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La Cresima o Confermazione e i Sette Doni dello Spirito Santo

Ultimo Aggiornamento: 25/11/2013 18:22
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... SULLO SPIRITO SANTO

CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA:

BENEDETTO XVI

GIOVANNI PAOLO II

PAOLO VI PIO XII
BENEDETTO XV LEONE XIII
CONCILIO VATICANO II
La Catechesi di Benedetto XVI

27 maggio 2007:


_____________
"Se sarete ciò che dovrete essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero" (S.Caterina da Siena)

http://www.amicidomenicani.it/leggi_...ote.php?id=587

La Cresima come veniva celebrata nei primi cinque secoli e come viene celebrata oggi

Quesito

Caro Padre Angelo
una domanda di patrologia e storia della Chiesa insieme.
Come erano vissuti i sacramenti dell’iniziazione cristiana nei primi cinque secoli della Chiesa e come li ha espressi la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II.
Quali gli aspetti in comune, quali ancora le divergenze?
La ringrazio per la risposta, la seguo nelle preghiere.
Dio la Benedica,
Matteo


Risposta del sacerdote

Caro Matteo,
in questa seconda puntata ti parlo della Confermazione o Cresima, come è stata recepita e praticata nella Chiesa primitiva e come viene celebrata oggi.

1. Istituzione e pratica primitiva

I Vangeli e gli Atti degli Apostoli chiaramente e con insistenza ricordano la promessa dello Spirito Santo fatta da Cristo ai suoi discepoli per portare a pienezza la loro vita nuova.
Due eventi narrati negli Atti ci fanno comprendere come fin dall’inizio la confermazione sia stata considerata un sacramento distinto dal Battesimo, sebbene complementare.
In Atti 8,4ss si legge che gli Pietro e Giovanni furono inviati in Samaria ad imporre le mani a coloro che erano stati battezzati dal diacono Filippo.
Una ventina d’anni più tardi (At 19,1ss), S. Paolo passando da Efeso, trova dei discepoli di Cristo, precedentemente evangelizzati da Apollo, i quali però hanno solo ricevuto il battesimo di Giovanni Battista. Egli li battezza secondo il modo insegnato dal Signore e subito dopo conferisce lo Spirito Santo imponendo le mani su di loro.

2. Tre segni costituiscono il sacramento della Confermazione.

I documenti antichi (III-IV secolo) attestano che dopo il rito battesimale veniva compiuta una duplice unzione.
La prima veniva fatta dal sacerdote che aveva battezzato. Egli però evitava di ungere sulla fronte.
La seconda unzione veniva fatta dal Vescovo sulla fronte in forma di croce, dopo che egli stesso aveva imposto le mani.
Tre dunque sono i segni con cui viene celebrato questo sacramento: l’unzione, l’imposizione delle mani e il segno in forma di croce sulla fronte.
Unzione e segno di croce sulla fronte veniva fatti congiuntamente: è il rito della consignatio.

3. Il ministro del sacramento

Quando era il vescovo ad amministrare il Battesimo, faceva lui stesso anche l’unzione.
In seguito quando il sacerdote cominciò a fare l’unzione post battesimale con il crisma, veniva sottinteso che il battezzato venisse condotto quanto prima dal vescovo, affinché questi gli imponesse le mani e gli facesse l’unzione sulla fronte.
Papa Innocenzo I richiamò formalmente la regola in una lettera al vescovo Decenzio (416): «I bambini, egli dice, non debbono essere confermati da nessun altro, tranne che dal vescovo». E poggia la sua decisione sulla tradizione della Chiesa e sui fatti riferiti negli Atti degli Apostoli. E soggiunge: “I sacerdoti, quando battezzano, sia in presenza del vescovo, sia in sua assenza, possono ungere con il crisma il battezzato, purché detto crisma sia stato consacrato dal vescovo; essi, però, non devono segnare con quest’olio la fronte, poiché ciò è riservato ai soli vescovi quando danno lo Spirito Paraclito”.

Oggi tutti i sacerdoti in cura d’anime possono amministrare la Cresima quando i fedeli sono colpiti da grave malattia e si trovano in pericolo di vita.
Nella Chiesa latina, in cui ministro ordinario della confermazione rimane il vescovo, un sacerdote può ricevere dal Vescovo il potere di amministrare la confermazione. Però il crisma deve sempre essere consacrato dal vescovo durante la messa del crisma il giovedì santo.


4. La materia e la forma

Gli Atti degli Apostoli non parlano di unzione. La materia era costituita dall’imposizione delle mani fatta dagli Apostoli.
Ugualmente non riferiscono nessuna formula (la forma), di cui si possano esser serviti San Pietro, San Giovanni o San Paolo, quando invocavano la discesa dello Spirito Santo con l’imposizione delle mani.
Il testo sacro dice solo che essi accompagnavano il gesto con una preghiera. Seguendo il loro esempio, i vescovi dei primi secoli aggiunsero all’unzione e all’imposizione delle mani una formula più o meno determinata.
Oggi il ministro deve servirsi del crisma, composto di olio d’oliva e di balsamo, consacrato dal vescovo.

Con questo crisma egli deve fare con la mano, e senza servirsi di alcun strumento un’unzione sulla fronte del cresimando, e, praticando quest’unzione, egli impone per ciò stesso la mano su colui che riceve il sacramento.

Inoltre, quest’unzione deve essere accompagnata da alcune parole che costituiscono la forma del sacramento. Esse sono le seguenti: “Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono”.
Sono le parole in uso nella Chiesa greca fin dal IV secolo.
Prima della riforma voluta dal Concilio Vaticano II nella Chiesa latina le parole in uso erano le seguenti: Io ti segno con il segno della croce, ti confermo con il crisma della salvezza, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Prima della riforma del Vaticano II veniva dato anche un leggero schiaffo come il simbolo delle difficoltà, delle sofferenze e forse anche del martirio, cui andava incontro il cristiano nella sua vita. Ma questo rito non era molto antico.

Oggi il gesto compiuto dal vescovo, che materialmente è lo stesso che si faceva precedentemente, non viene inteso come leggero schiaffo, ma come un gesto di pace. Mentre lo compie, il Vescovo dice: la pace sia con te.
In altri tempi, sulla fronte segnata con il crisma veniva posta una benda bianca, che si doveva tenere per sette giorni. Più tardi si ridusse a tre giorni, poi ad uno. Oggi ci si accontenta di asciugare con un pannolino la fronte dopo unzione. Fino alla riforma voluta dal Vaticano II la fascia dalla fronte era passata al braccio. La fascia oggi è scomparsa.

Quando la cresima era collegata al Battesimo, il padrino dei Battesimo accompagnava naturalmente il figlioccio sino alla fine della cerimonia.
Anche oggi, come un tempo, la Chiesa prescrive che il cresimando abbia un padrino.

Questo padrino può essere lo stesso del battesimo, soprattutto se i due sacramenti fossero conferiti nella stessa celebrazione, come avviene per gli adulti.

Ti saluto, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo
Pubblicato 24.09.2007

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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CRESIMA: Sacramento dello Spirito

di Stefano Biavaschi


Ciò che più ci stupisce dello Spirito Santo è l'inafferrabilità di un "tu" con cui entrare in relazione. Mentre in Gesù il "tu" assume un volto umano dai lineamenti visibili, nello Spirito Santo il "tu" sembra sottrarsi alla nostra comprensione; purissimamente divino com'è ci appare insondabile, infinito e senza contorni.

Come entrare in relazione con una simile realtà?

Credo che questo sia un interrogativo di molti cristiani, che spesso emarginano lo Spirito Santo escludendolo dalle loro preghiere, o riducendolo col pensiero a "cosa", "energia", "emanazione". L'articolo davanti (lo Spirito Santo) a volte induce a dimenticare che questo Paraclito è persona. Anzi, persona divina. Tuttavia la mancanza di una relazione di tipo ordinario con questa persona divina non è un difetto insito nella nostra fede, ma la modalità stessa con cui lo Spirito si rapporta con noi. Mi spiegherò meglio.

Con l'incarnazione del Verbo si verifica nella storia il fatto più esaltante di tutti i tempi: Dio si fa uomo, si rende riconoscibile, cammina al nostro fianco. E' ciò che la Bibbia chiama l'Emmanuele, il Dio-con-noi. Con la discesa dello Spirito Santo (a partire dal giorno di Pentecoste e fino all'ultima cresima che celebriamo) la Chiesa passa dall'esperienza del Dio-con-noi a quella del Dio-in-noi. Vi manderò un Consolatore, promise Gesù (Gv 15,26), e la maggiore consolazione è che il dono di questo Spirito genera la presenza viva di Dio nel nostro cuore, portandoci al superamento del semplice rapporto dialogico che fino a quel momento avevamo con la divinità. Il "tu", infatti, per quanto nobile possa essere, rappresenta sempre un'alterità, la relazione con una presenza esterna al nostro io.

Lo Spirito Santo, invece, quasi si fonde col nostro io, coabita coi nostri pensieri e li divinizza. La sua azione costruisce progressivamente il Dio-in-noi, modellandoci nel Cristo. La sua grazia ci conferisce i modi di sentire di Gesù, i suoi modi di pensare, di amare.


La caduta della relazione duale e la coabitazione di Dio all'interno del nostro stesso io è il più grande dono che ci può essere dato. Grazie a questa amorevole condivisione della natura divina smettiamo di collocare Dio all'esterno, di sentirlo "un altro", e quasi assaporiamo il misterioso significato dell'unione ipostatica fra le persone divine. Tre persone, ma un solo Dio.


Questo inestimabile dono è presentato dal nuovo Catechismo in tante bellissime pagine (in particolare ai numeri 683-741 per quanto riguarda lo Spirito Santo, e 1285-1314 per quanto riguarda la Cresima). Ma rimane evidente come le parole non possano mai racchiuderne tutto l'inesauribile mistero. Il cristiano che vive in santità è colto dalla vertigine solo a considerare alcuni dei Suoi modi d'agire, come quando Egli scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato, dona la virtù e la grazia, elargisce premi e consolazioni, procura salvezza del corpo e dello spirito, conferisce i sette santi doni, allinea la mente col cuore, combina la luce con l'amore, fa pregustare anticipazioni del Paradiso.

Quale bellezza salverà il mondo se non questa?

Già nel Battesimo siamo stati immersi nello Spirito Santo, ma la necessità di una Confermazione emerge dalla stessa Sacra Scrittura: "Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imposero loro le mani e quelli ricevettero lo Spirito Santo" (At 8,15-17). Si tratta quindi di due momenti sacramentali distinguibili, anche se nel cristianesimo orientale è prevalso l'uso di unificarli. Viceversa vi sono movimenti, anche all'interno della Chiesa, che pretendono di conferire due volte il dono del Battesimo o due volte quello dell'infusione dello Spirito Santo. In realtà ogni sacramento, una volta conferito, non può essere ridato, ma semmai se ne può risvegliare la consapevolezza. Come tutti i doni, infatti, c'è sempre il rischio che il sacramento venga col tempo accantonato come un pacco chiuso. Beato il cristiano che non solo lo sa aprire, ma ne sa attingere tutte le ricchezze che scaturiscono dalla profondità del cuore di Dio.


La Cresima è il sacramento che continua ad essere chiesto dalla quasi totalità dei genitori per i loro figli, ma, forse, è il meno “amato”, perché il meno capito.

Accanto ai diversi problemi di ordine teologico e pastorale che fanno riflettere teologi e sacerdoti responsabili di una comunità, certamente uno dei motivi che ostacola (limita) la comprensione di questo sacramento è il profondo e rapido cambiamento del contesto socio-culturale e religioso in cui la Chiesa vive e opera oggi. In una società in cui il riferimento a Dio si fa sempre più debole nella concretezza della vita quotidiana - processo di secolarizzazione -, diventa difficile fare una proposta di fede che non vuole suscitare un vago sentimento religioso o chiedere semplicemente la partecipazione a qualche momento, ma coinvolgere tutta la vita, in ogni sua scelta. A partire proprio dall’esperienza concreta della nostra parrocchia si constata che, da un lato c'è una comunità desiderosa di affiancarsi al cammino delle famiglie per aiutarle a “tenere fisso lo sguardo su Gesù” e ad accogliere il Suo Mistero come senso e scopo ultimo della vita dell'uomo, dall'altro, ci sono ragazzi che, molto spesso, non vedono l'ora di fare la Cresima per chiudere con la catechesi e purtroppo, anche con la Messa. Da un lato, insomma, Cè la Chiesa consapevole di celebrare un avvenimento - la Pentecoste - e di ricevere in dono lo Spirito Santo, dall’altro ci sono genitori che apprezzano la bella cerimonia, ma che, in molti casi, faticano a cogliere il significato di quel momento e di quei segni perla vita dei loro figli.

Viene da chiedersi se la Cresima sia veramente considerata il sacramento del dono dello Spirito, dato in pienezza, per illuminare e sostenere la scelta di un progetto di vita fondato sui valori vissuti da Cristo o non sia piuttosto "un certificato" che è bene garantirsi in vista del matrimonio...

Per fare un po' più di chiarezza, prendiamo alcuni spunti da ciò che è scritto nella introduzione al rito della Cresima: “Con il Sacramento della Confermazione i battezzati proseguono il cammino dell'iniziazione cristiana. In forza di questo sacramento, essi ricevono l’effusione dello Spirito Santo, dono che rende i fedeli in modo più perfetto conformi a Cristo e comunica loro la forza di rendere testimonianza per l’edificazione del suo corpo nella fede e nella carità. Essi ricevono inoltre il carattere o segno indelebile del Signore.

La Cresima è una tappa dl quel cammino permanente che conduce sempre più “dentro la vita di fede” ed è strettamene­te  legata al sacramento del battesimo, tanto da essere chiamata anche Confermazione. Infatti è la conferma degli impegni battesimali.

Se il Battesimo è la nascita alla vita spirituale, la Cresima è come la crescita che porta l’uomo a diventare “adulto nella fede”, cioè credente motivato e sostenuto da convinzioni consapevoli, solide.

La fede è " vista” e deve incarnarsi nella vita di ogni cristiano chiamato a “imparare a pensare come Cristo, a giudicare la vita come lui, a sperare come insegna lui"  È il dono dello Spirito Santo che da al nostro cuore la capacità di conoscere sempre più in profondità il “Mistero” di Dio, di interiorizzare e fare nostri i senti­menti, gli atteggiamenti, le scelte di Gesù. L’azione creatrice dello Spirito Santo che ci ha donato la vita nuova nel Battesimo continua lungo tutta la vita cristiana in una attività di progressiva trasformazione nel Cristo,

 "Noi tutti veniamo trasformati ad immagine del Signore, secondo l'azione dello Spirito. (2 Cor. 3,18) “Sarete miei testimoni", è il titolo del catechismo dei ragazzi che si preparano alla Cresima.

Lo Spirito Santo ci è donato nella Cresima con la pienezza dei suoi doni, perché possiamo testimoniare Cristo morto e risorto, cioè viviamo da “uomini nuovi" che considerano la vita come un dono da mettere a servi­zio, per costruire con Cristo una comunità di amore. Testimoniare significa saper indicare in mezzo alle tante "ombre e contraddizioni della nostra società i segni della presenza di Dio, saper affrontare la vita con coraggio, consapevoli che Dio è all'opera; significa dare un senso, una direzione giusta all’esistenza personale, grazie alla luce che viene dalla parola di Dio; significa contestare, senza paura di pagare di persona, tutto ciò che è contro il Vangelo e la vera dignità di ogni vita umana.

La Cresima segna quindi l'inizio di un nuovo cammino, in cui Cristo deve essere sempre più presente come persona viva, capace di rispondere alle domande più profonde che salgono dalla vita concreta, capace di indicare l'unico e autentico criterio che aiuta a discernere ciò che è veramente bene o male per l'umano che è in noi e in ogni altra persona.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Il Segno della Croce: NEL NOME DEL PADRE, DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO E' il sigillo di un atto SACRAMENTALE E DI UN SACRAMENTO....

il Sacerdote, il Vescovo, NON agisce nel nome proprio


CRESIMA O CONFERMAZIONE


Un certo Novato – scrive Eusebio di Cesarea nel 4° secolo – spaventato per le torture che i persecutori infliggevano ai Cristiani fermi nella loro fede, rifiutò di ricevere il Sacramento della Cresima. Poco tempo dopo abbandonò Gesù e la sua Chiesa. Eusebio attribuisce questa perversione al rifiuto di rafforzare la fede con la Cresima. La Cresima è detta anche Confermazione perché conferma ciò che è iniziato nel Battesimo. Sembra che neppure gli antichi eretici abbiano avuto l’ardire di negare questo Sacramento tanto importante; invece l’hanno negato Lutero e i Protestanti; lo conservano gli Ortodossi.


Questa è la storia della prima Cresima: Gli Apostoli, in quel giorno di Pentecoste, erano nel Cenacolo in preghiera insieme alla Vergine Santa. "Venne all’improvviso dal Cielo un rombo come di vento che si abbatté gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo."


1. LA CRESIMA È UN VERO E GRANDE SACRAMENTO istituito da Gesù e promulgato dagli Apostoli.


Pietro e Giovanni l’amministrarono a Samaria ove molti si erano convertiti: "Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito S.; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro; ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo" .


S. Paolo, ad Efeso, l’amministrò a 12 uomini seguaci di S. Giovanni Battista: dopo averli battezzati li cresimò: "non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di essi lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetizzavano" .


Giovanni Paolo II spiega molto bene questo Sacramento: "La Confermazione completa il Battesimo, perfeziona il cristiano. L’imposizione delle mani e l’unzione con il sacro crisma – l’olio santo di Cristo – sono i segni efficaci del dono dello Spirito Santo. Prima di segnare la vostra fronte col sacro crisma, stenderò le mani su tutti i cresimandi. È il gesto che ci viene da Gesù mediante gli apostoli. Con questo gesto è il Signore che prende possesso di voi, che vi protegge con la sua mano; è lui che vi guida, che vi manda in missione, come se vi dicesse: Non aver paura, Io sono con te. E per ciascuno di voi io pronuncerò le parole: Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono. Voi partecipate alla grazia di Gesù che a Nazaret diceva: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione .

Lo Spirito vi è stato dato perché tutto il vostro essere cristiano sia illuminato e fortificato. Sì, lo Spirito completa la vostra somiglianza con Cristo: vi segna profondamente con la sua impronta (con il segno della croce) come il bambino porta la somiglianza dei suoi genitori e voi sapete che la croce è il segno di Cristo. Esso (lo Spirito) diventa il vostro maestro interiore che vi apporta costantemente la luce di Cristo per guidarvi verso la verità tutta intera" .


2. È IL SACRAMENTO DEL CAMMINO, DELLA CRESCITA, DELLA LIBERTA’.


Mentre il Battesimo è il Sacramento della partenza, questo è il Sacramento del cammino spirituale. E perché possiamo camminare più speditamente, lo Spirito ci elargisce i suoi doni: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio: essi sono per l’anima come i remi per la barca, come il pedale per la bicicletta. Lo Spirito ci elargisce pure una nuova e piena effusione delle virtù teologali: fede, speranza, carità, che sono per l’anima come la vela per la barca, come il motore per l’automobile. E per camminare più gioiosamente, ci viene infuso "il frutto dello Spirito che è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sè" . Così nel nostro cammino saremo segno di gioia ai fratelli, distribuiremo un sorriso a chi è triste e vivremo le beatitudini evangeliche.


Mentre il Battesimo è il Sacramento della nascita, questo è il Sacramento della crescita, dello sviluppo della vita spirituale: se corrispondiamo alla grazia sacramentale, diventiamo consapevoli, coerenti, decisi, coraggiosi, insomma spiritualmente adulti e grandi.


È il Sacramento della pienezza della libertà (se trova in noi corrispondenza), poiché ci dona la pienezza dello Spirito Santo, e Dio ci dice: "Dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà" . Lo Spirito diventa la nostra guida, la nostra luce, il nostro dolce ospite, la nostra forza: ci rende liberi e forti.

3. È IL SACRAMENTO DELLA FORTEZZA, DEL CORAGGIO CRISTIANO.


Gesù ci assicura: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi" . S. Paolo afferma: Lo Spirito Santo viene per rivestirvi di tutta "l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo e restare in piedi dopo aver superate tutte le prove" . Anche il Vaticano II dice: "Per mezzo della Cresima i battezzati sono arricchiti di una speciale forza dello Spirito Santo" .

È chiamato il "Sacramento del fuoco": infatti lo Spirito che è amore del Padre e del Figlio, ci infiamma di amore divino e fraterno, affinché tutti gli ostacoli possano cadere e tutte le difficoltà possano essere superate vittoriosamente poiché omnia vincit amor: l’amore tutto vince.

Gli Apostoli dopo la Pentecoste, che fu la loro Cresima, furono completamente trasformati: da timidi e vili divennero forti e coraggiosi come leoni.


Giosuè Borsi (per citare un caso del nostro secolo scegliendo tra migliaia), dopo una giovinezza sperperata nell’incredulità e nell’impudicizia, riceve la Cresima con fervore, e subito (come garanzia d’impegno) chiede e ottiene di entrare nelle file dell’Ordine francescano secolare, e da quell’istante, mai una sola caduta nel peccato, neppure nelle colpe veniali, e, come dice il card. Maffi, vive e muore sul fronte di guerra da eroe e da santo.


4. È IL SACRAMENTO DELLA TESTIMONIANZA.


Gesù, prima di salire al Cielo, dice: "Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, lo Spirito di verità; egli mi renderà testimonianza e anche voi mi renderete testimonianza" . "Mi sarete testimoni a Gerusalemme e fino agli estremi confini della terra" . Oggi questa testimonianza a Cristo Dio è di estrema necessità e urgenza; lo Spirito per mezzo di S. Paolo ci grida: "Siate irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo tenendo alta la parola di vita" .

Gli uomini non vedono Gesù, ma te; non odono la sua voce, ma le tue parole; perciò nel tuo modo di parlare e di vivere tu devi ovunque manifestare Gesù: il Vangelo che il mondo ancora prende sul serio è quello che portiamo scritto nelle nostre opere.


5. È IL SACRAMENTO DELL’APOSTOLATO DEI LAICI.


Il Vaticano II afferma: "Con il Sacramento della Confermazione i fedeli, arricchiti di una speciale forza dello Spirito Santo, sono più strettamente obbligati a diffondere e a difendere con la parola e con l’opera la fede come veri testimoni di Cristo" .

Gesù (dice il Vangelo) non ha inviato soltanto gli Apostoli, i Sacerdoti a evangelizzare il mondo, ma ha inviato pure i laici rappresentati nei 72 discepoli: "Il Signore designò altri 72 discepoli e li mandò a due a due dinanzi a sé in ogni città e luogo" . Perciò, soprattutto "oggi – come ripeteva il B. Orione – chi non è apostolo di Gesù Cristo e della sua Chiesa, è apostata".


Oggi lo Spirito Santo ripete a ogni battezzato e cresimato le terribili parole del profeta Ezechiele: "Se tu non parli per distogliere l’empio dalla sua condotta, egli, l’empio, morirà (ossia andrà dannato) per la sua iniquità, ma della sua morte chiederò conto a te" .

Lo Spirito ripete pure le consolanti parole di S. Giacomo: "Se uno di voi si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, costui sappia che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati" .

Lo Spirito della nostra Cresima è il Sole dell’anima che vuol portarci luce di fede, calore di amore, energia per la santificazione e per l’apostolato. Se al sole si chiudono le finestre, si rimane nel buio e nel freddo. Apriamo allo Spirito le finestre della mente e del cuore. Trionferà in noi come ha trionfato in schiere di vergini, in folle di martiri, in milioni di Santi. Il trionfo sarà più sicuro e più grande se coltiveremo una forte devozione alla Madonna, sposa del medesimo Spirito, poiché ogni vittoria viene per mezzo di Maria.


ESEMPIO
. Il Ven. Alberto Marvelli (nato a Ferrara nel 1918 e morto a Rimini nel 1946). Giovane ingegnere, intelligente, dai grandi ideali, religiosissimo, faceva meditazione e Comunione ogni giorno, cristiano quadrato e tutto d’un pezzo sia in chiesa come nel luogo di lavoro e nelle piazze; molto impegnato nell’apostolato, dirigente dei giovani e dei Laureati cattolici e della Conferenza di S. Vincenzo.


Era pienamente convinto che il vero cristiano non deve separare la vita dalla fede, e che tutte le scelte, anche quelle sociali e politiche, devono tutte e sempre essere coerenti al "Credo" religioso. Era inconcepibile per lui che un cattolico appoggiasse partiti e gruppi con ideologie materialiste o schierate a favore di divorzio, aborto, eutanasia, malcostume, pornografia e simili diavolerie. Comprendeva che il vero cristiano deve impegnarsi pure nella sociologia e nella politica ispirata al Vangelo, poiché la politica retta e onesta – come afferma S. Tommaso – "è arte principalissima" e, come soggiunge Paolo VI, "è la forma più alta ed esigente della carità". Quindi si impegnò direttamente nella politica, affrontò con cuore cristiano i comizi, rimanendo grande amico di tutti, trattando cose pratiche a vantaggio specialmente dei più bisognosi, restando ben radicato nei principi della dottrina sociale della Chiesa.

Fu Assessore Comunale all’edilizia, Presidente della Commissione alloggi, Presidente della Commissione riparazioni di guerra, Commissario del Consorzio Marecchia, professore all’Istituto Industriale. Le sue preferenze erano per i poveri ai quali nel suo Ufficio dava la precedenza. Ha sfamato tante persone. Durante la guerra, subito dopo i bombardamenti, che a Rimini furono molto numerosi, correva a soccorrere i feriti, a portare provviste; arrivò perfino a donare le scarpe che aveva nei piedi, la giacca che indossava, i vetri della sua casa, il materasso del suo letto. Nel 1940 lasciò scritto: "Ti offro, o Gesù, la mia vita pur di conservare la purezza sempre, a costo di ogni sacrificio, te la offro pure per la felicità della mamma, dei fratelli, per il Papa, per le Missioni".

Gesù ha accolto questa offerta eroica; a 28 anni, mentre in bicicletta si recava verso Miramare di Rimini a tenere un comizio, fu travolto e ucciso da un camion militare che procedeva a velocità pazzesca. La sua salma è stata portata, nel 1974, dal cimitero alla chiesa di S. Agostino attraversando le vie principali di Rimini, seguita da molte migliaia di persone. Si spera di venerare presto sugli altari questo meraviglioso giovane, il quale, in un mondo avvelenato dal laicismo, dal fango dell’impurità, dall’edonismo e dall’indifferentismo religioso, ha saputo essere ricolmo di santo coraggio nel professare integralmente e a fronte alta il suo grande amore a Gesù, alla Madonna, alla Chiesa e ai fratelli, e nel fare tutte le sue scelte in piena coerenza alla sua fede cattolica.
Così va vissuto il Sacramento della Cresima!

Indubbiamente SPAVENTANO storie come queste perchè abbiamo un concetto della morte errato, come se fosse LA FINE DI TUTTO, siamo talmente ATTACCATI al mondo che il solo pensare di DARE LA NOSTRA VITA ci fa quasi disperare... finchè si tratta di dare la propria vita SIMBOLICAMENTE o attraverso un opera, il danaro, un vestiario, un pezzo di pane, ci stiamo, tutto sommato ci fa sentire anche con la coscienza a posto, ma quando parliamo di VITA E DI MORTE, di dare la NOSTRA vita per Gesù, per l'altro....allora le aspettative cambiano....e pure "se il chicco di grano NON muore non porta frutto" e il seme non muore simbolicamente....

E paradosso di questa cultura materialista è che si è favorevoli all'eutanasia ma poi ci si scandalizza di fronte a testimonianze eroiche come queste, di chi NON si uccide, ma OFFRE LA SUA VITA: "SIGNORE PRENDIMI PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI PER LA MIA SALVEZZA..."





I Doni dello Spirito Santo in questo Sacramento sono:



La sapienza è un'emanazione della potenza di Dio, un effluvio genuino della gloria dell'Onnipotente,...è un riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell'attività di Dio e un'immagine della sua bontà (Sap. 7,25-26).
La sapienza è un lume che non può acquistarsi, ne per mezzo di umano magistero, ma che immediatamente viene infusa da Dio. (P.Pio)
Dio la concede a quanti la chiedono nella preghiera e insieme ad essa vengono concessi tutti i beni. Questo dono, però, è concesso solo all'uomo la cui volontà è retta : "La sapienza non entra in un'anima che opera il male né abita in un corpo schiavo del peccato" (Sap.1,4)
Il sapiente ha la sua gioia nel servire il Signore, dimenticando se stesso. Egli amerà buoni e cattivi, amici e nemici senza distinzioni umane, vedrà con gli occhi di Dio e amerà col suo Amore.



L'intelletto è una luce soprannaturale, che illumina l'occhio dell'anima fortificandola e donandole una più estesa vista sulle cose divine.
L'intelligenza ci fa apparire le cose spirituali come nuda Verità (S.Tommaso).
Si rivela la bellezza piena d'incanto dei misteri di Dio ed appaiono armonie nuove che portano ad una dolcezza infinita. Tutto sembra nuovo all'anima, la Verità è colta in maniera più completa.
La condizione indispensabile per il dono dell'intelletto è la purezza di cuore : un cuore puro è un cuore sincero, limpido, leale, trasparente, libero da ogni male.
"Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti ed agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli." (Mt.5,8).
Bisogna essere piccoli, lasciarsi purificare, spogliarsi di tutto, anche delle certezze più assolute. Il dono dell'intelletto dona all'anima una conoscenza profonda della propria vita, le fa capire i disegni di Dio facendola raggiungere lo scopo della sua esistenza.




"Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto."(Rm. 12,2)
Il dono del consiglio ci fa attuare il proposito di vivere secondo il Vangelo nelle situazioni concrete : ci ispira scelte conforme alla volontà di Dio, ci aiuta a risolvere i problemi della condotta personale.
E' una specie d'intuizione soprannaturale che aiuta a giudicare prontamente e sicuramente ciò che conviene fare e decidere, senza esitazioni e dubbi, anche nei casi difficili.
Lo Spirito ci mette in piena sintonia con Dio e ci fa realizzare il proposito di vivere secondo la sua volontà, e viene in aiuto della nostra debolezza perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare.
Occorre essere docili, sottomessi alla mozione dello Spirito, cioè non ostacolarne l'azione: il dono del consiglio richiede alcune disposizioni fondamentali tra cui un profondo sentimento della nostra impotenza ed incapacità, che solo può attirare lo Spirito di Dio ad agire in noi. E' necessaria anche la semplicità e la retta intenzione che ci libera da riguardi e considerazioni umane e ci indirizza con purezza di cuore a Dio.


La fortezza è l'espressione della fede matura, provata da tutto quello che il maligno può scatenare dentro di noi e intorno a noi per vincere la debolezza umana.
A sostegno della fortezza Dio ci offre se stesso e la sua parola.
"Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui."(Gv. 14,23)
L'impegno perseverante delle virtù morali, porta come frutto il gaudio spirituale.
La fortezza è dono della bontà di Dio e frutto della redenzione : Maria, la Madre di Dio, è donna forte nei disagi, nei pericoli, nel silenzioso servizio quotidiano nella famiglia, più ancora ai piedi della croce, ed è oggi modello di fortezza per tutti.
Gesù, l'Emmanuele, "Dio con noi" può trasformare la debolezza dell'uomo in fortezza, la croce nella gloria della resurrezione.


"Grazie al dono della scienza ci è dato conoscere il vero valore delle creature nel loro rapporto col Creatore.
Grazie ad essa
- scrive S.Tommaso - l'uomo non stima le creature più di quello che valgono e non pone in esse, ma in Dio, il fine della propria vita."(Giovanni Paolo II).
Il dono della scienza insegna a fare ringraziamento e offerta di ogni cosa creata perché ci è stata data per aiutarci nel cammino verso Dio. La scienza suggerisce un ordinato e illuminato distacco dalle creature per entrare in armonia e in profonda comunione con esse e assaporarne tutta la bellezza come riflesso della bellezza di Dio.
Nel Siracide leggiamo :"...pose lo sguardo nel cuore degli uomini per mostrare loro la grandezza delle sue opere", "I loro occhi contemplarono la grandezza della sua gloria e i loro orecchi sentirono la magnificenza della sua voce".
Il dono della scienza è sorgente di lode, di canto ed è fonte di libertà interiore che porta alla contemplazione di Dio.


La pietà, come dono dello Spirito Santo, ci rende capaci di rispondere all'amore misericordioso di Dio con un attaccamento filiale fatto di vigilanza e tenerezza, che si traduce in un'obbedienza pronta e gioiosa verso Dio e un'attenta misericordia verso il prossimo. (A.Doneda)
La consapevolezza dell'amore di Dio permette all'anima di volgere lo sguardo a Lui. Ci sentiamo figli protetti, custoditi in mani sicure, perché sappiamo che il suo perdono è amore, non giustizia.
Consapevole della propria povertà, la creatura si abbandona al suo Creatore per riceverne consolazione.
Dio ama e attende da ciascuno una risposta al suo amore.
Negli avvenimenti di ogni giorno e nelle prove più difficili, questo dono ci fa essere pronti ad ogni sacrificio, per amore di un Padre così tenero che in tutti gli eventi opera solo per il bene dei suoi figli. E' il dono della pietà che trasforma il nostro cuore e vi infonde gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù.

"Venite, figli, ascoltatemi; vi insegnerò il timore del Signore"(Sal. 34,12)
Mentre l'amore ci fa accelerate il passo, il timore ci induce a guardare dove posiamo il passo per non cadere.
Il timore servile induce a fuggire il peccato per evitare le pene eterne dell'inferno: è un timore buono, che per molti uomini lontani da Dio rappresenta il primo passo verso la conversione e l'inizio dell'amore, è una grande difesa contro le tentazioni e le attrattive del male.
Il cristiano è mosso dall'amore divino ed è chiamato ad amare: quando l'amore elimina ogni timore, questo si trasforma tutto in amore.
Il cristiano dunque deve coltivare il santo timore di Dio, per avere una percezione forte del senso del peccato, per non avere paura " di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima" ma avere santo timore di "Colui che può far perire e l'anima e il corpo...".
Il dono del timore è per eccellenza il dono della lotta contro il peccato.


 
[Modificato da Caterina63 14/12/2008 16:20]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Un Video fatto con il Magistero della Chiesa ispirato dallo Spirito Santo ai Pontefici


Il Veni Creatori Spiritus, Inno allo Spirito Santo, ci aiuti ad accoglierlo....e a metterlo in pratica
...




Veni, Creator Spiritus
mentes tuorum visita
Imple superna gratia
quae tu creasti pectora.

Qui diceris Paraclitus,
Altissimi donum Dei,
fons vivus, ignis, caritas,
et spiritalis unctio.

Tu septiformis munere,
digitus paternae dexterae;
tu rite promissum Patris,
sermone ditans guttura.

Accende lumen sensibus,
infunde amorem cordibus,
infirma nostri corporis,
virtute firmans perpeti.

Hostem repellas longius,
pacemque dones protinus,
ductore sic te praevio,
vitemus omne noxium.

Per te sciamus da Patrem,
noscamus atque Filium,
teque utriusque Spiritum
credamus omni tempore.

Deo Patri sit gloria
et Filio, qui a mortuis
surrexit, ac Paraclito,
in saeculorum saecula.
Amen.



Traduzione italiana

Vieni, o Spirito creatore,
visita le nostre menti,
riempi della tua grazia
i cuori che hai creato.

O dolce consolatore,
dono del Padre altissimo,
acqua viva, fuoco, amore,
santo crisma dell'anima.

Dito della mano di Dio,
promesso dal Salvatore
irradia i tuoi sette doni,
suscita in noi la parola.

Sii luce all'intelletto,
fiamma ardente nel cuore;
sana le nostre ferite
col balsamo del tuo amore.

Difendici dal nemico,
reca in dono la pace,
la tua guida invincibile
ci preservi dal male.

Luce d'eterna sapienza,
svelaci il grande mistero
di Dio Padre e del Figlio uniti
in un solo Amore.

Sia gloria a Dio Padre,
al Figlio, che è risorto dai morti
e allo Spirito Santo
per tutti i secoli.
Amen.
Fraternamente CaterinaLD

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14/12/2008 21:31
 
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Documenti ufficiali > La Cresima sigillo dello Spirito. Preparazione, celebrazione, cura pastorale. Nota a cura del Consiglio episcopale della Diocesi di Roma

La Cresima sigillo dello Spirito. Preparazione, celebrazione, cura pastorale. Nota a cura del Consiglio episcopale della Diocesi di Roma dell’1 settembre 1998.
Queste linee pastorali e disposizioni normative, predisposte dal Consiglio Episcopale, sono stabilite per l’intera Diocesi di Roma al fine di promuovere una prassi comune riguardo alla preparazione e celebrazione del sacramento della Cresima, secondo gli indirizzi stabiliti dal Sinodo pastorale.


Riferimenti teologico-pastorali


1 - La Cresima o Confermazione sacramento della iniziazione cristiana: il sacramento della Cresima fa parte del processo di iniziazione cristiana che ha il suo inizio nel Battesimo e il suo culmine nell’Eucaristia.

In questo senso “Battesimo, Confermazione ed Eucaristia costituiscono un tutto unitario” (CCC, 1306). Per mezzo di essi “gli uomini uniti a Cristo nella sua morte, nella sua sepoltura e risurrezione, vengono liberati dal potere delle tenebre, ricevono lo Spirito di adozione a figli e celebrano, con tutto il popolo di Dio, il memoriale della morte e risurrezione del Signore” (RICA, Introd. Gen., 1). Ne deriva allora che “i fedeli sono obbligati a ricevere tempestivamente il sacramento della Confermazione” (CIC, 890).”Senza la Confermazione e l’Eucaristia infatti, il sacramento del Battesimo è certamente valido ed efficace, ma l’iniziazione cristiana rimane incompiuta” (CCC, 1306). Tale unità va dunque salvaguardata in ogni modo (CCC, 1285).


2 - La Cresima sacramento che conferma la grazia del Battesimo: il nome Confermazione indica appunto rafforzamento, consolidamento del dono di grazia ricevuto nel Battesimo.

Infatti “con il sacramento della Confermazione i battezzati vengono vincolati più perfettamente alla Chiesa, sono arricchiti di una speciale forza dello Spirito Santo e in questo modo sono più strettamente obbligati a diffondere e a difendere con la parola e con le opere la fede come veri testimoni di Cristo” (Rito, premessa 2).

Se a volte si parla della Cresima come del sacramento della maturità cristiana che esige una scelta ponderata sulla fede, “non si deve tuttavia confondere l’età adulta della fede con l’età adulta della crescita naturale e neppure dimenticare che la grazia del Battesimo, è una grazia di elezione gratuita e immeritata, che non ha bisogno di una ratifica per diventare effettiva” (CCC, 1308).


3 - La Cresima, sacramento dello Spirito Santo: essa si compie nello Spirito e conferisce la pienezza dei doni dello Spirito Santo, rendendo perenne nella Chiesa la grazia della Pentecoste. (CCC, 1288).

Il rito esprime tale effusione del dono dello Spirito Santo mediante l’imposizione delle mani e l’unzione con il sacro crisma.

“Il dono dello Spirito rende i fedeli in modo più perfetto conformi a Cristo e comunica loro la forza di rendere a lui testimonianza, per l’edificazione del suo Corpo nella fede e nella carità” (RC 2; LG 11, CCC 1302-1303).

Lo Spirito che si riceve nella Cresima è lo Spirito stesso di Gesù che egli ha ricevuto fin dall’Incarnazione (il Verbo si fa carne in Maria per opera dello Spirito Santo), è sceso su di lui nel Battesimo al Giordano in forma di colomba, lo ha guidato nella sua missione di annunciatore e rivelatore del Regno di Dio (Luca 4), fino alla sua morte e risurrezione.

E’ il “suo” Spirito, dunque, che Gesù promette e dona ai suoi la sera stessa della Pasqua (Gv 20).


4 - La Cresima sacramento della missione: donando una speciale forza dello Spirito Santo,

la Cresima sostiene la viva testimonianza cristiana per confessare coraggiosamente il nome di Gesù e per non vergognarsi mai della sua croce (Cfr. CCC 1303).


Un episodio biblico della vita di Cristo che i Padri della Chiesa amano riferire alla Cresima è quello della Trasfigurazione che viene anche chiamata la “confermazione di Gesù”.
Come il dono dello Spirito aiuta Gesù ad affrontare la croce nel sacrificio di sé e nell’obbedienza filiale al Padre, così l’unzione crismale comunica al battezzato l’energia dello Spirito in vista del “fare come Lui”, osservando il suo comandamento dell’amore gratuito, nel dono di sé al Padre e nel servizio di carità.

“E’ dunque dalla Confermazione che deve maturare con sempre maggiore incisività, la presenza, la crescita e l’abilitazione ad esercitare molteplici servizi ecclesiali sia all’interno della comunità cristiana, sia nella vita della società” (Eucaristia, Comunione e comunità, 92).


5 - Gli effetti della Cresima (Cfr. CCC 1303)

La Cresima dunque segna una crescita e un approfondimento della grazia battesimale:

- radica più profondamente nella filiazione divina, grazie alla quale osiamo dire: “Abba, Padre!” (Rm 8,15);

- unisce più saldamente a Cristo, servo del Dio altissimo, sacerdote che offre la propria vita, Figlio orante che si abbandona tra le braccia del Padre; l’unzione con il crisma dice consacrazione, cioè partecipazione alla missione di Cristo;

- aumenta i carismi dello Spirito per la perfezione personale della carità (CdA 679-680) e per contribuire alla crescita spirituale della Chiesa (RC 25);        

- rende più perfetto il legame con la Chiesa.


In sintesi “la preparazione al sacramento della Confermazione dovrà tendere a condurre il cristiano a una sempre più intima unione con Cristo, a una viva familiarità con lo Spirito Santo e la sua azione, i suoi doni e le sue mozioni interiori, a una responsabile partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa nel mondo” (Cfr. CCC, 1309).

Linee orientative sull’itinerario ecclesiale, catechistico  e celebrativo del sacramento della Cresima nel cammino dell’Iniziazione cristiana 


6 - I sacramenti della iniziazione sono doni assolutamente gratuiti di Dio che esigono tuttavia di essere accolti consapevolmente e vissuti responsabilmente da coloro che li ricevono. Per questo la preparazione al sacramento della Cresima, come di ogni altro sacramento, è sostenuta da uno specifico itinerario di fede che ne preceda, accompagni e segua la celebrazione. Questo itinerario deve essere inteso come un esercizio prolungato e completo di vita cristiana: una vera scuola di formazione, al seguito di Cristo maestro.



il resto è qui integralmente:

Documenti ufficiali > La Cresima sigillo dello Spirito. Preparazione, celebrazione, cura pastorale. Nota a cura del Consiglio episcopale della Diocesi di Roma


SEZIONE SECONDA “I SETTE SACRAMENTI DELLA CHIESA”


[Modificato da Caterina63 30/11/2009 11:16]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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26/02/2012 21:33
 
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"I sette doni dello Spirito Santo sono sette fonti di energia che egli degna deporre nelle nostre anime, quando vi penetra con la grazia santificante. Le grazie attuali mettono in movimento, simultaneamente o separatamente, quelle potenze divinamente infuse in noi, ed il bene soprannaturale e meritorio per la vita eterna si produce col consenso della nostra volontà

I doni dello Spirito Santo*
dagli scritti di Dom Prosper Guérager O.S.B, Abate di Solesmes (1805-1875)

INDICE

Maria nel cenacolo

I doni dello Spirito Santo

Il dono del Timor di Dio
Il l dono della Pietà
Il dono della Scienza
Il dono della Fortezza
Il dono del Consiglio
Il dono dell'Intelletto
Il dono della Sapienza

Conclusione


Maria nel Cenacolo

Ma non dimentichiamo in questo grande giorno, in questo primo sacrificio offerto da Pietro, assistito dai suoi colleghi di Apostolato, la partecipazione di Maria a quella carne sacrosanta, di cui il suo seno Verginale fu la sorgente. Infiammata dal fuoco dello Spirito Santo, che è venuto in Lei a confermare quella maternità verso gli uomini che Gesù le affidò quand'era sulla croce, ella si unisce nel mistero d'amore a questo amatissimo Figliolo, che se n'è andato in Cielo, e che l'ha incaricata di vegliare sulla Chiesa nascente. D'ora in avanti il Pane di Vita le renderà ogni giorno suo Figlio, finché, ella stessa sarà innalzata, a sua volta, in Cielo per godere eternamente della presenza di Lui, riceverne le carezze e prodigargli le sue.
Quale non fu la felicità dei Neofiti, ai quali fu concesso di avvicinarsi ad una sì augusta regina, alla Vergine-Madre, alla quale era stato dato di portare nel casto suo seno Colui che era la speranza d'Israele! Essi contemplarono le sembianze della nuova Eva, udirono la sua voce, provarono il sentimento filiale che ella ispira a tutti i Discepoli di Gesù. In un'altra epoca, la Liturgia ci parlerà di questi uomini fortunati; adesso non facciamo che ricordare la loro felicità, per dimostrare quanto grande e completa fu questa giornata che vide l'inizio della Santa Chiesa. La sacra Gerarchia apparve nella persona di Pietro, Vicario di Cristo, negli Apostoli suoi fratelli, nei Discepoli scelti dallo stesso Gesù. La semenza della Parola divina fu gettata nella buona terra, l'acqua battesimale rigenerò la parte più eletta dei figli d'Israele, lo Spirito Santo venne loro comunicato nella sua forza, il Verbo li nutrì della sua carne che è un vero nutrimento, e del suo sangue che è una vera bevanda (Gv 6, 56), e Maria, nel momento della loro nuova nascita, li ricevette tra le sue braccia materne.

I DONI DELLO SPIRITO SANTO

Durante tutta questa settimana dovremo esporre le diverse operazioni dello Spirito Santo nella Chiesa e nelle anime dei fedeli; ma è necessario, fin da oggi, anticipare l'insegnamento che abbiamo a presentare. Ci sono dati sette giorni per conoscere e studiare il Dono supremo che il Padre e il Figlio hanno voluto inviarci, e lo Spirito, che procede dai due, si manifesta in sette modi nelle anime. È dunque giusto che ogni giorno di questa settimana sia consacrato ad onorare ed a raccogliere questo settenario di benefici, per mezzo, dei quali dovrà operarsi la nostra salvezza e la nostra santificazione.
I sette doni dello Spirito Santo sono sette fonti di energia che egli degna deporre nelle nostre anime, quando vi penetra con la grazia santificante. Le grazie attuali mettono in movimento, simultaneamente o separatamente, quelle potenze divinamente infuse in noi, ed il bene soprannaturale e meritorio per la vita eterna si produce col consenso della nostra volontà.
Il Profeta Isaia, guidato dall'ispirazione divina, ci aveva fatto conoscere questi sette doni, nel brano in cui, descrivendo l'operazione dello Spirito Santo sull'anima del Figlio di Dio fatto uomo, che ci rappresenta come il fiore uscito dal ramo Verginale nato dal tronco di Jesse, ci dice: "Si poserà sopra di lui lo Spirito del Signore, Spirito di saviezza e discernimento, Spirito di consiglio e fortezza, Spirito di conoscenza e di pietà, e nel timore del Signore è la sua ispirazione" (Is 9, 2-3). Niente di più misterioso che queste parole; ma si sente che ciò che esse esprimono non è una semplice enumerazione dei caratteri del divino Spirito, ma la descrizione degli effetti che opera nell'anima umana. Così l'ha compresa la tradizione cristiana, ed enunciata negli scritti degli antichi padri, e formulata con la teologia.
L'umanità sacra del Figlio di Dio incarnato è il tipo soprannaturale della nostra, e ciò che lo Spirito Santo ha operato in lei deve proporzionalmente aver luogo in noi. Egli ha deposto nel Figlio di Maria quelle sette forze che descrive il profeta; i medesimi doni sono stati preparati all'uomo rigenerato. Notiamo la successione che si manifesta nella loro serie. Isaia nomina prima lo Spirito di sapienza e finisce con quello del timor di Dio. La Sapienza è effettivamente, come vedremo, la più elevata delle prerogative alla quale possa giungere l'anima umana, mentre il Timor di Dio, secondo la profonda espressione del Salmista, non è che il principio e l'abbozzo di questa divina qualità. Si capisce facilmente che l'anima di Gesù, chiamata a contrarre l'unione personale con il Verbo, sia stata trattata con una dignità particolare, in modo che il dono della Sapienza debba essere stato infuso in essa in una maniera primordiale, mentre il dono del Timor di Dio, qualità necessaria ad una natura creata, sia stata posta in lei soltanto come complemento. Per noi, al contrario, fragili e incostanti come siamo, il Timor di Dio è la base di tutto l'edificio ed è per mezzo suo che ci eleviamo di grado in grado fino a quella Sapienza che ci unisce a Dio. È dunque nell'ordine inverso di quello segnalato da Isaia nel riguardi del Figlio di Dio incarnato, che l'uomo s'innalza alla perfezione, per mezzo dei doni dello Spirito Santo, che gli sono stati conferiti nel Battesimo, che gli vengono resi nel sacramento della riconciliazione, se ha avuto la sventura di perdere la grazia santificante per il peccato mortale.
Ammiriamo con profondo rispetto l'augusto settenario, di cui troviamo l'impronta in tutta l'opera della nostra salvezza e della nostra santificazione. Sette sono le virtù che rendono l'anima gradita a Dio; per mezzo dei suoi sette Doni, lo Spirito Santo la conduce al suo fine; i sette Sacramenti le comunicano i frutti dell'Incarnazione e della Redenzione di Gesù Cristo; e, finalmente, dopo trascorse sette settimane dalla Pasqua, lo Spirito è mandato sulla terra per stabilirvi e consolidarvi il regno di Dio. Dopo tutto questo, noi non ci meraviglieremo che Satana abbia cercato di fare una parodia sacrilega dell'opera divina, opponendole l'orribile settenario dei sette peccati capitali, per mezzo dei quali egli si sforza di perdere l'uomo che Dio vuole salvare

IL DONO DEL TIMORE

L'orgoglio per noi è l'ostacolo al bene. È l'orgoglio che ci porta a resistere a Dio, a mettere il nostro fine in noi stessi; in una parola, a perderci. Solo l'umiltà può salvarci da un sì grande pericolo. Chi ce la darà? Lo Spirito Santo, infondendo in noi il dono del Timor di Dio.
Questo sentimento riposa sull'idea che la fede ci dà della maestà di Dio, in presenza del quale non siamo che un nulla; della sua Santità infinita, davanti alla quale non siamo che indegnità e sozzura; del giudizio sovranamente equo che dovrà esercitare su noi all'uscire da questa vita; e dei pericolo di una caduta, sempre possibile, se non corrispondiamo alla grazia che non ci manca mai, ma alla quale possiamo resistere.
La salvezza dell'uomo si opera, dunque, "con timore e tremore", come c'insegna l'Apostolo (Filip 2, 12); ma questo timore, che è un dono dello Spirito Santo, non è un sentimento rudimentale che si limita a gettarci nello spavento al pensiero dei castighi eterni. Esso ci mantiene nella compunzione del cuore, anche quando i nostri peccati fossero da molto tempo perdonati; c'impedisce di dimenticare che siamo peccatori, che dobbiamo tutto alla misericordia divina, e che non siamo ancora salvi che in speranza (Rm 8, 24)
Questo timor di Dio non è dunque un timore servile, ma diviene, al contrario, la fonte dei sentimenti più delicati: può allearsi con l'amore, non essendo più che un sentimento filiale che teme il peccato a causa dell'oltraggio che reca a Dio. Ispirato dal rispetto della maestà divina, dal sentimento della sua santità infinita, colloca la creatura nel vero suo posto, e S. Paolo c'insegna che, purificandosi così, ci aiuta, "compiendo l'opera della nostra santificazione" (2 Cor 9, 27). È per questo che il grande Apostolo, che era stato rapito fino al terzo Cielo, ci confessa che è rigoroso verso se stesso "al fine di non essere condannato" (1 Cor 9, 27)
Lo Spirito di indipendenza e di falsa libertà che regna oggi, contribuisce a rendere più raro il timor di Dio, ed è questa una delle piaghe del nostro tempo. La familiarità con Dio tiene troppo spesso il posto di questa disposizione fondamentale della vita cristiana, ed è allora che ogni progresso si arresta, l'illusione si introduce nell'anima, ed i sacramenti, che nel momento del ritorno a Dio avevano operato con tanta forza, divengono presso a poco sterili. E ciò accade perché il dono del timore è stato soffocato sotto la vana compiacenza dell'anima in se stessa. L'umiltà si è spenta; un orgoglio, segreto e universale, è venuto a paralizzare i movimenti di quell'anima che arriva, senza accorgersene, a non conoscere più Iddio, per il fatto stesso che non trema più davanti a Lui.
Conservaci, dunque, o divino Spirito, il dono del timor di Dio, che hai diffuso in noi nel nostro Battesimo. Questo timore salutare ci assicurerà la perseveranza nel bene, arrestando il progresso dello spirito d'orgoglio. Che esso sia, dunque, come un dardo che attraversi la nostra anima da parte a parte, restandovi fissato sempre a nostra salvaguardia. Che esso abbassi la nostra alterigia, che ci strappi alla mollezza, rivelandoci, senza tregua, lo splendore e la santità di Colui che ci ha creati e che ci deve giudicare.

Sappiamo, o divino Spirito, che questo beato timore non soffoca l'amore; ma, ben lungi da ciò, toglie, invece, gli ostacoli che impedirebbero il suo sviluppo. Le potenze celesti vedono ed amano ardentemente il Sommo Bene, e se ne sono inebriate per l'eternità; e, nondimeno, tremano di fronte a quella temibile maestà, "tremunt Potestates". E noi, ricoperti dalle cicatrici del peccato, pieni d'imperfezione, esposti a mille insidie, obbligati a lottare. contro tanti nemici, non sentiremo, forse, che dobbiamo stimolare con un forte timore filiale, nello stesso tempo, la nostra volontà che si addormenta così facilmente, e il nostro spirito assediato da tante tenebre! Veglia sulla tua opera, o divino Spirito! Preserva in noi il dono prezioso che ti sei degnato di farci; insegnaci a conciliare la pace e la gioia del cuore con il timor di Dio, secondo questo avvertimento del Salmista: "Servite a Dio con timore e rendetegli omaggio con tremore" (Sal 2, 11).

IL DONO DELLA PIETÀ

Il Dono del Timor di Dio è destinato a guarire in noi la piaga dell'orgoglio; il dono della Pietà viene diffuso dallo Spirito Santo nelle nostre anime per combattere l'egoismo che è una delle cattive passioni dell'uomo decaduto, ed il secondo ostacolo alla sua unione con Dio. Il cuore del cristiano non deve essere né freddo né indifferente; bisogna che sia tenero e pronto alla dedizione; altrimenti non potrebbe elevarsi nella via nella quale Dio, che è amore, si è degnato di chiamarlo.
Lo Spirito Santo produce, dunque, nell'uomo il dono della Pietà, ispirandogli una reciprocità filiale verso il suo creatore. "Avete ricevuto lo Spirito d'adozione filiale, per il quale esclamiamo: Abba! o Padre!" (Rm 8, 15). Questa disposizione rende l'anima sensibile a tutto ciò che tocca l'onore di Dio. Fa sì che l'uomo coltivi in se stesso la compunzione dei suoi peccati, vedendo l'infinita bontà di colui che si è degnato di sopportarlo e perdonarlo, e pensando alle sofferenze ed alla morte del Redentore. L'anima iniziata al dono della Pietà desidera costantemente la gloria di Dio; vorrebbe condurre tutti gli uomini ai suoi piedi, e gli oltraggi che egli riceve sono particolarmente dolorosi per essa. La sua gioia è di vedere il progresso delle anime nell'amore, e gli atti di dedizione che esso ispira loro verso Colui che è il sommo bene. Piena di sottomissione filiale verso questo padre universale che è nei Cieli, ella si tiene pronta per fare in tutto la sua volontà, e si rassegna di cuore a tutte le disposizioni della sua provvidenza.
La sua fede è semplice e viva. Ella resta amorosamente sottomessa alla Chiesa, sempre pronta a rinunciare anche alle sue idee più care, se dovessero scostarsi in qualche cosa dai suoi insegnamenti o dalle sue pratiche, avendo un orrore istintivo della novità e dell'indipendenza.
Questo sentimento di dedizione a Dio che ispira il dono della Pietà, unendo l'anima al suo Creatore con affetto filiale, la unisce con affetto fraterno a tutte le creature, poiché esse sono l'opera della potenza di Dio e gli appartengono.
In prima linea, tra le affezioni del Cristiano, animato dal dono della Pietà, si pongono quelle verso le creature glorificate, delle quali Dio gode eternamente e che, a loro volta, godono pure per sempre di Lui. Egli ama teneramente Maria, è geloso del suo onore; venera amorosamente i Santi; ammira con effusione il coraggio dei martiri, e gli atti eroici di virtù compiuti dagli amici di Dio; si diletta dei loro miracoli, e onora devotamente le loro sacre reliquie. Ma la sua affezione non si limita solamente alle creature già coronate nel cielo; quelle che sono ancora sulla terra tengono pure un gran posto nel suo cuore. Il dono della Pietà gli fa trovare in esse lo stesso Gesù. La sua benevolenza verso i fratelli è universale. Il suo cuore è disposto al perdono delle ingiurie, a sopportare le altrui imperfezioni, alla scusa verso i torti del prossimo. Egli è compassionevole verso i poveri, sollecito verso gli infermi. Una affettuosa dolcezza rivela il fondo del suo cuore; e nei rapporti con i suoi fratelli della terra lo si vede sempre disposto a piangere con quelli che piangono, a rallegrarsi con quelli che sono nella gioia.

Tali sono, o divino Spirito, le disposizioni di coloro che coltivano il dono della Pietà, che hai riversato nelle anime loro. Per mezzo di questo ineffabile favore, neutralizza quel triste egoismo che sciuperebbe il loro cuore, li liberi da quell'odiosa aridità che rende l'uomo indifferente verso i suoi fratelli, e chiudi la sua anima all'invidia e all'odio. Per tutto ciò non è stata necessaria che questa pietà filiale verso il creatore; essa ha intenerito il suo cuore, ed il cuore si è impregnato di una viva affezione per tutto ciò che è uscito dalle mani di Dio. Fa' fruttificare in noi un sì prezioso dono; non permette che esso venga soffocato con l'amore di noi stessi. Gesù ci incoraggia dicendoci che il Padre celeste "fa sorgere il suo sole sopra cattivi e buoni" (Mt 5, 45). Non permettere, o divino Paraclito, che una tale paterna indulgenza sia un esempio perduto per noi, e degnati di sviluppare nelle anime nostre questo seme di dedizione, di benevolenza e di compassione che vi hai posto nello stesso momento in cui ne prendevi possesso per mezzo del Santo Battesimo.

IL DONO DELLA SCIENZA

L'anima che è stata distaccata dal male mediante il timor di Dio, ed aperta ai nobili affetti dal dono della pietà, sente il bisogno di sapere con quali mezzi eviterà ciò che forma l'oggetto della sua paura, e potrà trovare ciò che deve amare. Lo Spirito Santo viene in suo aiuto; e le porta quanto desidera, diffondendo in essa il dono della scienza. Con questo dono prezioso, le appare chiaramente la verità, capisce ciò che Dio domanda e ciò che Dio riprova, ciò che deve cercare e ciò che deve fuggire. Senza la scienza divina, con la nostra vista corta, rischiamo di perderci, a causa delle tenebre che troppo spesso oscurano in tutto od in parte l'intelligenza dell'uomo. Queste tenebre, prima di tutto, provengono dal fondo di noi stessi, che portiamo ancora le tracce troppo reali della nostra decadenza. Esse hanno anche, come causa, i pregiudizi e le massime del mondo, le quali, ogni giorno, falsano spiriti, che pur si credevano fra i più retti. E finalmente l'azione di Satana, il Principe delle tenebre, esercitata in gran parte con lo scopo di circondare la nostra anima di oscurità, o di perderla con l'aiuto di falsi miraggi.
La fede, che ci è stata infusa nel Battesimo, è la luce dell'anima nostra. Per mezzo del dono della scienza, lo Spirito Santo fa rilucere questa virtù di vividi raggi, atti a dissipare tutte le tenebre. Si schiariscono allora i dubbi, svanisce l'errore, e la verità appare in tutto il suo splendore. Si vede ogni cosa sotto la sua vera luce, che e quella della fede. Si scoprono i deplorevoli errori che si diffondono per il mondo, che seducono un sì gran numero di anime, e dei quali, forse, noi stessi siamo stati a lungo le vittime. Il dono della scienza ci rivela il fine che Dio si è proposto nella creazione, quel fine, all'infuori del quale, gli esseri non saprebbero trovare né il bene, né il riposo. C'insegna l'uso che noi dobbiamo fare delle creature, che ci sono state date, non per essere uno scoglio, ma per aiutarci nel cammino verso Dio. Manifestandoci così il segreto della vita, la nostra strada diventa sicura, non esitiamo più; e ci sentiamo disposti a ritirarci da ogni via che non ci conduce verso tale fine.
È a questa scienza, dono dello Spirito Santo, che l'Apostolo si rivolge quando, parlando ai cristiani, dice loro: "Un tempo eravate tenebre, ora invece siete luce nel Signore: comportatevi da figli della luce" (Ef 5, 8). Da essa viene quella fermezza, quella sicurezza della condotta cristiana. L'esperienza può mancare qualche volta, e il mondo si meraviglia all'idea dei passi falsi che sono da temere; ma il mondo conta senza il dono della Scienza. "Il Signore conduce il giusto per le vie rette, e per assicurare i suoi passi gli ha dato la Scienza dei Santi" (Sap 10,10).
Questa lezione ci viene data ogni giorno. Il cristiano, per mezzo della luce soprannaturale sfugge a tutti i pericoli, e, se non ha esperienza propria, ha quella di Dio.

Sii benedetto, divino Spirito, per questa luce che diffondi su di noi, che ci mantieni con sì amabile perseveranza. Non permettere che ne cerchiamo mai un'altra. Ella sola ci basta; e all'infuori di essa non vi sono che tenebre. Proteggici dalle tristi inconseguenze, alle quali molti si lasciano andare imprudentemente, accettando oggi la tua guida e abbandonandosi l'indomani ai pregiudizi del mondo; camminando così in una doppia via che non soddisfa né il mondo né te. Ci occorre, quindi, l'amore di questa Scienza, che ci hai dato affinché fossimo salvi; questa scienza salutare rende geloso il nemico delle anime nostre, che vorrebbe sostituirsi le sue ombre. Non permettere, divino Spirito, che riesca nel suo perfido disegno, ed aiutaci sempre a discernere ciò che è vero da ciò che è falso, ciò che è giusto da ciò che è ingiusto. Che, secondo la parola di Gesù, il nostro occhio sia semplice, affinché il corpo, ossia l'insieme delle nostre azioni, dei nostri desideri e dei nostri pensieri, resti nella luce (Mt 6, 23); e salvaci da quell'occhio che Gesù chiama cattivo e che rende tenebroso l'intero corpo.

IL DONO DELLA FORTEZZA

Il dono della scienza ci ha insegnato ciò che dobbiamo fare e ciò che dobbiamo evitare per essere conformi al disegno di Gesù Cristo, nostro divin Capo. Bisogna adesso che lo Spirito Santo stabilisca in noi il principio dal quale poter attingere l'energia che dovrà sostenerci nella via che ci ha indicato poco fa. Infatti noi sappiamo che incontreremo certamente degli ostacoli, ed il gran numero di quelli che soccombono basta a convincerci della necessità che abbiamo di essere aiutati. Questo soccorso ci viene dallo Spirito divino che ci comunica il dono della fortezza, per mezzo del quale, se noi saremo fedeli a servircene, ci sarà possibile, ed anche facile, trionfare di tutto ciò che potrebbe arrestare il nostro cammino.
Nelle difficoltà e nelle prove della vita, l'uomo ora è portato alla debolezza e all'abbattimento, ora è spinto da un ardore naturale che ha la sua sorgente nel temperamento o nella vanità. Questa doppia disposizione porterebbe raramente la vittoria nella lotta che l'anima deve combattere per la sua salvezza. Lo Spirito Santo ci porta dunque un elemento nuovo: questa forza soprannaturale, tal
mente propria in lui, che il Salvatore, istituendo i sacramenti, ne ha stabilito uno che ha per oggetto speciale di darci questo divino Spirito come principio di energia. L fuori dubbio che, dovendo lottare durante questa vita, contro il demonio, il mondo e noi stessi, ci occorre ben altro per resistere, che la pusillanimità o l'audacia. Abbiamo bisogno di un dono che moderi in noi la paura, e, nello stesso tempo, che temperi la fiducia che noi saremmo portati a mettere in noi stessi. L'uomo, modificato così dallo Spirito Santo, vincerà sicuramente; poiché la grazia supplirà in lui alla debolezza della natura e, nel medesimo tempo, correggerà la sua foga.
Due necessità si incontrano nella vita del cristiano: egli deve saper resistere, e deve saper sopportare. Che potrebbe opporre alle tentazioni di Satana, se la forza dei divino Spirito non venisse a ricoprirlo di un'armatura celeste e ad agguerrire il suo braccio? Il mondo non è forse anche il suo avversario terribile, se si considera il numero delle vittime che fa ogni giorno, con la tirannia delle sue massime e delle sue pretese? Quale deve essere, dunque, l'assistenza dei divino Spirito, quando si tratta di rendere il cristiano invulnerabile ai dardi che uccidono e che fanno tante rovine intorno a lui?
Le passioni del cuore dell'uomo non sono un ostacolo minore alla sua salvezza ed alla sua santificazione: ostacolo tanto più temibile, in quanto è più intimo. Bisogna che lo Spirito Santo trasformi il cuore, che lo trascini anche a rinunziare a se stesso, quando la luce celeste c'indicherà una via diversa da quella verso la quale ci spinge l'amore della ricerca di noi stessi. Quale forza divina ci vuole, per "odiare la propria vita", quando Gesù Cristo lo esige (Gv 12, 25), quando si tratta di fare la scelta tra due padroni il cui servizio è incompatibile? (Mt 6, 24). Lo Spirito Santo fa ogni giorno questi prodigi per mezzo del dono che ha diffuso in noi, se noi non lo disprezziamo, se non lo soffochiamo, nella nostra viltà e nella nostra imprudenza. Insegna al Cristiano a dominare le passioni, a non lasciarsi condurre da queste cieche guide, a non cedere ai suoi istinti, che quando essi sono conformi all'ordine che Dio ha stabilito. Qualche volta questo divino Spirito non domanda solamente al Cristiano di resistere interiormente ai nemici dell'anima; ma esige che protesti apertamente contro l'errore ed il male, se il dovere di stato o la sua posizione lo reclamano. È allora che bisogna affrontare quella specie d'impopolarità che spesso si riversa sul cristiano, e che non dovrà sorprenderlo, ricordandosi le parole dell'Apostolo: "Se io cercassi di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo" (Gal 1,10). Ma lo Spirito Santo non manca mai, e quando egli trova un'anima risoluta ad usare della forza divina di cui egli è la sorgente, non solamente le assicura il trionfo, ma ordinariamente la stabilisce in quella pace, piena di dolcezza e di coraggio, che ci porta la vittoria sulle passioni.
Tale è la maniera con la quale lo Spirito Santo applica il dono della fortezza nel Cristiano, quando questi è obbligato alla resistenza. Abbiamo detto che questo prezioso dono ci dava nello stesso tempo l'energia necessaria per sopportare le prove che formano il prezzo della nostra salvezza. Vi sono degli spaventi che agghiacciano il coraggio e possono trascinare l'uomo alla perdizione. Il dono della fortezza li dissipa; li rimpiazza con una calma ed un senso di sicurezza, sconcertanti per la natura. Guardate i martiri, e non solamente S. Maurizio, Capo della legione Tebea, abituato alle lotte del campo di battaglia; ma una Felicita, madre di sette figli, una Perpetua, nobile dama di Cartagine, per la quale il mondo non aveva che favori; una Agnese, fanciulla di tredici anni, e tante altre migliaia, e dite se il dono della fortezza è sterile nei sacrifici. Dov'è andata la paura della morte, il cui solo pensiero qualche volta ci opprime? E quelle generose offerte di tutta una vita immolata nella rinuncia e nelle privazioni, per trovare unicamente Gesù e seguirne le tracce più da vicino! E tante esistenze nascoste agli sguardi distratti e superficiali degli uomini, esistenze in cui l'elemento principale è il sacrificio, in cui la serenità non si lascia mai vincere dalla prova, in cui la croce, che si moltiplica sempre, sempre viene accettata! Quali trofei per lo Spirito di fortezza! Quali atti di dedizione al dovere egli sa generare! E se l'uomo, per se stesso è poca cosa, come cresce in dignità sotto l'azione dello Spirito Santo!
È ancora Lui che aiuta il cristiano a superare la brutta tentazione del rispetto umano, elevandolo al di sopra delle considerazioni mondane che gli detterebbero un'altra condotta. È Lui che spinge l'uomo a preferire la gioia di non aver violato i comandamenti del suo Dio, a quella frivola di seguire gli onori del mondo.
Questo Spirito di fortezza che fa accettare gli infortuni, quali altrettanti disegni misericordiosi del Cielo; che sostiene il coraggio del cristiano nella perdita così dolorosa di esseri cari, nelle sofferenze fisiche che gli renderebbero la vita pesante, se non sapesse che esse sono le visite del Signore. È Lui, finalmente, come lo leggiamo nella vita dei Santi, che si serve delle stesse ripugnanze della natura, per provocare quegli atti eroici in cui la creatura umana sembra aver sorpassato il limite del suo essere per elevarsi al rango degli spiriti impassibili e glorificati.

Spirito di fortezza, resta sempre più in noi, e salvaci dalla mollezza di questo secolo. In nessun'altra epoca, l'energia delle anime è stata più debole, lo spirito mondano ha maggiormente trionfato, il sensualismo si è fatto più insolente, l'orgoglio e l'indipendenza più pronunciati. Saper essere forti contro se stessi, è una rarità che eccita lo stupore in coloro che ne sono testimoni: tanto le massime del vangelo hanno perduto terreno! Trattienici su questo pendio che, come tanti altri, ci trascinerebbe al male, o divino Spirito! Permetti che noi ti indirizziamo, in forma di domanda, quei voti che Paolo formulava per i cristiani di Efeso, e che noi osiamo reclamare dalla tua generosità, l'armatura di Dio che ci permetterà di tener duro nel giorno cattivo e di rimanere perfetti in tutte le cose. Cingi i nostri fianchi con la verità, rivestici della corazza della giustizia, e calzaci i piedi con l'alacrità che dà il vangelo di pace. Armaci dello scudo della fede, col quale potremo estinguere i dardi infuocati del maligno; metti sul nostro capo l'elmo della speranza per la salvezza e nelle mani la spada dello Spirito, che è la parola di Dio (Ef 6, 11-17), con l'aiuto del quale, come il Signore nel deserto, noi possiamo riportare la vittoria su tutti i nostri avversari. Spirito di fortezza, fa' che così sia.

IL DONO DEL CONSIGLIO

Il dono della Fortezza di cui abbiamo riconosciuto la necessità nell'opera di santificazione del cristiano, non sarebbe sufficiente per assicurare questo grande risultato, se il divino Spirito non avesse preso cura di unirlo ad un altro dono, che lo segue e che previene da ogni pericolo. Questo nuovo beneficio consiste nel dono del consiglio. La Fortezza non si potrebbe lasciare abbandonata a se stessa; le è necessario un elemento che la diriga. Il dono della Scienza, non potrebbe esserlo, perché, se illumina l'anima sul suo fine e sulle regole generali della condotta che deve tenere, non porta una luce sufficiente sulle applicazioni speciali della legge di Dio e sulla direzione della vita. Nelle diverse situazioni in cui potremmo essere posti, nelle decisioni che potremmo aver bisogno di prendere, è necessario che sentiamo la voce dello Spirito Santo, ed è per mezzo del dono del Consiglio che questa voce divina arriva fino a noi. Ella ci dice, se vogliamo ascoltarla, ciò che dobbiamo fare e ciò che dobbiamo evitare; ciò che dobbiamo dire e ciò che dobbiamo tacere; ciò che possiamo conservare e ciò cui dobbiamo rinunziare. Per mezzo del dono del Consiglio, lo Spirito Santo agisce sulla nostra intelligenza, nello stesso modo che, col dono della Fortezza, agisce sulla nostra volontà. Questo dono prezioso deve essere applicato durante tutta la nostra vita, perché continuamente ci dobbiamo decidere per un partito o per l'altro; e deve essere causa di una grande riconoscenza verso lo Spirito divino, il pensiero che Egli non ci lascia mai abbandonati a noi stessi, finché siamo disposti a seguire la direzione che ci imprime. Quanti agguati può farci evitare! quante illusioni può distruggere in noi! quante realtà ci fa scoprire! ma, per non perdere le sue ispirazioni, bisogna che ci salvaguardiamo dalle attrattive naturali che, troppo spesso, influiscono sulle nostre decisioni: dalla temerità che ci trascina secondo il piacere delle passioni; dalla precipitazione che ci rende troppo solleciti nel giudicare e nell'agire, anche quando non abbiamo ancora visto che un lato delle cose; e, finalmente, dall'indifferenza che fa sì che noi decidiamo a caso, per timore di affaticarci nella ricerca di ciò che sarebbe per il meglio.
Lo Spirito Santo, col dono del Consiglio, strappa l'uomo a tutti questi inconvenienti. Corregge la natura così spesso eccessiva, quando non è apatica. Mantiene l'anima attenta a ciò che è il vero, a ciò che è buono, a ciò che le è veramente vantaggioso. Le insinua questa virtù, che è il complemento ed il nutrimento necessario per far sviluppare tutte le altre; intendiamo dire la discrezione, di cui ha il segreto, per mezzo della quale le virtù si conservano, si armonizzano e non degenerano in difetti. Sotto la direzione del dono del Consiglio, il cristiano non ha nulla da temere; lo Spirito Santo prende su di sé la responsabilità di tutto. Che importa, dunque, che il mondo condanni o critichi, che si stupisca o si scandalizzi? Il mondo si crede saggio; ma non ha il dono del Consiglio. Per questo accade spesso che le risoluzioni prese sotto la sua ispirazione, portano ad un fine ben diverso da quello che si era proposto. E doveva essere così; poiché è ad esso che il Signore ha detto "non quali i miei pensieri sono i pensieri vostri, né quale la vostra condotta è la mia" (Is 55, 8).
Domandiamo, dunque, con tutto l'ardore del nostro desiderio, il dono divino che ci preserverà dal pericolo di guidarci da noi stessi. Ma comprendiamo pure che questo dono non abita che in coloro che lo stimano abbastanza, per rinunciare a se medesimi in sua presenza. Se lo Spirito Santo ci trova staccati dalle idee umane, convinti della nostra fragilità, si degnerà di essere il nostro Consiglio, mentre se ci credessimo savi di fronte ai nostri occhi, ritirerebbe la sua luce e ci lascerebbe a noi stessi.

Non vogliamo che ci accada questo, o divino Spirito! Per esperienza sappiamo troppo che non ci è di vantaggio correre i rischi della prudenza umana, e abdichiamo sinceramente, di fronte a Te, le pretese del nostro spirito, così pronto ad abbagliarsi e a farsi delle illusioni. Conserva e degnati di sviluppare in noi, in piena libertà, questo dono ineffabile che ci hai concesso nel Battesimo: sii per sempre il nostro Consiglio: "Facci conoscere le tue vie, e insegnaci i tuoi sentieri. Dirigici nella Verità e ci istruisci; poiché è da te che ci verrà la salvezza, ed è per questo che noi ci attacchiamo alla tua condotta (Sal 118). Noi sappiamo che saremo giudicati su tutte le nostre opere e su tutte le nostre intenzioni; ma sappiamo anche che non avremo niente da temere finché saremo fedeli alla tua guida.
Staremo, dunque, attenti "ad ascoltare ciò che dice in noi il Signore nostro Dio" (
Sal 84, 9), lo Spirito del Consiglio, sia che egli ci parli direttamente sia che ci rimandi allo strumento che avrà scelto per noi.
Sii dunque benedetto, Gesù, che ci hai inviato lo Spirito per essere la nostra guida, e benedetto sia questo divino Spirito, che si degna di darci sempre la sua assistenza, e che le nostre resistenze passate non hanno allontanato da noi!

IL DONO DELL'INTELLETTO

Questo sesto dono dello Spirito Santo fa entrare l'anima in una via superiore a quella nella quale si è intrattenuta fin qui. I cinque primi doni tendono tutti all'azione. Il timor di Dio rimette l'uomo al suo posto, umiliandolo; la pietà apre il suo cuore agli affetti divini; la scienza gli fa discernere la via della salvezza dalla via della perdizione; la fortezza lo arma per la lotta; il consiglio lo dirige nei pensieri e nelle opere; egli dunque adesso può agire e proseguire nella sua strada con la speranza di arrivare al termine. Ma la bontà del divino Spirito gli riserva anche altri favori. Ha risolto di farlo godere, fin da questo mondo, di un preludio della felicità che gli riserva nell'altra vita. Sarà il mezzo per rendere sicuro il suo cammino, per animare il suo coraggio, per ricompensare i suoi sforzi. D'ora in avanti gli sarà dunque aperta la via della contemplazione, ed il divino Spirito ve lo introdurrà per mezzo dell'Intelletto.
A questa parola di "contemplazione", forse molte persone si agiteranno, persuase, a torto, che l'elemento che significa non potrebbe incontrarsi che nelle rare condizioni di una vita passata nel ritiro e lontana dal commercio degli uomini. È un grave e pericoloso errore, che troppo spesso arresta lo slancio delle anime. La contemplazione è uno stato nel quale viene chiamata, in una certa misura, qualunque anima che cerchi Iddio. Essa non consiste nei fenomeni che lo Spirito Santo si compiace di manifestare in alcune persone privilegiate, e che destina a provare la realtà della vita soprannaturale. Essa è, semplicemente, quella relazione più intima che si stabilisce tra Dio e l'anima che gli è fedele nell'azione; a quest'anima, se non mette ostacoli, sono riservati due favori, di cui il primo è il dono dell'Intelletto, che consiste nell'illuminazione dello spirito rischiarato ormai da una luce superiore.
Questa luce non toglie la fede, ma rischiara l'occhio dell'anima, fortificandola, dandole una più estesa visuale delle cose divine. Molte nubi svaniscono, perché provenivano dalla debolezza e dalla grossolanità dell'anima, non ancora iniziata. Si rivela la bellezza, piena d'incanto, di quei misteri che non si sentivano che vagamente; appariscono ineffabili armonie, che non si supponevano neppure esistere. Non è il vedere faccia faccia, cosa riservata per il giorno eterno; ma non è già più quel debole barlume che dirigeva i nostri passi. Un insieme di analogie, di convenienze, che successivamente si mostrano all'occhio dello spirito, vi portano una dolce certezza. L'anima si dilata a questo chiarore che arricchisce la fede, accresce la speranza e sviluppa l'amore. Tutto le sembra nuovo; e, quando essa volge in dietro lo sguardo, fa il paragone, e vede chiaramente che la verità, sempre la stessa, è adesso da lei afferrata in una maniera incomparabilmente più completa.
La narrazione dei Vangeli l'impressiona assai più; trova un sapore per lei sconosciuto fino allora nelle parole del Salvatore. Comprende assai meglio il fine che si è proposto istituendo i suoi sacramenti. La Sacra Liturgia la commuove con le sue formule così maestose ed i suoi riti così profondi. La lettura della Vita dei Santi l'attira, niente la meraviglia nei loro sentimenti e nei loro atti. Gusta i loro scritti più che tutti gli altri, e sente un accrescimento di benessere spirituale, avvicinando questi amici di Dio. Circondata dei più disparati doveri, la fiaccola divina la guida per adempierli tutti. Le virtù così diverse che deve praticare si conciliano nella sua condotta; l'una non è mai sacrificata all'altra, perché vede l'armonia che deve regnare fra di esse. Vive lontano dallo scrupolo, come dal rilassamento, ed è sempre pronta a riparare i falli che ha potuto commettere. Qualche volta il divino Spirito l'istruisce anche con una parola interiore che la sua anima comprende e che le serve a chiarire la sua situazione con una nuova luce. D'ora in avanti il mondo e i suoi vani errori vengono apprezzati per quel che valgono, e l'anima si purifica dai resti di quell'attaccamento e di quella compiacenza che poteva ancora conservare al riguardo. Ciò che è grande e bello secondo la natura, sembra vile e misero a quest'occhio che lo Spirito Santo ha aperto agli splendori ed alle bellezze divine ed eterne. Un solo lato riscatta ai suoi occhi questo mondo esteriore, che forma l'illusione dell'uomo sensuale: è che la creatura visibile, che porta la traccia della beltà di Dio, è suscettibile di servire alla gloria del suo autore. L'anima impara ad usarne, unendovi atti di ringraziamento, rendendola soprannaturale, glorificando col Re-Profeta colui che ha lasciato l'impronta dei suoi tratti e della sua bellezza in questa moltitudine di esseri che servono così spesso alla perdita dell'uomo, mentre sono chiamati a divenire la scala che lo dovrebbero condurre a Dio.
Il dono dell'Intelletto diffonde anche nell'anima la conoscenza della propria via. Le fa comprendere quanto sono stati saggi e misericordiosi i disegni superni che, qualche volta, l'hanno spezzata e trasportata là, ove non contava di andare. Ella vede che, se fosse stata padrona di disporre della sua esistenza, avrebbe mancato al suo fine, e che Dio ve l'ha fatta arrivare nascondendole in principio i disegni della sua paterna sapienza. Adesso è felice, poiché gode la pace, ed il suo cuore non sa come ringraziare adeguatamente Iddio che l'ha condotta al termine, senza consultarla. Se capita che sia chiamata a dare consigli, ad esercitare una direzione, per dovere o per motivi caritatevoli, possiamo affidarci a lei: il dono dell'Intelletto l'illumina per gli altri come per se stessa. Non si ingerisce, però, a dare lezioni a coloro che non gliene domandano; ma se viene interrogata, risponde, e le sue risposte sono luminose come la fiaccola che la rischiara.
Tale è il dono dell'Intelletto, vera illuminazione dell'anima cristiana, che si fa sentire ad essa in proporzione della fedeltà che ha nel far uso degli altri doni. Questo si conserva con l'umiltà, la moderazione dei desideri ed il raccoglimento interiore. Una condotta dissipata ne arresterebbe lo sviluppo e potrebbe anche soffocarlo. Quest'anima fedele può conservarsi raccolta pure in una vita occupata e riempita da mille doveri, pure in mezzo a distrazioni obbligatorie, alle quali l'anima si presta senza abbandonarvisi. Che essa sia dunque semplice, che sia piccina ai suoi propri occhi e, quel che Dio nasconde ai superbi e rivela ai piccoli (Lc, 10, 21), le sarà manifestato e dimorerà in essa.
Nessun dubbio che un tale dono sia un aiuto immenso per la salvezza e la santificazione dell'anima. Noi dobbiamo dunque implorarlo dal divino Spirito con tutto l'ardore del nostro desiderio, essendo ben convinti che lo raggiungeremo più sicuramente con lo slancio del nostro cuore, che con lo sforzo dei nostro spirito. È vero che la luce divina, che è l'oggetto di questo dono, si diffonde nell'intelligenza; ma la sua effusione proviene soprattutto dalla volontà, riscaldata dal fuoco della carità, secondo la parola di Isaia "Credete, e voi avrete l'intelligenza" (Is 6, 9. Citato così dai Padri Greci e Latini secondo i Settanta). Rivolgiamoci allo Spirito Santo e, servendoci delle parole di Davide, diciamogli:

"Apri i nostri occhi, e noi contempleremo le meraviglie dei tuoi precetti; concedici l'intelligenza e avremo la Vita" (Sal 118).

Istruiti dall'Apostolo, esporremo la nostra domanda in modo anche più insistente, facendo nostra la preghiera che egli rivolge al Padre Celeste in favore dei fedeli di Efeso, quando implora per essi lo "Spirito di Sapienza e di rivelazione col quale si conosce Iddio, mentre gli occhi del cuore, illuminati, scoprono l'oggetto della nostra speranza e le ricchezze della gloriosa eredità che Dio s'è preparata nei suoi Santi" (Ef 1, 17-18).

IL DONO DELLA SAPIENZA

Il secondo favore che lo Spirito Santo ha destinato all'anima che gli è fedele nell'azione, è il dono della Sapienza, superiore anche a quello dell'intelletto. Tuttavia è legato a quest'ultimo, nel senso che l'oggetto mostrato nell'intelletto viene gustato e posseduto nel dono della Sapienza. Il Salmista, invitando l'uomo ad avvicinarsi a Dio, gli raccomanda di assaporare il Sommo Bene: "Gustate e vedete come è buono il Signore" (Sal 33, 9). La Santa Chiesa, nel giorno della Pentecoste, domanda per noi a Dio il favore di gustare il bene, recta sapere, perché l'unione dell'anima con Dio è piuttosto l'esperimento fatto per mezzo dei gusto che per mezzo della vista, ciò che sarebbe incompatibile col nostro stato presente. La luce data col dono dell'intelletto non è immediata, rallegra vivamente l'anima e dirige il suo senso verso la verità; ma tende a completarsi col dono della sapienza che ne è, il fine.
L'intelletto è dunque illuminazione, e la sapienza è unione. Ora, l'unione col Sommo Bene si compie per mezzo della volontà, ossia per l'amore che risiede in essa. Noi rimarchiamo questa progressione nelle gerarchie angeliche. Il Cherubino scintilla d'intelligenza, ma al di sopra di lui vi è ancora il Serafino fiammante. L'amore - ardente nei Cherubini, nello stesso modo che l'intelligenza rischiara con la sua viva luce il Serafino; ma l'uno si differenzia dall'altro per la qualità predominante, ed il più elevato è quello che raggiunge più intimamente la Divinità per mezzo dell'amore, quello che gusta il Sommo Bene.
Il settimo dono è decorato del bel nome di Sapienza, ed esso gli viene dalla Sapienza eterna alla quale tende di assomigliarsi con l'ardore dell'affetto. Questa Sapienza increata, che si degna di lasciarsi gustare dall'uomo in questa valle di lacrime, è il Verbo divino, quello stesso che l'Apostolo chiama "lo splendore della gloria dei Padre e la forma della sua sostanza" (Eb 1, 3). È lui che ci ha mandato lo Spirito per santificarci e ricondurci ad esso, di modo che l'operazione più elevata di questo divino Spirito è di procurare la nostra unione con chi, essendo Dio, si è fatto carne e si è reso per noi obbediente fino alla morte e alla morte di croce (Filipp 2, 8). Per mezzo dei misteri compiuti nella sua umanità, Gesù ci ha fatto penetrare fino alla sua Divinità con la fede rischiarata dall'intelletto soprannaturale: "Noi fummo spettatori della sua gloria, gloria quale l'Unigenito ha dal Padre, pieno di grazie e di verità" (Gv 1, 14); e nello stesso modo che si è fatto partecipe della nostra umile natura umana, si dona fin da questo mondo per essere gustato, Lui, Sapienza increata, a questa sapienza creata che lo Spirito Santo forma in noi come il più sublime dei suoi doni.
Felice dunque colui nel quale regna questa preziosa Sapienza che rivela all'anima il gusto di Dio e di ciò che è di Dio! "L'uomo animale non gusta le cose dello Spirito di Dio" ci dice l'Apostolo (1 Cor 2, 14); per godere di questo dono bisogna che divenga spirituale, si presti docilmente al desiderio dello Spirito, e allora vi arriverà, come hanno fatto altri che, dopo aver vissuto schiavi della vita sensuale, sono stati affrancati con la docilità verso lo Spirito divino che li ha cercati e ritrovati. Anche l'uomo meno rozzo, ma abbandonato allo spirito dei mondo, è ugualmente impotente a comprendere ciò che forma l'oggetto del dono della Sapienza e ciò che rivela quello dell'intelletto. Egli giudica coloro che hanno ricevuto questi doni e li critica; ed è una fortuna se non mette loro degli impedimenti, se non li perseguita! Gesù ce lo dice espressamente: "Il mondo non può ricevere lo Spirito di verità, perché non lo vede, né lo conosce" (Gv 14, 17)- Che quelli, dunque, che hanno la felicità di desiderare il Sommo Bene, sappiano che è necessario essere completamente staccati dallo spirito profano, che è il nemico personale dello Spirito di Dio. Affrancati dalle sue catene, potranno elevarsi sino alla Sapienza.
È proprio di questo dono procurare un grande vigore all'anima e di fortificare le sue potenze. Tutta la vita ne viene risanata, come accade a coloro che fanno uso di alimenti adatti. Non vi è più contraddizione tra Dio e l'anima ed è questa la ragione per la quale l'unione si rende facile. "Dove è lo Spirito del Signore, ivi è libertà", dice l'Apostolo (2 Cor 3, 17)- Sotto l'azione dello Spirito di Sapienza, tutto diviene facile all'anima. Le cose che sembrano dure alla natura, ben lungi dallo stupire, sono rese dolci, ed il cuore non si spaventa più tanto della sofferenza. Non solamente si può dire che Dio non è lontano da un'anima che lo Spirito Santo ha messo in questa disposizione; ma è evidente che gli è unita. Che vegli tuttavia sull'umiltà; poiché l'orgoglio può ancora riaffacciarsi in lei, e allora la caduta sarebbe tanto più profonda, quanto più la sua elevatezza era stata grande.
Insistiamo presso il divino Spirito e preghiamolo di non rifiutarci questa preziosa sapienza che ci condurrà a Gesù, Sapienza infinita. Un savio dell'antica legge aspirava già a questo favore, quando scriveva le seguenti parole, di cui solo il cristiano può avere la perfetta intelligenza: "Ho pregato, e mi fu dato il senno, ho supplicato, e venne a me lo Spirito di Sapienza" (Sap 7, 7). Bisogna dunque domandare con insistenza questo dono. Nella nuova Alleanza, l'Apostolo S. Giacomo ci sollecita con le sue esortazioni più fervorose: "Se poi tra voi vi è qualcuno che ha bisogno di Sapienza, la chieda a Dio che dà a tutti abbondantemente e non rimprovera; e gli sarà data. Chieda però con fede, senza per nulla esitare" (Gc 1, 5).

Osiamo prendere per noi questo invito dell'Apostolo, o divino Spirito, e ti diciamo: «O Tu che procedi dalla Potenza e dalla Sapienza, concedici la Sapienza. Colui che è Sapienza ti ha inviato a noi per riunirci a Lui. Toglici a noi stessi, e ci unisci a Colui che si è unito alla nostra debole natura. Sacro mezzo dell'unità, sii il vincolo che ci legherà per sempre a Gesù, e Colui che è Potenza e Padre ci adotterà quali "eredi di Dio, coeredi di Cristo"» (Rm 8, 17)

CONCLUSIONE

La serie dei misteri è ormai completa, ed il Calendario mobile della Liturgia è giunto al suo termine. Prima di tutto abbiamo attraversato, durante il Tempo dell'Avvento, le quattro settimane che rappresentavano le migliaia di anni impiegati dal genere umano ad implorare il Padre perché inviasse il suo Figliolo. E finalmente, disceso l'Emmanuele, noi ci associammo, di volta in volta, alle gioie della sua Nascita, ai dolori della sua Passione, alla gloria della sua Risurrezione, al trionfo della sua Ascensione. Abbiamo visto ora, discendere sopra di noi lo Spirito divino, e sappiamo che, con noi, resterà sino alla fine. La Santa Chiesa ci ha assistito durante tutto il corso di questo immenso dramma che racchiude la nostra salvezza. I suoi cantici e le sue cerimonie ci hanno ogni giorno illuminati; ed è così che abbiamo potuto tutto seguire e tutto comprendere. Benedetta sia questa Madre, per le cure della quale siamo stati iniziati a tante meraviglie che hanno aperto il nostro spirito e riscaldato i nostri cuori! Benedetta sia la sacra Liturgia, sorgente di tante consolazioni ed incoraggiamenti! Adesso non ci rimane che di colmare il corso datoci dal Calendario nella sua parte immobile. Prepariamoci, dunque, a riprendere il cammino, contando sullo Spirito Santo che dirigerà i nostri passi, e che continuerà a largirci, per mezzo della sacra Liturgia di cui è l'ispiratore, i tesori della dottrina e dell'esempio.


*testo tratto da: Dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico, vol. III Il tempo Pasquale, Alba 1957, passim.

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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02/06/2012 15:45
 
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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALL’ARCIDIOCESI DI MILANO E VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE (1°-3 GIUGNO 2012) , 02.06.2012


INCONTRO CON I RAGAZZI E LE RAGAZZE DELLA CRESIMA ALLO STADIO "MEAZZA" A SAN SIRO



Alle ore 11.15 il Santo Padre Benedetto XVI giunge allo Stadio "Meazza" a San Siro ove ha luogo l’incontro con i ragazzi e le ragazze che quest’anno hanno ricevuto o stanno per ricevere il Sacramento della Cresima.
Introdotto dalla presentazione dell’Arcivescovo di Milano, Card. Angelo Scola, e dagli indirizzi di saluto di Don Samuele Morelli, Responsabile della Pastorale Giovanile settore ragazzi della Diocesi, e da un rappresentante dei giovani, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE


Cari ragazzi e ragazze!


E’ una grande gioia per me potervi incontrare durante la mia visita alla vostra Città. In questo famoso stadio di calcio, oggi i protagonisti siete voi! Saluto il vostro Arcivescovo, il Cardinale Angelo Scola, e lo ringrazio per le parole che mi ha rivolto. Grazie anche a Don Samuele Marelli. Saluto il vostro amico che, a nome di tutti voi, mi ha rivolto il benvenuto. Sono lieto di salutare i Vicari episcopali che, a nome dell’Arcivescovo, vi hanno amministrato o amministreranno la Cresima. Un grazie particolare alla Fondazione Oratori Milanesi che ha organizzato questo incontro, ai vostri sacerdoti, a tutti i catechisti, agli educatori, ai padrini e alle madrine, e a quanti nelle singole comunità parrocchiali si sono fatti vostri compagni di viaggio e vi hanno testimoniato la fede in Gesù Cristo morto e risorto, e vivo.
Voi, cari ragazzi, vi state preparando a ricevere il Sacramento della Cresima, oppure l’avete ricevuto da poco.
So che avete compiuto un bel percorso formativo, chiamato quest’anno «Lo spettacolo dello Spirito». Aiutati da questo itinerario, con diverse tappe, avete imparato a riconoscere le cose stupende che lo Spirito Santo ha fatto e fa nella vostra vita e in tutti coloro che dicono «sì» al Vangelo di Gesù Cristo. Avete scoperto il grande valore del Battesimo, il primo dei Sacramenti, la porta d’ingresso alla vita cristiana.
Voi lo avete ricevuto grazie ai vostri genitori, che insieme ai padrini, a nome vostro, hanno professato il Credo e si sono impegnati a educarvi nella fede. Questa è stata per voi – come anche per me, tanto tempo fa! – una grazia immensa. Da quel momento, rinati dall’acqua e dallo Spirito Santo, siete entrati a far parte della famiglia dei figli di Dio, siete diventati cristiani, membri della Chiesa.

Ora siete cresciuti, e potete voi stessi dire il vostro personale «sì» a Dio, un «sì» libero e consapevole. Il sacramento della Cresima conferma il Battesimo ed effonde su di voi con abbondanza lo Spirito Santo. Voi stessi ora, pieni di gratitudine, avete la possibilità di accogliere i suoi grandi doni che vi aiutano, nel cammino della vita, a diventare testimoni fedeli e coraggiosi di Gesù. I doni dello Spirito sono realtà stupende, che vi permettono di formarvi come cristiani, di vivere il Vangelo e di essere membri attivi della comunità. Ricordo brevemente questi doni, dei quali già ci parla il profeta Isaia e poi Gesù:


il primo dono è la sapienza, che vi fa scoprire quanto è buono e grande il Signore e, come dice la parola, rende la vostra vita piena di sapore, perché siate, come diceva Gesù, «sale della terra»;


poi il dono dell’intelletto, così che possiate comprendere in profondità la Parola di Dio e la verità della fede;


quindi il dono del consiglio, che vi guiderà alla scoperta del progetto di Dio sulla vostra vita, vita di ognuno di voi;


il dono della fortezza, per vincere le tentazioni del male e fare sempre il bene, anche quando costa sacrificio;


viene poi il dono della scienza, non scienza nel senso tecnico, come è insegnata all’Università, ma scienza nel senso più profondo che insegna a trovare nel creato i segni, le impronte di Dio, a capire come Dio parla in ogni tempo e parla a me, e ad animare con il Vangelo il lavoro di ogni giorno; capire che c’è una profondità e capire questa profondità e così dare sapore al lavoro, anche quello difficile;


un altro dono è quello della pietà, che tiene viva nel cuore la fiamma dell’amore per il nostro Padre che è nei cieli, in modo da pregarLo ogni giorno con fiducia e tenerezza di figli amati; di non dimenticare la realtà fondamentale del mondo e della mia vita: che c’è Dio e che Dio mi conosce e aspetta la mia risposta al suo progetto;


e finalmente il settimo e ultimo dono è il timore di Dio – abbiamo parlato prima della paura –; timore di Dio non indica paura, ma sentire per Lui un profondo rispetto, il rispetto della volontà di Dio che è il vero disegno della mia vita ed è la strada attraverso la quale la vita personale e comunitaria può essere buona; e oggi, con tutte le crisi che vi sono nel mondo, vediamo come sia importante che ognuno rispetti questa volontà di Dio impressa nei nostri cuori e secondo la quale dobbiamo vivere; e così questo timore di Dio è desiderio di fare il bene, di fare la verità, di fare la volontà di Dio.


Cari ragazzi e ragazze, tutta la vita cristiana è un cammino, è come percorrere un sentiero che sale su un monte - quindi non è sempre facile, ma salire su un monte è una cosa bellissima - in compagnia di Gesù; con questi doni preziosi la vostra amicizia con Lui diventerà ancora più vera e più stretta. Essa si alimenta continuamente con il sacramento dell’Eucaristia, nel quale riceviamo il suo Corpo e il suo Sangue. Per questo vi invito a partecipare sempre con gioia e fedeltà alla Messa domenicale, quando tutta la comunità si riunisce insieme a pregare, ad ascoltare la Parola di Dio e prendere parte al Sacrificio eucaristico. E accostatevi anche al Sacramento della Penitenza, alla Confessione: è un incontro con Gesù che perdona i nostri peccati e ci aiuta a compiere il bene; ricevere il dono, ricominciare di nuovo è un grande dono nella vita, sapere che sono libero, che posso ricominciare, che tutto è perdonato. Non manchi poi la vostra preghiera personale di ogni giorno. Imparate a dialogare con il Signore, confidatevi con Lui, ditegli le gioie e le preoccupazioni, e chiedete luce e sostegno per il vostro cammino.

Cari amici, voi siete fortunati perché nelle vostre parrocchie ci sono gli oratori, un grande dono della Diocesi di Milano. L’oratorio, come dice la parola, è un luogo dove si prega, ma anche dove si sta insieme nella gioia della fede, si fa catechesi, si gioca, si organizzano attività di servizio e di altro genere, si impara a vivere, direi. Siate frequentatori assidui del vostro oratorio, per maturare sempre più nella conoscenza e nella sequela del Signore! Questi sette doni dello Spirito Santo crescono proprio in questa comunità dove si esercita la vita nella verità, con Dio. In famiglia, siate obbedienti ai genitori, ascoltate le indicazioni che vi danno, per crescere come Gesù «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,51-52). Infine, non siate pigri, ma ragazzi e giovani impegnati, in particolare nello studio, in vista della vita futura: è il vostro dovere quotidiano e una grande opportunità che avete per crescere e per preparare il futuro. Siate disponibili e generosi verso gli altri, vincendo la tentazione di mettere al centro voi stessi, perché l’egoismo è nemico della vera gioia. Se gustate adesso la bellezza di far parte della comunità di Gesù, potrete anche voi dare il vostro contributo per farla crescere e saprete invitare gli altri a farne parte. Permettetemi anche di dirvi che il Signore ogni giorno, anche oggi, qui, vi chiama a cose grandi. Siate aperti a quello che vi suggerisce e se vi chiama a seguirlo sulla via del sacerdozio o della vita consacrata, non ditegli di no! Sarebbe una pigrizia sbagliata! Gesù vi riempirà il cuore per tutta la vita!

Cari ragazzi, care ragazze, vi dico con forza: tendete ad alti ideali: tutti possono arrivare ad una alta misura, non solo alcuni! Siate santi! Ma è possibile essere santi alla vostra età? Vi rispondo: certamente!

Lo dice anche sant’Ambrogio, grande Santo della vostra Città, in una sua opera, dove scrive: «Ogni età è matura per Cristo» (De virginitate, 40). E soprattutto lo dimostra la testimonianza di tanti Santi vostri coetanei, come Domenico Savio, o Maria Goretti. La santità è la via normale del cristiano: non è riservata a pochi eletti, ma è aperta a tutti. Naturalmente, con la luce e la forza dello Spirito Santo, che non ci mancherà se estendiamo le nostre mani e apriamo il nostro cuore! E con la guida di nostra Madre.

Chi è nostra Madre? E’ la Madre di Gesù, Maria. A lei Gesù ci ha affidati tutti, prima di morire sulla croce. La Vergine Maria custodisca allora sempre la bellezza del vostro «sì» a Gesù, suo Figlio, il grande e fedele Amico della vostra vita.
Così sia!


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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25/11/2013 18:22
 
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[SM=g1740733] La Cresima i sette doni dello Spirito Santo

La Cresima è una tappa di quel cammino permanente che conduce sempre più “dentro la vita di fede” ed è strettamente legata al Sacramento del Battesimo, tanto da essere chiamata anche Confermazione. Infatti è la conferma degli impegni battesimali.
La Cresima segna quindi l'inizio - e non la fine - di un nuovo cammino, in cui Cristo deve essere sempre più presente come Persona viva che nella Santissima Trinità ci fortifica con i suoi sette Doni per intraprendere questo cammino.
La Cresima è il Sacramento del cammino, della crescita, della vera libertà.
Ecco i suoi sette Santi Doni spiegati dal Magistero della Chiesa, in brevi e comode schede in audio e video, sia per la riflessione personale, quanto per gli incontri comunitari, o di aiuto per i Catechisti.
it.gloria.tv/?media=531392


Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org



[SM=g1740717]

Vi ricordiamo che abbiamo inserito una serie sul contenuto del Catechismo e che troverete in questi collegamenti:

1. www.gloria.tv/?media=342663 insegnamento
2. www.gloria.tv/?media=343572 tradizione
3. www.gloria.tv/?media=344261 la fede
4. www.gloria.tv/?media=344798 Maria Santissima
5. www.gloria.tv/?media=345708 Formule della Fede
6. www.gloria.tv/?media=346526 Inferno
7. www.gloria.tv/?media=347752 Purgatorio Paradiso
8. www.gloria.tv/?media=348890 Pater Noster
9. www.gloria.tv/?media=357546 Breve storia del Catechismo
10. www.gloria.tv/?media=362646 Marta e Maria - attivismo e ascolto la Preghiera
11. www.gloria.tv/?media=366858 Gli Angeli nel Compendio e nel Magistero
12. www.gloria.tv/?media=391960 Credo la Chiesa
13. www.gloria.tv/?media=411954 Esortazione Apostolica di Benedetto XVI Eucarestia - Sacramentum Caritatis.



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