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Cari Vescovi, vi supplichiamo, non tacete più, gridate dai tetti la Verità (7)

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2018 16:02
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Sesso: Femminile
20/01/2018 12:06
 
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Dai divorzi lampo ai matrimoni al volo…

Effettivamente “tremiamo” quando Papa Francesco prende un volo… a volte lo diciamo con sana ironia, a volte con un vero e tragico dubbio: “che cosa dirà questa volta?” Questa volta è andato oltre il dire, la notizia è di dominio pubblico quindi la nostra cronaca si occuperà più sui contenuti del fatto che troverete cliccando qui con tanto di video… papale.

Vediamo prima l’aspetto positivo: dai divorzi lampo che i governi hanno appoggiato e sostenuto, alimentando la distruzione delle Famiglie, Papa Francesco ha fatto un gesto di per sé ottimo, nulla da ridire anzi, ha dimostrato che è più facile sposarsi, cattolicamente, anziché perseguire una rottura che per quanto “lampo”, porta con sé i segni di una rottura, di una distruzione, di sofferenza…

Che cosa c’è di più bello, infatti, che unire in matrimonio e benedire una unione cattolicamente quando, un uomo e una donna che vivevano in concubinato e avevano già dei figli, ti chiedono di risolvere la loro situazione? I fatti sembrano essere andati così, lisci come l’olio, nessun intoppo burocratico, niente cartelle comunali o parrocchiali, che bello!

Qualcuno ci ha chiesto circa la VALIDITA’ di questa unione: ebbene sì, la validità c’è e per una serie di motivi, dalla richiesta del Papa stesso alla loro vera intenzione (primo elemento per rendere valido il matrimonio cattolico), alla richiesta di un testimone… il matrimonio lo fanno gli sposi e il sacerdote cattolico deve solo approvare, davanti i testimoni, che il fatto è avvenuto, la promessa davanti a Dio c’è stata. Questa la burocrazia realista e valida.

Sembra la storia di una favola finita… tra le nuvole, si arrendano tutti coloro che hanno subito criticato i fatti! Il Papa poteva (e doveva) farlo, sono infatti gli sposi a “fare” il loro matrimonio, il loro consenso, il loro onesto “sì” davanti a Dio – che il sacerdote in quel momento rappresenta – a consacrare la loro unione e quindi, tutto bene così! Imparino i sacerdoti da questa storia, a lieto fine, che la burocrazia non paga… E non lo diciamo con ironia, le cose stanno veramente così. Stando ai fatti è stato tutto lecito e si è potuta scrivere una bellissima pagina di questo viaggio, cronaca papale.

Vediamo ora alcuni problemi seri legati ai fattise ascolterete il video del racconto, fatto dallo sposo, ci sono alcuni passaggi che suscitano domande.

Lo steward racconta che si sono sposati prima civilmente e che stavano poi andando alla chiesa per sposarsi cattolicamente…. ma il terremoto del 210 ha distrutto la loro chiesa e così non hanno potuto completare quella “burocrazia”. Innanzi tutto non possiamo non domandare allo steward, lo sposo: “scusaci ma, ti ci sono voluti sette anni per trovare un prete che vi sposasse? Da sette anni nessuno è andato più in chiesa in Cile? Tutte le chiese distrutte e nessuno si è più sposato in tutti questi anni?” Per dieci anni non avete trovato un solo sacerdote disposto a completare quel matrimonio e a rendere gioioso quel desiderio inesprimibile? Suvvia!

L’altro aspetto inquietante è la confessione…. lo steward non ne parla ma, se il tutto è avvenuto così in fretta e all’improvviso, occasione d’oro da prendere al volo… non possiamo non domandarci se, prima dell’unione accordata dal Pontefice, ci sia stata la confessione degli sposi, con l’assoluzione, per essere vissuti in concubinato per tutti questi anni! L’aspetto inquieta perché la preoccupazione del Papa non è stata questa, di ripulire le due anime dal peccato dell’adulterio, ma «Siete già sposati civilmente?» ha chiesto il Papa. «E tu – ha detto a Carlos – sei sicuro? Siete sicuri di volerlo?». «Bueno – ha detto il Papa – allora vi sposo io!». Così è scattata la proposta del matrimonio al volo…. e della, sulla Confessione?

Noi ci auguriamo, ovviamente, essendo l’aereo pieno di “santi sacerdoti…. che qualcuno si sia preso prima l’onere di confessare i novelli sposi!! Ce lo auguriamo perché i fatti, così narrati, fanno prevalere l’ennesimo marketing preparato ad hoc.

Dopo l’euforia dei confetti, e dello spumante ad alta quota, riflettiamo un momento: intanto la stranezza di una hostess e di uno steward, sposati e con due figli (solitamente i genitori si danno i turni per non lasciarli troppo tempo soli), in servizio sullo stesso volo papale, nello stesso momento, sullo stesso aereo,… ebbene ragazzi!! è davvero una coincidenza unica, quasi quasi preparata a tavolino! Non siamo cattivi noi, ma sono le regole del lavoro che non consentono queste coincidenze!

Non dimentichiamo poi che il portavoce della sala stampa Vaticana, Greg Burke, è stato un pubblicista in passato, ottimo osservatore ed organizzatore di eventi… suscitano , infatti, molte perplessità, le parole espresse dallo steward nel racconto dei fatti che sono così talmente precise e così talmente perfette da accendere immediatamente la luce su qualche legittimo sospetto. Parliamo solo di “sospetti”, le cronache sono anche questo, purtroppo.

Per esempio, sul finale del video lo steward dice che l’evento è stato una cosa molto bella e importante: “perché questo sacramento significherà molto per la coppia che non sono sposate nel mondo… e quindi questo aiuterà, incentiverà le persone a sposarsi… una diocesi in cielo, a 3.700 metri d’altezza..“. Cosa c’è di strano in queste parole? Nulla in apparenza, se non il fatto che c’è da tempo nel desiderio dello stesso Pontefice, di cogliere “al volo” ogni opportunità per “sposare” quanti sono irregolari, andatevi a leggere gli incontri di giugno 2016 con il clero…. Basterà davvero questo marketing del volo papale per “incentivare” le coppie irregolari ad andare in chiesa per sposarsi davanti al Signore Gesù? Noi ce lo auguriamo, ma… siamo anche realisti e non viviamo in una favola ad alta quota, ma in una “valle di lacrime”. I sacerdoti elimineranno “finalmente” la Messa cattolica per facilitare i matrimoni “al volo”, senza riti e liturgie, ma solo con una bella pacca sulle spalle?

L’altro aspetto è quello della confessione a cui abbiamo già accennato, non sottovalutatelo, perché se questi due novelli sposini, non si sono confessati prima e “al volo”, il Papa stesso ha benedetto una unione commettendo una profanazione, un sacrilegio… non lo inventiamo “noi”, ma lo insegna la Chiesa.

Tornando infine sulla validità di questa unione, come abbiamo spiegato, sì che la cerimonia è valida, ma stando al racconto siamo un tantino perplessi su una procedura anomala. Ciò che emerge dall’evento è quel mettere l’uomo al posto di Dio, prima viene l’uomo, poi Dio…

Lo steward racconta che il Papa – dopo aver chiesto loro quanto fossero davvero consenzienti – ha chiesto la presenza di un testimone che, guarda il caso, era già pronto sull’aereo papale , niente meno che il presidente della compagnia aerea, giustamente…. Poi si sono seduti ed è iniziata la: “cerimonia, piccola – racconta lo steward – ci ha chiesto se c’era amore nel nostro matrimonio, se volevamo continuare così tutta la vita… e noi abbiamo detto di sì, naturalmente… era quello che aspettavamo, davvero..” poi c’è stato uno scambio di battute spiritose (??) e da queste battute spiritose il Papa avrebbe detto che: “sì, allora funziona il matrimonio… e così ci ha benedetti, ci ha dato la benedizione, ci ha sposati. Il segretario ci ha chiesto se volete che questo sia reso pubblico? Nessun problema! Naturalmente avremo voluto dividere con voi questo, perché voi siete interessati a tutto questo… (??) Sì, la benedizione per la coppia, perché sapevamo che lui voleva riposare adesso… ma lui si è offerto…”.

Questi i fatti, che al di là della favola a lieto fine, non convince e lascia molte domande sulla serietà del Sacramento del Matrimonio che non è una “occasione da prendere al volo”…. queste sono le eccezioni, e per la quale non possiamo che augurare ogni vera gioia ai due sposi…. così come ci auguriamo però, che non parta ora uno tsunami di matrimoni “riparatori” frettolosi, senza formule, senza confessione, senza Eucaristia…. senza sacralità! solo perché lo ha fatto il Papa Francesco, così può farlo chiunque. La procedura è stata lecita ma anomala nei contenuti, da non ripetersi più così… al volo! specialmente senza la consapevolezza verso la santa Confessione, per aver vissuto anni in adulterio.

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RICORDA CHE un conto è l’eccezione, non ripetibile appunto, altra cosa sono le Norme volte al bene della chiesa e dei Fedeli



Marco Tosatti ha riportato un triste commento che consigliamo di leggere il primo clicca qui. E per l'altro sulla Bussola, cliccare qui.


Ora leggiamo Aldo Maria Valli.....

I miei “dubia” sul matrimonio “al volo”

 


La notizia del matrimonio celebrato da papa Francesco in aereo, durante un trasferimento nel corso del suo viaggio in Cile e Perù, ha fatto il giro del mondo e in generale ha suscitato simpatia nei confronti dei due sposi, emozionati e felici, e dello stesso pontefice, autore di un gesto che i più hanno giudicato bello perché spontaneo e anticonformista.

Il sottoscritto invece pensa che la decisione del papa sia alquanto discutibile alla luce del valore del sacramento del matrimonio. Ovviamente per quanto sto per dire sarò giudicato oscurantista, legalista, fariseo. Non mi importa. Da battezzato, mi importa il sacramento.

Molti chiederanno: chi sei tu per giudicare? Non ho difficoltà a rispondere che sono, appunto, un battezzato, e come tale ho il dovere di stare dalla parte della verità della fede.

Ovviamente solo Dio vede nel cuore delle sue creature e, in questo caso, il giudizio non vuole essere a carico delle persone. Sono anzi certissimo che i due sposi, una hostess e uno steward delle linee aree cilene, siano degni del massimo rispetto. Ripeto: da battezzato mi interrogo sul sacramento. E, di conseguenza, mi pongo alcune domande.

Eccole.

I due sposi, dicono le cronache, avevano messo in programma il matrimonio nel 2010, poi un terremoto distrusse la chiesetta e tutto fu rinviato. Ma da allora sono passati otto anni, non pochi mesi, e i due sposi hanno convissuto e messo al mondo due figlie. Non essendoci, immagino, impedimenti di natura economica (dato che entrambi lavorano), il papa avrà chiesto loro la ragione di tale comportamento?

Prima di unirli in matrimonio, il papa avrà amministrato loro il sacramento della penitenza?

È stato riferito che l’idea del matrimonio è nata all’istante e che la proposta è arrivata dal papa. Quale idea di matrimonio cattolico ha dunque il papa? Forse di qualcosa che si può fare così, sulle ali (è il caso di dirlo) dell’emozione e all’insegna dello spontaneismo?

Celebrando il matrimonio in quel modo, il sacramento non è stato forse banalizzato? Sentimentalismo e superficialità non hanno forse avuto il sopravvento su fede e ragione?

Le cronache riferiscono che il papa avrebbe chiesto ai due sposi: “Sei sicuro? Sei sicura? Bueno!”. Ora, il papa pensa davvero che un sacramento possa essere così semplificato e, se mi è permesso, parodiato?

Il matrimonio non è stato forse trasformato, in tal modo, in una sorta di happening, un trionfo dell’improvvisazione, là dove sono invece richieste, doverosamente, maturità, responsabilità e sacralità?

Il sacramento, in tal modo, non è stato forse svalutato e ridotto a evento estemporaneo?

In tale tipo di celebrazione non sono forse presenti elementi di protagonismo e narcisismo, anche se inconsapevoli, da parte sia degli sposi sia del celebrante?

In tutto ciò, la presenza di Dio non è forse diventata un dettaglio in fondo trascurabile?

Non sarebbe stato consigliabile, almeno, convocare i due sposi nella cappella della nunziatura apostolica e celebrare il matrimonio lì, in modo un po’ più consono alla dignità del sacramento, del quale i due sposi, per la nostra Santa Madre Chiesa, sono i ministri?

La decisione del papa ha preservato e garantito la dignità della celebrazione del matrimonio, raccomandata dal Catechismo della Chiesa cattolica in quanto gesto sacramentale di santificazione?

“Dio stesso è l’autore del matrimonio”, ricorda ancora il Catechismo. Stando così le cose, è legittimo, perfino per il Papa, unire in matrimonio al di fuori della celebrazione eucaristica, non essendoci particolari motivi di urgenza?

Il Catechismo non ricorda forse che, essendo il matrimonio sacramentale un atto liturgico, è conveniente che venga celebrato nella liturgia pubblica della Chiesa?

Poiché a tutti i cattolici la Chiesa, in quanto madre premurosa, raccomanda, in preparazione al matrimonio, la frequentazione di un corso, sembra legittimo chiedersi: i due sposi di cui ci stiamo occupando l’hanno frequentato? Oppure dobbiamo pensare che tale corso sia solo una formalità e un’inutile perdita di tempo?

In generale, con questo matrimonio in volo e al volo, quale messaggio è stato lanciato alle coppie cattoliche?

Ecco, questi sono, in sintesi, i dubia sorti in un semplice battezzato, che non ritiene di essere un bacchettone, qualunque cosa voglia dire, ma solo un povero uomo che ha a cuore la fede, la Chiesa cattolica e i sacramenti istituiti da Cristo.

Aldo Maria Valli





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Carlo Caffarra, profeta inascoltato. L'ultima sua lettera a papa Francesco

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*

La mattina del 6 settembre è venuto improvvisamente a mancare il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna e teologo morale di prima grandezza, specie sulle questioni della famiglia e della vita.

Con la sua scomparsa e dopo la morte, anch'essa inattesa, il 5 luglio scorso, del cardinale Joachim Meisner, i quattro cardinali firmatari dei "dubia" sottoposti un anno fa a papa Francesco sui punti controversi di "Amoris laetitia" si sono dimezzati. I due in vita sono il tedesco Walter Brandmüller e lo statunitense Raymond L. Burke.

Dei quattro, Caffarra era figura trainante. Porta la sua firma la lettera con cui la scorsa primavera chiese udienza al papa per lui e gli altri tre. Anche questa volta, come già per i "dubia", senza ottenere risposta alcuna.

Poco prima dell'invio di quella lettera, Caffarra aveva avuto in sorte di incontrare papa Francesco che era in visita a Carpi, vicino a Bologna, il 2 aprile. Durante il pranzo sedeva al suo fianco, ma il papa preferì conversare con un anziano sacerdote e con i seminaristi che sedevano alla stessa tavola. "Purtroppo, nessuno spunto incoraggiante", ha confidato il cardinale dopo l'incontro. E a chi gli faceva notare che nella foto del loro abbraccio diffusa dalla sala stampa vaticana (vedi sopra) lui appariva "con sguardo sereno e fermo" mentre il papa era con volto "corrucciato", ha risposto: "Lei ha bene interpretato l'incrocio dei due sguardi".

Ecco qui di seguito il testo integrale della lettera, l'ultima scritta da Caffarra a papa Francesco, già pubblicata lo scorso 20 giugno in esclusiva su Settimo Cielo, con l'autorizzazione dell'autore.

*

"LA NOSTRA COSCIENZA CI SPINGE…"

Beatissimo Padre,

è con una certa trepidazione che mi rivolgo alla Santità Vostra, durante questi giorni del tempo pasquale. Lo faccio a nome degli Em.mi Cardinali: Walter Brandmüller, Raymond L. Burke, Joachim Meisner, e mio personale.

Desideriamo innanzi tutto rinnovare la nostra assoluta dedizione ed il nostro amore incondizionato alla Cattedra di Pietro e per la Vostra augusta persona, nella quale riconosciamo il Successore di Pietro ed il Vicario di Gesù: il "dolce Cristo in terra", come amava dire S. Caterina da Siena. Non ci appartiene minimamente la posizione di chi considera vacante la Sede di Pietro, né di chi vuole attribuire anche ad altri l'indivisibile responsabilità del "munus" petrino. Siamo mossi solamente dalla coscienza della responsabilità grave proveniente dal "munus" cardinalizio: essere consiglieri del Successore di Pietro nel suo sovrano ministero. E del Sacramento dell'Episcopato, che "ci ha posti come vescovi a pascere la Chiesa, che Egli si è acquistata col suo sangue" (At 20, 28).

Il 19 settembre 2016 abbiamo consegnato alla Santità Vostra e alla Congregazione della Dottrina della Fede cinque "dubia", chiedendoLe di dirimere incertezze e fare chiarezza su alcuni punti dell'Esortazione Apostolica post-sinodale "Amoris Laetitia".

Non avendo ricevuto alcuna risposta da Vostra Santità, siamo giunti alla decisione di chiederLe, rispettosamente ed umilmente, Udienza, assieme se così piacerà alla Santità Vostra. Alleghiamo, come è prassi, un Foglio di Udienza in cui esponiamo i due punti sui quali desideriamo intrattenerci con Lei.

Beatissimo Padre,

è trascorso ormai un anno dalla pubblicazione di "Amoris Laetitia". In questo periodo sono state pubblicamente date interpretazioni di alcuni passi obiettivamente ambigui dell'Esortazione post-sinodale, non divergenti dal, ma contrarie al permanente Magistero della Chiesa. Nonostante che il Prefetto della Dottrina della Fede abbia più volte dichiarato che la dottrina della Chiesa non è cambiata, sono apparse numerose dichiarazioni di singoli Vescovi, di Cardinali, e perfino di Conferenze Episcopali, che approvano ciò che il Magistero della Chiesa non ha mai approvato. Non solo l'accesso alla Santa Eucarestia di coloro che oggettivamente e pubblicamente vivono in una situazione di peccato grave, ed intendono rimanervi, ma anche una concezione della coscienza morale contraria alla Tradizione della Chiesa. E così sta accadendo – oh quanto è doloroso constatarlo! – che ciò che è peccato in Polonia è bene in Germania, ciò che è proibito nell'Arcidiocesi di Filadelfia è lecito a Malta. E così via. Viene alla mente l'amara constatazione di B. Pascal: "Giustizia al di qua dei Pirenei, ingiustizia al di là; giustizia sulla riva sinistra del fiume, ingiustizia sulla riva destra".

Numerosi laici competenti, profondamente amanti della Chiesa e solidamente leali verso la Sede Apostolica, si sono rivolti ai loro Pastori e alla Santità Vostra, per essere confermati nella Santa Dottrina riguardante i tre sacramenti del Matrimonio, della Confessione e dell'Eucarestia. E proprio in questi giorni, a Roma, sei laici provenienti da ogni Continente hanno proposto un Seminario di studio assai frequentato, dal significativo titolo: "Fare chiarezza".

Di fronte a questa grave situazione, nella quale molte comunità cristiane si stanno dividendo, sentiamo il peso della nostra responsabilità, e la nostra coscienza ci spinge a chiedere umilmente e rispettosamente Udienza.

Voglia la Santità Vostra ricordarsi di noi nelle Sue preghiere, come noi La assicuriamo che faremo nelle nostre. E chiediamo il dono della Sua Benedizione Apostolica.

Carlo Card. Caffarra

Roma, 25 aprile 2017
Festa di San Marco Evangelista

*

FOGLIO D’UDIENZA

1. Richiesta di chiarificazione dei cinque punti indicati dai "dubia"; ragioni di tale richiesta.

2. Situazione di confusione e smarrimento, soprattutto nei pastori d’anime, "in primis" i parroci.

*

Oltre che in italiano, in inglese, in spagnolo e in francese, la lettera è disponibile anche in portoghese e in tedesco:

> "A nossa consciência força-nos…"

> "Unser Gewissen drängt uns…"


 

Conversione folgorante: da Mohammed al-Sayyid al-Moussaoui a Joseph Fadelle

 
E se, oltre a farla finita con l'accoglienza indiscriminata e suicidaria, cominciassimo a fare proselitismo, che non significa coercizione, ma Annuncio dell'Unico che salva?

Già dignitario sciita, Joseph Fadelle, iracheno, si è convertito al cattolicesimo in seguito a un’intuizione sconvolgente. Ma non si lascia l’Islam tanto facilmente. Ancora oggi, ogni giorno ne paga il prezzo.
l vero nome di Joseph Fadelle è Mohammed al-Sayyid al-Moussaoui, nato nel 1964 in una delle più grandi famiglie dell’aristocrazia sciita d’Iraq, discendente dall’imam Ali, cugino del Profeta. Ignora praticamente tutto del cristianesimo fino al suo primo incontro con un cristiano, all’epoca del suo servizio di leva. Con lui ingaggia discussioni su islam e cristianesimo. Ha 23 anni. Massoud, che da principio guardava in cagnesco, comincia a poco a poco a intrigarlo. Come lo intrigherà uno dei suoi libri, intitolato I miracoli di Gesù, che si sarebbe messo a leggere un giorno in cui l’altro era assente, lasciandosi presto trasportare dal fascino di questo personaggio che non conosceva e che gli procurava, senza che sapesse dirne il motivo, «una gioia benefica». Da questo libro, Mohammed passa alla Bibbia, ma non senza aver attentamente e intelligentemente riletto il Corano, come gli aveva chiesto di fare Massoud.

«Come una violenta deflagrazione…»

Poco a poco la sua fede nell’Islam si affievolisce. Perde tutti i suoi punti di riferimento – religione, identità, rango sociale, famiglia – ma non la sua fede in Dio. Il Signore gli si rivela allora in modo misterioso, in un sogno che gli procura una felicità nuova:
 
Accade in me qualcosa di straordinario, come una deflagrazione violenta che spazza via ogni cosa – accompagnata a una sensazione di benessere e di calore… Come se tutto d’un colpo una luce esplosiva illuminasse la mia vita in un modo completamente nuovo e le desse senso completo. Ho l’impressione di essere ubriaco, mentre nel mio cuore sale un inusitato sentimento di forza, una passione quasi violenta e innamorata per questo Gesù Cristo di cui parlano i Vangeli.

«Bisogna che tu mangi il pane della vita»

Mohammed, nel suo sogno, si trova in riva a un ruscello. Dall’altra parte sta un personaggio di una quarantina d’anni, «di una grande bellezza» e dallo sguardo «di una dolcezza infinita». Una forza misteriosa attira il giovane musulmano verso quest’uomo, ed eccolo sospeso nell’aria che cerca di raggiungerlo. «Per attraversare il ruscello, bisogna che tu mangi il pane della vita», gli dichiara l’uomo tendendogli la mano per aiutarlo. Dall’indomani, Massoud – il suo amico cristiano – lo avrebbe introdotto ai misteri della fede cristiana, e da lì sarebbe poi partita la ricerca del battesimo, con le relative peregrinazioni per chiese cattoliche. Ci sarebbero ancora voluti molti anni, per trovare un prete che accettasse di battezzarlo e di dargli “il pane della vita”, cioè l’Eucaristia, il corpo di Cristo.

E poi un giorno la famiglia di Mohammed, divenuto Joseph Fadelle dopo il suo battesimo, finì per apprendere della sua conversione – e quello fu l’inizio della persecuzione: imprigionato, bastonato, frustato, torturato dalla propria famiglia, dovette fuggire dopo un tentativo di assassinio da parte di suo zio e dei suoi fratelli. Ancora oggi vive in esilio in Francia con sua moglie, anche lei convertita, e i loro primi due figli.




Joseph Fadelle è l’autore del pungente libro Le Prix à payer (Il prezzo da pagare). [Fonte]






[Modificato da Caterina63 20/01/2018 21:34]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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