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16/06/2009 10:39 | |
Il commento della Diocesi attraverso la nota di Mons. Emilio Landin.
Per molti, probabilmente per lo stesso celebrante, è stato un tuffo piacevole nella propria giovinezza. E’ stata anche reintrodotta una specie di balaustra che separa l’area della celebrazione (presbiterio) riservata ai sacerdoti dall’area dell’assemblea dei fedeli. Alla consacrazione del pane e del vino l’attenzione dei presenti è stata richiamata dal suono del campanello, che per la verità sarebbe consentito anche nella nuova Messa conciliare.
La celebrazione dell’antica Messa in latino nella chiesa di Mancasale è l’avvio sperimentale deciso dal Vescovo Mons. Caprioli con decreto in data 19 marzo scorso, in attuazione della lettera “Summorum pontificum” di benedetto XVI, che appunto come forma straordinaria prevedeva quella possibilità a precise condizioni, e con il consenso del vescovo diocesano. Che cosa hanno provato i presenti? Solo nostalgia del passato? Una celebrazione meno assembleare e più rivolta verso il Cielo, cioè concentrata sulla presenza di Cristo nell’Eucarestia? Una Messa meno comprensibile per tanti che non conoscono il latino? Solo i presenti possono rispondere. È comunque interessante non perdere la memoria di un rito che risale al Messale di Pio V nel 1570, con l’ultimo aggiornamento apportato da Giovanni XXIII (papa Roncalli che amava il latino) nel 1962. Con questo non si nega nulla del Concilio Vaticano II e della Messa di papa Paolo VI introdotta nel 1970. Le prossime celebrazioni a Mancasale saranno la prima domenica di ogni mese, sempre alle ore 16. |
| Fonte Diocesi di Reggio Emilia - Guastalla
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A Mancasale ha preso avvio la sperimentazione della messa secondo il messale di San Pio V. Ha celebrato mons. Carlo Pasotti. Le celebrazioni proseguiranno tutte le prime domeniche del mese alle 17.30.
IERI nella Chiesa di S. Silvestro a Mancasale è stata celebrata a Reggio Emilia dopo moltissimi anni una Messa col rito del Missale Romanum o Ritus Sancti Pii V, il cui uso è stato di recente liberalizzato da Papa Benedetto XVI col Motu proprio Summorum Pontificum. Oltre 130 fedeli hanno partecipato alla messa.
Per decreto del Vescovo mons. Adriano Caprioli la celebrazione sarà mensilmente replicata ogni prima domenica del mese. Questo forma straordinaria del Rito Romano venne usata nella Chiesa fino alla riforma del 1969, salva nel 1965 l’introduzione del “Messale provvisorio”, emendato nel 1967 e che preparò l’introduzione del Novus Ordo Missae, quale oggi noi lo conosciamo.
La Messa celebrata col rito antico è chiamata anche con il titolo di Messa Tridentina e comunemente viene detta “Messa in latino”, ma è una definizione sbagliata: anche il Messale attuale è in latino, al punto che per l’ultima Editio typica, quella di Giovanni Paolo II del 2002, ancora non esisterebbe la traduzione ufficiale in italiano.
Ciò che caratterizza il Vetus Ordo non è dunque la lingua, ma il Rito in sé, la sottolineatura, cioè, del carattere della Messa, intesa come rinnovazione del contemporasacrificio di Cristo sulla croce.
Questo carattere sacrificale della Messa è tutt’altro che abolito nel Novus ordo, ma è certamente assai più presente nel Rito Antico.
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IL GHETTO PER DECRETO di Andrea Zambrano
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Giornale di Reggio, 8 Giugno 2009. Si ringrazia R.B. per la collaborazione. |
Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine) |
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