i manuali diagnostico-statistici) invidia chi lo ha: “Se le altre persone ricevono delle lodi e lui no, si sente amareggiato. – . A volte prova a screditare le persone che ricevono dei riconoscimenti o lascia la scena se qualcuno riceve lusinghe perché contrariato”. E’ il tipo umano che si irrita profondamente in un ambiente dove altri sono evidentemente superiori intellettualmente a lui: “Si sente arrabbiato e contrariato se vede gli altri raggiungere successo o compiere buone azioni. Si sente arrabbiato e contrariato nel vedere la felicità altrui”.
In più, è incapace di solitudine. “E’ di cattivo umore se non riceve attenzioni o se trascorre del tempo da solo”. Il che spiega alla perfezione come mai abbia scelto di vivere nell’albergo di Santa Marta invece che nelle stanze papali…
Ma il fallito progetto di tesi su Guardini rivela un tratto ancor più importante e fatale di questo malato mentale: la sua inconcludenza. Vulcanico attivista in apparenza, quando affronta progetti seri, non riesce a portarli a termine. Il che particolarmente dannoso, quando il malato riesce a raggiungere posizioni di leadership.
Altri malati mentali finiscono in ospedali psichiatrici o barboni senza tetto, per disadattamento sociale. Al contrario, l’affetto da disturbo narcisistico, spesso “ha successo” e “fa carriera”. Il motivo è chiaro: agli altri, queste persone appaiono “fortemente sicure di sé, autoritarie e affascinanti, che riescono a farsi seguire dagli altri; non hanno paura di calpestare, ma nemmeno di correre dei rischi”.
Sono – nel nostro mondo malato – i caratteri “ideali” per salire nella carriera e arrivare al successo politico.
Il guaio è quando arrivano al vertice. Perché allora il loro autoritario “stile di comando”, le loro rabbie imperiose e punitive, non bastano a nascondere la sconclusionatezza dei progetti, grandiosi ma senza costrutto, impossibili da portare a termine e inefficaci.
Ciò che ormai risulta palese agli osservatori oggettivi delle cosiddette “riforme” di Papa Francesco, tanto applaudito (dai media) come “rivoluzionario” riformatore della Chiesa. Ma questo capitolo richiederà un’altra puntata.
(1 – Continua).
Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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23/11/2017 14:54 | |
ricordiamo anche di cliccare qui per una raccolta di articoli atti a spiegare quando un Pontefice (non eretico) induce però e spinge all'eresia....
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Maurizio Blondet
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“Sono un po’ furbo, mi so muovere”, ha detto una volta di sé Bergoglio. “Sa gestire molto bene i fili del potere”, ha confermato padre Eduardo de la Serna, del Segretariato di Cura per i poveri, che lo ha conosciuto bene. Come e con quali metodi, lo ha spiegato Alejandro Brittos, un giornalista argentino che ha condotto un’inchiesta sul passato di Francesco, a cui ha dato il titolo: “Come l’“umile” Bergoglio preparò la scalata ai vertici della Chiesa”. E’ un articolo da leggere integralmente, perché è anch’esso a modo suo un referto. Ne riporto l’essenziale:
Come provinciale della Compagnia gesuitica e come rettore del Colegio Màximo di Buenos Aires, “nel giro di poco tempo, il futuro papa poté esibire al resto della Compagnia e della Chiesa i suoi successi: Mentre nel mondo il numero di giovani che aderivano agli studi sacerdotali diminuiva, nella provincia argentina andava crescendo”.
Solo che “alcuni dei novizi di allora ricordano con dolore quella tappa. In una lettera inedita che è stata scritta recentemente da due di loro si legge: “Esisteva una chiara politica di reclutamento dei giovani. Si aveva bisogno di loro per fondare una nuova provincia. […] Si approfittò dell’età vulnerabile di quei ragazzi, in realtà poco più che bambini, per fini personali” – Con metodi di “ manipolazione degli affetti con l’obiettivo di influire nel comportamento”, ragazzi spesso tredicenni venivano instradati al sacerdozio così: “Nella pratica, si cercava di fare in modo che i novizi perdessero i vincoli affettivi con le proprie famiglie, con gli amici e in generale con tutte le relazioni private”.
Metodi da Scientology, diremmo.
Che comprendevano il culto della personalità di Bergoglio, ritenuto dai fedeli “un santo”, soggiogati dalle auto-esibizioni i sulla sua “umiltà” e il suo ascetismo. “Durante le conversazioni cercava sempre di impressionarci con la sua grande umiltà e semplicità, ma allo stesso tempo ci dimostrava il suo potere. Come di passaggio, ci raccontava che questa o quella persona che occupavano posti rilevanti nella gerarchia ecclesiastica o del proprio Colegio li aveva sistemati lui”: e qui a parlare è Alejandro Perez Esquivel, Nobel per la Pace 1980, pacifista argentino, che è stato studente al Colegio Maximo negli anni in cui non era più rettore.
Anche quando i superiori riuscirono ad allontanarlo da quel posto, “benché formalmente non fosse più il direttore, per molti anni continuò a esercitare una influenza molto forte attraverso i suoi sostenitori”, spiega ancora Pérez: “Ci rendevano tutti conto che era ancora Bergoglio a comandare perché lui stesso lo faceva notare”.
Alla fine di tanto successo, “alcuni dei novizi che erano passati per l’esperienza educativa [di Bergoglio] si allontanarono dal sacerdozio. Qualcuno dovette addirittura affidarsi alle cure di uno psicologo a causa del danno subito” ( Tipico: il narcisista lascia dietro sé non solo istituzioni devastate, ma vite psichicamente annichilite). Ma lui era già lanciato verso l’ulteriore carriera.
Come si comporta al potere
Questo basti a spiegare come Bergoglio abbia continuato a far carriera, nonostante il suo disturbo di personalità, gli evidenti disastri prodotti dalla sua leadership e la sua inadeguatezza anche culturale. Limitiamoci a ricordare che il narcisista patologico da una parte può atteggiarsi, per i suoi scopi, a “paterno, servizievole, simpatico”, dall’altra ha la sicurezza di sé (spinta all’inverosimile), la capacità di farsi seguaci, e di assumersi dei rischi, che sono le qualità che, nel nostro mondo, sono proprio quelle che servono ad “avanzare”.
Il punto è che una volta ai vertici del potere, governare è tutt’altro paio di maniche. Anche perché egli non ha cercato il potere allo scopo di “realizzare qualcosa di grande” insieme agli altri. Lo ha voluto perché “essere in posizione di autorità assicura al narcisista un flusso ininterrotto di soddisfazione narcisistica. Nutrito dal timore reverenziale, dalla subordinazione, ammirazione, adorazione ed obbedienza dei suoi sottoposti, il narcisista fiorisce”. Così il Sam Vaknin, famoso psicologo aziendale, che ha scritto volumi sul pericolo rappresentato per le imprese dall’ascesa di leader con tale disturbo. (Sam Vaknin, Malignant Self-Love, Barnes & Noble, 1995).
Anche lo psichiatra Otto Kernberg, la massima autorità sul narcisismo patologico, ha segnalato lo stesso pericolo:
“Individui dalle relazioni interpersonali eccessivamente autoriferite e autocentrate, in cui grandiosità e sopravvalutazione di sé si uniscono ai sentimenti di inferiorità che sono eccessivamente dipendenti dall’ammirazione esterna, emotivamente poco profondi, intensamente invidiosi, insieme sprezzanti e profittatori nelle relazioni con gli altri. La grandiosità e l’egocentrismo smodato dei narcisisti contrasta in modo sorprendente con la facilità con cui diventano invidiosi. L’incapacità di valutare adeguatamente se stessi e gli altri li rende incapaci di empatia, di scelte accurate nelle relazioni con le persone, che possono diventare tutte pericolose quando essi occupano posizioni elevate.
[…] . Un’ altra conseguenza del narcisismo patologico è la spinta a pretendere la sottomissione nei confronti del personale. Poiché i leader narcisisti tendono a circondarsi di yes-men e di abili manipolatori che sfruttano i loro bisogni narcisistici, i membri più onesti, ma anche più critici, dello staff vengono messi da parte”.
Ciascuno – specie i suoi sottoposti in Vaticano – può valutare da sé fino a che punto Bergoglio abbia creato la propria corte di yes-men, sicofanti, adulatori e delatori; di devoti spesso sinceri ammiratori della sua “umiltà e carità”; gente di sua fiducia a cui il narcisista-capo affida “le politiche organizzative, le campagne di voci e disinformazione”, mantenendo con questi “tirapiedi (sidekicks) un grado di separazione tale che, se colti in fallo, il narcisista li abbandonerà al proprio destino” ( Richard Boyd, Narcissistic Leaders and their Manipulation in Group Dynamics, Perth)
Questi “favoriti” sono peraltro i primi parafulmini delle scariche di rabbia irrefrenabile , in forma di maltrattamenti verbali o fisici, cui il capo narcisista si abbandona quando è in qualunque modo confrontato da critiche o sfide alla sua superiorità. Ma questi scoppi di rabbia non sono nulla in confronto a quella che scatena contro le personalità “più oneste ma anche più critiche” nell’organizzazione che comandano, che “ha messo da parte” ma che lo contestano sul piano intellettuale o morale.
Si veda il cardinal Burke, e i cardinali che gli hanno chiesto di rispondere ai loro dubia.
“Critiche e disapprovazione sono interpretate da tali personalità” , scrive Vaknin. non già come un legittimo dibattito in una disputa intellettuale, bensì “come la sottrazione sadica della soddisfazione narcisistica, da cui sono pericolosamente dipendenti. Sono personalità la cui stessa esistenza dipende dalla percezione che gli altri hanno di loro”.
Si tenga presente che si tratta di individui che – secondo i criteri diagnostici che consentono di distinguere questo malato da altri disturbati – Questi individui sono spesso invidiosi degli altri, o credono che gli altri siano invidiosi di loro (Criterio 8). Possono invidiare agli altri successi e proprietà, sentendo di meritare di più quei risultati, ammirazione o privilegi. Possono svalutare aspramente i contributi di altri, particolarmente quando quegli individui hanno ricevuto riconoscimento o lode per i loro successi.
Peggio: “13. Si sente arrabbiato e contrariato se vede gli altri raggiungere successo o compiere buone azioni. (sic) 14. Si sente arrabbiato e contrariato nel vedere la felicità altrui. Se le altre persone ricevono delle lodi e lui no, si sente amareggiato. 11. A volte prova a screditare le persone che ricevono dei riconoscimenti o lascia la scena se qualcuno riceve complimenti perché contrariato.”
Ciò perché si sente defraudato dell’ondata di rispetto e considerazione che le persone migliori ricevono; ha bisogno di averla tutta solo per sé, insaziabile. Egli infatti letteralmente “non esiste” se non si specchia nell’ammirazione, o anche nel timore, delle persone circostanti – o dei giornalisti, o dei fedeli. Per questo non può vivere negli appartamenti papali “Diventa di cattivo umore se trascorre del tempo da solo (criterio 31).
Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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23/11/2017 14:55 | |
Vive in hotel “per motivi psichiatrici”
Lo ha ammesso lui stesso in un colloquio dove ha spiegato perché rifiuta di vivere negli appartamenti papali, e abita nell’albergo Santa Marta:
Ha detto il Papa “Io ho necessità di vivere fra la gente, e se io vivessi solo, forse un po’ isolato, non mi farebbe bene. Questa domanda me l’ha fatta un professore: ‘Ma perché Lei non va ad abitare là?’. Io ho risposto: ‘Ma, mi senta, professore: per motivi psichiatrici’. E’ la mia personalità. Anche l’appartamento, quello non è tanto lussuoso, tranquilla… Ma non posso vivere da solo, capisci?“.
“Il narcisista maligno (malignant narcissist) vuole il potere e il controllo ; vuole vincere anche se ciò significa l’annichilimento della vittima”. Solo allora si placa, perché “pensa che tutto il rispetto, l’amore, l’attenzione, il valore e l’apprezzamento che ha preso a te, adesso appartengono a lui”.
Noi stiamo appunto assistendo alle fasi di annichilimento di un avversario, Burke, anche a costo di devastare l’Ordine di Malta, spaccarlo con l’aiuto di sicofanti interni, calpestarne la sovranità millenaria.
E stiamo assistendo alle fasi finali, invece, del “calvario dei Frati Francescani dell’Immacolata, e del ramo femminile dello stesso nome (che) starebbe per arricchirsi di nuovi capitoli. Secondo indiscrezioni, la Congregazione per i Religiosi, e in particolare il prefetto, il brasiliano Braz de Aviz, insieme al Segretario, lo spagnolo francescano Carballo, avrebbero intenzione di chiudere lo spinoso e mai realmente spiegato capitolo del commissariamento entro quest’ anno. “E’ opportuno ricordare che del commissariamento di quello che era uno degli ordini più fiorenti e ricchi di vocazioni nel panorama cattolico degli ultimi decenni non è mai stata fornita una motivazione chiara. Si è cercato di supplire a questa mancanza di trasparenza con una campagna mediatica almeno discutibile, in cui si è accusato il fondatore, padre Stefano Manelli, novantenne, di pratiche e comportamenti scorretti anche sessuali. Il tutto ha provocato una denuncia per associazione a delinquere, diffamazione e calunnia contro i responsabili di un sito, giudicato da Manelli e altri, responsabile della campagna, presso il tribunale di Avellino”. Così il vaticanista Marco Tosatti, in un articolo dove potete apprendere i nomi di vari sicofanti e sidekick del Narcisista Supremo.
http://www.marcotosatti.com/
Ma in esso noi sottolineiamo una notizia sintomatica inquietante: le nuove Costituzioni dei Francescani dell’Immacolata, che vengono scritte dai commissari di Bergoglio, “è’ molto probabile che contengano se non l’abolizione del voto di Consacrazione illimitata all’Immacolata, almeno la sua facoltatività. Il che costituirebbe una mossa molto forte contro la principale caratteristica identitaria dell’istituto, e l’ispirazione di padre Kolbe.”
Questo atto malvagio, di vero e proprio omicidio spirituale di una spiritualità specifica (che ha attratto centinaia di vocazioni), non ha spiegazioni razionali – se non alla luce del disturbo psichico bergogliano. Perché un Papa dovrebbe vietare alle suore e ai frati la “consacrazione illimitata all’Immacolata”?
Non basta richiamare il criterio 13: “Si sente arrabbiato e contrariato se vede gli altri raggiungere successo o compiere buone azioni”. Ad un tale disturbato sono totalmente irraggiungibili le forme di contemplazione profonda; ovviamente, soffre di un totale angolo cieco verso le manifestazioni del misticismo. Il che significa: le percepisce come una simulazione del Fondatore (in questo caso, il povero padre Manelli, tuttora prigioniero), una simulazione di pietà a scopo di potere; insomma, uno strumento che lui non padroneggia, che invidia, e che deve far scomparire dalla Chiesa.
Da qui si intuisce il motivo per cui la “religiosità” di papa Bergoglio è tutta incentrata sul “sociale”, su “gesti” esteriori e mediatici (come lavare i piedi alle immigrate, andare dai luterani…), e soprattutto sul “fare”: è il papa delle “riforme”, il papa che vuole rovesciare la Chiesa da cima a fondo, renderla moderna..
“Leader di setta, un Gesù mostruosamente invertito”
Sam Vaknin, lo psicologo aziendale sopra ricordato, scrisse le parole che sto per riportare nel’95. Non poteva nemmeno immaginare, allora, un papa Francesco alla testa della più nobile ed antica istituzione della storia. Riportava la propria esperienza di osservatore delle dinamiche di gruppo in imprese ed organizzazioni: e notava specialmente le sette e i culti, alla cui testa si trova spesso un narcisista patologico.
“Il leader narcisista si atteggia artificiosamente a ribellione contro “i vecchi metodi”, contro la cultura egemonica, contro le religioni istituzionali […] Gli ‘altri’, spesso arbitrariamente scelti, sono accusati di essere “sorpassati” decadenti, avulsi dalla realtà; sono accusati di essere, loro, narcisisti”.
Non è esattamente così che si atteggia Bergoglio? E’ stata persino pubblicata una lista degli insulti che ha dedicato ai cattolici che si oppongono alla sua rivoluzione clericale e alle sue eresie. Sono tanti, che abbiano fatto una cernita scegliendo quelli più “sintomatici” di tanta Misericordia papale:
- Cristiani con la faccia da sottaceto, Cristiani pappagallo. Cavillatori moralistici
Fomentatori della coprofagia
- Specialisti del Logos
- Sgranarosari – Funzionari
- Signor e signora Piagnistei
- Mummie da museo – Vescovo da aeroporto – Facce da funerale
- Vescovo carrierista – Pessimisti queruli e disillusi
- Cristiani tristi – Piccoli mostri
- Cristiani sconfitti – Ideologi dell’astratto – Marci nel cuore
- Deboli fino alla putredine – Cristiani nemici della Croce di Cristo
- Cavillatori moralistici – Contemplativi distanti
Ridiamo la parola a Vaknin, a proposito dei leader di sette e culti che risultano poi affetti dal disturbo narcisista:
“In questo senso, i leader sono post-modernisti e relativisti morali. [..]
E’ appunto il relativismo morale di Francesco quello che suscita gli applausi dei media e dei laicisti, mentre sgomenta e offende i cattolici fedeli. La volontà di dare la Comunione ai divorziati risposati civilmente, che ha causato i dubia dei quattro cardinali, è una illustrazione perfetta del relativismo morale di 266. L’indifferenza ai temi dell’aborto, divorzio ed eutanasia (i cosiddetti valori non negoziabili), sono un altro esempio patente; e così la sua neutralità sulla “nozze gay”: “Sulle unioni civili non mi immischio”, eccetera. Ma asserzioni relativiste si trovano in tutti i suoi discorsi. Scegliamo a caso: l’affermazione che”i fondamentalismi ci sono da entrambe le parti”; non solo nell’Islam ma anche nel cattolicesimo (che fa proselitismo”), fino alla sua negazione (di un Papa!) delle radici cristiane dell’Europa. “Bisogna parlare di radici al plurale perché ce ne sono tante. Quando sento parlare delle radici cristiane dell’Europa, a volte temo il tono, che può essere trionfalista o vendicativo. Allora diventa colonialismo. Giovanni Paolo II ne parlava con un tono tranquillo”.
Torniamo al testo di Vaknin: il narcisista al vertice “ incoraggia e nutre un culto della [propria] personalità che ha tutti i caratteri distintivi della religione istituzionale: sacerdoti, riti, templi, devozioni, catechismi, mitologia. Il leader è il santo ascetico di questo culto. Egli si nega monacalmente ai piaceri terreni (o così proclama) per dedicare interamente se stesso al proprio compito [abbiamo visto come esibisse la sua “santità”; da novizio baciava i piedi ai superiori, si dava ad mortificazioni esagerate..] Il leader narcisista – aggiunge Vaknin – è un Gesù mostruosamente invertito […] Il narcisismo è nichilista non solo operativamente o ideologicamente. Il suo stesso linguaggio e la sua narrativa sono nichilisti”.
“..Ciò che non possono avere, cercano di distruggere. La loro capacità di manipolare, umiliare o soggiogare li fa “sentire” tanto più potenti, in quanto tutto ciò che sentono è nulla e sentirsi potenti è meglio che il nulla”.
Una volta al comando, è inconcludente
Una simile persona, una volta al vertice, non è assolutamente in grado di “comandare”, ossia di chiamare genti diverse a “fare qualcosa di grande assieme”. Non è adeguato mentalmente, i compiti che proclama di voler realizzare superano il suo livello intellettuale. I suoi progetti di grandi riforme organizzative della pletorica burocrazia vaticana, a tre anni di distanza, a che punto sono? “Di carne al fuoco”, mi dice il segretario di un dicastero, “ne ha messa tanta, forse troppa, ma i risultati scarseggiano. Ci sono commissioni al lavoro, ci sono i gruppi di studio, ci sono le consultazioni, ma nessuno sa quando si vedrà qualcosa di concreto, e se mai si vedrà” (Aldo Maria Valli, 266, LiberiLibri, pagina 106).
E la critica non viene da”tradizionalisti” presuntamente ostili, ma da Noi Siamo Chiesa, associazione marcatamente progressista. Che ne ha messo in luce l’inconcludenza della “giunta” dei 9 cardinali “scelti per progettare la riforma della curia. Dopo tre anni e quindici lunghi incontri i risultati sono del tutto inferiori alle attese, non solo per la lentezza delle decisioni, ma per le caratteristiche di quelle fino ad ora adottate. La forte presenza della Parola di Gesù nei messaggi del Papa ci sembra debole, o addirittura assente nei casi, poco frequenti, in cui egli parla della riforma della Curia […] Pare se ne sia parlato, a quanto riferito dal portavoce vaticano padre Federico Lombardi, ma per ora non vi è niente di chiaro né tantomeno di definito” (Noi siamo Chiesa, Riforma della Curia senza riforma. Non siamo sulla strada giusta, 14 giugno 2016)
“In Vaticano la confusione è tanta – conclude Valli.- E alla mancanza di decisioni si accompagnano i continui rimbrotti contro i curiali. Che in certi casi, intendiamoci, sono meritati, ma in molti altri appaiono ingenerosi e gratuiti. Quando si dice e si ripete, anche durante le omelia del mattino a Santa Marta, che preti, vescovi e cardinali non devono essere attaccati a soldi e potere, il messaggio che rischia di arrivare all’opinione pubblica è che solo il papa e pochi altri sono bravi e onesti mentre il resto della Chiesa è infestato da mercanti del tempio”.
Nulla che non sia previsto dai criteri diagnostici della psichiatria: “Il Soggetto affetto da tale Disturbo di Personalità, interagisce con l’Altro attraverso due Operazioni Difensive: 1-Onnipotenza 2-Svalutazione dell’Altro. L’Onnipotenza consiste nel ritenersi sempre nel giusto e ciò al di là di ogni ragionevole dubbio, con una sostanziale “impermeabilità” a contributi critici, osservazioni e eventuale messa in discussione. La Svalutazione dell’Altro si concretizza nel collocare sistematicamente l’Interlocutore su un piano di inferiorità e non ritenendo degne di attenzione le sue opinioni ed eventuali divergenze”. Inoltre: “Si considerano speciali, unici, “i migliori”. Ciò li porta a pensare di dover frequentare o di sentirsi capiti solo da persone altrettanto speciali o di condizione sociale elevata” (che sia questo il motivo per cui colloquia tanto volentieri con Eugenio Scalfari, e i potenti di questo mondo?). Per gli inferiori, scoppi di rabbia, umiliazioni ed e annichilimento (Vaknin: “Il narcisista incolpa gli altri del suo comportamento, li accusa di provocare i loro scoppi di rabbia e crede fermamente che ‘essi’ devo o essere puniti per il loro ‘cattivo comportamento’. Le scuse non bastano, a meno che non siano accompagnate da umiliazione”.
Per il grande pubblico e i “grandi” giornalisti, mostra la faccia paterna, sentimentale, buona, umanitaria (Vaknin: “E’ dottor Jekill e Mister Hyde”). “Il narcisista vede se stesso come il benefattore dei poveri, il campione degli spossessati contro l’elite corrotta … Ma la maschera pacifica si sgretola quando il narcisista si convince che la stessa gente per la quale parla, i suoi fans di base, le fonti primarie della soddisfazione narcisista, gli si sono alienati. Allora […] la rabbia narcisista porta ad una tremenda esibizione di aggressività senza freni”.
Il punto è, conclude lo psicologo delle aziende, “il suo regno è solo fumo e specchi, teatro e non vita, manipolazione di simboli e copie”, “apparenza senza sostanza”. […]
Per questo nel “dopo” del suo regime, quando il leader è stato deposto o cacciato, “tutto si disfa. Cessando la costante e instancabile prestidigitazione, l’intero edificio va in pezzi. Ciò che sembrava un miracolo economico si mostra per una bolla tenuta insieme da frodi. Gli imperi si disintegrano. I conglomerati d’affari laboriosamente assemblati si sgretolano. Scoperte scientifiche “rivoluzionarie” e teorie “audacissime” sono screditate. Esperimento sociali finiscono in caos” [..] il suo unico lascito sarà (negli adepti) un gigantesco disordine di stress post-traumatico.
A questo sta riducendo la Chiesa papa Bergoglio.
Tralascio la questione – dibattuta nei testi psichiatrici – se questo “malignant leader” possa chiamarsi, puramente e semplicemente, un malvagio morale. Oppure una vittima incolpevole della sua turba psichica. Di ciò, da comune fedele, penso debbano rispondere le camarille, la “mafia di San Gallo” dei cardinali progressisti che per anni, in riunioni segrete hanno preparato e voluto l’ascesa al soglio di Pietro di un simile homo signatus.
Preghiamo per lui. E per loro.
Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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