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Il Rosario robetta inutile? Nient'affatto! è per i virtuosi!

Ultimo Aggiornamento: 08/02/2012 10:13
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02/02/2009 23:48
 
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L'invocazione dell'Ave Maria nel mese dei Defunti

di BRUNO SIMONETTO

"Prega per noi,
adesso e nell'ora della nostra morte" [SM=g1740720]

Questa invocazione è la più vera delle preghiere rivolte a Maria, "segno di sicura speranza e di consolazione per il peregrinante popolo di Dio". - La Vergine Maria, donna dell'ultima ora.

L'immagine che è come un'ouverture mariana del Vangelo è quella dell'Annunciazione; e la Vergine dell'Ave Maria da tutti - Padri e mariologi, uomini di fede ed artisti, semplici fedeli - è vista in preghiera. Anche nei successivi episodi dove Maria è presente: dal Magnificat della Visitazione alla supplica al Figlio alle Nozze di Cana, essa è in atteggiamento di orante. Al Tempio va ad offrire Gesù, al Calvario la preghiera si fa tragica partecipazione di offerta al Padre. È davvero impossibile pensare la Vergine Maria senza questa sua intima unione con Dio.



Il racconto degli Atti ci dice di Maria all'interno della prima Comunità di credenti (At 1,14) uniti nell'attesa dello Spirito e nella preghiera assidua.

Già nell'iconografia cristiana dei primi secoli, per esempio nelle Catacombe di Priscilla o anche nel coemeterium maius sulla Via Nomentana, Maria è raffigurata in preghiera; e la Chiesa in difficoltà - come leggiamo in un antico graffito del IV secolo - ha imparato ben presto a invocarla: "Sancta Maria adiuba nos, ora pro nobis".

Fin dal più remoto Medioevo, in tutte le preghiere liturgiche rivolte alla Vergine c'è sempre l'invocazione prega per noi.

È quindi ovvio che nell' Ave Maria chiediamo alla Madre di Dio di presentare le nostre suppliche al Signore, insieme con le sue, esprimendo così la fiducia nella preghiera di Maria, la madre di Gesù che intercede presso di lui, come a Cana: prega con noi, prega per noi peccatori.

Gesù, in verità, è "Colui che si fa carico, che porta su di sé (è il significato del "tollĕre" latino) i peccati del mondo": ora, da chi essere meglio presentati a lui che dalla "madre di misericordia", "rifugio dei peccatori"?



Davvero, nell'Ave Maria incontriamo il volto della madre dell'umanità che "prega per noi"; e il volto sofferente dell'uomo segnato dalla sua umana fragilità, itinerante nel tempo, dalla nascita alla morte. E così pregando sperimentiamo che nella fatica del vivere c'è una Madre che ci tiene per mano, soprattutto nei momenti di più grande necessità. E impariamo che la preghiera per la nostra ultima ora è la più vera. Ché se molte ore ha la nostra vita sulla terra, nessuna è così decisiva come l'ora della morte: l'ora che dà il limite della mortalità alla vita terrena e che segnerebbe inesorabilmente la nostra fine, se non avessimo la fede in Cristo.

L'epigrafe pagana posta sotto le meridiane diceva: "Vulnerant omnes, ultima necat": tutte le ore ci feriscono un poco, a una a una, nel loro fluire rapide e lente; l'ultima ora è quella che uccide. Ma la fede ci dice, al contrario, che l'ultima ora è quella in cui Maria prega per la nostra salvezza: perciò è davvero l'ora decisiva e nessun'altra ora della nostra vita è così preziosa.

"Prega per noi, adesso": l'avverbio di tempo sembra sollecitare Maria a farlo subito, adesso, mentre presentiamo alla Vergine lo scorrere del tempo di tutta la famiglia umana. In tal modo quel nunc, l'adesso, è sempre nuovo e sempre diverso; e la fraternità che esprime chi così prega ha in Maria la risposta della maternità perpetua e universale.



"Prega per noi nell'ora della nostra morte": quasi in un crescendo di intensità, l'ultima parola dell' Ave Maria è riferita all'ora della morte. Perciò Maria è invocata per vivere accanto a noi quest'ora: perché l'angoscia non vinca la fede e la speranza renda meno drammatica l' "agonia", cioè il "combattimento" supremo, e più cosciente l'offerta della nostra vita.

Potremmo anche intendere quel "prega per noi, adesso e nell'ora della nostra morte" come un "prega per noi adesso, per l'ora della morte": perché ogni ora della vita ci prepara alla morte.

Ma nell'Ave Maria non è solo per la mia morte che prego; bensì per la nostra morte, per la morte di ogni uomo. Perché ogni giorno, ad ogni ora ("adesso") c'è chi nasce e chi muore; e noi, così pregando, accogliamo chi viene al mondo e affidiamo alla misericordia del Signore chi se ne parte.

Il silenzio sulla morte

In una Nota pastorale del 23 aprile 2000, giorno di Pasqua, la Conferenza episcopale dell'Emilia-Romagna lamentava che "il silenzio dei credenti sulla morte, sulla vita dopo la morte, sul mistero dell'aldilà è tanto più ingiustificato e inopportuno quanto più si incontrano persone che si interrogano sulla morte, su ciò che ci attende dopo, sulla possibilità di vedere davvero il volto di Dio e di rivedere il volto dei propri cari. Tale richiesta - aggiungeva la Nota - è particolarmente diffusa oggi nelle famiglie provate dalla morte violenta di un proprio congiunto".



A partire da questo silenzio, afferma l'Episcopato emiliano, si può comprendere come mai "si vanno moltiplicando comportamenti e movimenti di pensiero che prospettano la possibilità di un contatto con i propri defunti e che trovano accoglienza anche fra i Cristiani: un fenomeno molto diffuso in Italia". Il riferimento è ai vari medium che presumono di mettere i vivi in comunicazione con i defunti, quando non si tratta addirittura di riti affatto ortodossi; o quando non si finisce in credenze apertamente contrarie alla nostra fede, come è certa visione orientale delle cose, con la dottrina della reincarnazione. "La Chiesa - conclude la Nota - deve ritornare nella predicazione alle verità riguardanti la speranza cristiana e la visione cristiana dell'aldilà, che un tempo bastavano a sostenere la fede e a dare ragione della speranza".

La liturgia della Chiesa, il 2 Novembre, mese loro dedicato, fa speciale "commemorazione di tutti i fedeli defunti"; perciò è opportuno ricordare nell'Ave Maria la realtà della nostra morte e il senso di eternità che questa preghiera esprime.

L'Ave Maria, infatti, insieme a tante altre invocazioni e canti alla Vergine, richiama l'importanza decisiva dell'ora della nostra morte.



Ci sono ancora familiari le invocazioni come quelle che seguono?
La Salve Regina ("…mostraci, dopo questo esilio, Gesù");
lo Stabat Mater che cantiamo nella Via Crucis ("Christe, cum sim hinc exire, / da per Matrem me venire / ad palmam victoriae. / Quando corpus morietur, / fac ut animae donetur / Paradisi gloria").

Poi, quegli stupendi canti popolari, troppo spesso abbandonati:
in Vergin Santa ("Ci conforti o Maria la tua grazia / ch'è rifugio d'ogni anima errante, / ci dia pace nell'ultimo istante, / ci dia gloria immortale nel ciel");
in Lodate Maria, di Sant'Alfonso de' Liguori ("O Santa Maria, / l'aiuto tuo forte / dà in punto di morte / all'anima mia");
in Maria, che dolce nome ("Nel più crudel cimento / sarà il mio cuor contento / se avrò Maria sul labbro, / se avrò Maria nel cuor");
in Dolce e cara ("O Maria, nell'ultima ora / la pia mano ancor distendi, / la nostr'alma allor tu prendi / e la posa accanto a te");
in Maria, che dolci affetti ("Quando affannoso, ansante / sarò nell'ultim'ora, / Madre, deh! possa allora, / possa chiamarti e poi morir…/ Maria! E poi morir. / Maria! E poi morir");
in Odo suonar la squilla della sera ("Non tremerò in quei supremi istanti / se moverai le labbra mie tremanti / a mormorar nell'ultima agonia: / Ave Maria, Ave Maria!").

Parole, accenti e musiche che hanno riempito il cuore e ravvivato la pietà mariana di devoti per tanti secoli….

Bruno Simonetto


Maria, donna dell'ultima ora

Scriveva il Vescovo Tonino Bello, nel volumetto Maria donna dei nostri giorni, che l'Ave Maria in latino suona meglio, soprattutto quando viene cantata: "Ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae". E aggiungeva che "sembra allora che la corrente melodica dilaghi in un estuario di tenerezza, e concentri nelle ultime quattro parole le più sanguinanti implorazioni dell'uomo".

"Adesso e nell'ora della nostra morte". Anche in italiano è molto espressiva; soprattutto quando, interrompendo le ombre della sera, l'Ave Maria viene recitata dal popolo dei poveri, nei banchi di una chiesa o nelle case di campagna, con le cadenze del Rosario.

"Sembra - diceva Tonino Bello - che alla Madonna non si sappia chiedere altro: "Prega per noi peccatori". Forse perché, in fondo, l'essenza sta lì. Tutto il resto è corollario di quell'unica domanda. Ed ecco allora, nella recita del Rosario, la stessa supplica struggente, per cinquanta volte: "Prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte".

E il vescovo-poeta della Vergine, come lo chiamava Luigi Santucci, ha scritto a commento di questa preghiera una umanissima pagina di riflessione e di fede che merita essere riproposta: "Santa Maria, donna dell'ultima ora, quando giungerà per noi la grande sera e il sole si spegnerà nei barlumi del crepuscolo, mettiti accanto a noi perché possiamo affrontare la notte. È una esperienza che hai già fatto con Gesù, quando alla sua morte il sole si eclissò e si fece gran buio su tutta la terra.

Questa esperienza, ripetila con noi. Piàntati sotto la nostra croce e sorvegliaci nell'ora delle tenebre. Liberaci dallo sgomento del baratro. Pur nell'eclisse, donaci trasalimenti di speranza. Infondici nell'anima affaticata la dolcezza del sonno. Che la morte, comunque, ci trovi vivi! Se tu ci darai una mano, non avremo più paura di lei. Anzi, l'ultimo istante della nostra vita, lo sperimenteremo come l'ingresso in una Cattedrale sfolgorante di luce, al termine di un lungo pellegrinaggio con la fiaccola accesa. Giunti sul sagrato, dopo averla spenta, deporremo la fiaccola. Non avremo più bisogno della luce della fede che ha illuminato il nostro cammino. Ormai saranno gli splendori del tempio ad allargare di felicità le pupille dei nostri occhi…

Santa Maria, donna dell'ultima ora, il Vangelo ci dice che Gesù, quando sulla Croce emise lo spirito, reclinò il capo. Probabilmente, come molti artisti hanno intuito, il suo capo egli lo reclinò sul tuo: nello stesso atteggiamento di abbandono di quando, ancora bambino, lo coglieva il sonno. Ritta sotto il patibolo, diventasti così il suo cuscino di morte.

Ti preghiamo: quando pure per noi giungerà il momento di consegnarci al Padre, e nessuno dei presenti sarà in grado di rispondere ormai ai nostri richiami, e sprofonderemo in quella solitudine che neppure le persone più care potranno riempire, offrici il tuo capo come ultimo guanciale…

Santa Maria, donna dell'ultima ora, disponici al grande viaggio. Aiutaci ad allentare gli ormeggi senza paura. Sbriga tu stessa le pratiche del nostro passaporto. Se ci sarà il tuo visto, non avremo più nulla da temere alla frontiera…".

Sentita così, l'Ave Maria è davvero una finestra aperta attraverso la quale si rievoca nel cuore e nella casa di ogni uomo e di ogni donna un passato ricco di esperienze di fede, di avvenimenti, di storia che continua; ma anche una finestra da cui si scorge il panorama del presente, dell'ora, con problemi e aspirazioni, gioie e dolori, sconfitte e stanchezze. Quante cose cela quell'adesso! Ed è anche la finestra che fa intravedere l'avvenire, l'orizzonte della nostra terra e dell'eternità, il coraggio di riprendere ogni giorno il cammino fino a quando giungeremo al termine dei nostri giorni…Nel passato c'è Maria che ci ha dato Gesù, "il frutto benedetto del suo seno", nel presente c'è Maria che "prega per noi", nel futuro c'è Maria, "porta del Cielo", che ci introduce nell'eternità beata.


[SM=g1740733]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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