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Pio XII un legame INDISSOLUBILE della Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 17/06/2012 15:42
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17/06/2012 15:42
 
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L'ARDUA MISSIONE DELLA CHIESA

Ed ora che cosa da tutto ciò consegue per la Chiesa? Essa dovrà oggi più che mai vivere la sua missione; dovrà più energicamente che mai respingere quella falsa e angusta concezione della sua spiritualità e della sua vita interiore, che vorrebbe confinarla cieca e muta, nel ritiro del santuario.

La Chiesa non può, rinchiudendosi inerte nel segreto dei suoi templi, disertare la sua missione divinamente provvidenziale di formare l'uomo completo, e con ciò di collaborare senza posa alla costituzione del solido fondamento della società. Tale missione è in lei essenziale. [SM=g1740722]

Considerata da questo lato, la Chiesa può dirsi la società di coloro che, sotto l'influsso soprannaturale della grazia, nella perfezione della loro dignità personale di figli di Dio e nello sviluppo armonico di tutte le inclinazioni e le energie umane, edificano la potente armatura della convivenza umana.

Sotto questo aspetto, Venerabili Fratelli, i fedeli, e più precisamente i laici, si trovano nella linea più avanzata della vita della Chiesa; per loro la Chiesa è il principio vitale della società umana. Perciò essi, specialmente essi, debbono avere una sempre più chiara consapevolezza, non soltanto di appartenere alla Chiesa; ma di essere la Chiesa, vale a dire la comunità dei fedeli sulla terra sotto la condotta del Capo comune, il papa, e dei Vescovi in comunione con lui. Essi sono la Chiesa, e perciò fin dai primi tempi della sua storia, i fedeli, col consenso dei loro Vescovi, si sono uniti in associazioni particolari concernenti le più diverse manifestazioni della vita. E la Santa Sede non ha mai cessato di approvarle e di lodarle. [SM=g1740733]

Così il senso precipuo della soprannazionalità della Chiesa è di dare durevolmente figura e forma al fondamento della società umana, al di sopra di tutte le diversità, al di là dei limiti dello spazio e del tempo. Una tale opera è ardua, specialmente ai nostri giorni, in cui la vita sociale sembra essere divenuta per gli uomini un enigma, un inestricabile viluppo.
Circolano nel mondo erronee opinioni che dichiarano un uomo colpevole e responsabile, soltanto Perchè è membro o parte di una deter­minata comunità, senza curarsi di ricercare od esaminare se da parte sua vi sia stata veramente una colpa personale di azione o di omissione. Ciò significa un arrogarsi i diritti di Dio, Creatore e Redentore, che solo nei misteriosi disegni della sua sempre amorosa Provvidenza è Signore assoluto degli avvenimenti e come tale concatena, se così giudica, nella sua infinita sapienza, le sorti del colpevole e dell'innocente, del responsabile e del non responsabile. A questo si aggiunge che soprattutto le complicazioni di ordine economico e militare hanno fatto della società come una macchina gigantesca, di cui l'uomo non ha più la padronanza, e che anzi teme. La continuità nel tempo era sempre apparsa essenziale alla vita sociale, e sembrava che questa non potesse concepirsi isolando l'uomo dal passato, dal presente e dal futuro. Ora tale è appunto lo scon­certante fenomeno, di cui siamo oggi testimoni. Troppo spesso di tutto il passato non si sa più quasi nulla, o appena quanto basta per indovinarne la traccia confusa nel cumulo delle sue rovine. Il presente non è per molti che la fuga disordinata di un torrente, il quale precipita gli uomini, come relitti, verso la notte oscura di un avvenire, in cui essi vanno a perdersi insieme con la corrente stessa che li trascina.

LE ARCANE VIRTÙ
DEL SANTO SACRIFICIO DELLA MESSA
PER IL BENE DELLA SOCIETÀ UMANA.

Soltanto la Chiesa può ricondurre l'uomo da quelle tenebre alla luce; essa soltanto può rendergli la coscienza di un vigoroso passato, la padro­nanza del presente, la sicurezza dell'avvenire. [SM=g1740721]

Ma la sua soprannazionalità non opera a guisa di un Impero, che protende i suoi tentacoli in tutte le direzioni con la mira di una dominazione mondiale, Come una madre di famiglia, essa ogni giorno raduna nella intimità tutti i suoi figli sparsi nel mondo; essa li raccoglie nella unità del suo vitale principio divino. Non vediamo noi forse tutti i giorni sui nostri innumerevoli altari, come Cristo Vittima divina, con le braccia che si estendono da una estremità all'altra del mondo, avvolge e contiene al tempo stesso nel suo passato, nel suo presente, nel suo avvenire la intera società umana? [SM=g1740722]

É la santa Messa, quel sacrificio incruento istituito dal Redentore nell'ultima Cena, « quo cruentum illud semel in cruce peragendum repraesentaretur eiusque memoria in finem usque saeculi permaneret, atque illius salutaris virtus in remissionem eorum, quae a nobis quotidie committuntur, peccatorum applicaretur ».[14] Con queste parole lapidarie del Concilio di Trento, scolpite a perpetua memoria in una delle ore più gravi della storia, la Chiesa difende e proclama i suoi migliori e più alti valori, che sono anche i migliori e più alti valori per il bene della società, i quali uniscono indissolubilmente il suo passato, il suo presente, il suo futuro e gettano una viva luce sugli inquietanti enigmi del nostro tempo.
Nella santa Messa gli uomini divengono sempre più consapevoli del loro passato di colpe e in pari tempo degli immensi benefici divini nel ricordo del Golgota, del più grande avvenimento della storia della umanità, ricevono la forza per liberarsi dalla più profonda miseria del presente, la miseria dei peccati quotidiani, mentre anche i più derelitti sentono un soffio del personale amore del misericordioso Iddio; e il loro sguardo viene indirizzato verso un sicuro avvenire, verso la consumazione dei tempi nella vittoria del Signore là sull'altare, di quel Giudice supremo, che pronunzierà un giorno l'ultima e definitiva sentenza.

Venerabili Fratelli, nella santa Messa la Chiesa presta dunque il suo più grande sostegno al fondamento della società umana. Tutti i giorni, da dove nasce il sole fin dove tramonta, senza distinzione di popoli e di nazioni, si offre un'oblazione pura, [15] a cui partecipano in intima frater­nità tutti i figli della Chiesa sparsi nell'universo, e tutti vi trovano il rifugio nelle loro necessità e la sicurezza nei loro pericoli.

AMIAMO LA CHIESA

Amiamo la Chiesa, questa Chiesa santa, amorevole e forte, questa Chiesa veramente soprannazionale. Facciamola amare da tutti i popoli e da tutti gli uomini. Siamo noi stessi il fondamento stabile della società; che essa divenga effettivamente l'« Una gens », di cui parla il grande Vescovo d'Ippona. « Una gens », «quia una fides, quia una spes, quia una caritas, guia, una expectatio ». [16]

Affinché pertanto coloro, che la grazia del Signore ha chiamato alla sua Chiesa « da tutte le tribù e lingue e popoli e nazioni »,[17]siano nella grave ora presente consapevoli del loro sacro dovere d'irradiare dalla loro fede viva e operosa lo spirito e l'amore di Cristo nella società umana; affinché alla loro volta tutti i popoli e gli uomini, vicini alla Chiesa o ancora da lei lontani, riconoscano che essa è la salute di Dio fino alla estremità della terra; [18] impartiamo di cuore a voi, Venerabili Fratelli, ai Vescovi e ai sacerdoti che collaborano con voi nell'apostolato, ai fedeli delle vostre diocesi, alle vostre famiglie e a tutte le persone e le istituzioni che vi sono care, alle vostre nazioni, ai vostri popoli, alla Chiesa tutta e alla intiera famiglia umana, con particolare affetto la Nostra pa­terna Apostolica Benedizione.


[1] Cfr. S. Aug. Serm., ed. Alorin, Romae, Typ. Vatic. 1930, Serm. LXXXIX, p. 330; Miscell. Agost. vol. I.

[2]Concilio Vaticano I, sess. 4, Const. dogm. prima de Ecclesia Christi, Coll. Lac. t.7 p. 482ss.

[3] lbíd.

[4] Io. 8, 44.

[5] Concilio Vaticano I, sess. 3, Const. dogm. de fide catholica, Coll. Lac. t.7 p. 251.

[6] Marc. 16,15.

[7] Eph. 4,14

[8] Cfr. Acta Ap. 8., vol. 23, 1931, pag. 203

[9] Cfr. S. Th. 1a 2aa q. 92 a. 2.

[10] Ps. 85, 9.

[11] Epist. 199 cap. 12 n. 47 - Migne, PL, t. 33 col. 923.

[12] Ps. 74, 4.

[13] Eph. 2, 19.

[14] Cono. Trid. Sess. XXII, Cap. 1, ed. Goerres., tom. octavus (Actorum pars quinta), pag. 960.

[15] Cfr. Malaoh. 1, 11.

[16] Enarr. in Ps. 85 n. 14 — Migne, PL, t. 37, col. 1092.

[17] Apoo. 5, 9.

[18] Cfr. /s. 49, 6.










Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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