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Cari Vescovi, vi supplichiamo, non tacete più, gridate dai tetti la Verità (7)

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2018 16:02
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12/04/2018 10:47
 
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BELGIO/APPELLO IGNORATO

Bergoglio mette fine alla fraternità "dei miracoli"
ECCLESIA 12-04-2018

Il Papa firma il decreto di dissoluzione della Fraternità dei Santi apostoli di Bruxelles, che poteva contare su un numero considerevole di sacerdoti e seminaristi, nel deserto ecclesiale del Belgio. Una ferita, provocata senza aspettare che la giustizia ecclesiastica seguisse il suo corso naturale e si pronunciasse sul ricorso presentato dai parrocchiani.

 

Ricordate il caso delle Fraternità sacerdotale dei Santi Apostoli, di Bruxelles? Nel panorama disastrato della Chiesa belga, e della capitale europea forse più scristianizzata, l’allora arcivescovo di Malines-Bruxelles, André Léonard aveva creato una Fraternità sacerdotale, nel 2013 ispirata al carisma del sacerdote francese Michel-Marie Zanotti- Sorkine. Poteva contare su 23 seminaristi e 6 sacerdoti. Un evento straordinario in una Chiesa in cui l’anno scorso, nella parte francofona non si è contato neanche un nuovo ingresso in seminario. Alla Fraternità era stata affidata una parrocchia nel centro di Bruxelles, Santa Caterina, e la loro presenza aveva segnato una nuova fioritura di fede e di attività.

Poi l’arcivescovo André Léonard, una figura di uomo di fede e che per la sua difesa dei valori della Chiesa aveva subito attacchi (anche fisici) e umiliazioni non solo non aveva ricevuto come sarebbe stato logico attendersi la berretta cardinalizia, ma allo scadere dei 75 anni era stato rapidamente congedato dal Pontefice regnante. Il suo posto è stato preso da mons. De Kesel, gran protetto del discusso cardinale Danneels, coinvolto in una penosa inchiesta di abusi per aver protetto un vescovo colpevole. De Kesel naturalmente è stato fatto cardinale. E una delle prime azioni è stata quella di decidere di non ospitare più la Fraternità, a cui, oltre che Santa Caterina, era stata affidata un’altra parrocchia. Il motivo ufficiale della decisione era che molti dei seminaristi erano francesi, e dunque era meglio che tornassero alle rispettive diocesi in Francia, per ragioni di solidarietà episcopale.

Naturalmente i parrocchiani di Bruxelles non hanno creduto neanche per un secondo a questa scusa trasparente, e hanno chiesto un incontro con l’arcivescovo, per esporgli le loro ragioni. “Mons. De Kesel non desidera più accogliere la Fraternità con il pretesto che include troppi francesi. E’ il vescovo della capitale d’Europa del XXI secolo? Il principio di solidarietà verso i vescovi francesi invocato nel comunicato dell’arcivescovo per non continuare più l’opera iniziata da mons. Léonard, malgrado tutti i successi della Fraternità che il comunicato stesso riconosce, non ha senso. In effetti, su 80 seminaristi in formazione a Namur (il seminario nazionale belga, N.D.A.) solo 25 sono belgi. Saranno mandati tutti nei loro Paesi? Saranno mandati via tutti i sacerdoti africani e polacchi che vengono ad aiutarci a portare il messaggio di Cristo in Belgio? La Chiesa cattolica non è più universale e non trascende più le frontiere?”.

Sappiamo come è andata a finire. Ma ne scriviamo perché nei giorni scorsi abbiamo ricevuto un’informazione importante su un evento decisivo nella triste storia della Fraternità, ed è un evento che si è svolto a Roma e che purtroppo porta la firma del Pontefice.

Questa, in breve, la storia. Mentre a Bruxelles si discuteva e si cercava di trovare una soluzione, due coppie di laici hanno intrapreso la strada della legalità, e dell’appello – normale in questi casi – a Roma, al Tribunale della Segnatura Apostolica. I laici hanno presentato un appello contro la decisione di De Kesel alla Congregazione per il Clero, che non era più diretta dal cardinale Mauro Piacenza, ma dal cardinale Beniamino Stella, già diplomatico e nominato dal Pontefice regnante. Nel novembre del 2016 la Congregazione per il Clero negava “senza nessuna motivazione”, ci hanno scritto i laici interesstai, lo “jus standi”, cioè il diritto dei reclamanti di apparire davanti a un tribunale per presentare la loro istanza.  E allo stesso tempo ha confermato il decreto di dissoluzione della Fraternità deciso dall’arcivescovo di Bruxelles.

In un caso come questo, l’ultima risorsa è rappresentata dalla Segnatura Apostolica, il Tribunale Supremo della Chiesa a cui qualsiasi persona nella Chiesa, chierico o laico, può fare ricorso se ritiene di dover difendere un suo diritto. Alla Segnatura Apostolica non c’era già più il cardinale Raymond Leo Burke, una personalità sia giuridica che sacerdotale di forte tempra. Era stato sostituito dall’ex ministro degli Esteri del Papa, un diplomatico anche in questo caso, mons. Dominique Mamberti.  Nel dicembre del 2016 i laici di Bruxelles hanno portato la loro istanza alla Segnatura Apostolica. La causa era stata considerata positivamente dal Promotore di Giustizia, e stava per essere sottomessa al collegio dei giudici, in un’udienza che si sarebbe dovuta svolgere nell’autunno del 2017. “Cosi, avevamo fiducia che la giustizia e la verità avrebbero finalmente vinto”, ci è stato scritto.

E a questo punto c’è stato un pessimo colpo di scena. Il 25 novembre una lettera della Segnatura informava gli interessati che la causa era finita. Senza aspettare che la giustizia ecclesiastica seguisse il suo corso naturale e si pronunciasse (“dum summarium conficiebatur”),  il prefetto della Congregazione per il Clero, Beniamino Stella, aveva portato al Pontefice regnante per fargli firmare, e di conseguenza fare suo, il decreto, impugnato, di dissoluzione della Fraternità. Il Pontefice l’ha firmato; un atto di imperio che certamente appare una ferita al diritto dei più deboli nella Chiesa. Una storia che certamente non proietta una bella luce sul modo di agire dei vertici della riformata Curia Romana, e sul Pontefice stesso. Una brutta storia.




COPPIA GAY NEL CATECHISMO?

LDC replica, ma il sussidio è ancora più ambiguo
EDUCAZIONE 13-04-2018

La nota della casa editrice dei salesiani sul catechismo dove compare un'immagine scambiata per coppia gay. Il direttore generale, smentisce, ci invita a leggere il testo all'interno e minaccia azioni legali. Così lo abbiamo letto. Ebbene: quei due papà non si capisce chi abbiano per figli, non hanno moglie, la stessa casa editrice salesiana cade in errore nel descriverli e poi cancella la data di pubblicazione. Ce n'è abbastanza per definire ambigua quell'immagine e per giustificare i sospetti del web per un testo rivolto a bambini. Bisognerà farsene una ragione. 

 

L'immagine "incriminata"

La nota della casa editrice dei salesiani sul catechismo dove compare un'immagine scambiata per coppia gay. Il direttore generale ci invita a leggere il testo all'interno e minaccia azioni legali. 

-AFFERMAZIONI FALSE E LESIVE di Elledici editore

Abbiamo fatto quanto ci ha consigliato la casa editrice e lo abbiamo letto. Ebbene: quei due papà non si capisce chi abbiano per figli, non hanno moglie, la stessa casa editrice salesiana cade in errore nel descriverli e poi cancella la data di pubblicazione. Ce n'è abbastanza per definire ambigua quell'immagine e per giustificare i sospetti del web. Bisognerà farsene una ragione. 

-ORA E' ANCORA PIU' AMBIGUO di Andrea Zambrano



“Sarebbe stato sufficiente leggere”, dice il direttore generale Elledici Valerio Bocci alla Nuova BQ nel comunicato-smentita. Il caso è quello della nostra presunta intereptazione del catechismo che poteva mostrare una coppia gay in copertina e che aveva fatto inalberare il web. 

Leggiamo, dunque. E partiamo dalla lettura più istintiva di quell’immagine. Due uomini e due bambini, entrambi avvinghiati ad uno dei due. Chiunque lo sospetterebbe perché è un’immagine che parla da sola, soprattutto se non è accompagnata da alcuna didascalia. Non perché è maliziosa, ma perché è cambiato ormai il contesto culturale vittima di un bombardamento mediatico, di immagini e di riferimenti che hanno portato a pensare che l’omosessualità sia una variante della sessualità umana. Anche in ambito cattolico.

Siamo giornalisti e sappiamo che le immagini parlano senza bisogno di ulteriori spiegazioni. La casa editrice dei salesiani potrebbe prenderne atto, al di là della malafede che nessuno le ha mai attribuito.  

Quello che ci premeva sottolineare nell’articolo era che di fronte a quella rappresentazione il web, che vive emozionalmente ogni cosa, ha espresso perplessità e contrarietà. E nell’articolo, pur mancandoci quelle informazioni necessarie per definire il quadro avevamo comunque concesso, per dovere di veridicità e continenza, che in realtà le immagini potevano significare altro, ammettendo che quella delle proteste della rete poteva essere anche una semplice ossessione frutto di una coincidenza.

Ma adesso, che, grazie a Elledici abbiamo approfondito la questione, possiamo dirlo con maggiore certezza: quei due papà sono ambigui. Piaccia o no. 

Il direttore generale ci imputa di avere scritto che il catechismo Elledici è stato dato da poco alle stampe, invece è del 2006 e ristampato senza modifiche di copertina. Preso atto, ci dogliamo sinceramente dell’errore, ma qui ci tocca giustificarci. Siamo stati tratti in inganno proprio dalla casa editrice salesiana, che nel suo sito, scriveva: “Anno di pubblicazione 2016”. Perché allora subito dopo il nostro articolo quel riferimento è scomparso? 















Veniamo all’accusa di aver accostato Conchita Wurst a Gesù. Non capiamo a chi si riferirebbe la diffamazione, se a Gesù, del quale non abbiamo raffigurazioni ufficiali o se invece è al disegno come essere vivente. O forse a questo punto è lo stesso trans austriaco che ha preso spunto da Gesù? In ogni caso, è innegabile, la somiglianza è impressionante.

Giunti a questo punto dobbiamo intervenire sul caso dei “presunti genitori gay”. Ma qui dobbiamo premettere una doverosa avvertenza per il lettore che, come abbiamo fatto noi, deve armarsi di pazienza. Quanto stiamo per documentare è che la stessa casa editrice dà indicazioni sbagliate sui personaggi di quella copertina, i due uomini con i due bambini, e che a seguire le loro indicazioni esce una iconografia così astrusa, ambigua e fallace tale da essere indotti davvero a pensare che si tratti di una coppia quanto meno irregolare. Per dimostrarlo si è costretti a seguire passo passo le indicazioni date dal direttore Elledici e cioè leggere le due pagine interne dove inizia il viaggio dei personaggi del catechismo.







Le pagine a cui si riferisce il direttore sono la due e la tre che iniziano con la presentazione dei protagonisti del catechismo. Sono ritratte a pagina 2 le “testine” di ognuno e a pagina 3 c’è una foto di gruppo. Curioso il nome scelto dal gruppo che inizia con i propri bambini il percorso di catechismo: si chiama Gruppo Arcobaleno.

Pagina due si apre con una sorta di Indovina Chi? Ricordate il gioco in cui indovinare sulla base di piccole descrizioni fisiche o accessoriali il nome di un personaggio misterioso? Ecco, il catechismo Incontrare Gesù si apre proprio così: per scoprire i nomi dei personaggi bisogna seguire le indicazioni.











Una volta risolto l’identikit e trovati i nomi di tutti i personaggi, il testo prosegue con l’invito a “collegare con delle frecce i bambini con i rispettivi parenti”. Non dice genitori, ma parenti. Strano: o è un testo tradotto dall’inglese e allora parenti starebbe per parents, genitori, oppure non si capisce perché quel nome così generico. Lo si capisce una volta collegate tutte le frecce: le famiglie che si compongono sono tutte mono parentali. O una mamma con il figlio/figlia o un papà con figlio/figlia. Nessuna famiglia tradizionale con mamma, papà e bambini. Lo ammette la stessa casa editrice nella nota: 6 bambini, 6 adulti (1 adulto + 1 bambino per famiglia), 2 catechisti accompagnatori e il parroco.

Dunque, una scelta precisa: il catechismo non presenta famiglie complete ma solo degli spezzoni di esse. Ne consegue che i due papà ritratti in quarta di copertina non hanno moglie e se ce l’hanno non è dato saperlo stando al testo di cui si consiglia la lettura ai bambini. Il primo messaggio, involontario o no, è lanciato. 

Ma la sorpresa arriva quando si passa a individuare chi sono i misteriosi personaggi ritratti nella quarta di copertina della discordia. E qui c’è davvero da trasecolare. I due personaggi ritratti sono sì, come detto da Elledici Giovanni (quello con i baffi) e Fabio (con gli occhiali), ma l’identificazione dei bambini e del loro grado di parentela è molto problematica. La bambina avvinghiata alla gamba sinistra di Giovanni è Caterina, che però è figlia di Fabio, che sta dietro. Fabio dunque è il papà di Caterina e non di Andrea, come erroneamente detto dal direttore Elledici. A voler fare i pignoli sorge dunque una domanda: perché, se Caterina è la figlia di Fabio, questa si avvinghia a Giovanni che non è suo papà? Qual è il rapporto tra loro? Impossibile saperlo, il dato non c’è. 

Veniamo al bambino con il ciuccio in bocca che tiene per mano sempre Giovanni. Il direttore dice che Giovanni è papà di Caterina, Christine e del fratello più piccolo. Dal gioco dell’indovina chi questo è vero per Christine, ma non per Caterina, che sappiamo figlia di Fabio. E il bebè? Il bebè non si sa come si chiami né di chi sia figlio. Il direttore dice che è figlio di Giovanni, ma dalle informazioni iniziali questo non si ricava per il semplice motivo che il neonato con ciuccio non compare mai nelle pagine iniziali, non è descritto né raffigurato. Insomma: è un bambino misterioso che compare solo alla fine del libro, nella quarta di copertina della discordia. D’altra parte: se l’Elledici spiega che si tratta in tutti i casi di un genitore più un figlio, perché Giovanni dovrebbe avere tre figli?

Per la verità, sfogliando il sussidio l’immagine di un bambino appena nato con il ciuccio compare due volte, molto marginalmente. Ma tutte le volte che compare è in compagnia di genitori diversi: la prima volta a pagina 7 tenuto per mano da Sara, che sappiamo essere però solo la mamma di Enzo. La seconda volta a pagina 16 in un quadretto famigliare dove l’unico riconoscibile è Fabio, che sappiamo già essere soltanto papà di Caterina. Ammettiamo che il bebè sia il secondo figlio di Fabio, anche se le premesse non sono rispettate dato che per regola ad un genitore corrisponde un solo figlio, non si capisce perché il papà che lo tiene per mano sia Giovanni, che per lo stesso motivo non può essere suo papà.

Chiediamo ancora venia al lettore per l’astrusità della cosa e del ragionamento, ma dato che questo percorso di identificazione ci è stato suggerito dalla casa editrice come condicio sine qua non per capire il contesto iconografico, è uno sforzo che bisogna fare.

Sforzo che Elledici nel suo comunicato ha dimostrato di aver fatto male, sbagliando i nomi. In conclusione: i due papà ritratti non hanno mogli, hanno con sé due bambini che, in un caso, è Caterina, ma non accoppiata col papà Fabio, bensì con Giovanni, e nell’altro un bebè di cui si disconosce la paternità.

Un bel guazzabuglio, non trovate? 

Ora, immaginate che i bambini abbiano fatto lo sforzo che abbiamo fatto noi per identificare il tutto. Che cosa possono capirci? Possono avere un quadro di famiglie regolari o normali o anche solo facilmente identificabili? No perché l’impianto è così sbalestrato da confondere chiunque. Per questo, di prim’acchito abbiamo parlato di immagine ambigua. E per questo, dopo il viaggio cui ci ha costretto la casa editrice non possiamo fare altro che ribadire che quell’immagine è ambigua. 

E’ un contributo che regaliamo volentieri alla casa editrice dei salesiani. Magari nella prossima ristampa troveremo ogni cosa al suo posto e, sempre magari, visto che si tratta di un catechismo, potremo trovare anche una famigliola di quelle all'antica, come ad esempio la Santa famiglia di Nazaret, sulla cui identificazione almeno fino ad oggi siamo tutti d’accordo. Lo considereremo un buon punto di partenza per fare chiarezza. 










[Modificato da Caterina63 13/04/2018 08:55]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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