A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Gli Angelus Domenicali di Papa Luciani

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2009 11:58
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02/02/2009 11:48
 
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Il primo ANGELUS DOMINI


Domenica 27 agosto 1978


Ieri mattina io sono andato alla Sistina a votare tranquillamente. Mai avrei immaginato quello che stava per succedere. Appena è cominciato il pericolo per me, i due colleghi che mi erano vicini mi hanno sussurrato parole di coraggio. Uno ha detto: «Coraggio! Se il Signore dà un peso, dà anche l'aiuto per portarlo ». E l'altro collega: « Non abbia paura, in tutto il mondo c'è tanta gente che prega per il Papa nuovo ». Venuto il momento, ho accettato. Dopo si è trattato del nome, perché domandano anche che nome si vuoi prendere e io ci avevo pensato poco. Ho fatto questo ragionamento: Papa Giovanni ha voluto consacrarmi con le sue mani, qui nella Basilica di San Pietro, poi, benché indegnamente, a Venezia gli sono succeduto sulla Cattedra di San Marco, in quella Venezia che ancora è tutta piena di Papa Giovanni.

Lo ricordano i gondolieri, le suore, tutti. Poi Papa Paolo non solo mi ha fatto Cardinale, ma alcuni mesi prima, sulle passerelle di Piazza San Marco, m'ha fatto diventare tutto rosso davanti a 20.000 persone, perché s'è levata la stola e me l'ha messa sulle spalle, io non son mai diventato così rosso! D'altra parte in 15 anni di pontificato questo Papa non solo a me, ma a tutto il mondo ha mostrato come si ama, come si serve e come si lavora e si patisce per la Chiesa di Cristo. Per questo ho detto: «Mi chiamerò Giovanni Paolo ».

Io non ho né la sapientia cordis di Papa Giovanni, né la preparazione e la cultura di Papa Paolo, però sono al loro posto, devo cercare di servire la Chiesa. Spero che mi aiuterete con le vostre preghiere.



 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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ANGELUS DOMINI

Domenica 3 settembre 1978


Lassù nel Veneto sentivo dire: ogni buon ladrone ha la sua devozione. Il Papa ne ha parecchie di devozioni; tra l'altro a S. Gregorio Magno, di cui oggi ricorre la festa. A Belluno il seminario si chiama gregoriano in onore di S. Gregorio Magno. Io ci ho passato 7 anni come studente e 20 come insegnante. Si dà il caso che oggi, 3 settembre, lui sia stato eletto Papa ed io comincio ufficialmente il mio servizio alla Chiesa universale. Era romano, diventato primo Magistrato della città. Poi ha dato tutto ai poveri, si è fatto monaco, è diventato Segretario del Papa. Morto il Papa, hanno eletto lui e non voleva. Ci si è messo di mezzo l'Imperatore, il popolo. Dopo, finalmente, ha accettato e ha scritto al suo amico Leandro, Vescovo di Siviglia: « mi viene da piangere più che parlare ». E alla sorella dell'Imperatore: « l'Imperatore ha voluto che una scimmia diventasse leone »; si vede che anche a quei tempi era difficile fare il Papa. Era tanto buono verso i poveri; ha convertito l'Inghilterra.


Soprattutto ha scritto dei bellissimi libri; uno è la Regola Pastorale: insegna ai vescovi il loro mestiere, ma, nell'ultima parte, ha queste parole: « io ho descritto il buon pastore ma non lo sono, io ho mostrato la spiaggia della perfezione cui arrivare, ma personalmente mi trovo ancora nei marosi dei miei difetti, delle mie mancanze, e allora: per piacere - ha detto - perché non abbia a naufragare, gettatemi una tavola di salvezza con le vostre preghiere ». Io dico altrettanto; però non solo il Papa ha bisogno di preghiere ma il mondo. Uno scrittore spagnolo ha scritto: « il mondo va male perché ci sono più battaglie che preghiere ». Cerchiamo che ci siano più preghiere e meno battaglie.





Fraternamente CaterinaLD

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ANGELUS DOMINI

Domenica 10 settembre 1978


 

A Camp David, in America, i Presidenti Carter e Sadat e il Primo Ministro Begin stanno lavorando per la pace nel Medio Oriente. Di pace hanno fame e sete tutti gli uomini, specialmente i poveri che nei turbamenti e nelle guerre pagano di più e soffrono di più; per questo guardano con interesse e grande speranza al convegno di Camp David. Anche il Papa ha pregato, fatto pregare e prega perché il Signore si degni di aiutare gli sforzi di questi uomini politici. Io sono stato molto ben impressionato dal fatto che i tre Presidenti abbiano voluto pubblicamente esprimere la loro speranza nel Signore con la preghiera. I fratelli di religione del Presidente Sadat sono soliti dire così: « c'è una notte nera, una pietra nera e sulla pietra una piccola formica; ma Dio la vede, non la dimentica ».


Il Presidente Carter, che è fervente cristiano, legge nel Vangelo: « Bussate e vi sarà aperto, chiedete e vi sarà dato. Non un capello cadrà dalla vostra testa senza il Padre vostro che è nei cieli ». E il Premier Begin ricorda che il popolo ebreo ha passato un tempo momenti difficili e si è rivolto al Signore lamentandosi dicendo: « Ci hai abbandonati, ci hai dimenticati! ». « No! - ha risposto per mezzo di Isaia Profeta - può forse una mamma dimenticare il proprio bambino? ma anche se succedesse, mai Dio dimenticherà il suo popolo ».


Anche noi che siamo qui, abbiamo gli stessi sentimenti; noi siamo oggetti da parte di Dio di un amore intramontabile. Sappiamo: ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. E' papà; più ancora è madre. Non vuol farci del male; vuol farci solo del bene, a tutti. I figlioli, se per caso sono malati, hanno un titolo di più per essere amati dalla mamma. E anche noi se per caso siamo malati di cattiveria, fuori di strada, abbiamo un titolo di più per essere amati dal Signore.

Con questi sentimenti io vi invito a pregare insieme al Papa per ciascuno di noi, per il Medio Oriente, per l'Iran, per tutto il mondo.


Fraternamente CaterinaLD

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ANGELUS DOMINI

Domenica 17 settembre 1978


 

Martedì prossimo, quasi 12 milioni di ragazzi tornano a scuola. Il Papa spera di non rubare il mestiere al ministro Pedini con ingerenze indebite se porge i più cordiali auguri sia agli insegnanti che agli scolari.

Gli insegnanti italiani hanno alle loro spalle dei casi classici di esemplare attaccamento e dedizione alla scuola. Giosuè Carducci era professore universitario a Bologna. Andò a Firenze per certe celebrazioni. Una sera si congedò dal ministro della pubblica istruzione. « Ma no, disse il ministro, resti anche domani ».
« Eccellenza, non posso. Domani ho lezione all'università e i ragazzi mi aspettano ». « La dispenso io ». « Lei può dispensarmi, ma io non mi dispenso ». Il professor Carducci aveva veramente un alto senso sia della scuola, sia degli alunni. Era della razza di coloro che dicono: « Per insegnare il latino a John non basta conoscere il latino, ma bisogna anche conoscere e amare John ». E ancora: « Tanto vale la lezione quanto la preparazione ».


Agli alunni delle elementari vorrei ricordare il loro amico Pinocchio: non quello che un giorno marinò la scuola per andare a vedere i burattini; ma quell'altro, il Pinocchio che prese il gusto alla scuola, tanto che durante l'intero anno scolastico, ogni giorno, in classe, fu il primo ad entrare e l'ultimo ad uscire.

I miei auguri più affettuosi, però, vanno agli alunni delle scuole medie, specialmente superiori. Questi non hanno soltanto gli immediati problemi di scuola, ma c'è in distanza il loro dopo scuola. Sia in Italia, sia nelle altre nazioni del mondo, oggi: portoni spalancati per chi vuole entrare alle scuole medie e alle università; ma quando hanno il diploma o la laurea ed escono dalla scuola, ci sono soltanto piccoli, piccoli usciolini, e non trovano lavoro, e non possono sposarsi. Sono problemi che la società di oggi deve veramente studiare e cercare di risolvere.


Anche il Papa è stato alunno di queste scuole: ginnasio, liceo, università. Ma io pensavo soltanto alla gioventù e alla parrocchia. Nessuno è venuto a dirmi: « Tu diventerai Papa ». Oh! se me lo avessero detto! Se me lo avessero detto, avrei studiato di più, mi sarei preparato. Adesso invece sono vecchio, non c'è tempo
.


Ma voi, cari giovani, che studiate, voi siete veramente giovani, voi ce l'avete il tempo, avete la gioventù, la salute, la memoria, l'ingegno: cercate di sfruttare tutte queste cose. Dalle vostre scuole sta per uscire la classe dirigente di domani. Parecchi di voi diventeranno ministri, deputati, senatori, sindaci, assessori o anche ingegneri, primari, occuperete dei posti nella società. E oggi chi occupa un posto deve avere la competenza necessaria, bisogna prepararsi.


Il generale Wellington, quello che ha vinto Napoleone, ha voluto tornare in Inghilterra a vedere il collegio militare dove aveva studiato, dove si era preparato, e agli allievi ufficiali ha detto: « Guardate, qui è stata vinta la battaglia di Waterloo ». E così dico a voi, cari giovani: avrete delle battaglie nella vita a 30, 40, 50 anni, ma se volete vincerle, adesso bisogna cominciare, adesso prepararsi, adesso essere assidui allo studio e alla scuola.


Preghiamo il Signore che aiuti i professori, studenti e anche le famiglie che guardano la scuola con lo stesso affetto e con la stessa preoccupazione del Papa.



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GIOVANNI PAOLO I

ANGELUS DOMINI

Domenica 24 settembre 1978




Ieri sera sono andato a San Giovanni in L
aterano. Per merito dei Romani, per la gentilezza del Sindaco e di alcune autorità del Governo italiano, per me è stato un momento lieto. Non lieto, invece, ma doloroso fu l'aver appreso pochi giorni fa dai giornali che uno studente romano è stato ucciso per un motivo futile, freddamente. È uno dei tanti casi di violenza che continuamente travagliano questa povera e inquieta nostra società.


È riemerso anche in questi giorni il caso di Luca Locci, bambino di sette anni, rapito tre mesi fa. La gente talvolta dice: « siamo in una società tutta guasta, tutta disonesta ». Questo non è vero. Ci sono tanti buoni ancora, tanti onesti. Piuttosto, che cosa fare per migliorare la società? Io direi: ciascuno di noi cerchi lui di essere buono e di contagiare gli altri con una bontà tutta intrisa della mansuetudine e dell'amore insegnato da Cristo. La regola d'oro di Cristo è stata: « non fare agli altri quello che non vuoi fatto a te. Fare agli altri quello che vuoi fatto a te. Impara da me che sono mite e umile di cuore ». E lui ha dato sempre. Messo in croce, non solo ha perdonato ai suoi crocefissori, ma li ha scusati. Ha detto: « Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno ». Questo è cristianesimo, questi sarebbero sentimenti che messi in pratica aiuterebbero tanto la società.


Quest'anno ricorre il 30° della morte di Georges Bernanos, grande scrittore cattolico. Una delle sue opere più conosciute è « Dialoghi delle Carmelitane ». È stata pubblicata un anno dopo la sua morte. Egli l'aveva preparata lavorando sopra un racconto della scrittrice tedesca Gertrud von Le Fort. L'aveva preparata per il teatro.


Sul teatro è andata. È stata messa in musica e poi proiettata sugli schermi di tutto il mondo. Conosciutissima. Il fatto però era storico. Pio X, nel 1906, proprio qui a Roma aveva beatificato le sedici Carmelitane di Compiègne martiri durante la rivoluzione francese. Durante il processo si sentì la condanna: « a morte per fanatismo ». E una nella sua semplicità ha chiesto: « Signor Giudice, per piacere, cosa vuol dire fanatismo? », e il giudice: « è la vostra sciocca appartenenza alla religione ». « Oh, sorelle!, ha detto allora la suora, avete sentito, ci condannano per il nostro attaccamento alla fede. Che felicità morire per Gesù Cristo! ». Sono state fatte uscire dalla prigione della Consiergerie, le hanno fatte montare sulla fatale carretta, durante la strada han cantato inni religiosi; arrivate al palco della ghigliottina, uno dopo l'altra si sono inginocchiate davanti alla Priora e hanno rinnovato il voto di obbedienza.

Poi hanno intonato il « Veni Creator »; il canto, però, si è reso via via sempre più debole, man mano che le teste delle povere suore, ad una ad una, cadevano sotto la ghigliottina. Rimase ultima la Priora, Suor Teresa di S. Agostino; e le sue ultime parole furono queste: « L'amore sarà sempre vittorioso, l'amore può tutto ». Ecco la parola giusta, non la violenza può tutto, ma l'amore può tutto.

Domandiamo al Signore la grazia che una nuova ondata di amore verso il prossimo pervada questo povero mondo.

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