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L'Estate 2008 di Benedetto XVI a Bressanone

Ultimo Aggiornamento: 15/12/2008 10:16
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15/12/2008 10:16
 
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«Questo Papa è fatto così. Parla per dieci minuti e tu, dopo, passi due ore – o magari tre – d'incanto, perso nelle profondità del mare che la sua memoria innamorata fa affiorare alla limpida superficie delle parole che hanno avuto il privilegio di esser pronunciate. E i giorni successivi te ne vai leggero sulla loro eco, aspettando un nuovo appuntamento. E fortuna che c'è internet, così puoi rileggertele quante volte vuoi».
 (Alberto Brasioli)
«In Duomo ha dato speranza»

La lettura di Golser, che l’ha interrogato sull’ambiente


BRESSANONE.

«Il Papa ha dato speranza ai sacerdoti. Ha fatto capire di condividerne e conoscerne i problemi, ha dato loro coraggio e ha tracciato la strada per superare le difficoltà»: questo, secondo il teologo Karl Golser, uno dei messaggi principali delle risposte date ieri dal Pontefice ai sacerdoti altoatesini. Don Golser ha avuto nell’incontro un ruolo particolare: è stato infatti colui che ha presentato una delle domande che hanno sollevato più interesse, quella del rapporto tra credenti e creato. In altre parole, sul ruolo che i cristiani devono svolgere nella difesa dell’ambiente: «Sono partito proprio da un tema di attualità: i cambiamenti climatici, i ghiacciai che si sciolgono... Per la difesa dell’ambiente Provincia e Comuni fanno molto, le parrocchie invece molto meno, come se non avesse rapporto con la fede. Il Papa invece ha ribadito che chi ha un rapporto con Dio come creatore non potrà mai usare la creazione, ossia la natura, solo per i propri scopi, perché della natura è anche il custode. Per questo credo che le parrocchie debbano impegnarsi di più pubblicamente su questo tema, collaborando anche con i laici». Prima di entrare nel merito della risposta, per altro, il Pontefice ha detto sorridendo a Golser: «A questa domanda lei può rispondere meglio di me...». Benedetto XVI conosce infatti il teologo Golser, avendolo chiamato anche a collaborare con la Congregazione della fede. «Ma un conto sono le mie parole - si schermisce Golser -, un conto quelle del Papa...».
Un altro accenno che ha molto colpito Golser è stato quello a Giovanni Paolo II: «Benedetto ha toccato da vicino il grande coraggio del suo predecessore: un grande comunicatore che per colpa della malattia ha dovuto rinunciare alla parola. È stato veramente un grande esempio per tutti».

© Copyright Alto Adige, 7 agosto 2008

Don Willy e il senso della sofferenza

Il prete bolzanino malato che ha posto il quesito al Papa

BOLZANO.

La storia di Willy Fusaro è la storia di un «leone», come lo definisce il padre, che a 25 anni viene ordinato sacerdote e che, due mesi dopo, scopre di avere la sclerosi multipla. Era il 1991. A giugno l’ordinazione, a settembre la rivelazione della malattia. Da allora don Willy convive con la malattia. Negli ultimi anni si è aggravata ma lui, cooperatore della parrocchia di Corpus Domini, a Don Bosco, prosegue nella sua vita carica di impegni.
Ieri Willy Fusaro, la sua malattia, la sua vita, sono diventati un esempio universale. Nel corso dell’incontro tra il Pontefice e i sacerdoti della Diocesi, don Willy ha posto la sua domanda a Benedetto. E la domanda - «preparata da molto tempo», dice - non poteva che essere sul senso della sofferenza. Il Papa seduto all’altare, don Willy sulla sua sedia a rotelle, sotto i gradini, davanti al microfono.
Il Pontefice risponde citando Giovanni Paolo II, afferma che la seconda parte del suo pontificato, quella segnata dalla malattia, non è stata meno importante della prima, quella della caduta dei muri. «Accettare la sofferenza è una misura dell’umanità», conclude. Don Willy ripensa con gioia a queste parole: «Mi hanno rincuorato, incontrare il vicario di Cristo è stato meraviglioso». E il padre di Willy, Mauro, conferma: «La sofferenza e la malattia hanno unito ancora di più la nostra famiglia». Willy ha scoperto la vocazione da ragazzino, quando frequentava la parrocchia di Tre Santi (e i suoi sacerdoti erano dono Vittorino e don Jimmy), ma tutta la famiglia è molto religiosa: il fratello Claudio, ad esempio, fa parte dei «memores». (m.r.)

© Copyright Alto Adige, 7 agosto 2008


Benedetto XVI al clero di Bolzano-Bressanone

Una grande comunità con tante voci
Ecco il cattolicesimo


Il legame inscindibile tra creazione e redenzione è stato uno dei punti focali del lungo colloquio di Benedetto XVI con il clero della diocesi di Bolzano-Bressanone, svoltosi a porte chiuse, mercoledì scorso nel duomo e del quale oggi "L'Osservatore Romano" pubblica l'intero testo.
La salvaguardia dell'ambiente, un tema su cui il Pontefice sta tornando ripetutamente nel suo soggiorno tra i monti dell'Alto Adige, aveva costituito già uno dei fili conduttori del recente viaggio in Australia. Nel discorso di ampia prospettiva aperto al rapporto tra fede e ragione e alla bellezza dell'essere cristiani nel mondo attuale, il Papa ha affrontato le questioni più sentite nel dibattito ecclesiale contemporaneo. Uno di quegli interventi che contribuiscono a gettare ulteriore luce nella comprensione del pontificato ratzingeriano. Soprattutto in materia di ambiente Benedetto XVI non fa sconti.

Pur ammettendo come negli ultimi decenni la dottrina della Creazione sia quasi scomparsa dagli studi teologici, ciò non basta tuttavia a giustificare le accuse rivolte ai cristiani, soprattutto negli anni passati, di essere i veri responsabili dello sfruttamento indiscriminato e della distruzione della terra. Le cause - secondo il Pontefice - vanno ricercate nel materialismo:  "Il consumo brutale della creazione - ha affermato senza mezzi termini - inizia dove non c'è Dio, dove noi stessi siamo le ultime istanze. E lo spreco della creazione - ha aggiunto - inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi".


Più pastorali gli altri argomenti affrontati da Benedetto XVI, che per circa un'ora ha risposto alle domande rivoltegli da sei interlocutori - un seminarista e cinque preti - in rappresentanza dei quattrocento riuniti nel duomo barocco di Bressanone. Lo ha fatto con parole semplici e ragionamenti lineari, ricorrendo anche a ricordi ed esperienze personali, come quando ha riconosciuto di essere stato piuttosto severo in passato in materia di amministrazione dei sacramenti ai giovani e di non possedere oggi "una risposta infallibile" su questioni nuove con le quali l'intera Chiesa si sta confrontando. "Nel corso degli anni - ha spiegato - ho capito che dobbiamo seguire l'esempio del Signore, che era molto aperto anche con le persone al margine dell'Israele di quel tempo, era un Signore della misericordia". Perciò ha offerto delle linee guida per affrontare il problema, rifacendosi alla precedente esperienza pastorale come arcivescovo di Monaco.

Lo stesso criterio ha usato quando ha risposto alle difficoltà riguardanti il servizio dei sacerdoti, sempre più esigui numericamente rispetto alle esigenze dei fedeli. In proposito il Papa ha ribadito l'insostituibilità del presbitero e il celibato come espressione fondamentale della totalità della sua missione, ricordando che "nessun sacerdote è sacerdote da solo" e per se stesso. Tra gli altri temi affrontati la recente celebrazione della Giornata mondiale della gioventù a Sydney e il rapporto  tra  arte e bellezza.  Benedetto XVI ha anche tributato un omaggio al suo predecessore Giovanni Paolo ii, rispondendo a un sacerdote gravemente malato. Per farlo ha attinto all'enciclica Spe salvi, in cui Papa Ratzinger sottolinea come la capacità di accettare le sofferenze e i sofferenti sia misura dell'umanità.


I testi della conversazione

(©L'Osservatore Romano - 9 agosto 2008)


 
Benedetto XVI rientra dopo le vacanze.....

Eccellenza,
Signor Presidente della Regione,
Signor Sindaco,
Signori Consiglieri comunali,
Signore e Signori!

L’onore che mi ha riconosciuto il comune di Bressanone con il conferimento della cittadinanza onoraria è per me una grande gioia, che accolgo con profonda gratitudine e che ora mi accompagnerà nelle future epoche della mia vita. Grazie a questo atto sono ora di casa a Bressanone non soltanto – per così dire – con il cuore, ma in qualche modo anche legalmente: faccio parte della sua cittadinanza. Anche quando non potrò venire, sarò in qualche modo comunque legalmente presente. Non penso sia necessario che vi dica che spesso sono qui con il cuore. Un grande grazie cordiale! E ringrazio di cuore anche il coro, che ha confermato e trasformato in realtà le Sue belle parole su Bressanone e sulla musica.


Quando, in tempi passati, venivo da Nord, sulla via del Brennero, a Bressanone, ricordo che era per me sempre un momento emozionante quando la valle si apriva davanti ai miei occhi e apparivano le torri di Bressanone – questa città, circondata da vigneti e frutteti, adagiata tra le montagne, così ricca di storia e di bellezza. Allora sapevo: qui si sta bene! Allora sapevo: ho scelto l’angolo giusto e potrò poi tornare con nuove forze ai miei compiti.


Come già detto, a Bressanone ho scritto gran parte dei miei libri, mi sono rilassato, ho trovato amicizie; soprattutto, a Bressanone ho ricevuto ricordi che porterò con me. E questo è l’aspetto bello: che posso andare a passeggio nel paesaggio dei ricordi e, una volta tornato a Roma, le mie passeggiate nel paesaggio dei ricordi passeranno ripetutamente per Bressanone, e sarò di nuovo qui e potrò di nuovo rilassarmi e riprendere le forze.


Bressanone ha acquistato per me un’importanza particolare anche perché – come Lei, signor Sindaco, ha già espresso in termini così belli e profondi – è un luogo di incontro, di incontro tra le culture: nelle tre lingue infatti – italiano, tedesco e ladino – si incontrano le culture, e l’incontro tra le culture, di cui oggi tanto abbiamo bisogno, ha una sua storia a Bressanone. Sappiamo che non sempre è facile, ma che sempre è fruttuoso e ricco di doni, che aiuta tutti e ci rende più ricchi, più aperti e più umani.


Bressanone è per me un luogo di incontri: incontro delle culture; incontro anche tra una sana laicità ed una gioiosa fede cattolica; incontro tra una grande storia e il presente e il futuro. E vediamo che questa storia, che qui realmente è presente e tangibile, non impedisce la formazione, il dinamismo, la vitalità del presente e del futuro, ma al contrario ispira e dinamizza. E poi è anche un incontro tra le radici cristiane e lo spirito della modernità, che solo insieme possono costruire una società realmente degna di questo nome, una società realmente umana.

Per me, in questo senso, Bressanone è anche un modello europeo, una vera città europea: le radici cristiane, l’identità, l’identità cristiana della nostra cultura è presente; essa non ci rinchiude in noi stessi, al contrario, ci apre agli altri, ci dona la comunione dell’incontro e ci dà anche i criteri e i valori secondo cui vivere.

Il mio cordiale ringraziamento a tutti voi, e soprattutto chiedo per voi tutti la benedizione di Dio. Il Signore continui a proteggere questa bella città e l’aiuti a costruire un futuro grande e bello e umano.

Grazie ancora!


[01196-01.01] [Testo originale: Plurilingue]


 

I papi a Bressanone

Tratto da: Gelmi Josef, „Die Päpste mit dem Namen Benedikt“, Weger, Brixen 2008




Papa Benedetto VIII, a Bressanone nel 1020

Su invito dell’imperatore e a seguito dei disordini scoppiati nell’Italia meridionale, Papa Benedetto VIII (1012-1024) si recò nel 1020 a Bamberga, dove consacrò la Chiesa di S. Stefano. Lo accompagnò il Vescovo di Bressanone Heriward (1017-1022), ricevendone quale ricompensa l’abbazia benedettina di Disentis, nei Grigioni. E’ molto probabile che, nel tragitto verso nord, il Papa sia passato per Bressanone. Questa trasferta germanica del Papa, durante la quale egli visitò anche la tomba di San Bonifacio a Fulda, suscitò molta impressione nei contemporanei.


Il Vescovo Poppone di Bressanone (1039-1048), eletto Papa col nome di Damaso II (1048)

Il 25 dicembre 1047, dopo la morte di Clemente II, l’imperatore Enrico III designò Papa il Vescovo Poppone di Bressanone (1039-1048), di nobili origini bavaresi, consacrato Principe della Chiesa con il nome di Damaso II. Poppone era stato nominato Vescovo di Bressanone nel 1039 dall’imperatore Corrado II (1024-1039) o dallo stesso Enrico III, suo successore.
Poppone servì fedelmente Enrico e lo accompagnò nei suoi viaggi. Nel 1046 partecipò alla prima spedizione del monarca in Italia, dove questi fece deporre i tre Papi che si contendevano il Soglio pontificio.
Fu grazie all’aiuto di Enrico che Damaso II riuscì ad affermarsi contro il deposto Papa Benedetto IX. Quando Poppone tentò di entrare a Roma, egli fu infatti bloccato all’ingresso della città da Bonifacio di Tuscia e solo quando l’Imperatore minacciò di venire personalmente a Roma a sistemare la questione Bonifacio decise di scacciare Benedetto IX, il 16 luglio 1048, per intronizzare Poppone il giorno successivo con il nome di Damaso II. Per sfuggire all’insopportabile caldo Damaso II si recò poi a Palestrina, dove pare sia morto già l’8 agosto 1048 di malaria, sebbene alcune fonti parlino anche di avvelenamento. Della sua tomba nella chiesa romana di S. Lorenzo fuori le Mura si è conservato un sarcofago classico che si presume sia servito per la sepoltura di Damaso II. Un’antica tradizione vuole che Damaso II abbia fatto dono al vescovado di Bressanone di una reliquia di S. Agnese, ora conservata nel Tesoro del Duomo di Bressanone in un busto argenteo datato intorno al 1500. L’opera, di notevole pregio, è stata realizzata da Valentin Schauer e da Meister Christoph. Il progetto è probabilmente dell’intagliatore di legno e allora sindaco di Bressanone Hans Klocker. Si tratta di uno dei pezzi più preziosi del Tesoro del Duomo di Bressanone.
 

La visita di Pio VI a Bressanone nel 1782

Pio VI è l’unico Papa la cui visita a Bressanone risulti effettivamente documentata. Il riformismo autoritario dell’imperatore Giuseppe II lo aveva costretto, in un’azione disperata, a recarsi a Vienna a fine febbraio 1782 per frenare lo zelo riformatore dell’imperatore. Nonostante molteplici colloqui, però, il tentativo era risultato vano. Al ritorno il Papa attraversò il Tirolo dove pernottò per quattro volte, rispettivamente a Innsbruck, Bressanone, Bolzano e Rovereto.
Già a Vienna il Papa aveva promesso al Principe-vescovo brissinese Joseph von Spaur di visitare la cittadina sull’Isarco. L’invito fu rinnovato mentre il Papa si trovava a Innsbruck. L’8 maggio, alle 8 di sera, il Papa fece dunque il suo ingresso nella città vescovile, mentre tute le campane suonavano per dare il benvenuto all’illustre ospite. Il giornale locale „Brixnerisches Zeitungsblatt“ riporta: „Sua Santità ha attraversato lentamente la città fra due ali di folla, guardando dalla carrozza il portale allestito presso il Duomo e illuminato da una quantità di torce e di luci. Egli è quindi sceso dalla carrozza nella residenza, davanti alla cappella di corte, dove è stato ricevuto sulla porta e accompagnato all’interno da Sua Grazia il Principe-vescovo, in piviale, e dai reverendi Canonici del Duomo, in abito talare nero e mantelli.“ Fu quindi solennemente eseguito il Te Deum, dopodiché i nobili e la corte accompagnarono il Papa nelle stanze imperiali dove le dame, che attendevano in anticamera, gli poterono baciare la mano.

Come di consueto il Papa mangiò da solo. Il suo seguito era relativamente contenuto per quei tempi. Oltre ai due vescovi  Marcuci und Contessini lo accompagnavano il prelato onorario Nardini, il crucifero Spagna, il ceremoniarius e cronista Giuseppe Dini, il medico personale Rossi, il padre confessore Conzetti, il direttore di viaggio Nell, due camerieri particolari, due servitori, sei lacchè personali, due cocchieri, quattro postiglioni, un cuoco e un credenziere. Il giorno successivo, il 9 maggio, era la festa dell’Ascensione e il Papa lesse nel Duomo una messa “silenziosa” a porte chiuse. „Tutti gli ingressi alla chiesa erano sbarrati e quello principale era sorvegliato affinché il popolo comune non entrasse creando scompiglio.“ Alle 9 il Papa lasciò ufficialmente il Palazzo Vescovile, salutato dalle  campane e da salve di cannone, per recarsi al Duomo. Quattro Canonici reggevano il baldacchino sotto il quale incedeva Pio VI. Nel Duomo fu poi celebrata una messa solenne e il coro cantò „Ecce sacerdos magnus“. Inginocchiati, i due camerlenghi conte Leopold von Spaur e barone Franz von Taxis gli porsero ripetutamente l’acqua per il lavacro delle mani. Successivamente il Papa partecipò ancora alla messa celebrata dal proprio padre confessore sull’altare maggiore.

“Al termine egli è uscito dal Duomo. Sopra l’ingresso principale era stato allestito un imponente balcone rivestito di velluto e panno rosso e sovrastato da un baldacchino.“ Di lì il Santo Padre impartì fra salve di cannone la benedizione papale e concesse piena indulgenza a tutti i fedeli del vescovado. 

Ancora oggi una targa di Jakob Pirchstaller, posta sulla parete a destra dell’ingresso alla cappella del Palazzo Vescovile, ricorda la visita del Papa a Bressanone, l‘8 maggio 1782. L’iscrizione recita: „Pio VI. Pont. Max./Quod Vindobona redux incredibili omnium/ordinum laetitia aulam hanc sua praesentia/illustrarit./Sacello amplas indulgentias perpetuasque/ impertierit/Josephus Episcopus. Ac. S.R.I.princeps ex Com./ a Spaur/hoc grati animi argumentum posuit/ MDCCLXXXII octav. Idus Maii. – Il sommo Pontefice Pio VI di ritorno da Vienna, con incredibile letizia di tutti gli ordini, onorò questa cappella con la sua presenza e le conferì ulteriori indulgenze.“ 




Il professor Josef Gelmi consegna il suo libro „Die Päpste mit dem Namen Benedikt“ a Papa Benedetto XVI. (11. 6 2008 a Roma).

http://papa.bressanone.it/it/il_papa_e_bressanone/i_papi_a_bressanone.html

Sabato pomeriggio la cittadinanza onoraria e domenica l'Angelus prima del congedo

Consensi dal clero di Bressanone
dopo l'incontro con Benedetto XVI


Cittadino del mondo e ora anche cittadino di Bressanone. Con il consenso della   comunità   altoatesina,  Benedetto XVI viene iscritto ufficialmente e con tutti gli onori all'albo cittadino di Bressanone. Non è solo una cerimonia di cortesia, quella di sabato 9 agosto, nel seminario maggiore, ma è un riconoscimento del legame e dell'affetto del Papa verso questa città e i suoi abitanti. È il sindaco Albert Pürgstaller insieme con la giunta e il consiglio comunale, alla presenza del vescovo Wilhelm Emil Egger, a conferire al Papa la cittadinanza onoraria. Le motivazioni  per l'atto, che fa di Benedetto XVI un cittadino a pieno titolo della località brissinese, sono riconducibili alla sua scelta di trascorrere periodi di riposo in questa città altoatesina.

"Dalla fine degli anni sessanta - recita il documento ufficiale con le motivazioni - venne regolarmente in vacanza a Bressanone insieme al fratello e a sua sorella. La scelta di trascorrere le sue vacanze a Bressanone per la prima volta in qualità di Pontefice testimonia il legame profondo che lo unisce alla nostra provincia, al seminario maggiore, alla città di Bressanone; è espressione dell'affetto verso la gente che ci vive, verso la cultura e la natura del nostro territorio". Il documento sottolinea inoltre il lustro che la città riceve dall'annoverare tra i suoi più celebri cittadini, Benedetto XVI. "Il soggiorno estivo del Papa a Bressanone - si legge nelle motivazioni - costituisce uno stimolo importante per la comunità ecclesiastica locale ed implica l'invito a confrontarsi attivamente con la dottrina della fede".


Ma gli ultimi giorni della permanenza del Pontefice a Bressanone non sono stati solo momenti di riposo, di studio e di preghiera. Sabato mattina Benedetto XVI ha incontrato nella sede del seminario il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia. E mentre fervono i preparativi per l'Angelus di domenica mattina - l'ultimo prima del congedo, in programma il pomeriggio dell'11 agosto - è ancora viva l'eco suscitata dalle risposte di Benedetto XVI alle domande postegli durante l'incontro con il clero della diocesi di Bolzano-Bressanone, svoltosi mercoledì mattina 6 agosto, nel duomo della città che lo ospita. Domande che hanno trovato nelle parole del Papa un'attenta e puntuale riflessione sui temi suggeriti e che costituiscono un discorso rivolto a tutta la Chiesa e aperto al rapporto tra fede e ragione e alla bellezza dell'essere cristiani nel mondo di oggi.
Alcune questioni sono di scottante attualità, come quella formulata dal canonico Karl Golser, professore di teologia morale e direttore dell'Istituto per la giustizia, la pace e la tutela della creazione, oltre che collaboratore della Commissione degli episcopati della Comunità Europea (Comece) e del Consiglio delle conferenze episcopali europee (Cce). La sua domanda su cosa fare per sensibilizzare i fedeli nei confronti della responsabilità verso il creato, è nata sia dal suo impegno in questo settore, sia perché anche nella diocesi di Bolzano-Bressanone, il tema della protezione dell'ambiente non è molto sentito nelle parrocchie. Anche la celebrazione della giornata del creato del 1° settembre, promossa dalla Conferenza episcopale italiana - sottolinea Golser - spesso si riduce a concentrarsi sugli aspetti della liturgia.

"Sono stato molto soddisfatto - ha detto il teologo riguardo alla risposta del Papa - perché egli ha fatto il collegamento tra creazione e redenzione, dicendo che le cose non sono separabili. Poi, soprattutto, ho apprezzato anche il riferimento al Dio creatore, che sancisce l'impossibilità per gli uomini di gestire o di sfruttare la terra a loro piacimento, perché siamo responsabili davanti a lui. Siamo praticamente i mandatari che dobbiamo gestire e custodire la terra come Dio vuole". Altro motivo di riflessione è stato il richiamo del Papa riguardo agli stili di vita, alla modestia e alla sobrietà. "Naturalmente - avverte Golser - le cose che dice il Papa hanno un altissimo valore, in quanto parla per la Chiesa universale". Per quanto riguarda il problema dei cambiamenti climatici, il teologo ha ricordato che quando il Papa ha fatto il viaggio in elicottero per recarsi da Bressanone a Oies, gli hanno mostrato come si sono ritirati i ghiacciai della Marmolada e lui ne è rimasto molto colpito.
 
Anche don Willi Fusaro, cooperatore parrocchiale presso la parrocchia del Corpus Domini di Bolzano e affetto da sclerosi multipla, è d'accordo con gli altri sacerdoti sulla profondità e sul valore delle risposte di Benedetto XVI. In particolare, gli sono state di aiuto le parole del Papa riguardo alla sofferenza, vista non solo come un qualcosa di negativo, ma come una forza se accettata nell'amore di Cristo. Per l'esperienza  personale  di  Fusaro  e  per quanti soffrono come lui, l'esempio di Giovanni Paolo ii ricordato da Benedetto XVI, conferma che "nella Croce e per la Croce siamo salvati". Altro elemento di consolazione, la Spe salvi, nella  quale  il  Papa  ha  scritto, come ha ricordato egli stesso, che "la capacità di accettare la sofferenza e i sofferenti è misura dell'umanità che si possiede".



(©L'Osservatore Romano - 10 agosto 2008)

Bressanone - Visita ad Oies...
















 

Benedetto XVI ripristina dopo trent’anni l’Udienza Generale estiva a Castelgandolfo e ricorda il martirio dei Santi Edith Stein e Massimiliano Kolbe: “Diedero la vita eroicamente"

 Sorriso

qui il testo integrale

http://212.77.1.245/news_services/bulletin/news/22472.php?index=22472&lang=it

il Papa rammenta pure e raccomanda il Rosario quotidiano e la santa Messa...

Posso assicurare che per tutti e per ciascuno ho uno ricordo, specialmente nella quotidiana celebrazione della Santa Messa e nella recita del Santo Rosario. So bene che il primo servizio che posso rendere alla Chiesa e all’umanità è proprio quello della preghiera, perché pregando pongo nelle mani del Signore con fiducia il ministero che Lui stesso mi ha affidato, insieme alle sorti dell’intera comunità ecclesiale e civile.

Chi prega non perde mai la speranza, anche quando venisse a trovarsi in situazioni difficili e persino umanamente disperate. Questo ci insegna la Sacra Scrittura e questo testimonia la storia della Chiesa. Quanti esempi, in effetti, potremmo recare di situazioni in cui è stata proprio la preghiera a sostenere il cammino dei santi e del popolo cristiano! Tra le testimonianze della nostra epoca vorrei citare quella di due santi la cui memoria facciamo in questi giorni: Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, la cui festa abbiamo celebrato il 9 di agosto, e Massimiliano Maria Kolbe che ricorderemo domani, 14 agosto, vigilia della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.


 Sorriso

 
Dall'Angelus dell'Assunta 15.8.2008...





















Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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