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1506/2006 i 500 Anni del Cupolone

Ultimo Aggiornamento: 05/04/2011 23:24
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05/01/2009 16:51
 
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Sotto il Cupolone "dorme" Pietro
LA TOMBA DI PIETRO

Graffito tomba san Pietro
Graffito del muro rosso sulla tomba di Pietro
con il nome dell'apostolo in lettere greche.



Nel 64 dopo Cristo Roma fu colpita da un disastroso incendio. Non era la prima volta che Roma era colpita da un incendio. Bisogna anzi dire che erano frequenti, sia per l’uso quotidiano delle lampade ad olio, sia per la stretta vicinanza degli edifici che formavano un dedalo di vicoli, sia per l’abbondante uso del legno per costruirli. Ma questo incendio fu di proporzioni enormi. Si sparse la voce che era stato lo stesso Nerone a provocarlo: qualcuno diceva di aver visto i suoi domestici appiccare il fuoco. Ma Nerone riversò la colpa sui cristiani, dicendo che erano loro gli incendiari, e che per questo grave delitto andavano puniti. E così avvenne. Per molti mesi si scatenò una vera caccia ai cristiani. Le conseguenze furono drammatiche. Molti cristiani furono arrestati e condannati a morte. Molte esecuzioni, a quel tempo, avvenivano proprio nei circhi, come nel circo privato di Nerone, ma non nel Colosseo, come solitamente si pensa, perché ancora non esisteva. Erano esecuzioni cruente.

Durante le persecuzioni di Nerone si calcola che molte decine di cristiani furono uccisi nel suo circo privato che 2000 anni fa era stato edificato proprio in corrispondenza dell’area dove oggi sorge la Basilica (in proposito vedi scheda-link sulla Basilica di S. Pietro) o crocifissi nelle immediate vicinanze. Fu proprio nel corso di questi eccidi che ebbe luogo la crocifissione dell’Apostolo Pietro: a testa in giù, come lui stesso avrebbe chiesto, non ritenendosi degno di subire lo stesso supplizio di Gesù. Erano passati oltre 30 anni dalla morte del Cristo e secondo certi calcoli Pietro a quell’epoca doveva avere tra i 60 e i 70 anni: il martirio della croce pose fine anche alla sua vita.

Di solito i corpi dei suppliziati erano restituiti alle famiglie. E forse le spoglie di Pietro furono recuperate da un piccolo gruppo di cristiani che con il favore della notte lo seppellì, probabilmente non lontano dal luogo del suo martirio. La tomba a quei tempi era molto semplice. Una fossa nella nuda terra accoglie i resti mortali dell’Apostolo. Dopo averla ricoperta forse, la sepoltura, in un prima sistemazione, viene contrassegnata da grandi tegole sistemate come il tetto di una capanna. Un modo probabilmente per riconoscere un punto che, nei millenni, diventerà sacro per l’intera comunità cristiana. Scavi archeologici sembrano confermare questa ipotesi. Poco distante dal circo di Nerone passava infatti una via consolare, la via Cornelia che portava in Etruria. E le necropoli si trovavano lungo le vie consolari. L’Apostolo Pietro dunque venne probabilmente sepolto nella necropoli della via Cornelia.

S. Pietro quindi è stato sepolto qui? Secondo la tradizione infatti i costruttori della Basilica collocarono l’altare in quel punto proprio perché si sarebbe così venuto a trovare esattamente sopra la tomba di San Pietro: un piccolo monumento che è il cuore dell’intera basilica di San Pietro. In base alla ricostruzione fatta dagli archeologi, ecco come doveva apparire.
Doveva essere una piccola edicola, molto semplice, con due colonnine, una lastra di marmo e una nicchia scavata nel muro intonacato di rosso cui era appoggiata. A livello della terra, un’altra lastra, come il chiusino di una tomba. Ma era la tomba di San Pietro?

In realtà, San Pietro venne probabilmente sepolto nella terra nuda tra il 64 e il 67 d.C. Questa edicola, invece, sarebbe stata eretta sopra la tomba molto più tardi, nel 160 d.C. circa, cioè addirittura quasi 100 anni dopo, in rimembranza del suo sacrificio. E’ possibile che la memoria precisa del sito abbia potuto essere tramandata da una generazione all’altra per un tempo così lungo? C’è un fattore importante che si tende spesso a dimenticare: la forza della tradizione orale, assai diffusa in passato, che in casi come questi poteva essere molto efficace.
Gli scavi dunque hanno riportato alla luce una serie di ritrovamenti che mostrano un lunga continuità nella venerazione di questo luogo situato proprio sotto l’altare della Basilica. Una sequenza di altari, monumenti ed edicole che coprono quasi 2000 anni di storia, anche se non tutto è stato spiegato e certe questioni rimangono aperte.


GLI SCAVI

Saxa loquuntur: “Le pietre parlano”.
Furono queste le parole di Pio XII quando nel 1942 annunciò per la prima volta gli scavi vaticani.

Dagli scavi condotti è stata rilevata una necropoli intesa come “città dei morti”, importante cimitero pagano.
Infatti per la costruzione della Basilica Vaticana l’imperatore Costantino dovette autorizzare la copertura della necropoli e spogliare le famiglie dei mausolei che appartenevano loro.
La necropoli che si sviluppò nel corso del II-III d.C., probabilmente lungo la via Cornelia, si svolgeva su un percorso da est a ovest. Il colle vaticano era tagliato al centro dal Tevere che con la sua piena rendeva poco abitabili i piedi del colle e i pendii erano utilizzati invece per le coltivazioni e le sepolture. Percorrendo la strada da est a ovest si poteva osservare sulla sinistra il circo di Nerone e a destra i mausolei.

Questi erano decorati con stucchi, pitture e mosaici poiché originariamente appartenevano alle famiglie aristocratiche pagane; in seguito poi divennero cristiani, o perché comprati da questi ultimi, o perché appartenevano a famiglie pagane convertitesi al cristianesimo. Tutti questi mausolei formavano un complesso architettonico, che si addossava intorno ad un’area definita dagli archeologi CAMPO P. Dunque questo spazio insieme al contiguo campo Q, costituiscono indiscutibilmente delle aree per l’inumazione. Il campo P accoglie oggi la tomba di Pietro, una parte del muro rosso che integrava il Trofeo di Gaio, in compenso il muro G che molto probabilmente conteneva le reliquie di San Pietro.

Il muro rosso chiamato così per il suo originario colore, oggi è piuttosto pallido e sbiadito.
Per la destinazione iniziale, il muro rosso è semplicemente un muro di sostegno che delimita un passaggio in pendenza il CLIVUS, nel luogo in cui non c’era un mausoleo per fiancheggiarlo.
Nonostante ciò rivela particolarità molto curiose: innanzitutto sottoterra dove, a un certo punto, la muratura si innalza al di sopra di qualche cosa che rispetta. Infatti non corre dritta, ma mostra una interruzione, una specie di nicchia che tende ad aggirare un angolo per non sovrastarlo. Questa nicchia è chiamata n1. Su di essa, ad un livello superiore si eleva una seconda nicchia n2, sempre nel Muro Rosso, meno irregolare della precedente.


La “NICCHIA N2” ,si trovava proprio al di sopra del livello del suolo.
Un’altra nicchia, n3, si trovava più in alto, separata dalla n2 da una placca di travertino orizzontale della quale restano le inserzioni nel MURO ROSSO che era sostenuta da due colonnette, pure poggianti su una base di travertino, e sormontata in alto da un’edicola.
Le tombe che hanno preceduto il MURO ROSSO, si inseriscono in un sistema ortogonale leggermente diverso nel quale rientrano i due muretti sovrapposti m1 e m2, che delimitano a sud la nicchia n1.

Molto probabilmente questa è la risistemazione di una tomba anteriore che altera la struttura del MURO ROSSO, ma che quest’ultimo conserva, proprio con l’interruzione n1, di cui abbiamo parlato.
Questa struttura è chiamata TROFEO DI GAIO, poiché si riconosce in essa il trofeo dell’apostolo Pietro additato da Gaio a Proclo.
Il TROFEO DI GAIO, ricopre uno spazio anticamente svuotato e invaso, poi, dal terreno circostante.

C’erano molte ossa disperse mischiate alla terra, sia sotto il muro rosso, nel fondo della nicchia n1, che in altre parti del Campo P.
L’esplorazione del Campo P dunque, ha svelato un certo numero di sepolture. Tra i sepolcri più antichi, tre risalgono a prima della metà del II sec; furono indicati da tre lettere greche: g, q, h. Il sepolcro g è il più profondo e si trova a sud degli altri, dove il livello del suolo era più basso: è una tomba di un fanciullo. Ad ovest il MURO ROSSO passa al di sopra di essa.
Il sepolcro h si trova a meno di un metro davanti al muro rosso di fronte alle nicchie che lo invadono; passando sotto h a ovest , e nella stessa direzione del sepolcro g, il sepolcro q è un inumazione in piena regola, sormontato dalla pietra tombale che sosteneva le colonnette del trofeo di Gaio.

Questi tre sepolcri, come i muretti m1 e m2 , si iscrivono nel sistema ortogonale anteriore al MURO ROSSO e lasciano uno spazio vuoto davanti ad esso. E questo spazio è appunto il luogo privilegiato a partire dal quale sono state concepite le sistemazioni successive che portarono alla basilica che conosciamo oggi.

Appoggiate alle fondazioni del MURO ROSSO e in parte sopra le tombe q e i (iota), troviamo quelle di un altro muro: il Muro G.
Si tratta di un muro tozzo, elevato in un secondo tempo, perpendicolarmente al, MURO ROSSO.
Su questo intonaco, ci sono numerosissimi graffiti di visitatori che vi hanno inciso sopra i loro nomi accompagnati spesso da esclamazioni.

                                           

Colonnina del "trofeo" e resti murari
accanto alla tomba di Pietro.
Per elevare la basilica in onore dell'apostolo
furono necessari eccezionali lavori per ripianare
il colle Vaticano e per costruire la basilica al livello nella tomba di Pietro.
Gli architetti di Costantino inclusero in un rivestimento marmoreo il "trofeo" indicato da Gaio
come la tomba dell'apostolo.


***********************


È molto probabile che l’interno del muro G , sia stato scavato e sistemato per contenere le reliquie di San Pietro, all’epoca in cui si costruiva la prima sontuosa basilica.
Per quanto riguarda le ossa umane provenienti dalla sistemazione interna del muro G, da studi condotti dal Professor Correnti si è potuto capire che queste appartengono ad un solo individuo, di esse però, nessuna è integra, se si eccettuano la rotula sinistra, due ossa del polso sinistro e due falangi basali delle dita della mano sinistra.

Il sesso, è maschile, di età “senile”, tra i sessanta e i settanta anni, di corporatura chiaramente robusta, e alcune ossa che presentavano sulla superficie esterna piccole zone colorate.
Tutte queste osservazioni ci fanno presumere che l’individuo, in origine, fu inumato e che le aree colorate non fossero altro che i colori delle stoffe in cui il cadavere fu avvolto.

Comunque le ossa dei piedi mancano totalmente, il che potrebbe significare che la tomba è stata tagliata prima di essere sostituita, forse da una tomba posteriore.
Proprio perché il muro G fu rispettosamente conservato e incorporato nella memoria costantiniana, sembra difficile mettere in dubbio l’interesse dei resti che vi furono ritrovati. Nessun elemento al contrario ha invalidato la logica appartenenza allo scheletro di San Pietro. Gli storici hanno formulato varie ipotesi sulla base di alcune testimonianze:
- nel III sec. il culto è attestato “ad catacumbas”;
- nel IV sec. è testimonianza l’Iscrizione Damasiana di San Sebastiano che dice: “Tu devi sapere che qui prima hanno abitato i santi, tu che cerchi i nomi di Pietro e Paolo;
- nella metà del III sec. troviamo i graffiti della Triclia, sala dei banchetti funebri della memoria apostolica di Pietro e Paolo, “ad catacumbas”;
- nel IV sec. la Depositio Martyrum, il martirologio della chiesa romana che dice “Petri in Catacumbas e Pauli in Ostiense”.
- nel IV sec. c’è anche il calendario di San Girolamo (347-419) che attesta: “Petri in Vaticano, Pauli in via Ostiense, utriusque in catacumbas Tusco et Basso consulibus”. La celebrazione di Paolo ha sempre luogo nell’ostiense, quella di Pietro invece in catacumbas nel primo, nel secondo in Vaticano. Sempre nel IV sec troviamo anche l’editto di Milano (313) e la costruzione della basilica ad opera del papa Silvestro in Vaticano;
- nel V sec. abbiamo il Liber Pontificalis, la cui prima redazione si ha nel 530 circa. In questo si
- possono trovare notizie interessanti nella vita di San Anacleto, Papa dal 78 all’88: “edificò e decorò la memoria del beato Pietro” e di Papa Cornelio (251-252) “fece trasportare le reliquie da ad catacumbas in Vaticano” .
- Gregorio Magno (540-604) parla invece di reliquie portate prima ad catacumbas, subito dopo (64 - 68) in Vaticano.

UNA BREVE LETTURA DEI SEGNI E DEI SIMBOLI (i graffiti)

Il disegno mistico per eccellenza era il pesce, perché in greco si dice icquV che è l’acrostico di IesuV, CrisoV, Qeou, Uios, Swthr.
Per la simbologia pittorica, trovate sui muri attorno alla Tomba di Pietro, abbiamo molti graffiti svolti a più riprese:
L’agnello ,simbolo di Gesù, agnello immolato per la salvezza dell’umanità.
Il circolo , simbolo di eternità.
L’orante che rappresenta l’anima del defunto che prega, mentre la colomba è l’anima che è volata o deve volare, questa spesso, porta un ramoscello d’ulivo simbolo della pace.
Il vaso e la botte sono simboli della pratica del rito del refrigerium , libagioni che risollevavano l’anima e la conducevano alla vita eterna.
Il banchetto è l’agape, cioè un banchetto mistico davanti alla tomba del defunto .
Il faro e la lucerna sono simboli della luce divina che guida il navigante (l’anima).
La bilancia , simbolo del giudizio di Dio.
La zappa, l’ascia e il martello sono gli strumenti per costruire la croce e ricordano il martirio di Cristo.
La lepre, il cavallo e l’uccello rappresentano il volo dell’anima in cielo, in quanto animali veloci.
L’ancora , simbolo della salvezza, salvezza della croce, cioè salvezza in Cristo.
L’uva , un simbolo pagano e indica il vino dell’eucarestia.
Per quanto riguarda la simbologia alfabetica abbiamo invece:
a e w indicano rispettivamente l’inizio e la fine della vita , infatti compaiono già nell’Apocalisse di Giovanni e in Isaia.
CO indica la corona delle anime pie.
La D è deus e cioè Dio.
La E è il simbolo dell’Eden , che viene spesso rappresentata con ramificazioni dalle stanghette della lettera stessa , che richiamano i rami del giardino .
La F indica il Figlio.
La I, Iesus = Gesù.
Il C, Cristos=Cristo.
La M, Maria.
La L, la luce e quindi Cristo.
Il K,da kejalh=capo, inteso come principio.
La N, nikh ossia vittoria.
La O latina che riprende l’w greca=fine.
La P è la pace (pax), ( per la Guarducci, è Pietro).
La Q, quiete.
La RE è la resurrezione.
La S è la salute.
La U è ugeia.
La V è la vita.
La W è il segno augurale di vita.

Nel muro G, i simboli sono intrecciati perché si vuole dare un ulteriore significato mistico.

GLI STUDIOSI NON PONGONO PIU' DUBBI:

Presso la tomba di S.Pietro in Vaticano, sotto l'Altare principale della Confessione, sotto la grande Cupola, sono stati ritrovati veri graffiti, incisi alla fine del III secolo, di cui uno porta unito ai monogrammi di Cristo e Pietro: "Ch e Pe"; il nome intero "MARIA", sormontato dall'acclamazione "NICA" traslazione latina che vuol dire "vittoria".

Queste informazioni sono importanti per constatare come già un secolo prima della definizione del dogma della divina maternità di Maria, sancita ad Efeso nel 431, a Roma Maria è già venerata e associata a Cristo e a Pietro, nella medisima acclamazione di "vittoria".

Sempre databili al III secolo, sono stati rinvenuti nei cimiteri di Priscilla e di Pretestao su tegole e lapidi, dipinta una grande "M", accanto ad una croce, ed altre accanto al nome di Maria "MA", unito al simbolo di Cristo "X"...è qui evidente lo scopo di associare la protezione di Cristo con la mediazione della Madre.
Già nelle Catacombe si trovano affreschi mariani, il più antico è in quelle di Priscilla, dove dominano la scena dell'Annunciazione e datata alla fine del II secolo, e quella dell'adorazione dei Re Magi sempre dello stesso periodo.

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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