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I DIECI COMANDAMENTI...ragionati

Ultimo Aggiornamento: 07/02/2016 22:48
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30/06/2009 21:13
 
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L'educazione nel nostro tempo

Alle fonti dell'essere cristiano


La Congregazione per l'Educazione Cattolica ha nominato per il prossimo triennio il nuovo rettore dell'Università Pontificia Salesiana, che entra in carica il luglio. Docente di Filosofia dell'educazione e di pedagogia della scuola nella Facoltà di scienze dello stesso Ateneo, il rettore ha recentemente dato alle stampe il volume Educare cristianamente. Lettere spirituali a educatori insegnanti e formatori (Torino, Elledici, 2008, pagine 206, euro 13), dal quale pubblichiamo un estratto.

di Carlo Nanni

A scuola con i ragazzi e le ragazze, con i colleghi e le colleghe, a casa e fuori casa, in parrocchia e in giro si è sempre più messi in questione su ciò che è fondamentale nella nostra vita:  chi siamo, cosa vogliamo essere, come comportarci con gli altri, come far fronte agli avvenimenti, alle novità e ai cambiamenti velocissimi che ci si parano davanti quasi ogni giorno. Non c'è da spaventarsi più di tanto. In fondo si tratta di un'occasione per qualificare meglio l'esistenza e le relazioni personali, e in particolare dare maggior spessore all'insegnamento e alla funzione educativa.

Ma è indubbio che certi modi di vedere tradizionali non sono più all'altezza del tempo e della storia. Anzi, secondo molti, c'è da rivedere gran parte di quella che diciamo la modernità, vale a dire la mentalità e la cultura che da dopo la rivoluzione francese, in Occidente e nel mondo intero, si è offerta come simbolo e strumento di progresso, di successo, di ideale libertà, fraternità, giustizia.

L'uomo occidentale moderno si sente tutto centrato su se stesso e costruttore del suo destino. Il rischio è la caduta nel soggettivismo e in una spasmodica ricerca dell'efficienza e della produttività. La libertà è pensata quasi esclusivamente come assenza di costrizione e soprattutto come libertà di scelta, possibilità di fare ciò che si vuole.

La razionalità esaltata è quella scientifica e tecnologica. Di fronte alle difficoltà presenti magari ci si rifugia nelle tradizioni o nella religione, che però rischia, così, di rimanere fonte di passività e di oscurantismo, strumento di oppressione e di autoritarismo individuale, familiare e sociale.

Un corretto e solido pensiero cristianamente ispirato ci può aiutare a superare questi possibili rischi dell'umanesimo moderno-occidentale illuministico.

Infatti, ci invita a pensare l'uomo, uomo-donna, come persona, cioè al contempo soggetto responsabile e aperto agli altri, agli animali, alle cose, al mondo, a Dio, che si presentano "di fronte" con una loro consistenza ontologica, cioè in rapporto, ma non riconducibili, al mondo dell'io e alle sue aspirazioni, e tanto meno fagocitabili da esso. Anche i figli, somigliano, ma non sono la fotocopia o la riproduzione dei genitori. Gli alunni non si riducono a puri "destinatari", cioè a "complementi di termine" della maestria degli insegnanti.

L'agire ne deve fare i conti. Secondo Antonio Rosmini, il pensatore cristiano dell'Ottocento recentemente beatificato, la regola aurea dell'agire era riassumibile nella massima:  "adegua il tuo amore all'essere di ciascuna realtà con cui hai a che fare".

Il personalismo cristiano ci ha, inoltre, stimolato a dare spessore alla nostra libertà di scelta:  rapportandola con il bene da fare, con i valori da riconoscere e da attuare; impegnandola a dar senso al mondo e alle cose, oltre che a se stessi; spingendola a partecipare responsabilmente e solidarmente a uno sviluppo storicamente sostenibile, umanamente degno per tutti e per ciascuno, per gli individui, per i popoli e per le nazioni.

Ma c'è un punto in cui si ha dà rivalutare attentamente i personali modi di vedere!
L'Occidente moderno è fondamentalmente empirico, sociologistico, sbilanciato sul pubblico:  pensa cioè fatti, persone, eventi e cose solo in quanto appaiono alla superficie dell'esperienza storico-spaziale; distende i pensieri nel tempo e nello spazio sociale, limitandosi a ciò che è di pubblico interesse, mettendo da parte o privatizzando ciò che riguarda l'interiorità e la spiritualità personale. L'eterno è come non ci fosse:  c'è solo l'attuale, il futuro, l'ulteriore, l'oltre.

Per questo siamo tendenzialmente materialisti, presentisti e molto trascinabili dalla mentalità consumistica del "tutto insieme e subito" e del "piglia consuma e butta via". Il faccia-a-faccia fa dimenticare il profondo e l'alto delle relazioni. L'orizzontale fa perdere di vista il verticale. La vita, invece, in ogni suo momento, è giocata all'incrocio e nella dinamicità di tutte e due le coordinate:  quella orizzontale e quella verticale. Noi non siamo chiusi in noi stessi. Oltre che verso il sé e verso l'altro noi siamo protesi verso il profondo e verso l'alto, come diceva Pier Giorgio Frassati.

In questo clima di multicultura, di innovazione tecnologica e di globalizzazione, l'ispirazione cristiana invita a riandare alle radici della spiritualità, a recuperare culturalmente e mentalmente la specificità cristiana. Nell'orizzonte della creazione, dell'incarnazione e della presenza dello Spirito Santo nel tempo e nella storia, l'ispirazione cristiana permetterà di non essere travolti dalla globalizzazione, perché darà la possibilità non solo di aprirci all'altro, al mondo e al futuro, ma anche di rivolgere lo sguardo verso l'alto e verso il profondo. Potremo, cioè, cogliere e sentire intuitivamente e misteriosamente che la nostra vita è in Dio; che il tempo e l'eterno sono collegati intrinsecamente in ogni istante della nostra esistenza; che possiamo camminare nel tempo ma attaccati all'eterno, per cui anche l'offerta di un bicchiere d'acqua diventa atto divino, come fatto a Dio!

Potremo, in particolare, vivere la scuola e l'insegnamento come un modo concreto di "camminare nello Spirito" e come "ricerca del Regno di Dio", nella compagnia di Gesù e secondo il suo Vangelo, nella giustizia e nella verità, "facendo la verità nella carità":  in quel Dio, che nel turbinio del tempo, come ci ricorda anche Dante per bocca di Piccarda Donati, "in la sua voluntade è nostra pace" (Paradiso, III, 85).



(©L'Osservatore Romano - 30 giugno 1 luglio 2009)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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