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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Tempo di Avvento Magistero integrale Benedetto XVI

Ultimo Aggiornamento: 25/11/2018 23:39
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25/11/2018 23:15
 
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Angelus seconda domenica di Avvento


ANGELUS

II Domenica di Avvento, 4 dicembre 2005

  

Cari fratelli e sorelle!

In questo tempo d’Avvento la Comunità ecclesiale, mentre si prepara a celebrare il grande mistero dell’Incarnazione, è invitata a riscoprire e approfondire la propria relazione personale con Dio. La parola latina "adventus" si riferisce alla venuta di Cristo e mette in primo piano il movimento di Dio verso l’umanità, al quale ciascuno è chiamato a rispondere con l’apertura, l’attesa, la ricerca, l’adesione. E come Dio è sovranamente libero nel rivelarsi e nel donarsi, perché mosso soltanto dall’amore, così anche la persona umana è libera nel dare il suo, pur doveroso, assenso: Dio attende una risposta d’amore. In questi giorni la liturgia ci presenta come modello perfetto di tale risposta la Vergine Maria, che giovedì prossimo 8 dicembre contempleremo nel mistero dell’Immacolata Concezione.

La Vergine è Colei che resta in ascolto, pronta sempre a compiere la volontà del Signore, ed è esempio per il credente che vive nella ricerca di Dio. A questo tema, come pure al rapporto tra verità e libertà, il Concilio Vaticano II ha dedicato un’attenta riflessione. In particolare, i Padri Conciliari hanno approvato, proprio quarant’anni or sono, una Dichiarazione concernente la questione della libertà religiosa, cioè il diritto delle persone e delle comunità a poter ricercare la verità e professare liberamente la loro fede. Le prime parole che danno il titolo a tale Documento sono "dignitatis humanae": la libertà religiosa deriva dalla singolare dignità dell’uomo che, fra tutte le creature di questa terra, è l’unica in grado di stabilire una relazione libera e consapevole con il suo Creatore. "A motivo della loro dignità – dice il Concilio – tutti gli uomini, in quanto sono persone, dotate di ragione e di libera volontà… sono spinti dalla loro stessa natura e tenuti per obbligo morale a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione" (DH, 2). Il Vaticano II riafferma così la dottrina tradizionale cattolica per cui l’uomo, in quanto creatura spirituale, può conoscere la verità e, quindi, ha il dovere e il diritto di cercarla (cfr ivi, 3). Posto questo fondamento, il Concilio insiste ampiamente sulla libertà religiosa, che dev’essere garantita sia ai singoli che alle comunità, nel rispetto delle legittime esigenze dell’ordine pubblico. E questo insegnamento conciliare, dopo quarant’anni, resta ancora di grande attualità. Infatti la libertà religiosa è ben lontana dall’essere ovunque effettivamente assicurata: in alcuni casi essa è negata per motivi religiosi o ideologici; altre volte, pur riconosciuta sulla carta, viene ostacolata nei fatti dal potere politico oppure, in maniera più subdola, dal predominio culturale dell’agnosticismo e del relativismo.

Preghiamo perché ogni uomo possa realizzare pienamente la vocazione religiosa che porta inscritta nel proprio essere. Ci aiuti Maria a riconoscere nel volto del Bambino di Betlemme, concepito nel suo seno verginale, il divino Redentore venuto nel mondo per rivelarci il volto autentico di Dio.


 

Dopo l’Angelus

Un buon tempo di Avvento. Il Signore ci dà finalmente il sole! E vediamo come progredisce la costruzione del Presepe in Piazza San Pietro, come si avvicina il Natale. Auguri e buona domenica!.




ANGELUS

Piazza San Pietro
II Domenica di Avvento, 10 dicembre 2006

 

Cari fratelli e sorelle!

Questa mattina ho avuto la gioia di dedicare una nuova chiesa parrocchiale, intitolata a Maria Stella della Evangelizzazione, nel quartiere del Torrino Nord di Roma. E’ un avvenimento che, pur riguardando di per sé quel quartiere, acquista un significato simbolico all’interno del tempo liturgico dell’Avvento, mentre ci prepariamo a celebrare il Natale del Signore. In questi giorni la liturgia ci ricorda costantemente che "Dio viene" a visitare il suo popolo, per dimorare in mezzo agli uomini e formare con loro una comunione di amore e di vita, cioè una famiglia. Il Vangelo di Giovanni esprime così il mistero dell’Incarnazione: "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi"; letteralmente: "pose la sua tenda in mezzo a noi" (Gv 1,14). La costruzione di una chiesa fra le case di un paese o di un quartiere d’una città non evoca forse questo grande dono e mistero?

La chiesa-edificio è segno concreto della Chiesa-comunità, formata dalle "pietre vive" che sono i credenti, immagine tanto cara agli Apostoli. San Pietro (1 Pt 2,4-5) e san Paolo (Ef 2,20-22) mettono in risalto come la "pietra angolare" di questo tempio spirituale sia Cristo e che, stretti a Lui e ben compatti, anche noi siamo chiamati a partecipare all’edificazione di questo tempio vivo. Se dunque è Dio che prende l’iniziativa di venire ad abitare in mezzo agli uomini, ed è sempre Lui l’artefice principale di questo progetto, è vero anche che Egli non vuole realizzarlo senza la nostra attiva collaborazione. Pertanto, prepararsi al Natale significa impegnarsi a costruire la "dimora di Dio con gli uomini". Nessuno è escluso; ciascuno può e deve contribuire a far sì che questa casa della comunione sia più spaziosa e bella. Alla fine dei tempi, essa sarà completata e sarà la "Gerusalemme celeste": "Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra – si legge nel Libro dell’Apocalisse – … Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo … Ecco la dimora di Dio con gli uomini!" (Ap 21,1-3). L’Avvento ci invita a volgere lo sguardo verso la "Gerusalemme celeste", che è il fine ultimo del nostro pellegrinaggio terreno. Al tempo stesso, ci esorta ad impegnarci con la preghiera, la conversione e le buone opere, ad accogliere Gesù nella nostra vita, per costruire insieme a Lui questo edificio spirituale del quale ognuno di noi - le nostre famiglie e le nostre comunità - è pietra preziosa.

Tra tutte le pietre che formano la Gerusalemme celeste, sicuramente la più splendida e pregiata, perché di tutte più vicina a Cristo pietra angolare, è Maria Santissima. Per sua intercessione, preghiamo affinché questo Avvento sia per tutta la Chiesa un tempo di edificazione spirituale e così si affretti la venuta del Regno di Dio.


Dopo l'Angelus:

Seguo con viva preoccupazione quanto sta accadendo in Medio Oriente, dove a spiragli di soluzione delle crisi che travagliano la regione si alternano tensioni e difficoltà che fanno temere nuove violenze.

Una speciale menzione merita il Libano, sul cui suolo, oggi come ieri, sono chiamati a "vivere insieme uomini differenti sul piano culturale e religioso, per edificare una nazione di ‘dialogo e di convivenza’ e per concorrere al bene comune" (Esortazione Ap.post-sinodale, Una nuova speranza per il Libano, n. 119). Condivido perciò, di fronte ai recenti avvenimenti, le forti apprensioni espresse dal Patriarca, Sua Beatitudine il Sig. Cardinale Nasrallah Boutros Sfeir, e dai Vescovi maroniti nel Comunicato che hanno reso pubblico mercoledì scorso.

Insieme a loro, chiedo ai libanesi e ai loro responsabili politici di avere a cuore esclusivamente il bene del Paese e l’armonia tra le sue comunità, ispirando il loro impegno a quell’unità che è responsabilità di tutti e di ciascuno e richiede sforzi pazienti e perseveranti, insieme a un dialogo fiducioso e permanente (cfr ibid. n. 120). Auspico anche che la Comunità internazionale aiuti ad individuare le urgenti soluzioni pacifiche ed eque necessarie per il Libano e per l’intero Medio Oriente, mentre invito tutti alla preghiera in questo grave momento.

* * *

Giovedì 14 dicembre, nella Basilica di San Pietro, incontrerò gli universitari degli Atenei romani. Cari giovani, vi attendo numerosi per prepararci al Natale invocando dal Signore Gesù il dono della carità intellettuale per tutta la comunità universitaria.

A tutti auguro una buona domenica e un buon tempo di Avvento.



ANGELUS

Piazza San Pietro
II Domenica di Avvento, 9 dicembre 2007

 

Cari fratelli e sorelle!

Ieri, solennità dell’Immacolata Concezione, la liturgia ci ha invitato a volgere lo sguardo verso Maria, madre di Gesù e madre nostra, Stella di speranza per ogni uomo. Oggi, seconda domenica di Avvento, ci presenta l’austera figura del Precursore, che l’evangelista Matteo introduce così: "In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!»" (Mt 3,1-2). La sua missione è stata quella di preparare e spianare la via davanti al Messia, chiamando il popolo d’Israele a pentirsi dei propri peccati e a correggere ogni iniquità. Con parole esigenti Giovanni Battista annunciava il giudizio imminente: "Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco" (Mt 3,10). Metteva in guardia soprattutto dall’ipocrisia di chi si sentiva al sicuro per il solo fatto di appartenere al popolo eletto: davanti a Dio – diceva – nessuno ha titoli da vantare, ma deve portare "frutti degni di conversione" (Mt 3,8).

Mentre prosegue il cammino dell’Avvento, mentre ci prepariamo a celebrare il Natale di Cristo, risuona nelle nostre comunità questo richiamo di Giovanni Battista alla conversione. E’ un invito pressante ad aprire il cuore e ad accogliere il Figlio di Dio che viene in mezzo a noi per rendere manifesto il giudizio divino. Il Padre – scrive l’evangelista Giovanni – non giudica nessuno, ma ha affidato al Figlio il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo (cfr Gv 5,22.27). Ed è oggi, nel presente, che si gioca il nostro destino futuro; è con il concreto comportamento che teniamo in questa vita che decidiamo della nostra sorte eterna. Al tramonto dei nostri giorni sulla terra, al momento della morte, saremo valutati in base alla nostra somiglianza o meno con il Bambino che sta per nascere nella povera grotta di Betlemme, poiché è Lui il criterio di misura che Dio ha dato all’umanità. Il Padre celeste, che nella nascita del suo Unigenito Figlio ci ha manifestato il suo amore misericordioso, ci chiama a seguirne le orme facendo, come Lui, delle nostre esistenze un dono di amore. E i frutti dell’amore sono quei "degni frutti di conversione" a cui fa riferimento san Giovanni Battista, mentre con parole sferzanti si rivolge ai farisei e ai sadducei accorsi, tra la folla, al suo battesimo.

Mediante il Vangelo, Giovanni Battista continua a parlare attraverso i secoli, ad ogni generazione. Le sue chiare e dure parole risultano quanto mai salutari per noi, uomini e le donne del nostro tempo, in cui anche il modo di vivere e percepire il Natale risente purtroppo, assai spesso, di una mentalità materialistica. La "voce" del grande profeta ci chiede di preparare la via al Signore che viene, nei deserti di oggi, deserti esteriori ed interiori, assetati dell’acqua viva che è Cristo. Ci guidi la Vergine Maria ad una vera conversione del cuore, perché possiamo compiere le scelte necessarie per sintonizzare le nostre mentalità con il Vangelo.


Dopo l'Angelus:

Nel pomeriggio di giovedì 13 dicembre prossimo incontrerò gli universitari degli Atenei romani, al termine della Santa Messa che sarà presieduta dal Cardinale Camillo Ruini. Vi attendo numerosi, cari giovani, per prepararci al santo Natale invocando il dono dello Spirito di sapienza per tutta la comunità universitaria.

A tutti auguro una buona domenica.




ANGELUS

Piazza San Pietro
II Domenica di Avvento, 7 dicembre 2008

 

Cari fratelli e sorelle!

Da una settimana stiamo vivendo il tempo liturgico dell’Avvento: tempo di apertura al futuro di Dio, tempo di preparazione al santo Natale, quando Lui, il Signore, che è la novità assoluta, è venuto ad abitare in mezzo a questa umanità decaduta per rinnovarla dall’interno. Nella liturgia dell’Avvento risuona un messaggio pieno di speranza, che invita ad alzare lo sguardo all’orizzonte ultimo, ma al tempo stesso a riconoscere nel presente i segni del Dio-con-noi. In questa seconda Domenica di Avvento la Parola di Dio assume gli accenti commoventi del cosiddetto Secondo Isaia, che agli Israeliti, provati da decenni di amaro esilio in Babilonia, annunciò finalmente la liberazione: "Consolate, consolate il mio popolo – dice il profeta a nome di Dio –. Parlate al cuore di Gerusalemme e ditele che la sua tribolazione è compiuta" (Is 40,1-2). Questo vuole fare il Signore in Avvento: parlare al cuore del suo Popolo e, per suo tramite, all’umanità intera, per annunciare la salvezza. Anche oggi si leva la voce della Chiesa: "Nel deserto preparate la via del Signore" (Is 40, 3). Per le popolazioni sfinite dalla miseria e dalla fame, per le schiere dei profughi, per quanti patiscono gravi e sistematiche violazioni dei loro diritti, la Chiesa si pone come sentinella sul monte alto della fede e annuncia: "Ecco il vostro Dio! Ecco il Signore Dio viene con potenza" (Is 40,11).

Questo annuncio profetico si è realizzato in Gesù Cristo. Egli, con la sua predicazione e poi con la sua morte e risurrezione, ha portato a compimento le antiche promesse, rivelando una prospettiva più profonda e universale. Ha inaugurato un esodo non più solo terreno, storico, e come tale provvisorio, ma radicale e definitivo: il passaggio dal regno del male al regno di Dio, dal dominio del peccato e della morte a quello dell’amore e della vita. Pertanto, la speranza cristiana va oltre la legittima attesa di una liberazione sociale e politica, perché ciò che Gesù ha iniziato è un’umanità nuova, che viene "da Dio", ma al tempo stesso germoglia in questa nostra terra, nella misura in cui essa si lascia fecondare dallo Spirito del Signore. Si tratta perciò di entrare pienamente nella logica della fede: credere in Dio, nel suo disegno di salvezza, ed al tempo stesso impegnarsi per la costruzione del suo Regno. La giustizia e la pace, infatti, sono dono di Dio, ma richiedono uomini e donne che siano "terra buona", pronta ad accogliere il buon seme della sua Parola.

Primizia di questa nuova umanità è Gesù, Figlio di Dio e figlio di Maria. Lei, la Vergine Madre, è la "via" che Dio stesso si è preparata per venire nel mondo. Con tutta la sua umiltà, Maria cammina alla testa del nuovo Israele nell’esodo da ogni esilio, da ogni oppressione, da ogni schiavitù morale e materiale, verso "i nuovi cieli e la terra nuova, nei quali abita la giustizia" (2 Pt 3,13). Alla sua materna intercessione affidiamo l’attesa di pace e di salvezza degli uomini del nostro tempo.


Dopo l'Angelus

Nel pomeriggio di giovedì prossimo, 11 dicembre, incontrerò nella Basilica di San Pietro gli universitari degli Atenei romani, al termine della Santa Messa che sarà presieduta dal Cardinale Agostino Vallini. In occasione dell’Anno Paolino, consegnerò ai giovani studenti la Lettera ai Romani dell’apostolo Paolo, e sarò lieto di salutarli, insieme con i Rettori, i docenti e il personale tecnico e amministrativo, in questo tradizionale appuntamento che prepara al Santo Natale.

Sono lieto di rivolgere un particolare saluto ai Chierici Mariani dell’Immacolata Concezione, che domani inizieranno il giubileo centenario della rinascita e della riforma della loro Congregazione. Cari Fratelli, la Vergine Maria vi ottenga abbondanti grazie e vi aiuti a rimanere sempre fedeli al vostro carisma.

A tutti auguro una buona domenica e una felice festa dell’Immacolata.


ANGELUS

II Domenica di Avvento, Piazza San Pietro
Domenica, 6 dicembre 2009

(Video)

 

Cari fratelli e sorelle!

In questa seconda domenica di Avvento, la liturgia propone il brano evangelico in cui san Luca, per così dire, prepara la scena su cui Gesù sta per apparire e iniziare la sua missione pubblica (cfr Lc 3,1-6). L’Evangelista punta il riflettore su Giovanni Battista, che del Messia fu il precursore, e traccia con grande precisione le coordinate spazio-temporali della sua predicazione. Scrive Luca: “Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconitide, e Lisania tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto” (Lc 3,1-2). Due cose attirano la nostra attenzione. La prima è l’abbondanza di riferimenti a tutte le autorità politiche e religiose della Palestina nel 27/28 d.C. Evidentemente l’Evangelista vuole avvertire chi legge o ascolta che il Vangelo non è una leggenda, ma il racconto di una storia vera, che Gesù di Nazaret è un personaggio storico inserito in quel preciso contesto. Il secondo elemento degno di nota è che, dopo questa ampia introduzione storica, il soggetto diventa “la parola di Dio”, presentata come una forza che scende dall’alto e si posa su Giovanni il Battista.

Domani ricorrerà la memoria liturgica di sant’Ambrogio, grande Vescovo di Milano. Attingo da lui un commento a questo testo evangelico: “Il Figlio di Dio – egli scrive -, prima di radunare la Chiesa, agisce anzitutto nel suo umile servo. Perciò dice bene san Luca che la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria nel deserto, perché la Chiesa non ha preso inizio dagli uomini, ma dalla Parola” (Espos. del Vangelo di Luca 2, 67). Ecco dunque il significato: la Parola di Dio è il soggetto che muove la storia, ispira i profeti, prepara la via del Messia, convoca la Chiesa. Gesù stesso è la Parola divina che si è fatta carne nel grembo verginale di Maria: in Lui Dio si è rivelato pienamente, ci ha detto e dato tutto, aprendoci i tesori della sua verità e della sua misericordia. Prosegue ancora sant’Ambrogio nel suo commento: “Discese dunque la Parola, affinché la terra, che prima era un deserto, producesse i suoi frutti per noi” (ibid.).

Cari amici, il fiore più bello germogliato dalla parola di Dio è la Vergine Maria. Lei è la primizia della Chiesa, giardino di Dio sulla terra. Ma, mentre Maria è l’Immacolata – così la celebreremo dopodomani –, la Chiesa ha continuamente bisogno di purificarsi, perché il peccato insidia tutti i suoi membri. Nella Chiesa è sempre in atto una lotta tra il deserto e il giardino, tra il peccato che inaridisce la terra e la grazia che la irriga perché produca frutti abbondanti di santità. Preghiamo dunque la Madre del Signore affinché ci aiuti, in questo tempo di Avvento, a “raddrizzare” le nostre vie, lasciandoci guidare dalla parola di Dio.


Dopo l'Angelus

Domani si aprirà, a Copenhagen, la Conferenza dell’ONU sui cambiamenti climatici, con cui la comunità internazionale intende contrastare il fenomeno del riscaldamento globale. Auspico che i lavori aiuteranno ad individuare azioni rispettose della creazione e promotrici di uno sviluppo solidale, fondato sulla dignità della persona umana ed orientato al bene comune. La salvaguardia del creato postula l’adozione di stili di vita sobri e responsabili, soprattutto verso i poveri e le generazioni future. In questa prospettiva, per garantire pieno successo alla Conferenza, invito tutte le persone di buona volontà a rispettare le leggi poste da Dio nella natura e a riscoprire la dimensione morale della vita umana.

[Saluto cordialmente i Polacchi. “Preparate la strada per il Signore” (Lc 3, 4). Ecco il compito stabilito per noi dal Profeta dell’Avvento, Giovanni Battista, presso il fiume Giordano. Coloro che lo realizzeranno “vedranno la salvezza di Dio” (cfr. Lc 3, 6). Nel contesto di tale compito, ringrazio tutti per le preghiere che oggi vengono innalzate in Polonia e all’estero per la Chiesa dell’Est, che sta rinascendo. Buona domenica, Dio vi benedica.]

A tutti auguro una buona domenica.



ANGELUS

Piazza San Pietro 
II Domenica di Avvento, 5 dicembre 2010

(Video)

 

Cari fratelli e sorelle!

Il Vangelo di questa seconda domenica di Avvento (Mt 3,1-12) ci presenta la figura di san Giovanni il Battista, il quale, secondo una celebre profezia di Isaia (cfr 40,3), si ritirò nel deserto della Giudea e, con la sua predicazione, chiamò il popolo a convertirsi per essere pronto alla imminente venuta del Messia. San Gregorio Magno commenta che il Battista “predica la retta fede e le opere buone … affinché la forza della grazia penetri, la luce della verità risplenda, le strade verso Dio si raddrizzino e nascano nell’animo onesti pensieri dopo l’ascolto della Parola che guida al bene” (Hom. in Evangelia, XX, 3, CCL 141, 155). Il Precursore di Gesù, posto tra l’Antica e la Nuova Alleanza, è come una stella che precede il sorgere del Sole, di Cristo, di Colui, cioè, sul quale – secondo un’altra profezia di Isaia – “si poserà lo Spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore” (Is 11,2).

Nel Tempo dell’Avvento, anche noi siamo chiamati ad ascoltare la voce di Dio, che risuona nel deserto del mondo attraverso le Sacre Scritture, specialmente quando sono predicate con la forza dello Spirito Santo. La fede, infatti, si fortifica quanto più si lascia illuminare dalla Parola divina, da “tutto ciò che – come ci ricorda l’apostolo Paolo – è stato scritto prima di noi… per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza” (Rm15,4). Il modello dell’ascolto è la Vergine Maria: “contemplando nella Madre di Dio un’esistenza totalmente modellata dalla Parola, ci scopriamo anche noi chiamati ad entrare nel mistero della fede, mediante la quale Cristo viene a dimorare nella nostra vita. Ogni cristiano che crede, ci ricorda sant’Ambrogio, in un certo senso concepisce e genera il Verbo di Dio” (Esort. ap. postsin. Verbum Domini, 28).

Cari amici, “la nostra salvezza poggia su una venuta”, ha scritto Romano Guardini (La santa notte. Dall’Avvento all’Epifania, Brescia 1994, p. 13). “Il Salvatore è venuto dalla libertà di Dio… Così la decisione della fede consiste… nell’accogliere Colui che si avvicina” (ivi, p. 14). “Il Redentore – aggiunge  – viene presso ciascun uomo: nelle sue gioie e angosce, nelle sue conoscenze chiare, nelle sue perplessità e tentazioni, in tutto ciò che costituisce la sua natura e la sua vita” (ivi, p. 15).

Alla Vergine Maria, nel cui grembo ha dimorato il Figlio dell’Altissimo, e che mercoledì prossimo, 8 dicembre, celebreremo nella solennità dell’Immacolata Concezione, chiediamo di sostenerci in questo cammino spirituale, per accogliere con fede e con amore la venuta del Salvatore.


APPELLO

In questo tempo di Avvento, in cui siamo chiamati ad alimentare la nostra attesa del Signore e ad accoglierlo in mezzo a noi, vi invito a pregare per tutte le situazioni di violenza, di intolleranza, di sofferenza che ci sono nel mondo, affinché la venuta di Gesù porti consolazione, riconciliazione e pace. Penso alle tante situazioni difficili, come i continui attentati che si verificano in Iraq contro cristiani e musulmani, agli scontri in Egitto in cui vi sono stati morti e feriti, alle vittime di trafficanti e di criminali, come il dramma degli ostaggi eritrei e di altre nazionalità, nel deserto del Sinai. Il rispetto dei diritti di tutti è il presupposto per la civile convivenza. La nostra preghiera al Signore e la nostra solidarietà possano portare speranza a coloro che si trovano nella sofferenza.

* * *

Dopo l'Angelus

[Saluto tutti i Polacchi. Nella Messa della seconda Domenica d’Avvento veniamo esortati alla conversione dei cuori, rivoltaci da Giovanni Battista, il Profeta della riva del Giordano. Egli ricorda a tutti che “il Regno dei cieli è vicino!”. L’Avvento sia per noi occasione per “preparare nel cuore la via al Signore” (cfr. Mt 3, 2-3). La mia benedizione vi accompagni nella realizzazione di tale compito.]

A tutti auguro una buona domenica e una buona settimana. Buona seconda Domenica di Avvento, grazie.


NGELUS

Piazza San Pietro
II Domenica di Avvento, 4 dicembre 2011

[Video]

 

Cari fratelli e sorelle!

L’odierna domenica segna la seconda tappa del Tempo di Avvento. Questo periodo dell’anno liturgico mette in risalto le due figure che hanno avuto un ruolo preminente nella preparazione della venuta storica del Signore Gesù: la Vergine Maria e san Giovanni Battista. Proprio su quest’ultimo si concentra il testo odierno del Vangelo di Marco. Descrive infatti la personalità e la missione del Precursore di Cristo (cfr Mc 1,2-8). Incominciando dall’aspetto esterno, Giovanni viene presentato come una figura molto ascetica: vestito di pelle di cammello, si nutre di cavallette e miele selvatico, che trova nel deserto della Giudea (cfr Mc 1,6). Gesù stesso, una volta, lo contrappose a coloro che “stanno nei palazzi dei re” e che “vestono con abiti di lusso” (Mt 11,8). Lo stile di Giovanni Battista dovrebbe richiamare tutti i cristiani a scegliere la sobrietà come stile di vita, specialmente in preparazione alla festa del Natale, in cui il Signore – come direbbe san Paolo – “da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor 8,9).

Per quanto riguarda la missione di Giovanni, essa fu un appello straordinario alla conversione: il suo battesimo “è legato a un ardente invito a un nuovo modo di pensare e di agire, è legato soprattutto all’annuncio del giudizio di Dio” (Gesù di Nazaret, I, Milano 2007, p. 34) e della imminente comparsa del Messia, definito come “colui che è più forte di me” e che “battezzerà in Spirito Santo” (Mc 1,7.8). L’appello di Giovanni va dunque oltre e più in profondità rispetto alla sobrietà dello stile di vita: chiama ad un cambiamento interiore, a partire dal riconoscimento e dalla confessione del proprio peccato. Mentre ci prepariamo al Natale, è importante che rientriamo in noi stessi e facciamo una verifica sincera sulla nostra vita. Lasciamoci illuminare da un raggio della luce che proviene da Betlemme, la luce di Colui che è “il più Grande” e si è fatto piccolo, “il più Forte” e si è fatto debole.

Tutti e quattro gli Evangelisti descrivono la predicazione di Giovanni Battista facendo riferimento ad un passo del profeta Isaia: “Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio»” (Is 40,3). Marco inserisce anche una citazione di un altro profeta, Malachia, che dice: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via” (Mc 1,2; cfr Mal 3,1). Questi richiami alle Scritture dell’Antico Testamento “parlano dell’intervento salvifico di Dio, che esce dalla sua imperscrutabilità per giudicare e salvare; a Lui bisogna aprire la porta, preparare la strada” (Gesù di Nazaret, I, p. 35).

Alla materna intercessione di Maria, Vergine dell’attesa, affidiamo il nostro cammino incontro al Signore che viene, mentre proseguiamo il nostro itinerario di Avvento per preparare nel nostro cuore e nella nostra vita la venuta dell’Emmanuele, il Dio-con-noi.


Dopo l'Angelus

A tutti auguro una buona domenica. Buona domenica, buona settimana. Grazie!



ANGELUS

Piazza San Pietro
II Domenica di Avvento, 9 dicembre 2012

[Video]

 

Cari fratelli e sorelle!

Nel Tempo di Avvento la liturgia pone in risalto, in modo particolare, due figure che preparano la venuta del Messia: la Vergine Maria e Giovanni Battista. Oggi san Luca ci presenta quest’ultimo, e lo fa con caratteristiche diverse dagli altri Evangelisti. «Tutti e quattro i Vangeli mettono all’inizio dell’attività di Gesù la figura di Giovanni Battista e lo presentano come il suo precursore. San Luca ha spostato indietro la connessione tra le due figure e le loro rispettive missioni … Già nel concepimento e nella nascita, Gesù e Giovanni sono messi in rapporto tra loro» (L’infanzia di Gesù, 23). Questa impostazione aiuta a comprendere che Giovanni, in quanto figlio di Zaccaria ed Elisabetta, entrambi di famiglie sacerdotali, non solo è l’ultimo dei profeti, ma rappresenta anche l’intero sacerdozio dell’Antica Alleanza e perciò prepara gli uomini al culto spirituale della Nuova Alleanza, inaugurato da Gesù (cfr ibid. 27-28). Luca inoltre sfata ogni lettura mitica che spesso si fa dei Vangeli e colloca storicamente la vita del Battista, scrivendo: «Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore … sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa» (Lc 3,1-2). All’interno di questo quadro storico si colloca il vero grande avvenimento, la nascita di Cristo, che i contemporanei non noteranno neppure. Per Dio i grandi della storia fanno da cornice ai piccoli!

Giovanni Battista si definisce come la «voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» (Lc3,4). La voce proclama la parola, ma in questo caso la Parola di Dio precede, in quanto è essa stessa a scendere su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto (cfr Lc 3,2). Egli quindi ha un grande ruolo, ma sempre in funzione di Cristo. Commenta sant’Agostino: «Giovanni è voce. Del Signore invece si dice: “In principio era il Verbo” (Gv 1,1). Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio. Se alla voce togli la parola, che cosa resta? Un vago suono. La voce senza parola colpisce bensì l’udito, ma non edifica il cuore» (Discorso 293, 3: PL 38, 1328). A noi il compito di dare oggi ascolto a quella voce per concedere spazio e accoglienza nel cuore a Gesù, Parola che ci salva. In questo Tempo di Avvento, prepariamoci a vedere, con gli occhi della fede, nell’umile Grotta di Betlemme, la salvezza di Dio (cfr Lc 3,6). Nella società dei consumi, in cui si è tentati di cercare la gioia nelle cose, il Battista ci insegna a vivere in maniera essenziale, affinché il Natale sia vissuto non solo come una festa esteriore, ma come la festa del Figlio di Dio che è venuto a portare agli uomini la pace, la vita e la gioia vera.

Alla materna intercessione di Maria, Vergine dell’Avvento, affidiamo il nostro cammino incontro al Signore che viene, per essere pronti ad accogliere, nel cuore e in tutta la vita, l’Emmanuele, Dio-con-noi.

 


Dopo l'Angelus

A tutti auguro una buona domenica, una buona settimana. Buon Avvento. Buona domenica a voi tutti. Grazie!


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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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