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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Cosa vuol dire VICARIO di Cristo usato per il Papa?

Ultimo Aggiornamento: 09/05/2012 15:39
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02/07/2011 10:15
 
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L'Arcivescovo Pelvi, dell'Ordinariato Militare in Italia , presiede la S. Messa per il 60°anniversario di ordinazione sacerdotale di Papa Benedetto XVI

Carissimi,

celebriamo la solennità dei Santi Apostoli: di Pietro, che rinnova nei secoli la grande confessione di Cesarea di Filippo: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt. 16,16); di Paolo, che dalla prigionia romana lascia a Timoteo il testamento più alto della sua missione: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede» (2 Tim. 4,7).   
          
Nel Vangelo è centrale la promessa di Gesù: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa» (Mt 16, 18). Che cosa dice propriamente il Signore a Pietro con queste parole? Quale promessa gli fa con esse e quale incarico gli affida? E che cosa dice a noi, Chiesa di oggi?
Pietro rende la propria confessione a Gesù riconoscendolo come Messia e Figlio di Dio. In base a ciò gli viene conferito il suo particolare compito mediante tre immagini: quella della roccia che diventa pietra di fondamento o pietra angolare, quella delle chiavi e quella del legare e sciogliere. E’ significativo sottolineare il momento della promessa, che segna una svolta decisiva nel cammino di Gesù: «Da allora cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno» (Mt 16, 21). Questo cammino del Signore verso la croce e la risurrezione si prolunga nel tempo della Chiesa, chiamata ad attraversare prove e catene perché il mondo conosca l’unico vero Dio e raggiunga la salvezza.

La Chiesa - ed in essa Cristo - soffre e risorge anche oggi. In essa Cristo viene quotidianamente schernito e colpito; sempre di nuovo si cerca di spingerlo fuori del mondo. Sempre di nuovo la piccola barca della Chiesa è sballottata dal vento delle ideologie, che con le loro acque penetrano in essa e sembrano condannarla all’affondamento. E tuttavia, proprio nella Chiesa sofferente Cristo è vittorioso. Nonostante tutto, la fede in Lui riprende forza sempre di nuovo. Anche oggi il Signore, nella mediazione apostolica, comanda alle acque e si dimostra Signore degli elementi. Egli vive nella sua barca, nella navicella della Chiesa. Così anche nel ministero di Pietro si rivela, da una parte, la debolezza di ciò che è proprio dell'uomo, ma insieme anche la forza di Dio: proprio nella debolezza degli uomini il Signore manifesta la sua forza; dimostra che è Lui stesso a costruire, mediante uomini deboli, la sua Chiesa.

Cos’è la Chiesa se non la voce che placa i venti delle burrasche, della disperazione, della violenza, del male, del peccato? Cos’è la Chiesa se non la difesa dal maligno tentatore per poter attraversare con Gesù il mare della storia, senza confusione né oscurità, e andare da riva a riva, con Dio vicino? Amo davvero la Chiesa, barca di Pietro? Anche dopo anni di vita sacerdotale si rischia di avere un’idea non sbagliata, ma un pò vaga di Chiesa, perché la persecuzione che subisce la Chiesa non viene considerata come persecuzione di Cristo.

La Chiesa, infatti, manifesta il rivelarsi e il perdurare dell’Incarnazione di Dio in mezzo a noi. E’ il rinnovarsi dell’atto meraviglioso con cui lo Spirito formò originariamente il Corpo di Cristo dal seno della Vergine. Come, allora, Gesù entrò per la prima volta nel mondo, così ogni giorno la Chiesa genera la sua presenza sino alla fine dei secoli.
Eppure noi credenti, membri della Chiesa, cosa riusciamo a fare in questo mondo? Forse a portare la pace tra i popoli? Quel poco di pace che l’umanità ha potuto godere non è forse frutto o di una prepotenza o del riconosciuto equilibrio delle aggressività? Riusciamo a portare la giustizia? Non siamo noi stessi coinvolti nell’ingiustizia del tempo, trascinati spesso in un cammino sbilanciato sulle strutture di peccato?       

Dovremmo crescere come Chiesa che pone sempre l’uomo davanti all’Assoluto, annunciando il desiderio di un’esistenza libera dalle mille dipendenze della vita terrena, destinata alla vita immortale. Quanto di infinito respira nelle nostre scelte e quale consapevolezza abbiamo di essere finiti in tutto, certi che solo l’infinito può appagarci?
La Chiesa rende contemporaneo l’apparente fallimento di Gesù, il cui passaggio sotto il profilo sociale o politico non ha lasciato tracce immediate ed è sembrata umanamente irrilevante. Il rivolgimento che Gesù annuncia e realizza è cosmico, non sociale; mira ad abbattere il dominio di Satana, non quello del Sinedrio o di Ponzio Pilato. Il mutamento che egli propone è nei cuori, nella conversione.

Come per i discepoli di Gesù, anche per noi accettare lo scandalo della sterilità della Chiesa come parte dello sconcertante progetto divino è tra le prime e più difficili condizioni per la sequela di Cristo. Non c’è nessuna bellezza nella realtà ecclesiale che non sia un riverbero del fulgore del Risorto. Tutto è preso e derivato da Lui.
Sicché la Chiesa va contemplata rivestita dalla gloria del suo Signore. Per sé sola si vanificherebbe come Chiesa e si avrebbe un raggruppamento umano, che non ha alcuna ragione di distinguersi nel quadro poco incoraggiante dell’umanità. Ma sempre va vista in connessione con Colui che è la sorgente e la forma del suo esistere.

Con l’occhio della fede posso capire che la Chiesa non è solo ciò che umanamente vedo, ma anche quel Mistero mirabile che non vedo, ma che è la radice di ciò che vedo. E in questa dimensione palpita il Papa che Dio ha scelto per noi, servitore della vigna, pietra preziosa che con la rocciosità del magistero rende attuale la promessa di Cesarea. Dov’è Pietro c’è la Chiesa.             
E io dico a te: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa». (cfr. Mt 16,18). Ancora oggi e per i secoli futuri, il cuore della Chiesa batte e ama con il cuore del Successore di Pietro. La solidità di Pietro è nel volto, nelle membra, nel gesto, nella parola, nella dolcezza, nella franchezza, nella passione per Dio e per l’uomo.   
        
La cattedra di Papa Benedetto non è un regno, neppure un trono. È la cattedra del servizio, del sacrificio, del martirio. È la cattedra del magistero, della fede e della certezza, della carità e del governo pastorale. Non è una cattedra inventata dagli uomini. Gli uomini ne hanno inventate tante, ma quella del Papa è la stessa cattedra di Pietro, l’apostolo chiamato da Gesù. E noi,  alunni di questa cattedra, amiamo il Papa, scelto dallo Spirito Santo a reggere la Chiesa di Cristo. Egli è la bocca della verità, l’apostolo della pace, della giustizia, della fraternità, della libertà, il custode della dignità umana. Il Signore non abbandonerà mai la Sua Chiesa e il Papa che le ha donato, la cui grandezza è davanti agli occhi del mondo intero.  
          
Ancora una volta, perciò, desidero con voi manifestare la comunione spirituale nei confronti del Successore di Pietro, di grande incoraggiamento ed esempio nel quotidiano servizio a Cristo, alla comunità ecclesiale e all’intera famiglia umana. Ricordiamo al Signore Papa Benedetto nel 60° della sua ordinazione, il 29 giugno del 1951 nel Duomo di Frisinga. Provvidenzialmente, il futuro Pontefice è stato ordinato nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo. E proprio il sacerdozio, la sua bellezza, il suo essere dono di Dio per l’uomo di ogni tempo, è tra i temi che ne caratterizzano il magistero: «il sacerdote non insegna proprie idee, una filosofia che lui stesso ha inventato, ha trovato o che gli piace; il sacerdote non parla da sé, non parla per sé, per crearsi forse ammiratori o un proprio partito; non dice cose proprie, proprie invenzioni, ma, nella confusione di tutte le filosofie, il sacerdote insegna in nome di Cristo presente, propone la verità che è Cristo stesso, la sua parola, il suo modo di vivere e di andare avanti» (Udienza generale, 14 aprile 2010).

Ci uniamo alla preghiera della Chiesa per il Santo Padre, audace collaboratore della verità. Un’affermazione richiamata nel suo motto episcopale e di cui egli stesso dà la spiegazione: «per un verso, mi sembrava che era questo il rapporto esistente tra il mio precedente compito di professore e la nuova missione. Anche se in modi diversi, quel che era e continuava a restare in gioco era seguire la verità, stare al suo servizio. E, d’altra parte, ho scelto questo motto perché nel mondo di oggi il tema della verità viene quasi totalmente sottaciuto; appare infatti come qualcosa di troppo grande per l’uomo, nonostante che tutto si sgretoli se manca la verità».
Chiediamo al Signore che l’esempio della sua umiltà e della fedeltà gioiosa sia stimolo efficace al nascere di nuove vocazioni e alla santità di tutti i sacerdoti.

O Santi Pietro e Paolo, che avete portato nel mondo il nome di Cristo, e a Lui avete dato l’estrema testimonianza dell’amore e del sangue, proteggete ancora e sempre questa Chiesa, per la quale avete vissuto e sofferto.       
Conservatela nella verità e nella pace; accrescete in tutti i suoi figli la fedeltà alla Parola di Dio, la santità della vita eucaristica e sacramentale, l’unità serena nella fede, la concordia nella carità vicendevole.
Custodite la Chiesa con la vostra intercessione, ora e sempre, sino all’incontro definitivo e beatificante con il  Signore.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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