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1506/2006 i 500 Anni del Cupolone

Ultimo Aggiornamento: 05/04/2011 23:24
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05/01/2009 16:46
 
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La storia di come si è sviluppato il modello di San Pietro Basilica

Per lungo tempo fu luogo comune ritenere che la basilica medioevale di San Pietro in Vaticano fosse stata abbattuta a causa delle sue miserevoli condizioni statiche. In realtà, a minarne le fondamenta e ad affrettarne la fine non furono la vecchiaia e il fatto, come si credeva, che fosse stata costruita in fretta e su terreno instabile, bensì lo spirito e le aspirazioni dei tempi mutati. [...]
Fu l'indomito Giulio II della Rovere a decretare la demolizione dell'immenso complesso e ad affidare il progetto della nuova basilica a Donato Bramante, l'architetto che, allora forse più d'ogni altro, conosceva i segreti delle antiche tecniche di edificazione. [...]

Alla morte di Giulio II, avvenuta il 21 febbraio 1513, seguì l'11 marzo dell'anno successivo, quella del Bramante.
Della nuova basilica erano stati innalzati i quattro giganteschi piloni e girati i quattro grandi archi che dovevano sostenere la cupola; era stato quasi compiuto il braccio di croce occidentale ed era stato iniziato quello meridionale.
I vent'anni che seguirono la morte del Bramante furono di non facile pontificato.
I lavori della fabbrica del nuovo San Pietro si arrestarono e perfino il progetto dell'architetto urbinate fu messo in discussione dallo stesso successore di lui, Raffaello, al quale, nella circostanza, erano stati affiancati Giuliano da Sangallo e Fra Giocondo da Verona. Dopo le tristi vicende del "sacco di Roma", nel 1527, che ridussero il papato in spaventevole miseria, si temette per la prosecuzione dei lavori della basilica, ma nel 1534 salì sulla cattedra di San Pietro Paolo III Farnese. [...]



Nel 1536 riconfermò nella carica di Architetto Capo della Fabbrica di San Pietro Antonio Cordini, detto comunemente Antonio da Sangallo il Giovane, e gli diede ordine di preparare un nuovo progetto e di attendere, nel frattempo, al restauro e al consolidamento delle fondazioni e delle altre strutture bramantesche; queste, esposte alle intemperie e prive delle mura che avrebbero dovuto sostenerle, presentavano già lesioni, così gravi da far disperare della costruzione della cupola e del resto del tempio.

Solo tre anni più tardi Antonio da Sangallo, che il Vasari definì "Eccellentissimo architettore, che merita non meno di essere lodato e celebrato come le sue opere ne dimostrano, che qualsivoglia altro architettore antico e moderno", perfezionò il progetto da cui si sarebbe potuto realizzare un modello, cioè uno strumento attraverso il quale la committenza e le maestranze, necessariamente in una scala ridotta rispetto al vero, avrebbero potuto vedere, comprendere e dimensionare le idee e le volontà dell'architetto. Il modello ligneo, che Antonio da Sangallo volle fosse realizzato nel rapporto di l:30 circa, perché ogni particolare fosse pienamente leggibile, fu iniziato nel luglio del 1539, dopo che la Congregazione della Fabbrica di San Pietro aveva decretato, in data 27 giugno, "... che gli Architetti non siano soddisfatti dei loro salari sino a che non sia incominciato ... ".

Lungo 736 cm, largo 602 cm e alto 468 cm, il modello venne ultimato verso la fine del 1546, poco dopo la morte dello stesso Sangallo, avvenuta il 3 agosto di quell'anno.

Il lavoro fu eseguito da maestranze dirette dall'architetto Antonio Labacco, stretto collaboratore del Sangallo, in un locale opportunamente allestito a ovest del muro divisorio di Paolo 111, che separava il cantiere della nuova basilica da quanto ancora rimaneva della chiesa medioevale. Alla realizzazione della struttura del modello presero parte, oltre al menzionato Labacco, mastro Guidetto, mastro Bernardo e mastro Paolo, falegnami, mentre gli elementi architettonici e decorativi furono commissionati a tornitori e intagliatori esterni. Per la supervisione il Sangallo ebbe 1000 scudi.

L'interno, che necessariamente doveva tener conto delle preesistenze, è a croce greca inscritta, come risulta dalla disposizione delle quattro braccia uguali, terminanti con absidi. All'esterno il modello si presenta invece a croce latina per il corpo aggiuntovi, unito al vestibolo e fiancheggiato dai due campanili.

La cupola, irta di cuspidi, è a due ordini di colonne e appare più slanciata di quella a un solo ordine ideata dal Bramante.

Il modello, che costò oltre 6000 scudi, fu aspramente criticato da Michelangelo, che il 2 dicembre 1546 visitò San Pietro, entrò nel modello del Sangallo e, nonostante il parere contrario del deputato della Fabbrica, Giovanni Arborino, ordinò la sospensione immediata dei lavori della basilica.

Così, poco dopo il prepotente ingresso di Michelangelo alla Fabbrica, il progetto di Antonio da Sangallo fu abbandonato e il modello venne rapidamente rimosso dalla tribuna e altrove collocato in prossimità della "lumacha", in uno degli stanzoni con volta a cupola, detti ottagoni, la cui costruzione si deve proprio allo stesso Sangallo, e precisamente nell'ottagono corrispondente all'odierno altare di San Basilio.

In seguito il modello fu trasportato, fuori dall'ambito della basilica, in una sala del Belvedere, da dove tornò nuovamente in basilica, in un altro ottagono; per l'esattezza in quello corrispondente all'altare della Trasfigurazione.

Nel 1925 venne smontato un'altra volta ancora, per essere collocato nella sala "D" del Museo Petriano, chiuso il quale fece ritorno in basilica per essere ricomposto in un altro ottagono, quello in corrispondenza all'altare della "Bugia".

Tanti rovinosi spostamenti e vicissitudini furono la causa di non pochi danni, ai quali tentarono di porre rimedio Clemente XI Albani, che nel 1704 fece intraprendere- un accurato restauro, e Leone XI Della Genga, nel 1825. In quest'ultima circostanza fu l'architetto Giuseppe Valadier a soprintendere ai lavori.


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Pierluigi Silvan, 1994


Arrow La Basilica nel 1450 prima dell'incendio



29 GIUGNO: SS. PIETRO E PAOLO




Roma festeggia il 29 giugno di ogni anno i Santi Pietro e Paolo, suoi patroni primari. Speciali cerimonie si svolgono in tutte le chiese cittadine, soprattutto in quelle intitolate ai Principi degli Apostoli


Secondo un’antica e consolidata memoria in Via Ostiense, tra gli odierni numeri civici 106 e 108 e a circa trecento metri dalla Basilica di S. Paolo fuori le mura, avvenne l’ultimo fraterno saluto tra Pietro e Paolo, separati, per essere avviati al martirio.

San Pietro venne condotto nell’antico circo neroniano che all’epoca insisteva dove ora è Piazza San Pietro, per essere crocifisso a testa in giù; il suo corpo fu composto dai discepoli e seppellito in una tomba in piena terra in quella zona.

La povertà della sepoltura faceva molto contrasto con le tombe dei pagani, anch’esse presenti in quell’area sepolcrale.

In seguito, sull’umile tomba sorse un’edicola, poi, l’Imperatore Costatino, agli inizi del IV secolo d. C., fece costruire una basilica imponente a cinque navate che, purtroppo andò distrutta nel periodo medievale.

Fu ricostruita più volte fino al Rinascimento dove artisti insigni furono incaricati del progetto sia di ricostruzione: Maderno, sia di ristrutturazione e arricchimento (cupola): Michelangelo, sia di ampliamento (colonnato): Bernini.

La tomba di Pietro è giù a 14 metri sotto l’Altare della Confessione; i vari edifici sacri che si sono susseguiti nei secoli, uno sull’altro, insistono su quella tomba quasi a voler confermare le parole del Cristo:"Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa".


Contemporaneamente alla costruzione della Basilica di San Pietro, Costatino fece erigere anche quella di San Paolo che venne distrutta da un pauroso incendio nel 1823; la Basilica esistente oggi è una ricostruzione eseguita quasi subito dopo l’incendio.

Poiché doveva venire eretta esattamente sul sepolcro dell’Apostolo,e siccome questo, secondo le antiche concezioni, non poteva essere traslato, la chiesa dovette essere costruita molto lontana dalla città, ed è per questo che venne chiamata: "San Paolo fuori le mura".


Secondo la tradizione Pietro e Paolo furono entrambi rinchiusi nel Carcere Mamertino, ai piedi del Campidoglio, dove Pietro riuscì a convertire i suoi carcerieri e li battezzò, ma non essendovi acqua in quell’ambiente ipogeo, batté sul terreno e sgorgò una fontanella, che esiste ancora.


San Paolo venne condotto "ad aquas salvias", nell’attuale zona delle Tre Fontane, sulla Via Laurentina, per essere decapitato; essendo un cittadino romano fu portato, dunque, fino al luogo del martirio e la storia ci tramanda che la sua testa avrebbe battuto tre volte al suolo facendo scaturire, ad ogni caduta, una fonte miracolosa; l’episodio assegnò il nome al luogo e alla chiesa sorta in onore dell’Apostolo.


Nel punto dove avvenne l’ultimo saluto, fu , in seguito, eretta una cappella, poi una chiesetta, detta della "Separazione", sopravvisse fino al novecento; oggi, esiste una lapide posata nel corso dell’Anno Santo 1975 che contiene in pochissime parole il ricordo dell’avvenimento:

"Nei pressi di questo sito

una devota cappellina

in onore del Santissimo Crocifisso

demolita agli albori del secolo XX

per l’allargamento della Via Ostiense

segnava il luogo

dove secondo una pia tradizione

i Principi degli Apostoli Pietro e Paolo

vennero separati nell’avvio

al glorioso martirio"

A coronamento di questa lapide un semplice bassorilievo rammenta i due Apostoli nell’atto dell’estremo abbraccio.


Nella ricorrenza del 29 giugno vengono celebrati solenni riti e, in particolare a San Pietro, il Santo Padre imporrà il "Pallio" ad alcuni vescovi simboleggiando così l’unione del supremo Pastore della Chiesa Universale con i più alti capi delle chiese locali.

Il Pallio è una stola di lana bianca riservata, oltre che al Papa stesso, ai patriarchi, ai vescovi e ai metropoliti.

Alla confezione del pallio concorre anche la lana di due agnellini bianchi che il giorno 21 gennaio di ogni anno vengono benedetti nella Chiesa di S. Agnese (la benedizione è attestata dalla metà del secolo XV) e la loro tosatura concorrerà alla confezione dei sacro pallio da donare al Papa.


Un’altra tradizione che si rinnova annualmente per la ricorrenza del 29 giugno è il bacio del piede della grande statua di bronzo di San Pietro situata nella navata centrale dell’omonima basilica.

Per l’occasione la statua sarà vestita con il "piviale" rosso (paramento sacro a forma di mantello).


Sempre come commemorazione della festa dei patroni romani è la processione che si svolge per le strade, all’imbrunire; in corteo sono recate le catene di San Paolo, una reliquia conservata presso la basilica ostiense e che consta di 14 anelli di ferro.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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