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NON BESTEMMIARE: la bestemmia degrada l'Uomo

Ultimo Aggiornamento: 31/05/2015 01:42
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PREGHIERA


"Dio é la più oppressa

di tutte le parole umane.

Nessuna parola é stata

tanto insudiciata,

tanto lacerata"


(Martin Buber
filosofo e scrittore tedesco di origine ebraica)


La bestemmia sputo villano e tubercolosi dello spirito



La favella nostra, che cantò con Dante cose eterne e sonò con i nostri eroi la diana della riscossa, dobbiamo purgarla dalla voce che la offende: la bestemmia!
Lo dobbiamo per l'onore nostro, per l'educazione dei figli, per il rispetto a ciò che sublima un popolo.

 

Santa Gemma Galgani (+ 1903), nel sentire le bestemmie, sveniva o piangeva lacrime di sangue o sudava sangue dal viso e dal collo. Un giorno rispose alla zia: "Nell’udire le bestemmie vedo Gesù che soffre tanto e io soffro con lui: soffro al cuore e mi esce quel sangue".

“I cani abbaiano per difendere il padrone, e io dovrei essere muto quando si maltratta il nome di Dio? Morire piuttosto, ma non tacere!” (San Girolamo).

“Dobbiamo sopportare con pazienza le ingiurie che ci si fanno, ma quando, dinanzi a noi, una bocca sacrilega vomita bestemmie contro Dio, noi, lungi dall’essere pazienti, dobbiamo resistere all’empio e condannare la bestemmia, senza nascondere la nostra indignazione"

(S. Agostino).

 

Tra i primati internazionali di cui il nostro Paese può andare “ben fiero” c’è quello, consolidato, della bestemmia, che ormai fa parte del modo comune di parlare dell’italiano.

Ne è divenuta un intercalare così diffuso che lo si accetta passivamente. Per qualche genitore, persino, è divenuto sintomo di crescita, di maturazione dei propri figli, e ridono quando così piccoli li sentono bestemmiare. E si fa a gara a chi bestemmia di più, a chi trova le espressioni più blasfeme, che si pubblicizzano ora anche nei siti internet, con immagini pornografiche o blasfeme. Il tutto alla portata di chiunque, minori compresi, senza che qualcuno intervenga contro questo sfacciato vilipendio della religione cattolica.

Si ha paura ad intervenire, si ha vergogna, ci si sente reazionari e magari si risponde con un sorriso di colpevole arrendevolezza, delle volte si assiste persino a cattolici che tentano di giustificarla, rendendosi semplicemente ridicoli.

La bestemmia nasce dalla cattiveria, dalla rabbia, dalla contestazione, ma, soprattutto, dalla stupidità, dall'ignoranza, dalla volgarità, dalla presunzione di sapere che non comporta nessun rischio e nessun danno, soprattutto ora che è stata depenalizzata dalla Stato Italiano.

È caduta infatti la legge che prevedeva sanzioni nei confronti di chi bestemmiava, ma questo, ora, non autorizza certo la libertà di bestemmia.

Non dobbiamo bestemmiare non perché c ‘è una legge che ce lo vieta, ma perché si è convinti che la bestemmia è un non-senso, oltre che un offesa recata a Qualcuno, e dobbiamo mobilitarci, protestando anche contro chi diffonde immagini e scritti ingiuriosi verso il Cielo, con la forza della convinzione che non è lecito a nessuno offendere la dignità altrui.

Durante il Giubileo del 2000, il Papa disse che era un buon segno di penitenza farsi il segno della Croce e dire una giaculatoria di riparazione quando per strada sentiamo qualcuno che bestemmia.

 

La Morale e il senso (comune) del pudore:  La bestemmia come veniva affrontata "ieri"(1)

 

Riportiamo dal Corriere del Mattino di Verona del 7 marzo 1924, in cronaca di Legnago:

 

Ieri in piazza Navona un disgraziato bestemmiava terribilmente e ripeteva forte alle timide osservazioni sconcertate dei presenti:

- Ma quale onor di Patria! Ma quale Dio! Se Egli ci fosse manderebbe un angelo, ora, a castigarmi... e rideva.

All'improvviso una figura nera si avanza, si avvicina al bestemmiatore, gli dà un sonoro schiaffo sul viso e gli dice:

- Per punire un mascalzone non c'è bisogno di un Angelo, basta uno spazzacamino!

Il bestemmiatore non fiatò più.

 

Al "primo Congresso dei direttori dell'Apostolato della Preghiera, tenutosi a Roma nell'ottobre del 1920, assisteva con devozione un massone convertito, Amedeo Balzaro, che coi 400 Congressisti partecipò all'udienza concessa dal Pontefice Benedetto XV.

Il Papa in quell'occasione, deplorò sopratutto il vizio, oramai diffuso in Italia, della bestemmia; ed invitò l'Apostolato della Preghiera di farsi carico nel promuovere preghiere ed atti di riparazione sia per le bestemmie dette, sia per la conversione dei bestemmiatori.

Amedeo Balzaro si commosse così tanto che pianse, e da allora si prodigò per combattere questa piaga.

Lavorando presso il Corriere del Mattino, cominciò a coinvolgere anche gli avversari politici oltre che gli amici e i lettori, per una lotta contro la bestemmia, e presto non trovò alcuna opposizione, anzi, trovò molti appoggi e sostegni da tutte le parti e la gente che leggeva il giornale, si sentiva edificata e coinvolta in questa battaglia.

Il 6 maggio del 1922, nel Primo Venerdì del mese e quale atto di riparazione, fece uscire il seguente Comunicato-Manifesto che trovò subito numerose adesioni:

 

" Concittadini!

Nel premere di problemi economici non dobbiamo dimenticare le affermazioni ideali.

(..)

La favella nostra, che cantò con Dante cose eterne e sonò con i nostri eroi la diana della riscossa, dobbiamo purgarla dalla voce che la offende: la bestemmia!

Lo dobbiamo per l'onore nostro, per l'educazione dei figli, per il rispetto a ciò che sublima un popolo.

Una volta tanto, uniti, i rappresentanti di tutte le idee e dei vari partiti, espressione del multiplo respiro della Patria, vi lanciano, o cittadini, l'appello: Cooperate tutti a cancellare la bestemmia dalla dolce lingua d'Italia!"

 

Il Manifesto ebbe immediato successo, fu ripetuto cinquantamila volte; e venne richiesto e diramato dai Sindaci, dai Prefetti, dai Provveditori agli studi, perfino da altri giornali.

Le adesioni s'accatastarono:

la stampa ne trattò favorevolmente; ovunque s'inneggiava a Verona e su tutto il territorio nazionale per una Italia più civile.

La lotta  contro la bestemmia si profuse per tutta l'Italia con un profondo ardore che non sarà mai più dimenticato.

La nazione disonorata da quel segno di tubercolosi spirituale, che è lo sputo villano e l'insulto contro Dio ma anche contro l'uomo stesso, si scuoteva perché ancora sensibile al senso del pudore del linguaggio.

Le ossa di Bernardino da Siena, che sulle case e nei cuori del suo tempo voleva inciso il Nome santissimo di Gesù, hanno avuto un fremito, finalmente un sussulto di gioia.

Oggi questa crociata pacifica, per nulla imposta ma offerta a tutti i cittadini per salvaguardare la propria lingua, è un fatto che merita di essere studiato oggi e in futuro.

Và altresì da offrir alle coscienze giovani e meno giovani, la correzione del parlar scurrile, le parolacce, che per quanto non siano esecrabili come la bestemmia, ad essa al fin conduce, trasformando le bocche in cloache e trattano il prossimo, al quale sono dirette, ad escrementi in faccia, andando a colpire la dignità altrui.

(mons. Francesco Olgiati)

 

A RACCOLTA!

così riportava il giornale locale " Il Resegone di Lecco"

 

Affondiamo sempre più nel fango della bestemmia.

Il vizio nazionale è paurosamente dilagato; ne siamo insozzati fino ai capelli; onde a noi il tristissimo primato d'infamia che dell'italiano il popolo più svergognato del mondo.

Arrossire non giova; gemere non basta.

Risorgere, bisogna!

Vogliamo sprofondare sempre più nel fango o non forse vogliamo rizzarci in piedi, tutti, come un sol uomo, e d'iniziare una fiera e gagliarda ribellione che ponga fine all'onta?

In questa lotta generosa non difendiamo un lembo di terra, non un partito, non una istituzione, ma il Nome Santo di Dio, l'onor della Patria, la dignità dell'uomo.

Finora abbiamo respirato un aeree blasfemo: l'inveterata abitudine ci ha nascosto il pericolo d'asfissia, ci ha tolto il senso del pudore, lo schifo che sentivamo a noi dintorno.

Ora non più!

Sia stretta questa alleanza tra quanti sono galantuomini e gentiluomini.

E poichè il silenzio, i riguardi, l'indifferenza furono come il  letto caldo per il moltiplicarsi della stupida aberrazione, quind'innanzi affrontiamo il bestemmiatore: rigettiamogli in faccia il nostro "basta"! solenne, imperioso, deciso, perentorio e al bestemmiatore pentito, facciamogli comprendere il male che faceva a se stesso e al suo prossimo.

 

LA CURA IMMEDIATA: RISCOPRIRE I VALORI DELLO SPIRITO

 

Come curare questa febbre di bestemmia?

La febbre non è che un sintomo che l'organismo è ammalato, quindi la cura immediata e radicale ne cerca le cause per portarvi rimedio e sollievo; la cura contro questa febbre è l'elevazione dei valori dello spirito.

E' proprio questo il lavoro che da secoli attende la Chiesa, ben contenta di avere sempre tanti collaboratori di buona volontà, anche tanti fra coloro che non vivono dentro la Chiesa.

Cominciata l'opera con la carità, bisogna anche sanare radicalmente l'organismo che il medico zelante si premunisce di disinfettare con il chinino per attenuare sia la febbre quanto i suoi effetti dirompenti.

 

Così va curata questa bestemmia, questa febbre che devasta e corrompe l'uomo, è un lavoro da farsi subito, già troppo si è aspettato, il nostro chinino sono i valori dello spirito, la preghiera e fra queste la più eccellente risulta essere il Rosario; chi prega con questa corona infatti, non ha tempo ne voglia di dire bestemmie o di usar un linguaggio deplorevole quale è la parolaccia, poi abbiamo la penitenza, e certo l'amore per un linguaggio decente e dignitoso, l'orgoglio di sentir nell'amata lingua un linguaggio come le note musicali. Si imparino a memoria le litanie e si dicano queste se proprio si vuol dire qualcosa. Lo stesso linguaggio addolcito, quali i Santi stessi ci insegnano, induce anche i più recalcitranti atei in una gradevole conversazione col cristiano.

(don Giuseppe Chiot)

 

DECALOGO PER I BESTEMMIATORI

 

1- La bestemmia è segno di ignoranza; vuoi davvero ritenerti un ignorante?

2- La bestemmia è inciviltà e bassezza; vuoi essere definito un incivile?

3- La bestemmia degrada l'uomo; vuoi davvero cadere così in basso?

4- La bestemmia è un terribile cancro sociale; vuoi renderti responsabile di questo?

5- La bestemmia altera il carattere; vuoi vivere inquieto per sempre?

6- La bestemmia è frasario da ubriaco; vuoi essere visto come un alcolizzato?

7- La bestemmia offusca il pensiero e il costume; vuoi vivere con questa oscurità?

8- La bestemmia insozza senza vantaggi; perchè allora bestemmi?

9- La bestemmia offenda chi ascolta; come puoi dire di amare il tuo prossimo?

10- La bestemmia ripugna; se sei un bestemmiatore, lo sai almeno che stai denigrando te stesso? Così è nell'uso frequente e sfrenato della parolaccia, essa denigra te stesso schiacciando la tua stessa dignità e del prossimo al quale la rivolgi.

 

L'esempio: Il bestemmiatore di Salzano e il Papa Pio X

 

Tra i tanti aneddoti della vita di Pio X di v.m. è anche quello seguente, che crediamo cosa assai gradita qui ricordare.

Trovavasi egli ancora arciprete di Salzano, parrocchia della diocesi di Treviso.

Votatosi interiormente al bene delle anime, s'era colla stima guadagnato il confidente affetto di tutti, e tutti si tenevano onorati, incontrandolo, d'una sua parola, d'un suo saluto e spesse volte andavano di proposito a cercarlo per riceverne benefici.

Un giorno entrava in un'osteria del paese e quanti erano presenti si levarono anche in piedi tanto era il segno dell'amore e del rispetto, poi alcuni gli si mossero incontro offrendogli da saggiare perfino il proprio bicchiere.

L'ottimo arciprete mostrò di gradire da tutti, meno che ad uno il quale, piccatosi del gesto dell'arciprete ne domandò ragione di tal rifiuto.

Don Giuseppe Sarto spiegò allora con tono paterno ma deciso:

- Voi avete la triste abitudine di bestemmiare, e fino a quando non lascerete questo vizio infame, io non posso, ma non voglio neppure avere nulla a che fare con voi - !

Confuso e mortificato il povero uomo che si vide tutti gli occhi puntati addosso, disse:

- Non ditemi questo, voi siete per me come un padre! Ch'io diventi un serpente se d'ora innanzi pronunzierò ancora una bestemmia! Ma voi non abbandonatemi! -

L'arciprete don Sarto fu soddisfatto di quella promessa, si avvicinò all'uomo e lo benedisse. Quando poi seppe che il vecchio sensale aveva mantenuto davvero la sua promessa, gli divenne amico.

 

Se il sacerdote guadagna la stima e la fiducia del gregge che gli è stato affidato, otterrà da essi promesse e volontà per debellare ogni vizio, è questo il compito del prete, così come è compito dei fedeli non deludere mai l'amicizia così preziosa e vantaggiosa del sacerdote che è come il medico e guarisce le nostre anime.





 




 


[Modificato da Caterina63 23/07/2014 12:04]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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