A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Udienze generali del Pontefice da gennaio 2018

Ultimo Aggiornamento: 19/12/2018 16:23
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
06/09/2018 16:58
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

UDIENZA GENERALE


Piazza San Pietro
Mercoledì, 5 settembre 2018

[Multimedia]


 

Catechesi sui Comandamenti: 7. Il giorno del riposo.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il viaggio attraverso il Decalogo ci porta oggi al comandamento sul giorno del riposo. Sembra un comando facile da compiere, ma è un’impressione errata. Riposarsi davvero non è semplice, perché c’è riposo falso e riposo vero. Come possiamo riconoscerli?

La società odierna è assetata di divertimenti e vacanze. L’industria della distrazione è assai fiorente e la pubblicità disegna il mondo ideale come un grande parco giochi dove tutti si divertono. Il concetto di vita oggi dominante non ha il baricentro nell’attività e nell’impegno ma nell’evasione. Guadagnare per divertirsi, appagarsi. L’immagine-modello è quella di una persona di successo che può permettersi ampi e diversi spazi di piacere. Ma questa mentalità fa scivolare verso l’insoddisfazione di un’esistenza anestetizzata dal divertimento che non è riposo, ma alienazione e fuga dalla realtà. L’uomo non si è mai riposato tanto come oggi, eppure l’uomo non ha mai sperimentato tanto vuoto come oggi! Le possibilità di divertirsi, di andare fuori, le crociere, i viaggi, tante cose non ti danno la pienezza del cuore. Anzi: non ti danno il riposo.

Le parole del Decalogo cercano e trovano il cuore del problema, gettando una luce diversa su cosa sia il riposo. Il comando ha un elemento peculiare: fornisce una motivazione. Il riposo nel nome del Signore ha un preciso motivo: «Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato» (Es 20,11).

Questo rimanda alla fine della creazione, quando Dio dice: «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco era cosa molto buona» (Gen1,31). E allora inizia il giorno del riposo, che è la gioia di Dio per quanto ha creato. È il giorno della contemplazione e della benedizione.

Che cos’è dunque il riposo secondo questo comandamento? È il momento della contemplazione, è il momento della lode, non dell’evasione. È il tempo per guardare la realtà e dire: com’è bella la vita! Al riposo come fuga dalla realtà, il Decalogo oppone il riposo come benedizione della realtà. Per noi cristiani, il centro del giorno del Signore, la domenica, è l’Eucaristia, che significa “rendimento di grazie”. E’ il giorno per dire a Dio: grazie Signore della vita, della tua misericordia, di tutti i tuoi doni. La domenica non è il giorno per cancellare gli altri giorni ma per ricordarli, benedirli e fare pace con la vita. Quanta gente che ha tanta possibilità di divertirsi, e non vive in pace con la vita! La domenica è la giornata per fare pace con la vita, dicendo: la vita è preziosa; non è facile, a volte è dolorosa, ma è preziosa.

Essere introdotti nel riposo autentico è un’opera di Dio in noi, ma richiede di allontanarsi dalla maledizione e dal suo fascino (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 83). Piegare il cuore all’infelicità, infatti, sottolineando motivi di scontento è facilissimo. La benedizione e la gioia implicano un’apertura al bene che è un movimento adulto del cuore. Il bene è amorevole e non si impone mai. Va scelto.

La pace si sceglie, non si può imporre e non si trova per caso. Allontanandosi dalle pieghe amare del suo cuore, l’uomo ha bisogno di fare pace con ciò da cui fugge. È necessario riconciliarsi con la propria storia, con i fatti che non si accettano, con le parti difficili della propria esistenza. Io vi domando: ognuno di voi si è riconciliato con la propria storia? Una domanda per pensare: io, mi sono riconciliato con la mia storia? La vera pace, infatti, non è cambiare la propria storia ma accoglierla, valorizzarla, così com’è andata.

Quante volte abbiamo incontrato cristiani malati che ci hanno consolato con una serenità che non si trova nei gaudenti e negli edonisti! E abbiamo visto persone umili e povere gioire di piccole grazie con una felicità che sapeva di eternità.

Dice il Signore nel Deuteronomio: «Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione. Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza» (30,19). Questa scelta è il “fiat” della Vergine Maria, è un’apertura allo Spirito Santo che ci mette sulle orme di Cristo, Colui che si consegna al Padre nel momento più drammatico e imbocca così la via che porta alla risurrezione.

Quando diventa bella la vita? Quando si inizia a pensare bene di essa, qualunque sia la nostra storia. Quando si fa strada il dono di un dubbio: quello che tutto sia grazia,[1] e quel santo pensiero sgretola il muro interiore dell’insoddisfazione inaugurando il riposo autentico. La vita diventa bella quando si apre il cuore alla Provvidenza e si scopre vero quello che dice il Salmo: «Solo in Dio riposa l’anima mia» (62,2). E’ bella, questa frase del Salmo: «Solo in Dio riposa l’anima mia».


Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier, le pèlerinage national de Guinée, accompagné par le Cardinal Sarah et par Mgr Coulibaly, Archevêque de Conakry, et le pèlerinage national du Sénégal, accompagné par Mgr Mamba, Evêque de Ziguinchor. A l’exemple de Marie qui, par son Fiat, s’est ouverte à l’Esprit Saint et a accueilli la Vie, prenons le temps de rendre grâce au Seigneur pour la vie qu’il nous donne et apprenons à y trouver notre joie. Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini francofoni, in particolare il Pellegrinaggio nazionale della Guinea, accompagnato dal Cardinale Sarah e dall'Arcivescovo Coulibaly di Conakry, e il Pellegrinaggio nazionale del Senegal, accompagnato da Mons. Mamba, vescovo di Ziguinchor. Seguendo l'esempio di Maria che, con il suo Fiat, si è aperta allo Spirito Santo e ha accolto la Vita, prendiamoci il tempo per rendere grazie al Signore per la vita che ci dà e per imparare a trovare la nostra gioia. Dio vi benedica!]

Mit Freude grüße ich die Pilger deutscher Sprache, vor allem die verschiedenen Schul- und Jugendgruppen. Nutzen wir den Sonntag, um Gott für seine Gaben und für unser Leben zu danken. Bei ihm allein kommt unsere Seele zur Ruhe (vgl. Ps 62,2). Der Heilige Geist erfülle euch mit seiner Freude und seinem Frieden.

[Sono lieto di salutare i pellegrini di lingua tedesca, specialmente i vari gruppi di studenti e di giovani. Approfittiamo della domenica per ringraziare Dio per i suoi doni e per la nostra vita. Solo in lui riposa la nostra anima (cfr. Sal 62,2). Lo Spirito Santo vi ricolmi della sua gioia e pace.]

 

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana.

In particolare saluto i Fatebenefratelli; le Suore Missionarie Serve dello Spirito Santo e le Figlie di Maria Ausiliatrice.

Un particolare pensiero rivolgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli.

Sabato prossimo ricorre la festa della Natività della Beata Vergine Maria. La ricorrenza coincide con il termine dell'estate e dei raccolti, e ci ricorda che Dio è fedele alle sue promesse e, in Maria Santissima ha preparato un tempio vivo in cui il Figlio suo, incarnandosi, ha voluto abitare in mezzo a noi e acquistarci la salvezza.

Dio vi benedica!

 


[1] Come ci ricorda Santa Teresa di Gesù Bambino, ripresa da G. Bernanos, Diario di un curato di campagna, Milano 1965, 270.







UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 12 settembre 2018

[Multimedia]



 

Catechesi sui Comandamenti: 8. Il giorno del riposo, profezia di liberazione

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nella catechesi di oggi torniamo ancora sul terzo comandamento, quello sul giorno del risposo. Il Decalogo, promulgato nel libro dell’Esodo, viene ripetuto nel libro del Deuteronomio in modo pressoché identico, ad eccezione di questa Terza Parola, dove compare una preziosa differenza: mentre nell’Esodo il motivo del riposo è la benedizione della creazione, nel Deuteronomio, invece, esso commemora la fine della schiavitù. In questo giorno lo schiavo si deve riposare come il padrone, per celebrare la memoria della Pasqua di liberazione.

Gli schiavi, infatti, per definizione non possono riposare. Ma esistono tanti tipi di schiavitù, sia esteriore che interiore. Ci sono le costrizioni esterne come le oppressioni, le vite sequestrate dalla violenza e da altri tipi di ingiustizia. Esistono poi le prigionie interiori, che sono, ad esempio, i blocchi psicologici, i complessi, i limiti caratteriali e altro. Esiste riposo in queste condizioni? Un uomo recluso o oppresso può restare comunque libero? E una persona tormentata da difficoltà interiori può essere libera?

In effetti, ci sono persone che, persino in carcere, vivono una grande libertà d’animo. Pensiamo, ad esempio, a San Massimiliano Kolbe, o al Cardinale Van Thuan, che trasformarono delle oscure oppressioni in luoghi di luce. Come pure ci sono persone segnate da grandi fragilità interiori che però conoscono il riposo della misericordia e lo sanno trasmettere. La misericordia di Dio ci libera. E quando tu ti incontri con la misericordia di Dio, hai una libertà interiore grande e sei anche capace di trasmetterla. Per questo è tanto importante aprirsi alla misericordia di Dio per non essere schiavi di noi stessi.

Che cos’è dunque la vera libertà? Consiste forse nella libertà di scelta? Certamente questa è una parte della libertà, e ci impegniamo perché sia assicurata ad ogni uomo e donna (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 73). Ma sappiamo bene che poter fare ciò che si desidera non basta per essere veramente liberi, e nemmeno felici. La vera libertà è molto di più.

Infatti, c’è una schiavitù che incatena più di una prigione, più di una crisi di panico, più di una imposizione di qualsiasi genere: è la schiavitù del proprio ego.[1] Quella gente che tutta la giornata si specchia per vedere l’ego. E il proprio ego ha una statura più alta del proprio corpo. Sono schiavi dell’ego. L’ego può diventare un aguzzino che tortura l’uomo ovunque sia e gli procura la più profonda oppressione, quella che si chiama “peccato”, che non è banale violazione di un codice, ma fallimento dell’esistenza e condizione di schiavi (cfr Gv 8,34).[2] Il peccato è, alla fine, dire e fare ego. “Io voglio fare questo e non mi importa se c’è un limite, se c’è un comandamento, neppure mi importa se c’è l’amore”.

L’ego, per esempio, pensiamo nelle passioni umane: il goloso, il lussurioso, l’avaro, l’iracondo, l’invidioso, l’accidioso, il superbo – e così via – sono schiavi dei loro vizi, che li tiranneggiano e li tormentano. Non c’è tregua per il goloso, perché la gola è l’ipocrisia dello stomaco, che è pieno ma ci fa credere che è vuoto. Lo stomaco ipocrita ci fa golosi. Siamo schiavi di uno stomaco ipocrita. Non c’è tregua per il goloso e il lussurioso che devono vivere di piacere; l’ansia del possesso distrugge l’avaro, sempre ammucchiano soldi, facendo male agli altri; il fuoco dell’ira e il tarlo dell’invidia rovinano le relazioni. Gli scrittori dicono che l’invidia fa venire giallo il corpo e l’anima, come quando una persona ha l’epatite: diventa gialla. Gli invidiosi hanno gialla l’anima, perché mai possono avere la freschezza della salute dell’anima. L’invidia distrugge. L’accidia che scansa ogni fatica rende incapaci di vivere; l’egocentrismo – quell’ego di cui parlavo - superbo scava un fosso fra sé e gli altri.

Cari fratelli e sorelle, chi è dunque il vero schiavo? Chi è colui che non conosce riposo? Chi non è capace di amare! E tutti questi vizi, questi peccati, questo egoismo ci allontanano dall’amore e ci fanno incapaci di amare. Siamo schiavi di noi stessi e non possiamo amare, perché l’amore è sempre verso gli altri.

Il terzo comandamento, che invita a celebrare nel riposo la liberazione, per noi cristiani è profezia del Signore Gesù, che spezza la schiavitù interiore del peccato per rendere l’uomo capace di amare. L’amore vero è la vera libertà: distacca dal possesso, ricostruisce le relazioni, sa accogliere e valorizzare il prossimo, trasforma in dono gioioso ogni fatica e rende capaci di comunione. L’amore rende liberi anche in carcere, anche se deboli e limitati.

Questa è la libertà che riceviamo dal nostro Redentore, il Signore nostro Gesù Cristo.


Saluti:

Pozdrawiam serdecznie pielgrzymów polskich. Dzisiaj w liturgii obchodzimy wspomnienie Najświętszego Imienia Maryi. Tak wiele ludzkich losów, nadziei i łez splatało się z Jej imieniem w historii świata. Także dzisiaj, łączy Ona w modlitwie miliony serc, które oddają Jej hołd, błagają o wstawiennictwo, pomoc i ratunek. Matka Boża w niebezpieczeństwach zawsze broni wiary i Kościoła. Oddając cześć Imieniu Maryi, dziękujmy za Jej obecność w życiu Kościoła i każdego z nas. Zawierzając was Matce Bożej, z serca wam błogosławię.

[Saluto cordialmente i pellegrini Polacchi. Oggi nella liturgia celebriamo la memoria del Santissimo Nome di Maria. Nella storia del mondo le sorti, le speranze e le lacrime di tantissime persone si sono intrecciate con il Suo nome. Anche oggi Lei unisce nella preghiera i milioni di cuori che Le rendono omaggio, implorano la sua intercessione, il suo aiuto e il suo soccorso. La Madonna difende la fede e la Chiesa nei pericoli. Venerando il nome di Maria, rendiamo grazie per la sua presenza nella vita della Chiesa e di ognuno di noi. Affidandovi alla Madre di Dio vi benedico di cuore.]

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana.

Un pensiero particolare rivolgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli. Agli sposi novelli dico che sono i coraggiosi, perché in questo tempo ci vuole coraggio per sposarsi. E sono bravi per questo. Oggi ricorre la memoria liturgica del Santissimo Nome di Maria. Tutti noi cristiani siamo invitati a cogliere nel nome di Maria, il grande progetto che Dio ha avuto su questa creatura eccelsa, e, allo stesso tempo, la risposta d’amore che, da Madre, diede al suo Figlio Gesù, collaborando, senza risparmio, alla sua opera di salvezza.


[1] Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1733: «La scelta della disobbedienza e del male è un abuso della libertà e conduce alla schiavitù del peccato».

[2] Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1739: «La libertà̀ dell’uomo è finita e fallibile. Di fatto, l’uomo ha sbagliato. Liberamente ha peccato. Rifiutando il disegno d’amore di Dio, si è ingannato da sé; è divenuto schiavo del peccato. Questa prima alienazione ne ha generate molte altre. La storia dell’umanità, a partire dalle origini, sta a testimoniare le sventure e le oppressioni nate dal cuore dell’uomo, in conseguenza di un cattivo uso della libertà».













[Modificato da Caterina63 13/09/2018 10:48]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 00:18. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com