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"E' lecito pagare il tributo a Cesare?" (Matteo 22,17)

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2012 21:51
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06/10/2012 21:50
 
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27 settembre 2012: L'annuale festa di San Matteo, patrono della Guardia di Finanza, è stata l'occasione di una Messa celebrata dal Cardinale Arcivescovo nella chiesa di Sant'Isaia, adiacente al Comando regionale. Nell'omelia, il cardinale ha toccato il tema spinoso delle tasse, dalla duplice prospettiva di chi è chiamato a pagarle e di chi le deve amministrare.

www.gloria.tv/?media=339303

S. Messa per i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna
Chiesa parrocchiale di Sant'Isaia, 21 settembre 2012

1. La narrazione evangelica appena ascoltata è una delle più suggestive, e non a caso ha affascinato molti artisti a rappresentarla visivamente. Per quali ragioni?

In ragione di chi è chiamato: Matteo (o Levi). È un esattore di tasse: oggi si direbbe uno che lavorava all’Agenzia delle entrate. Un lavoro che rende solitamente odioso agli occhi degli altri chi lo compie. In particolare presso gli ebrei del tempo di Gesù. Chi esigeva le tasse per il fisco dell’Impero, riconosceva sul popolo un’autorità che era solo di Dio.

Narrazione suggestiva anche in ragione di come si conclude la chiamata di Matteo da parte di Gesù. Finisce con un pranzo che Matteo offre ai suoi colleghi e a Gesù. Un fatto che mostrava la misericordia senza limiti di Gesù.

A dire il vero, il Signore aveva già detto coi fatti che cosa pensava sul pagamento delle tasse. Richiesto un giorno di pagare la tassa sul Tempio, Egli la pagò per sé e per Pietro. Al riguardo dunque non ha lasciato dubbi. Ed infatti la Chiesa, fin dall’inizio, ha insistito sull’obbligo, come si evince dalle seguenti parole di S. Paolo: "è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. Per questo infatti voi pagate le tasse: quelli che svolgono questo compito sono a servizio di Dio. Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le tasse, date le tasse"
[Rm 13,5-7].

Prestate bene attenzione alle parole dell’Apostolo. Egli configura un rapporto fra lo Stato ed il cittadino di alto profilo morale. Da una parte questi deve pagare le tasse "non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza". Che cosa significa "ragioni di coscienza"? Per la consapevolezza di un obbligo che non trova giustificazione solo nella legge penale dello Stato, ma nell’esistenza di un ordine morale inscritto nella natura stessa delle cose, ed in ultima analisi in Dio medesimo.

Dall’altra parte, coloro che svolgono questo compito, dice l’Apostolo, "sono a servizio di Dio". Sono cioè al servizio di un bene comune esigito dalla natura stessa della persona umana, creata da Dio.

Come vedete, cari amici, l’Apostolo, e dopo lui tutta la dottrina cristiana vede Stato e cittadino legati dal più forte dei legami, quello della coscienza, in ordine al raggiungimento del bene comune delle persone umane.

Quando questo rapporto si guasta giungendo perfino a corrompersi? Da parte del cittadino quando perde la consapevolezza che il bene comune è frutto della cooperazione di ognuno, e che pertanto è grave violazione della giustizia distributiva volerne usufruire senza cooperarvi. Tutto questo ha un nome: evasione fiscale. [SM=g1740721]

Da parte dello Stato quando perde la consapevolezza di essere al servizio del cittadino; di essere legato ad un obbligo grave di rispettare il patto col cittadino medesimo: do ut facias, dice il cittadino allo Stato. Tutto questo ha un nome: espansione della spesa pubblica.
[SM=g1740721]

Cari amici, questo è quanto è successo. Stato e cittadino si sono mancati di rispetto reciprocamente; non sono stati fedeli al patto, col risultato che si sono danneggiati, e non di rado gravemente. Il danno maggiore è stato la perdita della stima l’uno dell’altro, una perdita sostituita dal sospetto reciproco.

 

2. La Chiesa è chiamata ad aiutare la società civile ad uscire da questa situazione. Certamente è ottima cosa la lotta senza quartiere all’evasione, così come un grande impegno per diminuire la spesa pubblica. Ma non è di questo che vorrei parlarvi: lo fanno già in molti. Vorrei piuttosto richiamare la vostra attenzione, molto brevemente, su un altro punto.

Non si costruisce nulla, se ciò che una mano edifica l’altra distrugge. [SM=g1740733] Nessuno spegne un incendio buttandovi sopra benzina. Non è possibile ricostruire la consapevolezza profonda e vissuta di un bene comune, se continuiamo a trasmettere ai nostri giovani un’idea sbagliata, corrotta, di libertà. Se il paradigma fondamentale dei nostri processi educativi continua ad essere la visione individualista della persona umana, non usciremo mai dalla situazione attuale.
Così come se edificheremo ordinamenti giuridici basati sull’identificazione del diritto soggettivo col desiderio. Se si continua ad abbandonare o comunque a erodere quella visione della legge, che è stata la colonna portante dei nostri ordinamenti giuridici: un ordinamento razionale in vista del bene comune. Un pensatore della fine dell’Antichità scrisse che le leggi non sono promulgate "per nessun bene privato [nullo privato commodo], ma per l’utilità comune dei cittadini" [Isidoro di Siviglia, Libro delle Etimologie 21; PL 82,203A].

È a questo livello educativo che la Chiesa è chiamata soprattutto a ricostruire.

Cari amici, l’incontro di Gesù con Matteo è stato decisivo per il futuro apostolo. È così per ogni vero credente: che questo incontro accada veramente in ognuno di noi, e diventeremo costruttori di una società più libera e più virtuosa.




[SM=g1740722]


[SM=g1740771]

[Modificato da Caterina63 06/10/2012 21:51]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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