A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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San Girolamo

Ultimo Aggiornamento: 27/11/2008 00:51
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27/11/2008 00:51
 
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Le autorità devono governare con bontà e dolcezza


La libertà fa presto a divenire rivolta se la forza vuole soffocarla. Nessuno ha potere maggiore su una persona libera, di chi non la obbliga a fare da schiavo. Conosco i canoni ecclesiastici, ho ben presenti i ruoli di ciascuno; la lettura e gli esempi quotidiani mi hanno fatto imparare molte cose in tutti questi anni, e non sono poche le esperienze fatte. Chi per picchiare usa gli scorpioni [per scorpione s`intende una sferza munita di punte di ferro] e si crede di avere le dita più grosse dei lombi paterni, non ci mette molto a dissipare il regno del mite Davide. Sta di fatto che il popolo romano, la superbia non l`ha sopportata neppure in un re (Tarquinio il Superbo). Quella grande guida dell`esercito d`Israele (Mosè), che aveva portato la disperazione in Egitto con le dieci piaghe e che dominava su cielo, terra e mare, è elogiato come l`uomo più mansueto fra tutti quelli del suo tempo che la terra avesse generato. Fu proprio per questa qualità che tenne il comando per quarant`anni: per la sua dolcezza e mitezza mitigava l`orgoglio che porta con sé il potere. Il popolo lo lapida, e lui prega per chi lo lapida (cf. Es 17,4); anzi, preferisce essere cancellato dal libro di Dio piuttosto che si danni il popolo che gli è stato affidato (cf. Es 32,31-32). Non desiderava insomma che imitare quel Pastore che lui già sapeva che si sarebbe portato sulle spalle anche le pecorelle sviate. Gesù dice: Il buon pastore è disposto a dare la vita per le sue pecore (Gv 10,11). Anche un discepolo del buon Pastore desidera essere anatema per il bene dei suoi fratelli, e anche per i loro parenti di sangue, vale a dire: anche per gli israeliti (cf. Rm 9,3-4).

Girolamo, Le Lettere, III, 82,3 (a Teofilo)

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I genitori sono responsabili dei peccati dei loro figli



Se la condotta di un uomo maturo e giuridicamente maggiorenne viene imputata ai genitori, pensa, in proporzione quella di un fragile lattante che, secondo quanto ha detto il Signore, non riconosce la destra dalla sinistra, o in altre parole, non sa distinguere il bene dal male! Se metti ogni cura nell`evitare che tua figlia venga morsicata da una vipera, perché non usi la stessa attenzione per evitare che venga colpita dal martello di tutta quanta la terra (cf. Ger 50,23)? O che beva nel calice dorato di Babilonia (cf. Ger 51,7)? O che se ne vada fuori con Dina per il desiderio di mettere gli occhi sulle figlie d`un paese straniero (cf. Gen 34,1ss), che danzi e che si trascini addosso le tuniche? Non si somministrano i veleni senza addolcirli col miele, e i vizi non ingannerebbero se non avessero una parvenza o un`ombra di virtù. «Ma com`è allora - tu mi dirai - che i peccati dei padri non ricadono sui figli, né quelli dei figli sui genitori, ma che è l`anima che commette peccato quella che deve morire (cf. Ez 18,4.20)?». Questo è detto a riguardo di coloro che sanno usare la ragione, coloro dei quali sta scritto nel Vangelo: Ha la sua età, risponda lui di sé (Gv 9,21). Ma chi è ancora bambino, invece, e ragiona da bambino, tanto il bene quanto il male che opera viene imputato ai suoi genitori fino a che raggiunge l`età della ragione.

Girolamo, Le Lettere, III, 107,6 (a Leta)

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Ammonimento a non fidarsi troppo di sé




Chi può vantarsi di avere il cuore puro? (Pr 20,9). Neppure le stelle sono pure al cospetto di Dio; quanto meno gli uomini, la cui vita è una tentazione continua! Guai a noi se ogni volta che la concupiscenza ci assale fornichiamo! La mia spada - dice Dio - s`è inebriata nel cielo (Is 34,5): molto più sulla terra; che genera triboli e spine. Il «vaso d`elezione», attraverso la cui bocca parlava Cristo, macera il suo corpo e lo riduce schiavo; intanto si accorge che l`ardore naturale della carne va contro la sua intenzione: quello che non vuole si vede costretto a farlo! E come uno che patisce violenza grida e dice: Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? (Rm 7,24). E tu credi di poter vivere senza cadute e senza ferite, se non custodisci con scrupolosa attenzione il tuo cuore?Girolamo, Le Lettere, IV, 125,7 (al monaco Rustico)



Perché consultare la cattedra di Pietro [papa Damaso]

Con un furore che dura da secoli, i popoli d`Oriente continuano a scontrarsi tra loro, e riducono a brandelli la tunica inconsutile del Signore, tessuta da cima a fondo senza cuciture. Delle volpi devastano la vigna di Cristo; in mezzo a cisterne spaccate e senz`acqua è difficile capire dove si trovi quella fontana sigillata, quell`orto chiuso da un recinto, di cui parla la Scrittura (cf. Ct 4,12). Per questo ho deciso di consultare la cattedra di Pietro, dove si trova quella fede che la bocca di un apostolo ha esaltato; vengo ora a chiedere un nutrimento per la mia anima lì, dove un tempo ricevetti il vestito di Cristo [cioè il battesimo].

No davvero! Né l`immensità del mare, né l`enorme distanza terrestre hanno potuto impedirmi di cercare la perla preziosa. Dove sarà il corpo, là si raduneranno le aquile (Lc 17,37). Dopo che il patrimonio è stato dissipato da una progenie perversa, solo presso di voi si conserva intatta l`eredità dei padri. Costì una terra dalle zolle fertili riproduce al centuplo la pura semente del Signore; qui il frumento nascosto nei solchi degenera in loglio e avena. In Occidente sorge il sole della giustizia, mentre in Oriente ha posto il suo tromo sopra le stelle quel Lucifero, che era caduto dal cielo. Voi siete la luce del mondo, il sale della terra (Mt 5,13), voi i vasi d`oro e d`argento; qui da noi vasi di terra cotta e di legno attendono la verga di ferro che li spezzi e il fuoco eterno.

La tua grandezza, a dire il vero, mi mette in soggezione, ma la tua bontà m`attira. Io, vittima, attendo dal sacerdote la salvezza, e come una pecorella chiedo protezione al pastore. Metti da parte ciò che è invidiabile, sottraiti un momento al fasto dell`altissima dignità romana: ecco il successore del pescatore, con un discepolo della croce che desidero parlare.

Io non seguo altro primato se non quello di Cristo; per questo mi metto in comunione con la tua Beatitudine, cioè con la cattedra di Pietro. So che su questa pietra è edificata la Chiesa. Chiunque si ciba dell`Agnello fuori di tale casa è un empio. Chi non si trova nell`arca di Noè, perirà nel giorno del diluvio.

Girolamo, Le Lettere, I, 15,1-2 (a papa Damaso)


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L`ordinazione del clero



Vengo a sapere che un individuo è arrivato a un punto tale di pazzia da anteporre i diaconi ai presbiteri, vale a dire ai vescovi (non ci dice chiaramente, l`Apostolo, che presbiteri e vescovi sono le stesse persone?). E cosa gli ha preso, a questo ministro addetto alle mense e alle vedove, da mettersi pieno di spocchia al di sopra di quelli che con le loro preghiere operano la consacrazione del corpo e del sangue di Cristo? Vuoi sentire uno che fa testo? Ascolta questa dichiarazione: Paolo e Timoteo, schiavi di Gesù Cristo, a tutti i santi in Cristo Gesù che si trovano a Filippi insieme ai vescovi e ai diaconi (Fil 1,1). Vuoi ancora un altro esempio? Negli Atti degli apostoli, Paolo parla in questi termini ai sacerdoti di una medesima Chiesa: Occupatevi di voi stessi e di tutto quanto il gregge, sul quale lo Spirito Santo vi ha messi come vescovi, per governare la Chiesa del Signore, comprata da lui col suo proprio sangue (At 20,28).

Ma per non dare modo a nessuno di polemizzare sostenendo che in un`unica Chiesa c`erano più vescovi, sta` a sentire quest`altro testo, dove la prova che non c`è differenza fra vescovo e presbitero è più che evidente: E` per questo che ti ho lasciato a Creta, perché sistemassi quanto resta da fare e costituissi, secondo le istruzioni che ti ho dato, dei presbiteri in ciascuna città. Devono essere persone incensurate e che abbiano preso moglie una sola volta; i loro figli devono essere loro fedeli e non devono aver fama di lussuriosi o di ribelli. Perché è necessario che un vescovo sia incensurabile, quale economo di Dio (Tt 1,5-7). E a Timoteo: Non disprezzare la grazia della profezia che ti è stata data con l`imposizione delle mani dal collegio dei presbiteri (1Tm 4,14). Ma anche Pietro, nella sua prima lettera, dice: Esorto dunque i presbiteri che sono tra voi, io, presbitero come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della sua gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Cristo e assistetelo non come costrettivi a forza, ma spontaneamente, secondo lo Spirito di Dio (1Pt 5,1-2)...

Ti sembrano poco importanti questi testi di persone così qualificate? Ebbene, faccia squillare la sua tromba evangelica il «figlio del tuono» (cf. Mc 3,17), quello che Gesù amava intensamente e che poté bere le acque vive della dottrina sul petto del Salvatore: Il presbitero, alla signora Eletta e ai suoi figli che io amo nella verità (2Gv 1,1), e nell`altra sua lettera: Il presbitero, al carissimo Gaio che amo nella verità (3Gv 1,1). Il fatto che in un secondo tempo sia stato scelto uno a presiedere sugli altri, lo si dovette alla necessità di evitare degli scismi; non doveva accadere che ognuno spezzasse la Chiesa di Cristo col farne una cosa sua personale. Anche ad Alessandria, infatti, a partire da Marco evangelista fino ai vescovi Eracle [231-247] e Dionigi [247 fino a circa il 264], i presbiteri sceglievano sempre uno di mezzo a loro, lo ponevano su un grado più alto e lo chiamavano vescovo; era come se un esercito si nominasse un generale o come se dei diaconi scegliessero di mezzo a sé uno che sapevano essere qualificato e lo chiamavano arcidiacono. In realtà, se non guardi alla carica ricevuta, che altro fa un vescovo che non possa fare un sacerdote?



La Chiesa della città di Roma, d`altra parte, non la si deve ritenere diversa da quella sparsa su tutta la terra. Anche le Gallie e la Britannia, l`Africa e la Persia, l`Oriente e l`India e tutte le nazioni non romane non adorano che un medesimo Cristo, non osservano che un`unica regola di verità. Se fai questione di autorità, la terra tutta assieme batte Roma. Eppure un vescovo, dovunque si trovi, sia pure a Roma o a Gubbio o a Costantinopoli o a Reggio o ad Alessandria o a Tanis [in Egitto], ha sempre lo stesso grado, come pure lo stesso sacerdozio.

Ciò che rende un vescovo più o meno ragguardevole è, rispettivamente, l`essere povero e umile o ricco e potente; per il resto sono tutti successori degli apostoli.

Girolamo, Le Lettere, IV, 146,1 (a Evangelo, sacerdote)

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Il pericolo della vanità



Devi parlare in chiesa? Non provocarti un`acclamazione popolare, ma lacrime. Le lacrime di chi ti ascolta sono l`elogio più bello. E bada che un sacerdote deve dare sapore alla sua predica, leggendo la Scrittura. Non ti voglio sentire declamare, abbaiare, cianciare a vuoto, ma devi essere profondo in teologia e bene aggiornato sui misteri del tuo Dio. E` proprio da ignoranti suscitare l`ammirazione verso di sé da parte del popolo incompetente, con artifici di parola e col parlare di corsa. Solo una faccia di legno può mettersi a spiegare ciò che non sa, e avendo indotto gli altri a crederci, autoconvincersi poi di essere un pozzo di scienza...

Non c`è cosa più facile che incantare il basso popolino privo di istruzione, con un discorso retorico, dato che esso, quanto meno capisce, tanto più ne è ammirato.

Girolamo, Le Lettere, I, 52,8 (a Nepoziano, sacerdote)


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La comunione quotidiana



E` bene ricevere l`eucaristia ogni giorno, come pare facciano la Chiesa di Roma e le Spagne? A dir la verità, su questi argomenti ha già scritto Ippolito [forse si tratta di un opuscolo andato perduto], una delle persone più dotte; vari altri scrittori, inoltre, hanno fatto pubblicazioni del genere, attingendo qua e là a diversi autori. Ma credo opportuno darti anch`io questa breve norma: le tradizioni delle Chiese (e soprattutto quelle che non pregiudicano il dogma) le dobbiamo osservare così come ce le hanno tramandate i padri, e una consuetudine di una Chiesa non deve venir variata dalla prassi vigente in un`altra. Fosse vero che potessimo digiunare in qualunque tempo, come sappiamo dagli Atti degli apostoli (cf. At 13,2-3) che hanno fatto, anche nel periodo di Pentecoste e di domenica, l`apostolo Paolo e con lui tutti i fedeli! (E malgrado tutto non si possono incolpare di eresia manichea, dato che il nutrimento materiale non dovrebbe mai avere la preferenza su quello spirituale). E Dio volesse, inoltre, che potessimo ricevere l`eucaristia senza limitazioni di tempo, ma senza incorrere però nella nostra condanna e nei rimorsi di coscienza! Poter ascoltare le parole del salmista: Gustate e rendetevi conto di quanto è buono il Signore (Sal 33,9)!

Girolamo, Le Lettere, II, 71,6 (a Lucino)

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Conoscere la Bibbia



C`è una sapienze di Dio, nascosta e avvolta nel mistero, che Dio aveva destinato a noi prima di tutti i secoli (1Cor 2,7). Questa sapienza di Dio è Cristo: Cristo infatti è potenza e sapienza di Dio... In lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza: lui, nascosto nel mistero, era già stato destinato per noi prima di tutti i secoli. Sì, predestinato e prefigurato nella legge e nei profeti. I profeti infatti erano chiamati veggenti proprio perché a loro era dato di vederlo, mentre gli altri non lo vedevano. Abramo ha visto il suo giorno e la gioia l`ha invaso. Per Ezechiele i cieli erano aperti, mentre il popolo peccatore non ne poteva penetrare il segreto. Toglimi il velo dagli occhi - dice Davide - e contemplerò le meraviglie della tua legge (Sal 118,18). La legge è infatti spirituale ed è necessario che venga tolto il velo che la nasconde, per poterla capire e per contemplare la gloria di Dio a viso scoperto (cf. 2Cor 3,14-18).

Nell`Apocalisse viene presentato un libro chiuso da sette sigilli. Se lo dai da leggere a un uomo istruito, ti risponderà: «Come posso leggerlo se è sigillato?». Quante persone oggi si ritengono istruite e tengono in mano un libro sigillato! E non possono aprirlo, se non lo dischiude colui che ha la chiave di Davide: se apre, nessuno potrà chiudere e se chiude nessuno riuscirà ad aprire (Ap 3,7).

Negli Atti degli apostoli, l`eunuco - o più esattamente «l`uomo» etiope eunuco: così infatti lo chiama la Scrittura - mentre legge Isaia, è interrogato da Filippo: Pensi di capire quello che stai leggendo? E lui risponde: Come posso capirlo, se nessuno me lo spiega? (At 8,30-31). Quanto a me, non sono certo più santo di quest`eunuco e neppure più studioso. Quest`uomo parte dall`Etiopia, cioè dagli estremi confini del mondo, abbandonando la corte regale per venire al tempio: ed è tanto grande il suo amore per la legge e per la conoscenza di Dio, che perfino sul suo carro continua a leggere la sacra Scrittura. Malgrado però tenga il libro in mano e cominci a comprendere qualcosa delle parole del Signore, malgrado le articoli con la lingua e le pronunci con le labbra, non conosce ancora quel Dio che, senza saperlo, venera nel suo libro. Sopraggiunge Filippo e gli mostra Gesù, che la lettera teneva chiuso e nascosto. Che meravigliosa potenza ha l`uomo sapiente! Immediatamente l`eunuco crede, è battezzato e diviene fedele e santo; era discepolo e diventa, a sua volta, maestro...

Allora dimmi, fratello carissimo: vivere fra i testi sacri, meditarli sempre, non conoscere altro, non cercare altro, non ti pare che sia già, fin da quaggiù, un modo di abitare nel regno dei cieli? Non vorrei che tu nel leggere la sacra Scrittura fossi urtato dalla semplicità e, direi quasi, dalla banalità del linguaggio, che può dipendere da una traduzione difettosa o da un accorgimento appositamente studiato, per rendere più facile la comprensione: in una sola e medesima frase, l`uomo colto e l`ignorante potranno cogliere significati diversi, a seconda della loro capacità. Non sono tanto sfacciato e stupido da illudermi di conoscere tutte queste cose: sarebbe come voler cogliere in terra i frutti di un albero che ha le radici piantate in cielo. Confesso però che ne ho il desiderio: non me ne starò certo ozioso, e se rifiuto di prendere il posto del maestro, prometto di esserti compagno. A chi chiede si dà, a chi bussa viene aperto e chi cerca trova. Sforziamoci di imparare qui in terra quelle verità la cui conoscenza ci sarà data per sempre in cielo.

Girolamo, Lettera 53 (a Paolino)


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Letizia nella parola di Dio



Non ti sembra di abitare già, qui sulla terra, nel regno dei cieli, quando si vive fra questi testi sacri, quando li si medita, quando non si conosce o non si cerca di conoscere nessun`altra cosa? Non vorrei che ti fosse di danno, nella sacra Scrittura, la semplicità e - vorrei dire - la banalità delle parole. Può essere che simile stesura dipenda da un difetto di interpretazione, oppure che sia stata voluta appositamente per renderne più facile la comprensione al pubblico, e per far sì che, in un`unica e medesima frase, tanto l`uomo di cultura quanto l`ignorante potessero coglierne il senso secondo la propria capacità.

Da parte mia, non sono così superficiale e stupido da farmi passare per uno che tutte queste cose le conosce o che vuole cogliere in terra i frutti di quelle radici che sono piantate nel cielo. Confesso però che ne ho il desiderio e che ho pure voglia di mettercela tutta.

Se rifiuto di farti da maestro, ti assicuro però che puoi avermi come compagno. A chi chiede si dà, a chi bussa si apre, chi cerca trova. Cerchiamo d`imparare qui in terra quelle verità la cui conoscenza non verrà meno in cielo.

Girolamo, Le Lettere, II, 53,10 (al sacerdote Paolino)

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La morte di ogni giorno e la nostra unità nell`amore di Cristo



Serse, quello strapotente re che demolì montagne e colmò mari, si dice che abbia pianto al vedere da un altipiano una sterminata folla umana e un esercito che non finiva più; fra cento anni - pensava - non sarebbe esistito più nessuno di quelli che gli stavano sotto gli occhi. Oh, se ci fosse possibile salire su un osservatorio del genere, da cui poter vedere tutta la terra ai nostri piedi! Ti mostrerei allora le rovine del mondo intero, popoli che si scagliano contro popoli, regni contro regni; persone torturate, altre uccise, altre inghiottite dal mare, altre messe in schiavitù; qui un matrimonio, là un lamento; uomini che nascono, altri che muoiono; chi ha ricchezze da vendere e chi va mendicando; e non soltanto gli uomini dell`esercito di Serse, ma gli uomini di tutto il mondo, che se al presente sono ancora in vita fra poco non ci saranno più.

Ma il tema è troppo grande e un discorso non ce la fa; qualunque cosa dico è sempre inferiore alla realtà.

Torniamo a noi, dunque; caliamo giù dal cielo - per così dire - e vediamo quello che ci interessa. Ti domando: tu hai avuto la percezione del passaggio dall`infanzia alla fanciullezza, alla giovinezza, alla maturità e alla vecchiaia? Ogni giorno si muore un po`; ogni giorno subiamo trasformazioni e, malgrado ciò, viviamo con l`illusione di essere eterni. Queste stesse cose che sto dettando, che vengono scritte e che poi rileggo e correggo, sono tutti momenti che mi restano in meno da vivere. Ogni punto che l`amanuense segna sulla pagina, è un punto tolto alla curva della mia vita. Si scrive, si riscrive, le lettere attraversano i mari, e mentre lo scafo traccia solchi nell`acqua, ogni onda che vi si infrange segna un momento in meno alla nostra vita. L`unico vero guadagno che resta è la nostra unità nell`amore di Cristo. La carità è paziente, è benigna; la carità non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia... tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta; la carità non viene mai meno (1Cor 13,4.7.8); essa vive continuamente nel cuore.

Girolamo, Le Lettere, II, 60,18-19 (a Eliodoro)

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Non siamo nati per vivere quaggiù in eterno

Ci rattristiamo per la morte di qualcuno: ma siamo forse nati per vivere eternamente qui? Abramo, Mosè, Isaia, Pietro, Giacomo e Giovanni, Paolo - il vaso d`elezione - e perfino il Figlio di Dio, tutti sono morti; e proprio noi restiamo indignati quando qualcuno lascia il suo corpo? E pensare che probabilmente, proprio affinché il male non riuscisse a forviare la sua ragione, è stato portato via! La sua anima, infatti, era gradita a Dio; per questo s`è affrettato a toglierla di mezzo all`iniquità (Sap 4,11.14) in modo che durante il lungo viaggio della vita non si smarrisse in sentieri traversi.

Piangiamoli, sì, i morti; ma solo quelli che piombano nella geenna, quelli divorati dall`inferno, quelli per i quali è acceso un fuoco eterno! Ma se noi, quando lasciamo questa vita, siamo accompagnati da una schiera di angeli, se Cristo ci viene incontro, rattristiamoci piuttosto se ha da prolungarsi la nostra permanenza in questa residenza sepolcrale. E poiché, effettivamente, per il tempo che qui ci attardiamo, siamo come degli esiliati che camminano lontani dal Signore, il desiderio, l`unico, che ci deve trascinare, è questo: Me infelice! Il mio esilio si prolunga; abito tra i cittadini di Cedar, e da troppo tempo l`anima mia è in esilio (Sal 119,5-6). Ora, se dire «Cedar» è dire «tenebre», se questo mondo è tenebre - nelle tenebre, infatti, la luce risplende, ma le tenebre non l`accolsero (Gv 1,5) - rallegriamoci con la nostra Blesilla che è passata dalle tenebre alla luce, e mentre ancora era lanciata nella fede appena accolta, ha ricevuto la corona di un`opera compiuta.

Girolamo, Le Lettere, I, 39,3 (a Paola)



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Dalla lettera a Pammachio

Cristo è vergine, la madre del nostro Cristo vergine è vergine perpetua, è madre e vergine.

Gesù, infatti, è entrato a porte chiuse; nel suo sepolcro, che era nuovo e scavato in una roccia durissima, nessuno fu posto prima né dopo; giardino chiuso, fonte sigillata: da questa fonte scaturisce l’acqua di cui parla Gioele (3,18):

essa alimenta il torrente delle funi e delle spine, delle funi dei peccati, che prima ci erano avvinti, delle spine che soffocavano la semina del padre di famiglia. Questa è la porta orientale di cui la Ezechiele, porta sempre chiusa e splendente, che chiude in sé e fa uscire da sé il Santo dei Santi, (Ez 44,1-3) attraverso il quale il sole di giustizia e pontefice nostro secondo l'orbine di Melchisedech entra ed esce.

Mi sappiano dire come è entrato Gesù a porte chiuse, quando fece palpare le sue mani, esaminare il suo fianco, e mostrò le sue ossa e la sua carne perché il suo corpo vero non fosse ritenuto un fantasma, ed io saprò dire come la santa Maria sia madre e vergine: vergine dopo il parto, madre prima di sposarsi. Dunque, come avevamo iniziato a dire, Cristo vergine e la vergine Maria hanno consacrato gli inizi della verginità per entrambi i sessi; gli apostoli furono vergini o continenti dopo il matrimonio; i vescovi, i preti, i diaconi vengono scelti o vergini o vedovi; in ogni caso, dopo essere divenuti sacerdoti, restano casti per sempre: perché inganniamo noi stessi e ci adiriamo se, anelando sempre al rapporto carnale, ci vengono negati i premi della castità? Vogliamo mangiare sontuosamente, non staccarci dagli abbracci delle nostre mogli e regnare con Cristo nelle schiere delle vergini e delle vedove: avranno dunque lo stesso premio la fame e l'ingordigia, il sudiciume e la pulizia, il sacco e la seta? Lazzaro nella sua vita ebbe i suoi mali e quel ricco, vestito di porpora, grasso e tirato a lucido, godè finché era vivo dei beni della carne, ma occupano posti diversi dopo la morte — le sofferenze sono mutate in gioia e la gioia in sofferenze —: alla nostra scelta seguire Lazzaro o il ricco.

Si noti soprattutto che al tempo di Girolamo già i vari ministeri consacrati venivano assegnati solo a chi era libero da vincoli matrimoniali richiamandosi alla figura verginale di Gesù e di Maria.


[SM=g27985]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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