A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

L'Estate 2008 di Benedetto XVI a Bressanone

Ultimo Aggiornamento: 15/12/2008 10:16
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
15/12/2008 10:08
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


 

Le vacanze del Papa. Benedetto XVI a Bressanone: sveglia alle 6, meditazione e lettura dei quotidiani

Al mattino si sveglia intorno alle sei, fa colazione con il suo pane preferito, il Wikinger (a base di semi di girasole, lino e sesamo) e poi si ritira in meditazione. Verso le 8 e mezza passeggia nel giardino del Seminario Maggiore, 5.000 metri quadrati. Qui si dedica alla rassegna stampa: la lettura di ben nove quotidiani (Il Corriere della Sera, La Repubblica, Il Foglio, Il Messaggero, Dolomiten, Alto Adige, Frankfurter Allgemeine, Avvenire e L'Osservatore Romano). Così, secondo quanto riportato in una mini inchiesta esclusiva che il settimanale Tv Sorrisi e Canzoni pubblica nel numero in edicola domani, Papa Benedetto XVI trascorre le prime ore delle sue giornate di vacanza a Bressanone, in Alto Adige, cittadina che è un po' come una seconda casa: la prima volta ci arrivò nel 1967. Il Papa all'epoca era professore e veniva a tenere le lezioni nel nostro Seminario. Nel mio ristorante, conobbe Hilde, una sua coetanea. Sono addirittura nati nello stesso giorno, mese e anno» racconta Christina Stremitzer, proprietaria dell'hotel 'Gruener Baum' che ospitò Papa Ratzinger per diverse estati a partire da 40 anni fa. "Lei guidava e insieme hanno fatto tante belle gite qui nei dintorni". Hilde abita ancora a Bressanone ed è rimasta in stretto contatto con il Papa, che pare le abbia cortesemente chiesto la massima riservatezza. E infatti la donna, vedova e con una figlia, molto devota e impegnata nel volontariato, non rilascia interviste. Da allora Papa Ratzinger non ha più smesso di frequentare Bressanone: sia da arcivescovo di Monaco sia, poi, da cardinale. Proprio da cardinale iniziò ad abitare al seminario, lo stesso che lo accoglie in questi giorni. Nel suo appartamento il Papa ha trovato il pianoforte con il quale, accompagnato dal fratello Georg, esperto musicista, ama suonare Mozart. Dati ufficiali non esistono, ma si dice che tra carabinieri, polizia e guardia di finanza siano oltre mille gli uomini impegnati. Per ragioni di sicurezza, i tombini del centro di Bressanone sono stati sigillati con il catrame e il fornaio che tutte le mattine alle 6 porta il pane è, per ordine della polizia, sempre lo stesso. E sempre gli stessi sono anche i due poliziotti che alle 6,45 in punto si recano all'edicola per ritirare la mazzetta dei giornali per il Papa.

dal blog dell'amico:

 Scenron



 
AD OIES (VAL BADIA) , 06.08.2008
VISITA DEL SANTO PADRE ALLA CASA NATALE DI SAN GIUSEPPE FREINADEMETZ AD OIES (VAL BADIA)
Ieri pomeriggio, il Santo Padre Benedetto XVI ha lasciato Bressanone e si è recato in visita a Oies, in Val Badia, luogo natale di San Giuseppe Freinademetz, missionario Verbita in Cina.

Nella chiesa accanto alla casa natale del Santo, dopo il saluto di P. Girardi a nome del Superiore Generale dei Verbiti, il Papa ha rivolto ai presenti le parole che pubblichiamo di seguito:

  • PAROLE DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle,

    sono profondamente commosso da questa accoglienza così calorosa che qui trovo, e posso soltanto dire grazie con tutto il mio cuore. E ringrazio il Signore che ci ha donato questo grande Santo, San Giuseppe Freinademetz, che ci mostra la strada della vita ed è un segno, anche, per il futuro della Chiesa. Un Santo di grandissima attualità: sappiamo che la Cina diventa sempre più importante nella vita politica, economica e anche nella vita delle idee. È importante che questo grande Paese si apra al Vangelo. E San Giuseppe Freinademetz ci mostra che la fede non è una alienazione per nessuna cultura, per nessun popolo, perché tutte le culture aspettano Cristo e non vanno distrutte dal Signore: giungono anzi alla loro maturità. San Giuseppe Freinademetz, come abbiamo sentito, voleva non solo vivere e morire come cinese, ma anche in Cielo rimanere cinese: così si è idealmente identificato con questo popolo, nella certezza che esso si sarebbe aperto alla fede in Gesù Cristo. Adesso preghiamo che questo grande Santo sia un incoraggiamento per noi tutti a vivere di nuovo in questo nostro tempo la vita della fede, ad andare verso Cristo perché Lui solo, Cristo, può unire i popoli, può unire le culture. E preghiamo anche che dia a molti giovani il coraggio di dedicare la loro vita totalmente al Signore ed al suo Vangelo. Tuttavia, semplicemente, non posso dire altro che "grazie" al Signore che ci ha donato questo Santo e grazie a voi tutti per questa accoglienza, che mi mostra visibilmente che la Chiesa è viva anche oggi e la fede è gioia che ci unisce e ci guida sulle strade della vita.

    Grazie a voi tutti!

    Al termine dell’incontro, uscendo dalla chiesa, il Santo Padre ha aggiunto le seguenti parole:

    Cari fratelli e sorelle, vorrei semplicemente dire grazie per la vostra presenza. Ho sentito che alcuni hanno aspettato per ore: grazie per questa pazienza, per questo coraggio. Il Signore vi benedica tutti

    Und natürlich grüsse ich auch alle deutschsprachigen ganz herzlich: vergelt’s Gott für Ihre Gegenwart, Gottes Segen Ihnen allen. Herzlich vergelt’s Gott!

    [E naturalmente saluto di cuore anche tutti i presenti di lingua tedesca: Dio vi ricompensi tutti, la benedizione del Signore sia su tutti voi. Dio vi ricompensi!]

    [01191-XX.01] [Testo originale: Plurilingue]





  • Una riflessione spirituale del vescovo diocesano, mons. Wilhelm Egger, per il soggiorno di Papa Benedetto XVI dal 28 luglio all´11 agosto 2008 a Bressanone

    Le vacanze di Papa Benedetto XVI presso il Seminario Maggiore di Bressanone sono per la Diocesi di Bolzano-Bressanone un momento di gioia. Per avere un beneficio spirituale dal soggiorno del Santo Padre, il vescovo Wilhelm Egger ha elaborato un testo per la preparazione spirituale all´incontro con il Santo Padre.
     
     http://www.ecclesiabz.com/Benedictus/index.php?m=&m2=2911&PHPSESSID=5f290855d8cd3e12341e23c43b533b9c


     
    L´incarico del Papa
     
    Sappiamo molto sul Santo Padre, conosciamo la sua vita, il suo messaggio e le sue opere. I suoi interventi sono molto apprezzati e aprono alla discussione e al dialogo. Il Papa ha ricevuto da Dio un incarico particolare nella Chiesa e per questo è necessario vedere la sua persona e il suo compito alla luce della fede. Riconosciamo il compito del Papa nella Chiesa nei brani della Sacra Scrittura riguardanti l´apostolo Pietro. I testi biblici più importanti sul primato di Pietro sono la fede e la missione di Pietro (Mt 16), la Parola di Gesù a Pietro nella sala dell´ultima cena (Lc 22) e il conferimento del primato a Pietro al lago di Genèsaret (Gv 21).
     
    Pastore
    Il Signore Risorto ha conferito all´Apostolo Pietro l´incarico di pastore, vicario del Cristo Pastore nella Chiesa con le seguenti parole: “Pasci le mie pecore”. In Terra Santa, arida e priva di pascolo, le pecore hanno bisogno di un buon pastore, che sappia dove trovare l´erba e l´acqua, perché senza un buon pastore le pecore non potrebbero vivere.
    La gente ha capito che Gesù dà agli uomini cibo e un aiuto spirituale, poiché ha predicato a lungo e ha dato loro da mangiare (la moltiplicazione dei pani). Dopo la distribuzione, Gesù incarica gli Apostoli di proseguire il suo compito di pastore, portando il messaggio di Cristo risorto e di pace a tutti. Durante la moltiplicazione dei pani, gli apostoli distribuiscono il pane. Dopo la Risurrezione di Cristo hanno ricevuto il compito di distribuire il pane della vita nella celebrazione dell´eucaristia.
    Il Papa, quale capo della Chiesa, porta avanti l´incarico di pastore: in qualità di pastore parla ai fedeli, interpreta la Parola di Dio, esorta alla fede. Celebra l´eucarestia e si preoccupa che l´eucarestia venga celebrata in maniera degna nella Chiesa. Papa Benedetto XVI ha redatto uno scritto apostolico “Sacramentum caritatis” (2007), in cui parla dell´eucarestia come fonte e punto culminante della vita e della missione della Chiesa.
    Il Papa porta avanti il compito di pastore, preservando l´unità della Chiesa ed esortando l´unità di tutti i cristiani. 
     
    Servitore della fede
    San Pietro era la voce degli apostoli. Alla domanda di Gesù, chi pensano che egli sia, risponde Simone: “Tu sei il Messia, il figlio del Dio vivente”. Pietro esprime chi è Gesù: Gesù è il Messia e Salvatore, ed è il figlio, in stretto rapporto con Dio. Gesù, quindi, conferisce a Simone il nome di Pietro, la pietra. Pietro é testimone della Resurrezione di Gesù.
    Già la prima comunità cristiana annuncia la testimonianza dell´apostolo Pietro: “Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone”. Anche San Paolo riporta che Cristo è apparso prima a Simone e poi agli Apostoli. Pietro ha il compito, di annunciare il Signore Risorto.
    “Ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32) dice Gesù a Pietro durante l´ultima cena. E anche oggi il Papa ha il compito di rafforzare i fedeli nella fede. Questo accade, in casi eccezionali attraverso momenti celebrativi, ma normalmente attraverso l´annuncio nella predica e in diversi scritti. Il Santo Padre rafforza la fede dei fedeli in particolar modo attraverso le sue Encicliche “Deus Caritas est” e “Spe salvi”.
     
     
    Chiamato alla sequela nell´amore
    Simon Pietro appartiene a quegli apostoli che furono chiamati per primi. La sua vita nella sequela di Gesù è caratterizzata da una grande rottura: tradisce Gesù. Egli però non si allontana da lui ma gli rivolge ancora il suo sguardo. È in questo modo che Pietro si converte. Il Signore Risorto incontra Pietro sul lago Genèsaret e lo chiama nuovamente, questa volta lo nomina pastore. Pietro svolge il suo incarico come colui che è stato chiamato alla sequela nell´amore: per tre volte riconosce il suo amore verso Cristo. Durante l´ultima cena, Simone aveva dichiarato di essere pronto a morire per Gesù. Dopo la sua conversione, infatti, Pietro è pronto a vivere la sequela di Cristo e muore in croce. Nel libro “Gesù di Nazareth”, Benedetto XVI afferma che proprio perché Pietro è unito nell´amore con Gesù, le pecore ascoltano la sua voce, la voce di Gesù stesso. È attraverso Simone che Gesù arriva a loro e gli guida.
    Il tema dell´Enciclica “Deus Caritas est” di Papa Benedetto XVI è il significato dell´amore verso Dio e verso gli uomini. Questo scritto è un invito a cedere all´amore di Dio, di contraccambiare l´amore e di vivere la sequela nell´amore.




    Bressanone incontro con il clero.........














     






    L'incontro di Benedetto XVI con il clero di Bolzano-Bressanone

    Il sacerdote dinanzi
    a sfide sempre nuove


    dal nostro inviato Giampaolo Mattei

    Bressanone, 6. Il sacerdote - tra solitudine e sfide sempre nuove - e i problemi di una pastorale che conosce una forte crisi di vocazioni; il rapporto tra fede e ragione con la mediazione dell'arte e il rispetto dell'ambiente. Ecco le questioni che, con sei domande, i sacerdoti della diocesi di Bolzano-Bressanone hanno posto al Papa durante l'incontro che si è svolto, nella mattina di mercoledì 6 agosto, nel duomo.
    L'amore di Dio e la possibilità di vivere la fede nel mondo di oggi sono stati i due temi centrali che si riconoscono nelle risposte di Benedetto XVI. In apertura un pensiero alla festa della Trasfigurazione:  "è come essere sul Tabor e abbiamo il dovere di portare la luce di Dio a tutti gli uomini". Ha invitato ad aprirsi totalmente all'amore di Dio e a "strutturare la giornata" per dare spazio alle priorità di una autentica vita di fede:  parola di Dio, eucaristia, preghiera e penitenza.
    Ricordando Giovanni Paolo II che "ci ha insegnato che Dio è amore anche nella sofferenza", lo ha definito "gigante della fede", un Pontefice che "ha aperto strade nuove" e ha fatto "crollare mura" di ogni genere.
    Infine è sempre l'amore a dover regolare l'atteggiamento dei sacerdoti verso i sacramenti:  bisogna aprirsi alle persone che sono ai margini, con misericordia, cercando ad esempio di coinvolgere i genitori nella catechesi dei più piccoli.

    L'incontro si è aperto con la preghiera dell'ora media. Con il Papa i sacerdoti si sono confrontati a viso aperto sui temi più scottanti e non hanno esitato a mettere il dito sulle piaghe di una pastorale che deve fare i conti con un clero piuttosto anziano (l'età media è di 66 anni) e con la crisi vocazionale (ci sono al momento solo cinque seminaristi).
    In duomo c'erano praticamente tutti gli oltre trecento sacerdoti diocesani e i duecento religiosi. Ha preso per primo la parola il vescovo Egger che ha presentato l'incontro come una singolare catechesi del mercoledì, un'udienza caratterizzata da domande che - ha spiegato - "vengono direttamente dai sacerdoti, sono state scelte quelle che meglio rappresentano il sentire di tutti e anche la nostra realtà diocesana". Ha poi ricordato, a trent'anni dalla morte, Paolo VI a cui si deve la definizione dei confini e il nuovo assetto della diocesi.

    A rompere il ghiaccio è stato il giovane seminarista Michael Horrer, reduce dall'esperienza della Giornata mondiale della gioventù di Sydney. Proprio l'incontro con migliaia di giovani lo ha portato a riflettere su come è possibile riuscire a essere testimoni di Cristo nella quotidianità di ogni giorno, al di là dei grandi eventi. E a Benedetto XVI ha chiesto un consiglio pratico. Quindi padre Willibald Hopfgartner, francescano impegnato nel mondo della scuola, nella sua domanda ha riproposto la fondamentale questione del rapporto tra fede e ragione, facendo riferimento al discorso del Papa a Regensburg, inserendo anche la questione dell'arte e della bellezza come strumenti per accostarsi al mistero di Dio.

    Dopo le prime due domande in tedesco, è intervenuto don Willi Fusaro che in italiano ha chiesto al Papa una parola per i tanti sacerdoti che, come lui, vivono l'esperienza della malattia. Don Willi, cooperatore nella parrocchia del Corpus Domini di Bolzano, è ammalato dal 1991, anno della sua ordinazione, e riconosce nella testimonianza di Giovanni Paolo II un punto di riferimento sul valore salvifico della sofferenza cristianamente vissuta.
    La quarta domanda, nuovamente in tedesco, è stata presentata al Papa da don Karl Golser, professore di teologia morale, che ha collaborato con l'allora cardinale Ratzinger nella Congregazione per la Dottrina della Fede. Il rispetto per l'ambiente, in tutte le sue sfaccettature, il tema proposto a Benedetto XVI. Un argomento che suscita una particolare sensibilità in tutta l'area tedesca e che, secondo don Karl, dovrebbe vedere i cristiani più attenti per poter mettere insieme creazione e redenzione.
     
    Don Franz Pixner, decano di Kastelruth, parroco di due grosse parrocchie, ha affrontato, sempre in tedesco, alcune questioni legate alla vita dei sacerdoti. Ha parlato di carichi di lavoro pesanti per i preti, di mancanza di riconoscimenti, di solitudine - occorre uno spirito di comunità per aiutarsi vicendevolmente - ma anche di celibato e di come sviluppare al meglio i carismi, in particolare quelli delle donne, nella realtà ecclesiale facendo riferimento alle cooperatrici per i battesimi e la predicazione.
    L'ultima domanda, di impronta pastorale, l'ha posta al Papa, in italiano, don Paolo Rizzi, parroco e docente di teologia all'Istituto superiore di scienze religiose:  ha indicato il problema di come coinvolgere davvero i bambini e i ragazzi che si accostano alla prima comunione e alla cresima e che si perdono facilmente dopo il corso di catechismo finendo per non frequentare più neppure la messa domenicale. È una questione molto sentita nella diocesi.

    Al termine dell'incontro il Pontefice ha guidato la preghiera dell'Angelus e ha impartito la benedizione. Quindi ha salutato personalmente i sacerdoti ammalati.



    (©L'Osservatore Romano - 7 agosto 2008)


    Durante la visita a Oies dov'è nato san Giuseppe Freinademetz

    Il Papa ricorda il missionario verbita
    «cinese in tutto e per tutto»


    Bressanone, 6. Il Papa è salito, martedì pomeriggio, ai 1500 metri della Val Badia in un paesino chiamato Oies, quindici abitanti e una manciata di case. Lo ha fatto perché tra queste montagne c'è un pezzo di Cina:  qui è nato nel 1852 san Josef Freinademetz, missionario verbita che ci teneva a dirsi "cinese in tutto e per tutto". Parlando a braccio nella nuova chiesa, la cui forma richiama la pagoda cinese, Benedetto XVI ha nuovamente auspicato che la Cina si apra al vangelo. La fede, ha detto, non è una alienazione per nessun popolo e per nessuna cultura tantomeno per quella cinese che sta diventando sempre più importante nella politica, nell'economica e anche "nella vita delle idee". Tutte le culture, ha spiegato il Papa, aspettano Cristo e le civiltà diventano pienamente mature solo in Lui:  questo vale anche per la Cina. E ha indicato la grande attualità della testimonianza di san Freinademetz che era certo dell'apertura di quella grande nazione al vangelo. Una testimonianza che rafforza la fede di ogni credente, in Cina come in ogni altro luogo. Mentre parlava il Papa ha fissato più volte lo sguardo sugli occhi a mandorla del grande crocifisso.
    Questo stesso concetto il Pontefice lo ha scritto, in tedesco, anche nel libro dei visitatori della casa natale del santo:  in quelle pagine si trovano i nomi di tanti cinesi (tra loro il primo cardinale cinese Thomas Tienchensin venuto nel 1963 - una notizia che ha sorpreso il Papa) saliti fin quassù a cercare di capire il mistero di un uomo di montagna divenuto loro compatriota per amore. Ecco una traduzione delle parole scritte dal Pontefice:  "Possa il Signore, su intercessione di San Giuseppe Freinademetz, donare molte vocazioni spirituali e aprire la Cina sempre più alla fede in Gesù".
    La visita e le parole di Benedetto XVI a Oies suonano come un nuovo segnale di attenzione al popolo cinese proprio alla vigilia dell'Olimpiade di Pechino.
    Capace di una vera inculturazione del vangelo - era partito da colonizzatore sicuro della propria superiorità culturale per poi entrare in quella cultura fino a indossare solo vesti cinesi - san Freinademetz è morto cento anni fa. Paolo VI lo aveva beatificato nel 1975 e Giovanni Paolo II lo ha canonizzato nel 2003. Benedetto XVI per la sua prima uscita pubblica in questo periodo di vacanza ha scelto proprio Oies, dove non era mai stato e che da tempo desiderava visitare insieme con il fratello. Freinademetz è l'unico santo della diocesi di Bolzano-Bressanone e non solo per questo è popolarissimo.

    La sua storia avventurosa è ancora capace di affascinare. Ha vissuto in Cina per ventinove anni fino alla morte e lì ha voluto essere sepolto. Impressiona la sua totale identificazione con quel popolo - "voglio essere cinese anche in cielo" diceva - che lo chiamava Fu Shentu ("sacerdote della felicità"). Nei ritratti è raffigurato con la barbetta a punta e vestito "alla cinese".

    Sulle tracce di Freinademetz il Papa è arrivato in elicottero a Oies alle 17. Durante il volo ha potuto vedere il santuario della Santa Croce e l'abbazia di Novacella. Lo hanno accompagnato monsignor Wilhelm Egger, vescovo di Bolzano-Bressanone, monsignor Georg Gänswein, segretario particolare, e il fratello monsignor Georg Ratzinger. Il colpo d'occhio era eccezionale:  cinquemila persone sono salite a piedi a Oies - l'unica strada era stata chiusa per ragioni di sicurezza - e alcune hanno camminato anche per quattro ore.

    A percorrere i duecento metri per raggiungere dall'elicottero la casa natale di san Freinademetz il Papa ha impiegato quaranta minuti:  ha stretto un mare di mani e ha preso in braccio e baciato tantissimi bambini. Ha riso quando una mamma gli ha letteralmente gettato tra le braccia la sua bimba di pochi mesi; e quando un bambino si è messo a giocare con il suo naso, il Papa, divertito, è stato allo scherzo del piccolo. Benedetto XVI ha mostrato di gradire le testimonianze di affetto, ringraziando più volte la folla.

    Ha quindi visitato la casa accompagnato dal procuratore generale di verbiti, padre Girardi, e dal custode, padre Irsara. Il Papa non ha nascosto l'emozione nell'ascoltare i momenti salienti della vita del "santo cinese" nella dimora che lo ha visto nascere. A questa visita ha dedicato più tempo del previsto prolungandola di mezz'ora. Si è poi inginocchiato davanti al Santissimo nella piccola cappella sottostante ed è quindi entrato nella chiesa costruita nel 2003 per accogliere i sempre più numerosi pellegrini che salgono a Oies.

    Al saluto di padre Girardi - una riaffermazione del carisma del santo missionario verbita - il Papa ha risposto parlando a braccio sull'attualità della testimonianza di san Freinademetz e sulla speranza dell'apertura della Cina al vangelo. Ha lasciato in dono una casula ricevendo una statuetta dalla Madre con il Bambino, intagliata nel legno dei boschi della Val Badia. Il Pater Noster in latino e la benedizione apostolica hanno concluso la visita.
    Prima di congedarsi il Papa ha voluto ringraziare i presenti per il sacrificio e "il coraggio" di mettersi in cammino per incontrarlo. Alle 18.45 Benedetto XVI è ripartito in elicottero alla volta di Bressanone dove è giunto dopo venti minuti.



    (©L'Osservatore Romano - 7 agosto 2008)


    06/08/2008 - Bressanone

    Il Papa a Bressanone incontra i sacerdoti e ricorda Paolo VI e Giovanni Paolo II
    Guarda il video Guarda il video  ...»

    06/08/2008 - Oies

    Benedetto XVI si reca in visita a Oies
    Guarda il video Guarda il video  ...»

    04/08/2008 - Vatican city

    Benedetto XVI: in vacanza lavora al libro su Gesù
    Guarda il video Guarda il video  ...»

    03/08/2008 - Vatican City

    Benedetto XVI: sovrumano il merito di Paolo VI nel chiudere il Concilio
    Guarda il video Guarda il video  ...»


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
    Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
    Nuova Discussione
    Rispondi

    Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
    Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
    FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
    Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 19:21. Versione: Stampabile | Mobile
    Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com