A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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NON BESTEMMIARE: la bestemmia degrada l'Uomo

Ultimo Aggiornamento: 31/05/2015 01:42
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PREGHIERA


"Dio é la più oppressa

di tutte le parole umane.

Nessuna parola é stata

tanto insudiciata,

tanto lacerata"


(Martin Buber
filosofo e scrittore tedesco di origine ebraica)


La bestemmia sputo villano e tubercolosi dello spirito



La favella nostra, che cantò con Dante cose eterne e sonò con i nostri eroi la diana della riscossa, dobbiamo purgarla dalla voce che la offende: la bestemmia!
Lo dobbiamo per l'onore nostro, per l'educazione dei figli, per il rispetto a ciò che sublima un popolo.

 

Santa Gemma Galgani (+ 1903), nel sentire le bestemmie, sveniva o piangeva lacrime di sangue o sudava sangue dal viso e dal collo. Un giorno rispose alla zia: "Nell’udire le bestemmie vedo Gesù che soffre tanto e io soffro con lui: soffro al cuore e mi esce quel sangue".

“I cani abbaiano per difendere il padrone, e io dovrei essere muto quando si maltratta il nome di Dio? Morire piuttosto, ma non tacere!” (San Girolamo).

“Dobbiamo sopportare con pazienza le ingiurie che ci si fanno, ma quando, dinanzi a noi, una bocca sacrilega vomita bestemmie contro Dio, noi, lungi dall’essere pazienti, dobbiamo resistere all’empio e condannare la bestemmia, senza nascondere la nostra indignazione"

(S. Agostino).

 

Tra i primati internazionali di cui il nostro Paese può andare “ben fiero” c’è quello, consolidato, della bestemmia, che ormai fa parte del modo comune di parlare dell’italiano.

Ne è divenuta un intercalare così diffuso che lo si accetta passivamente. Per qualche genitore, persino, è divenuto sintomo di crescita, di maturazione dei propri figli, e ridono quando così piccoli li sentono bestemmiare. E si fa a gara a chi bestemmia di più, a chi trova le espressioni più blasfeme, che si pubblicizzano ora anche nei siti internet, con immagini pornografiche o blasfeme. Il tutto alla portata di chiunque, minori compresi, senza che qualcuno intervenga contro questo sfacciato vilipendio della religione cattolica.

Si ha paura ad intervenire, si ha vergogna, ci si sente reazionari e magari si risponde con un sorriso di colpevole arrendevolezza, delle volte si assiste persino a cattolici che tentano di giustificarla, rendendosi semplicemente ridicoli.

La bestemmia nasce dalla cattiveria, dalla rabbia, dalla contestazione, ma, soprattutto, dalla stupidità, dall'ignoranza, dalla volgarità, dalla presunzione di sapere che non comporta nessun rischio e nessun danno, soprattutto ora che è stata depenalizzata dalla Stato Italiano.

È caduta infatti la legge che prevedeva sanzioni nei confronti di chi bestemmiava, ma questo, ora, non autorizza certo la libertà di bestemmia.

Non dobbiamo bestemmiare non perché c ‘è una legge che ce lo vieta, ma perché si è convinti che la bestemmia è un non-senso, oltre che un offesa recata a Qualcuno, e dobbiamo mobilitarci, protestando anche contro chi diffonde immagini e scritti ingiuriosi verso il Cielo, con la forza della convinzione che non è lecito a nessuno offendere la dignità altrui.

Durante il Giubileo del 2000, il Papa disse che era un buon segno di penitenza farsi il segno della Croce e dire una giaculatoria di riparazione quando per strada sentiamo qualcuno che bestemmia.

 

La Morale e il senso (comune) del pudore:  La bestemmia come veniva affrontata "ieri"(1)

 

Riportiamo dal Corriere del Mattino di Verona del 7 marzo 1924, in cronaca di Legnago:

 

Ieri in piazza Navona un disgraziato bestemmiava terribilmente e ripeteva forte alle timide osservazioni sconcertate dei presenti:

- Ma quale onor di Patria! Ma quale Dio! Se Egli ci fosse manderebbe un angelo, ora, a castigarmi... e rideva.

All'improvviso una figura nera si avanza, si avvicina al bestemmiatore, gli dà un sonoro schiaffo sul viso e gli dice:

- Per punire un mascalzone non c'è bisogno di un Angelo, basta uno spazzacamino!

Il bestemmiatore non fiatò più.

 

Al "primo Congresso dei direttori dell'Apostolato della Preghiera, tenutosi a Roma nell'ottobre del 1920, assisteva con devozione un massone convertito, Amedeo Balzaro, che coi 400 Congressisti partecipò all'udienza concessa dal Pontefice Benedetto XV.

Il Papa in quell'occasione, deplorò sopratutto il vizio, oramai diffuso in Italia, della bestemmia; ed invitò l'Apostolato della Preghiera di farsi carico nel promuovere preghiere ed atti di riparazione sia per le bestemmie dette, sia per la conversione dei bestemmiatori.

Amedeo Balzaro si commosse così tanto che pianse, e da allora si prodigò per combattere questa piaga.

Lavorando presso il Corriere del Mattino, cominciò a coinvolgere anche gli avversari politici oltre che gli amici e i lettori, per una lotta contro la bestemmia, e presto non trovò alcuna opposizione, anzi, trovò molti appoggi e sostegni da tutte le parti e la gente che leggeva il giornale, si sentiva edificata e coinvolta in questa battaglia.

Il 6 maggio del 1922, nel Primo Venerdì del mese e quale atto di riparazione, fece uscire il seguente Comunicato-Manifesto che trovò subito numerose adesioni:

 

" Concittadini!

Nel premere di problemi economici non dobbiamo dimenticare le affermazioni ideali.

(..)

La favella nostra, che cantò con Dante cose eterne e sonò con i nostri eroi la diana della riscossa, dobbiamo purgarla dalla voce che la offende: la bestemmia!

Lo dobbiamo per l'onore nostro, per l'educazione dei figli, per il rispetto a ciò che sublima un popolo.

Una volta tanto, uniti, i rappresentanti di tutte le idee e dei vari partiti, espressione del multiplo respiro della Patria, vi lanciano, o cittadini, l'appello: Cooperate tutti a cancellare la bestemmia dalla dolce lingua d'Italia!"

 

Il Manifesto ebbe immediato successo, fu ripetuto cinquantamila volte; e venne richiesto e diramato dai Sindaci, dai Prefetti, dai Provveditori agli studi, perfino da altri giornali.

Le adesioni s'accatastarono:

la stampa ne trattò favorevolmente; ovunque s'inneggiava a Verona e su tutto il territorio nazionale per una Italia più civile.

La lotta  contro la bestemmia si profuse per tutta l'Italia con un profondo ardore che non sarà mai più dimenticato.

La nazione disonorata da quel segno di tubercolosi spirituale, che è lo sputo villano e l'insulto contro Dio ma anche contro l'uomo stesso, si scuoteva perché ancora sensibile al senso del pudore del linguaggio.

Le ossa di Bernardino da Siena, che sulle case e nei cuori del suo tempo voleva inciso il Nome santissimo di Gesù, hanno avuto un fremito, finalmente un sussulto di gioia.

Oggi questa crociata pacifica, per nulla imposta ma offerta a tutti i cittadini per salvaguardare la propria lingua, è un fatto che merita di essere studiato oggi e in futuro.

Và altresì da offrir alle coscienze giovani e meno giovani, la correzione del parlar scurrile, le parolacce, che per quanto non siano esecrabili come la bestemmia, ad essa al fin conduce, trasformando le bocche in cloache e trattano il prossimo, al quale sono dirette, ad escrementi in faccia, andando a colpire la dignità altrui.

(mons. Francesco Olgiati)

 

A RACCOLTA!

così riportava il giornale locale " Il Resegone di Lecco"

 

Affondiamo sempre più nel fango della bestemmia.

Il vizio nazionale è paurosamente dilagato; ne siamo insozzati fino ai capelli; onde a noi il tristissimo primato d'infamia che dell'italiano il popolo più svergognato del mondo.

Arrossire non giova; gemere non basta.

Risorgere, bisogna!

Vogliamo sprofondare sempre più nel fango o non forse vogliamo rizzarci in piedi, tutti, come un sol uomo, e d'iniziare una fiera e gagliarda ribellione che ponga fine all'onta?

In questa lotta generosa non difendiamo un lembo di terra, non un partito, non una istituzione, ma il Nome Santo di Dio, l'onor della Patria, la dignità dell'uomo.

Finora abbiamo respirato un aeree blasfemo: l'inveterata abitudine ci ha nascosto il pericolo d'asfissia, ci ha tolto il senso del pudore, lo schifo che sentivamo a noi dintorno.

Ora non più!

Sia stretta questa alleanza tra quanti sono galantuomini e gentiluomini.

E poichè il silenzio, i riguardi, l'indifferenza furono come il  letto caldo per il moltiplicarsi della stupida aberrazione, quind'innanzi affrontiamo il bestemmiatore: rigettiamogli in faccia il nostro "basta"! solenne, imperioso, deciso, perentorio e al bestemmiatore pentito, facciamogli comprendere il male che faceva a se stesso e al suo prossimo.

 

LA CURA IMMEDIATA: RISCOPRIRE I VALORI DELLO SPIRITO

 

Come curare questa febbre di bestemmia?

La febbre non è che un sintomo che l'organismo è ammalato, quindi la cura immediata e radicale ne cerca le cause per portarvi rimedio e sollievo; la cura contro questa febbre è l'elevazione dei valori dello spirito.

E' proprio questo il lavoro che da secoli attende la Chiesa, ben contenta di avere sempre tanti collaboratori di buona volontà, anche tanti fra coloro che non vivono dentro la Chiesa.

Cominciata l'opera con la carità, bisogna anche sanare radicalmente l'organismo che il medico zelante si premunisce di disinfettare con il chinino per attenuare sia la febbre quanto i suoi effetti dirompenti.

 

Così va curata questa bestemmia, questa febbre che devasta e corrompe l'uomo, è un lavoro da farsi subito, già troppo si è aspettato, il nostro chinino sono i valori dello spirito, la preghiera e fra queste la più eccellente risulta essere il Rosario; chi prega con questa corona infatti, non ha tempo ne voglia di dire bestemmie o di usar un linguaggio deplorevole quale è la parolaccia, poi abbiamo la penitenza, e certo l'amore per un linguaggio decente e dignitoso, l'orgoglio di sentir nell'amata lingua un linguaggio come le note musicali. Si imparino a memoria le litanie e si dicano queste se proprio si vuol dire qualcosa. Lo stesso linguaggio addolcito, quali i Santi stessi ci insegnano, induce anche i più recalcitranti atei in una gradevole conversazione col cristiano.

(don Giuseppe Chiot)

 

DECALOGO PER I BESTEMMIATORI

 

1- La bestemmia è segno di ignoranza; vuoi davvero ritenerti un ignorante?

2- La bestemmia è inciviltà e bassezza; vuoi essere definito un incivile?

3- La bestemmia degrada l'uomo; vuoi davvero cadere così in basso?

4- La bestemmia è un terribile cancro sociale; vuoi renderti responsabile di questo?

5- La bestemmia altera il carattere; vuoi vivere inquieto per sempre?

6- La bestemmia è frasario da ubriaco; vuoi essere visto come un alcolizzato?

7- La bestemmia offusca il pensiero e il costume; vuoi vivere con questa oscurità?

8- La bestemmia insozza senza vantaggi; perchè allora bestemmi?

9- La bestemmia offenda chi ascolta; come puoi dire di amare il tuo prossimo?

10- La bestemmia ripugna; se sei un bestemmiatore, lo sai almeno che stai denigrando te stesso? Così è nell'uso frequente e sfrenato della parolaccia, essa denigra te stesso schiacciando la tua stessa dignità e del prossimo al quale la rivolgi.

 

L'esempio: Il bestemmiatore di Salzano e il Papa Pio X

 

Tra i tanti aneddoti della vita di Pio X di v.m. è anche quello seguente, che crediamo cosa assai gradita qui ricordare.

Trovavasi egli ancora arciprete di Salzano, parrocchia della diocesi di Treviso.

Votatosi interiormente al bene delle anime, s'era colla stima guadagnato il confidente affetto di tutti, e tutti si tenevano onorati, incontrandolo, d'una sua parola, d'un suo saluto e spesse volte andavano di proposito a cercarlo per riceverne benefici.

Un giorno entrava in un'osteria del paese e quanti erano presenti si levarono anche in piedi tanto era il segno dell'amore e del rispetto, poi alcuni gli si mossero incontro offrendogli da saggiare perfino il proprio bicchiere.

L'ottimo arciprete mostrò di gradire da tutti, meno che ad uno il quale, piccatosi del gesto dell'arciprete ne domandò ragione di tal rifiuto.

Don Giuseppe Sarto spiegò allora con tono paterno ma deciso:

- Voi avete la triste abitudine di bestemmiare, e fino a quando non lascerete questo vizio infame, io non posso, ma non voglio neppure avere nulla a che fare con voi - !

Confuso e mortificato il povero uomo che si vide tutti gli occhi puntati addosso, disse:

- Non ditemi questo, voi siete per me come un padre! Ch'io diventi un serpente se d'ora innanzi pronunzierò ancora una bestemmia! Ma voi non abbandonatemi! -

L'arciprete don Sarto fu soddisfatto di quella promessa, si avvicinò all'uomo e lo benedisse. Quando poi seppe che il vecchio sensale aveva mantenuto davvero la sua promessa, gli divenne amico.

 

Se il sacerdote guadagna la stima e la fiducia del gregge che gli è stato affidato, otterrà da essi promesse e volontà per debellare ogni vizio, è questo il compito del prete, così come è compito dei fedeli non deludere mai l'amicizia così preziosa e vantaggiosa del sacerdote che è come il medico e guarisce le nostre anime.





 




 


[Modificato da Caterina63 23/07/2014 12:04]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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E veniamo ad oggi, cosa ci viene offerto sull'argomento?



 



Per la verità assai poco dai Vescovi e dal Clero, lo diciamo con sofferenza ma è la verità. Ma la Provvidenza non resta mai muta o disoccupata.



Due fascicoli (2) riportano l'argomento e da queste pubblicazioni estraiamo alcuni brani che qui di seguito proponiamo.



Malizia e stoltezza della bestemmia



La bestemmia è contro la legge naturale, insita nella natura stessa dell’uomo, valida per tutti gli esseri umani in tutti i tempi e in tutte le circostanze;



è contro la legge positiva, dettata e fatta scrivere con parole da Dio, a conferma e a sviluppo della legge naturale.



Sfida Dio, in quanto lo tratta per nemico, lo provoca a reagire, lo considera impotente a controbattere, lo oltraggia solo per il maledetto piacere di oltraggiarlo.



È il linguaggio del diavolo, che disse: "Salirà in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono.., salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farà uguale all’Altissimo" (Is. 14, 13-14).



Offende gli altri nella loro coscienza religiosa che sente sacro il sentimento verso Dio e verso quanto è a Lui intimamente unito, e li offende anche nella loro dignità di persone.



Contagia tutti, perché l’uomo ripete quello che sente, vive di imitazione, opera secondo l’ambiente, diventa prigioniero delle abitudini comuni, ripensa alle cose udite anche quando non è pienamente cosciente di sé.



Attenta alla società, perché, essendo di solito pubblica, è facile a dilagare, arriva anche alle orecchie di chi non vuol sentirla, rende peggiori i cattivi, indigna i buoni, diminuisce il rispetto per l’uomo, abbassa il comune sentire religioso, scandalizza i bambini.



È esattamente il contrario dell’adorazione, della lode e della preghiera dovute al Creatore; lo sputo della malvagità più ripugnante di quello della bocca; il peggior segno dell’empietà umana.



Procede più da scelleratezza che da fragilità o da ignoranza si beve essa stessa la maggior parte del suo veleno, è peccato. Ma oltre che malizia, la bestemmia contiene stoltezza.



E irragionevole. Se il bestemmiatore crede nell’esistenza di Dio e quindi sa che Egli è infinitamente potente e può colpirlo sull’istante, perché lo offende invece di invocarlo per le proprie necessità?



 



Se il bestemmiatore non crede nell’esistenza di Dio, perché bestemmia il nulla?



 



 “Chi ragiona non bestemmia, chi bestemmia non ragiona”



 



La bestemmia è inutile. Lo è nei riguardi di Dio e nei riguardi del bestemmiatore.



A Dio non fa perdere assolutamente nulla, lo lascia tale quale è da tutta l’eternità, non gli dà nessun male di nessun genere.



"È il simbolo del peccato idiota, dell’imbecillità puzzolente"



(G. Papini,+ 1956, scrittore).



 



Ricorda l’ordine di tirare le frecce contro il cielo dato da Caligola per colpire Giove, che faceva piovere impedendo il grande spettacolo pubblico; ma la pioggia continuò a cadere. Inutile per il bestemmiatore, perché non gli reca nessun vantaggio di nessun genere, mentre gli altri peccati danno al peccatore una qualche utilità, almeno apparente.



È controproducente. Proprio con l’ostinazione e con la protervia, la bestemmia finisce con l’attestare l’esistenza di Dio e la necessità di ricordarlo, come fanno i credenti non bestemmiando.



Infine, poichè riceveremo ciò che avremo scelto, chi invoca il porco, di porco vivrà nell’eternità, se non si convertirà prima! perchè non essendo Iddio l’Altissimo e l’Onnipotente a poter rivestire il pellame di un porco, è palese e ragionevole che ciò che invoca il bestemmiatore è solo la sua rovina, egli esibisce tutta la sua tristezza, e se nel porco trova il suo dio, quel porco riceverà come ricompensa.



 



Giunti alla conclusione vi offriamo un modo appropriato alla situazione



 



Un vero ateo non bestemmia.



Perché dovrebbe nominare ad ogni momento un Essere che secondo lui non esiste, sia pure per insultarlo? La bestemmia, a ben pensare, implica una sua ‘fede’ nell’esistenza di Dio: ma una fede tutta negativa, tutta diabolica.



Anche il diavolo crede in Dio (non potrebbe farne a meno); infatti lo bestemmia!



Paradossalmente, il coro infernale delle bestemmie è una testimonianza indiretta che Dio esiste e che non può essere dimenticato dalle coscienze: o per rendergli lode, o per coprirlo di insulti.



È incivile. Infatti contravviene al galateo. al senso democratico che vuole il rispetto per ogni convinzione, alla decenza, alla tradizione della maggioranza, così che anche il non cristiano non dovrebbe dirla, pure l’ateo non potrebbe dirla senza sentirsene offeso. Pensiamo un attimo alla reazione di qualcuno che dovesse sentire una bestemmia o una parolaccia verso la propria madre, a ragione questa persona reagirebbe per difenderne l'onore.



 



Doveri del cristiano che sente bestemmiare



 



"Tacerà un giorno il Signore, il grande offeso, infinitamente buono ma anche giusto, quando poi giudicherà il nostro atteggiamento vile che non ha difeso Lui dagli oltraggi blasfemi, mentre non e stata spesa una parola buona di correzione per chi ha sbagliato?".



Dice Gesù:



" Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi" (Mc. 8,38),  attenzione quindi a non vergognarsi di saper dire a chi bestemmia "Guarda che stai sbagliando "...



 



oppure il fermarsi per porre rimedio con una piccola giaculatoria:



 



Benedetto sia il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; Benedetto il nome di Gesù e di Maria

diffondete questo richiamo a tutti: per l'onore dell'uomo fate che non si bestemmi più! E con l'onore alla dignità dell'uomo si comprenderà il valore della dignità e dell'onore che si deve a Dio.

Proprio così: un mutismo paralizzante sembra colpire invece tutti i cattolici di fronte alla bestemmia; mutismo motivato da vigliaccheria, dal falso rispetto umano, dal desiderio di non esporsi e principalmente, da scarsa fede.  

Il cristiano non può rimanere indifferente dinanzi a chi bestemmia, ma ha il dovere di intervenire in difesa dell’onore dovuto a Dio che facendosi Uomo ha elevato anche la nostra dignità: chi offende Dio offende l'uomo! Chi onora Dio, onora l'uomo.

Il tono della reazione del cristiano alle bestemmie non può essere che calmo, perché ispirato dalla carità e perché più convincente. Ma dev’essere forte, remo e convinto, vissuto, quando si rivolge a un bestemmiatore che non vuole ammettere di aver peccato e di doversi correggere. E stato il tono anche di santi. (...)

 

Abbiamo accennato anche ai Papi che si sono pronunciati contro la bestemmia, o contro un linguaggio inadatto al Cristiano, ascoltiamoli:

 

"Di tale cristiana istruzione appare evidentemente cresciuta la necessità sia da tutto l'andamento dei tempi e dei costumi moderni, sia specialmente da quelle pubbliche scuole, prive di ogni religione, dove si tiene quasi per sollazzo il deridere tutte le cose più sante, e del pari sono aperte alla bestemmia e le labbra dei maestri e le orecchie dei discepoli. Parliamo di quella scuola che si chiama per somma ingiuria neutra o laica, ma non è altro che tirannide prepotente di una setta tenebrosa".

(Papa San Pio X Enciclica - Editae Saepe 26 maggio 1910)

 

"Difatti il sacerdote è, per vocazione e mandato divino, il precipuo apostolo e l'indefesso promotore dell'educazione cristiana della gioventù; il sacerdote in nome di Dio benedice il matrimonio cristiano e ne difende la santità ed indissolubilità contro gli attentati e le deviazioni suggerite dalla cupidigia e dalla sensualità; il sacerdote porta il più valido contributo alla soluzione o almeno alla mitigazione dei conflitti sociali, predicando la fratellanza cristiana, a tutti ricordando i mutui doveri della giustizia e della carità evangelica, pacificando gli animi inaspriti dal disagio morale ed economico, additando ai ricchi e ai poveri gli unici beni a cui tutti possono e devono aspirare; il sacerdote finalmente è il più efficace banditore di quella crociata di espiazione e di penitenza, a cui abbiamo invitato tutti i buoni per riparare le bestemmie, le turpitudini e i delitti, che disonorano l'umanità nell'ora che volge, un'ora che come poche altre nella storia ha tanto bisogno della misericordia divina e de' suoi perdoni".

(Papa Pio XI Enciclica - Ad Catholici Sacerdotii - 20 dicembre 1935)

 

"Deploriamo la bestemmia, stolta macchia della nostra persona, ancor prima d’essere orribile offesa alla divinità; cerchiamo di dissipare le zone della negazione, del dubbio, dell’indifferenza, dell’ignoranza, che oscurano il nostro pensiero; e lasciamo che il lume benefico della fede rischiari la stanza del nostro spirito.

La cattiveria, con le sue esplosioni di delinquenza, con le sue miserie passionali, con le sue cecità pessimiste, sarà superata, quasi sciolta dalla ineffabilità stessa dei raggi della somma Verità: Dio è Padre, sì, Padre; il Figlio si è fatto Fratello nostro, sì, è nostro Salvatore; lo Spirito ci ha invaso col suo Amore, e sì, a sé ci riporta: come mai una simile concezione religiosa potrebbe lasciare inerte, desolata, disperata la nostra vita di pellegrini in cerca del proprio destino?

Che il segno della Croce, con le parole sacrosante e misteriose che lo accompagnano, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ci sia assicurato dalla mano materna di Maria; e saremo certi d’essere sulla via del regno dei cieli".

(Papa Paolo VI - Angelus 5 giugno 1977)

 

"Ecco un altro argomento e motivo da meditare con dolore: il potere del cattivo esempio. E allora qual è il contegno da osservare? Forse quello di non scandalizzarsi, diventare passivi, rimanere indifferenti, incapaci di impressionarsi; essere gente a cui nulla importa, perché ammette che il mondo è sempre andato così e non occorre prendersela troppo, e quindi non resta se non tirare avanti alla buona, lasciar svigorire il senso morale e il desiderio del bene, giacché il male esiste e sembra più attraente dello stesso bene? O dobbiamo reagire con mezzi radicali, violenti? Quale, insomma, dev’essere il nostro contegno da cristiani e da discepoli di Nostro Signore?

IL LIMPIDO GIUDIZIO DEL CRISTIANO

Ecco una mirabile lezione di questo Vangelo. Qualunque sia l’esperienza, il quadro che abbiamo davanti agli occhi, delle condizioni morali del nostro tempo, della società, degli esempi che ci si offrono, giammai dobbiamo perdere il senso del bene e del male; né devono esistere confusioni nella nostra anima; il nostro giudizio sia sempre preciso, nettissimo: sì, si; no, no.

Il bene è una cosa, il male è un’altra. Non si possono mescolare; anche se la realtà li mostra come in convivenza, frammisti l’uno all’altro.

Il giudizio morale, per un cristiano, ha da essere severo, rettilineo, costante, limpido e, in un certo senso, intransigente. Bisogna dare alle cose il loro proprio nome: questo si chiama bene, quello si chiama male. E cioè: la coscienza non dev’essere mai indebolita e alterata, o resa indifferente, impassibile, poiché non è lecito applicare indistintamente i criteri del bene e del male alla realtà sociale che ci circonda.

La seconda attitudine che il Vangelo ci raccomanda è quella di immunizzarci a vicenda; di conservarci buoni anche se siamo in una società o in un ambiente contrari al bene; di non lasciare che l’infezione ci raggiunga e si propaghi in noi; ma di essere pronti ad anestetizzare, a immunizzare, ad applicare la profilassi morale, la disinfezione fin dove è possibile: nelle nostre case, nei nostri ambienti, nella nostra anima, e particolarmente nel nostro cuore. Soprattutto occorre tenere puro il nostro abitacolo interiore".

(Papa Paolo VI - Omelia sul frumento e la zizzania 8 novembre 1964)

 

"Proseguendo la riflessione, che nelle domeniche di Quaresima stiamo conducendo su quelli che si possono chiamare i "diritti di Dio", visti non solo come fonti di precisi doveri, ma anche come fondamento e garanzia degli stessi "diritti dell'uomo", vorrei oggi sottolineare le esigenze insite nel secondo comandamento:

Non nominare il nome di Dio invano. Il nome di Dio è gravido di mistero.

E' nome santo, nome che esige riverenza ed amore. Nei suoi confronti purtroppo si registra spesso un atteggiamento di leggerezza, sconfinante talvolta nell'aperto disprezzo: dalla bestemmia, a spettacoli dissacranti, dallo scherno a pubblicazioni altamente offensive del sentimento religioso.

Il diritto alla libertà di coscienza, di opinione e di espressione esonera forse dal dovere di trattare con deferente considerazione l'esperienza spirituale di milioni di credenti? Il sentimento religioso, peraltro, non è forse quanto di più vitale e prezioso l'uomo possa avere?

Offendendo pubblicamente Dio non si commette, allora, soltanto una grave colpa morale, ma si viola pure un preciso diritto della persona al rispetto delle proprie convinzioni religiose.

Oltre tutto, l'irriverenza nei confronti di Dio si ritorce contro l'uomo. Diseducandosi al senso del mistero, l'individuo umano diventa sempre meno capace di stupirsi, di ascoltare, di rispettare, ed è tentato di abbandonarsi all'ebbrezza infida della volontà di potenza, che pretende di manipolare persone e cose senza alcuna regola e al di là di ogni limite.

Il rispetto di Dio, che non ha nulla a che vedere con il fanatismo, è pertanto la più solida garanzia del rispetto per l'uomo

(...)  Coltiviamo, carissimi Fratelli e Sorelle, una riverente venerazione verso il nome santo di Dio ed aggrappiamoci ad esso come ad un'ancora di salvezza. Se il mondo d'oggi sembra talora attanagliato da un'assurda violenza e da una angoscia debilitante, non sarà anche perché fiorisce a fatica sulle labbra e nei cuori degli uomini l'invocazione di Dio?

Mettiamoci alla scuola della Vergine Santa, incomparabile maestra di preghiera e di lode. Chiediamole di ispirarci nei confronti del nome santo di Dio i sentimenti che furono i suoi. Diciamo con lei: "L'anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore... Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente, e santo è il suo Nome" (Lc 1, 46-49)."

(Papa Giovanni Paolo II - Angelus 21 marzo 1993)






[Modificato da Caterina63 21/10/2014 19:37]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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24 Marzo 2010 da Avvenire

IL CASO

Il calcio dà alla testa: «La bestemmia è un diritto» [SM=g1740730]

Punire i bestemmiatori nel calcio sarebbe «una violazione della libertà d’espressione». Il sindacato internazionale dei calciatori FifPro contesta le norme severe volute dalla Federazione italiana. «Come chiunque altro i giocatori hanno il fondamentale diritto di espressione - sostiene sul sito dell’organizzazione l’avvocato olandese Wil van Megen -. Ognuno ha il diritto di dire ciò che vuole, anche se può essere spiacevole».

Il legale critica aspramente la Figc, che ha introdotto l’espulsione e la prova televisiva per giocatori e allenatori blasfemi. Da noi in realtà, dopo tanto clamore, l’applicazione della nuova norma è già solo un ricordo: non si ha notizia ad esempio di alcuna squalifica per Filippo Inzaghi dopo la plateale imprecazione blasfema pronunciata domenica sera in primo piano tv dopo il gol segnato al Napoli. Ma evidentemente la suscettibilità di qualcuno è stata offesa.

«In base alle norme nazionali e alla legislazione internazionale, la libertà di espressione può essere rivista soltanto con un atto del Parlamento - si legge sul sito della FifPro-. Il potere di una federazione sportiva non può essere esteso ai diritti fondamentali». «Se la Figc vuole punire - conclude -, lo può fare solamente con l’appoggio del Ministero della Giustizia. Ma nessun governo ha fatto qualcosa del genere negli ultimi 100 anni».

Van Megen sostiene di aver difeso con successo un giocatore olandese espulso per una bestemmia e che ora in Olanda al massimo gli arbitri mostrano il cartellino giallo. «Hanno perso una buona occasione per tacere», replica lapidario alla FifPro il presidente del Coni Gianni Petrucci, ispiratore delle nuove regole della Federcalcio.

«È giusto vietare le bestemmie, sono un atto volgare», dice il vicepresidente della Figc, Demetrio Albertini, ex calciatore, cattolico e con un fratello prete. Un altro credente famoso, Giovanni Trapattoni, ricorda cosa diceva ai giocatori che bestemmiavano: «Ma se sei un somaro, cosa c’entra Dio?». L’attuale ct dell’Irlanda si chiede: «Vietiamo il fumo in panchina e poi consentiamo questo?». Sorpreso il presidente dell’Assoallenatori, Renzo Ulivieri: «Non l’avevo mai considerata dal punto di vista della libertà d’espressione - ammette -, ma non penso che usare un linguaggio blasfemo sia giusto. Ci vuole educazione».

«Non scomodiamo i diritti umani, è una questione di buon senso», dice monsignor Claudio Paganini, cappellano del Brescia. Che ha sentito bestemmiare anche il buddista Roberto Baggio, quando giocava nelle rondinelle. Ma nemmeno lui, come i suoi colleghi, «ha mai invocato la libertà d’espressione». Monsignor Paganini è anche presidente della Clericus Cup, il torneo di calcio del Vaticano: «I nostri giocatori potrebbero fare da tutor a quelli professionisti che bestemmiano - propone il cappellano del Brescia -: potrebbero insegnargli 99 modi per non farlo».


************************************

ciò che non si vuol capire è che non esiste alcun diritto se questo diritto parte dall'offendere "qualcuno" [SM=g1740729]

un autentico diritto sano parte dal rispetto di TUTTI, dell'Altro, anche di Dio....



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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PREGHIERA DI SUA SANTITA' PIO XII
IN RIPARAZIONE DEL GRANDE PECCATO
DELLA BESTEMMIA*

 
http://mundabor.files.wordpress.com/2011/07/pius-xii-praying.jpg

O augustissima Trinità — Padre, Figliolo e Spirito Santo — che, pur da tutta l'eternità in Te e per Te infinitamente felice, ti degni di accettare benignamente l'omaggio che dalla universa creazione s'innalza fino al tuo trono eccelso; distogli, Te ne preghiamo, i tuoi occhi e storna il tuo udito divino da quegli sventurati che, o accecati dalla passione o trasportati da impulso diabolico, iniquamente bestemmiano il tuo nome e quello della purissima Vergine Maria e dei Santi.

Trattieni, o Signore, il braccio della tua giustizia, che potrebbe ridurre al nulla coloro che osano farsi rei di tanta ampietà.

Accetta l'inno di gloria, che incessantemente si leva da tutta la natura: dall'acqua della fonte che scorre limpida e silenziosa, fino agli astri che risplendono e si volgono con giro immenso, mossi dall'Amore, nell'alto dei cieli.

Accogli in riparazione il coro di lodi che, come incenso innanzi agli altari, sale da tante anime sante che camminano, senza mai sviarsi, nei sentieri della tua legge e con assidue opere di carità e di penitenza si studiano di placare la tua giustizia offesa; ascolta il canto di tanti spiriti eletti che consacrano la loro vita a celebrare la tua gloria, la lode perenne che in tutte le ore e sotto tutti i cieli ti offre la Chiesa.

E fa che un giorno, convertiti a Te i cuori blasfemi, tutte le lingue e tutte le labbra servano ad intonare concordi quaggiù quel cantico che risuona senza fine nei cori degli angeli: Santo, Santo, Santo è il Signore Dio degli eserciti.

I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.

Così sia!

 

PIUS PP. XII


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVI,
 Sedicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1954 - 1° marzo 1955, p. 498


IN RIPARAZIONE DELLE BESTEMMIE

Laudes Divinae

 

Le Lodi Divine sono state originariamente scritte in italiano da Luigi Felici nel 1797 allo scopo di riparare dopo aver detto o sentito parolacce o bestemmie. Le lodi sono state successivamente ampliata da Papa Pio VII nel 1801 e alla fine sono divenute una recitazione comune dopo la Benedizione Eucaristica, di solito con il sacerdote che proclama ogni riga, e la comunità presente la ripete. Pochi sanno, forse, che fu Giovanni XXIII ad inserire la giaculatoria « Benedetto il suo Preziosissimo Sangue », inserita il 12 ottobre 1960 nelle pie supplicazioni...

 

+ Benedictus Deus.      

Benedictum Nomen Sanctum eius.  

Benedictus Iesus Christus, verus Deus et verus homo.

Benedictum Nomen Iesu.       

Benedictum Cor eius sacratissimum.

Benedictus Sanguis eius pretiosissimus.   

Benedictus Iesus in sanctissimo altaris Sacramento.    

Benedictus Sanctus Spiritus, Paraclitus.    

Benedicta excelsa Mater Christi, Maria sanctissima.     

Benedicta sancta eius et immaculata Conceptio.

Benedicta eius gloriosa Assumptio.  

Benedictum nomen Mariae, Virginis et Matris.    

Benedictus sanctus Ioseph, eius castissimus Sponsus.

Benedictus Deus in Angelis suis, et in Sanctis suis. Amen

 

+ Dio sia benedetto.

Benedetto il suo santo nome.

Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero uomo.

Benedetto il nome di Gesù.

Benedetto il suo sacratissimo Cuore.

Benedetto il suo preziosissimo Sangue.

Benedetto Gesù nel santissimo Sacramento dell'altare.

Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.

Benedetta la gran Madre di Dio Maria Santissima.

Benedetta la sua santa ed immacolata concezione.

Benedetta la sua gloriosa assunzione.

Benedetto il nome di Maria, vergine e madre.

Benedetto san Giuseppe, suo castissimo sposo.

Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.


     





[Modificato da Caterina63 23/07/2014 12:08]
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TUTTE LE GENERAZIONI MI DIRANNO(CHIAMERANNO) BEATA .... (Lc.1,47)


 


In riparazione delle bestemmie lanciate alla Madre di Dio, questa Preghiera che la Chiesa diffonde da oltre un secolo, può essere usata anche per tridui e novene, od anche durante le Adorazioni Eucaristiche o dopo il Rosario. Efficace soprattutto durante le Feste Mariane e per le due Solennità del Nome di Gesù e del Nome di Maria.


1. O adorabile Trinità, per l'amore con cui scegliesti ed eternamente Ti compiacesti del Santissimo Nome di Maria, per il potere che gli desti, per le grazie che riservasti ai suoi devoti, fa' che esso sia anche per me fonte di grazia e di felicità. E come i Demoni tremano davanti al suo Nome, fate che anche i bestemmiatori tremino davanti a questo turpiloquio e si convertano prima che sia per loro troppo tardi.


Ave Maria piena di grazia, il Signore è con te.


Tu sei benedetta fra tutte le donne


e Benedetto è il Frutto del Tuo seno, Gesù.


Santa Maria, Madre di Dio,


prega per noi peccatori, adesso


e nell'ora della nostra morte.


Amen!


....


Benedetto sempre sia, il Santo Nome di Maria.


Lodato, onorato e invocato sempre sia, l'amabile e potente Nome di Maria.


O Santo, soave e potente Nome di Maria,


possa sempre io invocarti durante la vita e nell'agonia.


 


2. O amabile Gesù, per l'amore con cui pronunziasti tante volte il Nome della tua cara Madre e per la consolazione che a Lei procuravi nel chiamarla per nome, raccomanda alle sue speciali cure questo povero tuo e suo servo. E come i Demoni tremano davanti ai Vostri Nomi soavi, concedete clemenza ai bestemmiatori affinchè si convertano, strappandoli dai loro artigli.


 


- Ave Maria....


- Benedetto sempre...


 


3. O Angeli Santi, per la gioia che vi procurò la rivelazione del Nome della vostra Regina, per le lodi con cui lo celebraste, svelatene anche a me tutta la bellezza, la potenza e la dolcezza e fate che io lo invochi in ogni mio bisogno e specialmente in punto di morte. E come i Demoni non possono lodare questi soavi Nomi, e perciò sono dannati, ispirate la conversione ai bestemmiatori, affinchè possano scoprire le virtù, le bellezze e le grazie in essi contenuti.


 


- Ave Maria....


- Benedetto sempre...


 


4. O cara Sant'Anna, buona mamma della Madre mia, per la gioia da te provata nel pronunciare tante volte con devoto rispetto il Nome della tua piccola Maria o nel parlarne con il tuo buon Gioacchino, fa' che il dolce nome di Maria sia continuamente anche sulle mie labbra. E come i Demoni scappano davanti alla sola eco di questo Nome immacolato, abbiate compassione dei bestemmiatori, affinché siano, Gesù e Maria, lodati in eterno anche da loro.


 


- Ave Maria....


- Benedetto sempre...


 


5. E Tu, o dolcissima Maria, per il favore che Dio Ti fece nel donarti Egli stesso il Nome, come a sua diletta Figlia; per l'amore che Tu sempre ad esso mostrasti concedendo grandi grazie ai suoi devoti, concedi anche a me di rispettare, amare ed invocare questo soavissimo Nome. Fa' che esso sia il mio respiro, il mio riposo, il mio cibo, la mia difesa, il mio rifugio, il mio scudo, il mio canto, la mia musica, la mia preghiera, il mio pianto, il mio tutto, con quello di Gesù, affinché dopo essere stato pace del mio cuore e dolcezza delle mie labbra durante la vita, sia la mia gioia in Cielo. E come i Demoni fuggono davanti al Vostro Nome reso così potente da Dio e ruggiscono pieni di odio, abbiate pietà dei bestemmiatori, attirateli al Vostro Cuore Immacolato e convertiteli, Voi che tutto potete e che nulla il Signore vi nega. Non permettete più che questi Nomi Santi vengano ulteriormente offesi.


Amen.


 


- Ave Maria....


- Benedetto sempre...


 


E il " Sia Lodato Gesù Cristo/Sempre sia lodato" non è solo un semplice saluto dovuto, ma è anche pura apologetica cattolica, perciò cliccate sopra il saluto per capirne l'importanza.


 


 


 


NOTE


 


1) libricino del 1932 "Fior da Fiore" del sac. Vincenzo Muzzatti. La dedica è indirizzata alla "Gioventu' Cattolica" e agli Assistenti ecclesiastici dei Circoli femminili e maschili Trattasi di una raccolta di fatti atti ad offrire ai Cristiani e non esempi di tutte le virtù.


 


2) dal Centro Editoriale Cattolico Carroccio s.r.l. di Terraglione di Vigodarzere (PD), dai titoli “La bestemmia ferisce prima l’uomo” di Pasquale Casillo e “Italiano, perché bestemmi? Cristiano perché taci? Di Leone Dogo, sviluppano ampiamente il tema della bestemmia


 


3) Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVI-Sedicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1954 - 1° marzo 1955, p. 498





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  Dio

 

Chi ci ha creato?
Ci ha creato Dio.
Chi è Dio?
Dio è l'Essere perfettissimo, Creatore e Signore del Cielo e della terra.

Con queste due risposte san Pio X dava inizio al suo Catechismo.
La prima ci rammenta che gli uomini e il mondo non esistono da sempre né provengono dal caso o dal nulla. Noi siamo perché Egli ci ha voluto, chiamandoci all'esistenza. Ad alcuni può sembrare un dato scontato, ma in realtà è dimenticato sia da molti ricercatori che impostano le loro indagini partendo da presupposti sbagliati che col tempo mostrano tutta la loro fragilità (dopo aver però fatto gran danno alla verità e agli uomini); e sia da molte persone che nel quotidiano vivono come se la loro esistenza fosse del tutto casuale.

Basterebbe la sola Fede in questo primo punto del Catechismo, che già si vedrebbe e s'imposterebbe la vita in modo profondamente diverso. Riconoscere che Dio è Creatore significa capire l'origine delle cose, e quindi il senso e la direzione da dare all'esistenza. Del resto questa prerogativa Gli spetta di diritto e nessuna opinione umana, per quanto radicata, gliela potrà mai togliere.

Il Catechismo sottolinea inoltre che “Dio ha fatto dal nulla tutte le cose”, ed è curioso che questa verità di fede sia talvolta impugnata da quei non credenti che preferiscono rivolgersi alla sola scienza, quando la stessa scienza ha finalmente confermato che tutta la materia e l'universo intero non esistono affatto da sempre. Anzi, finanche il tempo ha inizio con l'universo stesso.

La fede del Catechismo aggiunge alla nostra conoscenza anche altri dati a cui la scienza non potrà mai arrivare, per esempio che Dio non ha abbandonato a se stesso l'universo dopo averlo creato, ma anzi “ha cura e provvidenza delle cose create, e le conserva e dirige tutte al proprio fine, con sapienza, bontà e giustizia infinita”. Dio inoltre èonnipresente, vale a dire presente in ogni luogo, ed è eterno, cioè presente in ogni tempo, sebbene, come “purissimo spirito”', non sia soggetto al divenire, e in Lui non ci sia un prima o un dopo.

Un altro attributo di Dio è l'onniscienza: “Dio sa tutto, anche i nostri pensieri”. Essendo la natura trascendente di Dio al di fuori del tempo, Egli conosce anche tutto il nostro futuro. L'errata comprensione di quest'ultima caratteristica ha indotto alcuni a ritenere (vedi Calvino) che se il futuro è conosciuto da Dio allora esso è da Lui predestinato. In realtà la conoscenza delle cose non influisce per forza sullo svolgimento delle cose stesse, allo stesso modo in cui l'uomo può prevedere diversi fatti senza che egli sia responsabile di questi.

Pur essendo Dio onnipotente (altro suo attributo) ci lascia infatti il dono della libertà. Infine, il Catechismo insegna che Dio è Signore, ossia padrone assoluto di tutte le cose. Il termine padrone oggi piace poco per l'uso cattivo del potere esercitato dagli uomini, ma la signoria di Dio è una signoria costruita sull'Amore.

Dire, come abbiamo detto all'inizio, che Dio è perfettissimosignifica “che in Dio è ogni perfezionesenza difetto e senza limiti, ossia che Egli è potenza, sapienza e bontà infinita”. Dio dunque “non può fare il male, perché non può volerlo” essendo appunto bontà infinita. Desidera anzi che partecipiamo a questa Sua signoria sulle cose, entrando a far parte del Suo Regno, realizzato fra noi dall'azione dì Grazia.



IL TIMONE – N. 8 - ANNO II - Luglio/Agosto 2000 - pag. 26





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31/05/2015 01:42
 
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  Un sacerdote risponde

La sera stessa ho sentito proferire una bestemmia da mio padre e sono stato molto male, mi sentivo deluso e non ho praticamente più aperto bocca per un pò

Quesito

Caro Padre Angelo, 
(…) La sera stessa ho sentito proferire una bestemmia da mio padre e sono stato molto male, mi sentivo deluso e non ho praticamente più aperto bocca per un pò.
Avrei dovuto reagire in qualche modo? (…).
La ringrazio per le sue preghiere e le assicuro le mie.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. alla bestemmia di tuo padre hai reagito senza essertene accorto. E hai reagito nel migliore dei modi.
Quella bestemmia, ne sono certo, per te è stata una ferita al cuore. Hai avuto la sensazione che in quel momento crollasse qualche cosa. Anzi che ti crollasse addosso qualche cosa.
Quella bestemmia ti ha reso in qualche modo muto, incapace di parlare, a motivo del dolore e della umiliazione che hai provato.
Ti sei sentito  come derubato, impoverito, a terra.
Il silenzio è stata la migliore reazione dal punto di vista esterno.
Sono certo che quel silenzio e quel dolore che ti ha reso incapace di sorridere è stato particolarmente eloquente per tuo padre.
Sono convinto che sia stato toccato dal tuo silenzio e che se ne sia subito pentito. Deve aver capito bene la lezione che lo renderà più attento per il futuro.

2. In passato, quando si sentivano delle bestemmie, si insegnava a riparare internamente dicendo le giaculatorie: “Dio sia benedetto, benedetto il suo santo Nome, benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero uomo,…. Benedetta la gran Madre do Dio Maria Santissima…”.
Sono le invocazioni che si recitano dopo la benedizione eucaristica proprio in riparazione delle bestemmie.
Quando ero piccolo sentivo che queste giaculatorie nelle grandi feste venivano cantate dall’assemblea e dalla cantoria col suono dell’organo.
Davano un senso di grandezza. Gli uomini le cantavano con tutta la potenza della loro voce. Era una corale sequenza di gloria e di lode resa a Dio e alla Santa Vergine. Si concludeva la festa con l’animo pieno di gioia e con il cuore che ancora vibrava di quegli accenti.

3. Oggi in alcuni posti non le recitano più e non ne capisco il motivo, perché le bestemmie purtroppo continuano ad essere proferite e hanno bisogno di essere riparate.
La Sacra Scrittura ricorda che pronunciare il nome di Dio o di Gesù Cristo è la stessa cosa che renderli presenti in mezzo a noi con la loro onnipotenza salvatrice.
Ora, proprio dopo le bestemmie, dopo aver insultato Dio, dopo che da noi stessi ci siamo privati della sua presenza e della sua grazia, abbiamo bisogno di ritrovare subito quella presenza.
E questa presenza la si fruisce anche solo pronunziando con devozione il nome di Gesù e di Maria.

4. Questo diventa tanto più urgente se si tiene presente che il secondo comandamento del decalogo è stato espresso da Dio stesso in questi termini: “Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché Dio non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano” (Es 20,7).
“Dio non lascerà impunito”: è certamente un linguaggio antropomorfico che sta a significare che in quel momento ci viene sottratta la grazia di Dio, o meglio, che ci si priva della grazia e della presenza di Dio, che ci si espone al comune avversario e si rimane in qualche modo senza difesa.
Per questo la Sacra Scrittura ricorda che “chi pecca, danneggia se stesso” (Sir 19,4). E ricorda anche (cfr Gn 34,25) che può lasciare senza difese quelli della propria casa.

5. So che reciti il santo Rosario. 
Capitasse ancora qualche altra volta di sentire delle bestemmie, recitalo in riparazione perché la grazia e la benedizione del Signore non manchino mai alla tua famiglia.

Accompagno la tua preghiera con la mia preghiera. 
Ti ringrazio molto delle preghiere che fai per me e ti benedico.
Padre Angelo




 







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