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S.S. Benedetto XVI e Il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2012 23:46
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27/11/2008 14:38
 
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S.S.Bartolomeo I ci aiuta a ripristinare l'antica Liturgia?
Amici, come leggete dal titolo E' UNA DOMANDA che per altro trova fondamento nel Motu Proprio di Benedetto XVI a favore di una Riforma Liturgica [SM=g27988] ..




Perchè questa domanda?

Perchè spero abbiate letto l'omelia del Patriarca Ecumenico e che come me vi siate posti la stessa domanda per alcuni aspetti che vi porto...e perchè queste riflessioni furono fatte due settimane prima del 7 luglio 2007, ossia qualche giorno prima della firma del Papa al Motu Proprio sulla Messa..(l'Omelia del Patriarca la trovate al termine delle mie riflessioni)

1) Bartolomeo I ha preso a cuore, da anni, la "battaglia" dei cattolici che vorrebbero ripristinare l'antica Liturgia.....tanto è vero che nell'ultimo Sinodo Ortodosso c'è stato l'esplicito divieto a non rischiare di far NAUFRAGARE IL SENSO SACRO DELLA LITURGIA COME E' AVVENUTO PER ALTRE CHIESE CRISTIANE...inutile sottolineare che il riferimento cade anche su di noi...come ci rammenta Ecclesia e Eucarestia di Giovanni Paolo II..

2) in tal senso Bartolomeo I ha sempre apprezzato e seguito i discorsi di J.Ratzinger sullo sviluppo del Concilio in materia Liturgica.....

3) Il Patriarca sa benissimo che il Papa dovrebbe fare questo Motu Proprio: come non prendere in esame serio l'omelia che ha fatto davanti al Papa tutta intessuta SUL VALORE DELLA LITURGIA NELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA?
A mio parere in questa Omelia c'è esplicito l'invito a Benedetto XVI a riportare la Liturgia Cattolica AL SUO ANTICO SPLENDORE........

4) Ho trovato assai importante che Bartolomeo I abbia usato il senso sacro della Liturgia PER RICONOSCERE, per la prima volta in forma così ufficiale....LE PROPRIE RESPONSABILITA' DELLA DIVISIONE.......dice il Patriarca: Così la Liturgia ci ricorda la necessità di arrivare all’unità, tanto della fede quanto della preghiera. Noi ci inchiniamo con umiltà e pentimento davanti al Dio vivente e davanti al nostro Signore Gesù Cristo, del quale portiamo il Nome santissimo e la cui tunica, tessuta tutta di un pezzo, noi abbiamo diviso.


5) Nella Sacra Liturgia c'è IL SEGNO TANGIBILE DELL'UNITA', dice il Patriarca: questa celebrazione del cielo e della terra, del tempo e dell’eternità, ci porta oggi più vicini gli uni agli altri, anche attraverso la benedetta presenza, insieme con tutti i santi....

Ed ora veniamo al testo.......per non dilungarmi sottolinerò le parti che mi hanno portato a farmi questa domanda e a condividerla con voi su questo spazio.......COSA NE PENSATE? E IN QUALE MODO POTREMO TROVARE L'OCCASIONE PER TROVARCI UNITI IN QUESTO SENSO DEL SACRO?

Grazie

*************************

Omelia del Patriarca Bartolomeo I

Per grazia di Dio, noi abbiamo ricevuto, Santità, la benedizione di entrare nella gioia del Regno: “Abbiamo visto la vera luce, abbiamo ricevuto lo Spirito celeste”. Ogni celebrazione della Divina Liturgia è una potente e spirituale celebrazione congiunta del cielo e della storia. Ogni Divina Liturgia è insieme memoria del passato e attesa del Regno. Siamo convinti che, durante questa Divina Liturgia, ancora una volta veniamo orientati spiritualmente verso tre direzioni: verso il Regno dei cieli, là dove gli angeli celebrano, verso la celebrazione di questa stessa Liturgia lungo i secoli passati e verso il Regno di Dio che attendiamo.

Questa mirabile unità del cielo con la storia manifesta che la Liturgia ortodossa è la mistica esperienza e la profonda convinzione che “Cristo era, è e sempre sarà in mezzo a noi”, poiché in Lui sussiste la piena unità di passato, presente e futuro. Per questo, la Liturgia è qualcosa di più che una semplice memoria delle parole e delle azioni di Cristo: essa è la realizzazione della presenza di Cristo stesso, egli che ha promesso di essere presente là, dove due o tre sono riuniti nel suo nome.

Nello stesso tempo, però, riconosciamo che la regola della preghiera è regola della fede (lex orandi lex credendi) poiché ciò che si insegna sulla persona di Cristo e sulla santissima Trinità ha lasciato una impronta indelebile nella Liturgia: esso è un dogma che non possiamo capire e “si è manifestato a noi nel mistero”, secondo la limpida espressione di San Basilio il Grande. Così la Liturgia ci ricorda la necessità di arrivare all’unità, tanto della fede quanto della preghiera. Noi ci inchiniamo con umiltà e pentimento davanti al Dio vivente e davanti al nostro Signore Gesù Cristo, del quale portiamo il Nome santissimo e la cui tunica, tessuta tutta di un pezzo, noi abbiamo diviso. Con molta tristezza confessiamo che non possiamo ancora celebrare insieme i Santi Misteri e preghiamo che venga il giorno in cui questa unità sacramentale possa compiersi pienamente.

Nonostante tutto questo, Santità e voi amati Fratelli in Cristo, questa celebrazione del cielo e della terra, del tempo e dell’eternità, ci porta oggi più vicini gli uni agli altri, anche attraverso la benedetta presenza, insieme con tutti i santi, dei predecessori della nostra umile persona, San Gregorio il Teologo e San Giovanni Crisostomo. È per noi una benedizione poter venerare le sacre reliquie di questi due giganti spirituali, dopo la loro ricollocazione in questa venerabile Cattedrale, avvenuta due anni fa, quando ci furono gentilmente restituite dal Papa Giovanni Paolo II, di beata memoria. Come allora, proprio durante questa nostra festa patronale abbiamo ricevuto le sacre reliquie e le abbiamo collocate sulla Cattedra patriarcale, cantando “Ecco, o santi, il vostro trono!”, così anche oggi ci siamo riuniti alla loro viva presenza ed eterna memoria, celebrando la Liturgia che porta il nome di San Giovanni Crisostomo.

In questo modo, la nostra celebrazione coincide con la stessa gioiosa celebrazione nel cielo e lungo la storia. In effetti – come lo stesso San Giovanni Crisostomo afferma – “quanti sono in cielo e quanti sono sulla terra, compongono un unico rendimento di grazie, un sola esultanza, un'unica gioia” (PG 56, 97). Il cielo e la terra offrono una sola preghiera, una festa, una dossologia.

La Liturgia è allo stesso tempo il regno dei cieli e la nostra dimora, “un nuovo cielo e una nuova terra” (Apocalisse 21,1), il punto di convergenza dove tutte le cose trovano il loro vero significato. La Liturgia ci insegna ad ampliare il nostro orizzonte e la nostra visione, a parlare il linguaggio dell’amore e della comunione, ma anche ad imparare come convivere in amore gli uni con con gli altri, nonostante le nostre differenze e nonostante anche le nostre divisioni.

In questo grande abbraccio, è incluso il mondo intero, la comunione dei santi e tutta la creazione di Dio. L’intero universo diviene una “Liturgia cosmica” per citare l’insegnamento di san Massimo il Confessore. Una Liturgia tale non può mai diventare qualcosa di vecchio o antiquato. Di fronte a tanta ricchezza di beni celesti e alla misericordia di Dio, una sola può essere la nostra risposta: il rendimento di grazie (eucharistia). Dai nostri cuori sgorga uno speciale e caloroso ringraziamento, verso Dio misericordioso, perché oggi durante la festa dell’Apostolo fondatore e patrono di questa Chiesa e mentre si celebra la Divina Liturgia, è presente in mezzo a noi il Vescovo dell’Antica Roma, il santissimo Fratello Benedetto XVI, con il suo onorato seguito.

Salutiamo ancora una volta con riconoscenza questa Presenza, come una benedizione di Dio, come manifestazione di amore fraterno e di onore verso la nostra Chiesa, come segno della nostra comune volontà di continuare, senza tentennamenti, il nostro cammino, nello spirito di amore e fedeltà, verso la verità del vangelo e della comune tradizione dei santi Padri, per restaurare la piena comunione delle nostre Chiese: questo è volontà e comando di Cristo.
E così sia!

******************************
[Modificato da Caterina63 30/11/2010 19:25]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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