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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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San Girolamo

Ultimo Aggiornamento: 27/11/2008 00:51
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27/11/2008 00:44
 
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Su ogni luogo della terra il cielo è spalancato


Non è un titolo di onore il fatto di essere stati a Gerusalemme; lo è se a Gerusalemme si è vissuti bene. E` a quella città che bisogna aspirare, certo! Proprio a quella! Ma non in quanto città che ha ammazzato i profeti e versato il sangue di Cristo, bensì in quanto è allietata da un fiume straripante, e, posta sul monte, non può stare nascosta; oltre al fatto poi, che l`Apostolo la chiama madre dei santi ed è lieto di avervi cittadinanza con i giusti. Ti ho accennato queste cose, senza tuttavia voler accusare me stesso di incostanza, senza voler condannare quello che faccio. Non vorrei aver l`aria d`aver lasciato inutilmente - seguendo l`esempio di Abramo - la famiglia e la patria. Ma non ho neppure il coraggio di racchiudere l`onnipotenza di Dio in confini troppo stretti e di coartare su un piccolo punto della terra colui che il cielo stesso non contiene. I credenti vengono apprezzati personalmente, non in base al diverso posto in cui risiedono, ma in base al merito della loro fede.

I veri adoratori, non adorano il Padre né a Gerusalemme né sul monte Garizim, perché Dio è spirito, ed è necessario che i suoi adoratori lo adorino in spirito e verità. Ora, lo Spirito soffia dove vuole. E` del Signore la terra e tutto ciò che contiene. Tutto il mondo, dopo che il vello giudaico si fu asciugato, venne cosparso di rugiada celeste; molti che venivano dall`oriente e dall`occidente si riposarono sul seno di Abramo; finì il tempo in cui Dio era conosciuto soltanto in Giudea e il suo nome glorificato solo in Israele. Da allora la voce degli apostoli arrivò a tutta la terra, le loro parole giunsero ai confini del mondo. Il Salvatore, parlando con i suoi discepoli un giorno che si trovava nel tempio, ebbe a dire: Andiamocene via di qui (Gv 14,31), e rivolto ai giudei: La vostra casa vi sarà lasciata in completo abbandono (Mt 23,38). E` certo che se cielo e terra passeranno, finiranno pure tutte le cose della terra. Di conseguenza, anche dai luoghi della croce e della risurrezione ne traggono vantaggio solo coloro che portano la croce ogni giorno e che ogni giorno risorgono con Cristo; coloro, insomma, che si mostrano meritevoli di abitare in una località così gloriosa. Del resto, quelli che vanno ripetendo: Tempio del Signore, tempio del Signore, tempio del Signore (Ger 7,4), stiano a sentire l`Apostolo: Siete voi il tempio di Dio, e lo Spirito Santo abita in voi (1Cor 3,16; 2Cor 6,16). Stai a Gerusalemme? Stai nella Britannia? Non c`è differenza: la dimora celeste ti sta dinanzi, aperta, perché il regno di Dio è dentro di noi.



Né Antonio né alcun altro gruppo di monaci dell`Egitto e della Mesopotamia, del Ponto, della Cappadocia e dell`Armenia hanno visto Gerusalemme; eppure la porta del paradiso è loro spalancata, anche se non hanno avuto niente a che fare con questa città. Sant`Ilarione era palestinese, in Palestina ci viveva; eppure Gerusalemme la vide per una giornata soltanto. Non voleva dare l`impressione, dato che vi si trovava vicino, di disprezzare questi santi luoghi, ma ha voluto pure far capire che non si deve limitare Dio in un punto determinato. Dal tempo di Adriano fino all`impero di Costantino, per ben centottanta anni circa, nel luogo della risurrezione e sulla roccia della crocifissione sono state venerate rispettivamente un`effigie di Giove e una statua marmorea di Venere postevi dai pagani; gli autori delle persecuzioni pensavano di riuscire a strapparci la fede nella risurrezione e nella croce solo col fatto di profanare con i loro idoli questi luoghi sacri. Betlemme, ora nostra, e che è la cittadina più augusta del mondo (di lei il salmista cantava: La verità è fiorita dalla terra: Sal 84,12) era stata messa in ombra da un boschetto sacro a Thamuz, cioè ad Adone, e nella grotta dove aveva dato i suoi vagiti Cristo appena nato, si piangeva sull`amante di Venere.



«Ma dove vuoi arrivare» mi dirai «con questo discorso che prende le mosse da un prologo chilometrico?». A questo: non fissarti sul pensiero che la tua fede sia incompleta per non aver visto Gerusalemme e non pensare neppure che noi siamo migliori di te, solo per il fatto che abbiamo la fortuna di abitare qui. La verità è che sia qui, sia altrove, la tua ricompensa da parte del nostro Dio sarà identica, a parità di opere. Effettivamente (per confessarti con tutta semplicità quanto mi macina dentro), se mi fermo a pensare all`ideale che tu insegui e all`ardore col quale hai dato l`addio al mondo, mi pare che riguardo a un cambiamento di residenza si debba tenere questa linea: lasciare la città e tutto il caos cittadino, andare ad abitare in qualche angolo di campagna, cercare Cristo nella solitudine, pregare sulla montagna in un a tu per tu con Gesù, e accontentarti anche solo della vicinanza dei luoghi santi. In altre parole; anche se devi fare a meno di questa città, non devi perdere assolutamente il tuo ideale di vita monastica. Questa linea che propongo non riguarda né i vescovi né i sacerdoti né i chierici: a loro incombe un altro ministero. Riguarda proprio il monaco, e un monaco che magari tempo addietro aveva una posizione illustre nel mondo, uno che ha deposto ai piedi degli apostoli il ricavato dei suoi possedimenti, proprio per far capire che il denaro è roba da buttarsi sotto i piedi. Così, conducendo una vita umile e nascosta, può continuare a non far conto alcuno di quelle cose che già una volta ha disprezzato.



Se i luoghi della crocifissione e della risurrezione non si trovassero in una città importantissima come questa, dove esiste un pretorio, una caserma, donne di malaffare, mimi, parassiti, tutte quelle cose, cioè, che si è soliti trovare nelle altre città; oppure, se essa fosse frequentata unicamente da folle di monaci, veramente un soggiorno del genere dovrebbero desiderarlo tutti quanti i monaci. Ma le cose, ora, stanno proprio all`opposto, ed è una pazzia autentica pensare di ritirarsi dal mondo, lasciare la patria, abbandonare la città, far professione di vita monastica, per trovarsi poi a vivere all`estero in mezzo a un brulicame di persone, maggiore di quello in cui avresti vissuto in patria. Qui vengono da ogni parte del mondo, la città rigurgita d`ogni sorta di uomini; e c`è un tal pigia pigia di persone d`ambo i sessi che mentre altrove - almeno in parte - potevi evitarlo, qui sei costretto a digerirtelo in pieno.



Ma tu, come un fratello, mi hai fatto una domanda: «Qual è la mia via?». E io ti rispondo senza reticenze. Se vuoi darti al ministero sacerdotale, se per caso ti attira o il lavoro o l`onore dell`episcopato, stattene in città o nei villaggi, e salva le anime degli altri per farne profittare la tua. Se invece desideri vivere proprio da monaco, in forza del nome che porti (vale a dire: solo), che stai a fare nelle città, che non sono certo il rifugio di soli, ma di folle?

Girolamo, Le Lettere, II, 58,2-5 (al sacerdote Paolino)

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La lingua malefica


Non calunniare mai nessuno nel modo più assoluto, e non cercare di farti bello mettendoti a criticare gli altri, e impara a rendere più perfetta la tua vita piuttosto che denigrare quella degli altri. Ricorda sempre, inoltre, quello che dice la Scrittura: Non amare la detrazione se vuoi evitare di esser sradicato (Pr 20,13). Sono veramente pochi quelli che sanno staccarsi da questo difetto, ed è ben raro trovare uno che voglia mostrarsi così irreprensibile, nella sua vita, da non criticare con soddisfazione la vita altrui. Anzi, l`istinto di questo difetto è penetrato così fortemente nell`animo umano, che anche coloro che si sono allontanati di molto dagli altri vizi, cadono in questo, che figura come l`ultimo laccio del diavolo. Tu, però, questo difetto devi evitarlo al punto che non solo non devi permetterti di criticare, ma non devi dar retta neppure una volta a chi critica, per non rafforzare con la tua complicità l`influenza di chi sparla degli altri, e per non favorire con la tua accondiscendenza il suo vizio...

Questo difetto è senz`altro il primo che dobbiamo soffocare, e quelli che vogliono formarsi alla santità devono sradicarlo del tutto. Non c`è altra cosa, infatti, che metta l`anima in tanto subbuglio e che renda lo spirito tanto volubile e leggero quanto il prestar fede con facilità a tutto, e dar retta temerariamente alle parole dei criticoni. E` di Lì che saltano fuori discordie su discordie e sentimenti di odio che non hanno motivo d`essere. E` proprio questo difetto che spesso rende nemiche delle persone che erano amiche per la pelle, in quanto la lingua del maldicente divide le anime che erano, sì, all`unisono, ma credulone.

Al contrario, il non dare retta temerariamente a nessuna accusa a carico di altri, lascia l`anima in una grande pace ed è segno di notevole serietà di vita.



Fortunato chi s`è premunito contro questo vizio al punto che nessuno si senta di dir malignità in sua presenza! Se noi avessimo questo scrupolo di non dar retta così alla carlona ai diffamatori, a quest`ora tutti si guarderebbero bene dal dir male degli altri, per evitare di buttare a terra con le loro critiche non tanto gli altri quanto se stessi. Ora, se questo male è universalmente diffuso, se questo vizio è vivo e vegeto in molti, è appunto perché trova quasi in tutti orecchie compiacenti. Girolamo, Le Lettere, IV, 148,16 (a Celanzia)



Digiuno incompleto

Se digiuni due giorni, non ti credere per questo migliore di chi non ha digiunato. Tu digiuni e magari t`arrabbi; un altro mangia, ma forse pratica la dolcezza; tu sfoghi la tensione dello spirito e la fame dello stomaco altercando; lui, al contrario, si nutre con moderazione e rende grazie a Dio. Perciò Isaia esclama ogni giorno: Non è questo il digiuno che io ho scelto, dice il Signore (Is 58,5), e ancora: Nei giorni di digiuno si scoprono le vostre pretese, voi tormentate i dipendenti, digiunate fra processi e litigi, e prendete a pugni il debole: che vi serve digiunare in mio onore? (Is 58,3-4). Che razza di digiuno vuoi che sia quello che lascia persistere immutata l`ira, non dico un`intera notte, ma un intero ciclo lunare e di più? Quando rifletti su te stessa non fondare la tua gloria sulla caduta altrui, ma sul valore stesso della tua azione. Girolamo, Le Lettere, I, 22,37 (a Eustochio)



La vera pace

Senza ripugnanza e fastidio tu ci hai dato modo di bere alle dolci onde della pace, disponendoci a bere avidamente, a lunghi sorsi. Ma come fare, però! In noi, nelle nostre possibilità, c`è purtroppo solo un desiderio di pace, non il suo possesso! E` vero che anche solo il desiderio di realizzarla ha la sua ricompensa da parte di Dio; ma è anche vero che malgrado la si desideri, fa male non vederne l`effetto compiuto. Lo sapeva anche l`Apostolo che, la pace, la si raggiunge pienamente quando poggia sulla volontà effettiva di ambedue le parti. Per quanto sta in voi, dice, tenetevi in pace con tutti gli uomini (Rm 12,18). E il profeta: Pace, pace... ma dov`è questa pace? (Ger 6,14). Non è davvero una nobile impresa reclamare la pace a parole e distruggerla a fatti. Si dice di tendere a una cosa e se ne ottiene l`effetto contrario! A parole si dice: andiamo d`accordo! E di fatto, poi, si esige la sottomissione dell`altro. La pace la voglio anch`io; e non solo la desidero, ma la imploro! Ma intendo la pace di Cristo, la pace autentica, una pace senza residui di ostilità, una pace che non covi in sé la guerra; non la pace che soggioga gli avversari, ma quella che ci unisce in amicizia!

Perché diamo il nome di pace alla tirannia? Perché non rendiamo a ogni cosa il suo nome appropriato? C`è odio? Allora diciamo che c`è ostilità! Solo dove c`è carità diciamo che c`è pace! Io la Chiesa non la lacero, no! e neppure mi taglio fuori dalla comunione dei padri! Fin da quand`ero in fasce, se posso esprimermi così, sono stato nutrito col latte del cattolicesimo. E penso che nessuno appartiene di più alla Chiesa di chi non è mai stato eretico. Non conosco, però, una pace che possa fare a meno della carità, o una comunione che possa prescindere dalla pace. Nel Vangelo leggiamo: Se stai offrendo la tua offerta all`altare e lì ti viene in mente che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì l`offerta davanti all`altare, e va` prima a riconciliarti con il tuo fratello; poi ritorna pure a fare la tua offerta (Mt 5,23-24). Se quando non siamo in pace non possiamo fare la nostra offerta, pensa tu, a maggior ragione, se possiamo ricevere il corpo di Cristo! Che razza di coscienza è la mia se rispondo Amen dopo aver ricevuto l`eucaristia di Cristo, mentre invece dubito della carità di chi me la porge?

Girolamo, Le Lettere, III, 82,1-2 (a Teofilo)



La regola d`oro

Se vuoi come condensare in una frase il succo dei consigli del Vangelo, devi cogliere e scolpire nel tuo cuore quella massima uscita dalla bocca del Signore e che è la sintesi di tutta la giustizia: Tutte quelle cose che vorreste che gli altri uomini facessero a voi, fatele voi ad essi. Qui, infatti, sta tutta la legge e i profeti (Mt 7,12). In verità, le specie e le parti della giustizia sono infinite, ed è assai difficile non solo analizzarle per iscritto, ma anche coglierle col pensiero. Tutte, comunque, sono racchiuse in quell`unica e scheletrica massima, che o assolve o condanna - in base a un tacito giudizio dell`anima - la coscienza intima e nascosta degli uomini. Prima d`ogni azione, prima d`ogni parola e prima ancora d`ogni pensiero, ritorna con la mente a questa massima. E` come uno specchio che ti sta di fronte e che puoi sempre avere sottomano, in grado di riflettere la moralità delle tue decisioni nonché di accusarti per le azioni ingiuste o darti gioia per quelle fatte secondo giustizia.



In realtà, ogni volta che verso gli altri ti comporti con quei sentimenti che desidereresti anche tu che gli altri avessero per te, sei sulla strada della giustizia; quando invece nei riguardi degli altri ti comporti in un modo che non vorresti che nessuno usasse verso di te, rispetto alla giustizia sei fuori strada. Sta qui tutta la durezza della legge divina, tutta la difficoltà che comporta; ed è questo il motivo che ci fa protestare col Signore che i suoi ordini sono ostici, e che ci fa dire di sentirci schiacciati dai suoi comandamenti in quanto sono difficili o inattuabili. Ma c`è di più: quando non osserviamo i comandamenti e ci lamentiamo che l`autore stesso della giustizia ci ha comandato cose non solo dure e difficili, ma impossibili, affermiamo implicitamente che il legislatore oltre tutto è ingiusto. «Tutto quello che vorreste che le altre persone facessero a voi, fatelo anche voi ad esse», dice. Vuole unirci l`un l`altro, che sia la carità sotto forma di dono scambievole a cementarci, e che tutti gli uomini si facciano uno in un reciproco amore di servizio. Così, se ognuno dona all`altro ciò che desidera che tutti gli altri donino a lui, tutta la giustizia viene osservata, e questo precetto di Dio porta un vantaggio comune agli uomini. Senza contare che - vedi un po` com`è meravigliosa la clemenza di Dio e ineffabile la sua bontà! - ci promette anche una ricompensa se ci amiamo vicendevolmente, vale a dire se c`è fra noi comunione di quei beni di cui tutti, rispettivamente, abbiamo bisogno. E noi? Con un animo a un tempo superbo e ingrato ci opponiamo alla sua volontà, mentre anche solo il suo comando costituisce già un suo dono per noi.

Girolamo, Le Lettere, IV, 148,14-15 (a Celanzia)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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