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La questione sul LIMBO e l'importanza del Battesimo ai Bambini

Ultimo Aggiornamento: 30/10/2014 10:15
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Chiarimenti su una dottrina NON dogmatica


Exclamation Attenzione: Il Testo Ufficiale Sul Limbo



Il tema della sorte dei bambini che muoiono senza aver ricevuto il Battesimo è stato affrontato, tenendo conto del principio della gerarchia delle verità, nel contesto del disegno salvifico universale di Dio, dell’unicità e della insuperabilità della mediazione di Cristo, della sacramentalità della Chiesa in ordine alla salvezza e della realtà del peccato originale. Nell’odierna stagione di relativismo culturale e di pluralismo religioso, il numero dei bambini non battezzati aumenta considerevolmente. In tale situazione, appare più urgente la riflessione sulla possibilità di salvezza anche per questi bambini. La Chiesa è consapevole che essa è unicamente raggiungibile in Cristo per mezzo dello Spirito. Ma non può rinunciare a riflettere, in quanto madre e maestra, sulla sorte di tutti gli esseri umani creati a immagine di Dio, e in modo particolare dei più deboli e di coloro che non sono ancora in possesso dell’uso della ragione e della libertà.

È noto che l’insegnamento tradizionale ricorreva alla teoria del limbo, inteso come stato in cui le anime dei bambini che muoiono senza Battesimo non meritano il premio della visione beatifica, a causa del peccato originale, ma non subiscono nessuna punizione, poiché non hanno commesso peccati personali. Questa teoria, elaborata da teologi a partire dal Medioevo, non è mai entrata nelle definizioni dogmatiche del Magistero, anche se lo stesso Magistero l’ha menzionata nel suo insegnamento fino al Concilio Vaticano II.

Essa rimane quindi un’ipotesi teologica possibile.

Tuttavia nel Catechismo della Chiesa Cattolica (1992) la teoria del limbo non viene menzionata, ed è invece insegnato che, quantoai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito specifico dei funerali per loro. Il principio che Dio vuole la salvezza di tutti gli esseri umani consente di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo (cfr
CCC 1261). Tale affermazione invita la riflessione teologica a trovare una connessione logica e coerente tra i diversi enunciati della fede cattolica: la volontà salvifica universale di Dio / l’unicità della mediazione di Cristo / la necessità del Battesimo per la salvezza / l’azione universale della grazia in rapporto ai sacramenti / il legame tra peccato originale e privazione della visione beatifica / la creazione dell’essere umano «in Cristo».

La conclusione dello studio è che vi sono ragioni teologiche e liturgiche per motivare la speranza che i bambini morti senza Battesimo possano essere salvati e introdotti nella beatitudine eterna, sebbene su questo problema non ci sia un insegnamento esplicito della Rivelazione. Nessuna delle considerazioni che il testo propone per motivare un nuovo approccio alla questione, può essere addotta per negare la necessità del Battesimo né per ritardare il rito della sua amministrazione. Piuttosto vi sono ragioni per sperare che Dio salverà questi bambini, poiché non si è potuto fare ciò che si sarebbe desiderato fare per loro, cioè battezzarli nella fede della Chiesa e inserirli visibilmente nel Corpo di Cristo.

Infine un’osservazione di carattere metodologico. La trattazione di questo tema ben si giustifica all’interno di quello sviluppo della storia dell’intelligenza della fede, di cui parla la Dei Verbum (n. 8), e i cui fattori sono la riflessione e lo studio dei credenti, l’esperienza delle cose spirituali e la predicazione del Magistero. Quando nella storia del pensiero cristiano si è cominciato a percepire la domanda sulla sorte dei bambini morti senza Battesimo, forse non si conosceva esattamente la natura e tutta la portata dottrinale implicita in questa domanda.

Soltanto nello sviluppo storico e teologico avvenuto nel corso dei secoli e fino al Concilio Vaticano II, ci si è resi conto che tale specifica domanda meritava di essere considerata in un orizzonte sempre più ampio delle dottrine di fede, e che il problema può essere ripensato, mettendo in rapporto esplicito il punto in questione nel contesto globale della fede cattolica e osservando il principio della gerarchia delle verità, menzionato nel decreto del Concilio Vaticano II Unitatis redintegratio. Il Documento, sia dal punto di vista teologico speculativo sia dal punto di vista pratico-spirituale, costituisce uno strumento esplicativo utile ed efficace per la comprensione e l’approfondimento di questa problematica, che non è soltanto dottrinale, ma incontra urgenze pastorali di non poco rilievo.

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* NOTA PRELIMINARE.

Il tema «La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza Battesimo» è stato sottoposto allo studio della Commissione Teologica Internazionale. Per preparare questo studio venne formata una Sottocommissione composta dagli ecc.mi mons. Ignazio Sanna e mons. Basil Kyu-Man Cho, dai rev.mi professori Peter Damian Akpunonu, Adalbert Denaux, p. Gilles Emery O.P., mons. Ricardo Ferrara, István Ivancsó, Paul McPartlan, don Dominic Veliath S.D.B. (presidente della Sottocommissione) e dalla prof.ssa sr. Sara Butler M.S.B.T., con la collaborazione di p. Luis Ladaria S.I., segretario generale, e di mons. Guido Pozzo, segretario aggiunto della suddetta Commissione Teologica, nonché con i contributi degli altri suoi Membri. La discussione generale si è svolta in occasione delle Sessioni Plenarie della stessa CTI, tenutesi a Roma nel dicembre 2005 e nell’ottobre 2006. Il presente testo è stato approvato in forma specifica dalla Commissione, ed è stato poi sottoposto al suo presidente, il cardinale William J. Levada, il quale, ricevuto il consenso del Santo Padre nell’Udienza concessa il 19 gennaio 2007, ha dato la sua approvazione per la pubblicazione.



Introduzione

1. San Pietro esorta i cristiani ad essere sempre pronti a dare ragione della speranza che è in loro (cfr 1 Pt 3,15-16) 1. Questo documento affronta il tema della speranza che i cristiani possono avere circa la salvezza dei bambini che muoiono senza avere ricevuto il Battesimo. Illustra come si è sviluppata questa speranza negli ultimi decenni, e su quali basi poggia, in modo che di tale speranza si possa dare ragione. Nonostante che a prima vista questo tema possa sembrare marginale rispetto ad altre questioni teologiche, una sua giusta soluzione, resa oggi necessaria da pressanti motivi di ordine pastorale, solleva invece interrogativi di grande spessore e profondità.
2. In questi nostri tempi sta crescendo sensibilmente il numero di bambini che muoiono senza essere stati battezzati. Spesso i genitori, influenzati dal relativismo culturale e dal pluralismo religioso, non sono praticanti, ma questo fenomeno è anche in parte conseguenza della fecondazione in vitro e dell’aborto. Alla luce di questi sviluppi si ripropone con nuova urgenza l’interrogativo sulla sorte di questi bambini. In una situazione del genere le vie attraverso le quali può essere conseguita la salvezza appaiono ancora più complesse e problematiche.

La Chiesa, custode fedele della via della salvezza, sa che questa può essere conseguita soltanto in Cristo, per mezzo dello Spirito Santo. Ma essa non può rinunciare a riflettere, in quanto madre e maestra, sulla sorte di tutti gli esseri umani creati a immagine di Dio
2, in particolare dei più deboli. Gli adulti, essendo stati dotati di ragione, coscienza e libertà, sono responsabili del proprio destino, nella misura in cui accolgono o respingono la grazia di Dio. I bambini tuttavia, non avendo ancora l’uso della ragione, della coscienza e della libertà, non possono decidere per se stessi. I genitori provano un grande dolore e un senso di colpa quando non hanno la certezza morale della salvezza dei loro figli, e le persone trovano sempre più difficile accettare che Dio sia giusto e misericordioso se poi esclude dalla felicità eterna i bambini, siano essi cristiani o meno, che non hanno peccati personali. Da un punto di vista teologico, lo sviluppo di una teologia della speranza e di una ecclesiologia della comunione, insieme al riconoscimento della grandezza della misericordia divina, mettono in discussione un’interpretazione eccessivamente restrittiva della salvezza.

Di fatto la volontà salvifica universale di Dio e l’altrettanto universale mediazione di Cristo fanno ritenere inadeguata qualsiasi concezione teologica che in ultima analisi metta in dubbio l’onnipotenza stessa di Dio, e in particolare la sua misericordia.

3. La teoria del limbo, cui ha fatto ricorso per molti secoli la Chiesa per indicare la sorte dei bambini che muoiono senza Battesimo, non trova nessun fondamento esplicito nella rivelazione, nonostante sia entrata da lungo tempo nell’insegnamento teologico tradizionale. Inoltre il concetto che i bambini che muoiono senza Battesimo sono privati della visione beatifica, concetto che così a lungo è stato considerato come dottrina comune della Chiesa, solleva numerosi problemi pastorali, a tal punto che molti pastori di anime hanno chiesto una riflessione più approfondita sulle vie della salvezza. La doverosa riconsiderazione di tali questioni teologiche non può ignorare le tragiche conseguenze del peccato originale. Il peccato originale comporta uno stato di separazione da Cristo, il che esclude la possibilità della visione di Dio per coloro che muoiono in questo stato.

4. Riflettendo sul tema della sorte dei bambini che muoiono senza Battesimo, la comunità ecclesiale deve sempre ricordare che Dio è, a rigor di termini, il soggetto, più che l’oggetto, della teologia. Primo compito della teologia è quindi l’ascolto della Parola di Dio. La teologia ascolta la Parola di Dio espressa nelle Scritture, al fine di trasmetterla amorevolmente a ogni persona. Tuttavia sulla salvezza di coloro che muoiono senza Battesimo, la Parola di Dio dice poco o niente. È quindi necessario interpretare la reticenza della Scrittura su questo tema alla luce dei testi che trattano del piano universale di salvezza e delle vie della salvezza. In breve, il problema, sia per la teologia sia per la cura pastorale, è come salvaguardare e riconciliare due gruppi di affermazioni bibliche: quelle che si riferiscono alla volontà salvifica universale di Dio (cfr 1 Tm 2,4) e quelle che identificano nel Battesimo il mezzo necessario per essere liberati dal peccato ed essere resi conformi a Cristo (cfr Mc 16,16; Mt 28,18-19).

5. In secondo luogo, e in considerazione del principio lex orandi lex credendi, la comunità cristiana prende nota del fatto che nella liturgia non si fa alcun riferimento al limbo. In effetti la liturgia comprende la festa dei Santi Innocenti, che vengono venerati come martiri, nonostante non siano stati battezzati, perché sono stati uccisi «per Cristo»
3. Si è inoltre avuto un importante sviluppo liturgico con l’introduzione dei funerali per i bambini morti senza Battesimo. Non preghiamo per coloro che sono dannati. Il Messale Romano del 1970 ha introdotto una messa funebre per i bambini non battezzati, i cui genitori avrebbero desiderato presentarli per il Battesimo. La Chiesa affida alla misericordia di Dio quei bambini che muoiono senza Battesimo. Nell’Istruzione sul Battesimo dei bambini del 1980 la Congregazione per la Dottrina della Fede ha ribadito che, «quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro» 4. Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1992) aggiunge che «la grande misericordia di Dio che vuole salvi tutti gli uomini [1 Tm 2,4], e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite” (Mc 10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo» 5.

6. In terzo luogo, la Chiesa non può fare a meno di incoraggiare la speranza della salvezza per i bambini morti senza Battesimo per il fatto stesso che «essa prega perché nessuno si perda»
6, e prega nella speranza che «tutti gli uomini siano salvati» 7. Alla luce di un’antropologia della solidarietà 8, rafforzata da una concezione ecclesiale della personalità corporativa, la Chiesa ben conosce l’aiuto che può essere dato dalla fede dei credenti. Il Vangelo di Marco descrive proprio un episodio dove la fede di alcuni è stata efficace per la salvezza di un altro (cfr Mc 2,5). Pur consapevole che il mezzo normale per conseguire la salvezza è il Battesimo in re, la Chiesa spera quindi che esistano altre vie per conseguire il medesimo fine. Poiché, per mezzo della sua Incarnazione, il Figlio di Dio «si è unito in certo modo» a ogni essere umano, e poiché Cristo è morto per tutti e «la vocazione ultima dell’uomo è effettivamente una sola, quella divina», la Chiesa ritiene che «lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire associato, nel modo che Dio conosce, al mistero pasquale» (Gaudium et spes 22) 9.

7. Infine, nel riflettere teologicamente sulla salvezza dei bambini che muoiono senza Battesimo, la Chiesa rispetta la gerarchia delle verità e quindi comincia col riaffermare chiaramente il primato di Cristo e della sua grazia, che ha priorità su Adamo e il peccato. Cristo, nella sua esistenza per noi e nel potere redentore del suo sacrificio, è morto e risorto per tutti. Con tutta la sua vita e il suo insegnamento ha rivelato la paternità di Dio e il suo amore universale. Se la necessità del Battesimo è de fide, devono invece essere interpretati la tradizione e i documenti del Magistero che ne hanno riaffermato la necessità. È vero che la volontà salvifica universale di Dio non si oppone alla necessità del Battesimo, ma è anche vero che i bambini, da parte loro, non frappongono alcun ostacolo personale all’azione della grazia redentrice. D’altra parte il Battesimo viene amministrato ai bambini, che non hanno peccati personali, non solo per liberarli dal peccato originale, ma anche per inserirli nella comunione di salvezza che è la Chiesa, per mezzo della comunione nella morte e resurrezione di Cristo (cfr Rm 6,1-7). La grazia è totalmente gratuita, in quanto è sempre puro dono di Dio. La dannazione, invece, è meritata, perché è conseguenza della libera scelta umana
10. Il bambino che muore dopo essere stato battezzato è salvato dalla grazia di Dio e mediante l’intercessione della Chiesa, con o senza la sua cooperazione. Ci si può chiedere se il bambino che muore senza Battesimo, ma per il quale la Chiesa nella sua preghiera esprime il desiderio di salvezza, possa essere privato della visione di Dio anche senza la sua cooperazione.


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"Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero" (Santa Caterina da Siena)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Exclamation La speranza della salvezza per i bambini senza Battesimo:
Il Limbo non è affatto escluso, è infatti LA CHIESA CHE SPERA  nella salvezza di questi piccoli....
 

«La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza Battesimo».


Questo è il titolo del Documento che è uscito sulla questione del Limbo e che potrete leggere o scaricare dal messaggio precedente mediante il link postato......

Per evitare di dare credito agli slogan giornalistici....vi invitiamo intanto a meditare su questo articolo di Avvenire che riteniamo il più affidabile e il più chiaro sull'argomento.

Come avrete notato dal titolo: «La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza Battesimo». si parla di SPERANZA DELLA SALVEZZA ergo il Documento NON propone  un dogma, il Limbo pertanto, seppur tolto nel termine, resta una IPOTESI TEOLOGICA come dice lo stesso testo:

Essa rimane quindi un'ipotesi teologica possibile



Vi invitiamo a leggere con attenzione soprattutto le parti in grassetto....e soffermatevi sui termini usati: SPERANZA, NON CERTEZZA.....MISERICORDIA DI DIO.....E NON DOGMA DI FEDE


Visto e approvato dal Papa il documento della Commissione teologica internazionale che rilegge un tema da tempo dibattuto

Da Roma Mimmo Muolo
www.avvenire.it

Ci sono ragioni per sperare che il limbo non esista. E che dunque i bambini morti senza Battesimo possano godere anche loro del paradiso. Ciò non significa però che si debba negare la necessità del Battesimo o si debba ritardare la sua amministrazione. Più semplicemente viene riaffermata l'immensità della misericordia di Dio. Quella che fino a pochi mesi fa era solo una teoria di singoli teologi riceve ora una importante conferma dalla Commissione teologica internazionale, l'organismo istituito nel 1969 da Paolo VI, presso la Congregazione per la dottrina della fede, con lo scopo di aiutare la Santa Sede nelle questioni dottrinali di maggior importanza.

Quella del Limbo trova ora una sua formulazione nel documento, visto e approvato anche dal Papa, intitolato «La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza Battesimo». Il testo (40 pagine più una premessa riassuntiva) non è stato diffuso come di consueto dalla Sala stampa vaticana, ma è stato pubblicato dalla rivista americana Origin e a maggio apparirà in italiano anche sulla Civiltà Cattolica.

L'insolita forma di pubblicazione è dovuta al fatto, come spiega il segretario generale della Commissione, padre Luis Ladaria, «che il testo originale è stato redatto in inglese e successivamente tradotto in italiano». Del documento, però, si conoscono già le affermazioni fondamentali.

«Il tema della sorte dei bambini che muoiono senza aver ricevuto il Battesimo - si legge infatti nel testo - è stato affrontato tenendo conto del principio della gerarchia delle verità, nel contesto del disegno salvifico universale di Dio, dell'unicità e della insuperabilità della mediazione salvifica di Cristo, della sacramentalità della Chiesa in ordine alla salvezza e della realtà del peccato originale».

È noto, continua la Premessa, che «l'insegnamento tradizionale ricorreva alla teoria del limbo, inteso come stato in cui le anime dei bambini che muoiono senza Battesimo non meritano il premio d ella visione beatifica a causa del peccato originale, ma non subiscono nessuna punizione perché non hanno commesso peccati personali. Questa teoria, elaborata da teologi a partire dal medioevo non è mai entrata nelle definizioni dogmatiche del Magistero, anche se lo stesso Magistero l'ha menzionata nel suo insegnamento fino al Concilio Vaticano II. Essa rimane quindi un'ipotesi teologica possibile. Tuttavia nel Catechismo della Chiesa cattolica la teoria del limbo non viene menzionata ed è invece insegnato che quanto ai bambini morti senza Battesimo la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio».

«Il principio che Dio vuole la salvezza di tutti gli esseri umani - prosegue il testo - consente di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza battesimo. Tale affermazione invita la riflessione teologica a trovare una connessione logica e coerente tra i diversi enunziati della fede cattolica: la volontà salvifica universale di Dio, l'unicità della mediazione di Cristo, la necessità del battesimo per la salvezza, l'azione universale della grazia in rapporto ai sacramenti, il legame tra peccato originale e privazione della visione beatifica, la creazione dell'essere umano in Cristo».

Alla luce di queste considerazioni la conclusione dello studio è che «vi sono ragioni teologiche e liturgiche per motivare la speranza che i bambini morti senza Battesimo possano essere salvati e introdotti nella beatitudine eterna, sebbene su questo problema non ci sia un insegnamento esplicito della rivelazione. Nessuna delle considerazioni che il testo propone per motivare un nuovo approccio alla questione può essere addotta per negare la necessità del Battesimo e per ritardare la sua amministrazione. Piuttosto vi sono ragioni per sperare che Dio salverà questi bambini, poiché non si è potuto fare ciò che si sarebbe desiderato fare per loro, cioè battezzarli nella fede della Chiesa e inserirli visibilmente nel corpo di Cristo».


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Decisamente ci sembra che la questione sia posta in termini molto ben diversi da quelli urlati dai giornali!
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Quanto segue è un mio lavoro personale rimesso al giudizio della Santa Chiesa...
Se qualcuno dovesse copiarlo, lo faccia INTEGRALMENTE e postando il link di riferimento poichè questo testo NON va dissociato dal testo ufficiale redatto dalla Congregazione e sopra riportato.


Se leggiamo Gesù e poi san Paolo è letteralmente scritto che chi non sarà battezzato NON si salva....punto!
Perchè?
Perchè Gesù è il NUOVO ADAMO.....è Colui per mezzo del quale la COLPA VIENE LAVATA...LAVATA...ergo un LAVACRO IN CRISTO, questo è il Battesimo nella sostanza.....UN LAVACRO DI RIGENERAZIONE, in Cristo così RINASCIAMO A NUOVA VITA che si potrae appunto per l'eternità....
E' dunque la Scrittura a mettere dei paletti chiari: chi non è battezzato NON SI SALVA......


E' stata poi la Chiesa che come MADRE ha saputo lentamente trovare delle strade di COMPRENSIONE non dico alla soluzione, ma proprio alla COMPRENSIONE di certe discussioni teologiche....un esempio concreto è che è stata la Chiesa a trovare nelle Scritture altre forme (non fraintendetemi ) di Battesimo:

1) Battesimo in acqua e con la formula Trinitaria (ordinario e consueto);
2) il Battesimo DI SANGUE (il martirio);
3) il Battesimo di DESIDERIO (morire prima di riceverlo).....

Il primo lo conosciamo, il secondo, il Battesimo di sangue si ha quando una persona che voleva diventare cristiano, doveva battezzarsi....resta uccisa in nome della fede.....quel sangue versato gli vale quanto un Battesimo reale e vero...e poi il Battesimo di desiderio per esempio un bambino che muore pochi minuti dopo la nascita...o nasce morto ma vi era il desiderio dei genitori di donare presto quel Battesimo....o di adulti in cammino verso la conversione che non hanno fatto in tempo a farsi battezzare o peggio, NON HANNO TROVATO NESSUNO che amministrsse ad essi il Sacramento....

Ma attenzione.....queste due forme NON sostituiscono il Battesimo vero e proprio, sono solo due forme ESTREME.....E IN ESTREME CONDIZIONI...[SM=g6811] ...

Siamo dunque RESPONSABILI, come cristiani, del NON Battesimo a molti bambini...quale atto di una volontà perversa e rinnegatrice nei confronti di Cristo CHE NEL BATTESIMO SI DONA alla Nuova Cratura..



L'invito dei primi secoli infatti è sempre stato rivolto agli adulti affinchè SUBITO E PRESTO amministrassero il Battesimo ai propri figli.....proprio perchè i bambini potessero da subito essere INCORPORATI A CRISTO, OSSIA RIGENERATI......I Bambini che muoiono senza battesimo NON SONO RIGENERATI......ergo, così come è scritto nella Bibbia essi NON AVREBBERO ALCUNO SCAMPO DI SALVEZZA....se non intervenisse in qualche modo la MISERICORDIA DI DIO la quale NON è automatica come molti credono, ESSA ESIGE IL NOSTRO COINVOLGIMENTO e la Chiesa già è coinvolta quando CELEBRA LA SANTA MESSA, IL SACRIFICIO PERFETTO IN ESPIAZIONE DI CHI HA BISOGNO DI ESSERE SALVATO....

I protestanti, furbamente cosa fanno? Sanno benissimo che non c'è salvezza senza Battesimo come dice la Bibbia, ma per non dare ragione alla Chiesa sul Battesimo ai bambini, citano la famosa frase di Cristo verso l'essere come i bambini per dire che se un bambino muore, si salva perchè "era solo un bambino, incapace di scegliere fra bene o male".......ma questo non regge, nel Credo (che ripetiamo quale atto di FEDE) parliamo di UN SOLO BATTESIMO....il Battesimo non è la confessione dei peccati....non ci si ribattezza ogni volta che si compie un peccato......semmai ci si confessa RIABILITANDO LE PROMESSE BATTESIMALI......
I protestanti insistono: non è l'acqua del Battesimo che salva, ma la tua conversione perchè Gesù dice: chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo, quindi il battesimo senza la fede è inutile.....è vero, a prima lettura sembrerebbero aver ragione, ma non è così......(scusate se insisto sulla dottrina protestante, ma è importante per capire oggi questa teologia PROGRESSISTA tendente a screditare il Magistero della Chiesa del pre Concilio ma anche di quello dopo perchè non sconfessa affatto i suoi Predecessori.... )

Dunque non è così e capiamo il perchè.....

Se per salvarci bastasse CREDERE.....la Chiesa sarebbe INUTILE....e sarebbe sufficiente avere una QUALSIASI FEDE....e si arriverebbe al sincretismo delle religioni....
Maria ad esempio aveva creduto nella PAROLA prima dell'Incarnazione....ma quella Parola doveva incarnarsi altrimenti vana sarebbe stata la fede di Maria......l'atto salvifico dunque non è il solo credere, ma è necessario L'ATTO-UN ATTO......un bambino appena nato per sopravvivere e per vivere ha bisogno DI UN ALTRO...... e così è per la nostra fede, per il credere, c'è bisogno di QUALCOSA che renda attiva la fede, lo dice san Paolo.....

Paolo dice in Tito 3:

Quando però si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, 5 egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, 6 effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, 7 perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna....


......i protestanti (e così una certa teologia progressista) danno evidentemente un significato diverso al termine LAVACRO usato da Paolo.....è per questo LAVACRO(=BATTESIMO) che siamo salvati e non per la fede in sè stessa che si acquista NEL CRESCERE...essa è DONO non emanazione nostra...

Paolo dice "PER SUA MISERICORDIA"......ecco che il Catechismo da molti citato sulla questione del Limbo....riporta come ULTIMA ISTANZA la giustizia di Dio e la sua Misericordia per tutti quei bambini ai quali PER INGIUSTIZIA UMANA, per una sorte avversa o per altro, non è dato questo lavacro di salvezza.....senza il quale  SI E' DANNATI..ossia NON SALVATI, NON RIGENERATI...

Dunque......questa storia del Limbo ha invece una sua ragione di esistere che parte sempre da quella Misericordia che trovarono i Padri conciliari a Firenze proprio per richiamare UNA URGENZA DEGLI ADULTI VERSO IL BATTESIMO DA DARE AI BAMBINI......al contrario la discussione oggi sul Limbo si o no....è tenuta in piedi da chi vuole giustificare la scelta di tanti STOLTI CATTOLICI CHE NON VOGLIONO DARE IL BATTESIMO AI PROPRI FIGLI.......

Ma voglio concludere con la Bibbia......non con le mie opinioni...sopportatemi altre due righe....

Leggiamo Mt.28,16.....

" Ogni potere mi è stato dato in cielo E IN TERRA. ANDATE....DUNQUE E AMMAESTRATE TUTTE LE GENTI, BATTEZZANDOLE NEL NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO INSEGNANDO LORO AD OSSERVARE TUTTO CIO' CHE VI HO ORDINATO...."

Analizziamo la frase:

1) Ogni potere mi è stato dato in cielo E IN TERRA. ANDATE....DUNQUE E AMMAESTRATE TUTTE LE GENTI.......Gesù DELEGA UN POTERE AI SUOI.....e non è questa l'unica occasione in cui lo dice chiaramente.....e questo compito non appartiene solo al prete, ma a chiunque viene mandato dalla Chiesa, anche ai GENITORI i quali DEVONO PER COERENZA DELLA FEDE ACCOGLIERE L'INVITO A FAR BATTEZZARE I PROPRI FIGLI....

2) AMMAESTRATE TUTTE LE GENTI, BATTEZZANDOLE NEL NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO...INSEGNANDO LORO AD OSSERVARE ..attenzione....Gesù NON dice "DOPO CHE" LE AVRETE AMMAESTRATE le battezzerete, ma dice ammaestrate e BATTEZZATE......l'ammaestramento è lungo delle volte ci vogliono anche anni come di fatti avveniva CON GLI ADULTI (i Catecumeni) certamente quando la Chiesa iniziò ad ORGANIZZARSI..... AMMAESTRAMENTO, BATTESIMO ED INSEGNAMENTO AD OSSERVARE tutto quanto loro sapevano avvengono in sequenza.....ma anche IN UNA UNICA FORMULA DI COMANDO DEL CRISTO...ossia: con il Battesimo inizia L'AMMAESTRAMENTO E L'INSEGNAMENTO.....perchè, come dice san Paolo, è con il Battesimo che siamo LAVATI, RIGENERATI, SIAMO NUOVI IN CRISTO....

Prendiamo per esempio Atti 2,36 se leggiamo attentamente Pietro dopo aver esposto IL PRIMO ANNUNCIO.....gli dicono: "che cosa dobbiamo fare fratelli?", erano turbati, dice lo scrittore E NON CHE ERANO CONVERTITI....ma TURBATI.. ...cioè, avevano certamente CREDUTO a quello che Pietro aveva appena raccontato e si chiedono cosa dovevano fare per cominciare a mettere riparo alla propria vita, e Pietro risponde:

1) PENTITEVI.......e di che cosa? vv.36 "Sappia dunque la casa d'Israele che Dio ha costituito SIGNORE E CRISTO QUESTO GESU' CHE VOI AVETE CROCIFISSO".....ecco di cosa si sono sentiti TURBATI e di cosa si dovevano pentire...TUTTI SIAMO COLPEVOLI DELLA MORTE DI CRISTO IN QUANTO CAUSATA DAL PECCATO ORIGINALE......

2) e ciascuno di faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo PER OTTENERE IL PERDONO DEI VOSTRI PECCATI..........battezzarsi per ottenere il perdono dei propri peccati, e di quali? in quel frangente gli apostoli non avevano confessato le persone su chissà cosa, ma emerge proprio il concetto che chi non è battezzato VIVE IN UNA CONDIZIONE DI PECCATO ORIGINALE......e prosegue Pietro:

3) e riceverete il dono del Santo Spirito.....

Attenzione a questo particolare...IL DONO DELLO SPIRITO SEGUE IL DONO DEL BATTESIMO....SOLO DOPO IL BATTESIMO SI RICEVE LO SPIRITO SANTO CHE, come dice Paolo è Colui che ci fa RICONOSCERE LA VERITA'....nessuno può dire che Gesù è Dio e Figlio di Dio se NON ha in sè lo Spirito Santo.....

a) Il Battesimo è dunque UN LAVACRO DI RIGENERAZIONE (Tit.3)
ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santoeffuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro...

b) il Battesimo OTTIENE IL PERDONO DEI PECCATI (At.2,37-38)e ciascuno di faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo PER OTTENERE IL PERDONO DEI VOSTRI PECCATI.........

se dunque io genitore.... mi impegno a crescere i figli che NON sono una mia proprietà, ma un dono di Dio....nell'obbedienza alla conoscenza delle cose di Dio.....chi mi impedisce di dare loro il Battesimo se non una corrente di dottrine contrarie alla Parola di Dio e contro l'insegnamento della Chiesa?

Il discorso si piega sul PECCATO ORIGINALE....
per questo Cristo è venuto nel mondo

il Salmo dice: NELLA COLPA SONO STATO GENERATO.....NEL PECCATO MI HA CONCEPITO MIA MADRE.....

Gesù è colui che ha tolto questa colpa...il Battesimo E' IL SIGILLO SACRAMENTALE di questa PURIFICAZIONE....che ci introduce nella SALVEZZA....non è l'acqua in sè che lava....non ci facciamo una doccia nel Battesimo..come fanno i protestanti in piscina... qui è come quando Paolo dell'Eucarestia dice...CHI HA FAME MANGI A CASA SUA.....

Se il Battesimo NON FOSSE IL Sacramento che toglie quella colpa...allora il Battesimo SAREBBE INUTILE.....sia prima che dopo la conversione.....sarebbe un rito idolatrico.....che porrebbe NELL'UOMO L'INIZIATIVA mentre questa è un COMANDO DI CRISTO ed è una iniziativa di Dio è UN SUO DONO: Andate ammaestrate e battezzate, insegnando.....
(At.2,37-38)e ciascuno di faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo PER OTTENERE IL PERDONO DEI VOSTRI PECCATI.....

Chiunque esclude I BAMBINI da questo DONO DI DIO che è il Battesimo, mette a rischio la loro salvezza eterna, priva i propri Figli dell'azione Trinitaria e li spinge nel mondo senza LA GRAZIA DEL BATTESIMO, PRIVATI DELLA GRAZIA.... pazienza per i NON cristiani, ma i cristiani e i cattolici dovrebbero tremare di fronte  a chi nega il Battesimo ai Bambini....



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Quanto segue è un mio lavoro personale rimesso al giudizio della Santa Chiesa...
Se qualcuno dovesse copiarlo, lo faccia INTEGRALMENTE e postando il link di riferimento poichè questo testo NON va dissociato dal testo ufficiale redatto dalla Congregazione e sopra riportato.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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14/12/2008 17:45
 
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Taluni usano il Concilio di Firenze per screditare la Chiesa stessa affermando che si sarebbe ingannata sull'esistenza del Limbo, dunque.....se le DEFINIZIONI di un Concilio SONO INFALLIBILI.....come conciliare questo con quanto stiamo leggendo ora?

Si tratta di comprendere (ossia COME-PRENDERE=INTERPRETARE) la situazione......

Se è vero che le definizioni di un Concilio sono infallibili......tuttavia, IN ALCUNE QUESTIONI possono MIGLIORARSI nel tempo
....soprattutto quando alcune sue affermazioni pur definite infallibili essendo dottrinali, NON SONO DEI DOGMI e il Limbo non è mai stato dichiarato tale, nè la Commissione di oggi ha escluso questa dottrina come abbiamo appunto sopra dimostrato....

Cosa significa?

Che una definizione promulgata mille anni fa se OGGI viene ritoccata NON annulla la precedente, MA LA MIGLIORA nella comprensione mantenendo nella sostanza LA BASE di quella precedente.....ossia si fanno passi in avanti e mai indietro.......

così è da comprendere la grande intuizione che ebbe il Concilio di Firenze.......

Nonchè una riflessione eccellente da parte dell'amico Alessandro che per comodità riporto qui perchè avendo egli scritto questo messaggio il 14 maggio del 2006,  oseremo dire che esso è stato PROFETICO di fatto, secondo l'articolo di Avvenire sopra riportato, Alessandro, sul finale del suo intervento, aveva visto giusto!......


Citazione:
Originalmente inviato da Alessandro
 
Il limbo non è un dogma, ne un'invenzione, ma una opinione teologica. Di fatto è lo stato dei bambini che muoiono senza avere ricevuto il battesimo. Si parla solo di bambini, e più precisamente di coloro che non hanno raggiunto l'età della ragione (e credo anche di coloro che non hanno mai avuto una discrezionalità di ragione), perchè chi ha potuto raggiungerla, ed ha agito nella propria vita, ha potuto o meno conformarsi alla legge naturale. Pertanto, nel caso di adulti non battezzati, ma naturaliter ordinati, purchè vi sia la buona fede, la salvezza c'è, perchè il battesimo è detto di desiderio, o "in voto".

Nel caso dei bambini, il difetto della mancanza di uso della ragione per via dell'età, impedisce che essi compiano degli atti che si configurino come morali, e pertanto in mancanza di atti morali, e anche di atti immorali, prevale la colpa ereditata dalla nascita, il peccato originale.

Per questo ai bambini non può applicarsi il discorso del battesimo in voto. Per quel che concerne la sorte dei bambini non battezzati, dopo la morte, i casi sono 2.

O l'inferno, o il paradiso (il Limbo non è mai stato concepito, ripeto, MAI, come una sorta di "terzo regno"). Se il battesimo è necessario alla salvezza, ne consegue che i bambini, che non hanno ricevuto il battesimo sacramentale, e non possono accedere al battesimo in voto, ne tantomeno a quello del sangue, non possono accedere al paradiso, pagando così le conseguenze del peccato originale.

Tuttavia, l'inferno è un luogo in cui la pena si sconta in due modalità. Nel senso, e nel danno. La pena del senso, è la fiamma, che brucia senza consumare, e che tormenta tutti i sensi, segno della natura, che senza Dio, anzichè essere glorificata, diventa insopportabile e nociva. Per cui il corpo e l'anima, eternamente subiscono il dolore legato ai sensi. Il danno è invece l'assenza di Dio, e la separazione eterna dal Corpo Mistico. In altre parole è la mancanza della visione beatifica.
La pena del danno e la pena del senso, sono la condizione cui sono sottoposti tutti i dannati, all'inferno, in vari gradi di gravità, secondo giustizia. Tuttavia, il senso, è la pena relativa a chi ha compiuto dei peccati attuali, oltre al peccato originale. Il solo peccato originale, non essendo un atto personale, ma una colpa ereditata, non procura che la pena del danno, ossia l'esclusione dal paradiso.

La situazione dei bambini morti senza battesimo sarebbe quindi quella della pena di danno, senza la pena di senso. Il limbo, in altre parole era semplicemente l'indicazione dell'inferno, senza la pena del senso, riservata ai peccatori attuali. Una condizione di privazione della visione beatifica, ma tuttavia di felicità naturale, poichè la natura, anzichè essere nemica e tormentare con la pena del senso, è ben disposta ed amica. Una felicità solo naturale e non soprannaturale. Così è descritta da san Pio X, nel catechismo maggiore.

Che il limbo non esista e sia l'inferno, lo sostiene, tra gli altri, sant'Agostino.

E' tuttavia una mera questione terminologica: certamente il limbo non esiste, come terzo regno, ma esiste come modo d'essere dell'inferno. Come antiinferno, se vogliamo, il che non lo fa esistere, in modo separato dall'inferno.

Occorre dire che vi è anche un'altra tesi, che vede il limbo come propaggine di paradiso. Per cui i bambini, sono all'ultimo grado della beatitudine, salvati per così dire in extremis dalla misericordia divina. Non si sa però su queli basi agisca questa misericordia, giacchè il peccato originale, in ogni caso, c'è. L'umanità è corrotta, e necessita di essere redenta in Cristo. Se nemmeno il battesimo serve a redimere lo stato di peccato ereditato dai progenitori, perchè ci si salva con o senza, a che pro incarnarsi e morire?

Sarà emanato a breve un decreto della CDF, che dichiarerà l'inesistenza del limbo. Ovviamente, senza dire cosa occorre credere. Recependo l'insegnamento che già è presente nella liturgia e nel catechismo, che non specificano, la Chiesa prega per i bambini morti senza battesimo, affinchè Dio usi misericordia. Così si esprimerà anche la CDF, di cui sono comunque noti i lavori. Ovviamente questo non deve essere preso, nè come una conferma del paradiso, ne come una conferma dell'inferno, ma per quello che è, ossia che la chiesa, prega perchè Dio abbia misericordia. Misericordia che si esplica anche nel mandare all'inferno, senza la pena del senso. Certamente, il catechismo di san Pio X, non ha meno valore del catechismo della Chiesa Cattolica. Se là questo è insegnato in modo chiaro e come dottrina certa e sicura, non si può non tenerne conto.

Si eviti di pensare al peccato originale come una cosetta da niente, o una cosa veniale, o una cosa che Dio perdona. L'unico perdono possibile è Cristo, il che necessita il battesimo e poi anche gli altri sacramenti. Il peccato originale è una vera colpa, NON una pena. L'unica differenza con le colpe attuali (ossia poste in atto) è che queste sono atti personali (pensati e voluti), quello no. Per il resto, nulla cambia della gravità e della realtà.

Sul discorso del "Dio farà come crede", e "non possiamo noi dire come opererà Dio"ecc. rispondo che solo di Dio possiamo ragionare con assoluta certezza, perchè è l'unico che non si contraddice, e opera sempre e solo in modo regolare, certo, senza eccezioni. Possiamo dubitare che le leggi della chimica, della fisica, ecc. possano avere eccezioni, o essere errate. Di Dio no, è l'unica certezza. Per cui parlare di Dio, o fare pronostici, non è pretendere di saperne più di Lui, ma è analizzare quello che certamente fa, in base alle norme che lui segue, poichè lui stesso le ha rivelate.

Sul discorso del purgatorio, è falso che la Chiesa primitiva non lo conosceva. E' falso che l'ortodossia non lo conosca, perchè su questo argomento le opinioni contrastano.E' falso che fu introdotto. E' un patrimonio teologico ereditato dall'ebraismo. Gli stessi Maccabei, offrivano sacrifici al fine di purificare le anime di coloro che non potevano ancora vedere Dio per i loro peccati.

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http://www.papanews.it/Public/SinodoScrittura%5B1%5D(1).BMP


IL PECCATO ORIGINALE ESISTE

3 dicembre 2008, San Paolo (15): Adamo e Cristo - Dal peccato (originale) alla libertà
[Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]

Il peccato originale "esiste", e' come "un fiume sporco" e ha un "aspetto empirico, toccabile da tutti: esiste una contraddizione nel nostro essere. Ognuno di noi la prova ogni giorno, non e' teoria" e la "vediamo sempre intorno a noi: basta guardare le notizie quotidiane su ingiustizia, violenze, menzogna, lussuria": cosi' il Papa e' entrato in merito alla dottrina del peccato originale, seguendo la trattazione di San Paolo nella Lettera ai Romani, durante la tradizionale Udienza Generale del Mercoledi’.

"Cos'e' il peccato originale? È sostenibile questa dottrina, oggi? Esiste o no il peccato originale?". Per Benedetto XVI, il peccato originale e' una realta', ma non esiste in se stessa: esso e' "inscindibilmente connesso con il dogma della salvezza e della liberta' in Cristo. Non bisogna mai trattare il peccato di Adamo e dell'umanita' in modo separato, senza comprenderlo nell'orizzonte della giustificazione in Cristo". Tanto che Paolo "accenna al peccato di Adamo solo per dimostrare la centralita' della Grazia" e arrivare a dire che "dove abbondo' il peccato, sovrabbondo' la Grazia".
C'e' dunque una contraddizione nell'uomo, e "da questo potere del male sulle nostre anime si e' sviluppato il fiume sporco del male, che avvelena la storia umana". Ma - continua il Papa - "questa contraddizione deve provocare, e provoca anche oggi, il desiderio della redenzione, che il mondo sia cambiato".


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“La teoria del Limbo non è esclusa”,

afferma un membro della Commissione Teologica Internazionale

Parla suor Sara Butler, missionaria Serva della Santissima Trinità

CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 4 maggio 2007 (ZENIT.org).- “La teoria del Limbo non è esclusa”, ha detto suor Sara Butler, missionaria Serva della Santissima Trinità, dal 2004 membro della Commissione Teologica Internazionale.

Il 20 aprile scorso la Commissione, un corpo consultivo di 30 teologi di tutto il mondo scelti dal Papa, ha emesso un documento, commissionato sotto Papa Giovanni Paolo II, dal titolo “La speranza di salvezza per i bimbi che muoiono senza essere stati battezzati”.

In un’intervista rilasciata alla rivista statunitense Inside the Vatican, suor Sara Butler, che insegna Teologia Dogmatica al St Joseph's Seminary di Dunwoodie (New York), ha spiegato che “il rapporto conclude che il Limbo rimane un’‘opinione teologica possibile’”.

Chiunque voglia difenderla è libero di farlo – ha aggiunto – . Questo documento, tuttavia, cerca di dare una giustificazione teologica per sperare che i bambini non battezzati possano essere salvati”.

“La Commissione Teologica Internazionale vuole dare maggior peso alla volontà salvifica universale di Dio e alla solidarietà in Cristo che alla necessità del Battesimo, che non è assoluta ma qualificata in certi modi”, ha chiarito.

Citando il numero 41 di questo documento, ha aggiunto che oltre alla teoria del limbo ci possono essere altri modi di integrare e salvaguardare i principi di fede sottolineati nelle Scritture.

Sempre a questo proposito, la religiosa ha detto che “la Commissione sta cercando di dire ciò che il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC 1260, 1261, 1283) ha già detto: che abbiamo il diritto di sperare che Dio trovi un modo per offrire la grazia di Cristo ai bambini che non hanno l’opportunità di compiere una scelta personale circa la loro salvezza”.

Allo stesso tempo, ha spiegato la religiosa, che è anche membro della Commissione Internazionale Anglicano-Cattolica romana, il documento “cerca di fornire una giustificazione teologica per ciò che è già stato proposto in numerosi documenti magisteriali fin dal Concilio”.

La Commissione Teologica Internazionale ha iniziato a studiare la questione del limbo nel 1994, quando era presieduta dall’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Cardinale Joseph Ratzinger.

“In genere, i documenti della Commissione offrono un punto di riferimento per Vescovi e professori di Teologia nei seminari, ad esempio, per offrire una spiegazione per lo sviluppo della dottrina”, ha spiegato la religiosa.

“Dubito, però, che questo possa portare ad un’ulteriore dichiarazione del Magistero, perché afferma niente di più di ciò che è già stato detto nel CCC, nei riti funebri per i bambini morti senza Battesimo nel Messale Romano del 1970 e nella Pastoralis Actio (il documento del 1980 della Congregazione per la Dottrina della Fede sul Battesimo dei bambini)”, ha aggiunto.

“Non dice nulla di nuovo, sta solo cercando di rendere esplicita la base teologica per questa speranza. La Gaudium et Spes 22 e la Lumen Gentium 14 e 16 nel Vaticano II hanno aperto la strada a questo sviluppo. In realtà, alcuni volevano l’insegnamento del limbo formalmente definito nel Concilio, ma la questione è stata esclusa dall’agenda”, ha poi rivelato.

“Lo sforzo è dare un’interpretazione teologica di una dichiarazione magisteriale del passato”, ha osservato suor Sara Butler.

“Il fatto che i bambini che muoiono senza essere stati liberati dal peccato originale dal Battesimo siano privati della visione beatifica è l’insegnamento comune”.

“Quella dottrina comune per cui questi bambini soffrono la perdita della visione beatifica non è la stessa cosa della fede della Chiesa; è una conclusione che i teologi hanno tratto”, ha spiegato.

“Le teorie per cui essi soffrono solo questa perdita, e non i tormenti dell’inferno, o che godono di una ‘felicità naturale’ sono opinioni teologiche”, ha quindi aggiunto.

La religiosa ha quindi messo in luce i differenti livelli di insegnamento del documento: “1) la fede della Chiesa; 2) la dottrina comune sulla privazione della visione beatifica; 3) certe opinioni teologiche”.

Il documento, ha aggiunto, “indica solo che vista la nostra comprensione della misericordia e del piano di salvezza di Dio che include Cristo e il dono dello Spirito Santo nella Chiesa, osiamo sperare che quei bambini verranno salvati da qualche dono extra-sacramentale di Cristo”.

“Non sappiamo quale sia il destino di questi bambini, ma abbiamo una base per sperare”, ha affermato.

Circa la questione se i bambini abortiti possano essere considerati martiri della Chiesa perché hanno ricevuto “il Battesimo di sangue che porta la salvezza”, come affermato nella sezione 86 del documento, suor Sara ha risposto: “Sono certa che non abbiamo mai voluto suggerire che questi bambini siano dichiarati martiri”.

“Eravamo ovviamente consapevoli che in molti luoghi i cattolici ricordano i bambini non nati che sono stati abortiti nella festa dei Santi Innocenti. Tuttavia, non abbiamo proposto una soluzione”, ha precisato.

“In questo caso particolare, la morte è il modo in cui questi bambini potrebbero essere uniti a Cristo: attraverso le circostanze violente della loro morte, potrebbero essere uniti al Suo Mistero Pasquale”, ha detto.

“Il Concilio ha insegnato esplicitamente che Dio fornisce una via di salvezza a quanti ignorano invincibilmente il Vangelo e quindi non hanno accesso al Battesimo sacramentale”.

“Il rapporto della Commissione estende la logica di questo insegnamento ai bambini. Suggeriamo che lo Spirito Santo offra loro, in un modo noto a Dio, la possibilità di essere fatti partecipi del Mistero Pasquale”, ha spiegato.

Suor Sara Butler ha tuttavia tenuto a sottolineare “che il mezzo ordinario di salvezza è il Battesimo, e che i bambini dovrebbero essere battezzati; i genitori cattolici hanno un serio dovere”.

“Dio non è legato ai sacramenti, e quindi per ciò che capiamo ci sono altri modi possibili per gli adulti che si trovano in un’ignoranza invincibile del Vangelo di raggiungere la salvezza, per cui presumiamo che ci siano anche altri modi, noti a Dio, aperti ai bambini che purtroppo muoiono senza il Battesimo”, ha infine concluso.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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14/12/2008 17:52
 
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Smile Benedetto XVI spiega il Battesimo e i suoi Simboli



Domenica 8 gennaio 2006 -
Festa del Battesimo del Signore,
Benedetto XVI spiega i simboli del Battesimo.......

Cari genitori, padrini e madrine,
Cari fratelli e sorelle!

Che cosa succede nel Battesimo? Che cosa ci si aspetta dal Battesimo?

Voi avete dato una risposta sulla soglia di questa Cappella: aspettiamo per i nostri bambini la vita eterna. Questo è lo scopo del Battesimo.
Ma, come può essere realizzato? Come il Battesimo può dare la vita eterna? Che cosa è la vita eterna?

Si potrebbe dire con parole più semplici: aspettiamo per questi nostri bambini una vita buona; la vera vita; la felicità anche in un futuro ancora sconosciuto.
Noi non siamo in grado di assicurare questo dono per tutto l'arco del futuro sconosciuto e, perciò, ci rivolgiamo al Signore per ottenere da Lui questo dono.

Alla domanda: «Come accadrà questo?» possiamo dare due risposte.


La prima: nel Battesimo ciascun bambino viene inserito in una compagnia di amici che non lo abbandonerà mai nella vita e nella morte, perché questa compagnia di amici è la famiglia di Dio, che porta in sé la promessa dell'eternità. Questa compagnia di amici, questa famiglia di Dio, nella quale adesso il bambino viene inserito, lo accompagnerà sempre anche nei giorni della sofferenza, nelle notti oscure della vita; gli darà consolazione, conforto, luce. Questa compagnia, questa famiglia gli darà parole di vita eterna. Parole di luce che rispondono alle grandi sfide della vita e danno l'indicazione giusta circa la strada da prendere. Questa compagnia offre al bambino consolazione e conforto, l'amore di Dio anche sulla soglia della morte, nella valle oscura della morte. Gli darà amicizia, gli darà vita. E questa compagnia, assolutamente affidabile, non scomparirà mai. Nessuno di noi sa che cosa succederà nel nostro pianeta, nella nostra Europa, nei prossimi cinquanta, sessanta, settanta anni. Ma, su un punto siamo sicuri: la famiglia di Dio sarà sempre presente e chi appartiene a questa famiglia non sarà mai solo, avrà sempre l'amicizia sicura di Colui che è la vita.

E così siamo arrivati alla seconda risposta.

Questa famiglia di Dio, questa compagnia di amici è eterna, perché è comunione con Colui che ha vinto la morte, che ha in mano le chiavi della vita. Essere nella compagnia, nella famiglia di Dio, significa essere in comunione con Cristo, che è vita e dà amore eterno oltre la morte. E se possiamo dire che amore e verità sono fonte di vita, sono la vita - e una vita senza amore non è vita - possiamo dire che questa compagnia con Colui che è vita realmente, con Colui che è il Sacramento della vita, risponderà alla vostra aspettativa, alla vostra speranza.

Sì, il Battesimo inserisce nella comunione con Cristo e così dà vita, la vita. Abbiamo così interpretato il primo dialogo che abbiamo avuto qui, sulla soglia della Cappella Sistina. Adesso, dopo la benedizione dell'acqua, seguirà un secondo dialogo di grande importanza.



Il contenuto è questo: il Battesimo — come abbiamo visto — è un dono; il dono della vita. Ma un dono deve essere accolto, deve essere vissuto. Un dono di amicizia implica un «sì» all'amico e implica un «no» a quanto non è compatibile con questa amicizia, a quanto è incompatibile con la vita della famiglia di Dio, con la vita vera in Cristo.
E così, in questo secondo dialogo, vengono pronunciati tre «no» e tre «sì». Si dice «no» e si rinuncia alle tentazioni, al peccato, al diavolo.

Queste cose le conosciamo bene, ma forse proprio perché le abbiamo sentite troppe volte, queste parole non ci dicono tanto. Allora dobbiamo un po' approfondire i contenuti di questi «no». A che cosa diciamo «no»?. Solo così possiamo capire a che cosa vogliamo dire «sì».

Nella Chiesa antica questi «no» erano riassunti in una parola che per gli uomini di quel tempo era ben comprensibile: si rinuncia — così si diceva — alla «pompa diabuli», cioè alla promessa di vita in abbondanza, di quell'apparenza di vita che sembrava venire dal mondo pagano, dalle sue libertà, dal suo modo di vivere solo secondo ciò che piaceva. Era quindi un «no» ad una cultura apparentemente di abbondanza di vita, ma che in realtà era una «anticultura» della morte. Era il «no» a quegli spettacoli dove la morte, la crudeltà, la violenza erano diventati divertimento. Pensiamo a quanto si realizzava nel Colosseo o qui, nei giardini di Nerone, dove gli uomini erano accesi come torce viventi. La crudeltà e la violenza erano divenuti un motivo di divertimento, una vera perversione della gioia, del vero senso della vita. Questa «pompa diabuli», questa «anticultura» della morte era una perversione della gioia, era amore della menzogna, della truffa, era abuso del corpo come merce e come commercio.

E se adesso riflettiamo, possiamo dire che anche nel nostro tempo è necessario dire un «no» alla cultura ampiamente dominante della morte.
Un’«anticultura» che si manifesta, per esempio, nella droga, nella fuga dal reale verso l’illusorio, verso una felicità falsa che si esprime nella menzogna, nella truffa, nell’ingiustizia, nel disprezzo dell’altro, della solidarietà, della responsabilità per i poveri e per i sofferenti; che si esprime in una sessualità che diventa puro divertimento senza responsabilità, che diventa una «cosificazione» - per così dire - dell’uomo, che non è più considerato persona, degno di un amore personale che esige fedeltà, ma diventa merce, un mero oggetto.

A questa promessa di apparente felicità, a questa «pompa» di una vita apparente che in realtà è solo strumento di morte, a questa «anticultura» diciamo «no», per coltivare la cultura della vita. Per questo il «sì» cristiano, dai tempi antichi fino ad oggi, è un grande «sì» alla vita. Questo è il nostro «sì» a Cristo, il «sì» al vincitore della morte e il «sì» alla vita nel tempo e nell’eternità.

Come in questo dialogo battesimale il «no» è articolato in tre rinunce, così anche il «sì» è articolato in tre adesioni: «sì» al Dio vivente, cioè a un Dio creatore, ad una ragione creatrice che dà senso al cosmo e alla nostra vita; «sì» a Cristo, cioè a un Dio che non è rimasto nascosto ma che ha un nome, che ha parole, che ha corpo e sangue; a un Dio concreto che ci dà la vita e ci mostra la strada della vita; «sì» alla comunione della Chiesa, nella quale Cristo è il Dio vivente, che entra nel nostro tempo, entra nella nostra professione, entra nella vita di ogni giorno.

Potremmo anche dire che il volto di Dio, il contenuto di questa cultura della vita, il contenuto del nostro grande «sì», si esprime nei dieci Comandamenti, che non sono un pacco di proibizioni, di «no», ma presentano in realtà una grande visione di vita. Sono un «sì» a un Dio che dà senso al vivere (i tre primi comandamenti); «sì» alla famiglia (quarto comandamento); «sì» alla vita (quinto comandamento); «sì» all'amore responsabile (sesto comandamento); «sì» alla solidarietà, alla responsabilità sociale, alla giustizia (settimo comandamento); «sì» alla verità (ottavo comandamento), «sì» al rispetto dell’altro e di ciò che gli è proprio (nono e decimo comandamento).




Questa è la filosofia della vita, è la cultura della vita, che diviene concreta e praticabile e bella nella comunione con Cristo, il Dio vivente, che cammina con noi nella compagnia dei suoi amici, nella grande famiglia della Chiesa. Il Battesimo è dono di vita. È un «sì» alla sfida di vivere veramente la vita, dicendo il «no» all'attacco della morte che si presenta con la maschera della vita; ed è «sì» al grande dono della vera vita, che si è fatta presente nel volto di Cristo, il quale si dona a noi nel Battesimo e poi nell'Eucaristia.

Questo ho detto come breve commento alle parole che nel dialogo battesimale interpretano quanto si realizza in questo Sacramento.

Oltre alle parole, abbiamo i gesti ed i simboli, ma sarò molto breve nell'indicarli.

Il primo gesto lo abbiamo già compiuto: è il segno della croce, che ci viene dato come scudo che deve proteggere questo bambino nella sua vita; è come un «indicatore» per la strada della vita, perché la croce è il riassunto della vita di Gesù.

Poi vi sono gli elementi:
-l'acqua,
-l'unzione con l'olio,
-il vestito bianco e
-la fiamma della candela.
L'acqua è simbolo della vita: il Battesimo è vita nuova in Cristo. L'olio è simbolo della forza, della salute, della bellezza, perché realmente è bello vivere in comunione con Cristo.


l'acqua....




La fiamma della candela....


Poi il vestito bianco, come espressione della cultura della bellezza, della cultura della vita.

Ed infine la fiamma della candela, come espressione della verità che risplende nelle oscurità della storia e ci indica chi siamo, da dove veniamo e dove dobbiamo andare.

Cari padrini e madrine, cari genitori, cari fratelli, ringraziamo in questo giorno il Signore, perché Dio non si nasconde dietro le nuvole del mistero impenetrabile, ma, come ha detto il Vangelo di oggi, ha aperto i cieli, si è mostrato, parla con noi ed è con noi; vive con noi e ci guida nella nostra vita. Ringraziamo il Signore per questo dono e preghiamo per i nostri bambini, perché abbiano realmente la vita, quella vera, la vita eterna.

Amen.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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07/04/2010 01:32
 
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Istruzione della Congregazione per la Dott. della Fede sul Battesimo dei bambini

20 ottobre 1980
La pastorale del battesimo dei bambini è stata grandemente favorita dalla promulgazione del nuovo rituale redatto secondo le direttive del Concilio Vaticano II. Tuttavia non sono completamente dissipate le difficoltà avvertite dai genitori cristiani e dai curatori d'anime a causa della rapida trasformazione della società, che rende difficile l'educazione della fede e la perseveranza dei giovani.




INTRODUZIONE

1. La pastorale del battesimo dei bambini è stata grandemente favorita dalla promulgazione del nuovo rituale redatto secondo le direttive del Concilio Vaticano II (1). Tuttavia non sono completamente dissipate le difficoltà avvertite dai genitori cristiani e dai curatori d'anime a causa della rapida trasformazione della società, che rende difficile l'educazione della fede e la perseveranza dei giovani.

2. Molti genitori, infatti, sono angosciati nel vedere i loro figli abbandonare la fede e la pratica sacramentale, nonostante l'educazione cristiana che si sono sforzati di impartire loro, e alcuni curatori di anime si chiedono se non dovrebbero essere più esigenti prima di battezzare i bambini Alcuni ritengono preferibile differire il battesimo dei bambini fino al termine di un catecumenato di maggiore o minore durata; altri invece chiedono che venga riveduta la dottrina sulla necessità del battesimo almeno per quanto riguarda i bambini e auspicano che la celebrazione del battesimo sia rinviata ad una età nella quale sia possibile un impegno personale, o addirittura alle soglie dell'età adulta.
Una simile messa in causa della pastorale sacramentale tradizionale non manca, però, di suscitare nella 'chiesa' il legittimo timore che venga compromessa una dottrina di così capitale importanza, quale la dottrina della necessità del battesimo; molti genitori, in particolare, sono scandalizzati nel veder rifiutare o differire il battesimo che essi chiedono per i loro bambini con piena coscienza dei propri doveri.

3. Di fronte a tale situazione, e per rispondere alle numerose richieste che le sono state rivolte, la Congregazione per la dottrina della fede, dopo aver consultato diverse conferenze episcopali, ha preparato la presente istruzione. Con essa si propone di richiamare i principali punti dottrinali in . questo campo, che giustificano la prassi costante della chiesa nel corso dei secoli, e ne dimostrano il valore permanente, nonostante le difficoltà sollevate oggi. Verranno indicate, infine, alcune grandi linee per un'azione pastorale.

Parte prima
LA DOTTRINA TRADIZIONALE SUL BATTESIMO DEI BAMBINI

Una prassi immemorabile


4. Sia in oriente che in occidente la prassi di battezzare i bambini è considerata una norma di tradizione immemorabile. Origene, e più tardi s. Agostino, la ritenevano una "tradizione ricevuta dagli apostoli" (2). Quando poi, nel secolo II, appaiono le prime testimonianze dirette, nessuna di esse presenta mai il battesimo dei bambini come una innovazione. S. Ireneo in particolare considera ovvia la presenza tra i battezzati "di infanti e di bambini" a fianco degli adolescenti, dei giovani e dei più anziani (3). Il più antico rituale conosciuto, quello che all'inizio del III secolo descrive la Tradizione apostolica, contiene la seguente prescrizione: "Battezzate in primo luogo i bambini: tutti coloro che possono parlare da soli, parlino; per coloro invece che non possono parlare da soli, parlino i genitori o qualcuno della loro famiglia" (4). S. Cipriano, partecipando ad un sinodo dei vescovi africani, afferma che "non si può negare la misericordia e la grazia di Dio a nessun uomo che viene all'esistenza"; e lo stesso sinodo, richiamandosi all'"uguaglianza spirituale" di tutti gli uomini "di qualsiasi statura ed età", decretò che si potevano battezzare i bambini "già al secondo o terzo giorno dopo la nascita" (5).

5. Indubbiamente, la prassi del battesimo dei bambini ha conosciuto un certo regresso nel corso del IV secolo. A quell'epoca, infatti, quando gli stessi adulti differivano la loro iniziazione cristiana, nel timore delle colpe future e nella paura della penitenza pubblica, molti genitori rinviavano, per gli stessi motivi, il battesimo dei loro bambini. Ma allo stesso tempo consta che vi furono dei padri e dottori quali Basilio, Gregorio nisseno, Ambrogio, Giovanni Crisostomo, Girolamo, Agostino, i quali, benché battezzati in età adulta per le stesse ragioni, tuttavia reagirono con forza contro una trascuratezza del genere, e scongiuravano gli adulti a non ritardare il battesimo, in quanto necessario alla salvezza (6) e alcuni di essi insistevano perché il battesimo fosse amministrato anche ai bambini (7).

L'insegnamento del magistero

6. Anche i romani pontefici e i concili sono intervenuti spesso per richiamare ai cristiani il dovere di far battezzare i loro bambini. Alla fine dei IV secolo viene opposto alle dottrine pelagiane l'antico uso di battezzare i bambini, allo stesso modo che gli adulti, "per la remissione dei peccati". Tale uso come avevano rilevato Origene e s. Cipriano già prima di s. Agostino (8) confermava la fede della chiesa nell'esistenza del peccato originale, e di conseguenza appariva ancora più evidente la necessità del battesimo dei bambini. In tal senso intervennero i papi Siricio (9) e Innocenzo (10); in seguito il concilio di Cartagine del 418 condanna "coloro che negano che si debbano battezzare i bambini appena usciti dal seno materno" e afferma che "in virtù della regola della fede" della chiesa cattolica circa il peccato originale "anche i più piccoli, che non hanno ancora potuto commettere personalmente alcun peccato, sono veramente battezzati per la remissione dei peccati, perché mediante la rigenerazione sia purificato in essi ciò che hanno ricevuto dalla nascita" (11).

7. Questa dottrina è stata costantemente riaffermata e difesa nel medioevo. In particolare il concilio di Vienne, nel 1312, sottolinea che "nel battesimo vengono conferite, sia ai bambini che agli adulti, la grazia informante e le virtù" e non viene solo rimessa la colpa (12). Il concilio di Firenze, nel 1442, riprende coloro che vogliono differire questo sacramento, e ammonisce che "si deve amministrare quanto prima possibile" il battesimo ai neonati, "mediante il quale sono sottrati al potere del demonio e ricevono l'adozione a figli di Dio" (13).
Il concilio di Trento rinnova la condanna del concilio di Cartagine (14) e, richiamandosi alle parole di Cristo a Nicodemo, dichiara che "dopo la promulgazione del vangelo" nessuno può essere giustificato "senza il lavacro di rigenerazione o il desiderio di riceverlo" (15). Fra gli errori colpiti da anatema dal concilio si trova l'opinione degli anabattisti, secondo i quali era meglio "omettere il loro battesimo (dei bambini) piuttosto che battezzarli, siccome non credono con un atto personale, nella fede della chiesa" (16).

8. I vari concili regionali e i sinodi celebrati dopo il concilio di Trento hanno insegnato con eguale fermezza la necessità di battezzare i bambini. Anche il papa Paolo VI, molto opportunamente, ha richiamato solennemente l'insegnamento secolare su questo punto, dichiarando che "il battesimo deve essere amministrato anche ai bambini che non hanno ancor potuto rendersi colpevoli di alcun peccato personale, affinché essi, nati privi della grazia soprannaturale, rinascano dall'acqua e dallo Spirito santo alla vita divina in Gesù Cristo" (17).

9. I testi del magistero ora citati miravano soprattutto a ribattere degli errori; sono ben lungi, però, dall'esaurire la ricchezza della dottrina sul battesimo, quale è esposta nel Nuovo Testamento, nella catechesi dei santi padri e nell'insegnamento dei dottori della chiesa; il battesimo è infatti manifestazione del preveniente amore dei Padre, partecipazione al mistero pasquale del Figlio, comunicazione di una nuova vita nello Spirito; esso fa entrare gli uomini nell'eredità di Dio e li aggrega al corpo di Cristo, che è la chiesa.

10. In tale prospettiva, l'avvertimento di Cristo nel Vangelo di s. Giovanni: "Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio" (18), deve essere inteso come l'invito di un amore universale e infinito; sono le parole di un Padre che chiama tutti i suoi figli e vuole il loro sommo bene. Questo appello irrevocabile e pressante non può lasciare l'uomo indifferente o neutrale, perché egli non può realizzare il suo destino se non accogliendo tale appello.

La missione della chiesa

11. La chiesa ha il dovere di rispondere alla missione affidata da Cristo agli apostoli dopo la sua risurrezione, e riportata in forma particolarmente solenne nel Vangelo secondo Matteo: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo" (19). La trasmissione della fede e l'amministrazione del battesimo, strettamente collegate in questo mandato del Signore, fanno parte integrante della missione della chiesa, che è universale e mai potrà cessare di esserlo.

12. In tale senso la chiesa ha inteso la sua missione fin dai primi tempi, e non solamente riguardo agli adulti. Infatti in base alle parole di Gesù a Nicodemo essa "ha sempre ritenuto che i bambini non debbano essere privati del battesimo" (20). Quelle parole hanno, in realtà, una forma così universale e assoluta, che i padri le hanno giudicate atte per stabilire la necessità del battesimo, e il magistero le ha applicate espressamente al caso dei bambini (21); anche per essi questo sacramento è l'ingresso nel popolo di Dio (22) e la porta della salvezza personale.

13. Perciò, mediante la sua dottrina e la sua prassi, la chiesa ha dimostrato di non conoscere altro mezzo, al di fuori del battesimo, per assicurare al bambini l'accesso alla beatitudine eterna: per cui si guarda dal trascurare la missione ricevuta dal Signore di far "rinascere dall'acqua e dallo Spirito" tutti coloro che possono essere battezzati. Quanto al bambini morti senza il battesimo, la chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come fa nel rito delle esequie disposto per essi (23).

14. Il fatto che i bambini non possano ancora professare personalmente la loro fede non impedisce alla chiesa di conferire loro questo sacramento, poiché in effetti li battezza nella propria fede. Questo punto dottrinale era già chiaramente fissato da s. Agostino, il quale scriveva: "I bambini sono presentati per ricevere la grazia spirituale, non tanto da coloro che li portano sulle braccia (benché anche da essi, se sono buoni fedeli), quanto dalla società universale dei santi e dei fedeli... E' tutta la madre chiesa dei santi che agisce, poiché essa tutta intera genera tutti e ciascuno" (24). S. Tommaso d'Aquino, e dopo di lui tutti i teologi, riprendono lo stesso insegnamento: il bambino che viene battezzato non crede da solo, con un atto personale, ma tramite altri, attraverso "la fede della chiesa che gli è comunicata" (25). Questa stessa dottrina viene proposta anche nel nuovo rituale del battesimo, quando il celebrante chiede ai genitori, ai padrini e alle madrine di professare la fede della chiesa "nella quale i bambini vengono battezzati" (26).

15. Tuttavia, per quanto la chiesa sia cosciente dell'efficacia della fede che opera nel battesimo dei bambini, e della validità del sacramento che essa conferisce loro, riconosce dei limiti alla sua prassi, poiché, eccettuato il caso di pericolo di morte, essa non ammette al sacramento senza il consenso dei genitori e senza la seria garanzia che al bambino battezzato verrà data un'educazione cattolica (27): si preoccupa infatti sia dei diritti naturali dei genitori, che delle esigenze di sviluppo della fede del bambino.


Parte seconda
RISPOSTA ALLE DIFFICOLTA' SOLLEVATE OGGI


16. Alla luce della dottrina ricordata sopra, devono essere giudicate alcune opinioni espresse al nostri giorni a proposito del battesimo dei bambini, tendenti a mettere in discussione la legittimità di tale prassi, come norma generale.

Battesimo e atto di fede

17. Dalla considerazione che negli scritti del Nuovo Testamento il battesimo segue la predicazione del vangelo, suppone la conversione e s'accompagna alla professione di fede e che, inoltre, gli effetti della grazia (remissione dei peccati, giustificazione, rigenerazione e partecipazione alla vita divina) generalmente dipendono dalla fede più che dal sacramento (28), alcuni propongono che la successione "predicazione fede sacramento" venga eretta a norma, da applicarsi ai bambini, eccettuato il caso di pericolo di morte, e che per essi venga istituito un catecumenato obbligatorio.

18. Indubbiamente la predicazione apostolica era indirizzata, di solito, agli adulti e i primi battezzati furono uomini convertiti alla fede cristiana. Poiché tali fatti sono riportati nei libri del Nuovo Testamento, ne può derivare l'opinione che in essi si consideri solo la fede degli adulti. Tuttavia, come si è ricordato sopra, la prassi del battesimo dei bambini si fonda su di una tradizione immemorabile di origine apostolica, la cui importanza non può essere disconosciuta: inoltre il battesimo non è mai amministrato senza la fede, che nel caso dei bambini è la fede della chiesa.
D'altra parte, secondo la dottrina del concilio di Trento sui sacramenti, il battesimo non è soltanto un segno della fede: ne è anche la causa (29). Esso opera nel battezzato "l'illuminazione interiore", e perciò giustamente la liturgia bizantina lo chiama "sacramento dell'illuminazione" o semplicemente "illuminazione", cioè fede ricevuta, che pervade l'anima perché cada, davanti allo splendore del Cristo, il velo della cecità (30).

Battesimo e appropriazione personale della grazia

19. Si dice anche che ogni grazia, poiché destinata ad una persona, deve essere accolta coscientemente e fatta propria da colui che la riceve; cosa di cui il bambino è assolutamente incapace.

20. In realtà, il bambino è persona molto prima di essere in grado di manifestarlo mediante atti di coscienza e di libertà, e come tale può già diventare figlio di Dio e coerede di Cristo mediante il sacramento dei battesimo. La sua coscienza e la sua libertà potranno in seguito, a partire dal loro risveglio, disporre delle forze infuse nell'anima dalla grazia battesimale.

Battesimo e libertà dei bambino

21. Si obietta anche che il battesimo dei bambini sarebbe un attentato alla loro libertà, in quanto è contro la loro dignità di persona imporre loro per il futuro degli obblighi religiosi che essi, in seguito, saranno forse portati a rifiutare. Sarebbe quindi meglio conferire il sacramento ad una età, in cui siano in grado di impegnarsi liberamente. Nel frattempo i genitori e gli educatori dovrebbero comportarsi in maniera riservata e astenersi da ogni pressione.

22. Ma un tale comportamento è assolutamente illusorio: non esiste una libertà umana così pura, da poter essere immune da qualsiasi condizionamento. Già sul piano naturale, i genitori operano delle scelte indispensabili per la vita dei loro figli e li orientano verso i veri valori. Un comportamento della famiglia che pretendesse di essere neutrale per quanto riguarda la vita religiosa del bambino, in pratica risulterebbe una scelta negativa, che lo priverebbe di un bene essenziale.
Quando si pretende che il sacramento del battesimo comprometta la libertà del bambino, si dimentica soprattutto che ogni uomo, anche non battezzato, in quanto è creatura, ha verso Dio degli obblighi imprescrittibili, che il battesimo ratifica ed eleva con l'adozione filiale. Si dimentica inoltre che il Nuovo Testamento ci presenta l'ingresso nella vita cristiana non come una servitù o una costrizione, ma come l'accesso alla vera libertà (31).
Indubbiamente potrà capitare che il bambino, giunto all'età adulta, rifiuti gli obblighi derivanti dal suo battesimo. I genitori, nonostante la sofferenza che possono provarne, non hanno nulla da rimproverarsi per aver fatto battezzare il loro bambino e avergli dato un'educazione cristiana, come era loro diritto e dovere (32). Infatti, nonostante le apparenze, i germi della fede deposti nella sua anima potranno un giorno riprendere vita, e i genitori vi contribuiranno con la loro pazienza, il loro amore, la loro preghiera e la testimonianza autentica della loro fede.

Il battesimo nell'attuale situazione sociologica

23. Attenti ai legami della persona con la società, alcuni ritengono che in una società di tipo omogeneo, in cui i valori, i giudizi e i costumi formano un sistema coerente, il battesimo dei bambini sarebbe ancora conveniente; esso però sarebbe controindicato nelle odierne società pluralistiche, caratterizzate dall'instabilità dei valori e dai conflitti ideologici. In una situazione del genere, dicono, converrebbe differire il battesimo, finché la personalità del candidato non sia sufficientemente maturata.

24. Senza dubbio la chiesa non ignora di dover tenere conto della realtà sociale. Ma i criteri dell'omogeneità e del pluralismo sono soltanto indicativi e non possono essere eretti a principi normativi, perché sono inadeguati a risolvere una questione propriamente religiosa, che di sua natura spetta alla chiesa e alla famiglia cristiana.
Il criterio della "società omogenea" permetterebbe di affermare la legittimità del battesimo dei bambini, se la società è cristiana, ma porterebbe anche a negarla quando le famiglie cristiane fossero minoritarie, sia in una società a predominanza ancora pagana, sia in un regime di ateismo militante; il che, evidentemente, è inammissibile.
Anche il criterio della "società pluralistica", non vale più del precedente, poiché in questo tipo di società la famiglia e la chiesa possono agire liberamente, e quindi dare una formazione cristiana.
Del resto, una riflessione sulla storia dimostra chiaramente come l'applicazione di tali criteri "sociologici" nel primi secoli avrebbe paralizzato l'espansione missionaria della chiesa. Si deve inoltre aggiungere che ai nostri giorni troppo spesso ci si appella paradossalmente al pluralismo per imporre ai fedeli dei comportamenti, che in realtà impediscono l'uso della loro libertà cristiana.
In una società, in cui la mentalità, i costumi e le leggi non si ispirano più al vangelo, è dunque di somma importanza che nelle questioni poste dal battesimo dei bambini si tenga conto soprattutto della natura e della missione proprie della chiesa. Il popolo di Dio, anche se mescolato con la società umana e costituito di diverse nazioni e culture, tuttavia possiede una propria identità, caratterizzata dall'unità della fede e dei sacramenti. Animato dallo stesso spirito e dalla stessa speranza, esso è un tutto organico, capace di creare, nei diversi gruppi umani, le strutture necessarie alla sua crescita. La pastorale sacramentale della chiesa, in particolare quella del battesimo dei bambini, deve inserirsi in questo contesto, e non dipendere da criteri riferibili unicamente alle scienze umane.

Battesimo dei bambini e pastorale sacramentale

25. Si riscontra, da ultimo, un'altra critica contro il battesimo dei bambini: esso deriverebbe da una pastorale priva di slancio missionario, più preoccupata di amministrare un sacramento, che di suscitare la fede e di promuovere l'impegno evangelico. Nel conservarlo, la chiesa cederebbe alla tentazione del numero e della "istituzione" (establishment); essa incoraggerebbe il mantenimento di una "concezione magica" dei sacramenti, mentre il suo vero compito sarebbe di dedicarsi all'attività missionaria, di far maturare la fede dei cristiani, di promuovere il loro impegno libero e cosciente, ammettendo, di conseguenza, delle tappe nella sua pastorale sacramentale.

26. Senza dubbio, l'apostolato della chiesa deve tendere a suscitare una fede viva e a favorire una esistenza autenticamente cristiana, ma non si possono applicare, tali e quali, le esigenze della pastorale sacramentale degli adulti ai bambini che sono battezzati, come si è ricordato sopra, "nella fede della chiesa". Inoltre non si può trattare alla leggera la necessità del sacramento, che conserva tutto il suo valore e la sua urgenza, soprattutto quando si tratta di assicurare a un bambino il bene infinito della vita eterna.
Quanto alla preoccupazione del numero, se ben compresa, essa non è una tentazione o un male per la chiesa, ma un dovere e un bene. Infatti la chiesa, definita da s. Paolo "corpo" di Cristo e sua "pienezza" (33), è nel mondo il sacramento visibile di Cristo; la sua missione è di estendere a tutti gli uomini il vincolo sacramentale che l'unisce al suo Signore glorificato. Per cui non può fare a meno di voler conferire a tutti, ai bambini come agli adulti, il sacramento primo e fondamentale del battesimo.
Così compresa, la prassi del battesimo dei bambini è autenticamente evangelica, poiché ha valore di testimonianza; manifesta infatti l'iniziativa di Dio nel nostri confronti e la gratuità del suo amore che circonda tutta la nostra vita: "Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi... Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo" (34). Anche nel caso dell'adulto, le esigenze legate alla ricezione del battesimo (35) non devono far dimenticare che Dio "ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito santo" (36).

Parte terza
ALCUNE DIRETTIVE PASTORALI


27. Anche se non è possibile ammettere certe proposte di oggi, quali l'abbandono definitivo del battesimo dei bambini e la libertà di scelta, qualunque ne sia il motivo, tra battesimo immediato e battesimo differito, non si può tuttavia negare la necessità di un approfondito sforzo pastorale, sotto certi aspetti rinnovato. Merita indicarne qui i principi e le grandi linee.

Principi di questa pastorale

28. E' molto importante richiamare innanzi tutto che il battesimo dei bambini deve essere considerato come una grave missione. Le questioni che essa pone ai curatori di anime non possono essere risolte se non tenendo fedelmente presenti la dottrina e la prassi costante della chiesa.
Concretamente, la pastorale del battesimo dei bambini dovrà ispirarsi a due grandi principi, di cui il secondo è subordinato al primo:
1) Il battesimo, necessario alla salvezza, è il segno e lo strumento dell'amore preveniente di Dio che libera dal peccato e comunica la partecipazione alla vita divina: per sé, il dono di questi beni non deve essere differito ai bambini.
2) Devono essere prese delle garanzie perché tale dono possa svilupparsi mediante una vera educazione nella fede e nella vita cristiana, sicché il sacramento possa raggiungere pienamente la sua "realtà" (37). Di solito esse sono date dai genitori o dai parenti stretti, benché possano essere supplite in diverso modo nella comunità cristiana. Ma se tali garanzie non sono veramente serie, si potrà essere indotti a differire il sacramento, o addirittura a rifiutarlo, qualora siano certamente inesistenti.

Il dialogo tra i curatori d'anime e le famiglie credenti

29. In base ai due princìpi di cui sopra, si valuterà la reale situazione dei singoli casi mediante un colloquio pastorale tra il sacerdote e la famiglia. Per il colloquio con genitori cristiani regolarmente praticanti, le norme sono stabilite nella introduzione del rituale, di cui basterà ricordare qui i due punti più significativi.
Innanzi tutto, è attribuita grande importanza alla presenza e alla partecipazione attiva dei genitori nella celebrazione; essi hanno ormai la priorità rispetto al padrini e alle madrine, la cui presenza è tuttavia ancora richiesta, poiché il loro concorso nell'educazione rimane prezioso e talvolta necessario.
In secondo luogo, si deve attribuire grande importanza alla preparazione del battesimo. I genitori devono preoccuparsene, avvertire i loro pastori d'anime della nascita attesa, prepararsi spiritualmente. Da parte loro i pastori visiteranno le famiglie, anzi cercheranno di riunirne insieme diverse e impartiranno loro la catechesi ed altri opportuni suggerimenti, e inoltre le inviteranno a pregare per i bambini, che si accingono a ricevere (38).
Nel fissare la data della celebrazione stessa ci si atterrà alle indicazioni del rituale: "Si tenga conto anzitutto della salute del bambino, perché non resti privo del beneficio del sacramento; poi delle condizioni di salute della madre, affinché per quanto è possibile possa essere presente di persona; si tenga conto infine salvo il bene preminente del bambino delle esigenze pastorali, e cioè del tempo indispensabile per preparare i genitori e disporre la celebrazione in modo che appaia chiaramente il significato e la natura del rito". Il battesimo, quindi, avrà luogo senza alcun ritardo "se il bambino è in pericolo di morte", altrimenti, di solito "entro le prime settimane dopo la nascita del bambino" (39).

Il dialogo dei curatori d'anime con le famiglie poco credenti o non cristiane

30. Potrebbe capitare che si rivolgano ai parroci dei genitori poco credenti e praticanti solo occasionalmente, o anche non cristiani, i quali per motivi degni di considerazione chiedono il battesimo per il loro bambino.
In questo caso si cercherà, con un colloquio perspicace e pieno di comprensione, di suscitare il loro interesse per il sacramento che chiedono e di richiamarli alla responsabilità che si assumono.
La chiesa, infatti, non può venire incontro al desiderio di questi genitori, se essi non danno la garanzia che, una volta battezzato, il bambino riceverà l'educazione cristiana richiesta dal sacramento; essa deve avere la fondata speranza che il battesimo porterà i suoi frutti (40).
Se le garanzie offerte ad esempio la scelta dei padrini e madrine che si prenderanno seria cura del bambino, o l'aiuto della comunità dei fedeli sono sufficienti, il sacerdote non potrà rifiutarsi di amministrare senza indugio il battesimo, come nel caso dei bambini di famiglie cristiane. Ma se le garanzie sono insufficienti, sarà prudente differire il battesimo; tuttavia i parroci dovranno mantenersi in contatto con i genitori, in modo da ottenere da essi, per quanto è possibile, le condizioni richieste da parte loro per la celebrazione dei sacramento. Se poi non fosse possibile neppure questa soluzione, si potrebbe proporre, come ultimo tentativo, l'iscrizione del bambino in vista di un catecumenato, all'epoca della scolarità.

31. Le presenti norme, già promulgate ed entrate in vigore (41), richiedono alcuni chiarimenti.

Deve essere chiaro, anzitutto, che il rifiuto del battesimo, non è una forma di pressione. Del resto non si deve parlare di rifiuto, né tanto meno di discriminazione, ma di un rinvio di natura pedagogica, che tende, secondo i casi, a far progredire la famiglia nella fede o a renderla più cosciente delle proprie responsabilità.
Quanto alle garanzie, si deve ritenere che ogni assicurazione che offra una fondata speranza circa l'educazione cristiana dei bambini merita di essere giudicata sufficiente.
L'eventuale iscrizione in vista di un futuro catecumenato non deve essere accompagnata da un apposito rito, che potrebbe essere considerato come l'equivalente del sacramento stesso. Deve essere chiaro, inoltre, che tale iscrizione non è veramente un ingresso nel catecumenato e che i bambini così iscritti non sono da considerarsi catecumeni con tutte le prerogative proprie di quello stato. Essi dovranno essere presentati, in seguito, ad un catecumenato adeguato alla loro età. A questo proposito, si deve precisare che l'esistenza di un Rito dell'iniziazione cristiana dei fanciulli nell'età del catechismo, nel Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti (42), non significa affatto che la chiesa preferisca o consideri come normale il rinvio del battesimo a quella età.
Infine, in quelle regioni in cui le famiglie poco credenti o non cristiane costituiscono la maggioranza della popolazione, al punto da giustificare da parte delle conferenze episcopali l'introduzione di una pastorale d'insieme che preveda un intervallo più lungo di quello stabilito dalla legge generale prima della celebrazione del battesimo (43), le famiglie cristiane che vi dimorano conservano integro il loro diritto di far battezzare prima i loro bambini. In questo caso si amministrerà, dunque, il battesimo, come desidera la chiesa e come meritano la fede e la generosità di quelle famiglie.

Il ruolo delle famiglie e della comunità parrocchiale

32. L'impegno pastorale svolto in occasione del battesimo dei bambini deve essere inserito in un'attività più ampia, estesa alle famiglie e a tutta la comunità cristiana.
In tale prospettiva è importante intensificare l'azione pastorale dei fidanzati, negli incontri in preparazione al matrimonio, e poi degli sposi novelli. Secondo le circostanze, si farà appello a tutta la comunità ecclesiale, e in particolare agli educatori, agli sposi cristiani, ai movimenti impegnati nella pastorale familiare, alle congregazioni religiose e agli istituti secolari. Nel loro ministero i sacerdoti dedichino ampio spazio a questo apostolato. Soprattutto richiamino i genitori alla responsabilità di suscitare ed educare la fede dei loro bambini. Spetta infatti ad essi dare avvio all'iniziazione cristiana del bambino ed insegnargli ad amare Cristo come un amico intimo, e inoltre formarne la coscienza. Tale compito sarà tanto più fecondo e facile, quanto più si appoggerà sulla grazia battesimale infusa nell'animo del bambino.

33. Come indica chiaramente il rituale, la comunità parrocchiale e in particolare il gruppo dei cristiani che costituiscono l'ambiente umano della famiglia, devono svolgere un loro ruolo nella pastorale del battesimo. Infatti "il popolo di Dio, cioè la chiesa, che trasmette e alimenta la fede ricevuta dagli apostoli, considera suo compito fondamentale la preparazione al battesimo e la formazione cristiana" (44). Questa partecipazione attiva del popolo cristiano, già entrata nella prassi quando si tratta di adulti, è richiesta anche nel battesimo dei bambini, nel quale "il popolo di Dio, cioè la chiesa, presente nella comunità locale, ha un compito importante" (45). D'altra parte la comunità stessa trarrà un grande vantaggio spirituale e apostolico dalla cerimonia del battesimo. Infine, l'azione della comunità si prolungherà, anche dopo la celebrazione liturgica, nel concorso degli adulti alla educazione della fede dei giovani, sia con la testimonianza della loro vita cristiana che con la partecipazione alle diverse attività catechistiche.

CONCLUSIONE

34. Rivolgendosi ai vescovi, la Congregazione per la dottrina della fede ha piena fiducia che essi, nell'esercizio della missione ricevuta dal Signore, si premureranno di richiamare la dottrina della chiesa sulla necessità del battesimo dei bambini, di promuovere una pastorale adeguata, e di ricondurre alla prassi tradizionale coloro che, mossi forse da preoccupazioni pastorali comprensibili, se ne sono allontanati. Si augura inoltre che l'insegnamento e gli orientamenti della presente istruzione giungano a tutti i curatori di anime, ai genitori cristiani e alla comunità ecclesiale, in modo che tutti si rendano conto delle loro responsabilità e contribuiscano, mediante il battesimo dei bambini e la loro educazione cristiana, alla crescita della chiesa, corpo di Cristo.

Il sommo pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell'udienza accordata al sottoscritto prefetto, ha approvato la presente istruzione, decisa nella riunione ordinaria di questa s. congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.

Roma, dalla sede della Congregazione per la dottrina della fede, il 20 ottobre 1980.

FRANJO card. SEPER, prefetto
Fr. JEROME HAMER, O.P., arcivescovo tit. di Lorium, segretario



NOTE

1) Ordo baptismi parvulorum, ed. typica, Romae, 15 maii 1969.
2) Origenes In Romanos lib., 5, 9: PG 14, 1047; cfr. S. Augustinus, De Genesi ad litteram 10; 23, 39: PL 34,426; De peccatorum meritis et remissione et de baptismo parvulorum ad Marcellinum 1, 26, 39: PL 44,131. Revera, iam tribus in locis Actuum apostolorum legitur baptizatam esse "domum eius" (16,15), "omnis domus eius" (16,33), "cum omni domo sua" (18,8).
3) Adv. haereses 2, 22, 4: PG 71 784; Harvey 1, 330. In multis inscriptionibus nonnullì parvuli, iam a saeculo II, appellantur "Dei filius", qui fitulus solis baptizatis concedebatur, vel de eorum baptismo aperta legitur mentio d. exempli gratia, Corpus inscriptionum graecarum III, nn. 9727, 9801, 9817; E. Diehl, Inscriptiones latinae christianae veteres, Berlin 1961, nn. 1523 (3), 4429 A.
4) Retroversio latina ex ed. B. Botte, La Tradition apostolique de saint Hippolyte, Múnster, Aschendorff , 1963 (LQF 39), p. 44.
5) Epist. 59, Cyprianus et ceteri collegae qui in Concilio adfuerunt numero LXVI Fido fratri: PL 3, 1013 1019; ed. Hartel (CSEL 3), pp. 717 721. Apud ecclesiam. Africae, haec praxis peculiari modo firma erat, non obstante opinione Tertulliani, qui consilium dabat differendi baptismurn parvulorum ob innocentiam eorum aetatis et ob timorem defectionum quae forte in iuventute accidere possent. Cfr. De baptismo, XVIII,3 XIX,l: PL 1, 1220 1222; De anima, 39 41: PL 2,719ss.
6) Cfr. S. Basibus, Homilia XIII exhortatoria ad sanctum baptisma: PG 31 424 436; S. Gregorius nyssenus, Adversus eos qui differunt baptismum oratio: PG 46,424; S. Augustinus, In Ioannem tractatus 13, 7: PL 35,1496; CCL 36, p. 134.
7) Cfr. S. Ambrosius, De Abraham II, 11, 81 84: PL 14,495 497; CSEL 32, 1, pp. 632 635; S. Ioannes Chrysostomus, Catechesis 111, 5. 6: ed. A. Wenger, SC SO, pp. 153 154; S. Hieronymus, Epist. 107, 6: PL 22,873; ed. Labourt (coll. Budé), t. 5, pp. 151 152. Attamen Gregorius nazianzenus, quanivis matres impellat ut earurn filii baptizentur aetate tenerrima, satis habet statuere aetatem trium annorum. Cfr. Oratio XL in sanctum baptisma, 17 et 28: PG 36,380 et 399.
8) Origenes, In Leviticum hom. 8, 3: PG 12,496; In Lucam hom. 14, 5: PG 13, 1835; S. Cyprianus, Epist. 59, 5: PL 3,1018B, ed. Hartel (CSEL 3) p. 720; S. Augustinus, De peccatorum meritis et remissione et de baptismo parvulorum 1, 17 19, 22 24: PL 44,121 122; De gratia Christi et de peccato originali lib. 1, 32, 35: ibid., 377; De praedestinatione sanctorum 13, 25: ibid., 978; Opus imperjecturn contra Iulianum, lib. 5, 9: ibid. 1439.
9) Epist. "Directa ad decessorem" ad Himerium episc. Tarraconensem, 10 febr. 385, n. 2: DS (= Denzinger Schónrnetzer, Enchiridion symbolorum .... Herder, 1965), n. 184.
10) Epist. "Inter ceteras Ecclesiae Romanae" ad Silvanum et ceteros synodi Milevitanae patres, 27 ian. 417, § 5: DS 219.
11) Can. 2: Mansi 3, 811 814 et 4, 327 AB; DS 223.
12) Viennense concilium: Mansi 25, 411 CD; DS 903 904.
13) Florentinum Concilium, sess. 11: DS 1349.
14) Sess. 5, can. 4: DS 1514. Cfr. Carthaginiense concilium anno 418, v. supra, n. 11
15) Sess. 6, cap. 6: DS 1524.
16) Sess. 7, can. 13: DS 1626.
17) Sollemnis professio fidei, n. 18: AAS 60(1968) 440; EV 111,554.
18) Io 3,5.
19) Mt 28,19; Mc 16,15 16.
20) Ordo baptismi parvulorum, Praenotanda, n. 2, p. 15; EV III,1128.
21) Cfr. supra, n. 8, laudatos patrum locos; nn. 9 13, conciliorum. Addi potest Professio fidei patriarchae Dosithaei hieroso1ymitani (an. 1672): Mansi 34, 1746.
22) "Nihil agitur aliud cum parvuli baptizantur, nisi ut incorporentur ecclesiae, id est, Christi corpori membrisque socientur", scribit s. Augustinus (De peccatorum meritis et remissione et de baptismo parvulorum, lib. 3, c. 4, n. 7: PL 44,189; cfr. lib. 1, c. 26, n. 38: ibid. 131).
23) Ordo exsequiarum, ed. typica, Romae, 15 augusti 1969, nn. 82, 231 237.
24) Epist. 98, 5: PL 33, 362; CSEL 34, p. 526; cfr. Sermo 176, c. 2, n. 2: PL 38,950.
25) Summa theologica, IIIa, q. 69, a. 6, ad 3; cf. q. 68, a. 9, ad 3.
26) Ordo baptismi parvulorum, Praenotanda, n. 2: EV III, 1128; cfr. n. 56.
27) Diuturna enim exstat traditio, ad cuius auctoritatem appellarunt s. Thomas Aquinas, q. 10, a. 12 corp. ci Benedictus XIV (Instr. Postremo mense data 28 febr. 1747, nn. 4 5: DS 2552 2553) iuxta quam haud baptizandus est infans e parentibus infidelibus vel hebraeis ortus, extra mortis periculum (CIC can. 750, § 2), invitis iisdem parentibus; id est nisi ipsi hoc petierint et cautiones praebuerint.
28) Cfr. Mt 28,19; Mc 16,16; Act 2,37 41; 8,35 38; Rm 3,22.26; Gal 3,26.
29) Concilium Tridentinum, sess. 7, Decr. de sacramentis, can. 6: DS 160b.
30) Cfr. 2Cor 3,15 16.
31) Io 8,36; Rm 6,17 22; 8,21; Gal 4,31; 5,1.13; 1Pt 2,16, etc.
32) Hoc officium et ius, explanatum a concilio Vaticano II in sua declar. Dignitatis humanae, n. 5 [EV 1,1057] inter nationes agnoscitur: Universa Declaratio hominis iurium, art. 26, n. 3.
33) Eph 1,23.
34) I Io 4,10.19.
35) Cfr. Conciflum Tridentinum, sess. VI, De iustificatione, cap. 5 6, can. 4 et 9: DS 1525 1526,1554,1559.
36) Tt 3,5.
37) Cfr. Ordo baptismi parvulorum, Praenotanda, n. 3, p. 15: EV III,1129.
38) Cfr. ibid., n. 8, § 2, p. 17, et n. 5, §§ 1 et 5, p. 16: EV III, 1134 et 1131.
39) Ibid. n. 8, § 1, p. 17: EV 111,1134.
40) Cfr. ibid., n. 3, p. 15: EV 111,1129.

41) Edictae primunt per litteras huius Congregationis pro doctrina fidei ad respondendum petitioni exc. DD. Bartholornaei Hanrion, episc. Dapangensis in Togo, hae normae publici iuris factae sunt, insimul ac praedicti episcopi petitio, in ephemeridibus Notitiae 7(1971) 64 70.
* Ecco il testo della lettera:
Monseigneur, Dans la lettre qu'elle vous adressait le 15 février 1967 en réponse à votre proposition concernant l'instauration d'un catéchurnénat pour enfants, la S. Congrégation pour la doctrine de la foi vous faisait part de son intention de poursuivre l'étude de la question, tout en maintenant la pratique traditionnelle et en soulignant la nécessité d'insister sur la responsabilité des parents.
Je puis vous communiquer à présent les conclusions de la commission désignée pour l'étude de cette question conclusions approuvées par les cardinaux de la dite congrégation et ratifiées par le saint père en date du 19 juin 1970. Voici donc ce qui a été établi:
I. Dans le cas d'"infantes"
1. De parents chrétiens "réguliers": a) On se réglera sur les praenotanda du nouvel Ordo baptisrni, surtout pour ce qui touche à la préparation des parents. b) Il est normal que les parents fervents desirent que leur enfant naisse "quam primum" à la vie d'enfants de Dieu.
2. De parents non chrétiens ou chrétiens "irréguliers": N. B. Par chrétiens "irréguliers", il faut entendre ici les chrétiens polygames, concubinaires, époux légitimes ayant abandonné toute pratique régulière de leur foi, ou qui demandent le baptéme de l'enfant pour de pures raisons de convenance sociale. a) Il importe de leurs faire prendre conscience de leurs responsabilìtés. b) Il importe en outre de juger de la suffisance des garanties concernant l'éducation catholique des enfants garanties données par quelque membre de la famille, ou par la parrain ou la marraine, ou par l'appui de la communauté des fidèles (Par garanties, nous entendons qu'il y ait espoir fondé d'éducation catholique). c) Si les conditions sont suffisantes au jugement des pasteurs, l'église peut procéder au baptéme, car les enfants sont baptisés dans la foi de l'église. d) Si elies ne le sont pas, on pourra proposer aux parents: l'inscription de l'enfant en vue d'un baptéme ultérieur; le maintien de contacts pastoraux avec eux, permettant de préparer l'accucil ultérieur en vue du baptéme.
II: Dans le cas d'adultes et de "pueri" ad normam can. 745 § 1 2
Instauration d'un catéchuménat, selon le voeu du Concile Vatican Il, et selon des modalités qu'auront à preciser les conférences épiscopales.
En espérant répondre de la sorte au souci pastoral dont vous nous faisiez part, je vous prie d'agréer, Monseigneur, l'expression de mon bien fraternel dévouement.
FRANJO card. SEPER, préfet

42) Cfr. Ordo initiationis christianae adultorum, Romae, ed. typica, 6 ian. 1972, cap. 5, pp. 125 149: EV IV, 1485 1502.
43) Cfr. Ordo baptismi parvulorum, Praenotanda n. 8, §§ 3 4, p. 17: EV III,1134.
44) Ibid., De initiatione christiana, Praenotanda generalia, n. 7, p. 9: EV III, 1098.
45) Ibid., Praenotanda, n. 4, p. 15: EV III,1130.
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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16/01/2013 11:20
 
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[SM=g1740758] Un sacerdote risponde

Sono una mamma di due bimbi non battezzati perchè il papà è contrario; vorrei sapere se è possibile poterli battezzare in segreto

Quesito

Salve padre,
sono una mamma di due bimbi non battezzati perchè il papà è contrario.
Vorrei sapere se è possibile poterli battezzare in segreto?
Altrimenti vorrei sapere perchè non andranno in paradiso visto che la colpa non è loro se non sono stati battezzati. Allora che fine farà l’anima di tutti i bimbi non battezzati?


Risposta del sacerdote

Carissima,
1. non è possibile battezzarli in segreto, se non in  punto di morte.

2. Certo, prima del matrimonio, bisognava mettersi d’accordo su un punto così importante per non doverti trovare nei guai.

3. Comunque la volontà del padre vale quanto quella della madre. Il padre non può imporre nulla senza il consenso della sposa e della madre.

4. Pertanto devi dire a tuo marito che è tenuto a rispettare la tua volontà nel medesimo modo in cui lui vuole che tu rispetti la sua.

5. Devi dirgli anche che deve rispettare il bene dei bambini.
Se lui non crede al battesimo, tuttavia sa bene che il battesimo non produce nulla di male.
Al contrario il battesimo, oltre a conferire la grazia di Dio, assicura la liberazione dal potere delle tenebre in modo tale che dalla grazia di Dio un bambino è anche maggiormente protetto.

6. Lui non crede alla liberazione dal potere delle tenebre.
Ma il potere delle tenebre esiste lo stesso anche se lui non ci crede.
E a parità di diritti, dal momento che lui dice che il potere delle tenebre non esiste e tu invece dici che esiste e vuoi che i tuoi bambini siano più protetti, da un punto di visto anche solo umano tu hai più diritto di lui.
La sua volontà non porta alcun bene ai bambini.
La tua invece assicura una liberazione dal male.

7. Circa l’ultimo punto: la Chiesa è certa della salvezza dei bambini solo se vengono battezzati.
Infatti per entrare in Paradiso, che è una realtà di ordine soprannaturale, è necessario essere rivestiti della realtà soprannaturale della grazia.
Ora la grazia viene data in maniera ordinaria e certa nei sacramenti.

8. Fuori dei sacramenti – stante la volontà salvifica universale di Dio -abbiamo molte speranze che Dio accordi la sua grazia ai bambini che muoiono prima del battesimo, ma non abbiamo la certezza della loro salvezza.
Non possiamo dimenticare che Gesù ha detto: “In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3,5).
Parlando di acqua e di Spirito, Gesù si riferisce al sacramento del battesimo.
Ed è per questo che la Chiesa da sempre ha chiesto di battezzare i bambini al più presto.

Ti assicuro una preghiera e un ricordo nella Messa perché la tua volontà venga rispettata e venga assicurato il maggior bene dei tuoi bambini, che insieme a te e a tuo marito, di cuore benedico.
Padre Angelo


Pubblicato 15.01.2013



[SM=g1740771]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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09/06/2013 15:38
 
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[SM=g1740758] CHE COSA E' IL BATTESIMO?
E' davvero importante?
E IL LIMBO? E' STATO ABOLITO SI O NO?
in questo articolo è riassunta la storia del Battesimo nella Chiesa, e la discussione sul Limbo.....
se avete a cuore la verità, leggetelo e divulgatelo

http://anticlericali-cattolici.webnode.it/news/storia-del-battesimo-chiarimenti-sul-limbo/



Storia del Battesimo chiarimenti sul Limbo

09.06.2013 09:32

 

BATTESIMO AI BAMBINI STORIA E CATECHESI

 

La prima questione sul Battesimo, dopo gli eventi del Cristo morto e Risorto, viene suscitata in seno al collegio degli Apostoli e riportato in Atti 15, un evento questo considerato come il "primo Concilio di Gerusalemme" nel quale gli Apostoli prendono una decisione vincolante per tutta la Chiesa: la sostituzione della Circoncisione con il Battesimo in Cristo e di Cristo.

"Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: «Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi».

Poiché Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione...." (Atti15,1 e ss.), da allora la frase cambierà con questo monito: «Se non vi fate battezzare non potete esser salvi».

Ci vorranno quasi centocinquanta anni prima che questa prassi diventi uguale e vincolante per tutta la Chiesa, poiché molti Cristiani provenivano dal giudaismo e quindi molti erano già circoncisi e continuavano ad obbligare i convertiti che frequentavano le loro sinagoghe, alla circoncisione oltre che al Battesimo.

Fu quindi una presa di coscienza lenta e faticosa, ma inesorabilmente possiamo dire che fu il primo dogma impartito dalla Chiesa.

Da qui possiamo snocciolare tutta la storia sul Battesimo nella vita della Chiesa: l'uso per aspersione o per immersione, a grandi e piccini. Sì, fin dal primo secolo, fin dalla prima ora, la Chiesa ha battezzato sempre anche i bambini quando, naturalmente, questi provenivano da famiglie che, convertendosi si facevano battezzare con tutta la famiglia.

"Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare" (Atti 18,8). La richiesta al Battesimo per loro bambini, partiva sempre da una volontà libera e cosciente dei genitori o dei tutori.

Il fatto che per i primi secoli sono spesso citati solo gli adulti come sant'Agostino ed altri che si facevano battezzare in età adulta, non vuol dire che ai bambini non si dava. Questo derivava dal fatto che i convertiti adulti provenienti spesso da famiglie pagane o giudaiche avevano conosciuto Cristo in età adulta e la famiglia non si era certo preoccupata di dare loro, da bambini, il Battesimo. Inoltre sono le loro biografie ad aver intessuto le storie sulla dottrina della Chiesa come appunto sant'Agostino, e sono loro che ci raccontano questi fatti, è ovvio pertanto che non avremmo testimonianze di bambini atti a raccontarci sul loro battesimo.

 

Quindi, la questione del Battesimo ai bambini fu risolto immediatamente da quel primo Concilio di Gerusalemme, quando il Battesimo andò a sostituire la circoncisione, sia nel Nuovo Testamento quanto nella Patristica non troveremo la discussione sul fatto che il Battesimo non doveva essere dato ai bambini, esso infatti sostituendo la circoncisione, non sostituiva l'età di questa che veniva fatta all'ottavo giorno del nascituro: "All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni» (Lc.1,59-60); così avvenne anche per Gesù: "Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù" (Lc.2,21).

Non si sostituiva l'età, ma veniva introdotto, dagli Atti degli Apostoli cap. 15, il nuovo Sacramento della vera salvezza.

 

Perché allora ancora oggi abbiamo questa discussione, spesso col mondo pentecostale e protestante, sulla questione del Battesimo ai bambini?

Semplice, perché invece di ascoltare la Chiesa e sottomettersi al suo insegnamento, si preferisce discutere e opporre resistenza, dando origine alle proprie opinioni ed interpretazioni assunte come verità. Si denuncia e si nega alla Chiesa il diritto ad insegnare e trasmettere la verità, per poi rivendicare a se stessi una infallibilità poggiata sulle proprie opinioni.

A spiegarci tutto questo è il grande sant'Agostino in diversi interventi.

Il 12 aprile 2013 Papa Francesco, ricevendo la Pontificia Commissione biblica, proprio quella che raccoglie gli esegeti e i teologi per l'interpretazione della Scrittura, ha ribadito loro questi concetti fondamentali:

"Proprio perché l'orizzonte della Parola divina abbraccia e si estende oltre la Scrittura, per comprenderla adeguatamente è necessaria la costante presenza dello Spirito Santo che «guida a tutta la verità» (Gv 16,13). Occorre collocarsi nella corrente della grande Tradizione che, sotto l'assistenza dello Spirito Santo e la guida del Magistero, ha riconosciuto gli scritti canonici come Parola rivolta da Dio al suo popolo e non ha mai cessato di meditarli e di scoprirne le inesauribili ricchezze (..)

La sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro. Ambedue infatti, scaturendo dalla stessa divina sorgente, formano, in un certo qual modo, una cosa sola e tendono allo stesso fine. Infatti, la Sacra Scrittura è Parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito Santo; invece la sacra Tradizione trasmette integralmente la Parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli Apostoli, ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano. In questo modo la Chiesa attinge la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Sacra Scrittura. Perciò l'una e l'altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e di riverenza. (..)

Ciò comporta l'insufficienza di ogni interpretazione soggettiva o semplicemente limitata ad un’analisi incapace di accogliere in sé quel senso globale che nel corso dei secoli ha costituito la Tradizione dell'intero Popolo di Dio..."

 

Perciò parliamo chiaro da subito: o si accetta di procedere in questo modo insegnato dalla Chiesa e ripetuto da tutti i Papi, compreso il Pontefice regnante, oppure ci si assuma la responsabilità davanti a Dio riconoscendosi "fuori" della Chiesa, perché chiunque voglia mantenere il riconoscimento di essere cattolico e nell'unica Chiesa di Cristo, deve sottostare all'insegnamento degli Apostoli e dei loro Successori.

 

Chiarito questo aspetto veniamo agli eventi storici sul Battesimo ai bambini.

C'è un altro aspetto da chiarire.

Quando si discute con i pentecostali, i protestanti in genere, ma anche con non pochi cattolici che rifiutano di battezzare i propri figli da piccoli, tendiamo sempre a farci soffocare dal metodo usato dai negatori di questo dono ai bambini. Lasciamo a loro di manipolare la Scrittura come vogliono, estrapolare singole frasi e su queste provare come la Chiesa sbaglia, non ne ricavano un ragno dal buco.

Se il Signore ci ha detto che i figli delle tenebre sono più scaltri dei figli della luce, e se ci ha suggerito di essere astuti come serpenti e docili come colombe, un motivo ci sarà, non credete?

Perché non impariamo il metodo dei Padri così tanto fruttuoso come ci insegna lo stesso sant'Agostino?

E' vero che anche sant'Agostino usa prendere le frasi dalle Scritture, ma alla base dei suoi ragionamenti non sta la spiegazione del singolo verso citato, bensì c'è la Tradizione, l'insegnamento della Chiesa che spiega, semmai, il verso estrapolato.

La nostra tendenza oggi è quella di usare lo stesso metodo protestante: il Sola Scriptura.... e su questa linea è ovvio che non ne usciamo fuori, le discussioni si animano perché non è la Tradizione che scaturisce ma le nostre interpretazioni, che per quanto giuste possano essere, diventano una battaglia a suon di versetti biblici contro altre interpretazioni. Diventa così uno scontro improduttivo e logorante.

E' importante insistere sul vero metodo che dobbiamo usare per essere davvero utili alla Chiesa e alla nuova evangelizzazione.

Sant'Agostino insegna che non dobbiamo preoccuparci di convincere gli altri delle nostre ragioni, ma che dobbiamo "seminare" la speranza che è in noi, il metodo della Chiesa è quello della semina, quello degli eretici è il metodo della contestazione; loro - spiega sant'Agostino - vogliono convincerci che la Chiesa ha torto, noi dobbiamo dimostrare solo di quanto la semina della Chiesa porta frutto.

E Papa Francesco ci ha appena ricordato quale è questo metodo: non la Scrittura soltanto, ma la Scrittura insieme alla Tradizione.

Quindi cerchiamo di avere come base teologica e catechetica quella del Documento firmato da Giovanni Paolo II nel 1980 e promulgato dalla CdF: Istruzione del Battesimo sui bambini, dal quale andremo ad attingere alle fonti indiscutibili, che se poi altri non accettano non è un problema nostro, vediamo noi piuttosto di imparare bene le cose come stanno, di renderci testimoni della vera Tradizione (=trasmettere) e di mettere in pratica quanto i Santi hanno insegnato e trasmesso.

 

Veniamo così agli accenni storici: . Sia in Oriente che in Occidente la prassi di battezzare i bambini è considerata una norma di tradizione immemorabile. Origene, e più tardi S. Agostino, la ritengono una « tradizione ricevuta dagli Apostoli ». S. Ireneo nel secondo secolo ci dimostra come la prassi del Battesimo ai bambini sia amministrazione ordinaria tanto da non fare notizia. Nel terzo secolo cominciamo ad avere del materiale più dettagliato anche perché arricchito dalla presenza dei Sinodi e così S. Cipriano, partecipando ad un Sinodo dei vescovi africani, afferma che « non si può negare la misericordia e la grazia di Dio a nessun uomo che viene all'esistenza »; e lo stesso Sinodo, richiamandosi all'« uguaglianza spirituale » di tutti gli uomini « di qualsiasi statura ed età », decretò che si potevano battezzare i bambini « già dal secondo o terzo giorno dopo la nascita ».

E' importante sottolineare che la Chiesa, specialmente dal Concilio ultimo, insiste non sul concetto di "obbligo" ma di dovere, non obbligare ma responsabilizzare, usare fede e ragione insieme per comprendere l'importanza non soltanto di battezzare i bambini, ma di imparare ed accettare anche tutto il resto del corpo dottrinale insieme, naturalmente, ai Dieci Comandamenti.

In passato il concetto di "obbligare" ha spesso causato dei rigetti o addirittura una apprensione innaturale verso certi Sacramenti e così, nel Quarto secolo vediamo un regresso del Battesimo ai bambini perché a quell'epoca, infatti, quando gli stessi adulti differivano la loro iniziazione cristiana, nel timore delle colpe future e nella paura della penitenza pubblica, molti genitori rinviavano, per gli stessi motivi, il battesimo dei loro bambini.

Questo periodo va compreso meglio: siamo al tempo dei "lapsi" che letteralmente significa "scivolati-caduti" ed erano quei cristiani che a causa delle lunghe ed estenuanti persecuzioni, cedevano alla paura e finivano per abiurare alla fede cristiana pur di salvare se stessi o i propri familiari dalla ferocia dei nemici. Il problema è che all'epoca, per ritornare nella Chiesa, si doveva confessare pubblicamente il proprio peccato e spesso la comunità stessa non perdonava questi pentiti e perciò, per evitare umiliazioni e maltrattamenti, finivano per allontanarsi del tutto. Si giunse così a discutere se fosse stato necessario "ribattezzare" gli apostati e anche se non fosse arrivato il momento di rendere la confessione meno pubblica e più personale, privata.... la Chiesa che è MADRE.... comprese che forse non era il caso che tutta la comunità giudicasse i peccati altrui con il rischio per altro che non li avrebbero più perdonati, mentre è dogma di fede che la Chiesa può rimettere tutti i peccati senza alcuna eccezione, in tal modo si afferma così anche la confessione auricolare, ossia privata.

Così, alla fine del IV secolo viene opposto alle dottrine pelagiane l’antico uso di battezzare i bambini, allo stesso modo che gli adulti, « per la remissione dei peccati ». Tale uso — come avevano rilevato Origene e S. Cipriano già prima di S. Agostino — confermava la fede della Chiesa nell’esistenza del Peccato Originale, e di conseguenza appariva ancora più evidente la necessità del battesimo dei bambini. In tal senso intervennero i Papi Siricio e Innocenzo I ; in seguito il Concilio di Cartagine del 418 condanna « coloro che negano che si debbano battezzare i bambini appena usciti dal seno materno » e afferma che « in virtù della regola della fede » della Chiesa cattolica circa il peccato originale « anche i più piccoli, che non hanno ancora potuto commettere personalmente alcun peccato, sono veramente battezzati per la remissione dei peccati, perché mediante la rigenerazione sia purificato in essi ciò che hanno ricevuto dalla nascita ».

 

Se notiamo bene le dispute con i pentecostali, ma anche con certi cattolici non ben formati, scopriamo che alla base della loro negazione del Battesimo ai bambini non stanno le Scritture da loro estrapolate e citate, ma la negazione del Peccato Originale così come lo insegna la Chiesa Cattolica da sempre.

Se non si riconosce e non si accetta la dottrina sul questo Peccato d'origine, sarà impossibile comprendere per loro l'urgenza di dare il Battesimo ai bambini.

Il Concilio di Vienne, nel 1312, fa un altro passo avanti e sottolinea che « nel battesimo vengono conferite, sia ai bambini che agli adulti, la grazia informante e le virtù » e non viene solo rimessa la colpa originale.

Il Concilio di Firenze, nel 1442, riprende coloro che vogliono differire questo Sacramento, e ammonisce che « si deve amministrare quanto prima possibile » il battesimo ai neonati, « mediante il quale sono sottratti al potere del demonio e ricevono l’adozione a figli di Dio » .

 

Come vediamo, nel corso dei secoli, non è che la Chiesa ha aggiunto delle novità alla Scrittura, ma al contrario ha preso la Scrittura sempre di più per confermare la validità del suo insegnamento dottrinale!

Infatti, giunti al Concilio di Trento la Chiesa rinnova la condanna del Concilio di Cartagine e, richiamandosi alle parole di Cristo a Nicodemo, dichiara che « dopo la promulgazione del Vangelo » nessuno può essere giustificato « senza il lavacro di rigenerazione o il desiderio di riceverlo ». Fra gli errori colpiti da anatema dal Concilio si trova l’opinione degli Anabattisti, secondo i quali era meglio « omettere il loro battesimo (dei bambini) piuttosto che battezzarli, siccome non credono con un atto personale, nella fede della Chiesa »...

Così , anche il Papa Paolo VI, tanto per citare il nostro secolo e l'ultimo Concilio, molto opportunamente, ha richiamato solennemente l’insegnamento bimillenario su questo punto, dichiarando che « il battesimo deve essere amministrato anche ai bambini che non hanno ancor potuto rendersi colpevoli di alcun peccato personale, affinché essi, nati privi della grazia soprannaturale, rinascano dall’acqua e dallo Spirito Santo alla vita divina in Gesù Cristo ».

Sono Duemila anni che la Chiesa insegna la medesima dottrina e sono secoli che la Chiesa deve combattere e spiegare a quanti si ribellano al suo insegnamento.

Senza dubbio che quanto abbiamo esposto non esaurisce l'argomento tanto ricco e vasto sull'importanza di questo Sacramento ai bambini, ma certamente risponde sufficientemente agli errori propagati dalle varie eresie, specialmente a quanti negano alla Chiesa primitiva l'uso di dare il Battesimo ai bambini; ciò è falso, e non serve a nulla discutere a suon di frasi estrapolate dalla Scrittura se si vuole volutamente ignorare la Tradizione.

Il Battesimo non toglie solamente i peccati commessi dagli adulti prima della loro conversione a Cristo, ma toglie il Peccato Originale, è un dono gratuito di Cristo che ci rende "figli adottivi", infonde le grazie e le virtù, ci associa quale membra del Corpo mistico di Cristo, la Chiesa, nella catechesi dei Santi Padri infatti e nell’insegnamento dei Dottori della Chiesa: il battesimo è manifestazione del preveniente amore del Padre, partecipazione al mistero pasquale del Figlio, comunicazione di una nuova vita nello Spirito; esso fa entrare gli uomini nell’eredità di Dio e li aggrega al Corpo di Cristo, che è la Chiesa.

Dove sta scritto, piuttosto, che i bambini sono esclusi da tutto questo?

In tale prospettiva - spiega il testo che stiamo citando - l’avvertimento di Cristo nel Vangelo di S. Giovanni: « Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio », deve essere inteso come l’invito di un amore universale e infinito; sono le parole di un Padre che chiama tutti i suoi figli e vuole il loro sommo bene. Questo appello irrevocabile e pressante non può lasciare l’uomo indifferente o neutrale, perché egli non può realizzare il suo destino se non accogliendo tale appello.

(..) Infatti in base alle parole di Gesù a Nicodemo essa « ha sempre ritenuto che i bambini non debbano essere privati del battesimo ». Quelle parole hanno, in realtà, una forma così universale e assoluta, che i Padri le hanno giudicate atte per stabilire la necessità del battesimo, e il Magistero le ha applicate espressamente al caso dei bambini: anche per essi questo Sacramento è l’ingresso nel Popolo di Dio e la porta della salvezza personale....

 

Come vediamo il metodo usato dalla Chiesa fin dai Padri non è semplicemente quello di confutare frase per frase le estrapolazioni dalle Scritture, ma il così " deve essere inteso ", quella Tradizione che non solo scriveva ma dettava a voce e tutta la comunità doveva imparare la giusta ermeneutica, la corretta interpretazione che ci riporta allo stesso metodo usato dagli Apostoli citati all'inizio: "Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo, uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce. Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie..."

(At.15,24-28).

E' impossibile confutare le accuse che ci vengono rivolte se, chi accusa, rifiuta questo metodo che la Chiesa ha sempre mantenuto costante e fedele nelle dispute dottrinali.

Perciò, mediante la sua dottrina e la sua prassi fedele alla Tradizione, la Chiesa ha sempre dimostrato con dovizia di particolari, di non conoscere altro mezzo, al di fuori del Battesimo, per assicurare ai bambini l’accesso alla beatitudine eterna: per cui si guarda dal trascurare la missione ricevuta dal Signore di far « rinascere dall’acqua e dallo Spirito » tutti coloro che possono essere battezzati. Quanto ai bambini morti senza il Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come fa nel rito delle esequie disposto per essi...

 

Qui è necessario spendere due parole sul famoso Limbo.

E' stato cancellato, cambiato? Quindi la Chiesa ha modificato una dottrina?

Nulla di tutto ciò, il Limbo non è mai stata una dottrina né un dogma, ma una constatazione teologica davanti al dramma di un bambino che morendo senza il Battesimo, lo sostiene la Scrittura, non avrebbe alcun diritto di accedere direttamente in Paradiso.

Il fatto che i bambini non possano ancora professare personalmente la loro fede non impedisce alla Chiesa di conferire loro questo Sacramento, poiché in effetti li battezza nella propria fede. Questo punto dottrinale era già chiaramente fissato da S. Agostino, il quale scriveva: « I bambini sono presentati per ricevere la grazia spirituale, non tanto da coloro che li portano sulle braccia (benché anche da essi, se sono buoni fedeli), quanto dalla società universale dei santi e dei fedeli… È tutta la Madre Chiesa dei santi che agisce, poiché essa tutta intera genera tutti e ciascuno ».

S. Tommaso d’Aquino, e dopo di lui tutti i teologi, riprendono lo stesso insegnamento: il bambino che viene battezzato non crede da solo, con un atto personale, ma tramite altri, attraverso « la fede della Chiesa che gli è comunicata ».

 

Ma non c'è stato un documento di recente che ha "abolito" il Limbo?

NO! Non si può abolire qualcosa che non è dichiarato dottrinalmente o dogmaticamente. Le cose sono assai ben diverse da quelle riportate dai giornali di allora che subito dichiararono "la Chiesa ha abolito il Limbo".

Il Documento di cui parliamo si intitola: La speranza della salvezza, emanato dalla Commissione Teologica internazionale.

Già il titolo ci fa capire che non c'è stata alcuna abolizione, ma semmai è stata aggiunta una specificazione.

Il Documento dice testualmente:

" Questa teoria (del Limbo), elaborata da teologi a partire dal Medioevo, non è mai entrata nelle definizioni dogmatiche del Magistero, anche se lo stesso Magistero l’ha menzionata nel suo insegnamento fino al Concilio Vaticano II. Essa rimane quindi un’ipotesi teologica possibile...."

Che cosa è cambiato allora con il Documento? Leggiamo testualmente:

"Riflettendo sul tema della sorte dei bambini che muoiono senza Battesimo, la comunità ecclesiale deve sempre ricordare che Dio è, a rigor di termini, il soggetto, più che l’oggetto, della teologia. Primo compito della teologia è quindi l’ascolto della Parola di Dio. La teologia ascolta la Parola di Dio espressa nelle Scritture, al fine di trasmetterla amorevolmente a ogni persona. Tuttavia sulla salvezza di coloro che muoiono senza Battesimo, la Parola di Dio dice poco o niente. (..)

In secondo luogo, e in considerazione del principio lex orandi lex credendi, la comunità cristiana prende nota del fatto che nella liturgia non si fa alcun riferimento al limbo. In effetti la liturgia comprende la festa dei Santi Innocenti, che vengono venerati come martiri, nonostante non siano stati battezzati, perché sono stati uccisi «per Cristo» . (..)

La Chiesa affida alla misericordia di Dio quei bambini che muoiono senza Battesimo. Nell’Istruzione sul Battesimo dei bambini del 1980 la Congregazione per la Dottrina della Fede ha ribadito che, «quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro» . Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1992) aggiunge che «la grande misericordia di Dio che vuole salvi tutti gli uomini [1 Tm 2,4], e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite” (Mc 10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo» (..)

In terzo luogo, la Chiesa non può fare a meno di incoraggiare la speranza della salvezza per i bambini morti senza Battesimo per il fatto stesso che «essa prega perché nessuno si perda» , e prega nella speranza che «tutti gli uomini siano salvati» (..)

Infine, nel riflettere teologicamente sulla salvezza dei bambini che muoiono senza Battesimo, la Chiesa rispetta la gerarchia delle verità e quindi comincia col riaffermare chiaramente il primato di Cristo e della sua grazia, che ha priorità su Adamo e il peccato. Cristo, nella sua esistenza per noi e nel potere redentore del suo sacrificio, è morto e risorto per tutti. Con tutta la sua vita e il suo insegnamento ha rivelato la paternità di Dio e il suo amore universale. Se la necessità del Battesimo è de fide, devono invece essere interpretati la tradizione e i documenti del Magistero che ne hanno riaffermato la necessità.

È vero che la volontà salvifica universale di Dio non si oppone alla necessità del Battesimo, ma è anche vero che i bambini, da parte loro, non frappongono alcun ostacolo personale all’azione della grazia redentrice. D’altra parte il Battesimo viene amministrato ai bambini, che non hanno peccati personali, non solo per liberarli dal peccato originale, ma anche per inserirli nella comunione di salvezza che è la Chiesa, per mezzo della comunione nella morte e resurrezione di Cristo (cfr Rm 6,1-7). La grazia è totalmente gratuita, in quanto è sempre puro dono di Dio. La dannazione, invece, è meritata, perché è conseguenza della libera scelta umana. Il bambino che muore dopo essere stato battezzato è salvato dalla grazia di Dio e mediante l’intercessione della Chiesa, con o senza la sua cooperazione..."

 

Alla luce di questi ulteriori chiarimenti, aggiunge il testo: "Ci si può chiedere se il bambino che muore senza Battesimo, ma per il quale la Chiesa nella sua preghiera esprime il desiderio di salvezza, possa essere privato della visione di Dio anche senza la sua cooperazione..."

E' una domanda legittima che la Chiesa si pone proprio perché la Scrittura non da una risposta chiara in materia. Questo è il punto!

Per questo lo stesso Documento sottolinea che: Essa rimane quindi un’ipotesi teologica possibile.... ma non è mai stata una dottrina, né un dogma.

 

E' fondamentale per noi interpretare con la Chiesa la Scrittura, San Paolo a Tito cap. 3

dice:

"Quando però si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna...."

I protestanti (e così una certa teologia progressista) danno evidentemente un significato diverso al termine lavacro usato da Paolo. In verità come ben si legge è per questo lavacro(=Battesimo) che siamo salvati e non per la fede in sè stessa che si acquista nel crescere... essa è "dono" non emanazione nostra.

 

San Paolo specifica "per sua misericordia", questo è ciò che chiamiamo "dono", ed ecco che il Catechismo da molti citato sulla questione del Limbo riporta come "ultima istanza", appello se vogliamo, la giustizia di Dio e la sua Misericordia per tutti quei bambini ai quali "per una ingiustizia umana", vedasi i genitori che rifiutano di dare loro questa grazia, per una sorte avversa o per altro come la gravità il martirio dell'aborto, non è dato questo lavacro di salvezza, senza il quale non si viene rigenerati, non si viene innestati nella vite, non si viene associati alla Comunione dei Santi in Cristo, non si viene "rivestiti di Cristo".

 

Dunque, questa "ipotesi teologica" sul Limbo ha, tutto sommato, una sua ragione di esistere che parte sempre da quella Misericordia che trovarono i Padri conciliari a Firenze proprio per richiamare l'urgenza degli adulti verso il Battesimo da dare ai bambini, possiamo dire che il richiamo al Limbo deve spronarci invece a maturare in noi la coscienza nel dare ai bambini il Battesimo quanto prima possibile per non privarli della grazia, per non privarli di quel "rivestirsi di Cristo".

Diversamente la discussione sul Limbo si o no, verrebbe tenuta in piedi da coloro che vorrebbero giustificare la scelta di tanti incoscienti genitori che rifiutano di dare il Battesimo ai propri figli piccoli.

 

Per concludere.

La Chiesa stessa insegna che morendo esistono tre realtà: il Paradiso, l'Inferno e il Purgatorio il quale smetterà di essere quando il Signore ritornerà alla fine dei tempi con il Giudizio Universale.

Quindi il Limbo non fa parte di alcun dogma di fede perché non in sé neppure un luogo.

Tuttavia, se il Battesimo è necessario alla salvezza come insegna la Scrittura, ne consegue che i bambini, che non hanno ricevuto il Battesimo sacramentale, sempre secondo la Scrittura non possono accedere al Paradiso, pagando così le conseguenze del Peccato Originale, poiché però anche in questo caso la Scrittura non specifica la sorte di queste Anime che non andrebbero né all'inferno né al Paradiso ma nemmeno al Purgatorio, giacché non hanno potuto esprimere la loro scelta, ecco che la Chiesa ha trovato il "limbo" che suona per altro come il "non luogo" e che letteralmente significa "lembo-orlo" come a cercare una via d'uscita ad una situazione che la Scrittura non chiarisce.

Occorre dire che vi è anche un'altra tesi usata dalla Chiesa, che vede il limbo come propaggine-lembo del Paradiso. Per cui i bambini, sono all'ultimo grado della beatitudine, salvati per così dire in extremis dalla misericordia divina. Non si sa però su quali basi agisca questa misericordia, giacché il Peccato Originale, in ogni caso, c'è e ciò che è certo della Scrittura è che per salvarsi occorre essere battezzati oppure, se adulti e incolpevoli di un rifiuto della grazia perché non la si è incontrata e si è morti senza battesimo, ci si può salvare se in vita ci si è sforzati di essere coerenti con le leggi divine e sui dieci Comandamenti.

L'umanità è corrotta perché si nasce corrotti, necessita quindi di essere redenta in Cristo. Tuttavia se nemmeno il battesimo serve a redimere lo stato di peccato ereditato dai progenitori, perché ci si salverebbe con o senza, a che pro un Dio che si incarna e muore?

Il Documento stesso ammonisce ad evitare di pensare al Peccato Originale come una cosetta da niente, o una cosa veniale, o una cosa che Dio perdona. L'unico perdono possibile è Cristo, il che necessita il Battesimo e poi anche gli altri Sacramenti. Il Peccato Originale è una vera colpa, non una pena. L'unica differenza con le colpe attuali (ossia poste in atto) è che queste sono atti personali (pensati e voluti), quello no. Per il resto, nulla cambia della gravità e della realtà. Per questo lo stesso Testo sollecita ad una corretta informazione sul Battesimo e sulla necessità a che esso venga dato ai propri figli quanto prima.

"Cos'e' il peccato originale? È sostenibile questa dottrina, oggi? Esiste o no il peccato originale?". Per Benedetto XVI, all'Udienza del 3 gennaio 2008, il peccato originale e' una realtà, ma non esiste in se stessa: esso e' "inscindibilmente connesso con il dogma della salvezza e della libertà in Cristo. Non bisogna mai trattare il peccato di Adamo e dell'umanità in modo separato, senza comprenderlo nell'orizzonte della giustificazione in Cristo". Tanto che Paolo "accenna al peccato di Adamo solo per dimostrare la centralità della Grazia" e arrivare a dire che "dove abbondò il peccato, sovrabbondò la Grazia".

C'e' dunque una contraddizione nell'uomo, e "da questo potere del male sulle nostre anime si e' sviluppato il fiume sporco del male, che avvelena la storia umana". Ma - continua Benedetto XVI - "questa contraddizione deve provocare, e provoca anche oggi, il desiderio della redenzione, che il mondo sia cambiato".

 

In definitiva la Chiesa insegna ciò di cui è certa: essa è certa della salvezza dei bambini solo se vengono battezzati.

Infatti per entrare in Paradiso, che è una realtà di ordine soprannaturale, è necessario essere rivestiti della realtà soprannaturale della grazia.

Ora la grazia viene data in maniera ordinaria e certa nei sacramenti.

Fuori dei sacramenti – stante la volontà salvifica universale di Dio - abbiamo molte speranze che Dio accordi la sua grazia ai bambini che muoiono prima del battesimo, ma non abbiamo la certezza della loro salvezza.

Non possiamo dimenticare che Gesù ha detto: “In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3,5).

Parlando di acqua e di Spirito, Gesù si riferisce al sacramento del battesimo, non può dunque Egli contraddirsi.

Ed è per questo che la Chiesa da sempre ha chiesto di battezzare i bambini al più presto. Questa è la via ordinaria. Quanto alle vie straordinarie che certamente ci sono e la stessa Chiesa le auspica e le supplica anche nella Preghiera e nella Messa, non possono diventare dottrine se la Scrittura non le chiarisce e la Tradizione non le ha mai insegnate.

 

***


[SM=g1740733]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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 ATTENZIONE... ci sono quelli che affermano che Ratzinger fu il primo AD ABOLIRE IL LIMBO.... come andarono le cose?

Innanzi tutto l'unica frase sul Limbo è in Rapporto sulla fede, una intervista per la quale e del tutto ONESTAMENTE Ratzinger specificava:

"Personalmente - parlando più che mai come teologo e non come Prefetto della Congregazione lascerei cadere questa che è sempre stata soltanto un'ipotesi teologica. Si trattava di una tesi secondaria a servizio di una verità che è assolutamente primaria per la fede: l'importanza del battesimo".   

 

Rileggiamo bene le parole di Ratzinger perchè poi il Documento della CTI del 2006 (che NON E' una promulgazione dottrinale della CdF) nell'affrontare il problema spiegherà bene il punto della situazione era RITORNARE ALLA CAUSA del Battesimo che è l'eliminazione del Peccato originale del quale sono colpiti anche i bambini appena concepiti!

Ratzinger, anche per un rapporto ECUMENICO sincero e dove altre comunità cristiane NEGANO il peccato originale, spiega il problema anche nel suo meraviglioso testo ESCATOLOGIA ;-) nel quale sostiene che la "dottrina sul Limbo" è stata prevaricata a tal punto d'aver INIBITO i cristiani non cattolici ad un atteggiamento DI RIFIUTO verso il vero Dogma che è IL PECCATO ORIGINALE...., egli volle così contribuire alla ricerca TEOLOGICA del problema... infatti nella spiegazione al testo della CTI Civiltà Cattolica così scrisse nel 2007:

"...sant’Agostino, in un primo tempo, avrebbe ammesso uno «stato intermedio» tra il paradiso e l’inferno; poi, di fronte ai pelagiani, che distinguevano arbitrariamente tra il «regno dei cieli» e la «vita eterna», e assegnavano questa ai bambini morti senza il battesimo, negando praticamente l'esistenza del peccato originale, cambiò idea: concependo il peccato originale come una corruzione positiva e quindi meritevole di castigo, dalla quale si poteva essere guariti soltanto con il battesimo, condannò all’inferno i bambini morti senza battesimo, affermando però che essi vi soffrono la pena più mite possibile.... (...)

I teologi del Medioevo si allontanano dal rigore di sant’Agostino: così Abelardo, mettendo in risalto la bontà di Dio, afferma che i bambini morti senza il battesimo «sono privati della visione di Dio», ma non soffrono nessuna pena aggiuntiva; la stessa cosa afferma Pietro Lombardo. Da parte sua, il Magistero ecclesiastico medievale afferma che i colpevoli di peccati personali gravi e i bambini morti senza battesimo «scendono immediatamente nell’inferno, per essere tuttavia puniti con pene differenti» (mox in infernum descendere, poenis tamen disparibus puniendas), come è detto nei Concili di Lione II e di Firenze (n. 22).

In questa atmosfera teologica nasce la teoria del limbo. E infatti opinione comune dei teologi che i bambini morti senza il battesimo non vedono Dio, ma non provano alcun dolore; anzi, secondo san Tommaso d’Aquino e Duns Scoto, conoscono una piena felicità naturale attraverso la loro unione con Dio in tutti i beni naturali. Della privazione della visione di Dio essi non soffrono, perché l’esistenza di tale visione è conosciuta soltanto per fede: poiché i bambini morti senza il battesimo non hanno avuto la fede in atto né hanno ricevuto il sacramento della fede, non conoscono l’esistenza della visione beatifica e perciò non possono soffrire della mancanza di una realtà di cui ignorano l’esistenza (Tommaso d’Aquino, De malo, q. 5, a 3). Il limbo era così il luogo di «felicità naturale» dei bambini morti senza battesimo....(..)

La teoria del limbo fu fortemente respinta dal sinodo giansenista di Pistoia (1786). Pio VI nella bolla Auctorem fidei difese il diritto dei teologi cattolici di insegnare che coloro che sono morti col solo peccato originale vengono puniti con l’assenza della visione beatifica (pena della «privazione»), ma non con le sofferenze sensibili (pena del «fuoco»); non adottò però la teoria del limbo come dottrina di fede. Tuttavia il limbo ha rappresentato la dottrina cattolica comune fino alla metà del XX secolo, quando molti teologi cattolici «chiesero di poter immaginare nuove soluzioni, inclusa la possibilità che i bambini morti senza il battesimo venissero raggiunti dalla piena salvezza di Cristo»   "

 

   Ratzinger, sempre in ESCATOLOGIA, sottolinea come Pio VI avesse già individuato il problema e  così ritenne giusto ritornare sull'argomento per trovare NUOVE SOLUZIONI, MA NON LE HANNO TROVATE ;-)

comprendiamo bene? NON HANNO TROVATO NUOVE RISPOSTE......

ecco perchè il Testo finale dice:

"...concludendo la parte storica — historia quaestionis — della sua ricerca, la Commissione Teologica Internazionale così la riassume, distinguendo con cura i termini di «fede della Chiesa», «dottrina comune della Chiesa» e «opinione teologica»: «l’affermazione che i bambini che muoiono senza battesimo subiscono la privazione della visione beatifica è stata per molto tempo dottrina comune della Chiesa, che è cosa distinta dalla fede della Chiesa.
Quanto alla teoria che la privazione della visione beatifica è l’unica pena di questi bambini, a esclusione di ogni altro patimento, questa è un’opinione teologica, nonostante la sua lunga diffusione in Occidente. La particolare tesi teologica concernente una “felicità naturale”, talora attribuita a questi bambini, costituisce analogamente un’opinione teologica.
Ne consegue che, oltre alla teoria del limbo - che rimane un’opinione teologica possibile -, possono esserci altre vie che integrano e salvaguardano i princìpi di fede fondati sulla Sacra Scrittura, quali sono, soprattutto, la volontà salvifica universale di Dio e l’unicità e universalità della mediazione salvifica di Gesù Cristo»..."

Ratzinger NON intendeva NEGARE IL LIMBO come si vorrebbe intendere il termine "negare"- non credere -  alla luce dell'Evangelium Vitae di GPII e anche di fronte ad una legge che UCCIDE i concepiti, Ratzinger si chiedeva a cosa servisse più un Limbo quando abbiamo intere nazioni che per legge uccidono i concepiti!

Qui, spiegava Ratzinger, non ci troviamo più di fronte a genitori cristiani che negano il Battesimo ai propri figli, ma ci troviamo davanti al dramma di genitori che uccidono i figli concepiti, non gli negano solo la vita della fede negandogli il Battesimo, ma addirittura gli negano LA VITA.... in tal senso per Ratzinger deve esserci allora un'altra spiegazione e un'altra via che forse la Chiesa non ha ancora trovato! ;-)

Infine Ratzinger spiegò più di una volta:

"...è bene precisare che la Commissione teologica internazionale non è un organismo della Santa Sede e i pareri che esprime sono contributi al dibattito, non atti del magistero..." ;-)

Quindi, sul Limbo NULLA E' CAMBIATO a riguardo dell'ipotesi teologica, nulla è cambiato, si è solo AGGIUNTO che la Chiesa - non avendo trovato risposta nella Scrittura - si affida alla misericordia di Dio dal momento che Essa riconosce che, i bambini che muoiono senza Battesimo NON possono accedere immediatamente alla visione beatifica di Dio....

La stessa CTI NON ha modificato questa fede della Chiesa nel valore del Battesimo ai bambini, al contrario, l'ha rimarcata tentando di rendere più responsabili i genitori.... approfondendo per loro il DANNO DEL PECCATO ORIGINALE.... e quindi, L'URGENZA di dare loro il Battesimo, al più presto!

 

Quindi, concludendo, Ratzinger NON negava il Limbo, ma sulla scia di Pio VI e in qualità Prefetto della CdF riteneva corretto TROVARE ALTRO MATERIALE per determinare l'importanza del Battesimo contro il Peccato Originale dal momento che il Limbo NON risolveva il problema e, di fatto, non venne mai definito con quella autorità che si usò per il Purgatorio!

 

Non si tratta di negazione MA DI PROSPETTIVA ;-)

 

NON PORTIAMO le nostre opinioni, gli articoli o le interviste, ma IL MAGISTERO ....  andiamo alla radice dei testi, troveremo anche le spiegazioni ;-)

 

 

i documenti:

http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_con_cfaith_doc_20070419_bimbi-non-battezzati-de-rosa_it.html 

http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_con_cfaith_doc_20070419_un-baptised-infants_it.html 

 


Fraternamente CaterinaLD

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30/10/2014 10:15
 
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  Un sacerdote risponde

Secondo il giudizio di una nostra visitatrice Il battesimo dei neonati è veramente ingiusto

Buongiorno,
scrivo a proposito del battesimo dei neonati. Io lo trovo profondamente ingiusto perché si tratta di decidere per un'altra persona, che non può ancora farlo per sé, e di imporle una fede. Secondo me, invece, la scelta di aderire o meno a un qualsiasi credo religioso dovrebbe essere lasciata alla libertà di ciascun individuo che fosse maturo e responsabile delle proprie azioni.
Non mi si giustifichi l'imposizione della fede a un neonato con la stupida e trita "motivazione" secondo cui, siccome al bambino nessuno ha chiesto se volesse nascere, è giusto battezzarlo senza aspettare di sapere se lui vuole diventare cattolico. Non è una giustificazione valida. E se lui non volesse essere cattolico? Se, diventando adulto e consapevole, non si riconoscesse affatto nella scelta di fede compiuta da altri per lui? Tra l'altro, per chi crede, Gesù si fece battezzare da adulto, per sua libera scelta. Il battesimo dei neonati si pone quindi in contraddizione con la Bibbia.
In conseguenza di quanto detto sopra, mi pare inaccettabile e contraddittoria la durezza della Chiesa nei confronti chi, essendo diventato cattolico senza averlo potuto scegliere, una volta diventato adulto e consapevole, decide di abbandonare la fede impostagli per volontà altrui. Se una persona non è responsabile di una scelta che altri hanno fatto al suo posto, se non condivide quella scelta, perché non deve poterne prendere le distanze, una volta resasi conto che quella decisione non gli sta bene? Perché deve portare avanti una finzione, la finzione di essere cattolico, quando non si riconosce in questa fede?
La Chiesa dovrebbe rendersi conto che imporre la fede a chi non può ancora capire è una violazione della sua libertà personale, è un'ingiustizia e non è molto diversa dall'atteggiamento di quegli integralisti che vorrebbero imporre la loro fede anche con la spada.
Nessuno dovrebbe sentirsi autorizzato a scegliere per un altro, ognuno dovrebbe essere libero di scegliere per sé. Soprattutto quando si tratta di scelte complesse, che investono tutta la sfera personale e l'esistenza dell'individuo, come appunto è la scelta di abbracciare una fede.
Il battesimo dei neonati è veramente ingiusto.
Valentina


Risposta del sacerdote

Cara Valentina,
1. hai emesso la tua sentenza e certo inappellabile, data la durezza con cui scrivi, senza dire né buongiorno né buona sera.
Comunque, il buona sera io te lo auguro con tutto il cuore.

2. Ma veniamo adesso ai contenuti della tua mail, cominciando dal fondo:
Scrivi: “mi pare inaccettabile e contraddittoria la durezza della Chiesa nei confronti chi, essendo diventato cattolico senza averlo potuto scegliere, una volta diventato adulto e consapevole, decide di abbandonare la fede impostagli per volontà altrui”.
Ti chiedo: in che cosa consiste la durezza della Chiesa?
Sarei contento se tu me lo dicessi, perché io non la conosco.
La Chiesa non perseguita nessuno che dopo il Battesimo passi all’ateismo o a un’altra religione.
In Italia ce ne sono tanti che non credono in niente. Sono forse perseguitati dalla Chiesa? Viene loro tolto qualche cosa perché non hanno la fede o hanno abbandonato la Chiesa?

3. Passiamo adesso ad un’altra affermazione della tua mail: “Tra l'altro, per chi crede, Gesù si fece battezzare da adulto, per sua libera scelta”.
Ma il Battesimo che Gesù ha ricevuto è come quello che Lui ha istituito?
Lo sai qual era il significato del Battesimo di Giovanni?
Certamente non lo sai e allora te lo dico io.
Il battesimo di Giovanni, chiamato per questo il Battista, introduceva in uno stato di attesa del Messia, facendo penitenza.
Come sai, Gesù – almeno per chi ci crede e per come lo presenta il Vangelo – è il Messia. Evidentemente Gesù non si fa battezzare per prepararsi alla venuta del Messia.
Se leggi il vangelo, puoi anche sapere quello che capitò al momento del Battesimo, e allora puoi capire perché Gesù si è fatto battezzare.
Per comodità, ti riporto il passo: “In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto»” (Mt 3,13-17).

4. Quello che corrisponde al nostro battesimo per gli ebrei era costituito dal rito della circoncisione.
E il Signore è stato circonciso l’ottavo giorno, come prescriveva la legge, quand’era dunque molto piccolo.

5. Veniamo adesso a quella che tu definisci “stupida e trita "motivazione"”.
Non mi si giustifichi l'imposizione della fede a un neonato con la stupida e trita "motivazione" secondo cui, siccome al bambino nessuno ha chiesto se volesse nascere, è giusto battezzarlo senza aspettare di sapere se lui vuole diventare cattolico. Non è una giustificazione valida
Perché non è una motivazione valida?
Non lo dici. Ma bisogna portare motivazioni ben argomentate e convincenti.

6. Provo io: l’essere venuto al mondo per decisione altrui non è ancora più pesante e determinate che l’aver ricevuto la fede?
E vaccinare il bambino, portarlo all’asilo nido, mandarlo a scuola… etc… perché non lasciare che faccia tutto da se stesso quando sarà grande?
Evidentemente i genitori sono convinti che il figlio, messo al mondo, un giorno sarà contento di essere nato. E cioè di aver ricevuto un dono così grande.
Sarà contento di essere stato vaccinato, di essere stato istruito e di aver ricevuto dai genitori la vita e anche il senso della vita, che viene dato dalla fede.

7. Tra l’altro a ben vedere, mentre tante altre realtà comunicate dai genitori ai figli sono indelebili come i vaccini o interventi chirurgici che rivelati necessari… quello della fede invece è il dono più libero.
Uno vuole gettarlo via? È libero di farlo.
Ma allora: perché i genitori che credono che il Battesimo sia un bene non dovrebbero battezzare i loro figli?

8. Inoltre continui a parlare di imposizione: la fede non è un’imposizione, ma è un dono.
Lo vuoi rifiutare, come sembra sia capitato a te? Rifiutalo e nessuno ti perseguita o ti corre dietro.

9. Infine la Chiesa dà il Battesimo, come tutti gli altri sacramenti,  solo a chi li conosce e li vuole.
Per il Battesimo dei bambini la Chiesa lo amministra per la richiesta dei loro genitori, come puoi leggere alla fine della registrazione di ogni atto di Battesimo: la richiesta è stata fatta dai  genitori, oppure dalla mamma o dal papà…”.
Perché dunque la Chiesa dovrebbe opporsi e rifiutarlo?
La Chiesa è consapevole che il Battesimo è il dono più grande che i genitori possono fare al loro figlio, perché lo apre alla vita della grazia, alla comunione con Dio, con il paradiso e lo libera da poteri occulti.
Ti domando: perché dovrebbe rifiutarlo?

10. Visto che hai menzionato il vangelo, te lo cito anch’io: “Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. Gesù però disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli». E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì” (Mt 19,13-15).
Come vedi, si ripete anche oggi la stessa cosa: qualcuno non vuole che i bambini si avvicinino a Cristo. Ma Gesù dice: «Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli».

11. Più bella ancora la narrazione di Marco: “Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso». E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva” (Mc 10,13-16).
Come vedi Gesù si indigna verso coloro che gli vogliono sottrarre i bambini.
E dopo aver detto che “chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso” e cioè andrà all’inferno (e ci va anche se non ci crede!) “prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva”.
Se tu sapessi che cosa è la benedizione di Gesù, che cosa conferisce e da che cosa libera, non avresti scritto come hai scritto.

12. Lascia dunque che i genitori portino a Cristo e alla Chiesa i loro bambini perché attraverso il sacramento Cristo continui a prenderli tra le braccia(non è una bella protezione?) e li benedica, e cioè comunichi loro quella moltitudine di beni che li mette in comunione col Padre e li fa diventare eredi del Paradiso.

13. Ti saluto.
Il nostro webmaster scrive sempre che, col saluto, sorride.
Anch’io da lontano ti saluto e ti sorrido. 
E ti assicuro un ricordo al Signore. Non ti fa male, come non fa male il Battesimo.
E, anzi, ti benedico.
Qualcuno che ha visto gli effetti di una benedizione e ha detto: “Se si sapesse che cosa è una benedizione ci si metterebbe a piangere dalla commozione”.
Padre Angelo


Pubblicato 30.10.2014





Fraternamente CaterinaLD

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