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Il Signore degli Anelli

Ultimo Aggiornamento: 20/10/2015 21:07
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Sesso: Femminile
08/01/2009 23:49
 
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Naturalmente Tolkien affronta anche delle critiche.......

si tratta di Peter Hastings, manager della libreria cattolica Newman Bookshop. Egli rimane colpito dalla facoltà degli Elfi di reincarnarsi e a questo proposito scrive:
" Dio non ha usato questo espediente per nessuna delle cose create di cui siamo a conoscenza, e mi sembra che questo superi la posizione di un sub-creatore, perché un sub-creatore, quando si occupa dei rapporti fra creatore e creato, dovrebbe usare quei canali che sa che il creatore ha già usato "

Alchè ringraziando per l'osservazione, Tolkien chiarisce :

" .....Naturalmente io ho già preso in considerazione tutti i punti che lei ha sottolineato. [...] l'intera opera dall'inizio alla fine é principalmente legata al problema della Creazione e della sub-creazione (e secondariamente con il secondo problema connesso, quello della morte). [...] la liberazione dai modi conosciuti che il creatore ha già usato é la funzione fondamentale della sub-creazione, un omaggio all'affinità della Sua potenziale capacità di cambiamento, uno dei modi in cui si rivela, come in effetti io dico nel Saggio..... "

Ad un altro lettore risponde: "...Perché io penso che le storie fantastiche abbiano un loro modo di rispecchiare la verità, diverso dall'allegoria, o dalla satira (quando é elevata) o dal realismo, e per alcuni versi più potente. Ma prima di tutto la storia fantastica deve riuscire come racconto, divertire, piacere, e anche commuovere a volte...."

Tolkien si spiega poi più approfonditamente citando da San Paolo di quella "nuova creazione" avvenuta grazie all'Incarazione di Dio attraverso il quale "ecco io vengo e rifaccio nuove tutte le cose!"

Appellandosi alle ultime parole del Padre Nostro, Tolkien spiega ad un lettore la scena di Sam e Frodo e il fallimento di lui, sul Monte Fabo: " ....La catastrofe esemplifica (per un aspetto) le parole familiari: 'Perdona i nostri nemici come noi perdoniamo chi ci ha offeso. Non indurci in tentazione ma liberaci dal male". Continua poi Tolkien: "'Non indurci in tentazione etc...' é la richiesta più dura e meno considerata. L'idea all'interno della mia storia é che ci sono situazioni anormali in cui uno può trovarsi...(...)

....il bene del mondo dipende dal comportamento di un individuo in circostanze che gli richiedono sofferenza e sopportazione oltre la norma. Frodo si trovò in una situazione sacrificale: era "votato al fallimento" non solo l'influenza dell'Anello, ma probabilmente la stessa compagnia di Gollum lungo tutto il viaggio, fanno prevalere in Frodo tutti i limiti di sopportazione. (...) ....non meno importante come Sam non subisce l'inganno di Gollum, anzi, ne intuisce il doppio gioco, ma deve sopportare che il suo amico e "padrone" al quale aveva consegnato tutta la propria fedeltà, non solo non gli crederà, ma lo caccerà via. (...)...."come noi li rimettiamo ai nostri debitori" Sam non porta rancore, la sua fedeltà verso l'amico sarà la vera salvezza per Frodo stesso, egli comprende che l'amico è in pericolo e che non comprende più il peso dell'influenza ingannatrice dalla realtà, comprende che non è più in grado di portare da solo quell'impegno, ma vorrei che si comprendesse l'importanza che Sam non si sostituisce a Frodo, non prende l'Anello, non gli porta via la croce, ma prende Frodo sulle spalle con tutto il suo peso e lo aiuta a portare a compimento la missione. (....)....Sam resta al suo posto e da qui è in lui uno spirito veramente libero che lo porta ad un corpo a corpo con Gollum perchè Frodo possa andare avanti..... "

Ma attenzione, anche nella figura di Sam c'è un fallimento......
Sam rasenta tavolta l'orgoglio e la possessione dell'incarico ricevuto, dice Tolkien: "...Gollum che non fa in tempo a pentirsi a causa dell'interruzione di Sam: questo mi sembra così simile al mondo reale in cui gli strumenti della giusta punizione sono raramente buoni o cattivi per se stessi; e i buoni sono spesso un ostacolo perchè non concedono al cattivo di pentirsi. (....) ....questo non fa di Sam il "cattivo", Gollum aveva avuto più volte la possibilità di salvarsi; se ad un tratto del tragitto egli impara a fidarsi di Frodo, la sfiducia prevale e Gollum prosegue così il suo piano conducendo Frodo nella tana del ragno perchè venga divorato.... "

La debolezza nella pietà esemplificata nella persona di Sam può essere vinta proponendoci di adottare, spiega Tolkien, un duplice metro di giudizio: uno nei nostri riguardi, scrive nella lettera 246: " ...a noi stessi dobbiamo proporre l'ideale assoluto senza compromessi, dato che noi non conosciamo i limiti della nostra forza naturale. [...] Per quanto riguarda gli altri, nei casi in cui sappiamo abbastanza per dare un giudizio , dobbiamo applicare un mertro di giudizo mitigato dalla compassione..."

Tolkien spiega così che la missione per la distruzione dell'Anello, essendo inserita nel disegno di salvezza del mondo, é destinata a fallire solo in apparenza come apparente fu il fallimento della Crocifissione di Cristo. La nobilitazione di Frodo deve passare attraverso questo stretto passaggio (la strada stretta ). La modalità in cui si realizza questa dinamica é perciò di grandissima importanza e qui esplode la cattolicità di Tolkien. La salvezza infatti ha bisogno dell'uomo e della sua vita per realizzarsi nella storia... ...La salvezza chiede all'uomo di ogni tempo di mettersi in gioco, anche quando ci fossero avanti a noi i fallimenti e tutti i limiti umani poichè "Dio non può salvarti senza di te".....e non vi è salvezza senza il coinvolgimento degli altri......scrive infatti Tolkien: " ... a questo punto la salvezza del mondo e la salvezza dello stesso Frodo vengono raggiunte grazie alla sua precedente capacità di perdonare le offese. In qualunque momento una persona prudente avrebbe detto a Frodo che Gollum l'avrebbe tradito e alla fine avrebbe potuto derubarlo. [...]Grazie ad una situazione creata dalla sua precedente capacità di perdonare, Frodo si salva, e viene sollevato dal suo fardello.....
Al poeta W. H. Auden, Tolkien aggiunge:..Sam non aveva ancora oltrepassato il confine del bosco che aveva già aperto gli occhi. Perché se c'é qualcosa in un viaggio di qualunque durata, per me é questo: lo scuotersi da una situazione vegetativa di sofferenza passiva e senza scopo ....."

Tolkien inoltre considera il viaggio nella sua interezza, andata e ritorno, ed il ritorno non é meno importante dell'andata perché ha il compito di restituire alla quotidianità quanto vissuto nell'eccezionalità, cioè: colui che vive una forte esperienza e mette a dura prova la propria fede in questo viaggio di andata, non può al suo ritorno rivivere come aveva vissuto prima di partire..... in questa occasione si scova un'ultima debolezza; Tolkien la spiega citando le parole di Frodo nel finale (lettera 246):

"...Anche se venissi nella Contea, non mi sembrerebbe più la stessa, perché io non sono più lo stesso'. Questa in realtà é una tentazione delle Tenebre, un'ultma scintilla di orgoglio: il desiderio di poter tornare come 'eroe' non soddisfatto di essere stato un puro strumento del Bene. Ed era mescolata con un'altra tentazione, più oscura e tuttavia (in un certo senso) più giustificata, perché comunque lo si spiegasse lui di fatto non aveva gettato l'Anello con un gesto deliberato: era tentato di rimpiangere la sua distruzione e di desiderarlo ancora 'È andato per sempre, e adesso tutto é buio e vuoto' disse non appena si svegliò dalla malattia del 1420... "

Così per Tolkien il mondo viene salvato dalla PROVVIDENZA che agisce attraverso la pietà esercitata nei momenti dell'errore realizzandosi in "situazioni sacrificali"....che si riscontrano sia nella composizione di questa Compgania fatta da uomini fragili, ma che hanno fede e sperano contro ogni speranza. Non si vuole qui intendere la provvidenza in senso cristiano ma, come scrive Tolkien: " ....l'unica Persona sempre presente che non é mai assente e mai viene nominata' -in verità ci si riferiva a lui come all' Unico.....(...) Nel Signore degli Anelli il conflitto fondamentale non riguarda la libertà, che tuttavia é compresa. Riguarda Dio, e il diritto che Lui solo ha di ricevere onori divini...[...].....Nella mia storia, come nella realtà che viviamo, non esiste il Male assoluto, se esso può essere sconfitto di conseguenza non può essere assoluto; al contrario solo il Bene è Assoluto ed è questo Bene che viene sempre messo in pericolo dalle scelte degli uomini, tuttavia essendo questo Bene l'Essere in assoluto, a Lui il diritto di suscitare tutte le Compagnie che riterrà opportune per sconfiggere le catene che ad ogni generazione fanno la loro comparsa ingannando gli uomini.... "


Infine uno sguardo alla figura di Gandalf che Tolkien spiega in questo epistolario.......
Gandalf è il maestro EDUCATORE, non è certo "colui" attraverso il quale tutto avviene, ma è l'educatore che conserva il magistero del lieto fine.....Tolkien fa dire a Gandalf sull pietà: " Pietà? È stata la pietà che ha fermato la mano di Bilbo. Pietà e compassione: non colpire senza necessità. Ed é stato ben ricompensato, Frodo. Stai certo che é stato ferito così lievemente dal male e alla fine é riuscito a sfuggirli, perché il suo possesso dell'Anello é iniziato in questo modo. Con pietà...... "

Gandalf rivela così la presenza di quell'Unico che Tolkien non vuole nominare: "Dietro di quello, c'era qualcos'Altro al lavoro, dietro ogni disegno di colui che fece l'anello. Non posso dire di più se non che era stabilito che Bilbo trovasse l'anello, e dal suo facitore "

Possiamo individuare due orizzonti distinti nei quali si manifestano le debolezze di personaggi e razze che Gandalf deve educare e ammaestrare perchè possano affrontare gli eventi: uno é quello, più immanente rispetto al libro, del compimento della missione, mentre l'altro é più ampio perché riguarda il modo di vivere la propria natura umana e genera il problema della Morte ed Immortalità. Per quanto riguarda la pirma sfera già si é detto commentando il comportamento di Sam quali siano i punti deboli che Tolkien individua negli Hobbit. Ma anche gli Uomini (intesi come razza) sono coinvolti attivamente nella Guerra dell'Anello. Di essi abbiamo esempi titanici in Boromir e Denethor. Di quest'ultimo Tolkien dice nella lettera 183:

"..Denethor era contaminato dalla politica: da qui il suo fallimento e la sfiducia in Faramir. L'obiettivo principale per lui era quello di conservare l'assetto politico di Gondor, così com'era, contro un'altra potenza, che era diventata più forte e quindi incuteva timore e doveva essere combattuta per quel motivo più che per il fatto che fosse corrotta e malvagia..."

Nella lettera 181 Tolkien spiega il ruolo della magia e dunque il senso dell'essere stregone, e di Gandalf dice: " Il suo ruolo di "stregone" é il ruolo di angelo e di un messaggero dei Valar o Governatori: aiutare le creature razionali della Terra di Mezzo a resistere a Sauron [...]. Ma dato che secondo questa storia o mitologia il potere [...] é considerato malefico, questi stregoni si incarnano in figure compatibili con la Terra di Mezzo, e così soffrono pene fisiche e spirituali [...]. Il loro peccato principale é quello dell'impazienza, che poteva provocare il desiderio di forzare gli altri verso il loro destino finale positivo, e in queso modo inevitabilmente avrebbero imposto la loro volontà......."

Concludiamo con la parte più delicata: LA MORTE E L'IMMORTALITA'.... ..
lo stesso Tolkien sa di camminare su un campo minato infatti scriverà pochissimo su questo tema nelle sue lettere......
Gandalf muore, ma ritorna o viene mandato a terminare la missione "con poteri ancora maggiori"....
Come interpretarlo?
Gandalf usa il dono dell'immortalità come creatura, di conseguenza questo è assai lontano da Cristo.....
La lettera del 5 novembre 1954 a Padre Murray ci aiuta e ci cautela assieme. Tolkien rivela che il modo con cui viene raccontato il ritorno di Gandalf sia in realtà un "imbroglio" e un "errore" del resto, spiega Tolkien nella lettera, la narrativa aveva le sue necessità, posso dire con serenità che si tratta più di un obbligo legato alla tecnica narratica, che non ad altro!

Tolkien specifica che la morte di Gandalf è reale, non apparente: "...Gandalf morì per davvero, e venne cambiato: questo per me é l'unico vero imbroglio, rappresentare qualcosa che può essere chiamato 'morte' come qualcosa che non fa nessuna differenza...(...) la crisi era diventata troppo grave e richiedeva un rafforzamento del potere. Così Gandalf si sacrifica, il suo sacrificio viene accettato, e fa ritorno più forte di prima...."

Questo "ritorno" comunque non è opera della magia o di Gandalf medesimo....scrive: "...nudo sono stato rimandato indietro, per breve tempo, finché non fosse assunto il mio compito. Mandato indietro da chi, e da dove? Non dalle divinità che si occupano solamente del mondo fisico e del suo tempo; perché lui é passato 'dal pensiero e dal tempo'.. ...(..) morte ed immortalità: il mistero dell'amore per il mondo in una razza destinata a lasciarlo e apparentemente a perderlo; l'angoscia nei cuori di una razza destinata a non lasciarlo, finché il suo intero ciclo nato dal male non sia completo nell'esultanza e nel trionfo del Bene assoluto....." Tolkien non aggiunge altro e ci lascia senza risposta che lascia aperta la strada per ulteriori approfondimenti.


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Buona meditazione...............

Fraternamente CaterinaLD
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"Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero" (Santa Caterina da Siena)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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