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Pregare per gli Ebrei è un dovere Cristiano

Ultimo Aggiornamento: 14/09/2011 00:36
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15/01/2009 14:28
 
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Ennesima discussione sullaPreghiera verso gli Ebrei!



L'attacco contenuto in un editoriale per il mensile dei gesuiti "Popoli"
"Sulla preghiera per la conversione degli ebrei sono mancate le risposte della Cei"

Papa, l'accusa del rabbino di Venezia
"Con lui cancellati 50 anni di dialogo"

                                               
 
ROMA - Con Benedetto XVI, la Chiesa sta cancellando i suoi ultimi "cinquanta anni di storia" nel dialogo tra ebraismo e cattolicesimo: a lanciare la critica è il rabbino capo di Venezia, Elia Enrico Richetti, che - in un editoriale per il mensile dei gesuiti "Popoli", ha spiegato i motivi che hanno portato il rabbinato italiano a non partecipare alla prossima Giornata sull'ebraismo, indetta per il 17 gennaio dalla Conferenza espiscopale.

Il rabbino di Venezia ricorda innanzitutto la decisione di Benedetto XVI di reintrodurre, con il messale pre-conciliare, la preghiera del Venerdì Santo per la conversione degli ebrei. Il rabbinato italiano - riferisce Richetti - ha chiesto spiegazioni ed un ripensamento: con risposte ufficiose, "una risposta della Conferenza episcopale, sia pure sollecitata, è mancata", e la Chiesa - afferma l'esponente ebraico - ha fatto presente che "gli ebrei non hanno niente da temere", in quanto "la speranza espressa dalla preghiera 'Pro Judaeis' è 'puramente escatologica', è una speranza relativa alla 'fine dei tempi' e non invita a fare proselitismo attivo".

"Queste risposte - osserva tuttavia Richetti - non hanno affatto accontentato il Rabbinato italiano. Se io ritengo, sia pure in chiave escatologica, che il mio vicino debba diventare come me per essere degno di salvezza, non rispetto la sua identità. Non si tratta, quindi, di ipersensibilità: si tratta del più banale senso del rispetto dovuto all'altro come creatura di Dio".

"Se a ciò aggiungiamo - aggiunge Richetti - le più recenti prese di posizione del Papa in merito al dialogo, definito inutile perchè in ogni caso va testimoniata la superiorità della fede cristiana, è evidente che stiamo andando verso la cancellazione degli ultimi cinquant'anni di storia della Chiesa".


Poi la conclusione, durissima: "In quest'ottica, l'interruzione della collaborazione tra ebraismo italiano e Chiesa è la logica conseguenza del pensiero ecclesiastico espresso dalla sua somma autorità".

(13 gennaio 2009)
FONTE REPUBBLICA


Si riapre dunque la polemica...[SM=g1740730]

Il contributo dell'amio Daniele:

Siamo alla follia pura: secondo il rabbino, credere e pregare che l'adesione alla verità sia presupposto di salvezza implica non rispettare le persone di altra religione. Il che, trasposto nella quotidianità, equivale a dire: se io ritengo che un mio amico sia in errore, consigliare o desiderare che si corregga è un'offesa nei suoi confronti.

Naturalmente questo principio è valido a senso unico, cioè solo da parte dei cattolici, perché gli Ebrei, nella loro dottrina (per chi ancora la professa) dicono senza problemi il contrario. Anche ammesso che le preghiere ebraiche non si riferiscano ai cristiani, esse, seguendo il ragionamento del rabbino, sarebbero ingiuriose nei confronti degli "adoratori degli idoli", quindi, per esempio, degli induisti o degli animisti.
O si vogliono fare, come sembra, due pesi e due misure? Dovremmo forse pensare che ebraismo e cristianesimo sono equivalenti dal punto di vista della salvezza? Ma in questo caso il sacrificio di Cristo e la nostra fede sarebbe vana! Ciò che mi stupisce non è questo, ma il fatto che una rivista cattolica ospiti interventi di questo genere, ingiuriosi verso la persona del Santo Padre e deliranti sul piano delle argomentazioni, oltre che pervasi di spirito anticristiano. Se non che, se tenessi bene a mente la deriva dei Gesuiti negli ultimi anni, probabilmente non mi stupirei più.


C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: 'Avranno rispetto di mio figlio!' Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: 'Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità'. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?". Gli rispondono: "Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo". E Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture:

    La pietra che i costruttori hanno scartata
    è diventata testata d'angolo;
    dal Signore è stato fatto questo
    ed è mirabile agli occhi nostri?

Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. Chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà". Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta.

(Mt. 21, 33-45)

L'interpretazione di questa parobola è talmente evidente che né i discepoli né la folla chiedono spiegazioni e il Vangelo non ne fornisce. Il padrone è Dio. La vigna potremmo identificarla con il suo messaggio, la sua verità, il suo regno sulla terra. I vignaioli cui viene affidata in un primo momento la vigna sono il popolo ebraico. I servi sono i profeti dell'antico Testamento, che furono da esso respinti, derisi o uccisi. Il figlio è il Messia, cioè Gesù Cristo. Dopo la sua uccisione (che viene compiuta non tanto per ignoranza quanto per malizia, allo scopo cioè di mantenere per sé la vigna, ossia, fuor di metafora, lo status di popolo eletto), la vigna viene tolta ai vignaioli omicidi e consegnata a un popolo che lo farà fruttificare, vale a dire la santa Chiesa, nella quale si compiono e si realizzano le profezie universalistiche di cui è permeato l'antico Testamento.

Di conseguenza, pensare, come purtroppo mostrano di fare alcuni cattolici, che l'antica alleanza non è mai stata revocata oppure che la religione ebraica e la religione cristiana sono equivalenti in ordine alla salvezza (sul piano oggettivo, ovviamente) significa non solo ignorare la secolare dottrina della Chiesa, ma anche mettersi contro l'esplicito senso del Vangelo.[SM=g1740722]

mercoledì 14 gennaio 2009

Pregare perchè gli ebrei trovino il Messia non è peccato.

San Paolo predica agli ebrei nella sinagoga di Damasco - mosaico XII sec.Sorpreso e stupefatto del ragionamento espresso su POPOLI dal rabbino capo di Venezia, persona non solo intelligentissima ed erudita (ma pensavo anche maggior conoscitore della nostra religione cristiana) per giustificare il ritiro da parte ebraica dalle celebrazioni del 17 gennaio.
Invece di denunciare problemi "politici" sul papa Tedesco, la sua difesa per Pio XII che tanto infastidisce, e la sua volontà di visitare Israele, ma senza dargli alcun aiuto nella attuale guerra (anzi esprimendo il suo rammarico e sgomento per quanto avviene a Gaza), ecco che si riesuma la questione della preghiera del Venerdì Santo.
Incredibile ma vero. Ci si attacca al cavillo liturgico per non parlare di ben altri, e ben più concreti problemi a livello di dialogo.
Non ci siamo proprio, e ora cerchiamo di spiegarci.

1) Che i cristiani preghino perchè i fratelli ebrei possano trovare il Messia, non mi pare per nulla uno scandalo. Gli stessi ebrei continuano a pregare perchè il Signore mandi il Messia atteso. Fin qui nulla di strano.

2) Il Messia per i cristiani ha un nome: Gesù, il Cristo, appunto. La loro fede impone loro di sperare che tutti gli uomini lo riconoscano, non solo escatologicamente, ma anche storicamente, ebrei compresi, perchè possano giungere alla pienezza della verità.

3) Questo non è un insegnamento dettato da proselitismo o passibile di revisione da parte di qualsivoglia Concilio o Papa: è un insegnamento neotestamentario, esplicitamente citato dalle lettere di San Paolo, che per tutti i cristiani di ogni confessione sono parte della Rivelazione fondante.
Ecco solo una sintesi dei capp. 9-11 della Lettera ai Romani, che mostra la teologia di Paolo (e il suo amore) per il Popolo della prima Alleanza:

Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti e possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen. (Rm 9,1-5)

Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia preghiera sale a Dio per la loro salvezza. (Rm 10,1)

Ora, il termine della legge è Cristo, perché sia data la giustizia a chiunque crede. (Rm 10,4)

Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l'invocano. Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. (Rm 10,11-13)

Io domando dunque: Dio avrebbe forse ripudiato il suo popolo? Impossibile! Anch'io infatti sono Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino. Dio non ha ripudiato il suo popolo, che egli ha scelto fin da principio. (Rm 11,1-2)

Ora io domando: Forse inciamparono per cadere per sempre? Certamente no. Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta ai pagani, per suscitare la loro gelosia. Se pertanto la loro caduta è stata ricchezza del mondo e il loro fallimento ricchezza dei pagani, che cosa non sarà la loro partecipazione totale!
Pertanto, ecco che cosa dico a voi, Gentili: come apostolo dei Gentili, io faccio onore al mio ministero, nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione, se non una risurrezione dai morti?
(Rm 11,11-15)

Quanto al vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla elezione, sono amati, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! (Rm 11,28-29)

Come si può notare, non è questione di cambiare una preghiera, ma ci si chiede di far finta che le pagine dell'Apostolo siano "sorpassate".

4) Quando mai - mi chiedo - Paolo VI, che ha certo reiterato il divieto di imporre il cristianesimo (cosa vietata fin dall'inizio) avrebbe proibito di proporre la fede a chiunque, ebrei compresi, che anzi sono di diritto i primi destinatari dell'annuncio? (Proprio lui, l'autore di Evangelii Nuntiandi!).

5) A parte la preghiera del Venerdì Santo "mediaticamente sovraesposta", vorrei segnalare ben altre e numerose preghiere per la conversione degli ebrei presenti nella liturgia cattolica. Non solo nelle preghiere dei fedeli della Messa nell'Orazionale, ma soprattutto nella Liturgia delle Ore, la preghiera che tutta la Chiesa recita quotidianamente.


Per es. :

a) Intercessioni vespri della Trasfigurazione: Hai voluto accanto a te Mosè ed Elia come testimoni della Trasfigurazione, - illumina il popolo dell'antica alleanza perché giunga alla pienezza della redenzione.

b) 29 dicembre lodi, invocazioni: Per la gloria del tuo Figlio, atteso dai patriarchi e dai profeti, desiderato da tutte le genti, - salva il popolo dell'antica alleanza.

c) 31 dicembre lodi, invocazioni: Cristo, Uomo-Dio, Signore e figlio di Davide, che hai dato compimento alle parole dei profeti, - fa' che il popolo d'Israele riconosca in te il Messia e Salvatore.

d) Domenica di Risurrezione (Pasqua del Signore), intercessioni: Il popolo ebraico riconosca in te il Messia atteso e sperato, - tutta la terra sia piena della tua gloria.

e) Ugualmente nella III domenica di Pasqua, II vespri, intercessioni: Il popolo ebraico riconosca in te il Messia atteso e sperato, - tutta la terra sia piena della tua gloria.

Ce ne saranno altre ma queste sono sufficienti. Più chiaro di così!
Lasciamo stare la povera preghiera del Venerdì Santo, che si è davvero ridotta nel messale di Paolo VI all'ombra di se stessa, ma è risuscitata in una quantità di preghiere figlie, ben più esplicite, frutto della riforma tanto lodata in questi anni post-conciliari di dialogo.
 

Le preghiere citate non le ha fatte papa Benedetto. E allora finiamola di cavalcare la liturgia per mostrare i "passi indietro" nel dialogo interreligioso.
Suvvia, Rav Richetti, non si dispiaccia se come cristiani aneliamo all'unità con il popolo che il Signore ha scelto per primo e mai revocato.
Noi, dopotutto, non possiamo esistere senza di voi e senza pensare continuamente a quello che da Israele abbiamo ricevuto.

                                                     [SM=g1740720]

 



[SM=g1740750] [SM=g7182]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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