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NOTIZIARIO CATTOLICO-ORTODOSSO (notizie e aggiornamenti)

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2011 23:01
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E' emozionante sentire gli ortodossi

Gli Ortodossi ricordano con gratitudine le vicende di Lepanto [SM=g27985]


Oggi Lepanto è una ridente cittadina sul golfo di Corinto. In alto le mura dell'antica fortezza veneziana, con i suoi baluardi emergenti dal verde dei pini. In basso, il porto che diresti intatto, come negli anni in cui vi dominava la Serenissima. Il lungomare è un brulichio di turisti, di alberghi, di bar. La costa offre chilometri di spiagge incantevoli. Per il turismo la battaglia del 1571 fa da utile richiamo: la trovi rappresentata su grandi pannelli nei bar, nelle hall degli alberghi o addirittura sui tavoli dei ristoranti e sui ninnoli in vendita ovunque.

Ben altro il clima che si respira nel monastero ortodosso della Trasfigurazione (o Metamorfosis), che sorge su di un colle a quattro km. dal centro, dominando la cittadina, con vista sul mare che fu teatro della battaglia. Non ha una storia antichissima, il monastero. Le sue origini risalgono agli anni 70, allorché un gruppo di giovani ortodossi, spiritualmente impegnati, decide di far vita comune sotto la guida di un uomo di indubbie capacità umane e spirituali, il diacono Spiridon Logothetis, oggi higoumenos di una ventina di monaci. I quali, pur vivendo nella più rigorosa fedeltà agli ideali del monachesimo orientale (preghiera, veglie, digiuni, obbedienza), si aprono con fervore allo studio, al lavoro e alle più diverse iniziative culturali e religiose.

Riguardo alla battaglia di Lepanto, essi prendono le distanze dal modo vieco e retorico di celebrarne la vittoria. "Non si tratta di mettere in risalto la vittoria strategica (insperata) della flotta cristiana contro quella ottomana e restare fermi ai toni celebrativi" ci dice p. Ireneo, portavoce dell'Higoumenos e suo braccio destro. "Vogliamo capire bene, studiare il vero messaggio di Lepanto, e riproporlo oggi ripudiando ogni logica di scontro e di violenza".

I monaci conoscono a memoria e ripetono ad ogni occasione le parole latine scritte nel Palazzo Ducale di Venezia a proposito della vittoria di Lepanto: Non virtus, non arma, non duces.. La vera vittoria si realizzò a livello di fede, e non di orgoglio militare.

Un anno fa, ospiti di quel monastero, i due dominicani che vivono in Grecia da anni, fr. Rosario Scognamiglio e fr. Emanuele Guerrini, sono stati sollecitati e infine coinvolti in un interessante progetto culturale. Desiderosi di saperne di più sul papa domenicano san Pio V, sulla festa del Rosario connessa con la Madonna delle Vittorie, sullo spirito che animò la campagna promossa da quel Papa, sulla maniera con cui l'Occidente (arte, testi liturgici, celebrazioni mariane) ha esaltato quella vittoria come evento soprannaturale, i monaci hanno fatto loro una proposta: perché non organizzare un convegno proprio su questi aspetti?

Il monastero offrirebbe ospitalità e la sua sala di convegni, i domenicani interverrebbero su aspetti tipici delle loro tradizioni liturgiche e storiche, alcuni cultori d'arte sugli sviluppi museografici e iconografici dei tema. E’ partita così l'organizzazione di un convegno a livello europeo, dal titolo "Fede e culto mariano prima e dopo la battaglia navale di Lepanto (1571)". La responsabilità giuridica ed economica dell'iniziativa è assunta dall'associazione laica "Fraternità Madonna di Lepanto".

Il convegno si è svolto agli inizi di ottobre scorso, dal 6 al 7 ottobre 2001, anniversario della battaglia e, per noi cattolici, solennità della Vergine del Rosario. Molte le autorità governative elleniche presenti nell'anfiteatro del monastero a sostegno dell'iniziativa. Il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I invia un messaggio agli organizzatori, apprezzando le valenze religiose ed ecumeniche del Convegno. L'Ordine Domenicano è rappresentato da sette frati da varie parti dei mondo; tra loro è Fr. Innocenzo Venchi, Postulatore generale dell'Ordine e studioso di san Pio V, che esprime il saluto ed il coinvolgimento della Famiglia Domenicana. Presenti anche alcuni monaci dell'abbazia di Grottaferrata (Roma).

L’aula è gremita di ortodossi e cattolici, in clima di serena fraternità.

Dieci gli interventi, distribuiti attorno queste principali tematiche: aspetti storici e retroscena della battaglia (Elias Nikolau, ortodosso; fr. Angelo Caccin, domenicano di Venezia); iconografia e testi liturgici mariani ispirati dalla vittoria di Lepanto (Charalambidis, Busias, Kapònis, ortodossi; Iturgaíz, Kochaniewicz, cattolici, entrambi domenicani), mariologia delle chiese e delle comunità cristiane all'epoca della battaglia (Scognamiglio o.p.).

Le conclusioni proposte dell'higoumenos Spiridon hanno evidenziato nella pluralità degli interventi due chiare costanti: da una parte l'unità del fronte cristiano operatasi per opera dal Papa Pio V, dall'altra la forte convinzione di un aiuto soprannaturale, concordemente attribuito alla Vergine dei Rosario, anche se con vari titoli (Naupaktiotissa, per i greci del luogo, Eleutheriotia, o "Liberatrice" per altri, Regina delle Vittorie per i cattolici, ecc.), vari motivi iconografici e devozionali. Si resta impressionati di fronte alla fiducia nella Vergine Maria, presente tra i cristiani pur di varie confessioni dell'epoca, che non solo ha unificato la resistenza dei cristiani all'espansionismo ottomano, ma ne ha nutrito fede e convincimenti che ancora oggi segnano l'animo religioso dei popoli.

Per noi cattolici presenti al convegno è emozionante sentire gli ortodossi parlare della preghiera del Rosario, sottolineandone le analogie con la preghiera del komboskyni (una "corona" fatta di nodi di stoffa, ad ogni nodo la celebre invocazione della "preghiera di Gesù") o mettendone i "misteri" in parallelo con la struttura teologica dell'Akathistos Sullo schermo dell'anfiteatro si alternano proiezioni di temi iconografici tipicamente bizantini e capolavori dell'arte rinascimentale (Veronese, Tintoretto ecc.), testimonianze variegate di una medesima "lettura mariana" di Lepanto. Così pure, nel museo allestito dai monaci nella cripta della chiesa ancora in costruzione, la gente è invitata ad ammirare riproduzioni e gigantografie di motivi occidentali e orientali inerenti alla battaglia del 1571.

Infine una sorpresa oltremodo piacevole per tutti: la presenza di una pergamena degli inizi degli anni mille, con una mirabile icona bizantina della Vergine "Naupaktiotissa" (o di Lepanto), e testo dello statuto di una confraternita laica dedicata al suo nome, segno che a Naupaktos, in epoca storica ben più antica della battaglia, era radicato un culto mariano, che purtroppo col passare del tempo si è andato sbiadendo.



"Dobbiamo ravvivare la nostra memoria per essere fedeli alla nostra vera storia ‑insiste l'higoumenos Spiridion parlando al Convegno e alla gente‑ e santuario di tale memoria mariana sarà proprio il nostro "katholicon", la chiesa centrale del monastero che stiamo costruendo e che vogliamo dedicare alla Vergine di Lepanto o, per voi cattolici, la "Madonna del Rosario"…



(Fr. Rosario Scognamiglio o.p.)

www.sulrosario.org/db.asp?id=...=pag=art_inter
[Modificato da Caterina63 18/05/2010 14:54]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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18/02/2009 19:23
 
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Il Patriarca ortodosso Bartolomeo in occasione della visita del cardinale Sepe
Chi ama l'unità non ne ha paura

Istanbul, 18. I progressi compiuti recentemente sulla strada verso l'unità dei cristiani sono stati al centro del colloquio che l'arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, ha avuto ieri con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo. Il porporato - in questi giorni in Turchia per un pellegrinaggio sui luoghi di san Paolo - è stato ricevuto nella sede del patriarcato insieme all'arcivescovo Antonio Lucibello, nunzio apostolico in Turchia e in Turkmenistan, all'arcivescovo Armando Dini e al presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo. L'incontro, in un clima cordiale, si protratto è per oltre due ore.

Bartolomeo, nel suo saluto, ha ricordato i giorni trascorsi a Napoli in occasione della sua partecipazione al meeting internazionale interreligioso svoltosi nell'ottobre 2007 nella città partenopea, allorquando ebbe modo d'incontrare Benedetto XVI. In questo contesto il Patriarca ha evidenziato come il cammino verso l'unità dei cristiani abbia recentemente compiuto "decisi e irreversibili passi avanti" grazie proprio al rapporto "speciale e personale" con Benedetto XVI, ai progressi della commissione teologica cattolico-ortodossa e alla partecipazione dello stesso Bartolomeo al Sinodo dei vescovi svoltosi in Vaticano nell'ottobre scorso.

"Il dialogo teologico fra le nostre Chiese interrotto quasi sei anni fa - ha detto il Patriarca - è ricominciato prima a Belgrado e poi a Ravenna e continuerà nel prossimo ottobre a Cipro. Saremo chiamati a esaminare il tema del primato del vescovo di Roma nel quadro della Chiesa cristiana". L'auspicio - ha proseguito - "è quello di arrivare a un'interpretazione del primato che risulti accettabile da ambedue le parti. Dobbiamo pregare perché questo giorno arrivi il più presto possibile".

Per Bartolomeo "bisogna preparare il terreno evitando i pregiudizi del passato per puntare alla concordia che è necessaria alla piena comunione". Pur riconoscendo che "c'è ancora molto da fare", il Patriarca ha riaffermato la volontà di "andare avanti senza paure e senza esitazioni perché chi ama non ha paura".

Il cardinale Sepe, da parte sua, ha espresso il sostegno suo e della Chiesa di Napoli all'opera del patriarcato ecumenico. E come segno tangibile di tale impegno ha offerto al Patriarca borse di studio per seminaristi ortodossi presso la Facoltà teologica dell'Italia meridionale. "Napoli - ha detto - vuole essere un ponte tra le Chiese per favorire con tenacia l'unità dei cristiani".

Sepe ha espresso gratitudine per "l'onore che ci fa nel riceverci qui nel Patriarcato per continuare il dialogo che abbiamo iniziato a Napoli. Restituiamo la visita nella convinzione di segnare un passo in avanti in questo rapporto di fraternità nei riguardi del patriarcato ecumenico di Costantinopoli".



(©L'Osservatore Romano - 19 febbraio 2009)
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18/09/2009 19:15
 
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Il presidente del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca ricevuto a Castel Gandolfo

Udienza del Papa
all'arcivescovo Hilarion di Volokolamsk


Ortodossi

Benedetto XVI ha ricevuto in udienza a Castel Gandolfo, nella mattina di venerdì 18 settembre, l'arcivescovo Hilarion di Volokolamsk, presidente del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca.
L'incontro è avvenuto nel contesto della prima visita ufficiale a Roma del rappresentante della Chiesa ortodossa russa dal giorno in cui, il 31 marzo scorso, ha sostituito in questa alta carica l'allora metropolita e ora Patriarca Cirillo.
L'arcivescovo Hilarion è stato invitato dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità dei Cristiani, che lo ha accompagnato all'udienza pontificia insieme con l'assistente per la sezione orientale, il gesuita Milan Zust.
Durante la visita - iniziata martedì 15 settembre e che si concluderà domenica 20 - il presidente del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca ha anche incontrato il segretario di Stato vaticano, il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.


(©L'Osservatore Romano - 19 settembre 2009)
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05/12/2009 19:58
 
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Ricevuta dal Patriarca di Mosca
una delegazione francese guidata dal cardinale Ricard

È il comune senso dell'uomo
a unire cattolici e ortodossi




Mosca, 5. "In un mondo dove la ricerca del profitto, prima di ogni altra considerazione, rischia di minare le fondamenta stesse della società, dove l'individualismo senza preoccupazione del bene comune rischia di rinchiudere ciascuno nei suoi interessi personali e di categoria, e dove la violenza può manifestarsi in ogni momento, è urgente unire le nostre forze, assieme a tutti gli uomini di buona volontà, per promuovere un umanesimo autentico, quello di cui la fede cristiana è portatrice". Nelle parole del cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e vice-presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa (Ccee), c'è tutto il senso dell'incontro, svoltosi giovedì a Mosca, con il primate della Chiesa ortodossa russa, Cirillo.

Un incontro, voluto fortemente da quest'ultimo, nel quale sono state sottolineate le ottime relazioni fra la Chiesa cattolica francese e la Chiesa ortodossa russa e poste le basi di una collaborazione di fronte alle nuove sfide del secolarismo, alle quali - ha detto il Patriarca di Mosca - "bisogna rispondere insieme, poggiandoci sulla nostra esperienza storica".

Ricard guidava una delegazione della quale facevano parte il vescovo di Autun, Benoît Rivière, e il vescovo ausiliare di Bordeaux, Jacques Blaquart. Hanno partecipato alla riunione l'arcivescovo Hilarion, presidente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, padre Igor Vyzhanov, segretario alle relazioni intercristiane, e lo ieromonaco Alexandre Siniakov, rettore del Seminario ortodosso russo in Francia. Era presente anche l'arcivescovo Antonio Mennini, rappresentante della Santa Sede nella Federazione russa.

Cirillo - come si legge sul sito ufficiale della diocesi di Chersonèse che ha pubblicato un resoconto della visita - ha ribadito la sua convinzione che oggi la Francia è il Paese europeo con il quale la Russia intrattiene i rapporti più stretti e consolidati nel tempo, sia sul piano religioso che culturale. "Noi - ha detto il Patriarca di Mosca - diamo una grandissima importanza allo sviluppo delle relazioni fraterne tra la Chiesa cattolica in Francia e la Chiesa ortodossa russa".

Cirillo ha ricordato lo storico evento della recente apertura, a Epinay-sous-Sénart, in Essonne, del primo Seminario ortodosso russo in Francia che "permetterà non solo di formare dei sacerdoti per le nostre comunità all'estero ma anche di arricchire le diocesi russe di persone che, più di altre, conosceranno bene la vita religiosa e culturale in Europa occidentale e la teologia della Chiesa cattolica". Il Patriarca - riferisce il Service orthodoxe de presse - ha anche espresso la sua preoccupazione per gli immigrati dell'ex Unione Sovietica in Europa occidentale sottolineando che "la Chiesa russa può aiutarli, anche nel processo di integrazione nelle società locali". E ha citato come esempio proprio l'apertura del Seminario ortodosso vicino a Parigi.

Il cardinale Ricard ha ricordato i suoi precedenti incontri con Cirillo, nel 2007, quando quest'ultimo era presidente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, incontri avvenuti in occasione di una visita alla diocesi di Bordeaux e della presentazione, al Centre Sèvres di Parigi, della traduzione francese dei fondamenti della dottrina sociale della Chiesa ortodossa russa.

Nell'ottobre 2007 Ricard, all'epoca presidente della Conferenza dei vescovi di Francia, accolse a Parigi l'allora Patriarca di Mosca, Alessio ii. L'invito di Cirillo a recarsi in Russia deve dunque essere considerato come una risposta a quella visita. Durante il soggiorno a Mosca, la delegazione francese ha visitato tra l'altro la basilica del Cristo Salvatore e il monastero di San Daniele e incontrato membri della comunità cattolica locale.

"Questi legami - ha detto il vice-presidente del Ccee - mi sembrano uno dei segni dei tempi che il Vangelo ci invita a scrutare (cfr. Luca, 12, 54-56). Ciò che è in gioco qui non riguarda un riavvicinamento di circostanza ma la fedeltà alla comune missione che Cristo ci affida. Noi dobbiamo oggi testimoniare nelle nostre società il senso dell'uomo di cui siamo portatori. Questo senso dell'uomo - ha spiegato monsignor Ricard - sappiamo oggi con quali valori si accompagna: difesa della dignità della persona umana, rispetto della vita dal concepimento alla sua fine naturale, compassione, condivisione fraterna e solidarietà con tutti e, in particolare, importanza dell'amore e del dono di sé come realizzazione di ogni vita. La messe è abbondante ma sono pochi gli operai - ha concluso il porporato citando il vangelo di Matteo (9, 37) - chiediamo al Padre di inviarci insieme alla sua messe".



(©L'Osservatore Romano - 6 dicembre 2009)


Fraternamente CaterinaLD

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sabato 12 dicembre 2009

San Benedetto e San Cirillo "alleati" pro Europa Christiana


Sul buon sito di Sandro Magister (chiesa.espressonline.it) si apprendono due fauste novelle.

La Santa Sede e la Russia hanno annunciato due giorni fa "di stabilire tra di loro relazioni diplomatiche, a livello di nunziatura apostolica da parte della Santa Sede e di ambasciata da parte della Federazione Russa". Mirabile dictu!

Non è forse presente a tutti l'estrema importanza dell'accordo.

Le ottime conseguenze di quest’evento, infatti, vanno cercate e trovate nei suoi risvolti storici e religiosi più importanti, che vanno ben oltre a quelli prettamente diplomatici e politici.

Le funzioni religiose dei Nunzi son importantissimi. E’ un passo che Roma e Mosca compiono vicendevolmente per un avvicinamento tanto agognato quanto importantissimo.
.

L'altra notizia foriera di lieti eventi, anche se meno espliciti e eloquenti e a tema religioso. Ancor più che con le autorità dello Stato russo la Chiesa di Roma intrattiene infatti rapporti definiti da entrambe le parti "amichevoli", anche con la Chiesa ortodossa di Mosca.Che la Chiesa Cattolica di Roma e quella Ortodossa sono in sempre migliori rapporti lo si era intuito già da qualche tempo. Un segnale in tal senso lo si è avuto già il 30 novembre, festa di Sant’Andrea e del Trono del Patriarcato ecumenico, da parte del Patriarca di Costantinopoli, S. B. Bartolomeo I come già riportato in un nostro post

.

Ma è recentissimo un ulteriore segnale: la presentazione a Roma, proprio durante la visita di Medvedev in Italia, di un libro bilingue (italiano e russo) edito dal Patriarcato di Mosca. In esso son raccolti i principali discorsi degli ultimi dieci anni di Joseph Ratzinger quale cardinale e quale Vescovo di Roma, che ha per titolo: "Europa, patria spirituale".

L’introduzione è dell’Arcivescovo Hilarion di Volokolamsk (nella foto, con Papa Benedetto XVI),Presidente del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato e autorità di prima grandezza (il precedente titolare di questa carica, Kirill, è oggi il patriarca della Chiesa ortodossa di Mosca "e di tutte le Russie").

Il tema del libro è la tradizione cristiana dell’Europa, tanto cara anche alla chiesa Ortodossa. Anch’essa infatti teme l’aggressione del "secolarismo militante" contro il quale soprattutto due forze guidano la riscossa: la Chiesa di Roma in Occidente e la Chiesa ortodossa in Oriente (sulla guida di un documento di grande vigore, e senza precedenti nell'intera storia dell'ortodossia: "Le fondamenta della dottrina sociale della Chiesa ortodossa russa" - pubblicato dal Concilio dei vescovi russi nel 2000.).
L'immagine che ne esce è quella di una Chiesa russa molto simile a quella della Chiesa Cattolica sui medesimi temi: decisa, politicamente scorretta e rigorosa nel combattere l'assedio secolarista all’Europa Cristiana mediante la disobbedienza civile contro le leggi "che obbligano a commettere un peccato agli occhi di Dio".

Di notevole rilievo, quindi, è rappresentato dal fatto che il Patriarcato di Mosca abbia redatto un libro finalizzato alla difesa della tradizione cristiana dell’Europa raccogliendo i discorsi e le omelie del Vescovo di Roma. (Un estratto dell'introduzione al libro è riportato sul sito di Magister al link indicato.)

.

Al termine di questo post porgiamo ai nostri lettori un elemento di riflessione: il fatto che il Vescovo di Roma e il Patriarca di Mosca, ora così vicini ed uniti in difesa delle Tradizioni Cristiane dell’Europa, abbiano a loro tempo scelto come nome, rispettivamente, quello del Patrono dell’Europa Occidentale, l’uno, e del Patrono dell’Europa Orientale, l’altro, è da intendersi solo come una mera coincidenza? Noi sappiamo che la scelta del Card. Ratzinger fu mossa proprio in onore del Santo di Norcia quale patriarca del Monachesimo occidentale e Patrono d'Europa!



Noi vogliamo sperare che questo sia un “segno dei Tempi”, e che finalmente le due Chiese possano trovare punti di accordi, "ut unum sint".

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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19/01/2010 00:32
 
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Dal 20 al 27 settembre prossimi rifletteranno sull'esercizio del ministero petrino
Per cattolici e ortodossi
l'appuntamento è a Vienna


di Eleuterio F. Fortino

Il dialogo teologico fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme ha imboccato lo studio del problema cruciale del contenzioso storico e dottrinale fra Oriente e Occidente, il ruolo del vescovo di Roma nella Chiesa di Cristo. Il dialogo teologico è condotto dalla Commissione mista internazionale fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme, ma avviene nell'ambito delle relazioni fra la Chiesa cattolica e le varie Chiese ortodosse (Patriarcato ecumenico, Patriarcato di Mosca, Patriarcato di Serbia, Patriarcato di Romania, Chiesa di Grecia, Chiesa d'Albania e così via). Inoltre, conversazioni anche di carattere teologico hanno luogo a diversi livelli e in particolare nelle facoltà teologiche e negli istituti di ricerca ecumenica. Questi rapporti nell'anno trascorso hanno registrato vari momenti positivi. Le stesse difficoltà che naturalmente s'incontrano contribuiscono a precisare il metodo del dialogo.

Benedetto XVI nel messaggio indirizzato al Patriarca ecumenico per la festa di sant'Andrea del 30 novembre scorso ha affermato che lo Spirito Santo "che guida la Chiesa ed è capace di trasformare tutte le debolezze umane in opportunità di bene, ha guidato il lavoro della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico che ha tenuto la sua undicesima sessione plenaria a Cipro" (Paphos, 16-23 ottobre 2009). Il Papa ha aggiunto un commento sul clima eccellente che ha sorretto i lavori: "L'incontro è stato caratterizzato da un senso di solenne impegno e da un affettuoso sentimento di vicinanza". Riferendosi al tema che si è cominciato a studiare Benedetto XVI ha espresso la seguente considerazione: "Il tema della sessione plenaria - il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio - è di certo complesso e richiederà uno studio ampio e un dialogo paziente se vogliamo aspirare a una integrazione condivisa delle tradizioni dell'Oriente e dell'Occidente".

Va rilevato che a Cipro s'è ricomposta la pienezza morale della rappresentanza ortodossa con la presenza della delegazione russa che aveva abbandonato la precedente sessione di Ravenna (2007) a causa di una vertenza interna fra il Patriarcato di Mosca e il Patriarcato ecumenico. Dopo la caduta del comunismo e la dichiarazione d'indipendenza dei Paesi baltici, il Patriarcato ecumenico aveva riconfermato l'autonomia alla Chiesa ortodossa d'Estonia e a Ravenna l'aveva invitata come Chiesa membro del dialogo. Non riconoscendo il Patriarcato di Mosca quella autonomia, i suoi delegati constatando la presenza di due rappresentanti estoni a Ravenna, si sono creduti in dovere, con il consenso delle proprie autorità ecclesiastiche, di non partecipare all'incontro per non dare credito di alcun riconoscimento neanche implicito. Era una questione interna all'ortodossia, ma causava una ferita al dialogo cattolico-ortodosso.

I contatti fra i due patriarcati e le relazioni con le altre Chiese ortodosse hanno favorito una decisone che ha risolto il problema, pur permanendo aperta la vertenza sull'autonomia della Chiesa d'Estonia. In un incontro dei Primati delle Chiese ortodosse (Istanbul, ottobre 2008) convocato dal Patriarcato ecumenico s'è deciso che la Chiesa ortodossa è rappresentata da tutte e le sole Chiese autocefale. Le Chiese autonome sono rappresentate dalle rispettive Chiese-madri tanto nelle commissioni preconciliari che preparano il Grande Concilio pan-ortodosso quanto nei dialoghi ecumenici. La questione quindi della presenza di Chiese autonome nel dialogo non aveva più consistenza. Le Chiese autocefale (patriarcati e arcivescovadi) sono ora quindici con l'ingresso della Chiesa autocefala d'Albania dopo la sua ristrutturazione a seguito della caduta del comunismo.


La Commissione mista di dialogo fra cattolici e ortodossi s'è incontrata a Cipro per trattare il primato del vescovo di Roma sulla base del documento concordato a Ravenna (2007) e su suo mandato. Quel documento afferma con una certa solennità: "Entrambi le parti - cattolici e ortodossi - concordano sul fatto che Roma, in quanto Chiesa che "presiede nella carità", secondo l'espressione di sant'Ignazio di Antiochia occupava il primo posto nella tàxis (nell'ordine tra le Chiese) e che il vescovo di Roma è pertanto il pròtos (cioè il primo) tra i patriarchi". È una affermazione importante anche perché fatta insieme da cattolici e ortodossi. Ma qual è la sua portata nella vita della Chiesa? Quali le implicazioni conseguono nell'esercizio di una tale funzione primaziale?

Il documento di Ravenna precisa: "Essi - cattolici e ortodossi - non sono d'accordo sull'interpretazione delle testimonianze storiche di quest'epoca per ciò che riguarda le prerogative del vescovo di Roma in quanto pròtos, questione compresa in modo diverso già nel primo millennio" (n. 41). Il documento di Ravenna, circa il primato ai diversi livelli ecclesiali mette in luce due punti. In primo luogo che "il primato a tutti i livelli, è una pratica fermamente fondata nella tradizione canonica della Chiesa". E successivamente che "mentre il fatto del primato a livello universale è accettato dall'Oriente e dall'Occidente, esistono delle differenze nel comprendere sia il modo secondo il quale esso dovrebbe essere esercitato sia i suoi fondamenti scritturistici e teologici" (n. 43).

La Commissione quindi dichiara che vi è un accordo sul fatto dell'esistenza nella prassi della Chiesa di un pròtos anche a livello universale. In pari tempo segnala tre zone di differenze. Tra Oriente e Occidente vi sono divergente d'interpretazioni circa le testimonianze storiche, circa i fondamenti scritturistici e teologici, nonché circa il modo dell'esercizio del primato.


Nella conclusione il documento di Ravenna indica la problematica che si dovrà affrontare nel dialogo. Si afferma: "Resta da studiare in modo più approfondito la questione del ruolo del vescovo di Roma nella comunione di tutte le Chiese". Il documento segnala due questioni: "Qual è la funzione specifica del vescovo della "prima sede" in una ecclesiologia di koinonìa, in vista di quanto abbiamo affermato circa la conciliarità e l'autorità? In che modo l'insegnamento sul primato universale dei concili Vaticano i e Vaticano ii può essere compreso e vissuto alla luce della pratica ecclesiale del primo millennio?". E commenta: "Si tratta d'interrogativi cruciali per il nostro dialogo e per le nostre speranze di ristabilire la piena comunione tra noi" (n. 45).

Questo studio complessivo implica un'indagine sul primo millennio, cioè sul periodo in cui Oriente e Occidente hanno vissuto nella piena comunione; per passare poi al secondo millennio, tempo in cui l'esercizio del primato del vescovo di Roma ha conosciuto un significativo rafforzamento includendo la dichiarazione dogmatica del Vaticano i e l'esplicazione del suo esercizio confermato dal Vaticano ii. L'insieme implica almeno due zone di indagine comune: l'identificazione dei fatti storici nella loro oggettività e il tentativo d'una ermeneutica condivisa che possa portare a un consenso concorde. Si tratta quindi d'un processo ragionevolmente lungo. Nella sessione di Cipro s'è cominciato lo studio del ruolo del vescovo di Roma sulla base di una bozza preparata dal Comitato misto di coordinamento incontratosi a Creta (Elounda, 27 settembre - 4 ottobre 2008).

S'è dato inizio allo studio delle testimonianze storiche sul ruolo particolare della Chiesa di Roma e del suo vescovo nei primi secoli. Si è constatato che gli scritti apostolici testimoniano con chiarezza che la Chiesa di Roma ha occupato un posto distinto tra le Chiese e ha esercitato una particolare influsso in materia dottrinale, disciplinare e liturgica. In quanto capitale dell'impero, Roma aveva una rilevanza unica. La venuta a Roma di Pietro e Paolo e il loro martirio, i pellegrinaggi alle loro tombe, hanno dato una grande risonanza religiosa nell'intera comunità cristiana. In un momento di crisi nella vita della Chiesa di Corinto la Chiesa di Roma interviene scrivendo una lettera per la riconciliazione, per ristabilire l'unità e l'armonia. Quella lettera viene attribuita al vescovo di Roma che sant'Ireneo identifica con il Papa Clemente. Segue la Lettera ai romani di sant'Ignazio d'Antiochia che riferendosi alla Chiesa di Roma dice che essa "presiede nella carità".

Sant'Ireneo elogiando le caratteristiche d'apostolicità e d'ortodossia della Chiesa di Roma afferma che è necessario che ogni Chiesa deve concordare con essa a causa della sua origine e della sua autorità (propter potentiorem principalitatem). L'analisi nel duplice binario - identificazione dei dati e tentativo d'interpretazione - continuerà su altri elementi manifestatisi nel primo millennio, come le decisioni dei concili ecumenici relative alla tàxis delle Chiese, il ruolo determinante di Roma in momenti particolari di crisi: arianesimo, monofisitismo, monoteismo, iconoclasmo. L'intero panorama di questioni d'affrontare abbracciano le tematiche del ruolo della Chiesa di Roma nella comunione delle Chiese, il vescovo di Roma e la sua successione all'apostolo Pietro, il ricorso al vescovo di Roma in tempi di tensioni nella comunione ecclesiale, e l'influsso di fattori non teologici che hanno contribuito allo sviluppo del ruolo del vescovo di Roma nella Chiesa e nella società.

Benedetto XVI, riferendosi al lavoro della Commissione mista, nel citato messaggio indirizzato al Patriarca ecumenico, ha dato un prezioso orientamento sul ruolo del vescovo di Roma: "Questo ministero non deve essere interpretato in una prospettiva di potere, bensì nell'ambito di una ecclesiologia di comunione, come servizio all'unità nella verità e nella carità". E ha aggiunto: "Il vescovo della Chiesa di Roma, la quale presiede alla carità (sant'Ignazio di Antiochia) è inteso come servus servorum Dei (san Gregorio Magno)". Quindi, ha rafforzato l'idea ricordando la proposta sulla necessità di un dialogo fraterno per trovare insieme le forme d'esercizio del ministero del vescovo di Roma. Egli ha scritto: "Come scrisse il mio venerato predecessore, il servo di Dio Giovanni Paolo II, e come ho ripetuto in occasione della mia vista al Fanar nel novembre del 2006, si tratta di cercare insieme, lasciandoci ispirare dal modello del primo millennio, le forme nelle quali il ministero del vescovo di Roma possa realizzare un servizio riconosciuto da tutti".

La Commissione mista internazionale continuerà lo studio del tema del ruolo del vescovo di Roma nel primo millennio nella seguente sessione plenaria convocata a Vienna nei giorni 20-27 settembre 2010. Benedetto XVI per questo dialogo su questo tema cruciale ha chiesto la preghiera. "Preghiamo dunque Dio - ha esortato - che ci benedica: possa lo Spirito Santo guidarci lungo questo cammino difficile e tuttavia promettente".


(©L'Osservatore Romano - 18-19 gennaio 2010)


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Gli incontri del 2009 con i rappresentanti delle Chiese ortodosse

Fiducia
e reciproca collaborazione


di Andrea Palmieri

Il 2009 è stato un anno segnato da numerosi e significativi rapporti con la Chiesa ortodossa. Se, da un lato, è proseguito il dialogo teologico ufficiale nell'xi sessione plenaria della Commissione mista internazionale tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme, svoltasi in ottobre a Cipro (di cui si rende conto nell'articolo a fianco, ndr) dall'altro, si sono verificate molte occasioni, come visite, incontri, simposi, per rafforzare le relazioni con le singole Chiese ortodosse. In particolare, in questa sede, ci riferiamo ai contatti con il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, il Patriarcato di Alessandria, il Patriarcato di Gerusalemme, la Chiesa autocefala di Grecia e la Chiesa autocefala d'Albania.

Dal 21 al 24 febbraio il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, accompagnato dal segretario, l'arcivescovo Brian Farrell, e da padre Vladimiro Caroli, s'è recato ad Atene per fare visita di cortesia a Ieronymos ii, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia. S'è trattato del primo incontro con il primate della Chiesa ortodossa di Grecia, il quale era stato eletto circa un anno prima.

Il cardinale Kasper è stato ricevuto privatamente da Ieronymos e ha incontrato poi alcuni dei suoi più stretti collaboratori, con i quali ha discusso su possibili collaborazioni in campi d'interesse comune come quello della pastorale o della formazione. Anche quest'anno, alcuni studenti greci ortodossi hanno ricevuto una borsa di studio attraverso il Comitato cattolico di collaborazione culturale, promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, per perfezionare i loro studi presso una delle università pontificie di Roma o altra facoltà di teologia cattolica in Italia o in Francia. Da parte sua, la Chiesa di Grecia ha offerto borse di studio a studenti cattolici, giovani sacerdoti o seminaristi, provenienti da diverse parti del mondo, per la partecipazione a un corso estivo di apprendimento della lingua neogreca e d'introduzione alla cultura ortodossa greca.

Il programma estivo, organizzato dalla Apostoliki Diakonia della Chiesa di Grecia, diretta dal vescovo Agatanghelos, è giunto quest'anno alla quinta edizione e nel corso di questi anni ha già coinvolto circa duecento partecipanti, che hanno avuto modo così di conoscere meglio il mondo ortodosso greco.

Durante il viaggio in Terra Santa, il 15 maggio, Benedetto XVI ha partecipato a un incontro ecumenico tenutosi al Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme, di fronte alle rappresentanze delle comunità cristiane di Terra Santa. Ringraziando per l'invito il Patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, Teofilo iii, il Papa ha auspicato un nuovo slancio nel dialogo teologico bilaterale tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme. Il Papa ha poi sottolineato che simili incontri ecumenici testimoniano chiaramente il legame fra l'unità della Chiesa e la sua missione, in quanto è precisamente in presenza del desiderio di portare Cristo agli altri, di render noto il suo messaggio di riconciliazione, che si sperimenta la vergogna della divisione tra i cristiani.

Il 20 maggio, il cardinale Kasper ha avuto un'altra occasione d'incontro con la Chiesa greco-ortodossa, anche se in questo caso con il mondo accademico della facoltà di teologia ortodossa dell'università di Salonicco. Il porporato ha partecipato a una giornata di studio dedicata al tema "Il dialogo teologico tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa romano-cattolica", con un intervento intitolato "L'apostolo Paolo e le sfide ecumeniche per le Chiese oggi". Vi partecipava anche il co-presidente della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico cattolico-ortodosso, il metropolita di Pergamo, Ioannis Zizioulas.

Dal 26 al 29 giugno una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, guidata dal metropolita di Francia, Emmanuel, ha fatto visita a Roma in occasione della festa dei santi apostoli Pietro e Paolo. Secondo una tradizione avviata il 30 novembre 1969 dal cardinale Johannes Willebrands, presidente di quello che allora si chiamava Segretariato per l'Unità dei Cristiani, ogni anno ha luogo uno scambio di delegazioni tra la Chiesa cattolica e il Patriarcato ecumenico per le rispettive feste patronali.

La mattina del 27 i delegati del Patriarcato ecumenico si sono incontrati con il cardinale Kasper presso il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e, più tardi, sono stati ricevuti dal Papa. Nel suo discorso Benedetto XVI ha ribadito che la Chiesa cattolica intende contribuire in tutti i modi che le saranno possibili al ristabilimento della piena unità di tutti i cristiani. La delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli ha preso parte il 28 giugno ai primi vespri presieduti dal Papa nella basilica di San Paolo fuori le Mura, per la chiusura dell'Anno paolino. L'anno precedente, all'inaugurazione dell'anno giubilare tenutasi nella stessa basilica, era presente anche Bartolomeo i. La mattina del 29 la delegazione ha assistito nella basilica Vaticana alla santa messa, presieduta da Benedetto XVI, in onore dei santi Pietro e Paolo.

Dal 3 al 5 settembre si è svolto a Roma l'xi simposio intercristiano, promosso dall'Istituto di spiritualità della Pontificia università Antonianum e dalla facoltà di teologia ortodossa dell'università di Salonicco, sul tema "Sant'Agostino nella tradizione occidentale e orientale". Tali simposi, iniziati nel 1992, si svolgono ogni due anni e vengono alternativamente ospitati dalla Chiesa ortodossa o dalla Chiesa cattolica, al fine di favorire la ricerca e la didattica allargando alle nuove generazioni l'impegno ecumenico e la ricerca dei mezzi più adeguati per la sua attuazione.

Benedetto XVI ha indirizzato al cardinale Kasper un messaggio, nel quale si congratula con gli organizzatori e i partecipanti per questa iniziativa di fraterno incontro e confronto sugli aspetti comuni della spiritualità, che è linfa benefica per un più ampio rapporto fra cattolici e ortodossi. Il Papa aveva già fatto riferimento al simposio al termine dell'udienza generale del mercoledì 2 settembre, quando, salutando un gruppo di partecipanti, cattolici e ortodossi, aveva augurato che la riflessione comune su sant'Agostino aiuti il dialogo ecumenico.

Dal 9 al 12 settembre si è tenuto presso il monastero di Bose il XVIi convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa sul tema "La lotta spirituale nella tradizione ortodossa", organizzato in collaborazione con le Chiese ortodosse. Tra i principali relatori, il metropolita Filarete di Minsk, esarca patriarcale di Bielorussia e presidente della commissione teologica del Patriarcato di Mosca, il metropolita Georges del Monte Libano e il metropolita Kallistos di Diokleia, delegato del Patriarca di Costantinopoli. Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha inviato un telegramma al priore del monastero di Bose, Enzo Bianchi, rivolgendo il saluto beneaugurante del Papa. Al convegno ha partecipato anche l'arcivescovo Farrell.

Dal 4 al 25 ottobre si è tenuta in Vaticano la seconda Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi. Ai lavori ha preso parte, in qualità di delegato fraterno, il metropolita del Kenya, Makarios, appartenente al Patriarcato ortodosso di Alessandria e di tutta l'Africa.

Dal 18 al 25 ottobre si è svolto negli Stati Uniti l'viii simposio "Religion, science and the environment", sotto il patrocinio del Patriarcato ecumenico e che dal 1995 si occupa del delicato tema della salvaguardia del bene naturale che è l'acqua. Quest'anno il simposio era dedicato al fiume Mississippi. Il Papa ha nominato come suo rappresentante l'arcivescovo di New Orleans, Gregory M. Aymond, e suo tramite ha inviato un articolato messaggio, nel quale ha espresso il suo apprezzamento per il continuo impegno del Patriarca ecumenico nel promuovere il rispetto per il dono della creazione. Inoltre, ha indicato la testimonianza di un senso di responsabilità nella salvaguardia del creato come un terreno in cui la Chiesa cattolica, la Chiesa ortodossa e le altre confessioni cristiane debbono collaborare.

Dal 29 novembre al 1° dicembre una delegazione della Santa Sede, guidata dal cardinale Kasper, s'è recata a Istanbul per la festa di sant'Andrea, patrono del Patriarcato ecumenico. La mattina del 30, la delegazione ha assistito alla divina liturgia presieduta dal Patriarca ecumenico, che, al termine della celebrazione, ha tenuto un discorso, durante il quale ha salutato con grande calore il cardinale. Successivamente, il porporato ha letto il messaggio del Papa indirizzato al Patriarca ecumenico. In tutte e due i discorsi, si riscontra una convergenza sull'importanza attribuita ai lavori della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico ufficiale, che nella sessione plenaria svoltasi nel mese di ottobre aveva cominciato a studiare il tema del ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio.

Sia Benedetto XVI che Bartolomeo hanno espresso la loro convinzione che il dialogo teologico sia giunto a un punto cruciale nei rapporti tra le due Chiese. In particolare, il Papa ha ribadito che per la Chiesa cattolica il ministero petrino non deve essere interpretato in una prospettiva di potere, bensì nell'ambito d'una ecclesiologia di comunione, come servizio all'unità nella verità e nella carità. Riprendendo quanto formulato da Giovanni Paolo II nell'enciclica Ut unum sint, Benedetto XVI ha chiesto di cercare insieme le forme nelle quali il ministero del vescovo di Roma possa realizzare un servizio di amore riconosciuto da tutti.

Dal 4 all'8 dicembre, per la prima volta una delegazione della Chiesa ortodossa autocefala d'Albania, guidata da Anastas, arcivescovo di Tirana, Durazzo e di tutta l'Albania, ha compiuto una visita ufficiale al Papa. Durante la visita l'arcivescovo e il suo seguito hanno visitato in pellegrinaggio i luoghi santi di Roma e hanno avuto incontri, oltre che con il cardinale Kasper, anche con il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per Chiese Orientali. Nell'indirizzo augurale rivolto al Papa, l'arcivescovo Anastas ha definito l'incontro un evento di portata storica, giacché per la prima volta una delegazione ufficiale della sua Chiesa si recava in visita alla Chiesa di Roma, avendo la gioia e l'onore di incontrare il Papa.
 
L'arcivescovo ha poi ricordato che l'Albania, che sotto il regime comunista era stato dichiarato il primo Stato ateo del mondo, in questi ultimi anni sta assistendo a una vera "risurrezione" della Chiesa, sia ortodossa che cattolica. Nel suo discorso, Benedetto XVI ha ringraziato Anastas per il suo personale contributo nel promuovere relazioni fraterne con la Chiesa cattolica sia in Albania sia al livello del dialogo teologico ufficiale. Al termine della visita a Roma, l'arcivescovo Anastas s'è recato a Napoli, dove presso la facoltà teologica dell'Italia meridionale gli è stato conferito il dottorato ad honorem in teologia.

Sebbene, dunque, continuino a sussistere ostacoli che impediscono una piena comunione, esiste, tuttavia, una fitta trama di legami, che è il risultato di un lungo cammino di reciproca conoscenza e di rispetto. Si è trattato in alcuni casi del rinnovarsi di appuntamenti, che sono diventati tradizionali; in altri, invece, di eventi del tutto nuovi. S'è realizzato così, nel corso del 2009, un consolidamento delle relazioni, che certamente favorisce un clima di fiducia e di collaborazione.


(©L'Osservatore Romano - 18-19 gennaio 2010)
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"Le nostre posizioni coincidono su numerose questioni"

Il Patriarca Cirillo sottolinea
la sintonia con Benedetto XVI


Mosca, 3. "Attività comuni e i numerosi incontri avuti con i rappresentanti della Chiesa cattolica hanno confermato che le nostre posizioni coincidono su numerose questioni che interpellano i cristiani nel mondo moderno:  sono l'aggressiva secolarizzazione, la globalizzazione, l'erosione dei tradizionali principi etici".
 
La consultazione dei vescovi della Chiesa ortodossa russa, tenutasi ieri nella cattedrale di Cristo Salvatore in occasione del primo anniversario della sua intronizzazione, è servita al Patriarca di Mosca, Cirillo, anche per ribadire le "tendenze positive" registratesi nell'anno appena trascorso nell'ambito del dialogo tra ortodossi russi e cattolici.

Cirillo - riferisce il Sir - ha presentato ai vescovi un lungo rapporto sulle attività, sulle visite e i viaggi che hanno caratterizzato questo suo primo anno da Patriarca riservando un dettagliato paragrafo anche ai rapporti con la Chiesa cattolica.

"Vale la pena sottolineare - ha detto Cirillo riferendosi alle questioni che stanno a cuore a cattolici e ortodossi - che su questi temi Benedetto XVI ha preso posizioni molto vicine a quelle ortodosse. E ciò è dimostrato dai suoi discorsi, dai messaggi, così come dalle opinioni di alti rappresentati della Chiesa cattolica romana con i quali abbiamo dei contatti".

Il Patriarca di Mosca ha notato come "una visione comune della tutela della dignità umana in Europa" sia emersa anche durante l'incontro che l'arcivescovo, neo metropolita, Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato, ha avuto nel settembre scorso con il Papa e con rappresentanti della curia.

Nel suo discorso, Cirillo ha inoltre ricordato la decisione presa a novembre dalla Corte europea dei diritti dell'uomo sull'inammissibilità della presenza dei crocifissi nelle scuole italiane, dicendo che "è stato un chiaro attacco alle tradizioni cristiane europee". Per questo la Chiesa ortodossa russa ha espresso la sua solidarietà con la Chiesa cattolica in Italia.
 
"Abbiamo ribadito che la civiltà europea ha radici cristiane, per cui è assolutamente inaccettabile privare l'Europa e le sue istituzioni dei simboli della sua identità spirituale", ha sottolineato Cirillo. Nella relazione, il Patriarca non nasconde "i problemi esistenti" nelle relazioni bilaterali, a cui "si continua a lavorare". In particolare ha parlato della "difficile situazione in Ucraina" auspicando "passi concreti" da parte cattolica.

Un bilancio diverso si registra invece - riferisce sempre il Sir - nei rapporti tra la Chiesa ortodossa russa e le Chiese protestanti. Il nodo principale sta nella "liberalizzazione rapida del mondo protestante". Sotto accusa sono in particolare le benedizioni alle unioni dello stesso sesso e le elezioni episcopali di vescovi dichiaratamente omosessuali. Sono questi "i motivi - ha detto il Patriarca di Mosca - per cui siamo stati costretti a interrompere il rapporto con la Chiesa episcopale degli Stati uniti e con la Chiesa luterana di Svezia".

Nel paragrafo riservato al mondo protestante, Cirillo ricorda anche e con rammarico l'elezione del vescovo-donna Margot Kassmann a presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania. "Ne consegue - ha concluso - che nel dialogo con le nostre controparti protestanti è importante cercare di verificare la possibilità di superare le differenze fondamentali tra ortodossia e protestantesimo. Se questo non fosse possibile, ci sono ancora molti altri temi importanti che non sono direttamente connessi al conseguimento dell'unità nella fede e nella struttura della Chiesa, ma fondamentali in termini di cooperazione per la pace, la giustizia, la salvaguardia del Creato e nella soluzione di altri problemi che richiedono una comune azione di persone che credono nella Santa Trinità".

Fa infine "sperare" l'elezione del metropolita  Emmanuel (Patriarcato di  Costantinopoli)  alla  presidenza del  Consiglio  europeo  delle  Chiese per "superare i problemi" che la Chiesa russa ha nei riguardi di questo organismo.


(©L'Osservatore Romano - 4 febbraio 2010)

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Come commento autorevole delle Lezioni di cristologia del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, OP,
presentiamo il testo della DICHIARAZIONE CRISTOLOGICA DI GIOVANNI PAOLO II E SUA
SANTITÀ MAR DINKHA IV, PATRIARCA DELLA CHIESA ASSIRA DELL'ORIENTE,
preceduto da un discorso introduttivo di Giovanni Paolo II dell'11 novembre 1994.
In questa Dichiarazione appare evidente l'accordo circa il dogma cristologico, così come è stato formulato al
Concilio di Calcedonia.

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A SUA SANTITÀ MAR DINKHA IV, PATRIARCA
DELLA CHIESA ASSIRA DELL'ORIENTE
Venerdì, 11 novembre 1994


Sua Santità,
1. Sono passati esattamente dieci anni da quando ho avuto la gioia di darle il benvenuto qui in occasione
della sua prima visita ufficiale a questa Sede Apostolica. Questo piacere è rinnovato oggi anche perché Lei è
accompagnato da una delegazione di eminenti Vescovi del vostro Sacro Sinodo. Con le parole dell'apostolo
Paolo, io desidero per voi "grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Gesù Cristo Signore nostro (1 Tm 1,
2).
Al tempo della sua precedente visita Lei ha condiviso con me il suo ardente desiderio che un giorno una
dichiarazione del Papa di Roma e del Patriarca Cattolico della Chiesa Assira dell'Est potesse esprimere la
comune fede in Gesù Cristo delle nostre due Chiese, il Figlio Incarnato di Dio, nato dalla Vergine Maria. Gli
storici e i teologi immediatamente iniziarono ad esaminare molto attentamente le conseguenze cristologiche
del Concilio di Efeso. In un'atmosfera di fraternità e reciproca fiducia, un utile dialogo ci ha messo in
condizione di oltrepassare le ambiguità ed i malintesi del passato. Oggi noi siamo giunti alla Dichiarazione
Cristologica Comune che stiamo per firmare insieme. Ciò rappresenta un'importante testimonianza che non
mancherà di esser motivo di gioia fra i fedeli delle due nostre Chiese.

2. Da parte mia, sono fiducioso che questo accordo spalancherà ampi orizzonti al livello della collaborazione
pastorale. Di grande importanza sarà il rafforzamento della cooperazione nella formazione spirituale e
teologica dei futuri preti e del laicato responsabile. Lo stesso discorso è valido per la catechesi dei bambini e
dei giovani: dobbiamo rivolgere tutto l'interesse possibile in questa direzione.
Inoltre "solleciti per le necessità dei fratelli" (Rm 12, 13), non dovremmo anche cercare di coordinare i nostri
sforzi per venire incontro con dignità e per aiutare realmente coloro che sono allontanati dalle loro patrie o
sono costretti ad emigrare per severe pene che stanno sopportando (cf. Unitatis redintegratio, 18)? Noi non
dimentichiamo la lunga notte di dolore sopportata dalla vostra comunità Siriana Orientale, che fu
sparpagliata, perseguitata e massacrata lungo i secoli per aver professato il nome di Cristo. Coloro che a
dispetto di ogni cosa sono rimasti nelle loro nazioni nel Medio Oriente - e che hanno dovuto fronteggiare la
guerra e ingiuste privazioni di ogni tipo - sappiano che la Santa Sede si adopererà con i mezzi a sua
disposizione, in particolare attraverso i contatti con i Governi e le Organizzazioni Internazionali, per
diminuire le loro sofferenze e se possibile farle cessare. In ultimo, una Chiesa così contraddistinta nel suo
passato per il suo eroismo riguardo alla fedeltà al credo religioso, non può rimanere emarginata nel mondo
cattolico, e specialmente nelle Chiese del Medio Oriente. Noi speriamo di poter essere in grado di aiutarvi a
distruggere qualsiasi isolamento che ancora sussista.

3. Dai miei contatti con i vostri fratelli Vescovi Caldei, che incontrerò ancora in questi giorni, posso
assicurarvi che essi sono pronti a promuovere il grande movimento verso la restaurazione dell'unità di tutti i
Cristiani in accordo con i principi del Decreto sull'Ecumenismo del Concilio Vaticano Secondo. Essi sono
veramente interessati a "Conservare, in una comunione di fede e di carità, quelle fraterne relazioni che, come
tra sorelle, dovrebbero esistere tra la Chiese locali" (Ivi, 14). Noi tutti riconosciamo che è di suprema
importanza capire, venerare, preservare e promuovere la ricca eredità di ciascuna delle nostre Chiese, e che
una diversità di tradizioni e riti non è in alcun modo un ostacolo all'unità. Questa diversità include la
capacità delle nostre Chiese di governarsi in accordo con le proprie regole e di mantenere alcune differenze
nelle espressioni teologiche che, come abbiamo constatato, sono spesso complementari più che in conflitto
(cf. Ivi, nn. 15-17). In tutte le cose ed in qualsiasi circostanza è essenziale che promuoviamo fra di noi il
rispetto reciproco e un profondo spirito di carità così da escludere ogni tipo di rivalità (cf. Ivi, 18).

4. Sua Santità e amati Fratelli: qui allora è lo spirito in cui la Chiesa Cattolica propone lo scambio di doni.
Insieme chiediamo alla Santissima Trinità, modello di vera Unità nella diversità, di rafforzare i nostri cuori
così che noi risponderemo al richiamo per una sola visibile Chiesa di Dio, una Chiesa veramente universale e
protesa al mondo intero così che il mondo possa essere convertito al Vangelo e così essere salvato, a gloria di
Dio. Possa Dio che ha iniziato questo buona opera in noi portarla a compimento in Gesù Cristo (cf. Fil 1, 6).
Amen.


(http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/speeches/1994/november/documents/hf_jp-
ii_spe_19941111_chiesa-assira_it.html)



DICHIARAZIONE CRISTOLOGICA DI GIOVANNI PAOLO II
E SUA SANTITÀ MAR DINKHA IV, PATRIARCA
DELLA CHIESA ASSIRA DELL'ORIENTE
Dichiarazione cristologica comune tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa assira dell'Oriente


Sua Santità Giovanni Paolo II, Vescovo di Roma e Papa della Chiesa Cattolica e Sua Santità Mar Dinkha IV,
Catholicos-Patriarca della Chiesa assira dell'Oriente, rendono grazia a Dio che ha ispirato loro questo nuovo
incontro fraterno.

Essi lo considerano un passo fondamentale del cammino verso la piena comunione che dovrà essere
ristabilita tra le loro Chiese. In effetti, essi possono, d'ora in poi, proclamare insieme davanti al mondo la
loro fede comune nel mistero dell'Incarnazione.
Quali eredi e custodi della fede ricevuta dagli Apostoli, così come essa è stata formulata dai nostri Padri
comuni nel Simbolo di Nicea, noi confessiamo un solo Signore Gesù Cristo, figlio unigenito di Dio, nato dal
Padre prima di tutti i secoli, il quale, giunta la pienezza dei tempi, è disceso dal cielo e si è fatto uomo per la
nostra salvezza. Il Verbo di Dio, la seconda Persona della Santa Trinità, per la potenza dello Spirito Santo si
è incarnato assumendo dalla Santa Vergine Maria un corpo animato da un'anima razionale, con la quale egli
fu indissolubilmente unito sin dal momento del suo concepimento.
Perciò il nostro Signore Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua
umanità, consustanziale con il Padre e consustanziale con noi in ogni cosa, eccetto il peccato.

La sua divinità
e la sua umanità sono unite in un'unica persona, senza confusione né cambiamento, senza divisione né
separazione. In lui è stata preservata la differenza delle nature della divinità e dell'umanità, con tutte le loro
proprietà, facoltà ed operazioni. Ma lungi dal costituire "un altro e un altro", la divinità e l'umanità sono
unite nella persona dello stesso ed unico Figlio di Dio e Signore Gesù Cristo, il quale è l'oggetto di una sola
adorazione.

Cristo pertanto non è un "uomo come gli altri" che Dio avrebbe adottato per risiedere in lui ed ispirarlo,
come è il caso dei giusti e dei profeti. Egli è invece lo stesso Verbo di Dio, generato dal Padre prima della
creazione, senza principio per quanto è della sua divinità, nato negli ultimi tempi da una madre, senza un
padre, per quanto è della sua umanità. L'umanità alla quale la Beata Vergine Maria ha dato la nascita è stata
sempre quella dello stesso Figlio di Dio. Per questa ragione la Chiesa assira dell'Oriente eleva le sue
preghiere alla Vergine Maria quale "Madre di Cristo nostro Dio e Salvatore". Alla luce di questa stessa fede,
la tradizione cattolica si rivolge alla Vergine Maria quale "Madre di Dio" e anche quale "Madre di Cristo".
Noi riconosciamo la legittimità e l'esattezza di queste espressioni della stessa fede e rispettiamo la preferenza
che ciascuna Chiesa dà ad esse nella sua vita liturgica e nella sua pietà.

Tale è l'unica fede che noi professiamo nel mistero di Cristo. Le controversie del passato hanno condotto ad
anatemi pronunciati nei confronti di persone o di formule. Lo Spirito del Signore ci accorda di comprendere
meglio oggi che le divisioni così verificatesi erano in larga parte dovute a malintesi.
Tuttavia, prescindendo dalle divergenze cristologiche che ci sono state, oggi noi confessiamo uniti la stessa
fede nel Figlio di Dio che è diventato uomo perché noi, per mezzo della sua grazia, diventassimo figli di Dio.
D'ora in poi, noi desideriamo testimoniare insieme questa fede in Colui che è Via, Verità e Vita,
annunciandola nel modo più idoneo agli uomini del nostro tempo e affinché il mondo creda nel Vangelo di
Salvezza.

Il mistero dell'Incarnazione che noi professiamo insieme non è una verità astratta ed isolata. Esso riguarda il
Figlio di Dio inviato per salvarci. L'economia della salvezza, che ha la sua origine nel mistero della
comunione della Santa Trinità - Padre, Figlio e Spirito Santo -, è portata a compimento attraverso la
partecipazione a questa comunione, secondo la grazia, nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, Popolo
di Dio, Corpo di Cristo e Tempio dello Spirito.
I credenti diventano membra di questo corpo attraverso il sacramento del Battesimo, per il cui tramite, per
mezzo dell'acqua e dell'azione dello Spirito, essi rinascono come creature nuove. Essi sono confermati dal
sigillo dello Spirito Santo, che il sacramento dell'unzione conferisce. La loro comunione con Dio e tra loro è
pienamente realizzata dalla celebrazione dell'unica offerta di Cristo nel sacramento dell'Eucaristia. Tale
comunione è ristabilita per i membri peccatori della Chiesa quando essi sono riconciliati con Dio e gli uni
con gli altri per mezzo del sacramento del Perdono. Il sacramento dell'ordinazione al ministero sacerdotale
nella successione apostolica è garante, in ogni Chiesa locale, dell'autenticità della fede, dei sacramenti e
della comunione. Vivendo di questa fede e di questi sacramenti, le Chiese cattoliche particolari e le Chiese
assire particolari possono, di conseguenza, riconoscersi reciprocamente come Chiese sorelle. Per essere piena
e totale, la comunione presuppone l'unanimità per quanto riguarda il contenuto della fede, i sacramenti e la
costituzione della Chiesa. Poiché tale unanimità, alla quale tendiamo, non è stata ancora raggiunta, non
possiamo purtroppo celebrare insieme l'Eucaristia che è il segno della comunione ecclesiale già pienamente
ristabilita.

Tuttavia, la profonda comunione spirituale nella fede e la reciproca fiducia che già esistono tra le nostre
Chiese, ci autorizzano d'ora in poi a considerare come sia possibile testimoniare insieme il messaggio
evangelico e collaborare in particolari situazioni pastorali, tra le quali, e in modo speciale, nel campo della
catechesi e della formazione dei futuri sacerdoti.
Rendendo grazia a Dio che ci ha concesso di riscoprire ciò che già ci unisce nella fede e nei sacramenti, ci
impegniamo a fare tutto il possibile per rimuovere quegli ostacoli del passato che impediscono ancora il
raggiungimento della piena comunione tra le nostre Chiese, per poter rispondere meglio all'appello del
Signore per l'unità dei suoi discepoli, una unità che deve essere evidentemente espressa in modo visibile. Per
superare tali ostacoli, costituiamo un comitato misto per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la
Chiesa assira dell'Oriente.

Roma, 11 novembre 1994.

MAR DINKHA IV - GIOVANNI PAOLO II

www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/speeches/1994/november/document...
ii_spe_19941111_dichiarazione-cristologica_it.html

[SM=g1740757]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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l concerto offerto in Vaticano da Cirillo a Benedetto XVI

Un ponte musicale
tra oriente e occidente



Nell'ambito del concerto organizzato in onore di Benedetto XVI in occasione delle giornate di cultura e di spiritualità russe in Vaticano promosse dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Cirillo, giovedì 20 nell'Aula Paolo VI si tiene un concerto di musiche scelte con l'intenzione di costruire un ideale ponte culturale tra oriente e occidente.

L'Orchestra nazionale russa, il Coro sinodale di Mosca e la Cappella di corni della Russia proporranno un programma che svaria, tra l'altro, dalla versione orchestrale di Vocalise, di Sergej Rachmaninov a La grande porta di Kiev, dai Quadri di un'esposizione di Modest Musorgskij, passando attraverso la Canzoncina napoletana di Nikolaj Rimski-Korsakov, una rielaborazione della celebre tarantella napoletana Funiculì funiculà.

In chiusura torneranno ancora Musorgskij e Rachmaninov, ma questa volta per coro solo:  del primo si ascolterà L'Angelo proclamò, sulle parole della preghiera alla Madonna cantata dalla Chiesa Ortodossa nel periodo pasquale, del secondo A Te cantiamo e Lodate il Signore, brano che più di altri raggiunge, come la Veglia da cui è tratto, una sintesi tra la tradizione vocale russa e l'esperienza musicale occidentale. A chiudere la serata sarà la sinfonia per coro e orchestra Canto dell'Ascensione composta dal metropolita di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per gli Affari Esteri del Patriarcato di Mosca, Ilarione. Dal programma di sala pubblichiamo un saggio che analizza il lavoro e ne esplicita le intenzioni spirituali.
 
La sinfonia Canto dell'Ascensione è stata composta dal metropolita Ilarione nell'agosto 2008, durante un breve soggiorno in Finlandia. La base del libretto è costituita dal testo di sette salmi dell'ultima parte del Salterio. Due di essi nella Bibbia riportano il sottotitolo Canto delle ascensioni, che ha dato il nome alla sinfonia. Questa è composta di cinque parti, ognuna delle quali ha un suo sviluppo drammatico. La drammaturgia dell'intera opera è l'elevazione dell'anima dall'abisso della disperazione fino alle vette della letizia spirituale e della lode esultante a Dio.

Nella prima parte della sinfonia risuonano le parole del Salmo 130 (129) "Dal profondo a Te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce". Questo testo con la sua tristezza esprime lo stato d'animo di chi si trova sull'orlo della disperazione e chiede a Dio di salvarlo. L'inizio del brano è scritto secondo la forma della Passacaglia, variazione su un tema mentre i bassi ripetono di continuo un inciso. Nell'orchestra all'inizio dominano gli archi, prima che si unisca anche il coro. Alle battute finali partecipano anche i fiati e le percussioni.

Base della seconda parte sono le parole del Salmo 121 (120):  "Alzo gli occhi verso i monti:  da dove mi verrà l'aiuto?". Tema del salmo è la speranza in Dio, che preserva il fedele da ogni male. La forma musicale qui è quella della fuga su un tema tessuto da triadi di si minore. L'esposizione è eseguita solo dagli archi; nello sviluppo si unisce anche il coro:  la struttura polifonica della partitura d'orchestra si alterna a brevi frasi del coro a cappella, scritte secondo il sistema omofonico-armonico e eseguite più lentamente che la musica dell'orchestra.

La terza parte, scritta sul testo del Salmo 137 (136) ("Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di Sion"), rappresenta il culmine lirico della sinfonia. Il salmo descrive la tragica sorte del popolo ebraico durante la prigionia babilonese. I temi fondamentali del salmo sono la nostalgia della patria perduta, il giuramento di fedeltà alla terra dei padri, i ricordi dei canti della terra natale. Questa parte della sinfonia è composta nella forma del canto strofico. All'orchestra si aggiunge un'arpa, in accordo col testo del salmo ("Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre").

Con la quarta parte cambia il carattere della sinfonia:  i sentimenti di tristezza e nostalgia si risolvono nella lode trionfale a Dio. A base del testo sono le parole del Salmo 135 (134):  "Lodate il nome del Signore, lodatelo, servi del Signore, voi che state nella casa del Signore, negli atri della casa del nostro Dio". Se nelle prime due parti della sinfonia prevaleva l'orchestra, in questa quarta parte domina il coro. Le voci maschili e quelle femminili cantano ad antifona.

La quinta parte della sinfonia unisce gli ultimi tre Salmi del salterio:  148, 149 e 150. Le voci del coro si uniscono in un recitativo che il coro maschile e quello femminile cantano all'ottava, accompagnati dall'orchestra. Il coro scandisce le parole del salmo, salendo verso l'acuto a ogni nuova frase. Le parole del salmo 150 menzionano strumenti musicali che suonano nel momento in cui vengono nominati:  alle parole "Lodatelo con squilli di tromba" risuonano gli ottoni, dopo "lodatelo con timpani e danze" suonano le percussioni, dopo "lodatelo sulle corde e con l'organo" all'orchestra si unisce appunto l'organo. Nelle battute finali della sinfonia si riprende la Passacaglia della prima parte, ma ciò che era in re minore all'inizio dell'opera diventa re maggiore, col conseguente ribaltamento completo della gamma emotiva. La sinfonia si conclude con un ripetuto Alleluia.


(©L'Osservatore Romano - 20 maggio 2010)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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20/05/2010 16:34
 
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Bologna, 18 maggio 2010 - Il Metropolita Hilarion Alfeyev, altissimo esponente della Chiesa ortodossa (Patriarcato di Mosca) ha ricevuto dall’Università degli Studi il Sigillum Magnum dell’Alma Mater.

L’appuntamento accademico, che si è tenuto martedì pomeriggio nell'aula magna dell'Università, è stato anche occasione per una visita cordiale al Cardinale Arcivescovo. “Le radici cristiane comuni alla cultura europea”: questo il tema della lezione magistrale che il Metropolita Hilarion Alfeyev, ha tenuto martedì pomeriggio nell’aula absidale di Santa Lucia, in occasione del conferimento del Sigillum Magnum da parte dell’Alma Mater.

Il Metropolita Hilarion, 44 anni, è presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca e membro del Sinodo permanente della Chiesa Ortodossa Russa.

L’intervento del Metropolita è stato introdotto dal Magnifico Rettore Ivano Dionigi. Il cattolicesimo è molto vicino all’ortodossia per motivi dogmatici e spirituali e per il radicamente nella tradizione apostolica: secoli di distanza e di ostilità culturale lo rendono però culturalmente più vicino alla riforma protestante, dal quale per paradosso è dogmaticamente più lontano.

Cattolici e Ortodossi sono chiamati oggi ad affrontare insieme le sfide del secolarismo e del relativismo etico: “insieme possiamo proporre al mondo i valori spirituali e morali della fede cristiana. Insieme possiamo offrire la nostra visione cristiana della famiglia affermare il nostro concetto di giustizia sociale, di un impegno per la salvaguardia dell’ambiente, per la difesa della vita umana e della sua dignità”.

In precedenza il Metropolita ha fatto visita al Cardinale Arcivescovo nella sua residenza e si è intrattenuto in colloquio con lui. Il Cardinale gli ha fatto dono di un preziosissimo volume d’arte dedicato alla teologia sulla Madre di Dio. Il Metropolita, che aveva nei giorni scorsi visitato privatamente la Cattedrale ed era sostato in preghiera davanti alla Madonna di San Luca, ha donato all’Arcivescovo una Icona russa.

Il Metropolita Hilarion ha espresso la sua soddisfazione per l'accoglienza calorosa riservatagli dall'Università e dal Cardinale di Bologna: è importante - ha detto - che l'Università riconosca le radici cristiane della città e dell'Italia.

C'è molto interesse in Russia, ha detto il Metropolita, per il "processo di Bologna" e anche le Università e i Seminari russi si stanno attivando per aderire a questo sistema accademico. Il Metropolita Hilarion è noto anche per le sue doti musicali: è infatti diplomato in violino, pianoforte e composizione al conservatorio di Mosca. Al termine della cerimonia, il Centro della Voce ha proposto l’esecuzione di alcuni brani composti dal presule all’età di 18 anni. (12PORTE - www.12porte.tv)

it.gloria.tv/?media=76326




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12/06/2010 19:38
 
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In un incontro presieduto dal cardinale Sandri

Il rapporto
tra liturgia e vita



di Manuel Nin

Una "lezione" viene da Oriente. E dai sacerdoti delle Chiese cattoliche orientali. Quella di recuperare, attraverso il particolare culto reso allo Spirito Santo, il rapporto tra liturgia e vita. Rapporto segnato anche dall'accoglienza della Parola "stagionata dal silenzio" e dalla riaffermazione dell'importanza dell'omelia, quale "estensione del catecumenato".

È quanto ha messo in evidenza il cardinale prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, Leonardo Sandri, che, nel pomeriggio di giovedì 10, nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, ha presieduto un incontro di preghiera che ha preceduto e si è unito quasi senza soluzione di continuità con la grande veglia in piazza San Pietro con Benedetto XVI.

All'incontro erano presenti numerosi vescovi e sacerdoti orientali cattolici venuti a Roma per la conclusione dell'Anno sacerdotale. Inoltre, tutti i rettori con i seminaristi e sacerdoti studenti dei diversi collegi orientali di Roma - armeno, etiopico, greco, romeno, ucraino, russo, maronita, Giovanni Damasceno, Sant'Efrem - l'archimandrita esarca di Grottaferrata, l'abate dei mechitaristi di Venezia, i diversi procuratori patriarcali e degli ordini religiosi orientali, sono stati ricevuti dal cardinale prefetto, dal sottosegretario, monsignor Maurizio Malvestiti, e dai collaboratori ecclesiastici e laici del dicastero.

La preghiera si è strutturata in modo che potessero parteciparvi le diverse tradizioni liturgiche orientali presenti a Roma e anche i membri delle diocesi latine dipendenti dalla Congregazione per le Chiese Orientali. Le preghiere iniziali e il tropario della Pentecoste sono stati cantati in greco e in arabo, seguiti da diversi tropari cantati in romeno, ucraino e paleoslavo. La lettura di Atti 2, 1-4 ha situato nel contesto della Pentecoste l'incontro. Successivamente, l'omelia del cardinale Sandri ha messo in luce proprio come il dono dello Spirito Santo debba segnare il cammino delle diverse Chiese orientali.

Il porporato ha voluto ribadire la profonda stima della Chiesa di Roma per il patrimonio spirituale dell'Oriente cristiano, e ha poi proposto come esempio sacerdotale due figure:  quella di san Giovanni Crisostomo, pastore e predicatore, insistendo appunto nell'importanza catechetica e mistagogica dell'omelia nella celebrazione liturgica, che deve essere concepita come unità di vita e di dottrina e di spiritualità; e quella del religioso melchita salvatoriano libanese Beshara Abou-Mourad, parroco dedicatosi corpo e anima al servizio del suo gregge, tanto da essere definito "il santo curato d'Ars d'Oriente". E ha elevato la preghiera di suffragio per il vescovo Luigi Padovese, ucciso pochi giorni fa in Turchia.

"È proverbiale - ha detto il porporato - che dal sacerdote orientale si esiga di celebrare bene la liturgia. L'affermazione contiene una grande verità:  il vostro affidamento allo Spirito di Cristo, operante massimamente nella Divina Liturgia". E, infatti, "il sacerdote di Cristo è un uomo dello Spirito, uomo della divina Parola e della divina liturgia". Fin da presbitero in Antiochia, san Giovanni Damasceno - ha proseguito - "predica opportune et inopportune; ma parla dopo aver taciuto per lunghi anni come monaco. Sfida l'imperatore e l'imperatrice, mettendo a repentaglio la vita.

E ricorda alla Chiesa di tutti i tempi che il sacerdozio è costantemente posto alla "prova della parola"". Per questo anche oggi "la divina liturgia di San Giovanni Crisostomo disarma il fedele e lo dispone all'unione mistica, a tal punto che egli non sa più se si trova già in cielo o ancora sulla terra".

L'omelia, ha rilevato il cardinale Sandri, "appare talora mortificata proprio nel rito bizantino a causa della lunga liturgia". Tuttavia, proprio essa "dà il suo contributo all'accoglienza della Parola, che diventa efficace perché "stagionata dal silenzio" e dalla rete mistica della ripetizione ad infinitum. Così risulta, ad esempio, nelle omelie di san Cirillo, Giovanni di Gerusalemme e del Crisostomo, insuperabili monumenti di teologia e oratoria. Potrebbe forse tornare a essere, secondo l'intuizione orientale, una estensione del catecumenato, alla sequela dei Padri, senza tensione tra ecclesiologia battesimale ed eucaristica?

L'Oriente ha la responsabilità di fare questa proposta "antica e nuova" ai sacerdoti:  coniugare vita e dottrina alla prova dell'omelia e della liturgia. Se "questa lezione orientale" verrà accolta, grande sarà il profitto per l'intero popolo di Dio". È poi risuonato il convincente invito a confermare la "sequela sacerdotale di Cristo casto, povero e obbediente".

Al canto del Salmo 22 sono seguite le preghiere dei collegi San Giovanni Damasceno e Sant'Efrem. Quest'ultimo ha cantato il Padrenostro in lingua siriaca. Infine, il cardinale Sandri ha impartito la benedizione e si è cantata in latino l'antifona Salve Regina. Il Collegio Armeno ha concluso con un canto liturgico di san Nerses.

Dopo la celebrazione liturgica, i presenti sono stati invitati dal cardinale prefetto nella sede della Congregazione per le Chiese Orientali. Gli studenti del Collegio Armeno hanno eseguito alcuni canti della propria tradizione liturgica, e dopo il saluto del cardinale Sandri gli studenti del Collegio Etiopico hanno proposto una suggestiva danza religiosa.


(©L'Osservatore Romano - 13 giugno 2010)
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25/08/2010 12:03
 
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Prove di alleanza tra cattolici e ortodossi russi


L’Esarca Filaret: “Ogni cosa è possibile per chi crede”


di Antonio Gaspari

ROMA, martedì, 24 agosto 2010 (ZENIT.org).- Con il titolo “Fratelli d’Europa” e una foto a tutta pagina che ritrae l’abbraccio tra il Cardinale Péter Erdő, Primate d’Ungheria, e il Metropolita Filaret, Esarca patriarcale di tutta la Bielorussia, il giornale “Meeting Quotidiano” ha indicato l’incontro più significativo del Meeting di Rimini.

Lunedì 23 agosto, di fronte a una platea di undicimila persone, l’abbraccio tra il Cardinale Erdő, che è anche Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) e Filaret, che è anche Metropolita di Minsk e Sluzk, rappresenta un evento che è stato definito “storico”.

Infatti, non c’è memoria, nei tempi recenti, di un incontro di questo livello tra esponenti della Chiesa cattolica e quelli della Chiesa ortodossa russa, le due comunità cristiane più grandi e influenti d’Europa.

Sempre più stretta la comunanza di vedute tra cattolici e ortodossi russi in merito alle questioni sensibili che riguardano l’Europa, quali la presenza pubblica del Crocifisso, il riconoscimento delle radici cristiane, la difesa della vita e della famiglia naturale, l’insegnamento della religione, la libertà religiosa.

A seguito delle buone relazioni, poche settimane fa è stata aperta la Nunziatura apostolica a Mosca, e si parla sempre più insistentemente dell’incontro tra il Pontefice Benedetto XVI e il Patriarca di Mosca, Cirillo I.

A questo proposito il Metropolita Filaret ha affermato che “i tempi sono maturi per un incontro tra il Papa e il Patriarca. Nel 2011 potrebbe anche essere possibile, io non vedo ostacoli di principio”.

“Con la Chiesa cattolica – ha aggiunto Filaret - siamo da tempo in dialogo, a volte con momenti di slancio, altri con cadute di tensione. adesso siamo in un momento di stabilità, ma da entrambe le parti siamo aperti al dialogo. Spero che questa atmosfera continui”.

Circa i rapporti con gli ortodossi, il Cardinale Erdő ha detto che “la Chiesa cattolica e quella ortodossa dogmaticamente sono talmente vicine che a me personalmente fa dolore fisico la circostanza che non ci siano la piena e completa comunione”.

Il Presidente del CCEE e il Metropolita si sono incontrati al Meeting di Rimini per dibattere sul tema “Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni, può credere, credere proprio, alla divinità del Figlio di Dio, Gesù Cristo?”.

Il tema è stato ripreso dagli appunti al romanzo “I demoni” di Fedor Dostoevskij e riflette un interrogativo che attraversava le élites europee negli anni Settanta del XIX secolo. Interrogativo che ritorna di scottante attualità.

L’Esarca Filaret ha spiegato “l’Europa è completamente cambiata, l’uomo europeo è cambiato fino ad essere irriconoscibile. Eppure l’interrogativo è sempre lo stesso”.

Il Metropolita ha rilevato i dubbi che albergano negli europei del nostro tempo, e per superarli ha indicato il lavoro di “una coscienza viva, che non taccia, ma bruci la menzogna che insidia il cuore e smascheri il peccato che assedia l’anima”.

Per vincere questa sfida il Metropolita Filaret ha ricordato la parabola in cui Gesù salva il ragazzo sordomuto e indemoniato, precisando che “ogni cosa è possibile per chi crede” sottolineando la reazione del padre del ragazzo il quale esclamò “Credo, Signore! Vieni in aiuto alla mia incredulità”.

Filaret ha concluso affermando che “dobbiamo domandare affinché il Signore aiuti la nostra fede perché tutto è possibile per chi crede”.

Il Cardinale Erdő ha rilevato le contraddizioni degli intellettuali europei contemporanei, soprattutto per quanto riguarda l’esistenza di Dio.

Da una parte – ha spiegato il Primate d’Ungheria – non sembrano più attraenti “un atteggiamento ateo piatto”, o “il famoso materialismo storico e dialettico del marxismo tradizionale”, dall’altra sembrano di moda “forme di atteggiamento più o meno panteistico”.

Eppure – ha continuato il porporato – “nell’identità culturale europea è radicata l’eredità giudeo cristiana così come quella greco-romana, e l’elemento più connesso con la visione del mondo è il cristianesimo”.

“Se l’uomo di oggi si pone seriamente la questione dell’esistenza di Dio, assoluto, trascendente e personale – ha aggiunto – deve indagare anche sulla possibilità della comunicazione fra Dio e l’uomo avvenuta in Gesù Cristo”.

Rifacendosi agli studi pubblicati dal Pontefice Benedetto XVI e dal Cardinale tedesco Alois Grillmeier, il Primate d’Ungheria ha sostenuto che “il Cristo della fede e il Gesù storico sono la stessa persona e che il motivo della fede in Cristo come Figlio di Dio, come vero uomo e vero Dio proviene, in fin dei conti, all’autocomprensione di Gesù Cristo”.

“Uno solo è Dio ed uno solo è anche il mediatore fra Dio e gli uomini: l’uomo Gesù Cristo” ha sottolineato il Cardinale Erdő, e per questo “dobbiamo essere messaggeri e missionari della nuova evangelizzazione dell’Europa. Dobbiamo essere uniti con i nostri altri fratelli cristiani, perché l’unità possa rinforzare la nostra testimonianza”.

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Bartolomeo I: "Il dialogo ecumenico avanza seppure con difficoltà"


                                         

Il dialogo ecumenico tra cattolici e ortodossi “sta avanzando, seppure con difficoltà. Esiste buona volontà da entrambe le parti, dove sono presenti teologi e vescovi molto preparati”. Lo ha dichiarato all'agenzia Sir il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, al termine di un incontro con i partecipanti a un convegno promosso dalla “Brevivet”, tour operator leader nel settore dei viaggi culturali e di carattere religioso, che si è chiuso ieri a Istanbul.
 
“Abbiamo la consapevolezza che non possiamo risolvere problemi accumulatisi in quasi dieci secoli in un breve lasso di tempo, un giorno, un mese o un anno” ha aggiunto il patriarca che ha definito “molto importante” il cammino ecumenico cattolico-ortodosso svoltosi in questi ultimi 50 anni.
 
“A partire – ha detto - da Giovanni XXIII, col quale abbiamo inaugurato un nuovo periodo nelle nostre relazioni, non più segnate da ostilità, indifferenza ma da amore reciproco, preghiera e volontà di camminare insieme, perché, come diceva il cardinale Johannes G. Maria Willebrands, grande sostenitore dell’ecumenismo, l’unità si fa con piccoli passi”.

A tale riguardo Bartolomeo I ha fatto anche il punto dei lavori della commissione mista cattolico-ortodossa: “in questo momento stiamo esaminando il tema del primato del vescovo di Roma, nel contesto della chiesa cristiana. Recentemente abbiamo avuto una riunione a Vienna della Commissione mista, dove è stato deciso di cambiare l’Instrumentum laboris. Davanti ci sono gli appuntamenti di un nuovo incontro della Commissione nel 2011 e della plenaria nel 2012”.

Parlando agli oltre 60 partecipanti al convegno, provenienti da Israele, Libano, Siria, Tunisia, Giordania, Slovenia, Polonia, Svizzera, Turchia e Italia, il patriarca ha ricordato l’importanza del pellegrinaggio e delle sue ricadute anche sul piano ecumenico: “il pellegrinaggio – ha rimarcato Bartolomeo I – non è un viaggio turistico. E’ un viaggio della fede che porta frutti dal punto vista della riconciliazione e la presenza dei pellegrini è utile perché aiuta i popoli e le culture ad incontrarsi e dialogare per lavorare insieme per il bene dell’umanità. In Turchia, poi, e a Istanbul, in particolare, ci sono molti luoghi e gente da incontrare. Efeso, Pergamo, Antiochia, sono luoghi storici dove, tra l’altro, celebro l’Eucarestia, anche in chiese abbandonate, grazie al permesso gentilmente concesso dalle autorità locali”.
 
“Quest’anno abbiamo avuto una benedizione speciale, grazie al Governo, di poter celebrare a Trebisonda dove fu ucciso don Andrea Santoro e dove esiste un monastero del IV secolo dedicato alla Vergine. Dopo la guerra tra greci e turchi, il monastero divenne un museo ma vi abbiamo celebrato davanti a fedeli venuti dalla Georgia, Grecia e Russia. Era la prima volta che accadeva dopo 90 anni”. Il cammino ecumenico vive anche di questi segni: “dal 14 al 16 maggio 2011 andrò in Cappadocia insieme a Rowan Williams, primate degli anglicani”.

Nel suo intervento Bartolomeo I ha dedicato un ricordo a Giovanni Paolo II, la cui “eredità spirituale è ancora viva e presente nelle relazioni tra le nostre chiese sorelle. Amicizia e collaborazione che continuano anche con Benedetto XVI che ci ha onorato della sua visita nel 2006 e che per due volte mi ha invitato a Roma, per aprire l’Anno Paolino e per intervenire al Sinodo dei vescovi. Sono avvenimenti storici dal punto di vista ecumenico”.

Nel chiudere il suo saluto Bartolomeo I ha ricordato l’appuntamento del 30 novembre, festa di s. Andrea, patrono del patriarcato: “come accade ormai da oltre 30 anni, aspettiamo la delegazione vaticana. Quest’anno sarà guidata, per la prima volta, dal neo cardinale svizzero, Kurt Koch. Con lui, anche se solo in veste di pellegrino anche l’arcivescovo di Bordeaux, il cardinale Jean-Pierre Ricard”.

(R.P.)Radio Vaticana

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28/01/2011 18:31
 
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Il Papa riceve la Commissione per il dialogo teologico tra la chiesa cattolica e le chiese orientali ortodosse

 CITTA' DEL VATICANO, 28 GEN. 2011 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto oggi in Vaticano 30 membri della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Orientali Ortodosse.

 La Commissione è stata istituita nel 2003, su iniziativa delle autorità ecclesiali della famiglia delle Chiese Orientali Ortodosse e del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.

 Il risultato della prima fase del dialogo, dal 2003 al 2009, è stato il documento "Naturalezza, Costituzione e Missione della Chiesa", che - ha detto il Papa - "descrive gli aspetti fondamentali dei principi ecclesiologici che condividiamo e segnala le questioni che richiedono una più profonda riflessione nelle successive fasi del dialogo. Non possiamo che essere grati che dopo circa 1500 anni di separazione, tuttavia siamo d'accordo sulla natura sacramentale della Chiesa, sulla successione apostolica e sulla urgente necessità di dare testimonianza nel mondo del Vangelo di Nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo".

 Nella seconda fase la Commissione ha riflettuto "da una prospettiva storica, di come le Chiese hanno espresso la loro comunione attraverso i secoli" e questa settimana è stata dedicata "allo studio della comunione e della comunicazione che esisteva tra le Chiese fino alla metà del quinto secolo di storia cristiana e del ruolo svolto dal monachesimo nella vita della Chiesa primitiva".

 Benedetto XVI ha manifestato la speranza che la riflessione teologica "porterà le nostre chiese non solo a capirsi più profondamente tra di loro, ma a continuare con determinazione il nostro cammino verso la piena comunione a cui siamo chiamati per volontà di Cristo".

 "Molti di voi - ha concluso - provengono da paesi dove gli individui e le comunità cristiane affrontano prove e difficoltà che sono motivo di profonda preoccupazione per tutti noi. Tutti i cristiani devono sforzarsi di lavorare insieme in reciproca accettazione e fiducia per raggiungere la pace e la giustizia. Che l'intercessione e l'esempio di molti martiri e santi, che hanno reso coraggiosa testimonianza a Cristo in tutte le nostre Chiese, sostenga e fortifichi voi e tutte le vostre comunità cristiane".

****************

                              Pope Benedict XVI exchanges gifts with members of the Eastern Orthodox Church during a meeting at the Vatican January 28, 2011.

***************
Preoccupazione del Papa per le prove e le difficoltà di tanti fedeli in diverse regioni

Fiducia reciproca tra i cristiani
per servire la pace e la giustizia


Preoccupazione per la situazione in cui vivono le comunità cristiane in alcune regioni del mondo è stata espressa dal Papa nella mattina di venerdì 28 gennaio durante l'incontro con i membri della commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra Chiesa cattolica e Chiese ortodosse orientali. Il Papa ha anche invitato a proseguire in modo risoluto e decisivo il cammino verso la piena comunione. Del discorso pubblichiamo qui di seguito una nostra traduzione e a pagina 8 il testo in lingua inglese pronunciato da Benedetto XVI.

Eminenze, Eccellenze,
Cari Fratelli in Cristo,
è con grande gioia che vi accolgo, membri della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese Orientali ortodosse. Attraverso di voi estendo volentieri saluti fraterni ai miei venerabili fratelli, i Capi delle Chiese orientali ortodosse.
 
Sono grato per l'opera della Commissione che è cominciata nel gennaio 2003 come iniziativa condivisa delle autorità ecclesiali della famiglia delle Chiese Orientali ortodosse e del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei cristiani.

Come sapete, l'esito della prima fase del dialogo, dal 2003 al 2009, è stato il testo congiunto intitolato Natura, Costituzione e missione della Chiesa. Il documento ha evidenziato aspetti di principi ecclesiologici fondamentali che condividiamo e questioni specifiche che richiederanno una riflessione più profonda in fasi successive del dialogo. Non possiamo che essere grati per il fatto che, dopo quasi cinquecento anni di separazione, troviamo ancora accordo sulla natura sacramentale della Chiesa, sulla successione apostolica nel servizio sacerdotale e sulla necessità impellente di testimoniare nel mondo il Vangelo di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Nella seconda fase la Commissione ha riflettuto da un punto di vista storico sui modi in cui le Chiese hanno espresso la propria comunione nel corso dei secoli. Questa settimana, durante l'incontro, state approfondendo lo studio sulla comunione e sulla comunicazione esistenti fra le Chiese fino alla metà del quinto secolo della storia cristiana nonché sul ruolo svolto dal monachesimo nella vita della Chiesa primitiva.

Dobbiamo avere fiducia nel fatto che la vostra riflessione teologica condurrà le nostre Chiese non solo a comprendersi reciprocamente, ma a proseguire in modo risoluto e decisivo il nostro cammino verso la piena comunione alla quale siamo chiamati dalla volontà di Cristo. Per questa intenzione abbiamo elevato la nostra preghiera comune durante la Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani che si è appena conclusa.

Molti di voi giungono da regioni in cui le singole persone e le comunità cristiane affrontano prove e difficoltà che sono motivo di profonda preoccupazione per noi tutti. Tutti i cristiani devono cooperare all'accettazione e alla fiducia reciproche per servire la causa della pace e della giustizia. Che l'intercessione e l'esempio dei numerosi martiri e santi, che hanno reso una testimonianza generosa a Cristo in tutte le nostre Chiese, sostengano e rafforzino voi e le vostre comunità cristiane.

Con sentimenti di affetto fraterno invoco su tutti voi la grazia e la pace di nostro Signore Gesù Cristo.



(©L'Osservatore Romano - 29 gennaio 2011)






                                                Pope Benedict XVI shakes hand with members of the Eastern Orthodox Church during a meeting at the Vatican January 28, 2011.

                             Pope Benedict XVI poses with members of the Eastern Orthodox Church during a meeting at the Vatican January 28, 2011.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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Al Fanar conclusa la sinassi convocata da Bartolomeo

Gli antichi patriarcati ortodossi
vicini ai cristiani in Medio Oriente


ISTANBUL, 5. Si è parlato soprattutto della situazione dei cristiani in Medio Oriente, e del loro futuro in questa regione, alla sinassi dei primati delle antiche Chiese ortodosse territoriali tenutasi nei giorni scorsi nella sede del Fanar, a Istanbul. Con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, hanno preso parte ai lavori il Patriarca di Alessandria, Teodoro, il Patriarca di Gerusalemme, Teofilo, l'arcivescovo di Cipro, Crisostomo, e il vescovo di Apamea, Isacco, in rappresentanza del Patriarca di Antiochia, Ignazio IV, trattenuto in Siria a causa della drammatica situazione nel Paese. Quest'ultimo ha fatto giungere un messaggio nel quale invita a pregare "affinché si arresti lo spargimento di sangue di innocenti e la pace regni nella nostra regione".

Bartolomeo, a sua volta, ha espresso l'auspicio di un pronto ritorno alla calma in Siria, "dove convivono, come figli di una stessa patria, cristiani e musulmani".
I lavori - come si legge nel sito internet dell'Assemblea dei vescovi ortodossi di Francia (Aeof) - si sono svolti nella chiesa di San Giorgio al Fanar e sono stati aperti da una preghiera alla quale hanno partecipato, fra gli altri, il metropolita di Pergamo, Giovanni (Zizioulas), e il metropolita di Francia, Emanuele (Adamakis), presidente dell'Aeof. Nella sua allocuzione, il Patriarca ecumenico ha manifestato inquietudine per gli avvenimenti politici in Medio Oriente e per il loro impatto sulla vita dei cristiani residenti in questa regione. Ha inoltre affrontato brevemente la questione dei preparativi del grande concilio panortodosso, augurandosi una sua sollecita convocazione.

Teodoro ha ringraziato Bartolomeo per la continua attenzione prestata alle vicende relative alla Chiesa di Alessandria, fondata dall'apostolo Marco, come all'insieme dei problemi riguardanti le Chiese ortodosse locali. Ha infine reso omaggio all'arcivescovo di Costantinopoli - che quest'anno festeggia i cinquant'anni di diaconia e i vent'anni alla guida del trono ecumenico - donandogli un enkolpion, il tipico medaglione che i gerarchi ortodossi sono soliti portare al collo. Anche il Patriarca di Gerusalemme, Teofilo, ha evocato le difficoltà dei cristiani in Medio Oriente (in particolare di quelli che risiedono in Terra Santa), assieme all'annosa questione palestinese e a problemi locali, come la manutenzione del tetto della basilica della Natività o la crisi recente con il Patriarcato di Romania.

L'arcivescovo di Cipro, Crisostomo, ha invece espresso la sua preoccupazione per i rischi legati all'aumento dei gruppi estremistici in Medio Oriente, invitando i primati delle Chiese ortodosse della regione a prendersi le loro responsabilità per rispondere alle nuove sfide.

La sinassi si è svolta in coincidenza con l'inizio dell'anno liturgico (secondo il calendario ecclesiastico ortodosso) e con la commemorazione della festa di san Simeone Stilita il Vecchio, vissuto in Siria fra il 388 e il 459. All'assemblea, oltre ai primati dei patriarcati ortodossi più antichi, ha partecipato il rappresentante della Chiesa autocefala di Cipro perché essa - nonostante occupi solo il decimo posto nei dittici (elenchi) ecclesiastici - deve la sua autocefalia a un concilio ecumenico, alla stregua dei patriarcati di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. Bartolomeo lo ha definito "il tronco comune della struttura e dell'articolazione della Chiesa ortodossa".



(©L'Osservatore Romano 5-6 settembre 2011)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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