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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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La Santa Messa, la Celebrazione, l'Altare: RIPORTIAMO IL CROCEFISSO SULL'ALTARE

Ultimo Aggiornamento: 07/02/2011 17:53
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14/12/2008 22:05
 
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Ma che cosa è per noi l'ALTARE?
Che significato ha la sua posizione, e perchè il sacerdote si china a baciarlo?

Perchè siamo invitati a riunirci "attorno all'altare" ?
potrete leggere un bellissimo testo...e poichè è un pò lungo, inserirò solo alcune parti, ma voi appena potete, leggetelo nel suo contesto......

Quando, una volta oltrepassata la soglia, si penetra nelle cattedrali o anche nelle chiese più modeste delle grandi epoche, si resta come affascinati e invasi da questa «sobria ebbrezza» di cui ci parlano i mistici cistercensi. Il tempio agisce come un incantesimo, perché vi si sente pulsare un'anima armoniosa il cui ritmo, venendoci incontro, prolunga, oltrepassa e sublima il nostro proprio ritmo di viventi e lo stesso ritmo del mondo ove si immerge. Questa «magia» proviene dall'esistenza di un centro da cui si irradiano delle linee che generano, seguendo la divina proporzione, delle forme, delle superfici, dei volumi in espansione fino a un limite sapientemente calcolato che li arresta, li riflette e li rimanda verso il punto da cui sprigionano; e questa doppia corrente costituisce in qualche modo la «respirazione» sottile di tale organismo di pietra che si dilata verso l' esterno per riempire lo spazio e poi si raccoglie nella sua origine, nel suo cuore, che è interiorità pura.
Questo centro da cui tutto si sprigiona e verso cui tutto converge è l'Altare. L'altare è l'oggetto più sacro del tempio, la ragione della sua esistenza e la sua stessa essenza, perché in caso di necessità si può celebrare la divina liturgia fuori dalla chiesa, ma è assolutamente impossibile fare questo senza un altare di pietra.


   lntroibo ad altare Dei..., «Verrò all'altare di Dio»
1: il versetto del salmista che apre la messa ci pone, sin dall'inizio della santa funzione, di fronte a questo prestigioso oggetto del culto. L'altare è la tavola, la pietra del sacrificio, quel sacrificio che costituisce - per l'umanità caduta - il solo mezzo di prendere contatto con Dio. L'altare è il luogo di questo contatto: attraverso l'altare Dio viene verso di noi e noi andiamo a Lui. Esso è l'oggetto più santo del tempio, perché lo si riverisce, lo si bacia e lo si incensa. È un centro di raggruppamento, il centro dell'assemblea cristiana; e a questo raggruppamento esteriore corrisponde un raggruppamento interiore delle anime e dell'anima, il cui strumento è il simbolo stesso della pietra 2, uno dei più profondi - come l'albero, l'acqua e il fuoco - che raggiunge e tocca nell'uomo qualcosa di primordiale.

" * *

   L'altare cristiano è il successore e la sintesi degli altari ebrei e la sua sublimità deriva dalla sua conformazione al suo archetipo celeste, l' Altare della Gerusalemme celeste in cui giace «fin dalla fondazione del mondo [...] l'Agnello immolato» 3.

  Ad esempio, vi è un rapporto sorprendente fra l'altare di Mosè e il nostro altare. Mosè costruisce un altare ai piedi del Sinai, offre il sacrificio e fa due metà con il sangue: una è data al Signore (più esattamente: è versata sull'altare che Lo rappresenta) e l'altra la asperge sul popolo; così è sigillato il patto fra il Signore e il Suo popolo, la Prima Alleanza (Es 24, 4-8). Nello stesso modo, sull'altare cristiano il sangue della Nuova Alleanza è versato, offerto al Signore e poi distribuito al popolo, sigillando così la riconciliazione del peccatore con Dio.

   Nel Tempio di Gerusalemme vi erano diversi altari. Nello spazio fra il sagrato e il «Santo» si erigeva l'altare propriamente detto, chiamato altare degli olocausti, su cui ogni giorno si offriva il sacrificio dell'agnello. Nel «Santo», con il candelabro a sette braccia, erano installati l'altare dei profumi e la tavola dei «pani della faccia» , cioè dell'offerta ( questi pani, in numero di dodici, erano rinnovati ogni shabbat); infine, nel «Santo dei santi» non c'erano altari nel vero senso della parola, ma una pietra particolarmente sacra - la pietra shethiyah - sulla quale era appoggiata l'arca e di cui riparleremo lungamente 4.


   Nel tempio cristiano, che sostituisce quello di Gerusalemme, l'altare maggiore è la sintesi di questi differenti altari. Esso è l'altare degli 0locausti dove è sacrificato l'«Agnello di Dio» e nello stesso tempo la tavola dei pani dell'offerta, cioè del pane eucaristico; esso è l'altare dei profumi in cui si brucia l'incenso, come emerge chiaramente dal rituale romano. Infatti, quando un vescovo consacra l'altare, egli accende l'incenso sui cinque solchi incisi al centro e agli angoli della pietra, mentre si canta l'antifona: «Dalla mano dell'Angelo, il fumo dei profumi sale verso il Signore » .


   Infine, dal momento che sostiene il tabernacolo, l'altare maggiore ricopre il ruolo della pietra shethiyah che sosteneva l' Arca. Il termine «tabernacolo», che significa «la tenda», designava presso gli Ebrei l'insieme composto dal «Santo» e dal «Santo dei santi». L'attuale tabernacolo può essere considerato, da questo punto di vista, come un adattamento del tempio. Ma soprattutto esso ricorda, sia per le sue dimensioni ristrette che per il suo ruolo, l'Arca (arca = cassa). Questa conteneva le Tavole della Legge, la Verga di Aronne e una porzione di manna; là, fra i Cherubini, si manifestava la Shekinah, la «Gloria» o la «Presenza» divina. E nel tabernacolo cristiano è posta l'autentica Manna, il «Pane vivo disceso dal cielo» 5. In certe chiese si vedono delle «glorie»: un triangolo raggiante che al centro porta il Nome divino ; si tratta di una materializzazione simbolica della Shekinah. Infine, le piccole tende che si trovano davanti al tabernacolo ricordano nello stesso tempo la tenda del deserto e il velo che nascondeva il «Santo dei santi».


  Se abbiamo insistito su questo accostamento fra il santuario cristiano e quello degli Ebrei, è anzitutto per rispondere una volta di più a coloro che negano ogni parallelo di tale genere e pretendono di dimostrare l'originalità assoluta del tempio cristiano. D'altra parte non ci sembra inutile, in un'epoca che ha sin troppo dimenticato queste cose in nome della familiarità, oppure del lasciar andare, ricordare il carattere sacro e terribile del santuario e dell'altare in cui realmente, «dietro il velo», troneggia la Divinità. Nell'oratorio di Germigny-des-Pres (IX secolo) si è incastonato nella volta del santuario un mosaico bizantino raffigurante l'Arca dell'alleanza, gli angeli e la mano di Dio. Al disotto corre un'iscrizione latina così concepita:
«Guarda il Santo Oracolo e i Cherubini, contempla lo splendore dell'Arca di Dio, e a questa vista sforzati di raggiungere con le tue preghiere il Maestro del tuono».


  Se abbiamo insistito su questo accostamento fra il santuario cristiano e quello degli Ebrei, è anzitutto per rispondere una volta di più a coloro che negano ogni parallelo di tale genere e pretendono di dimostrare l'originalità assoluta del tempio cristiano. D'altra parte non ci sembra inutile, in un'epoca che ha sin troppo dimenticato queste cose in nome della familiarità, oppure del lasciar andare, ricordare il carattere sacro e terribile del santuario e dell'altare in cui realmente, «dietro il velo», troneggia la Divinità. Nell'oratorio di Germigny-des-Pres (IX secolo) si è incastonato nella volta del santuario un mosaico bizantino raffigurante l'Arca dell'alleanza, gli angeli e la mano di Dio. Al disotto corre un'iscrizione latina così concepita: «Guarda il Santo Oracolo e i Cherubini, contempla lo splendore dell'Arca di Dio, e a questa vista sforzati di raggiungere con le tue preghiere il Maestro del tuono».


Il grande prefazio del Pontificale romano cantato in occasione della consacrazione dell'altare, ricollega ritualmente l'altare cristiano a tutti gli altari ebraici: all'altare di Mosè, a quello di Giacobbe, a quello di Abramo; meglio ancora, lo ricollega a tutti gli altari dell'umanità ab origine mundi, dall'altare di Melchisedek a quello di Abele. Si può così comprendere di quale venerabile tradizione sia erede l'altare cristiano per mezzo di una trasmissione ininterrotta: è tutta la storia religiosa del mondo che, per così dire, si concretizza.




Ma c'è di più. L'altare terrestre deriva la sua sublimità e il suo carattere sacro dalla sua conformità con il proprio archetipo, l'altare celeste. Perché l'altare dei nostri templi non è altro che il simbolo terrestre di questo archetipo celeste, così come la liturgia terrestre «imita» la liturgia celeste descritta nell' Apocalisse. Il Sursum corda è un invito a contemplare l'archetipo eterno della liturgia visibile.


Come dice Teodoro di Mopsuestia a proposito del sacrificio eucaristico: «poiché sono i segni delle realtà dei cieli che si compiono in figure, è necessario che questo sacrificio ne sia anche la manifestazione; e il pontefice realizza una sorta di immagine della liturgia che si svolge in cielo». L'officiante riproduce dunque il servizio celebrato dal Cristo Pontefice che penetra - rivestito del Suo proprio Sangue - nel Tabernacolo che non è stato fatto da mano d'uomo. Nel canone romano della messa il sacerdote pronuncia queste parole: «Noi Ti supplichiamo, Dio onnipotente: fa' portare queste offerte dalla mano del Tuo santo Angelo, lassù, sul Tuo altare sublime, alla presenza della Tua divina Maestà». E nell'introito della messa siriaca: «Santissima Trinità, ricevi dalle mie mani peccatrici questo sacrificio che io offro sull'altare celeste del Verbo».


Buona meditazione



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PIETRA 
Il significato e' essenzialmente simbolico. Giacobbe a Betel (Gn 28,16ss), dopo aver avuto il sogno, innalza come stele la pietra che gli era servita come guanciale e versa olio su di essa. Queste sacre pietre, segno della presenza di Dio, sono figura di Cristo. Esse rappresentano una realta' solida che costituisce l'altare del sacrificio (Eb 13,10; 1 Cor 10,18).
Dette pietre sono soprattutto ricordo concreto dell'alleanza fra Dio e il suo popolo, come testimonianza (Gn 31, 45-52).
Ci saranno molti altri riferimenti nei libri seguenti, che ci conducono a Cristo, "pietra d'angolo" su cui poggia il progetto di salvezza per l'umanita' (Salmo 118,22; Mt 21,42; Atti 4,11, 1 Pt 2,4-7).

ALTARE
In ogni religione l'altare e' il luogo dove viene effettuato il sacrificio.
Nella Bibbia fin dall'inizio, l'uomo costruisce un altare per rispondere a Dio che lo ha visitato (Gn 12,7ss; 13,18; 26,25). Ma l'altare rappresenta anche un memoriale di un favore divino ricevuto (Gn 33,20).
Per Gesu' l'altare conservera' tutto il suo significato sacro a causa di quello che significa simbolicamente (Mt 23,18ss),è IL SU CALVARIO, il luogo dove s'innalza la Croce della Redenzione. Ma va oltre tutto questo, quando parla del nuovo tempio del suo corpo (Gv 2,21) in cui Lui stesso costituisce l'altare (Eb 13,10).
 E' l'altare che santifica la vittima (Mt 23,19); pertanto quando Cristo, la vittima perfetta viene offerta, abbiamo il culmine e l'espressione massima di offerta santa a Dio (Gv 17,19).
 E' proprio per questo riferimento a Cristo che, all'inizio e al termine di ogni Celebrazione Eucaristica, il sacerdote bacia con venerazione l'altare.
 
SACRIFICIO 
Il sacrificio, l'offerta a Dio Onnipotente, nella Bibbia ha lo scopo di rendere visibili sentimenti personali intimi:
 adorazione (attraverso l'olocausto = vittima interamente consumata dal fuoco), riconoscimento e confessione di peccati e desiderio di perdono (riti espiatori).
 Sacrifici sono presenti nelle cerimonie di stipulazione dell'alleanza tra uomo e Dio (Gn 8,20ss; 15,9-21).
 Sacrifici consacrano il popolo, la famiglia e la vita individuale.
 Il Dio della Bibbia rifiuta vittime umane (consuetudine diffusa fuori di Israele nel mondo di allora), e accetta l'immolazione di animali. 
Dio accetta sacrifici esclusivamente se sono offerti da un cuore capace di sacrificare in spirito di fede
.
Vediamo ora di scorrere, qualche documento dei primi secoli.

   S. Giustino, originario della Terrasanta, verso la metà del II secolo scrive a proposito del Pane e del Vino: "noi non li prendiamo come un pane comune e una comune bevanda […] ma abbiamo imparato che è carne e sangue di quel Gesù che si incarnò. Gli Apostoli infatti tramandarono negli Evangeli […] che Gesù ha detto: 'Fate questo in memoria di me: questo è il mio Corpo… questo è il mio Sangue'".


  
S. Ilario di Poitiers dichiara: "Sulla realtà della carne e del sangue di Cristo non c'è adito a dubbio alcuno. Poiché tanto secondo la dichiarazione del Signore stesso quanto secondo la nostra fede, la sua carne è veramente cibo e il suo sangue è veramente bevanda".


  
Per sant'Ambrogio "come il Signore Gesù Cristo è il vero Figlio di Dio, così è la vera carne di Cristo che noi mangiamo, e il suo vero sangue che noi beviamo".

   Nel commentare le parole di Gesù durante l'Ultima Cena, san Cirillo afferma: "Non dubitare che ciò sia vero, ma piuttosto accetta con fede le parole del Salvatore: essendo egli infatti la verità, non mente".


  
Anche S. Ireneo, vescovo e martire di Lione, afferma che "il pane è il Corpo del Signore […] e il calice è il Sangue di lui".


  
E Tertulliano, attivo tra il II ed il III secolo, confermava: "La carne [nostra] si nutre del Corpo e del Sangue di Cristo".





Diceva san Padre Pio:
che per partecipare ATTIVAMENTE  alla Messa occorre assumere l'atteggiamento di Maria Santissima ai piedi della Croce....

 Benedetto XVI include la testimonianza e l'invocazione della Beata Vergine Maria alla conclusione di ogni Omelia, quasi a sottolineare appunto il ricordo a noi di questa PRESENZA VIVA E VERA ai piedi dell'Altare CON NOI, con il Popolo che partecipa degli eventi avvenuti sul Calvario....Maria sta con noi!

Quando appunto il Sacerdote BACIA L'ALTARE, non sta baciando la mensa in senso di banchetto, ma bacia il "LUOGO" sul quale avviene in modo incruento ciò che avvenne sul Calvario....ed è su quello stesso Altare del Sacrificio che si concretizza appunto, DOPO,  il Banchezzo degli INVITATI ALLA MENSA DEL SIGNORE....senza il Sacrificio NON ci sarebbe alcun Banchetto....non ci sarebbe nulla da festeggiare, non ci sarebbe la testimonianza della RISURREZIONE....
Non a caso gli Inni gregoriani, il canto Sacro, conserva alla fine della Messa Inni GIOIOSI DI FESTA, quando appunto tutto l'itinerario DEL SACRIFICIO ha avuto compimento....

Ci auguriamo che i Sacerdoti (ma anche i Vescovi) riscoprano l'importanza di insegnare a noi, fedeli Laici, PICCOLO GREGGE fin troppo esposto ad ogni scandalo... il senso della MESSA E DEL SACRIFICIO, di ritornare a parlare di ALTARE e non semplicemente di banchetto...di ritornare a parlare di MESSA e non di "Santa Cena", termine caro ai Protestanti perchè negano appunto la Presenza Reale del Cristo-Dio nell'Ostia e nel Vino Consacrati....

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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