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Genesi 1:6 cosa intende per rā·qî·a‘ ?

Ultimo Aggiornamento: 13/06/2019 21:47
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06/06/2019 15:34
 
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Caro VVRL,


Barnabino, chissà come mai il racconto del diluvio su tutta la terra, la possibilità di far entrare sull'arca tutti gli animali del mondo compresi i canguri australiani e gli orsi polari, non sono racconti poetici ma letterali. Stranamente solo le finestre del cielo, che si aprono per far piovere, assumono un carattere metaforico poetico. Chissà come mai....



Perché restando alla logica del testo lì abbiamo una descrizione narrativa che ci permette di leggere nel testo la storia di Noè. E' evidente che il testo vuole raccontarci quello che, secondo l'agiografo, accadde davvero in quella circostanza. Al contrario quando usa l'espressione "si aprirono le cateratte dei cieli" sta solo usando un'espressione gergale per indicare la potenza e portata con le quali caddero (realmente) le acque, la loro forza e quantità era paragonabile a quella provocata dall'apertura delle dighe sui fiumi che certamente Mosè conosceva, tutto qui, ma senza alcun intento "scientifico" sul fenomeno delal pioggia che semmai altrove è messo in relazione con le nuvole e non le arruboth.

Shaom
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06/06/2019 16:04
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:

Mettiti nei panni degli ebrei di 2700 anni fa, perché non dovevano pensare realmente che nel cielo ci fossero delle finestre come le chiuse del Nilo? Sapevano infatti che sopra il cielo c'era una grande quantità di acqua. Perché quindi dovevano usare una metafora se tutta la terminologia in uso poteva indicare un accadimento reale per l'uomo del tempo?




Perchè come ti è già stato fatto notare già ai tempi di Giobbe si aveva chiaro come funziona il ciclo della pioggia:

Giobbe 36,27-28

Egli attrae in alto le gocce dell'acqua
e scioglie in pioggia i suoi vapori,
che le nubi riversano e grondano sull'uomo in grande quantità.

Quindi non pensavano che in cielo ci fossero finestre è evidente l' uso metaforico







06/06/2019 16:07
 
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Re: Re:
VVRL, 06/06/2019 15.22:


Barnabino, chissà come mai il racconto del diluvio su tutta la terra, la possibilità di far entrare sull'arca tutti gli animali del mondo compresi i canguri australiani e gli orsi polari, non sono racconti poetici ma letterali. Stranamente solo le finestre del cielo, che si aprono per far piovere, assumono un carattere metaforico poetico. Chissà come mai.....






ti è stato detto sopra. Del Diluvio (per te irreale ma le finestre reali!) si parla specificatamente solo nella Genesi, ma l' espressione "cateratte dei cieli" appare anche in altri contesti poetici.
Quindi può a ragione essere ritenuta un' espressione figurativa, invece per te deve essere a tutti i costi reale non perché ti interessi particolarmente la cosa, ma solo perché il tuo obiettivo (come quelli di alcuni cattolici, non tutti per fortuna) è quello di adoperarsi con zelo encomiabile per (tentare di) dimostrare che il racconto della Genesi, compresi ovviamente Adamo ed Eva, è tutto allegorico o mitologico.
Quindi tutta questa manfrina è finalizzata soltanto a questo

Stammi bene

06/06/2019 16:09
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Pino2019, 06/06/2019 16.04:


Mettiti nei panni degli ebrei di 2700 anni fa, perché non dovevano pensare realmente che nel cielo ci fossero delle finestre come le chiuse del Nilo? Sapevano infatti che sopra il cielo c'era una grande quantità di acqua. Perché quindi dovevano usare una metafora se tutta la terminologia in uso poteva indicare un accadimento reale per l'uomo del tempo?




Perchè come ti è già stato fatto notare già ai tempi di Giobbe si aveva chiaro come funziona il ciclo della pioggia:

Giobbe 36,27-28

Egli attrae in alto le gocce dell'acqua
e scioglie in pioggia i suoi vapori,
che le nubi riversano e grondano sull'uomo in grande quantità.

Quindi non pensavano che in cielo ci fossero finestre è evidente l' uso metaforico











sono quattro pagine che stiamo tentando di farglielo capire, ma non c'è verso


06/06/2019 17:16
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Pino2019, 06/06/2019 16.04:


Mettiti nei panni degli ebrei di 2700 anni fa, perché non dovevano pensare realmente che nel cielo ci fossero delle finestre come le chiuse del Nilo? Sapevano infatti che sopra il cielo c'era una grande quantità di acqua. Perché quindi dovevano usare una metafora se tutta la terminologia in uso poteva indicare un accadimento reale per l'uomo del tempo?




Perchè come ti è già stato fatto notare già ai tempi di Giobbe si aveva chiaro come funziona il ciclo della pioggia:

Giobbe 36,27-28

Egli attrae in alto le gocce dell'acqua
e scioglie in pioggia i suoi vapori,
che le nubi riversano e grondano sull'uomo in grande quantità.

Quindi non pensavano che in cielo ci fossero finestre è evidente l' uso metaforico









Che risposta è questa? Siccome un passo contraddice un altro, allora siamo autorizzati ad annullare quello che non ci garba?
Tutti i passi della Bibbia devono avere una spiegazione, altrimenti veramente facciamo dire alla Bibbia quello che vogliamo.
La spiegazione più logica di questa divergenza è che Giobbe non è stato scritto dalla stessa mano e nello stesso momento storico di Genesi, pertanto è più che plausibile che i due libri possano esprimere concezione scientifiche diverse perché i tempi e i contesti sono diversi. Pensa ai mutamenti scientifici che abbiamo avuto nell'ultimo secolo.

06/06/2019 17:25
 
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Re: Re: Re:
Aquila-58, 06/06/2019 16.07:




ti è stato detto sopra. Del Diluvio (per te irreale ma le finestre reali!) si parla specificatamente solo nella Genesi, ma l' espressione "cateratte dei cieli" appare anche in altri contesti poetici.
Quindi può a ragione essere ritenuta un' espressione figurativa, invece per te deve essere a tutti i costi reale non perché ti interessi particolarmente la cosa, ma solo perché il tuo obiettivo (come quelli di alcuni cattolici, non tutti per fortuna) è quello di adoperarsi con zelo encomiabile per (tentare di) dimostrare che il racconto della Genesi, compresi ovviamente Adamo ed Eva, è tutto allegorico o mitologico.
Quindi tutta questa manfrina è finalizzata soltanto a questo

Stammi bene



Aquila, ma è chiaro che il racconto del diluvio fosse reale per chi lo ha scritto. Non capisco come per te, che è tutto reale, magicamente non siano reali solo le finestre del cielo. E' proprio una questione di coerenza che non hai, dato che è tutto letterale tranne un solo particolare.
Per me il problema non si pone perché un racconto simbolico viene scritto sempre e comunque con termini che in sé sono reali. Se il diluvio simboleggia il naufragare dell'umanità che non si affida a Dio, non significa certo che nella realtà non possa accadere l'allagamento di intere regioni della terra. E' questo il punto fondamentale che tu sembri non essere in grado di capire. Le immagini dietro ad un racconto, sia che sia reale, sia che sia metaforico, in sé non possono che essere reali. Il fuoco è spesso usato nella Bibbia per indicare un tormento e questo accade perché realmente chi si scotta prova una sofferenza.

06/06/2019 18:32
 
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Re: Re: Re: Re:
VVRL, 06/06/2019 17.25:


Aquila, ma è chiaro che il racconto del diluvio fosse reale per chi lo ha scritto. Non capisco come per te, che è tutto reale, magicamente non siano reali solo le finestre del cielo. E' proprio una questione di coerenza che non hai, dato che è tutto letterale tranne un solo particolare.




te l' ho spiegato: l' espressione "le cateratte dei cieli" viene usata anche in contesti poetici, inoltre potrei dire io la stessa cosa di te: il Diluvio per te non è reale ma le finestre si, andiamo…

VVRL, 06/06/2019 17.25:



Per me il problema non si pone perché un racconto simbolico viene scritto sempre e comunque con termini che in sé sono reali.





allora perché un racconto reale non può usare il simbolismo delle finestre e delle cateratte dei cieli, non capisco


VVRL, 06/06/2019 17.25:



Se il diluvio simboleggia il naufragare dell'umanità che non si affida a Dio, non significa certo che nella realtà non possa accadere l'allagamento di intere regioni della terra. E' questo il punto fondamentale che tu sembri non essere in grado di capire. Le immagini dietro ad un racconto, sia che sia reale, sia che sia metaforico, in sé non possono che essere reali. Il fuoco è spesso usato nella Bibbia per indicare un tormento e questo accade perché realmente chi si scotta prova una sofferenza.




ma che il Diluvio "simboleggia il naufragare dell' umanità" è solo una tua inferenza che io nel testo non leggo.
Quindi mi attengo alla parola di Dio e non alle tue inferenze che a me non interessano, sapendo anche che la parola di Dio può usare, in certi contesti (anche poetici) dei simbolismi come ritengo essere l' espressione "cateratte dei cieli2 che tu invece prendi alla lettera.

VVRL, 06/06/2019 17.16:


Che risposta è questa? Siccome un passo contraddice un altro, allora siamo autorizzati ad annullare quello che non ci garba?
Tutti i passi della Bibbia devono avere una spiegazione, altrimenti veramente facciamo dire alla Bibbia quello che vogliamo.
La spiegazione più logica di questa divergenza è che Giobbe non è stato scritto dalla stessa mano e nello stesso momento storico di Genesi, pertanto è più che plausibile che i due libri possano esprimere concezione scientifiche diverse perché i tempi e i contesti sono diversi. Pensa ai mutamenti scientifici che abbiamo avuto nell'ultimo secolo.





Oppure la risposta ancor più logica può essere che Giobbe parla di quello che realmente è sempre esistito sin dalla Genesi, ergo le nuvole, mentre "cateratte dei cieli" può essere un' espressione figurativo e perfino poetica, in quanto "nuvole" lo troviamo praticamente in tutta la Bibbia mentre "cateratte dei cieli" solo in due o tre passi e in determinati contesti





Scusami, ma il mio tempo è scaduto.
Stasera ho l' adunanza e quindi ci sarò di nuovo domani mattina.

Ti saluto, a domani



[SM=g1944981]
[Modificato da Aquila-58 06/06/2019 18:37]
06/06/2019 18:39
 
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Caro VVRL,


Che risposta è questa? Siccome un passo contraddice un altro, allora siamo autorizzati ad annullare quello che non ci garba?



Quello che sembri non capire è che un passo non annualla l'altro, il Giobbe vi è una descrizione del processo di formazione della pioggia, mentre il Genesi in un testo narrativo si usa un'espressione gergale per illustrare l'effetto della pioggia al diluvio, che cadde copiosa proprio come si apre una diga in un fiume.


La spiegazione più logica di questa divergenza è che Giobbe non è stato scritto dalla stessa mano e nello stesso momento storico di Genesi, pertanto è più che plausibile che i due libri possano esprimere concezione scientifiche diverse perché i tempi e i contesti sono diversi



Se è così è falso quando dici che esistessero esclusivamente credenze come quelle che tu dai per scontate (il firmamento solido, le nuvole attaccate al cielo, ecc...). Se esistevano punti di vista differenti cosa impedisce che in Genesi si utilizzasse la parola figurativamente e non letteralmente? Cosa impedisce all'autore di Genesi e quello di Giobbe (che per la tradizione sono la stessa persona) di avere la stessa idea sull'origine della pioggia?

Shalom

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06/06/2019 18:50
 
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Re: Re: Re:
Aquila-58, 06/06/2019 16:07:




ti è stato detto sopra. Del Diluvio (per te irreale ma le finestre reali!) si parla specificatamente solo nella Genesi ...

Stammi bene





Ottima osservazione: il diluvio per VVRL è un racconto di fantasia, ma le "finestre del cielo" ci sono eccome!
Spassoso, questo VVRL, sapevo che mi avrebbe messo di buon umore! [SM=g10765]

Simon
06/06/2019 19:38
 
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Re:
barnabino, 06/06/2019 18.39:

Caro VVRL,


Che risposta è questa? Siccome un passo contraddice un altro, allora siamo autorizzati ad annullare quello che non ci garba?



Quello che sembri non capire è che un passo non annualla l'altro, il Giobbe vi è una descrizione del processo di formazione della pioggia, mentre il Genesi in un testo narrativo si usa un'espressione gergale per illustrare l'effetto della pioggia al diluvio, che cadde copiosa proprio come si apre una diga in un fiume.


La spiegazione più logica di questa divergenza è che Giobbe non è stato scritto dalla stessa mano e nello stesso momento storico di Genesi, pertanto è più che plausibile che i due libri possano esprimere concezione scientifiche diverse perché i tempi e i contesti sono diversi



Se è così è falso quando dici che esistessero esclusivamente credenze come quelle che tu dai per scontate (il firmamento solido, le nuvole attaccate al cielo, ecc...). Se esistevano punti di vista differenti cosa impedisce che in Genesi si utilizzasse la parola figurativamente e non letteralmente? Cosa impedisce all'autore di Genesi e quello di Giobbe (che per la tradizione sono la stessa persona) di avere la stessa idea sull'origine della pioggia?

Shalom




Lo impedisce il fatto che per Genesi la causa della pioggia sono le finestre del cielo a differenza delle nuvole di Giobbe. Se io dico che i bambini li porta la cicogna e poi dico che i bambini nascono in seguito alla decondazione dell'ovulo femminile da parte seme maschile sto dicendo due cose incompatibili tra di loro. La stessa cosa dicasi delle finestre del cielo con le nuvole, i due termini sono inconpatibili perché non c'è nessun legame neanche simbolico metaforico. Se l'idea è quella di descrivere l'intensità della pioggia, l'assiciazione metaforica la si può fare con le cascate, con la tempesta del deserto, cosa c'entrano le le finestre che si aprono e chiudono.
La cosa assirda di questa discussione è che vi basate solo sulla supposizone personale non mostrando quale fonte attesta l'uso delle cateratte in maniera simbolica, non si capisce la genesi di questa metafora e andate contro gli studiosi e i biblisti che insicano la roqia come qualcosa di solido per contenere le acque di sopra in modo da non farle cadere sulla terra alla stessa stregua di come conteneva gli astri e li faceva muovere. Non offrite insomma alcun supporto alla vostra tesi
06/06/2019 19:41
 
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Il termine arruboth nel senso di "cateratte" è per altro usato 6 volte in testi poetici, riferito a Geova e all'idea di un eccezionale rovescio, come appunto quello dell'apertura di una diga. Ma non leggo nulla che possa suggerire che si credesse che esistessero letteralmente delle finestre nei cieli (e non nel firmamento).

Shalom
[Modificato da barnabino 06/06/2019 21:39]
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06/06/2019 21:24
 
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Re:
VVRL, 06/06/2019 09:25:



Lo dice la nota CEI di Genesi 1:6, lo dicono gli studiosi di storia della scienza e della tecnica. C'è un testo alla portata di tutti scritto da Paolo Rossi. Se tu oltre a leggere solo le pubblicazioni leggessi anche letteratura del "mondo", i tuoi orizzonti si spalancherebbero a dismisura...



Il tuo problema forse è che io leggo testi di qualità decente, non guggolate di fantasie come fai tu.

Sto aspettando che conti il numero di aperture delle "finestre" e degli interventi divini per farle aprire.
Meno male che ho pazienza.

Simon
06/06/2019 21:27
 
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Re:
VVRL, 06/06/2019 13:18:

...
Il problema è che il termine biblico "wa·’ă·rub·bōṯ" significa proprio finestra, il verbo "nip̄·tā·ḥū" significa aprire, quindi non vedo perché mi devo allontanare dal significato più immediato del testo. Tra l'altro questo tipo di lettura è confermata anche in ambienti extra biblici da parte degli studiosi di storia della scienza; la vostra voce fuori dal coro mi sembra quindi più che altro motivata da condizionamenti dottrinali piùttosto che da un'analisi obiettiva del racconto di Genesi. Leggete insomma con le lenti condizionanti.




Urca, ci sei arrivato anche tu? Oppure hai creduto a quello che ti avevo già detto ieri?

Adesso conta quante volte "si aprono le finestre" dal diluvio finoa a Cristo e da Cristo fino ad oggi.

Simon
06/06/2019 21:36
 
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Re: Re:
Intanto che il VVRL conta le volte che Dio ha "aperto le finestre", riporto qui il commento alla cattolicissima versione del Pontificio Istituto Biblico (PIB), che mi è costata un occhio della testa, ma alla fine mi è arrivata.
La PIB traduce "Poi disse Dio: 'Vi sia uno strato in mezzo alle acque per tener separate le une dalle altre'. E cosi' fu."

e la nota spiega:

"7-8 lo strato: quello che noi volgarmente chiamiamo la volta del cielo (la Volgata traduce firmamentum, come dire solidità, e di li viene il nostro firmamento). Come noi nel linguaggio familiare, cosi' il sacro autore descrive i fenomeni cosmologici secondo le apparenze, e pone come sospese sulla volta del cielole acque che poi cadono in pioggia, a differenza delle masse liquide, che formano uno dei componenti della terra, e in quei primordi tenevano sommersi i continenti (vv. 9-10)"

Simon

p.s. So che sono parole scritte "al vento" ma per fortuna ci sono lettori piu' obiettivi del nostro VVRL.
07/06/2019 06:38
 
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Re: Re: Re:
(SimonLeBon), 06/06/2019 21.36:


p.s. So che sono parole scritte "al vento" ma per fortuna ci sono lettori piu' obiettivi del nostro VVRL.




appunto…..la gente legge i nostri post


07/06/2019 07:18
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:

Che risposta è questa? Siccome un passo contraddice un altro, allora siamo autorizzati ad annullare quello che non ci garba?




Non c' è alcuna contradizione semplicemente in Genesi si usa un linguaggio metaforico.
Lo facciamo anche oggi tutti i giorni e sicuramente non vogliamo contraddire nessuna evidenza scientifica ad es. diciamo il sole sorge e tramonta quando ben sappiamo che non è così.


La spiegazione più logica di questa divergenza è che Giobbe non è stato scritto dalla stessa mano e nello stesso momento storico di Genesi, pertanto è più che plausibile che i due libri possano esprimere concezione scientifiche diverse perché i tempi e i contesti sono diversi.



A quanto sappiamo L' autore è sempre Mosè sia per Genesi che per Giobbe.





07/06/2019 07:41
 
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Re:
Pino2019, 07/06/2019 07:18:


Che risposta è questa? Siccome un passo contraddice un altro, allora siamo autorizzati ad annullare quello che non ci garba?




Non c' è alcuna contradizione semplicemente in Genesi si usa un linguaggio metaforico.
Lo facciamo anche oggi tutti i giorni e sicuramente non vogliamo contraddire nessuna evidenza scientifica ad es. diciamo il sole sorge e tramonta quando ben sappiamo che non è così.


La spiegazione più logica di questa divergenza è che Giobbe non è stato scritto dalla stessa mano e nello stesso momento storico di Genesi, pertanto è più che plausibile che i due libri possano esprimere concezione scientifiche diverse perché i tempi e i contesti sono diversi.



A quanto sappiamo L' autore è sempre Mosè sia per Genesi che per Giobbe.



Anche come periodo di composizione, si tratta di narrazioni tra le piu' antiche della Bibbia ebraica.

Simon
07/06/2019 09:08
 
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Re: Re: Re:
(SimonLeBon), 06/06/2019 21.36:

Intanto che il VVRL conta le volte che Dio ha "aperto le finestre", riporto qui il commento alla cattolicissima versione del Pontificio Istituto Biblico (PIB), che mi è costata un occhio della testa, ma alla fine mi è arrivata.
La PIB traduce "Poi disse Dio: 'Vi sia uno strato in mezzo alle acque per tener separate le une dalle altre'. E cosi' fu."

e la nota spiega:

"7-8 lo strato: quello che noi volgarmente chiamiamo la volta del cielo (la Volgata traduce firmamentum, come dire solidità, e di li viene il nostro firmamento). Come noi nel linguaggio familiare, cosi' il sacro autore descrive i fenomeni cosmologici secondo le apparenze, e pone come sospese sulla volta del cielole acque che poi cadono in pioggia, a differenza delle masse liquide, che formano uno dei componenti della terra, e in quei primordi tenevano sommersi i continenti (vv. 9-10)"

Simon

p.s. So che sono parole scritte "al vento" ma per fortuna ci sono lettori piu' obiettivi del nostro VVRL.


Simon sei un mito!!
Ma tu leggi quello che posti?
Che significa il firmamentum come idea di solidità?
Se tu, da buon ingegnere, devi separare le acque di due corsi d'acqua, usi qualcosa di solido e impermeabile o usi l'aria?


07/06/2019 09:13
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Pino2019, 07/06/2019 07.18:





Non c' è alcuna contradizione semplicemente in Genesi si usa un linguaggio metaforico.
Lo facciamo anche oggi tutti i giorni e sicuramente non vogliamo contraddire nessuna evidenza scientifica ad es. diciamo il sole sorge e tramonta quando ben sappiamo che non è così.


Si, però ancora nessuno di voi ha spiegato perché il linguaggi metaforico riguarda solo le finestre del cielo e non tutto il racconto del diluvio. Nessuno di voi ha ancora mostrato i riferimenti bibliografici attestanti questo uso. Le vostre posizioni sono solo dogmatiche se non c'è alcun riscontro a sostegno.



A quanto sappiamo L' autore è sempre Mosè sia per Genesi che per Giobbe.


Beh, se i presupposti sono questi non ci sono possibilità di dialogo.
Praticamente per te tutta la ricerca critico-storica sullo studio delle fonti è carta straccia.
Tu pensi veramente che un povero pescatore come Pietro si sia veramente messo a scrivere lettere in greco? Hai mai sentito parlare di tradizione orale?








07/06/2019 10:48
 
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Re:
VVRL, 07/06/2019 09:08:


Simon sei un mito!!
Ma tu leggi quello che posti?
Che significa il firmamentum come idea di solidità?
Se tu, da buon ingegnere, devi separare le acque di due corsi d'acqua, usi qualcosa di solido e impermeabile o usi l'aria?



Caro VVRL,

lo so che sono un mito e io posto le fonti che leggo, proprio perchè non faccio come te, nè voglio farlo.

Ma parlavano delle finestre, per te letterali, del cielo.
Quante volte hai trovato nella Bibbia che Dio le ha aperto e poi richiuse, perchè se non chiudi le finestre, gli ingegneri lo sanno, l'acqua continua ad uscire!

Ovviamente leggo quello che posto e non mi pare che tu abbia capito molto, proprio come avevo scritto nel p.s.
Dovrei fare il profeta, se non fosse che con te è troppo facile...

Simon
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