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Paolo VI nel suo specifico Magistero

Ultimo Aggiornamento: 14/10/2017 23:59
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18/02/2011 18:49
 
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Per un bilancio dell'"Humanae vitae" quarant'anni dopo

Progresso e destino nella visione di Papa Montini


Nel pomeriggio di venerdì 18 febbraio, alla Pontificia Università Lateranense, viene presentato il volume Custodi e interpreti della vita. Attualità dell'enciclica "Humanae vitae" (a cura di Lucetta Scaraffia, Città del Vaticano, Lateran University Press, 2010, Dibattito per il Millennio, pagine 253, euro 35). Anticipiamo l'intervento di uno dei relatori dell'incontro al quale, oltre alla curatrice del libro, partecipano anche l'arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, il vescovo Enrico dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, la giornalista Ritanna Armeni e il direttore del "Foglio", Giuliano Ferrara.

di HERMANN GEISSLER

"Ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi (...) Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere" (Matteo, 7, 17-20), così disse Gesù. L'enciclica Humanae vitae divenne ben presto "segno di contraddizione": non solo per le società occidentali segnate dalla rivoluzione sessuale, ma anche per vasti settori della Chiesa troppo influenzati dallo spirito del mondo. Il volume Custodi e interpreti della vita ha il pregio di mostrare con efficacia i frutti prodotti sia dall'importante documento di Papa Paolo VI, sia dalla rivoluzione sessuale che ha trasformato le relazioni interpersonali e sociali delle donne e degli uomini.

Considerando oggettivamente questi frutti, condividiamo pienamente la conclusione alla quale giunge Lucetta Scaraffia nell'introduzione: "Paradossalmente, dopo che per quarant'anni le società occidentali hanno trasgredito le norme morali proposte dall'Humanae vitae, oggi è più facile far capire il loro valore e la loro necessità. Il fallimento clamoroso della rivoluzione sessuale (...) rende la società più sensibile a un discorso diverso, pronunciato da chi, come la Chiesa, conosce bene l'essere umano e per questo non ha mai creduto alle utopie moderne" (pp. 11-12).

Non pochi ritengono che l'insegnamento morale della Chiesa presenterebbe troppi divieti, sarebbe una serie di "no", come mostrerebbe in particolare l'Humanae vitae con i suoi "no" all'aborto, alla sterilizzazione e alla contraccezione. I vari contributi del presente volume mettono in evidenza che è vero il contrario: l'Humanae vitae, come tutta la morale cattolica, è un grande "sì": un "sì" alla vita, alla dignità della persona e soprattutto all'amore coniugale. Le seguenti considerazioni cercano di sviluppare tale approccio in alcuni campi del dibattito circa l'Humanae vitae trattati nel volume che presentiamo.

Nel 1968 quando Paolo VI pubblicò l'Humanae vitae, giunse al suo culmine il processo di liberazione sessuale che mirava a "liberare il comportamento sessuale dalle regole morali che lo avevano imbrigliato, per restituirlo ad una mitica naturalità, cosa che avrebbe finalmente reso felici gli esseri umani" (p. 53). Nel contempo si parlava molto della crescita demografica, che - secondo alcuni - stava minando le risorse del pianeta. In questo contesto la "pillola anticoncezionale" appariva come la risposta ideale: permetteva alle donne, finalmente, di separare la sessualità dalla procreazione e costituiva un mezzo efficace per regolamentare la crescita della popolazione ed evitare un disastro ecologico. Così la pillola divenne quasi il "simbolo del progresso" e del tempo nuovo più libero e più felice. Paolo VI però disse "no" alla contraccezione e così appariva come nemico del progresso.

In realtà, l'Humanae vitae non è in alcun modo contro il vero progresso. Non ignora le condizioni demografiche, non è per sé contraria a una ragionevole limitazione della natalità, né alla ricerca scientifica e alle cure terapeutiche, né tanto meno alla paternità veramente responsabile. Nel suo illuminante contributo Giovanni Maria Vian cita un passo di un'importante omelia di Paolo VI pronunciata il 29 giugno 1978, quindicesimo anniversario della sua elezione alla cattedra di Pietro. Riassumendo il Pontificato, il Papa menziona come elemento imprescindibile del suo servizio alla verità "la difesa della vita umana", attestata da due encicliche: la Populorum progressio e l'Humanae vitae (cfr. p. 22).

Paolo VI quindi cercò di servire il progresso veramente umano: quello dei popoli in via di sviluppo e quello della vita matrimoniale nel pieno rispetto di ogni vita umana e dell'amore coniugale. Scrisse al riguardo il cardinale Joseph Ratzinger in un testo ripubblicato nel volume: "Intenzione dell'enciclica non è quella di imporre pesi; il Papa si sente piuttosto impegnato a difendere la dignità e la libertà dell'uomo contro una visione deterministica e materialistica (...) Qui si manifesta come Paolo VI anche in questo punto (...) parli come avvocato della persona umana" (p. 52). Vediamo come l'Humanae vitae sia un "sì" al vero progresso, cioè a quello che rispetta e difende integralmente la dignità della persona.

L'ideologia della rivoluzione sessuale sostenne che nel matrimonio la donna si troverebbe quasi in una prigione perché dovrebbe far nascere tanti bambini non desiderati. Con la pillola, invece, potrebbe liberarsi e potrebbe emarginare completamente le nascite impreviste. Ciò comporterebbe in modo decisivo la sua liberazione e la nascita di figli veramente voluti e quindi, come si disse, "più sani e più intelligenti, ma anche più equilibrati e più felici di quelli nati "per caso"" (p. 61).

Tenendo conto degli sviluppi degli ultimi decenni, occorre costatare tuttavia che la pillola non ha comportato una più grande libertà della donna né un rispetto maggiore dei figli. Al contrario, come evidenziano i contributi di Paul Yonnet, Claudio Risé, Francesco D'Agostino, Eugenia Roccella e Jeanne H. Matlary, la contraccezione ha profondamente trasformato la vita familiare e sociale, caratterizzata sostanzialmente dall'"egocentrismo (...) prodotto specifico dell'individualizzazione moderna" (pp. 90-91); ha mutato il rapporto tra uomo e donna, "separato dalla sua sorgente originaria: Dio" (p. 96) e segnato da una "crisi del dono" (p. 97), perché l'altro viene visto sempre più come "una cosa" totalmente dominabile e manipolabile, con conseguenze terribili soprattutto per la donna (p. 100); ha favorito il diffondersi della fecondazione artificiale, che dimostra come l'uomo, ignorando l'ammonimento di Humanae vitae, abbia abdicato "alla propria responsabilità per rimettersi ai mezzi tecnici" (p. 121); ha aperto in tal modo il passo dal figlio desiderato al figlio scelto, che perde così "il senso di vita umana preziosa ed unica, e diventa immediatamente un oggetto selezionabile" (p. 131); finisce quindi con un relativismo etico che mina la base della politica europea e in particolare i diritti dei figli.

In molti Stati, infatti, "viene ignorato il diritto di un bambino di sapere chi siano i suoi genitori biologici; allo stesso modo, viene ignorato che il medesimo bambino ha il diritto di essere allevato dai propri genitori biologici, se possibile. Inoltre, madre e padre non sono considerati necessari per la crescita del bambino, poiché il sesso è diventato una questione di costruzione sociale e non di biologia" (pp. 135-136). Questi sviluppi fanno vedere le conseguenze disastrose del "no" all'Humanae vitae, che rappresenta invece un grande "sì" alla dignità della donna e dei figli. La pillola favoriva il diffondersi di una nuova cultura, chiamata talvolta "cultura della contraccezione" (p. 232). Separando l'amore dalla procreazione, tale cultura pretendeva di "liberare" l'amore, di renderlo più pieno e più umano. Poiché l'Humanae vitae giudicava illecita la contraccezione, è stata presentata come un "no" al primato dell'amore e come ricaduta in una visione superata che vedeva l'unione matrimoniale solo in funzione della procreazione.

Leggendo il testo dell'enciclica, ci si accorge tuttavia che si tratta di un documento che parla innanzitutto dell'amore coniugale e offre la norma morale come un'esigenza intrinseca dell'autentico amore. Nel nostro volume questa dimensione fondamentale viene approfondita soprattutto nei contributi commoventi di Elena Giacchi e Evelyn L. Billings circa i "metodi naturali". Tali metodi hanno un'efficacia del 98-99 per cento (cfr. p. 161), sono facili da imparare e proponibili a tutte le coppie (cfr. p. 166) e consentono ai coniugi di attuare con serenità una "scelta consapevole e libera, secondo le proprie esigenze, di aprirsi alla ricerca della gravidanza, oppure di rinviare o evitare il concepimento, qualora sussistano validi motivi per farlo" (p. 164).

Nel contempo i metodi naturali, che certamente esigono la conoscenza della fisiologia riproduttiva della donna e la disciplina nella vita dei coniugi, favoriscono la comunicazione, il rispetto vicendevole, l'armonia e l'amore tra marito e moglie. È molto eloquente la testimonianza di una donna semplice: "Questo Metodo è amore". Tale punto centrale è stato affrontato anche da Marta Brancatisano, che legge l'Humanae vitae alla luce della Mulieris dignitatem e giunge alla conclusione che occorre promuovere una "nuova cultura" che metta al centro il rapporto tra uomo e donna e riscopra la "chiamata al dono di sé, nella totalità del dono come fattore di realizzazione di sé" (p. 240). Sarebbe facile approfondire questo tema attingendo alle famose Catechesi e all'esortazione postsinodale Familiaris consortio di Giovanni Paolo II come anche all'enciclica Deus caritas est di Benedetto XVI, secondo cui la "parola chiave" per comprendere l'Humanae vitae è "quella dell'amore" (p. 246).

Quando fu pubblicata l'Humanae vitae, un'idea molto promossa era quella della "pianificazione familiare" (p. 61). La pillola appariva allora come il mezzo che poteva garantire tale pianificazione secondo la scelta libera e responsabile dei coniugi. Ciò sembrava corrispondere perfettamente anche all'istanza della coscienza moderna che vuol prendere le decisioni in modo autonomo, soprattutto se riguardano questioni personali come quelle circa la propria sessualità. Di conseguenza, l'Humanae vitae fu interpretata come un "no" alla libertà e alla coscienza dei coniugi.

In realtà non è così. La libertà personale e il magistero ecclesiastico, infatti, non sono due poli in contrasto, come mostra John Michael McDermott nel suo ampio contributo. Secondo lui, in un mondo caduto l'esercizio della libertà personale è reso possibile soltanto dalla redenzione di Cristo e dalla luce dello Spirito Santo che preserva la Chiesa nella verità. "Perciò, chiunque voglia essere veramente libero e avverare la propria libertà nell'amore, sarà ben disposto ad accettare con gioia gli insegnamenti ordinari del magistero ecclesiale" (p. 216).

Occorre rilevare, inoltre, che nel caso dell'Humanae vitae il magistero non insegna una dottrina accessibile solo a coloro che credono, ma ribadisce con autorità una verità della legge morale naturale e quindi consentanea alla ragione umana. L'enciclica, infatti, non è in alcun modo contraria alla scelta consapevole e libera dei coniugi in merito alla procreazione, ma invita alla "paternità responsabile", seconda parola chiave per la retta comprensione del documento. Tale concetto include non soltanto la conoscenza dei processi biologici, il dominio della ragione e della volontà sugli istinti e l'integrazione ponderata delle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali, ma anche la considerazione dell'ordine morale oggettivo.

Con altre parole, la decisione prudenziale di chiamare un bambino all'esistenza o di differire questa chiamata deve tener conto sia delle ragioni individuali soggettive che di quella razionalità oggettiva della "natura dell'atto coniugale", cioè della connessione inscindibile tra i due significati dell'atto coniugale: quello unitivo e quello procreativo. In questo contesto lo studio di Serge-Thomas Bonino evidenzia giustamente che occorre riscoprire "la natura come epifania del Lògos creatore" (p. 229), superando quel dualismo antropologico che riduce la persona allo spirito e svaluta il corpo a un mero oggetto manipolabile e dando fiducia ai coniugi che non devono abdicare alla propria responsabilità per rimettersi ai mezzi tecnici.

L'Humanae vitae è un convinto "sì" alla paternità responsabile, che scaturisce dall'autentico amore coniugale. Prima della pubblicazione dell'Humanae vitae, non solo la maggioranza della commissione di studio, ma anche non pochi Pastori tendevano a ritenere eticamente lecito l'uso della pillola. Paolo VI prese una decisione in senso contrario, che in vasti settori della società e anche della Chiesa non è stata accettata, mettendo molti ad una dura prova, come mostra il commovente contributo del cardinale Francis J. Stafford sull'anno 1968. Ciò ha creato una situazione di dissenso che purtroppo non è ancora superata completamente. In questo contesto occorre rilevare che Paolo VI non poteva decidere diversamente. Nella Chiesa, infatti, conta la verità e non il principio democratico. Nella Chiesa conta la tradizione, da sempre contraria alla contraccezione (cfr. p. 51). Nella Chiesa conta la legge morale iscritta dal Creatore nella natura umana e illuminata dalla rivelazione divina. L'Humanae vitae, decisa da Paolo VI coram Domino (p. 31), è quindi, in ultima analisi, un grande "sì" a Dio stesso.

Il volume Custodi e interpreti della vita fa vedere innanzitutto i tanti frutti buoni del documento di Paolo VI e le conseguenze disastrose della "cultura della contraccezione". Mostra poi come l'enciclica sia un grande "sì" a tanti valori umani e cristiani di rilevanza decisiva per i coniugi e la società come tale. Invita infine alla lettura, allo studio e all'applicazione fedele dell'Humanae vitae, che costituisce uno dei documenti più profetici del magistero pontificio postconciliare.



(©L'Osservatore Romano - 19 febbraio 2011)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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