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Le accuse contro L'EUCARESTIA: gli Evangelici sbagliano!

Ultimo Aggiornamento: 28/11/2008 11:48
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Amici.....come dice san Paolo "non è bene per noi restare nell'ignoranza"... [SM=g27985] ....

Non è necessario essere dei geni, degli intellettuali, o teologi o altro....spesse volte basta una buona disposizione dell'animo per comprendere, la sapienza è poi dono di Dio che si applica in molti modi... dice lo stesso Cristo:
"Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (Mt.11,27) [SM=g27988]

Volevo approfondire con voi il perchè cito spesso I PROTESTANTI=EVANGELICI specialmente riguardo ALLA LORO ERESIA SULL'EUCARESTIA.....

andiamo al sodo:

Un celebre (per chi lo conosce) pastore evangelico del sito riforma.net ha scritto diversi "saggi" contro l'Eucarestia Cattolica..... citando alcune formule del Catechismo Cattolico, scrive:

(secondo il CCC) Questo sacrificio sarebbe offerto non solo per i vivi, ma “anche per i fedeli defunti … affinché possano entrare nella luce e nella pace di Cristo”. La messa sarebbe valida, inoltre, solo quando viene celebrata dal vescovo, o da chi è stato da lui autorizzato, mentre non avrebbe alcuna validità quella celebrata “dalle comunità ecclesiali nate dalla Riforma … perché non hanno conservata la genuina ed integra sostanza del mistero eucaristico … per la mancanza del sacramento dell’Ordine”.

tale pastore spiega così questo riferimento:

<< Tali concezioni non sono assolutamente condivisibili dalla fede evangelica, la quale, di fatto, considera la messa e la teoria che ad essa sottende, del tutto aberrante, empia e blasfema. ( [SM=g27992] )
Si può quindi dire a ragion veduta che ogni qual volta si celebra una messa Cristo venga insultato e disonorato e di tutto questo i fedeli evangelici non vogliono esserne complici partecipandovi in qualsiasi modo .

L’opera di Cristo è stata compiuta una volta per sempre ed è efficace in modo immediato per tutti i luoghi ed i tempi a chi, udendo l’annuncio dell’Evangelo, ad essa faccia appello tramite la fede, senz’alcun bisogno di celebrazioni sacramentali né di mediazioni sacerdotali umane, “Infatti con un'unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati” (Eb. 10:14). La celebrazione evangelica della Cena del Signore conferma simbolicamente e suggella questa realtà.

Con le parole della Confessione di Fede Riformata di Ginevra del 1536 , affermiamo: “Ora, poiché la messa del papa è stata un’ordinanza maledetta e diabolica intesa a sovvertire il mistero di questa santa Cena, noi dichiariamo che essa ci è in abominio, come un’idolatria condannata da Dio, sia in quanto è considerata un sacrificio per la redenzione delle anime, sia perché in essa il pane è considerato ed adorato come Dio, oltre alle altre bestemmie e superstizioni esecrabili che vi sono contenute, ed all’abuso della Parola di Dio che vi viene presa invano, senza alcun frutto ed edificazione”(11).

La Confessione di Fede Riformata Posteriore del 1566 afferma inoltre : “la messa, così come oggi è in uso in tutta la chiesa romana, è stata abolita nelle nostre chiese per diverse e giustissime ragioni … Il fatto sta che abbiamo trovato non essere una buona cosa che si sia trasformata un’azione santa e salutare in un vano spettacolo; così pure che essa sia stata resa meritoria e che la si celebri per denaro o che si dica che il prete vi fa il corpo stesso del Signore e che lo offra realmente e di fatto per la remissione dei peccati dei vivi e dei morti, addirittura in onore e celebrazione o memoria dei santi che sono in cielo”(12).

****************************

[SM=g27992]

Allora facciamo un paio di chiarimenti e confutazioni, tale Pastore:

1. Si rifà ad un documento del 1500.....mentre poi ci si contraddice disconoscendo Lutero...infatti gli evangelici non riconoscono le dottrine luterane e vorrebbero sostenere che a tali conclusioni ci sono arrivati da soli ISPIRATI DALLO SPIRITO SANTO...
Altra contraddizione è la dottrina diabolica della SOLA SCRIPTURA...che guarda caso però è stata inventata da Lutero [SM=g27987]...
Inoltre, come abbiamo visto viene usata solo quando potrebbe tornare comodo e mentre si schifano tutti i documenti dei primi secoli della Chiesa... si fa nascere in tal modo UNA NUOVA TRADIZIONE.... E si perchè se non si accettano le dottrine e i documenti della Chiesa, perchè questi documenti dovrebbero assumere importanza maggiore della Bibbia stessa interpretata dai santi Padri? Dove sono scritte nella Bibbia tutte queste parole interpretate dal codesto pastore il quale si rifà a sua volta alle "parole di UOMINI" del 1500?

2. L'opera di Cristo una volta per tutte....INFATTI...la Chiesa NON ha mai insegnato che l'Eucarestia riuccide il Cristo... [SM=g27987] questa è una falsa propaganda che più volte è stata spiegata ma che non è mai stata riconosciuta nelle prove portate....come mai? Cosa si vuole mantenere in piedi?
La Chiesa Compie IL MEMORIALE...e poichè Dio è vivo è vero, questo Memoriale NON è semplice memoria, bensì è RIVIVERE QUANTO ACCADDE in quella "PIENEZZA DEL TEMPO"..ricordando ad ogni uomo di ogni tempo ciò che ha fatto il Cristo....RIVIVENDOLO E NON RIFACENDO UN NUOVO CALVARIO appunto una volta per tutte! Non a caso la Chiesa ha sempre parlato di SACRIFICIO INCRUENTO...ed ha sempre insegnato ad assumere l'atteggiamento di Maria ai piedi della Croce, per assistere alla Messa, ossia: una partecipazione principalmente del cuore, attraverso la quale ENTRARE IN QUESTA PIENEZZA DEL TEMPO per rivivere, OGGI, e in ogni tempo, una partecipazione attiva alla Croce del Cristo...

E fedele al comando del Cristo, ricompie quei gesti SACRI "FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME: QUESTO E' IL MIO CORPO; QUESTO E' IL MIO SANGUE".....
Gesù pone il COMPIERE nel tempo quei gesti: "FATE" e pone AL PRESENTE l'essenza del contenuto di questa sostanza: "QUESTO E' IL MIO CORPO; QUESTO E' IL MIO SANGUE"..
..
[SM=g27988]

Sono gli Apostoli poi ad imporre le mani scegliendo i primi PESBITERI, appunto, i sacerdoti....e dando loro il compito di occuparsi dei RITI (Paolo a Tito si raccomanda di applicare il rito secondo le istruzioni da lui ricevute)....e questo è scritturale nelle Lettere, perchè le s'ignorano?

3. si parla tanto di Fede da parte dei protestanti, ma quando c'è da metterla in atto, questa fede, la si offusca semplicemente perchè si vuole essere "una cosa diversa dalla Chiesa" o ci si vuole sostituire a Lei......Dicono che bisogna credere per fede....sostengono che il Cristo è con noi per fede, ma se i cattolici mettono in atto il capitolo 6 di Giovanni e l'ultima Cena, allora diventano blasfemi....francamente vedo molta contraddizione! SIAMO VENUTI PER ADORARLO, dice un altro passo del Vangelo riproposto nel tempo AL PRESENTE: noi andiamo ad adorarLo NELL'EUCARESTIA dove la sua presenza è VIVA E VERA; noi adoriamo IN SPIRITO E VERITA' perchè le parole di Gesù sono Verità....l'Eucarestia è dunque VERITA' INCARNATA CHE SI E' FATTA CIBO DI SALVEZZA (cfr.Gv.6)

4. Si usano parole molto pesanti..credo che noi le prove le abbiamo portate.....ma qui le prove del pastore non si vedono, si odono SOLO PAROLE, AFFERMAZIONI...si tratta semplicemente di una interpretazione diversa sorta nel 1500 e se fosse vero ciò che sostengono...possibile che Dio abbia permesso tanta "atrocità" (parole del pastore) nella sua Chiesa sin dalle origini e per 1500 anni, fino all'arrivo di Lutero? [SM=g27992] E quei martiri dell'Eucarestia prima del 1500 che fine hanno fatto secondo gli Evangelici? E il miracolo Eucaristico di Bolsena del 1200 e quello ancor prima di Lanciano dell'anno 800..sono fatti diabolici? E di tutte le catechesi dei PADRI DELLA CHIESA a difesa della Presenza reale dell'Eucarestia, che cosa ne facciamo? Le cestiniamo perchè "UN GRUPPO DI UOMINI" nel 1500 decise che nell'Eucarestia Gesù NON c'era? Comprendo che si può anche NON credere, ma il rifiutare le tante prove prodotte dalla Chiesa è ben altra cosa eh!

5. Veniamo alla scena dei discepoli di Emmaus:

i discepoli si erano incamminati e parlavano dell'evento del momento, la morte del Maestro....Gesù si unisce a loro, ma NON lo riconoscono, eppure appare a loro come un saggio e sapiente dal momento che spiegherà loro tutto ciò che avevano predetto i profeti. Essi l'ascoltano e SONO ANCHE D'ACCORDO, CONOSCONO A MEMORIA LE SCRITTURE, eppure ancora NON lo riconoscono...questi si che è un bel mistero!
Quando...ecco il momento...."allo spezzare del Pane lo riconoscono"...o non è appunto il Cristo che si è fatto riconoscere dai discepoli allo spezzare di QUEL PANE? [SM=g27988] Se fosse stato solo un simbolo l'Eucarestia, non sarebbe stato più logico farsi riconoscere attraverso le Scritture quando gliele stava spiegando, anche per confermare il loro concetto di sola scrittura? [SM=g27988]

No fratelli protestanti ed evangelici....la verità è che essi NON riconoscono il Cristo attraverso "LA SOLA SCRIPTURA", bensì attraverso un gesto, un segno....un rito: il nuovo rito Sacro, dell'Eucarestia.....
Guardate che questo particolare è molto importante, pensateci bene.....ed anche noi che ci diciamo Cattolici....riflettiamo con-passione sull'Eucarestia, su questo Dono inestimabile, dal quale deriva ogni nostro bene o fin anche la nostra condanna, come dice san Paolo....

La Santa Messa è per noi appuntamento d'amore, così scriveva Giovanni Paolo II ai giovani nel 2004:

Nell'Ostia consacrata adoriamo (Gesù) sacramentalmente presente in corpo, sangue, anima e divinità, e a noi si offre come cibo di vita eterna. La Santa Messa diviene allora il vero appuntamento d'amore con Colui che ha dato tutto se stesso per noi

(Messaggio per la XX Giornata Mondiale della Gioventù)

[SM=g27986]
[Modificato da Caterina63 28/11/2008 10:55]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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28/11/2008 10:59
 
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I santi la vivevano così (la Messa)
di Roberto Lanzilli

Andare a Messa la domenica e nelle feste di precetto costituisce un obbligo. Lo afferma in modo chiaro il Catechismo (CCC 2180) quando tratta del terzo comandamento.

Allo stesso modo è fuori di dubbio che la liturgia sia un elemento costitutivo della Tradizione che non può essere modificato a piacimento e che in essa si attui la più stretta cooperazione tra lo Spirito Santo e tutta la Chiesa (1108) per entrare in comunione con la SS. Trinità.

Analogamente sappiamo che il sacrificio eucaristico rappresenta il cuore della celebrazione della Messa (1352).

Ma tutto questo basta? È sufficiente la conoscenza di questi elementi per partecipare alla Messa e trarne profitto per la propria salute spirituale? O forse dobbiamo farci aiutare a cogliere la grandezza del Mistero che si celebra, spostando la nostra attenzione dalla mente al cuore? Sì, perché in fondo quella che è in gioco è una questione di amore, un amore infinito ed eterno per noi che desidera di essere accolto e corrisposto. Ci serviremo di alcune belle testimonianze.

Alla domanda perché piangeva quasi sempre quando leggeva il vangelo, Padre Pio rispondeva: "E ti pare poco che un Dio conversi con le sue creature? E che sia da loro contraddetto? E che sia continuamente ferito dalla loro ingratitudine e incredulità?".

O sulla tremenda sofferenza durante la consacrazione: ‘Non lacrimucce, ma torrenti di lacrime vorrei versare. Non rifletti sul tremendo mistero? Un Dio vittima dei nostri peccati!...Noi poi siamo i suoi macellai".

"Il cuore si sente come attratto da una forza superiore prima di unirsi a lui la mattina in sacramento. Ho tale fame e sete prima di riceverlo che poco manca che non muoio di affanno... E questa fame e sete ... dopo che l’ho ricevuto in sacramento su accresce sempre più… la piena dolcezza è proprio grande". Così scriveva Padre Pio in una sua lettera, prima di accostarsi alla comunione. E su come ascoltare la Messa, il santo frate di Pietrelcina diceva: "Come assistettero la Santissima Vergine e le pie donne. Come assistette San Giovanni al sacrificio eucaristico e a quello cruento della Croce". La Messa per Padre Pio era tutto il Calvario, un completamento sacro con la passione di Gesù.

Non meno toccanti risultano le parole di santa M. Faustina Kowalska sulla comunione: "Solo nell’eternità conosceremo quale grande mistero compie in nella santa Comunione. Sono i momenti più preziosi della vita". E ancora: "Mi hai lasciato, Signore, l’Ostia santa, ma Essa accende ancora di più la nostalgia della mia anima per Te, (...), ascolta sospiri della Tua sposa".

L’importanza della Messa è descritta così da S. Pier Giuliano Eymard: "La Messa è l’atto più santo della religione: tu non potresti fare niente dì più glorioso a Dio né di più vantaggioso alla tua anima che di parteciparvi piamente e il più sovente possibile";
mentre S. Girolamo dice: "Il Signore ci accorda tutto quello che nella S. Messa gli domandiamo e ciò che è più ci dà quello che non pensiamo neppure di chiedere e che ci è pure necessario".

Fatti questi brevi richiami, ci auguriamo di avere suscitato o intensificato il desiderio di partecipare alla S. Messa con la massima compassione e amore, facendo proprie le parole della Beata Maria di Gesù: "L’Ostia è divenuta l’indispensabile della mia vita e non vorrei allontanarmene mai (...). Ne ho tanta sete!".

Bibliografia

G. Glacometti - P. Sessa, Padre Pio mistero e miracolo, Mimep-Docete, Pessano (Ml) 2002, pp. 94-108.

M. F. Kowalska, Diario, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2001, pp. 306-315.

Paolo Risso, La Messa è la mia vita, Edizioni Cantagalli, Siena 1999.



© Il Timone n. 27, Settembre/Ottobre 2003

Benedetto XVI Ottobre 2005:

NON SI PUO’ VIVERE LA FEDE SENZA ANDARE A MESSA: E' UNA ESIGENZA DELL'ANIMA”, APPELLO A SACERDOTI E FEDELI
www.db.agenziasir.it

“Non si può vivere la fede senza partecipare abitualmente alla Messa della domenica, sacrificio di redenzione, banchetto comune della Parola di DIO e del pane eucaristico, cuore della vita cristiana”. A ribadirlo è stato oggi il Papa, ricevendo in udienza i partecipanti all’Assemblea plenaria della Pontificia Commissione per l’America Latina. Il precetto della Messa domenicale, ha ricordato il Pontefice, non è soltanto un “obbligo importante sancito dal catechismo”, ma “prima di tutto un’esigenza profonda di ciascun fedele”: di qui la necessità – in primo luogo per i vescovi e i sacerdoti - di “un rinnovato sforzo per riscoprire la centralità della domenica nella vita ecclesiale e sociale degli uomini e delle donne di oggi”, facendo in modo che la celebrazione della Messa sia “degna e decorosa”.

In particolare, secondo Giovanni Paolo II, “la Messa domenicale deve essere convenientemente preparata dal celebrante”, curando “la propria disposizione spirituale, i gesti e le parole e preparando convenientemente l’omelia”. Sul piano liturgico, il Papa ha inoltre raccomandato una “speciale attenzione” per la “selezione e preparazione dei canti, che arricchiscono la liturgia, sempre nel rispetto dovuto alle norme ecclesiastiche”. Non sono mancate speciali raccomandazioni anche per le parrocchie, invitate dal Santo Padre ad incentivare la “collaborazione” tra sacerdoti, diaconi, religiosi, fedeli impegnati a livello pastorale, associazioni e movimenti ecclesiali, per rendere la domenica la vera Festa, l'inizio della settimana e non la fine, non il week-end come erroneamente si è attribuito alla domenica quale termine della settimana lavorativa, bensì, ha ricordato il Papa, è l'inizio della settimana, il primo giorno della nostra salvezza che nella celebrazione dell'Eucarestia trova il suo fondamento, nutrimento e il centro della comunità ecclesiale stessa unita a tutta la Chiesa.

[SM=g27986]
[Modificato da Caterina63 28/11/2008 11:05]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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28/11/2008 11:20
 
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Che cosa insegna la Chiesa?
SACRIFICIO EUCARISTICO


L'Eucaristia non è solo l'Assemblea

L'Eucaristia non è solo la lettura della Parola

L'Eucaristia non è solo la Comunione



L'Eucaristia è il Sacrificio della Croce di Nostro Signore Gesù Cristo che viene reso presente e attuale sull'altare

( Catechismo della Chiesa Cattolica n.1362, 1364, 1366 ).

Giovanni Paolo II insegna:
""Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito- (1 Cor 11, 23 ),
istituì il Sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo sangue. (.) Questo sacrificio è talmente decisivo per la salvezza del genere umano che Gesù Cristo l'ha compiuto ed è tornato al Padre soltanto dopo averci lasciato il mezzo per parteciparvi come se vi fossimo stati present""( Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Ecclesia De Eucharistia, n.11)

""Istituendolo, egli non si limitò a dire - Questo è il mio corpo -, -
questo è il mio sangue -, ma aggiunse - dato per voi.versato per voi- ( Lc 22,19-20 ). Non affermò soltanto che ciò che dava loro da mangiare e da bere era il suo corpo e il suo sangue, ma ne espresse altresì il valore sacrificale, rendendo presente in modo sacramentale il suo sacrificio ""
( ivi n.12)

""La Messa rende presente il Sacrificio della Croce, non vi si aggiunge e non lo moltiplica ""( ivi n.12 )


""L'Eucaristia è sacrificio in senso proprio, e non solo in senso generico, come se si trattasse del semplice offrirsi di Cristo quale cibo spirituale ai fedeli. Il dono infatti del suo amore e della sua obbedienza fino all'estremo della vita ( cf. Gv 10,17-18 ) è in primo luogo un dono al Padre suo.
Certamente, è dono in favore nostro, anzi di tutta l'umanità ( cf. Mt 26,28; Mc 14, 24; Lc 22,20; Gv 10,15 ), ma dono innanzitutto al Padre: " sacrificio che il Padre accettò, ricambiando questa totale donazione di suo Figlio, che si fece " obbediente fino alla morte " ( Fil 2,8 ), con la sua paterna donazione, cioè col dono della nuova vita immortale nella risurrezione ".
( ivi n.13 )



Gesù stesso, dopo la sua resurrezione, spiega il significato dell'ultima cena a due dei suoi discepoli: egli appare mentre sono diretti al villaggio di Emmaus ma essi non lo riconoscono subito perché i loro occhi sono come - accecati -.

L'evangelista Luca così riferisce l'episodio di Emmaus:- (.) Gesù spiegò ai due discepoli i passi della Bibbia che lo riguardavano. Cominciò dai libri di Mosè fino agli scritti di tutti i profeti.
Intanto arrivarono al villaggio dove erano diretti, e Gesù fece finta di voler continuare il viaggio.
Ma quei due discepoli lo trattennero dicendo:- resta con noi perché il sole ormai tramonta -. Perciò Gesù entrò nel villaggio per rimanere con loro. Poi si mise a tavola con loro, prese il pane e pronunciò la preghiera di benedizione; lo spezzò e cominciò a distribuirlo.
In quel momento gli occhi dei due discepoli si aprirono e riconobbero Gesù, ma lui sparì dalla loro vista-" ( Lc 24,27-30 ).

Nell'episodio di Emmaus c'è tutto il significato della messa cattolica:


1.. c'è dapprima l'ascolto della Sacra Scrittura

2.. c'è la preghiera dei discepoli al Signore affinché egli resti con loro

3.. c'è la risposta di Gesù che si rende presente e spezza il pane -
spezzare il pane, cioè la separazione violenta del suo corpo e quindi il suo sacrificio: eucaristia come sacrificio- e lo distribuisce - eucaristia come sacramento- e nello stesso tempo si sottrae alla vista dei discepoli.
Dunque l'ultima cena non è solo un avvenimento storico verificatosi nel passato perché Gesù risorto continua ad essere l'autore delle celebrazioni eucaristiche, anche se si rende invisibile alla nostra vista; il Concilio Vaticano II spiega che: - Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. E' presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro, essendo egli stesso che, - offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti-, sia soprattutto sotto le specie eucaristiche- ( Sacrosantum Concilium n.7 );

-il sacerdote compie il sacrificio eucaristico nella persona di Cristo -
( Lumen Gentium n.10 ) cioè Cristo, invisibile ma presente, si serve del corpo, della voce e delle mani del sacerdote.

- L'Eucaristia è il memoriale della Pasqua di Cristo, l'attualizzazione e l'offerta sacramentale del suo unico sacrificio (.);
Quando la Chiesa celebra l'Eucaristia (.) il sacrificio che Cristo ha offerto una volta per tutte sulla croce rimane sempre attuale (.); L'Eucaristia è dunque un sacrificio perché ri-presenta ( rende presente ) il sacrificio della croce (.)-
(Catechismo della Chiesa Cattolica n.1362, 1364, 1366 ).

Gesù è morto una volta per sempre sul Calvario ma noi abbiamo la possibilità di essere presenti alla sua morte nel mistero della messa: partecipare alla Messa è come entrare in una sorta di macchina del tempo misteriosa e incomprensibile che ci fa essere presenti a quell'avvenimento unico ed irripetibile, liberandoci dalle limitazioni del tempo e dello spazio.

Nell'ultima Cena Gesù rendeva presente quell'unico ed irripetibile
sacrificio del Calvario che sarebbe avvenuto temporalmente nel futuro e oggi, nella messa, rende presente quel sacrificio unico ed irripetibile che è avvenuto nel passato e cioè il 7 aprile del 30 della nostra era - anno 783 dalla fondazione di Roma.

Il termine messa deriva dalla formula latina che si pronunciava al termine della celebrazione liturgica: Ite - andate -, missa est - è stata inviata, cioè è stata inviata l'offerta -. La messa è dunque l'offerta, il mandare a Dio un dono molto gradito, l'offerta della vita umana innocente di Gesù, vero Dio e vero uomo.

Scrive chiaramente l'apostolo Paolo ( 1 Cor 10,16-20 ) che , come Israele secondo la carne partecipa alla manducazione delle vittime sacrificali e come i pagani partecipano ai loro banchetti sacrificali, così il cristiano partecipa al banchetto sacrificale che è la celebrazione eucaristica, - comunione al sangue e al corpo di Cristo -, - mensa del Signore -. Anzi, per il fatto che il cristiano partecipa al sacrificio eucaristico non può partecipare assolutamente al sacrificio giudaico e a quello pagano. L'Eucaristia, quindi, è vero banchetto sacrificale.

Solo il sacrificio di Cristo è un'offerta perfetta gradita a Dio, ma grazie al dono della vita di Gesù e grazie al mistero della messa che ci fa essere presenti a quel sacrificio, possiamo unire le offerte dei nostri sacrifici all'offerta di Nostro Signore affinché vengano presentate al Padre: - (.) nel sacrificio della messa preghiamo il Signore che, - accettando l'offerta del sacrificio spirituale -, faccia di noi stessi un'offerta eterna-
(Sacrosantum Concilium n.12 ).

Scrive San Tommaso d'Aquino:- poiché del frutto della passione del Signore abbiamo bisogno ogni giorno per i nostri quotidiani difetti, nella Chiesa ogni giorno ordinariamente si offre questo sacramento- ( Summa Teologica III, q.83, a. 2 ).

Gesù nell'ultima Cena ha fondato il contenuto dogmatico della messa ma non la sua forma liturgica. Egli ha dato soltanto quelle parti essenziali e immutabili della messa che ne esprimono il contenuto- le parole della consacrazione, la frantumazione del pane, l'offerta del pane e del vino, la distribuzione del pane e del vino - e ha lasciato alla Chiesa l'opera di costruzione dell'edificio liturgico cioè della forma della messa, del modo di celebrarla. La celebrazione liturgica della Chiesa è viva come la Chiesa stessa e quindi sottoposta ad un processo di maturazione in cui sono possibili inserimenti più o meno importanti.

Nella costruzione del modo di celebrare la messa sono sempre presenti due concezioni: la liturgia come adorazione e la liturgia come intrattenimento dell'uomo - ad esempio, le parole di saluto e di commiato e tutti quegli elementi che hanno valore di intrattenimento-.

Quando queste due concezioni, invece di collaborare, finiscono per
fronteggiarsi, la forma liturgica ne risente e vengono persi elementi
preziosi che vanno a danno della partecipazione spirituale del fedele al mistero della messa.

Un riflesso di questa contrapposizione si ritrova, ad esempio, a proposito del problema relativo - all'orientamento della celebrazione liturgica:
celebrazione verso il tabernacolo o verso il popolo? In realtà, nel passato, sia il popolo che il sacerdote erano rivolti verso oriente perché il Signore era asceso al cielo verso Oriente e da Oriente si aspettava il suo ritorno e questo punto di riferimento era contrassegnato, originariamente, con una croce collocata sulla parete orientale: la croce aveva un prevalente significato escatologico.

Questo significato, con il tempo, non è stato più compreso nella sua
profondità e la nuova disposizione ha insistito soprattutto sul fattore comunitario in sé.

Il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, fa una proposta concreta per migliorare l'attuale celebrazione liturgica: - la croce potrebbe essere collocata sull'altare in tal modo che i sacerdoti e i fedeli la guardino insieme. Nel canone essi non dovrebbero guardarsi, ma guardare insieme lui, il trafitto- ( Joseph Ratzinger, La
festa della fede. Saggi di Teologia liturgica, Jaca Book, Milano 1984,
p.134 ).

Il cardinale fa altre considerazioni in merito alla musica usata durante le celebrazioni liturgiche. La musica non è qualcosa di neutrale perché vi è una musica elevante che porta alla - spiritualizzazione dei sensi - e una musica che scatena i sensi e stordisce. Anche se è impossibile indicare una volta per sempre i criteri di ciò che la spiritualizzazione esige dal punto di vista musicale, bisognerebbe almeno stabilire i criteri delle forme
musicali negative e aberranti dal punto di vista spirituale ( cfr J.
Ratzinger, ibidem, p108, 114 ).

Una migliore partecipazione spirituale alla messa, dice Ratzinger, può
essere ottenuta anche mediante l'eloquenza dei gesti del sacerdote di cui uno dei più importanti per esprimere l'adorazione - rischia sempre di più di sparire: l'inginocchiarsi - ( ibidem, p.80 ).


Giovanni Paolo II, nella Lettera Enciclica Ecclesia De Euchariastia dice:

Confido che questa mia Lettera enciclica possa contribuire efficacemente a che vengano dissipate le ombre di dottrine e pratiche non accettabili, affinché l'Eucaristia continui a risplendere in tutto il fulgore del suo mistero

( ivi n. 10 )


L'Eucaristia è un dono troppo grande, per sopportare ambiguità e
diminuzioni.

( ivi, n.10)


Vi sono luoghi dove si registra un pressoché completo abbandono del culto di adorazione eucaristica.

( ivi n.10 )

Si aggiungono, nell'uno o nell'altro contesto ecclesiale, abusi che
contribuiscono ad oscurare la retta fede e la dottrina cattolica su questo mirabile Sacramento.

( ivi n. 10 )

L'Eucaristia è un dono troppo grande, per sopportare ambiguità e
diminuzioni.

( ivi, n.10)

Vi sono luoghi dove si registra un pressoché completo abbandono del culto di adorazione eucaristica.

( ivi n.10 )

Si aggiungono, nell'uno o nell'altro contesto ecclesiale, abusi che
contribuiscono ad oscurare la retta fede e la dottrina cattolica su questo mirabile Sacramento.

( ivi n. 10 )

Emerge talvolta una comprensione assai riduttiva del Mistero eucaristico. Spogliato del suo valore sacrificale, viene vissuto come se non oltrepassasse il senso e il valore di un incontro conviviale fraterno.

( ivi n.10 )

La necessità del sacerdozio ministeriale, che poggia sulla successione
apostolica, rimane talvolta oscurata e la sacramentalità dell'Eucaristia viene ridotta alla sola efficacia dell'annuncio.

( ivi n.10 )


Come non manifestare, per tutto questo, profondo dolore?

( ivi n.10 )


Soprattutto a partire dagli anni della riforma liturgica post-conciliare, per un malinteso senso di creatività e di adattamento, non sono mancati abusi, che sono stati motivo di sofferenza per molti.
Una certa reazione al " formalismo " ha portato qualcuno (.) a ritenere non obbliganti le "forme " scelte dalla grande tradizione liturgica della Chiesa e dal suo Magistero e a introdurre innovazioni non autorizzate e spesso del tutto sconvenienti.

( ivi n.52 )


Sento perciò il dovere di fare un caldo appello perché, nella Celebrazione eucaristica, le norme liturgiche siano osservate con grande fedeltà.

( ivi n.52 )


La liturgia non è mai proprietà privata di qualcuno, né del celebrante né della comunità nella quale si celebrano i Misteri

( ivi n.52 )


Il Sacrificio eucaristico pur celebrandosi sempre in una particolare
comunità non è mai celebrazione di quella sola comunità: essa, infatti, ricevendo la presenza eucaristica del Signore, riceve l'intero dono della salvezza e si manifesta così, pur nella sua perdurante particolarità visibile, come immagine e vera presenza della Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica

( ivi n.39 )


Una comunità veramente eucaristica non può ripiegarsi su se stessa, quasi fosse autosufficiente, ma deve mantenersi in sintonia con ogni altra comunità cattolica.

( ivi n.39 )


Per rafforzare questo senso profondo delle norme liturgiche ho chiesto ai Dicasteri competenti della Curia Romana di preparare un documento più specifico, con richiami anche di carattere giuridico, su questo tema di grande importanza. A nessuno è concesso di sottovalutare il Mistero affidato alle nostre mani: esso è troppo grande perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale, che non ne rispetterebbe il carattere sacro e la dimensione universale..

( ivi n. 52 ).

Un grazie all'amico dott. Bruti per la raccolta del frasario dall'Enciclica citata...
[SM=g27986]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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28/11/2008 11:48
 
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EUCARESTIA COMUNIONE CON DIO NON CANNIBALISMO

IL RISORTO CI UNISCE A LUI E NOI INCONTRIAMO IL DIO VIVENTE



I Pagani credevano che l'Eucaristia fosse un atto di cannibalismo.....
I giacobini accusavano i cristiani di cannibalismo e anche Marx riteneva che l'Eucaristia fosse un rito di antropofagia. [SM=g27992]
Anche oggi i Mussulmani credono che l'eucaristia sia una forma di sacrilego cannibalismo.

Scrive J. Ratzinger che nell'Eucaristia noi non mastichiamo la carne, come farebbero dei cannibali o come se stessimo mangiando una bistecca cruda... ma nello stesso tempo non ci comunichiamo con un simbolo ( cfr J. Ratzinger, Il Dio vicino, L'eucaristia cuore della vita cristiana, San Paolo 2003, pp.86-87 ).

"" Nel caso del cibo comune accade (..) che l'uomo sia il più forte.
Egli assume delle cose e queste vengono a lui assimilate, così da divenire parte della sua sostanza. Vengono trasformate in lui e costruiscono la sua esistenza corporea. Ma nel rapporto con Cristo avviene il contrario; il centro è lui (...). Quando ci comunichiamo con verità e con La Verità(=Gesù), significa che veniamo fatti uscire da noi stessi e assimilati a lui, che diventiamo una cosa sola con lui e per mezzo di lui con la comunità dei fratelli.
(...) Questo è il mio corpo significa (...) tutta la mia persona presente nel mio corpo"
(ivi, pp. 79-80 ): il Signore si impadronisce del pane e cambia il vero, profondo fondamento del suo essere. Il pane eucaristico viene innalzato a un nuovo ordine, e diventa profondamente altro ( cfr ivi, pp.87-89).
Dice Ratzinger che si tratta della persona del risorto: Gesù nel discorso eucaristico mette insieme eucaristia e risurrezione.

Gesù potè risorgere e per questo è risorto "perché come Figlio e come colui che ama sulla croce, è divenuto partecipazione totale di se stesso. Essere risorto significa essere comunicabile; significa essere colui che è aperto, che dona se stesso." ( ivi, pp.82-83 ).

Le parole di Cristo, che promettono di dare la sua carne da mangiare, devono intendersi certamente in senso spirituale; il che non vuol dire in senso simbolico.
Ecco perché, nel discorso eucaristico, Gesù dice: " Le parole che io vi ho dette sono spirito e vita".
Perché riguardano una proprietà spirituale e gli effetti spirituali sulla nostra carne: promettono il pane di vita, di una vita spirituale che si ripercuote sulla carne, una nuova vita che non ha niente in comune con quella che abbiamo dalla natura e che è inaccessibile all'esperienza dei sensi: con l'Eucaristia il Risorto ci unisce a Lui e noi incontriamo il Dio vivente perché in lui abita la pienezza della Vita divina.

I monaci di Cluny, intorno all'anno mille, quando si accostavano alla comunione, si toglievano le calzature.
Sapevano che qui c'è il roveto ardente, qui è presente il mistero davanti al quale Mosé era caduto in ginocchio sulla sabbia
.

Per questo Gesù dice: " è lo spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla" ( Gv. 6,64 ).
Tale frase va intesa in questo senso: è lo Spirito di Dio che dà la vita eterna, la carne, da sola, non può darsi la vita eterna.
Infatti, nella traduzione interconfessionale in lingua corrente, il v.64 viene tradotto in questo modo: " Soltanto lo Spirito di Dio dà la vita, l'uomo da solo non può fare nulla".

Lo sanno bene i discepoli la difficoltà di questo discorso infatti, sul finale del brano giovanneo, Pietro fa sapere a Gesù che le sue parole sono "dure" e che molti discepoli se ne stavano andando via per questo linguaggio incomprensibile. Allora Gesù, che prometterà poi il sostegno dello Spirito Santo per comprendere queste parole e accettare il mistero, risponde con una apparente durezza: "Volete andarvene anche voi?"

La risposta di Pietro che ancora una volta compone la fede universale della Chiesa, dirà le stupende parole di professione di fede: "Signore, dove vuoi che andiamo, tu solo hai parole di vita eterna!"
Come a dire: chi altri può spiegarci questo mistero che ci hai appena rivelato? Chi altri potrà mai professare qualcosa di simile? Ecco Signore, noi restiamo qui per accogliere il mistero anche se ora non lo comprendiamo, perchè ti crediamo, ti crediamo sulla parola. Tu dici che questa è la tua carne e questo è il tuo sangue? Ebbene noi ti crediamo, le tue parole sono verità e danno VITA...questo pane diventerà per noi vera carne immolata e questo calice diventerà per noi vero sangue versato..."


Non a caso è a seguire questa professione di fede che il Cristo farà ricadere su Pietro stesso la scelta di fondare la sua Chiesa....
[SM=g27988] una fede incrollabile, quella della Chiesa, perchè sostenuta non da Pietro in quanto tale, ma dalle parole del Cristo che così ha stabilito...e che Pietro ha accolto parlando a nome del gruppo dei Dodici e dei Discepoli che in quel frangente invece, molti di loro, "se ne andarono"...

Suggerisco ora:


www.vatican.va/edocs/ITA1798/_INDEX.HTM

CAPITOLO QUINTO IL DECORO DELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

49. Sull'onda di questo elevato senso del mistero, si comprende come la fede della Chiesa nel Mistero eucaristico si sia espressa nella storia non solo attraverso l'istanza di un interiore atteggiamento di devozione, ma anche attraverso una serie di espressioni esterne, volte ad evocare e sottolineare la grandezza dell'evento celebrato. Nasce da questo il percorso che ha condotto, progressivamente, a delineare uno speciale statuto di regolamentazione della liturgia eucaristica, nel rispetto delle varie tradizioni ecclesiali legittimamente costituite. Su questa base si è sviluppato anche un ricco patrimonio di arte. L'architettura, la scultura, la pittura, la musica, lasciandosi orientare dal mistero cristiano, hanno trovato nell'Eucaristia, direttamente o indirettamente, un motivo di grande ispirazione.


51. Ciò che è avvenuto nelle terre di antica cristianizzazione in tema di arte sacra e di disciplina liturgica, si va sviluppando anche nei continenti in cui il cristianesimo è più giovane. È, questo, l'orientamento fatto proprio dal Concilio Vaticano II a proposito dell'esigenza di una sana quanto doverosa « inculturazione ». Nei miei numerosi viaggi pastorali ho avuto modo di osservare, in tutte le parti del mondo, di quanta vitalità sia capace la Celebrazione eucaristica a contatto con le forme, gli stili e le sensibilità delle diverse culture. Adattandosi alle cangianti condizioni di tempo e di spazio, l'Eucaristia offre nutrimento non solo ai singoli, ma agli stessi popoli, e plasma culture cristianamente ispirate.

È necessario tuttavia che questo importante lavoro di adattamento sia compiuto nella costante consapevolezza dell'ineffabile Mistero con cui ogni generazione è chiamata a misurarsi. Il « tesoro » è troppo grande e prezioso per rischiare di impoverirlo o di pregiudicarlo mediante sperimentazioni o pratiche introdotte senza un'attenta verifica da parte delle competenti Autorità ecclesiastiche. La centralità del Mistero eucaristico, peraltro, è tale da esigere che la verifica avvenga in stretto rapporto con la Santa Sede. Come scrivevo nell'Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Asia, « una simile collaborazione è essenziale perché la Sacra Liturgia esprime e celebra l'unica fede professata da tutti ed essendo eredità di tutta la Chiesa non può essere determinata dalle Chiese locali isolate dalla Chiesa universale ».101

52. Si comprende, da quanto detto, la grande responsabilità che hanno, nella Celebrazione eucaristica, soprattutto i sacerdoti, ai quali compete di presiederla in persona Christi, assicurando una testimonianza e un servizio di comunione non solo alla comunità che direttamente partecipa alla celebrazione, ma anche alla Chiesa universale, che è sempre chiamata in causa dall'Eucaristia.

Occorre purtroppo lamentare che, soprattutto a partire dagli anni della riforma liturgica post-conciliare, per un malinteso senso di creatività e di adattamento, non sono mancati abusi, che sono stati motivo di sofferenza per molti. Una certa reazione al « formalismo » ha portato qualcuno, specie in alcune regioni, a ritenere non obbliganti le « forme » scelte dalla grande tradizione liturgica della Chiesa e dal suo Magistero e a introdurre innovazioni non autorizzate e spesso del tutto sconvenienti.

Sento perciò il dovere di fare un caldo appello perché, nella Celebrazione eucaristica, le norme liturgiche siano osservate con grande fedeltà. Esse sono un'espressione concreta dell'autentica ecclesialità dell'Eucaristia; questo è il loro senso più profondo.

La liturgia non è mai proprietà privata di qualcuno, né del celebrante né della comunità nella quale si celebrano i Misteri. L'apostolo Paolo dovette rivolgere parole brucianti nei confronti della comunità di Corinto per le gravi mancanze nella loro Celebrazione eucaristica, che avevano condotto a divisioni (skísmata) e alla formazione di fazioni ('airéseis) (cfr 1 Cor 11, 17-34). Anche nei nostri tempi, l'obbedienza alle norme liturgiche dovrebbe essere riscoperta e valorizzata come riflesso e testimonianza della Chiesa una e universale, resa presente in ogni celebrazione dell'Eucaristia.

Il sacerdote che celebra fedelmente la Messa secondo le norme liturgiche e la comunità che a queste si conforma dimostrano, in un modo silenzioso ma eloquente, il loro amore per la Chiesa. Proprio per rafforzare questo senso profondo delle norme liturgiche, ho chiesto ai Dicasteri competenti della Curia Romana di preparare un documento più specifico, con richiami anche di carattere giuridico, su questo tema di grande importanza. A nessuno è concesso di sottovalutare il Mistero affidato alle nostre mani: esso è troppo grande perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale, che non ne rispetterebbe il carattere sacro e la dimensione universale.



GIOVANNI PAOLO II
www.vatican.va/edocs/ITA1798/_INDEX.HTM

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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