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Non ho capito un passo del Vangelo (chiarimenti e approfondimenti sulla Scrittura)

Ultimo Aggiornamento: 26/02/2018 19:20
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30/10/2017 14:56
 
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E’ vero che l’Apocalisse non parla di Anticristo e fine del mondo?




 


In realtà è un racconto positivo e gioioso...


La venuta dell’anti-Cristo sulla terra? La profezia sulla fine del mondo? Sembrerebbe paradossale…ma non c’è traccia di tutto questo nel libro dell’Apocalisse.


Vediamo di contestualizzare storicamente i messaggi che ci ha voluto trasmettere l’apostolo.


LE LETTERE GIOVANNEE


Intanto l’Anticristo - in quanto persona fisica - non è mai citato nei testi biblici, ma solo dall’autore delle Lettere Giovannee (tre versetti della Prima lettera di Giovanni, 2,18, 2,22 e 4,3 e un versetto della Seconda lettera di Giovanni, 7), e viene utilizzato al plurale, cioè Anticristi. Intende coloro che negano la venuta di Cristo nella carne. Eppure quando parliamo di questa figura, l’Anticristo, vengono in mente, ad esempio, l’affresco “Predica e morte dell’Anticristo”, realizzato intorno al 1499-1502 da Luca Signorelli nel Duomo di Orvieto o immagini di mostri pronti a scatenare la fine del mondo. Ma ciò non corrisponderebbe a quello che dicono, invece, le Sacre Scritture.



L’UOMO DELLE INIQUITA’


Tuttavia gli interpreti dell’Apocalisse e della seconda lettera di San Paolo ai Tessalonicesi (2,1-12)hanno affibbiato il collegamento tra questo nome e il nemico degli ultimi tempi, descritto da San Paolo in quella lettera, chiamato “uomo dell’iniquità”. Ecco in questo caso la figura c’è, ma non è chiamata Anticristo (il punto è che per il Vangelo, colui che opera iniquità è anche colui che di conseguenza si oppone al Cristo, da qui il termine "anti-Cristo")


IL DRAGO


Quanto all’Apocalisse, questo testo parla di una triade anti-divina che scimmiotteggia Dio in tutti i suoi aspetti, non di profezie sulla fine del mondo, né tanto meno, come dicevamo di Anticristi in arrivo sulla terra. Ciò non toglie che questa immagine e figura del drago richiama chiaramente ad una "battaglia finale" del Male contro il Bene ( descritta in tutta l'Apocalisse) che - dalla venuta del Messia - è palesemente contro Cristo e tutti i suoi discepoli, a cominciare dalle persecuzioni alla Chiesa.


La prima di queste tre figure dunque è il drago, chiaramente identificato dall’autore con Satana, poiché tra i titoli con cui etichetta il drago c’è anche Satana. Questi combatte tre battaglie nelle quali viene sconfitto da Dio.


Nella prima battaglia vuole divorare il figlio della “donna vestita di sole”. Così Giovanni presenta questa donna: «Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto» (Apocalisse 12,1-2). Subito dopo aver presentato la donna, Giovanni introduce l’enorme Drago rosso che cerca di divorare il figlio della donna che è appena nato. Il figlio viene portato in salvo presso il trono di Dio.


Nonostante la sconfitta, il drago ha un tempo in cui gli è permesso di scatenare altre battaglie, e va ad inseguire la madre del bambino, la “donna vestita di sole”, alla quale vengono date due ali d’aquila per volare e fuggire nel deserto, dove trova rifugio dall’assalto del drago.


Nella terza battaglia il drago affronta i discendenti della donna (che simboleggiano il popolo di Dio), ma questo scontro non è terminato (Apocalisse 12, 17-18). Alla fine del capitolo si legge che il drago si arrestò sulla spiaggia del mare. E’ in quel momento che emerge la seconda figura della triade anti-divina, incarnazione del potere politico spropositato, corrotto e corruttore che anche una tradizione patristica identifica essere l'Anticristo della battaglia finale.


MOSTRO DELLA TERRA


La seconda figura (Apocalisse 13,1) aveva dieci diademi (nell’antichità il diadema era simbolo imperiale, come la corona è simbolo regale di un sovrano). Questa bestia, che viene in aiuto al drago, simboleggia dunque un enorme potere politico. E’ come se avesse il controllo di dieci imperi. Satana, cacciato dal cielo sulla terra, si insinua così’ nel potere politico che può essere demoniaco, diabolico. E del resto è Gesù chiama il diavolo principe di questo mondo in Gv 12,31 e in Gv 14,30.


L’Apocalisse chiama questo essere, la bestia che viene dal mare. Tutto è ambientato nell’attuale Turchia: l’isola di Patmos in cui Giovanni dice di avere avuto visioni, fa parte dell’Anatolia (nome antico della Turchia), e la bestia proviene dal “mare nostrum”, il mar Mediterraneo.


«La bestia incarna l’enorme potere politico di Roma e dei romani – osserva Biguzzi – Non siamo però alla fine dei tempi, ma nel mezzo dei tempi...» Lo stesso sant'Agostino, nella sua Città di Dio,  parla esplicitamente di sei tempi - come a rimarcare quelli della creazione - contando i quali si arriva così ai tempi nostri quale "fine di questi tempi" in cui la Chiesa sarà perseguitata, i cristiani massacrati e dove l'Anticristo - il potere del demonio - sembrerà prevalere su tutto il mondo.


MOSTRO DEL MARE


E’ qui che emerge la terza figura, la bestia che viene dalla terra (Apocalisse 13,11). La terra in questione è la Turchia, l’antica Provincia romana d’Asia, dove era fortemente radicato il culto del sovrano: sin dai tempi di Alessandro Magno, si era sviluppata la divinizzazione del potere politico e dei suoi discendenti. Alcuni Autori cristiani associano questa figura con l'avvento dell'Islam il quale, invadendo il mondo, finirà per sottometterlo, contribuendo così al gioco del drago, del demonio.

Mentre Roma era prudente nel dare i titoli all’imperatore, costantemente sotto la pressione del Senato  in Oriente il culto era molto sviluppato: il sovrano era adorato, divinizzato. E questo uomo che era un fervente monoteista non sopportava la divinizzazione del potere di Roma.

Da qui emerge «un messaggio contro lo strapotere politico romano, e contro il culto dell’imperatore nell’Anatolia: il problema dell’Apocalisse infatti è quello dell’idolatria, il messaggio è chiaro: non si adora l’imperatore o un uomo, ma Dio!».

La bestia che viene dalla terra farà sempre propaganda religiosa a favore della bestia che viene dal mare: chi non l’adora viene ucciso, muore di fame. «E’ proprio questo l’emblema della pressione politica, economica, dei falsi profeti, è un’induzione ad adorare il potere dell’imperatore - ieri - e quello delle democrazie oggi con il concetto errato di "libertà" attraverso la quale si pretenderebbe una liberalizzazione dalle leggi naturali che sono leggi divine. Adorare così l'uomo con le sue idee e passioni e non Dio; adorare il potere umano e non quello divino».

BABILONIA E GERUSALEMME

Al termine della battaglia tra Dio e la triade anti-divina, chi si schiera da una parte dovrà partecipare al lamento funebre a tre riprese sulla città di Babilonia (Apocalisse 18 – 19). Questa città non è stata scelta a caso da Giovanni.

I cristiani delle sette Chiese vedevano Babilonia «tutta ammantata di bisso, di porpora e di scarlatto, adorna d’oro» (18,16), e vedevano affluire verso di essa «carichi d’oro, d’argento e di pietre preziose, di perle […]» (18,12-13). Vedevano la Babilonia che «regna su tutti i re della terra» (17,18), superpotenza militare ed economica che decideva della sorte dei popoli (18,23), di fronte alla quale, presi di ammirazione, si esclamava: «Quale città fu mai somigliante all’immensa città?» (18,18).

«Se da una parte c’è la città che rappresenta lo sfarzo, il male, la corruzione, i falsi profeti, i senza Dio, i poteri politici ed economici che, sconfitti, piangeranno la sua fine – spiega ancora Biguzzi – dall’altro lato c’è la città in cui si schiera il popolo di Dio: Gerusalemme. Una città nuova, bella e perfetta: verso di essa cammina la carovana delle genti che raggiungeranno l’approdo sicuro, e li’ adoreranno Dio nei secoli dei secoli. Il finale è positivo, gioioso! (Apocalisse 21 – 22). Ecco perché l’Apocalisse si può anche chiamare il libro delle due città».

LA “DISTORSIONE” DEL LIBRO

Ora, come si può notare  laddove vi sono riferimenti chiarissimi agli Anticristo, e a battaglie dolorose e perciò anche alla  fine del mondo, bisogna tenere a mente che il messaggio è tutt'altro che "apocalittico" è piuttosto UN MESSAGGIO DI SPERANZA PER COLORO CHE CREDONO E CHE CREDERANNO. Essendo un libro polemico e aggressivo, ricco di immagini forti, è stato utilizzato con effetti incredibili, adoperato spesso in senso negativo puntualmente per colpire un nemico. Lo stesso nome Apocalisse, (letteralmente dal greco “togliere il velo”), vuol dire piuttosto RIVELAZIONE. Il termine "apocalisse" in senso di apocalittico fu usato dalla setta MILLENARISTA condannata appunto dalla Chiesa.

«Se nei primi secoli cristiani l’Apocalisse ispirò l’acuta attesa della beatitudine che Dio avrebbe dato nel millennio, nel Medioevo essa mise nell’attesa della paurosa fine del mondo, anche se pur sempre proveniente da Dio. A deformarne il contenuto fu l’influente teologo Gioacchino da Fiore, nel secolo dodicesimo, che mise l’accento sulla battaglia, interna alla storia, tra forze del bene e forze del male, e i polemisti delle controversie fra cattolici e protestanti sulla battaglia fraterna inter-cristiana. Non a caso la Chiesa condannò duramente sia i Millenaristi, quanto le teorie di Gioacchino da Fiore, così come la dottrina protestante sul Sola Scriptura che accentuava le prediche con toni apocalittici».

Quindi «intendendo anche il settenario dei sigilli(Apocalisse 5) come settenario di flagelli, l’esegesi moderna e contemporanea ha mal interpretato quello che è in realtà un settenario di rivelazione (Ap 1,1) , in quanto Cristo Agnello apre un rotolo sigillato con sette sigilli e ne fa conoscere il contenuto».

Il risultato cui ha condotto la riflessione lunga due millenni è che il libro di Giovanni «oggi è volgarizzato, senza più prospettive trascendenti, in chiave di catastrofe finale, da cui si può tutt’al più cercare scampo». Ed ha spalancato la strada a una filmografia (e a una cultura) in cui l’Apocalisse si inscrive ormai solo in «un’antropologia disperata e tetra», contro la quale esorcizzare ogni paura. 

LA STORIA RILETTA DA GIOVANNI

Insomma nell’Apocalisse Giovanni ha voluto lanciare un messaggio molto diverso (e più raffinato) della fine del mondo. L’Apocalisse è una lettura della storia. Una lettura «“in spirito”, cioè nello spirito profetico, perché il mistero Dio lo rivela ai profeti (10,7).

“In spirito (en pneumati)” Giovanni dice di avere veduto lo stato spirituale delle sette Chiese nella cristofania di Patmos (1,10), e en pneumati dice di essere salito al cielo per guardare dalle altezze di Dio lo scontro tra Bene e Male che si consuma nella storia (4,2). E infine dice di avere intravisto i due possibili esiti verso cui la storia muove (17,3; 21,10): dal deserto, quale luogo di corruzione e di impurità, ha visto Babilonia, la Grande Prostituta, e il fumo del suo incendio salire all’orizzonte, mentre dal monte alto e sublime ha visto la Gerusalemme nuova e santa, la sposa dell’Agnello, dove non c’è bisogno di tempio, perché Dio in essa è tutto (qui è bene leggere e studiare la Città di Dio di sant'Agostino).

Vedendo la storia “in spirito”, Giovanni vedeva dunque la storia dall’alto, con gli occhi di Dio, proiettata non in una catastrofe ma nella vittoria del Bene sul Male, la vittoria di Cristo Re ed è dunque speranza e gioia dei Santi laddove, si conclude l'Apocalisse con le parole testuali: " Colui che attesta queste cose dice: "Sì, verrò presto!". Amen. Vieni, Signore Gesù. La grazia del Signore Gesù sia con tutti voi. Amen! " ».





Un sacerdote risponde

Se Satana è il principe di questo mondo, allora vuol dire che siamo sotto la sua dittatura?

Quesito

Caro padre,
vorrei sapere cosa significa quando Gesù chiama satana il principe di questo mondo e ancora quando Gesù è tentato nel deserto e il diavolo gli offre tutti i regni della terra  perchè sono suoi e li dà a chi vuole lui. Come può satana tentare Gesù visto che è DIO? Ma satana ha davvero tutti gli stati o regni di questo mondo ai suoi piedi? Noi tutti siamo sotto la dittatura del maligno? Se sì, come possiamo difenderci? La ringrazio per la sua infinita cortesia. Cordiali saluti, mi ricordi nelle sue preghiere.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. Gesù chiama il diavolo principe di questo mondo in Gv 12,31 e in Gv 14,30.
Ti riporto quanto scrive San Tommaso commentando queste affermazioni.
Sulla prima dice che “su di essa i manichei si fondano per affermare che il diavolo è creatore e signore di tutte le cose visibili.
Al che si risponde che il demonio è detto principe di questo mondo non per un dominio suo naturale, ma per una usurpazione; in quanto gli uomini mondani, disprezzando il vero Signore, si sottomettono a lui.
Di qui le parole di Paolo (2 Cor 4, 4): «Il dio di questo secolo ha accecato le menti degl'infedeli...». Egli quindi è principe di questo mondo in quanto domina sugli uomini mondani, come dice Agostino, i quali sono sparsi su tutta la terra. Infatti il termine mondo talora viene usato in senso cattivo per gli uomini che amano il mondo, come nella frase del Prologo (Gv 1,10): «Il mondo non lo riconobbe». Talora invece il termine è usato in senso buono per indicare i buoni, che vivono nel mondo ma la cui cittadinanza è nei cieli. Cosi, per es., in 2 Cor 5,19: «È stato Dio a riconciliare a sé il mondo in Cristo».

2. In Gv 14,30 scrive: “Qui il diavolo viene chiamato principe di questo mondo non perché creatore, né per la sua potenza fisica o naturale, come dicono bestemmiando i manichei, ma a motivo delle colpe del mondo, ossia di coloro che amano il mondo: cosicché egli è denominato principe del mondo e del peccato. «La nostra battaglia non è contro creature fatte di carne e di sangue, ma contro i dominatori e i principi di questo mondo di tenebre» (Ef 6,12). Quindi egli non è principe delle creature, ma dei peccatori e delle tenebre, secondo le parole di Giobbe (4 25): «Egli è re su tutti i figli della superbia».

3. Sulle parole pronunciate da Satana quando tenta il Signore: “Tutte queste cose (i regni di questo mondo) io ti darò” ecco che cosa dice  San Girolamo: “Arrogante e superbo, parla con ostentazione: non può infatti dare tutti i regni, poiché sappiamo che molti uomini santi sono stati fatti re da Dio”.
Pertanto Satana si mostra menzognero anche col Signore.
San Giovanni Crisostomo dice che il diavolo non può dare le ricchezze a chi vuole, ma solo a quelli che vogliono riceverle da lui. Egli infatti dà le ricchezze acquisite con il furto o gli spergiuri…
Pertanto il diavolo può aiutare solo per mezzo del peccato. Ma questo aiuto è falso perché lo dà solo per portare alla perdizione eterna.
Infine Satana si è sbagliato tentando il Signore con quelle lusinghe perché Colui che è venuto a portare agli uomini il Regno dei cieli non ha bisogno dei regni della terra.

4. Satana ha tentato il Signore perché non era ancora certo della sua divinità. Gesù infatti aveva fatto il suo ingresso nel mondo con estrema umiltà.
Inoltre il Signore si è lasciato tentare per insegnarci come si superano le tentazioni: con l’aiuto della parola della sua parola e con la pronta reazione.

5. Noi non siamo sotto la dittatura di Satana. Sarebbe tragico se fosse così.
Siamo invece sotto il governo di Dio.
E se obbediamo a Lui e ci conserviamo in grazia, teniamo fuori Satana dalla nostra vita.
In questo caso Satana ci teme e fugge, come ci ha insegnato lo Spirito Santo per bocca di Giacomo: “Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi” (Gc 4,7).

Ti ricordo volentieri nelle mie preghiere e ti benedico.
Padre Angelo





[Modificato da Caterina63 30/10/2017 15:53]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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