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Il Sensus Fidei nella vita della Chiesa - Documento

Ultimo Aggiornamento: 03/03/2018 15:21
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03/03/2018 15:20
 
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Conclusione

127. Il Vaticano II è stato una nuova Pentecoste,[144] che ha preparato la Chiesa a quella nuova evangelizzazione che, dopo il Concilio, i pontefici non hanno cessato di invocare. Il Concilio ha posto in una nuova luce l’idea della Tradizione, secondo la quale tutti i battezzati sono provvisti di un sensus fidei e tale sensus fidei è una risorsa fra le più importanti per la nuova evangelizzazione.[145] Grazie ad esso i fedeli sono in grado non soltanto di riconoscere quanto è in accordo con il Vangelo e di rifiutare quello che gli è contrario, ma anche di percepire ciò che papa Francesco ha chiamato «nuove vie per il cammino» di fede dell’intero popolo pellegrino. Una delle ragioni per le quali vescovi e presbiteri devono essere vicini al loro popolo in cammino e devono camminare con esso è precisamente perché sia loro possibile riconoscere queste «nuove vie» che il popolo percepisce.[146] Il discernimento di queste nuove vie, che lo Spirito Santo apre e illumina, sarà vitale per la nuova evangelizzazione.

128. Il sensus fidei è strettamente legato all’«infallibilitas in credendo» che possiede la Chiesa nel suo insieme, quale «soggetto» credente pellegrino nella storia.[147] Nutrito dallo Spirito Santo, il sensus fidei consente alla Chiesa di rendere testimonianza e ai suoi membri di operare incessantemente quel discernimento che devono fare, sia come singoli sia come comunità, per conoscere il modo migliore di vivere, agire e parlare nella fedeltà al Signore. È l’istinto mediante il quale tutti e ciascuno «pensano con la Chiesa»,[148] condividendo un’unica fede e uno stesso disegno. È ciò che unisce i pastori e il popolo e che rende il loro dialogo, fondato sui doni e sulle vocazioni di ciascuno, insieme essenziale e fecondo per la Chiesa.


NOTE

[1] Francesco, Angelus, 17.3.2013.

[2] Cf. Francesco, es. ap. Evangelii gaudium, 24.11.2013, nn. 119-120.

[3] I brani biblici sono citati secondo la Bibbia di Gerusalemme (EDB, Bologna 2008). Salvo indicazioni diverse, le citazioni dei documenti del Vaticano II sono tratte dall’Enchiridion vaticanum (EV), vol. 1. I documenti del Concilio sono citati come segue: Apostolicam actuositatem (AA), Ad gentes (AG), Dei Verbum (DV), Gaudium et spes (GS), Lumen gentium(LG), Perfectæ caritatis (PC), Sacrosanctum Concilium (SC). I riferimenti a H. Denzinger, Enchiridion Symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, ed. bilingue a cura di P. Hünermann, EDB, Bologna 1995, sono indicati con la sigla Denz, seguita dal numero di paragrafo; i riferimenti al Catechismo della Chiesa cattolica (1992) sono indicati dalla sigla CCC, seguita dal numero del paragrafo; i riferimenti al Codice di diritto canonico (1983) sono indicati dalla sigla CIC, seguita dal numero del canone; i riferimenti a J.-P. Migne (a cura di), Patrologia latina (1844-1864) sono indicati dalla sigla PL seguita dai numeri del volume e della colonna.

[4] Nel documento L’interpretazione dei dogmi (1989), la Commissione teologica internazionale parla del «sensus fidelium» come di un «senso interiore» con il quale il popolo di Dio «riconosce nella predicazione non solo la parola degli uomini, ma quella di Dio, che accetta e custodisce con indefettibile fedeltà» (C,II,1). Il documento ha evidenziato inoltre il ruolo che il consensus fidelium ricopre nell’interpretazione dei dogmi (C,II,4).

[5] Nel recente documento La teologia oggi: prospettive, principi e criteri (2012), la Commissione teologica internazionale ha individuato nel sensus fidei un locus, o punto di riferimento, fondamentale per la teologia (cf. n. 35).

[6] Commissione teologica internazionale, La teologia oggi, n. 13.

[7] Tertulliano, De oratione, I,6; in Corpus christianorum series latina (CCSL) 1, 258.

[8] Y.M.J. Congar individua numerose questioni dottrinali per le quali si utilizza il sensus fidelium nel suo volume Jalons pour une Théologie du Laïcat, Cerf, Paris 1953, 450-453, Appendice II: «Il sensus fidelium nei Padri», 465-467.

[9] Tertulliano, De præscriptione hæreticorum, 21.28; CCSL 1, 202-203.209.

[10] Agostino, De prædestinatione sanctorum XIV,27; PL 44,980. Lo dice in riferimento della canonicità del libro della Sapienza.

[11] Agostino, Contra epistolam Parmeniani III,24; PL 43,101. Cf. Id., De BaptismoIV,24,31; PL 43,174 (a proposito del battesimo dei bambini): «Quod universa tenet Ecclesia, nec conciliis institutum, sed semper retentum est, nonnisi auctoritate apostolica traditum rectissime creditur».

[12] Cassiano, De incarnatione Christi I,6; PL 50,29-30: «Sufficere ergo solus nunc ad confutandum hæresim deberet consensus omnium, quia indubitatæ veritatis manifestatio est auctoritas universorum».

[13] Vincenzo di Lérins, Commonitorium II,5; CCSL 64, 149.

[14] Girolamo, Adversus vigilantium, 5; CCSL 79C, 11-13.

[15] Epifanio di Salamina, Panarion hæreticorum, 78,6; in Die griechischen christlichen Schriftsteller der ersten Jahrhunderte, «Epiphanius», vol. 3, 456.

[16] Agostino, In Iohannis Evangelium tractatus XX,3; CCSL 36, 204; Id., Ennaratio in Psalmum 120,7; PL 37,1611.

[17] J.H. Newman, On Consulting the Faithful in Matters of Doctrine, introduzione di John Coulson, Geoffrey Chapman, London 1961, 75-101; 75 e 77. Cf. anche The Arians of the Fourth Century (1833; terza ed., 1871). Congar esprime alcune riserve a proposito di come Newman utilizza l’analisi della questione; cf. Congar, Jalons pour une Théologie du Laïcat, 395.

[18] Newman, On Consulting the Faithful, 104.

[19] Cf. Denz 1000.

[20] Newman, On Consulting the Faithful, 70.

[21] Tommaso d’Aquino, Summa theologiæ II-II, q. 1, a. 9, s. c.; ivi III, q. 83, a. 5, s. c. (a proposito della liturgia della messa); Id., Quodlibet IX, q. 8 (a proposito della canonizzazione). Cf. anche Bonaventura, Commentaria in IV librum Sententiarum, d. 4, p. 2, dub. 2 (in Id., Opera omnia, vol. 4, Quaracchi, 1889, 105): «[Fides Ecclesiæ militantis] quamvis possit deficere in aliquibus personis specialiter, generaliter tamen numquam deficit nec deficiet, iuxta illud Matthæi ultimo: “Ecce ego vobiscum sum usque ad consumationem sæculi”»; ivi, d. 18, p. 2, a. un. q. 4 (490). Nella Summa theologiæ II-II, q. 2, a. 6, ad 3, san Tommaso riferisce questa indefettibilità della Chiesa universale alla promessa fatta da Gesù a Pietro che la sua fede non verrà meno (Lc 22,32).

[22] Tommaso d’Aquino, Summa theologiæ II-II, q. 1, a. 10; q. 11, a. 2, ad 3.

[23] Cf. M. Lutero, De captivitate Babylonica ecclesiæ præcludiumWA 6, 566-567; e G. Calvino, Institutio christianæ religionis IV,8,11; le promesse di Cristo si trovano in Mt 28,19 e Gv 14,16.17.

[24] Cf. G. Thils, L’Infaillibilité du Peuple chrétien «in credendo»: Notes de théologie post-tridentine, Desclée de Brouwer, Paris 1963.

[25] Denz 1637; cf. anche Denz 1726. Per espressioni equivalenti, cf. Y.M.J. Congar, La Tradition et les traditions, vol. II. Essai théologique, Fayard, Paris 1963, 82-83.

[26] Cf. M. Cano, De locis theologicis, sotto la direzione di Juan Belda Plans, BAC, Madrid 2006. Cano elenca dieci luoghi: Sacra Scripturatraditiones Christi et apostolorumEcclesia CatholicaConciliaEcclesia Romanasancti veterestheologi scholasticiratio naturalisphilosophihumana historia.

[27] Cano, De locis theologicis, libro IV, c. 3 (117). «Si quidquam est nunc in Ecclesia communi fidelium consensione probatum, quod tamen humana potestas efficere non potuit, id ex apostolorum traditione necessario derivatum est».

[28] Cano, De locis theologicis, libro I, c. 4 (144-146).

[29] Cano, De locis theologicis, libro I, c. 4 (149): «Non solum Ecclesia universalis, id est, collectio omnium fidelium hunc veritatis spiritum semper habet, sed eundem habent etiam Ecclesiæ principes et pastores». Nel libro VI, Cano afferma l’autorità del romano pontefice quando definisce una dottrina ex cathedra.

[30] Cano, De locis theologicis, libro I, c. 4 (150-151): «Priores itaque conclusiones illud astruebant, quicquid ecclesia, hoc est, omnium fidelium concio teneret, id verum esse. Hæc autem illud affirmat pastores ecclesiæ doctores in fide errare non posse, sed quicquid fidelem populum docent, quod ad Christi fidem attineat, esse verissimum».

[31] R. Bellarmino, De controversiis christianæ fidei, Venezia 1721, II, I, libro 3, c. 14: «Et cum dicimus Ecclesiam non posse errare, id intelligimus tam de universitate fidelium quam de universitate Episcoporum, ita ut sensus sit eius propositionis, ecclesia non potest errare, idest, id quod tenent omnes fideles tanquam de fide, necessario est verum et de fide ; et similiter id quod docent omnes Episcopi tanquam ad fidem pertinens, necessario est verum et de fide» (73).

[32] Bellarmino, De controversiis christianæ fidei, II, I, libro 2, c. 2: «Concilium generale repræsentat Ecclesiam universam, et proinde consensum habet Ecclesiæ universalis ; quare si Ecclesia non potest errare, neque Concilium œcumenicum, legitimum et approbatum, potest errare» (28).

[33] J.A. Möhler, Die Einheit in der Kirche oder das Prinzip des Katholizismus (1825), a cura di J.R. Geiselmann, Jakob Hegner, Köln-Olten 1957, 8s, 50s.

[34] Cf. J.A. Möhler, Symbolik oder Darstellung der dogmatischen Gegensätze der Katholiken und Protestanten, nach ihren öffentlichen Bekenntnisschriften [1832], a cura di J. R. Geiselmann, Jakob Hegner, Köln-Olten 1958, § 38. Contro il principio protestante dell’interpretazione privata, egli riaffermava l’importanza del giudizio della Chiesa tutta.

[35] Nel 1847 Newman incontrò Perrone e discussero le idee di Newman sullo sviluppo della dottrina. In quel contesto Newman utilizzò la nozione di sensus Ecclesiæ. Cf. T. Lynch (a cura di), «The Newman-Perrone Paper on Development», in Gregorianum 16(1935), 402-447, soprattutto c. 3, n. 2, 5.

[36] G. Perrone, De Immaculato B.V. Mariae Conceptu. An dogmatico decreto definiri possit, disquisitio theologica, Marini, Roma 1847, 139.143-145. Perrone concludeva che il fedele cristiano sarebbe «profondamente scandalizzato» se l’Immacolata concezione di Maria fosse «anche solo vagamente messa in questione» (156). Egli aveva individuato altri casi in cui il magistero si era basato sul sensus fidelium per elaborare una definizione dottrinale, ad esempio la dottrina secondo la quale le anime dei giusti godono della visione beatifica prima della risurrezione dei morti (147-148).

[37] Cf. Pio IX, lett. enc. Ubi primum nullis, 2.2.1849, n. 6.

[38] Pio IX, lett. ap. (bolla) Ineffabilis Deus, 8.12.1854.

[39] Newman, On Consulting the Faithful, 70-71.

[40] Newman, On Consulting the Faithful, 63; cf. anche ivi, 65. Newman distingue sistematicamente «i pastori» e «i fedeli». Talvolta aggiunge «i dottori» (i teologi) come categoria distinta di testimoni e pone il basso clero fra «i fedeli», salvo quando specifica «i fedeli laici».

[41] Newman, On Consulting the Faithful, 104.

[42] Newman, On Consulting the Faithful, 64-70; cf. sopra, § 37.

[43] Mansi, Sacrorum Conciliorum Nova et Amplissima Collectio, III (51), 542-543. Il capitolo afferma che l’infallibilità della Chiesa si stende a tutta la verità rivelata, nella Scrittura e nella Tradizione – ossia al deposito della fede –, e a tutto ciò che è necessario per difenderla e preservarla, anche se non rivelato.

[44] Cf. Mansi, Sacrorum Conciliorum Nova et Amplissima Collectio, IV (52), 1213-1214.

[45] Ivi, 1217. Gasser aggiunge: «Sed talis casus non potest statui pro regula».

[46] Denz 3074.

[47] Cf. Gasser, citato in Mansi, Sacrorum Conciliorum Nova et Amplissima Collectio, IV (52),1213-1214.

[48] Ecco la proposizione condannata: «Nella definizione delle verità la Chiesa discente collabora con la Chiesa docente in modo tale che alla Chiesa docente non rimane che accettare le comuni opinioni di quella discente» (Denz 3406).

[49] Pio XII, cost. ap. Munificentissimus Deus, 1.11.1950, n. 12.

[50] Pio XII, Munificentissimus Deus, n. 41.

[51] Pio XII, Munificentissimus Deus, n. 12.

[52] Cf. Congar, Jalons pour une Théologie du Laïcat, c. 6. Lo schema si trova nella Prefazione alla terza edizione della Via Media di Newman (1877).

[53] Congar, Jalons pour une Théologie du Laïcat, 398.

[54] Congar, Jalons pour une Théologie du Laïcat, 399.

[55]LG 4.

[56] LG 12. In diversi altri punti il Concilio fa riferimento al «senso» dei credenti o della Chiesa in maniera analoga al sensus fidei di LG 12. Fa riferimento al sensus Ecclesiæ (DV23), al sensus apostolicus (AA 25), al sensus catholicus (AA 30), al sensus Christi et Ecclesiæe al sensus communionis cum Ecclesia (AG 19), al sensus christianus fidelium (GS 52), e a un integer christianus sensus (GS 62).

[57] LG 35.

[58] DV 8.

[59] DV 10; cf. Pio IX, Ineffabilis Deus, n. 18; e Pio XII, Munificentissimus Deus, n. 12.

[60] Cf. ad esempio l’insegnamento di papa Giovanni Paolo II nella sua esortazione apostolica Christifideles laici (1988), secondo la quale tutti i fedeli prendono parte alla triplice funzione di Cristo, e la menzione che egli fa dei fedeli laici che «sono resi partecipi (…) del senso di fede soprannaturale della Chiesa (sensum fidei supernaturalis Ecclesiæ) che “non può sbagliarsi nel credere” (LG 12)», n. 14. Cf. anche, in riferimento all’insegnamento di LG 12 e 35 e di DV 8, la dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede, Mysterium Ecclesiæ (1973), n. 2.

[61] Giovanni Paolo II, es. ap. Familiaris consortio, 1981, n. 5. Nella sua Istruzione sulla vocazione ecclesiale del teologo Donum veritatis (1990) la Congregazione per la dottrina della fede metteva in guardia contro l’identificazione fra «l’opinione di un gran numero di cristiani» e il sensus fidei: «Quest’ultimo è una proprietà della fede teologale» e «un dono di Dio che fa aderire personalmente alla Verità», in modo che il cristiano crede ciò che la Chiesa crede. Poiché le opinioni che nutrono i credenti non hanno tutte necessariamente la fede come fonte, e un gran numero di persone è influenzato dall’opinione pubblica, occorre sottolineare, come fece il Concilio, «il rapporto indissolubile fra il “sensus fidei” e la guida del popolo di Dio da parte del magistero dei pastori» (n. 35).

[62] Il sensus fidei fidelis presuppone nel credente la virtù della fede. In effetti, è l’esperienza della fede vissuta che rende il credente capace di discernere se una dottrina appartiene o meno al deposito della fede. È dunque solo in senso piuttosto ampio e derivato che si può attribuire al sensus fidei fidelis il discernimento necessario per l’atto di fede iniziale.

[63]CCC 1804.

[64] PC 12.

[65] Cf. Tommaso d’Aquino, Summa theologiæ II-II, q. 45, a. 2.

[66] Tommaso d’Aquino, Summa theologiæ II-II q. 1, a. 4, ad 3. Cf. ivi II-II, q. 2, a. 3, ad 2.

[67] Tommaso d’Aquino, Sup. III Sententiarum, d. 23, q. 3, a. 3, sol. 2, ad 2: «Habitus fidei cum non rationi innitatur, inclinat per modum naturæ, sicut et habitus moralium virtutum, et sicut habitus principiorum ; et ideo quamdiu manet, nihil contra fidem credit» (in Id., Commento alle sentenze di Pietro Lombardo, vol. 6, a cura di R. Coggi, ESD, Bologna 2000, 114).



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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