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Benedetto XVI: LA VERA MUSICA PER LA MESSA e l'autentico stile Liturgico Cattolico

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2011 12:32
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22/06/2011 15:07
 
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Magdi Cristiano Allam e le Messe del Papa.

Riportiamo le parole di Magdi Cristiano Allam che, cogliendo occasione dalla esemplare e mirabile celebrazione di Benedetto XVI a San Marino (a cui egli ha personalmente partecipato), conduce un'ampia analisi delle Messe papali da un particolare punto di vista (altro rispetto a quello liturgico).
Conoscendo la conversione di Allam, la sua forza di spirito, la sua religiosità, il suo amore verso la Chiesa e il suo rispetto verso il Papa, sappiamo che le sue sono opinioni, pur severe e serie, sono costruttive e tese a risolvere problemi di fondo ancora troppo diffusi e difficili da superare.
Le preoccupazioni di Allam son fondate e le sue accorate esortazioni sono condivisibili. Ma bisogna riconoscere che, da qualche anno, le Messe del Papa, se pur celebrate (per motivi di spazio) in piazze, in prati o in stadi, hanno riacquistato dignità sacramentale e ieraticità "catechizzante". E sicuramente sono strumentali a quel (giusto) ritorno "per ri-affollare le chiese" tanto auspicato da Allam.
Potremmo dire che Benedetto XVI sta ri-portando in chiesa (e nella Chiesa) molti fedeli e molti giovani, prendendoli saldamente per mano da quei prati e da quegli stadi dove era riuscito a riunirli Giovanni Paolo II.

Roberto

*

Il Papa riempie gli stadi, ma le chiese si svuotano
Wojtyla era un fenomeno mediatico, Ratzinger no.
Il suo compito è un altro: combattere il relativismo
di Magdi Cristiano Allam, il Giornale 20 giugno 2011



Ieri mattina per la prima volta ho assistito alla messa del Papa in uno stadio, quello di Serravalle nella Repubblica di San Marino. L’organizzazione è stata perfetta, l’accoglienza buona con tutti, l’attenzione nei miei confronti particolarmente calorosa. Tutto ha funzionato nel migliore dei modi, compreso il tempo, imprevedibile fino all'ultimo, che è stato clemente, con una temperatura calda mitigata da un venticello.
Ci sono andato innanzitutto per il fascino che Benedetto XVI esercita da sempre su di me per la sua straordinaria capacità di incarnare il binomio indissolubile tra fede e ragione, sin da quando era ancora il cardinale Joseph Ratzinger ed io ero ancora un musulmano che inseguiva il sogno di coniugare l’islam con i valori non negoziabili finendo per diventare il nemico numero uno dei fanatici di Allah in Italia; un fascino che mi ha illuminato dentro culminando nel dono della fede in Gesù e nel regalo incommensurabile del battesimo ricevuto dalle stesse mani del Vicario di Cristo.

Così come ci sono andato per la stima e l’amicizia che mi lega a monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, uno dei pochi alti prelati «islamicamente scorretti» in seno alla Chiesa, un missionario cristiano che con l’apostolato e le opere è votato alla lotta contro la «dittatura del relativismo», come sapientemente la definisce Benedetto XVI, dedito ad affermare la certezza del primato della verità assoluta in Cristo che non lascia pertanto alcun dubbio circa l’esclusione dell’islam dall’essere una religione rivelata o su Maometto dall’essere un autentico profeta ispirato da Dio.

Quando fui inaspettamente invitato quale esperto di questioni islamiche da Bruno Vespa, durante l’agonia di Giovanni Paolo II a pochi giorni dalla sua morte il 2 aprile 2005, a dibattere alla trasmissione Porta a Porta su chi avrebbe potuto essere il successore, mi sorpresi sentirmi rispondere: «Papa Wojtyla è stato il Papa che più di altri è riuscito a riempire le piazze, il suo successore dovrà essere capace di riempire le chiese». Mi sorpresi perché pur non essendo un vaticanista o comunque un esperto della Chiesa cattolica, intuii che il male profondo era il relativismo religioso che aveva trasformato Giovanni Paolo II in una sorta di divo internazionale percepito come affascinante per la sua straordinaria maestria comunicativa capace di farsi amare e di infondere l'amore ovunque nel mondo. Ma al tempo stesso il cristianesimo si riduceva ad essere un fenomeno mediatico, con la conseguenza che è calato l'interesse per la dimensione spirituale, è venuta meno la pratica religiosa dei cattolici e sono crollate le vocazioni. Ho pertanto salutato con gioia e considerato un dono della Provvidenza l'elezione di Benedetto XVI quale paladino della difesa dei dogmi della fede.

Ebbene ieri mi sono sentito in difficoltà percependo un clima da tifoseria nell'accoglienza riservata al Sommo Pontefice al suo ingresso nello stadio, all'inizio e alla fine della Santa Messa. Mi ha colpito il richiamo fatto all'altoparlante da una responsabile dell'organizzazione a non interrompere la cerimonia religiosa con gli applausi. Significativa è stata la sua raccomandazione a non richiedere l'ostia benedetta in mano, di accoglierla direttamente in bocca, per evitare il rischio della «profanazione». Effettivamente constato che in tante chiese in varie parti d'Italia i sacerdoti danno indifferentemente l'ostia in bocca o in mano a secondo della richiesta del fedele. Ebbene se l'indicazione del Papa è che l'ostia va data direttamente in bocca, dovrebbero essere i sacerdoti a saperlo e a farlo. Persino ieri ho visto un sacerdote che, nonostante ci fosse stato un richiamo pubblico, ha dato l'ostia in mano ad un fedele!

L'insieme della cerimonia religiosa è stata uno spettacolo riuscitissimo, con una mirabile sintonia di quattro cori, con l'esercito dei fotografi e teleoperatori che accresce la suggestione per la straordinarietà dell'evento. Ma come fedele il livello della mia partecipazione è stato parziale. È difficile competere, oltretutto in uno spazio immenso, con tenori e soprani. Li si ascolta con ammirazione come si farebbe andando ad un concerto, ma viene meno il coinvolgimento del fedele e il suo sentirsi parte di una comunità dedita alla preghiera e al raccoglimento in vista della comunione con Cristo nato, morto e risorto.

E poi ho avuto la netta sensazione che quel ruolo non si addice proprio al Papa filosofo e teologo impegnato nella sfida epocale contro la dittatura del relativismo. Fa tenerezza e rabbia vederlo chiuso in un gabbiotto anti-proiettile per il pericolo, sempre in agguato, che possa essere assassinato dai terroristi islamici. Ma si tocca con mano il limite personale nell'essere un uomo di spettacolo, capace di affascinare ed entusiasmare per come ti guarda o si muove a prescindere da ciò che dice. Benedetto XVI non lo è e non lo sarà.

Cosa voglio dire? Che se veramente vogliamo vincere la battaglia contro il relativismo religioso e riscattare la solidità della fede in Cristo, non distraiamo il Papa coinvolgendolo in questi spettacoli negli stadi e nelle piazze. Perché più saranno di successo sul piano mediatico e più allontaneranno i fedeli dalle chiese. Il posto del Papa è nelle chiese a diretto contatto con i sacerdoti e con i fedeli, affinché i sacerdoti riscoprano il precetto dell'obbedienza al Vicario di Cristo che hanno sostituito con quello del seguire la propria coscienza, ed affinché i fedeli si sentano confortati dalla bontà della propria scelta di fede in virtù della presenza di testimoni che risultano credibili se ciò che proclamano dal pulpito corrisponde a ciò in cui credono e si traduce in ciò che concretamente fanno.

fonte: il Giornale via Una Fides

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Mi unisco alle riflessioni di Cristiano approfondendo questo compito dei VATICANISTI mediatici....  
confesso che NON MI PIACCIONO, li ringrazio per il lavoro che fanno, ma molti di loro sono SCHIAVI DELLA MEDIATICITA' e di conseguenza dipingono essi stessi un Pontefice secondo la POLITICA CORRETTA  e la voce MEDIATICA DEL VIP, DEL LEADER....  
 
Giovanni Paolo II, del quale NESSUNO può negarne la grandezza, ha subito tuttavia una enorme MANIPOLAZIONE del suo essere e del suo Pontificato spesso asservito ad una IMMAGINE FALSA, basti pensare come UNA SUORA intervistata a san Pietro per la beatificazione, alla domanda: "cosa le piace del Papa beato?" "CHE ERA UN PAPA LAICO" Surprised  un termine SLOGAN APPOGGIATO E SOSTENUTO DAI VATICANISTI....  
La curiosità sta anche nel fatto che mentre Giovanni Paolo II TOGLIEVA I GIOVANI dalle piazze ideologiche dei partiti degli anni '70/80 per portarli nelle piazze delle GMG abbiamo visto SUORE SFILARE NEI CORTEI PACIFISTI......e i vaticanisti TACERE su questa anomalia...  
 
Il "vaticanista" ha l'onere di sintetizzare i Discorsi, Messaggi e Catechesi del Papa e solitamente SCEGLIE BRANI POLITICI, frasi ad effetto che possano avere il sapore dello SLOGAN.... se ne lamentò Giovanni Paolo II  nel 2004 - se vi interessa l'argomento qui troverete un bell'archivio - ....prendendo le mosse da una fotografia non certo confortante del mondo dei media: quando viene pubblicato un nuovo testo - ha osservato il Pontefice - «i fedeli spesso sono disorientati più che informati dalle immediate reazioni dei mezzi di comunicazione sociale»......  
 
Grave responsabilità hanno dunque i Media e i VATICANISTI ai quali rivolgiamo un accorato appello a non presentare gli eventi del Pontefice come avvenimenti MONDANI, DA LEADER, DA SPETTACOLO.... DA VIP..... IL PAPA è IL GRANDE "LITURGO" E' IL VICARIO DI CRISTO IN TERRA.... il fatto stesso che egli cambia il nome proprio ha un senso che va al di là di ogni umana comprensione...

riguardo al finale delle riflessioni di Cristiano, pur comprendendo le motivazioni che condivido, non condivido tuttavia quell'assolutizzare il fatto che il Papa "DEVE STARE NELLE CHIESE".... che il Papa infatti "stia nelle chiese" accanto ai Sacerdoti è fuori discussione.... ma le PIAZZE SONO NECESSARIE anche per la Missione del Pontefice.... ce lo rende presente san Paolo e lo stesso san Pietro....  
Immagino che Cristiano non intendesse "rinchiudere" il Papa nelle sagrestie Wink  ma il rischio di associarne il concetto c'è eccome... specialmente per chi è un FASTIDIO VEDERE il Papa celbrare la Santa Messa a CIELO APERTO....  
inoltre sappiamo che lo stesso Benedetto XVI se può e appena può celebra nelle Cattedrali soprattutto I VESPRI CON IL CLERO E I RELIGIOSI/E  i quali non vengono mai svolti nelle piazze.... ma per la Messa i numeri sono quelli che richiedono spazi più ampi e di questo ringraziamo Dio perchè la numerosa partecipazione significa anche MAGGIORE possibilità di COMPRENSIONE E DI CONVERSIONE...  
 
C'è la bellissima storia di un frate dell'Immacolata il quale raccontando la sua storia ha detto come assistendo da ATEO alla Messa di inizio di Pontificato di Benedetto XVI (eppure la sua Riforma non era neppure cominciata) "qualcosa" lo colpì profondamente in quel nuovo Pontefice.... le parole dell'Omelia che risuonavano nella piazza e che lui stava seguendo da profano e solo "per curiosità", lo avevano COMMOSSO a tal punto da CONVERTIRSI ed oggi è un frate dell'Immacolata....  
 
Il problema non è se il Papa celebra in piazza, MA COME VI CELEBRA...... Wink



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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