A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Il Concistoro (creazione di nuovi Cardinali)

Ultimo Aggiornamento: 31/10/2013 15:49
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
02/02/2009 13:03
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Ecco alcune foto di come si svolgeva il Rito del Concistoro prima della riforma attuata a seguito del Concilio Ecumenico Vaticano II.

                              image

Foto 1: Il Santo Padre Pio XII impone il galero ad un Cardinale durante il Concistoro del 1953. Tiene in mano il galero Mons. Enrico Dante, allora Maestro delle Celebrazioni Pontificie (poi Cardinale); dall'altro lato vi sono l'Arcivescovo Diego Venini, Elemosiniere di Sua Santità e il Vescovo Petrus Canisius van Lierde, O.S.A., Sacrista di Sua Santità.


                                         image
Foto 2: Il Beato Giovanni XXIII, durante il Concistoro del 1958, impone la berretta al Card. Franz Konig, Arcivescovo di Wien


                                       image
Foto 3: I nuovi Cardinali attendono, rivestiti della cappa magna, di ricevere l'imposizione del galero da parte del Beato Pontefice Giovanni XXIII, durante il Concistoro del 1960.


 Secondo l'antico rito del Concistoro, prima della riforma del Concilio Ecumenico, i Cardinali si prostravano per terra durante il canto delle Litanie dei Santi.

Si evince che il Rito comprendeva diverse parti:

- il Concistoro Segreto, nel quale il Papa annunciava ai membri "anziani" del Sacro Collegio l'elenco dei nomi dei nuovi eletti (rito mantenuto fino a Giovanni Paolo II - Concistoro del 1988)
- il Concistoro Pubblico, nel quale i Cardinali ricevevano dal Papa la berretta cardinalizia (i Nunzi Apostolici la ricevevano dai Presidenti o dai Sovrani delle nazioni ove erano inviati)
- l'Imposizione del Galero(o Cappello Prelatizio), che poteva avvenire anche qualche tempo dopo il Concistoro.

image
CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO PER LA CREAZIONE DEI NUOVI CARDINALI

Il Concistoro per la creazione dei nuovi Cardinali, secondo il nuovo rito introdotto in occasione del Concistoro del 28 giugno 1991, prevede i seguenti momenti:

- Creazione dei Cardinali: dopo il saluto liturgico, il Santo Padre legge la formula di creazione , e proclama solennemente i nomi dei nuovi Cardinali.
- Il primo dei nuovi Cardinali, a nome di tutti, rivolge al Santo Padre un indirizzo di omaggio.
- Dopo la Liturgia della Parola, il Santo Padre tiene l'omelia.
- Segue la professione di fede e il giuramento dei nuovi Cardinali.
- Imposizione della berretta e assegnazione del Titolo o della Diaconia;
- Ogni Cardinale, secondo l'ordine di creazione, si avvicina al Santo Padre e Gli si inginocchia davanti. Il Santo Padre gli impone la berretta cardinalizia "rossa come segno della dignità del cardinalato, a significare che dovete essere pronti a comportarvi con fortezza, fino all'effusione del sangue, per l'incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio e per la libertà e la diffusione della Santa Romana Chiesa".
- Quindi il Papa assegna al Cardinale una chiesa di Roma ( Titolo o Diaconia ) quale segno di partecipazione alla sollecitudine pastorale del Papa nell'Urbe.
- Il Santo Padre consegna la Bolla di creazione cardinalizia e di assegnazione del Titolo o della Diaconia e scambia con il neo Cardinale l'abbraccio di pace.
- Il nuovo cardinale scambia poi con gli altri cardinali l'abbraccio di pace.
Il rito si conclude con la Preghiera dei fedeli, la recita del Padre Nostro e la benedizione finale.

Ecco alcune immagini di questo Rito:

image
Foto 1: Papa Giovanni Paolo II impone la berretta al Card. Joseph Louis Bernardin (1983)

image
Foto 2: Papa Giovanni Paolo II impone la berretta al Card. Juan Luis Cipriani Thorne, Arcivescovo di Lima (2001)

image
Foto 3: Papa Giovanni Paolo II consegna la bolla di nomina al Card. Ignace Moussa I Daoud, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali (2001)

image
Foto 4: Papa Giovanni Paolo II impone la berretta al Card. Oscar Andres Rodriguez Maradiaga, Arcivescovo di Tegucigalpa (2003)

image
Foto 5: Il Card. George Pell, Arcivescovo di Sydney, bacia l'anello a Papa Giovanni Paolo II, dopo aver scambiato il gesto di pace e dopo aver ricevuto la berretta e il titolo cardinalizio

Il giorno successivo al Concistoro Ordinario Pubblico vero e proprio, quello in cui i nuovi Cardinali ricevono la berretta e il titolo (o la diaconia), il Papa presiede una Concelebrazione Eucaristica durante la quale consegna l'anello ai nuovi Cardinali. Ecco alcune immagini:

image
Foto 1: Papa Paolo VI presiede la Celebrazione Eucaristica per la Consegna dell'Anello ai nuovi Cardinali (1973) - Si noti sulla sinistra l'allora Cardinale Albino Luciani, poi Papa Giovanni Paolo I

image
Foto 2: Papa Paolo VI abbraccia il neo Cardinale Joseph Ratzinger al termine della celebrazione per la consegna dell'anello (1977)

image
Foto 3: Papa Paolo VI abbraccia il neo Cardinale Bernardin Gantin al termine della celebrazione per la consegna dell'anello (1977)

image
Foto 4: Papa Giovanni Paolo II presiede la Celebrazione Eucaristica per la Consegna dell'Anello ai nuovi Cardinali (2001)

image
Foto 5: Papa Giovanni Paolo II consegna l'anello al Card. Janis Pujats, Arcivescovo di Riga in Lettonia (2001)

image
Foto 6: Papa Giovanni Paolo II consegna l'anello al Card. Jean-Louis Tauran, Archivista e Bibliotecario di S.R.C. (2003)

image
Foto 7: Il Decano del Sacro Collegio, Card. Joseph Ratzinger, presiede la Liturgia Eucaristica nella Cappella Papale celebrata da Giovanni Paolo II per la consegna dell'anello ai nuovi Cardinali



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
02/02/2009 13:06
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota



 

Il Concistorio nasce nella Chiesa con il "Diritto Ecclesiastico"


Il Diritto ecclesiastico è quel settore dell'
Ordinamento giuridico dello Stato che riguarda il fattore religioso, la gestione dei comportamenti e della morale dei suoi fedeli, ordina e disciplina le varie questioni inerenti alla dottrina ed alla fede.

È il complesso delle norme, emanate dallo Stato in materia ecclesiastica, che regola i rapporti fra lo Stato e le confessioni religiose.

Va quindi distinto dal
Diritto canonico - complesso delle norme dettate dalla Chiesa Cattolica, che regolano i rapporti umani e sociali tra i suoi membri e in particolare del clero - e da tutti gli altri ordinamenti confessionali, anch'essi giuridicamente strutturati, che pure producono diritto.

Le norme di Diritto Ecclesiastico non costituiscono un corpo organico, ma sono sparse in tutti i settori nei quali si articola il nostro ordinamento giuridico, potendosene rinvenire oltre che nella Costituzione, nel Codice Civile, nelle Leggi Amministrative e Finanziarie, come in quelle concernenti il Diritto del Lavoro e il Diritto Commerciale. Norme, queste, unilaterali.


Vi è anche una legislazione che ha radici in atti bilaterali, le cui norme rimangono estranee all'ordinamento fintantochè non assumono vigore al suo interno o con Leggi di Esecuzione o con Leggi di Approvazione nelle quali si sostanzia l'impegno che lo Stato ha assunto con le singole confessioni tramite le intese. Questa disciplina è anche detta Diritto Concordatario in quanto il sistema pattizio si rivela fondamentale nella relazione tra la Chiesa Cattolica e gl ordinamenti civili che nei secoli si sono succeduti (imperi, regni, ordinamenti giuridici statali).


La storia del diritto ecclesiastico occidentale nasce, all'incirca, nel
313 con l'editto di Milano emanato dall'imperatore romano Costantino e il riconoscimento di una prima primitiva libertà di religione, ma soprattutto di autonomia della Chiesa nelle questioni ecclesiali fino ad allora imposte spesso da interessi politici
.


Con il definirsi della
Chiesa Cattolica in un'organizzazione forte e gerarchizzata ad Oriente quanto ad Occidente, accaddero vari eventi che segnarono la storia europea: dapprima il Concilio di Nicea che condannò l'eresia di Ario, in seguito l'Editto di Tessalonica e le invasioni barbariche. Se in principio la Chiesa si vedeva universale, già dopo poco tempo esisteva una forte contrapposizione di primato spirituale tra Roma, che tradizionalmente era riconosciuta il soglio di Pietro, e Costantinopoli, capitale dell'antico Impero e politicamente elevata a "Nuova Roma".


 Le invasioni barbariche provocarono l'isolamento della chiesa romana dall'Impero, ma questo giovò sotto l'aspetto temporale all'ambiente ecclesiastico italico, in quanto godeva di poco controllo e di un'ampia autonomia, che gli permisero di elevarsi a figura politica carismatica del luogo agli occhi delle popolazioni locali. In questo periodo storico era ben evidente una certa forma di
cesaropapismo e la superiorità temporale dell'Impero alla Chiesa e che per questo degenrò in abusi da ambo le parti, ma anche con il chiarimento dell'indipendenza della Chiesa da ogni sottomissione dei reggenti politici.


Già ai tempi di Costantino,soprattutto nella Chiesa d'Oriente, era lo stesso imperatore a convocare i concili cristiano, pur paradossalmente essendo ancora pontifex maximus della religione pagana, e ad adottare leggi e provvedimenti sulla base di quanto deciso dai concili stessi. Mentre la Chiesa si serviva dell'autorità dell'Impero e delle istituzioni giuridiche romane, allo stesso tempo personaggi ecclesiastici come i vescovi assumevano un'importanza considerevole all'interno della società, sostituendosi spesso ai magistrati per le controversie giuridiche dal momento che questi erano spesso assenti, altamente corrotti e per nulla educati alla giustizia, a volte anche, col passar del tempo, in maniera esclusiva, dando vita a quello che verrà chiamato in seguito
privilegio del foro e rafforzando la commistione fra temporale e spirituale.


É con la lotta alle
eresie, spesso più temute delle altre fedi esterne al cristianesimo, e con l'Editto di Tessalonica, che inizia il processo di unificazione della chiesa, coincidente all'inizio con la massima espansione dell'Impero Romano, e che si sviluppa dal 325 all'869 in ben otto concili ecumenici, processo sociale oltre che religioso imporantissimo che getta le basi di una unificazione religiosa e in un certo senso culturale, che diede una base definitiva alle nostre radici cristiane.

La questione religiosa in sè, tuttavia, si estende più sul piano concettuale e formale nel contrastare le varie eresie, col tempo sempre più complesse e raffinate, in una continua lotta all'eterodossia e questo porta al rafforzamento del dogma ormai indissolubile, specialmente per quel che riguarda la Trinità e la natura divina del Cristo, contestata dagli ariani prima e dai monifisiti poi.


Questa superiorità temporale dell'imperatore, ben salda in Oriente in virtù del fatto che il prestigio di Costantinopoli si basava sulla sua importanza politica ormai centrale, cominciò a scemare in Occidente col passare dei secoli: un primo esempio lo porta la figura di
Sant'Ambrogio, che iniziò quel processo di rafforzamento e definizione della Chiesa delimitando l'autonomia decisionale del sovrano e assoggettandola alla Chiesa per quel che riguardava decisioni politiche affini alla morale.


 Tale processo parte dalle vicende storiche che emarginano Roma dal resto dell'impero orientale, come ad esempio le
Invasioni barbariche, e il primato che in maniera lenta ma inarrestabile conferma la Tradizione del soglio petrino rispetto alle altre chiese, a partire da Papa Leone I.


Il quadro storico e sociale dell'Europa occidentale, costellato da tante tribù barbare o di popolazione decisamente retrograde, rende il Papa e la sua Chiesa un soggetto attento al doversi confrontare con culture particolari e diverse, ma soprattutto lo rende sempre più capace ed autonomo politicamente: questo porta la Chiesa di Roma a un sempre più inevitabile distacco da Costantinopoli, che ancora omaggia ma dalla quale ormai dipende assai poco, cominciando a relazionarsi e contrattare per poi convertire popolazioni estranee.


I rapporti si logorano definitivamente con la discesa dei
Longobardi in Italia, con la conquista di Ravenna e la minaccia costante di un'occupazione di Roma. In quel momento la Chiesa, sentitasi minacciata, compie il passo principale rivolgendosi non ad Oriente, con cui ormai ha contatti solamente formali, ma ai Franchi di Pipino il Breve, dai quali ottiene la cosiddetta Promissio Carisiaca, secondo la quale il popolo franco si sarebbe impegnato, scacciati i Longobardi, a consegnare simbolicamente alla Chiesa una fascia di territorio che sarebbe restata sotto la sua  sovranità ecclesiale.


 Con questi  episodi prende vita il potere temporale papale, con la conseguente creazione di un'autonoma sfera politico-territoriale e il totale e definitivo distacco dalla Chiesa Orientale. Tale autonomia permetterà alla Chiesa di creare nuovi vescovi e nuovi cardinali al di fuori delle influenze politice, contrariamente a quanto accadeva in Oriente strettamente legati al giudizio dell'imperatore di turno. Vi saranno così i pro e i contro.


Si va formando in occidente una nuova figura di controllo del territorio, giacchè la Chiesa Romana comincia a vivere integrata nel
Sacro Romano Impero e del fenomeno feudale: stessa cosa si riflette all'interno dell'organizzazione ecclesiastica, dato che molto spesso funzionari di corte o personaggi pubblici sono vescovi o funzionari della Chiesa.


L'imperatore arriva persino a disciplinare, con il Consitutum di Lotario dell'
824, le modalità di elezione del papa e si irroga il diritto di approvare in via definitiva la consacrazione del nuovo pontefice, abolendo questa facoltà al clero che invece aveva fin dal primo secolo attraverso i presbiteri. Il papato attraversa un periodo nero ed è ormai un feudo imperiale e si aprono lotte di fazioni e famiglie per le varie elezioni papali che porteranno poi nei vari concilii successivi a definire stabilmente l'indipendenza della Chiesa dalle ingerenze politiche, nasce il Diritto Ecclesiastico.

Due parole sul Diritto ecclesiastico nel protestantesimo


La
Riforma luterana del 1517 portò una frattura dolorisissima e gravissima all'interno del Cristianesimo e svariate novità nell'ambito religioso ma anche del diritto: tralasciando il primo aspetto non opportuno in questa sede, Lutero aveva elaborato una particolare teoria dei rapporti fra Stato e Chiesa, ovvero la Teoria dei due regni, un "regno spirituale" e uno "secolare", entrambi voluti da Dio ma diversi: il primo è governato da Dio tramite la sua parola senza sacerdoti, ma solo con le Scritture (Sola Scrittura, Sola Fidei, Sola Grazia, Solo Cristo), il Vangelo, ed è rivolto essenzialmente al credo e alla coscienza dei cristiani, pertanto non può assolutamente intaccare il secondo, derivato secondo Lutero dal peccato e dalla colpa insiti nella società che costringono l'uomo ad organizzarsi e ad usare la forza per tutelare i valori e la propria esistenza. (si sviluppa la dottrina poi abbandonata della PREDESTINAZIONE....) 


Questi due regni sono uniti per Lutero, ma prevale nel contesto terreno quello secolare, in quanto la Chiesa nulla ha, secondo Lutero, da pretendere nei confronti dello Stato ed anzi, è quest'ultimo che si deve preoccupare di difenderla e tutelarla ossia: LO STATO DEVE GOVERNARE LA CHIESA CON LE SUE LEGGI. La chiesa diventa così, secondo il progetto di Lutero, territoriale e di stato, sorretta da un
concistorio formato da teologi ed alte personalità di corte, politici e laici.


Da questo avvenimento storico scaturisce un proliferare di nuovi movimenti cristiani impressionante, tra i quali spicca senz'altro quello
anglicano in Inghilterra, episodio unico dove il Re si autoproclama capo di una propria Chiesa nazionale creando una situazione spiccatamente cesaropapista, ben peggiore e assai più grave di tutto quello che venne attribuito poi dai Protestanti stessi alla Chiesa dei tempi di Costantino.


****************


[SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739]



                    Italian newly appointed Cardinal Angelo Amato (C) gets his biretta, the square red hat symbolising the blood of the martyrs, from Pope Benedict XVI on November 20, 2010 during a consistory at St Peter's basilica at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates join today the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.

MA PERCHE' I "CARDINALI"?

Il "cardinale" funge proprio da CARDINE......ed è strettamente legato ALLA CHIESA ROMANA.....è una sua propria Tradizione, essi rappresentavano dal principio LE PARROCCHIE ROMANE e con tale rappresentanza AIUTAVANO IL PAPA, VESCOVO DI ROMA nella gestione della Chiesa, già sant'Ireneo diceva nel II sec. di quanto fosse INDISPENSABILE "GUARDARE A ROMA" QUALE ESEMPIO DA SEGUIRE,  anche per questo viene concesso ai Cardinali IL TITOLUM ossia, l'assegnazione di una Parrocchia Romana.....
Espandendosi, la Chiesa, ha allargato anche le funzioni e quindi i cardinali hanno cominciato ad essere eletti anche da fuori Roma a seconda appunto, delle necessità della Chiesa di ogni tempo....e a questi si dava così fin dai tempi antichi, in nome del popolo, l'elezione del nuovo Pontefice....

La veste rossa che prima era solo del Pontefice segno del martirio, dal Tredicesimo secolo è stata data anche ai Cardinali i quali, appunto, nel segno della Croce e del Martirio, servivano la Chiesa IN AIUTO AL PONTEFICE, condividendone le sorti.....


[Modificato da Caterina63 20/11/2010 12:41]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
02/02/2009 13:12
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Benedetto XVI presiede nell'Aula del Sinodo
l'incontro con i membri del Collegio Cardinalizio





Dopo l'indirizzo del Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, il Santo Padre ha preso la parola esprimendo ai Cardinali la sua gratitudine per la partecipazione all'assemblea che, alla vigilia del Concistoro, offre l'opportunità di trascorrere insieme un tempo di preghiera e di riflessione con quello spirito di unità e di comunione che deve caratterizzare ogni riunione ecclesiale, specialmente quando si incontrano quanti il Signore ha chiamato a posti di responsabilità nella sua Chiesa. Dopo un ringraziamento al Card. Sodano per i sentimenti di devozione espressi a nome dei Colleghi, il Santo Padre ha rivolto un affettuoso pensiero ai Cardinali che non hanno potuto essere presenti all'odierno incontro. Ha poi ricordato il tempo liturgico quaresimale, giunto ormai a metà del cammino, e l'odierna memoria di san Turibio de Mongrovejo, modello di pastore totalmente dedito al servizio del Vangelo.

Successivamente, introducendo l'incontro, ha espresso il desiderio che esso, pur aperto anche ad eventuali altri temi, fosse consacrato anzitutto ad alcuni argomenti quanto mai attuali. In primo luogo gli interrogativi sempre più sentiti circa la condizione dei Vescovi emeriti; poi la questione sollevata da Mons. Lefebvre e la riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II; infine le questioni connesse con il dialogo tra la Chiesa e l'Islam.
Nel corso della mattinata, introdotti dal Cardinale Decano, sono intervenuti il Cardinale Giovanni Battista Re, sul tema dei Vescovi emeriti, ed il Cardinale Darío Castrillón Hoyos sulla questione dei seguaci di Mons. Lefebvre e al riguardo sono intervenuti 20 Eminentissimi Cardinali.

Nel pomeriggio i lavori continueranno sugli altri argomenti con gli interventi del Cardinale Francis Arinze e del Cardinale Angelo Sodano.

(©L'Osservatore Romano - 24 Marzo 2006)




L'intervento di apertura del
Cardinale Decano Angelo Sodano

image



Beatissimo Padre!
Ho l'onore, quale Decano del Collegio Cardinalizio, di porgerLe il devoto saluto di tutti i Cardinali presenti, e quello mio personale. Le siamo tutti molto grati per averci voluto convocare a questa giornata di preghiera e di riflessione, per un'azione congiunta sempre più aderente alle grandi sfide pastorali dell'ora presente. Spiritualmente sono a noi uniti anche quei Membri del Collegio che non hanno potuto prender parte al Concistoro per urgenti impegni pastorali nelle loro sedi o per ragioni di salute. Voglio ricordare in special modo il Decano emerito del nostro Collegio, il venerato Cardinale Bernardin Gantin, che vive ora nella sua terra del Benin, a Cotonou. Come lui, anche altri Signori Cardinali hanno inviato messaggi di saluto, scusandosi per l'assenza. Vostra Santità voglia considerarli presenti in ispirito e benedirli di cuore.

La preghiera fatta poc'anzi col Successore di Pietro, all'inizio di questo Concistoro, ci ha fatto rivivere il clima spirituale che regnava nel Cenacolo, prima della Pentecoste, allorquando gli Apostoli erano riuniti in orazione con Pietro e Maria, in attesa dello Spirito Santo.
Santo Padre, da domani il nostro Collegio Cardinalizio consterà di 193 Membri, di cui 120 sono Cardinali Elettori, mentre gli altri hanno già superato la veneranda età degli 80 anni. Dai membri che formavano parte del nostro Collegio al momento del Conclave dell'anno scorso, occorre, ovviamente sottrarre il Cardinale Joseph Ratzinger, elevato alla Cattedra di Pietro, e i quattro compianti Cardinali Sin, Caprio, Scheffczyk e Taofinu'u, che ora dal cielo pregheranno per noi. Li sentiamo qui spiritualmente presenti.

Da parte di tutti noi, c'è sempre l'impegno di corrispondere alla nostra missione nella Chiesa, qual è ben riassunta dal Codice di Diritto Canonico, negli undici canoni (349-359) che ci riguardano, e precisamente nel Capitolo "De Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalibus". Lì ci è magistralmente ricordato ciò che la Chiesa si aspetta da noi. Ed appunto per aiutarci a meglio adempiere tale compito, Vostra Santità ci ha ora convocati.

Molti di noi prestano la loro opera nei vari Dicasteri della Curia Romana, al servizio del Successore di Pietro. Tutti, però, ben ricordano ciò che stabilisce il can. 349 del Codice del Diritto Canonico, e cioè che "i Cardinali assistono il Romano Pontefice sia agendo collegialmente quando sono convocati insieme per trattare le questioni di maggiore importanza, sia come singoli, cioè nei diversi uffici ricoperti prestandogli la loro opera nella cura soprattutto quotidiana della Chiesa universale".

A nome di tutti i cari Confratelli Cardinali qui giunti dai vari Paesi del mondo, vorrei poi dire al Santo Padre Benedetto XVI che gli siamo tutti vicini, ogni giorno, con la nostra preghiera e con il nostro affetto in Cristo, Pastore supremo delle nostre anime.

La convocazione del presente Concistoro rivela a tutti quanta importanza Vostra Santità attribuisca ai voti del nostro Collegio Cardinalizio. È vero che, dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, è sorto un altro organismo consultivo, il "Synodus Episcoporum". Si tratta però di due istituzioni complementari che concorrono in armonia di intenti ad aiutare il Sommo Pontefice nella sua sollecitudine pastorale per tutta la Santa Chiesa di Dio.

Vostra Santità ci indicherà ora i temi su cui Ella desidera sentire il nostro parere e raccogliere il nostro consiglio. Grazie, Santo Padre!


(©L'Osservatore Romano - 24 Marzo 2006)

image


CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO PER LA CREAZIONE DI QUINDICI NUOVI CARDINALI, 24.03.2006

Alle ore 10.30 di questa mattina, in Piazza San Pietro, il Santo Padre Benedetto XVI tiene un Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di quindici nuovi Cardinali.


In apertura di Concistoro, che ha forma di Celebrazione della Parola, il Santo Padre, dopo il saluto liturgico, legge la formula di creazione e proclama solennemente i nomi dei nuovi Cardinali.


Il primo dei nuovi Cardinali, Sua Em.za William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, a nome di tutti rivolge al Santo Padre un indirizzo di omaggio e gratitudine.


Dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa tiene l’omelia.

Il Rito prosegue con la professione di fede dei nuovi Cardinali davanti al popolo di Dio e il giuramento di fedeltà e obbedienza al Papa e ai Suoi successori.


I nuovi Cardinali, secondo l’ordine di creazione, si inginocchiano poi dinanzi al Santo Padre che impone loro la Berretta cardinalizia e assegna a ciascuno una chiesa di Roma quale segno di partecipazione alla sollecitudine pastorale del Santo Padre nell’Urbe. Dopo la consegna della Bolla di creazione cardinalizia e di assegnazione del Titolo o della Diaconia, Benedetto XVI scambia con ciascun neo Cardinale l’abbraccio di pace.


La Celebrazione si conclude con la preghiera universale, la recita del Pater Noster e la Benedizione finale.


Di seguito riportiamo l’omelia del Santo Padre e l’indirizzo di omaggio del Card. William Joseph Levada:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Venerati Cardinali, Patriarchi e Vescovi,

illustri Signori e Signore,

cari fratelli e sorelle!

In questa vigilia della solennità dell’Annunciazione del Signore, il clima penitenziale della Quaresima lascia spazio alla festa: oggi, infatti, il Collegio dei Cardinali si arricchisce di quindici nuovi membri. Anzitutto a voi, cari Fratelli, che ho la gioia di creare Cardinali, rivolgo il mio saluto con viva cordialità, mentre ringrazio l’Arcivescovo William Joseph Levada per i sentimenti e i pensieri che a nome di tutti voi mi ha poc’anzi espresso. Sono lieto poi di salutare gli altri Signori Cardinali, i venerati Patriarchi, i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose e i numerosi fedeli, in modo particolare i familiari, qui convenuti per fare corona, nella preghiera e nella gioia cristiana, ai nuovi Porporati. Con speciale riconoscenza accolgo le distinte Autorità governative e civili, che rappresentano diverse Nazioni e Istituzioni. Il Concistoro Ordinario pubblico è un avvenimento che manifesta con grande eloquenza la natura universale della Chiesa, diffusa in ogni angolo del mondo per annunciare a tutti la Buona Novella di Cristo Salvatore. L’amato Giovanni Paolo II ne celebrò ben nove, contribuendo così in maniera determinante a rinnovare il Collegio Cardinalizio, secondo gli orientamenti che il Concilio Vaticano II e il Servo di Dio Paolo VI avevano dato.

Se è vero che nel corso dei secoli molte cose sono mutate per quanto concerne il Collegio cardinalizio, non sono però cambiate la sostanza e la natura essenziale di questo importante organismo ecclesiale. Le sue antiche radici, il suo sviluppo storico e l’odierna sua composizione ne fanno veramente una sorta di "Senato", chiamato a cooperare strettamente con il Successore di Pietro nell’adempimento dei compiti connessi con l’universale suo ministero apostolico.


La Parola di Dio, che poc’anzi è stata proclamata, ci porta indietro nel tempo. Con l’evangelista Marco siamo risaliti all’origine stessa della Chiesa e, in particolare, all’origine del ministero petrino. Con gli occhi del cuore abbiamo rivisto il Signore Gesù, a lode e gloria del quale l’atto che stiamo compiendo è totalmente orientato e dedicato. Egli ci ha detto parole che ci hanno richiamato alla mente la definizione del Romano Pontefice cara a san Gregorio Magno: "Servus servorum Dei". Infatti, Gesù, spiegando ai dodici Apostoli che la loro autorità avrebbe dovuto essere esercitata in modo ben diverso da quello dei "capi delle nazioni", riassume tale modalità nello stile del servizio: "Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti " (Mc 10,43-44). La totale e generosa disponibilità nel servire gli altri è il segno distintivo di chi nella Chiesa è posto in autorità, perché così è stato per il Figlio dell’uomo, il quale non venne "per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10, 45). Pur essendo Dio, anzi, spinto proprio dalla sua divinità, Egli assunse la forma di servo – "formam servi" -, come mirabilmente si esprime l’inno a Cristo contenuto nella Lettera ai Filippesi (cfr 2,6-7).


Il primo "Servo dei servi di Dio" è dunque Gesù. Dietro di Lui, e uniti a Lui, gli Apostoli; e tra questi, in modo speciale, Pietro, al quale il Signore ha affidato la responsabilità di guidare il suo gregge. Compito del Papa è di farsi per primo servitore di tutti. La testimonianza di tale atteggiamento emerge chiaramente dalla prima Lettura, che ci ripropone un’esortazione di Pietro ai "presbiteri" e agli anziani della comunità (cfr 1 Pt 5,1). E’ un’esortazione fatta con quell’autorità che all’Apostolo deriva dall’essere stato testimone delle sofferenze di Cristo, Buon Pastore. Si sente che le parole di Pietro provengono dall’esperienza personale del servizio al gregge di Dio, ma prima e più ancora si fondano sull’esperienza diretta del comportamento di Gesù: del suo modo di servire fino al sacrificio di sé, del suo umiliarsi fino alla morte e alla morte di croce, confidando solo nel Padre, che lo ha esaltato al tempo opportuno. Pietro, come Paolo, è stato intimamente "conquistato" da Cristo – "comprehensus sum a Christo Iesu" (cfr Fil 3,12) -, e come Paolo può esortare gli anziani con piena autorevolezza, perché non è più lui che vive, ma Cristo vive in lui – "vivo autem iam non ego, vivit vero in me Christus" (Gal 2,20).

Sì, venerati e cari Fratelli, quanto afferma il Principe degli Apostoli si addice particolarmente a chi è chiamato a vestire la porpora cardinalizia: "Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi" (1 Pt 5,1). Sono parole che, anche nella loro struttura essenziale, richiamano il mistero pasquale, particolarmente presente al nostro cuore in questi giorni di Quaresima. San Pietro le riferisce a se stesso in quanto "anziano come loro", lasciando con ciò intendere che l’anziano nella Chiesa, per l’esperienza accumulata negli anni e per le prove affrontate e superate, deve essere particolarmente "sintonizzato" con l’intimo dinamismo del mistero pasquale. Quante volte, cari Fratelli che tra poco riceverete la dignità cardinalizia, avete trovato in queste parole motivo di meditazione e di spirituale stimolo a seguire le orme del Signore crocifisso e risorto! Esse avranno un’ulteriore e impegnativa conferma in ciò che la nuova responsabilità esigerà da voi. Più strettamente legati al Successore di Pietro, sarete chiamati a collaborare con lui nell’adempimento del suo peculiare servizio ecclesiale, e ciò significherà per voi una più intensa partecipazione al mistero della Croce nella condivisione delle sofferenze di Cristo. Questo vi consentirà di attingere più abbondantemente alle sorgenti della grazia e di diffonderne intorno a voi più efficacemente i frutti benefici.

Venerati e cari Fratelli, vorrei riassumere il senso di questa vostra nuova chiamata nella parola che ho posto al centro della mia prima Enciclica: caritas. Essa ben si associa anche al colore dell’abito cardinalizio. La porpora che indossate sia sempre espressione della caritas Christi, stimolandovi ad un amore appassionato per Cristo, per la sua Chiesa e per l’umanità. Avete ora un ulteriore motivo per cercare di rivivere gli stessi sentimenti che spinsero il Figlio di Dio fatto uomo a versare il suo sangue in espiazione dei peccati dell’intera umanità. Conto su di voi, venerati Fratelli, conto sull’intero Collegio di cui entrate a far parte, per annunciare al mondo che "Deus caritas est", e per farlo anzitutto mediante la testimonianza di sincera comunione tra i cristiani: "Da questo – disse Gesù – tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35). Conto su di voi, cari Fratelli Cardinali, per far sì che il principio della carità possa irradiarsi e riesca a vivificare la Chiesa in ogni grado della sua gerarchia, in ogni Comunità e Istituto religioso, in ogni iniziativa spirituale, apostolica e di animazione sociale. Conto su di voi affinché il comune sforzo di fissare lo sguardo sul Cuore aperto di Cristo renda più sicuro e spedito il cammino verso la piena unità dei cristiani. Conto su di voi perché, grazie all’attenta valorizzazione dei piccoli e dei poveri, la Chiesa offra al mondo in modo incisivo l’annuncio e la sfida della civiltà dell’amore. Tutto questo mi piace vedere simboleggiato nella porpora di cui siete insigniti. Che essa sia veramente simbolo dell’ardente amore cristiano che traspare dalla vostra esistenza.

Affido questo auspicio alle mani materne della Vergine di Nazaret, dalla quale il Figlio di Dio prese il sangue che avrebbe versato sulla Croce come testimonianza suprema della sua carità. Nel mistero dell’Annunciazione, che ci apprestiamo a celebrare, ci viene rivelato che per opera dello Spirito Santo il Verbo divino si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Per intercessione di Maria, scenda abbondante sui nuovi Cardinali e su tutti noi l’effusione dello Spirito di verità e di carità affinché, sempre più pienamente conformi a Cristo, possiamo dedicarci instancabilmente all’edificazione della Chiesa e alla diffusione del Vangelo nel mondo.

[00432-01.02] [Testo originale: Italiano]

image


INDIRIZZO DI OMAGGIO DEL CARD. WILLIAM JOSEPH LEVADA

Beatissimo Padre,

È con cuore colmo di commossa gratitudine e di trepidazione, che a nome dei Cardinali creati dalla Santità Vostra, desidero esprimerLe i nostri sentimenti, in quest'ora così impegnativa e solenne per le nostre povere esistenze, che già in forza dell'Ordine Sacro sono interamente consacrate al Signore e al suo servizio nella Santa Chiesa.

Ella, Padre Santo, con atto di sovrana e amorevole paternità - che già traluce in tutti i Suoi gesti in questo primo anno di luminoso e sereno Pontificato - ha voluto insignirci della Porpora Romana, chiamandoci a far parte di questo Collegio Cardinalizio, che da oltre un millennio offre al Vicario di Cristo l'umile contributo della propria collaborazione nell'adempimento del Suo Universale Ministero Apostolico come Successore dell'Apostolo Pietro.

In questo Suo primo anno di Pontificato noi siamo il primo gruppo di Cardinali creati per continuare insieme agli altri Eminentissimi Porporati l'opera di collaborazione con Vostra Santità nella Curia Romana e nelle Sedi episcopali sparse nell'intero orbe terrestre. L'essere titolari delle Chiese romane ci unisce ancor più strettamente alla Chiesa di Roma e a Colui che "presiede nella carità", rendendoci non solo collaboratori di Vostra Santità nella missione per l'unità della Chiesa, ma anche testimoni della sua cattolicità, chiamati da tutto il mondo.

Sentiamo profondamente il compito di grave responsabilità, che esige un supplemento di dedizione, e che proprio per questo postula un incessante impegno di totale amore e di incondizionata fedeltà a Cristo Signore e al Popolo cristiano, destinatario del nostro apostolato e del nostro servizio pastorale.

Questo amore a Cristo Gesù e alla Sua Chiesa, questa fedeltà all'uomo che ha innanzitutto sete ardente di verità, noi desideriamo, Beatissimo Padre, deporre nelle Vostre mani, e insieme promettere a Lei, Padre Santo, come figli al Padre amatissimo, la nostra amorevole e devota fedeltà, senza limiti e riserva alcuna, libera da preoccupazioni per noi e per le nostre stesse vite, come questa Porpora incessantemente ci ricorda e ammonisce.

Mi piace richiamare il brano della catechesi che Vostra Santità ha tenuto il 22 febbraio scorso nella festa della Cattedra di Pietro. Riferendosi all'abside della Basilica di san Pietro, dove si trova il monumento della Cattedra dell'Apostolo, opera matura del Bernini, Lei, Padre Santo, invitava i fedeli a sostare di fronte a tale splendida e suggestiva opera, per ammirarla e pregare in modo particolare per il Ministero che Iddio Le ha affidato.

Noi oggi in modo speciale invochiamo lo Spirito Santo perché sostenga con la sua luce e la sua forza il Ministero Apostolico di Vostra Santità e doni a tutti noi, chiamati a cooperare al servizio del Successore di Pietro, e a quanti ci accompagnano con la loro presenza, con le loro preghiere e il loro affetto, la generosità nell'impegno cristiano e la gioia di sentirci e rimanere servitori del Vangelo.

Ci assista la Vergine Maria, Madre della Chiesa e Regina degli Apostoli, nell'imminenza della Solennità Liturgica dell'Annunciazione. Il suo fiat sia anche il nostro.

[00433-01.01] [Testo originale: Italiano]


ASSEGNAZIONE DEI TITOLI O DELLE DIACONIE AI NUOVI CARDINALI

Pubblichiamo di seguito l’elenco del Titolo o della Diaconia assegnati dal Santo Padre a ciascuno dei nuovi Cardinali nel momento della creazione:

1. Card. WILLIAM JOSEPH LEVADA, Diaconia di Santa Maria in Domnica

2. Card. FRANC RODÉ, C.M., Diaconia di San Francesco Saverio alla Garbatella

3. Card. AGOSTINO VALLINI, Diaconia di San Pier Damiani ai Monti di San Paolo

4. Card. JORGE LIBERATO UROSA SAVINO, Titolo di Santa Maria ai Monti

5. Card. GAUDENCIO B. ROSALES, Titolo del Santissimo Nome di Maria a Via Latina

6. Card. JEAN-PIERRE RICARD, Titolo di Sant’Agostino

7. Card. ANTONIO CAÑIZARES LLOVERA, Titolo di San Pancrazio

8. Card. NICHOLAS CHEONG JINSUK, Titolo di Santa Maria Immacolata di Lourdes a Boccea

9. Card. SEAN PATRICK O’MALLEY, O.F.M. Cap., Titolo di Santa Maria della Vittoria

10. Card. STANISŁAW DZIWISZ, Titolo di Santa Maria del Popolo

11. Card. CARLO CAFFARRA, Titolo di San Giovanni Battista dei Fiorentini

12. Card. JOSEPH ZEN ZE-KIUN, S.D.B., Titolo di Santa Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca

13. Card. ANDREA CORDERO LANZA DI MONTEZEMOLO, Diaconia di Santa Maria in Portico

14. Card. PETER POREKU DERY, Diaconia di Sant’Elena fuori Porta Prenestina

15. Card. ALBERT VANHOYE, S.I., Diaconia di Santa Maria della Mercede e Sant’Adriano a Villa Albani

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
02/02/2009 13:17
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

LA GIOIA FRATERNA DEI NEO CARDINALI.............

image
image
image
image
image
image
image
image







                   image


Attorno al Padre e al Pastore


image

GIANFRANCO GRIECO

"Nella vigilia della solennità dell'Annunciazione del Signore ci siamo qui riuniti, fratelli e sorelle carissimi, per rivolgere preghiere e suppliche a Dio onnipotente affinché, per intercessione della Vergine, Madre di Cristo nostro Salvatore, ci accompagni benigno con la sua grazia". Apriva con queste parole Benedetto XVI la celebrazione del Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di quindici nuovi Cardinali, l'imposizione della Berretta e l'assegnazione del Titolo o della Diaconia, svoltasi nella mattina di venerdì 24 marzo in Piazza San Pietro. E proseguiva: "Ci disponiamo infatti a compiere un atto gradito e grave del nostro ministero. Esso riguarda anzitutto la Chiesa di Roma, ma interessa pure l'intera comunità ecclesiale: chiameremo a far parte del Collegio dei Cardinali alcuni nostri fratelli, perché siano uniti alla Sede di Pietro con più stretto vincolo, divengano membri del Clero di Roma, cooperino più intensamente al nostro servizio apostolico".
Essi - proseguiva - "insigniti della sacra porpora, dovranno essere intrepidi testimoni di Cristo e del suo Vangelo nella Città di Roma e nelle regioni più lontane. Pertanto, con l'autorità di Dio onnipotente, dei santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, creiamo e proclamiamo solennemente Cardinali di Santa Romana Chiesa questi nostri Fratelli".


Piazza San Pietro ritornava ancora una volta ad essere il cuore del mondo ecclesiale. Per la prima volta Benedetto XVI aveva la gioia di imporre la Berretta cardinalizia a 15 "benemeriti ecclesiastici".

Il Concistoro aveva inizio alle ore 10.30 con il canto d'ingresso intonato dalla Cappella Sistina: "Exultate, iusti, in Domino...". Benedetto XVI faceva il suo ingresso sul Sagrato accompagnato da un lungo applauso e prendeva posto alla Cattedra. Alla sua destra erano presenti 136 Cardinali, giunti a Roma per partecipare all'Incontro svoltosi nella giornata di giovedì 23. Tra questi, erano Angelo Sodano, Segretario di Stato, Decano del Collegio Cardinalizio e il Card. Roger Etchegaray, Vice-Decano. Erano inoltre presenti Patriarchi, Arcivescovi, Vescovi e numerosi presbiteri della Curia Romana e delle Chiese di provenienza dei nuovi Porporati. In tutto oltre trecento.

Dopo aver rivolto all'assemblea il saluto liturgico, il Santo Padre leggeva la formula di creazione dei Cardinali. Ogni nome veniva accolto da un lungo applauso che significava comunione e manifestava gioia.

Quindi il Cardinale William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, a nome di tutti i neo Porporati rivolgeva al Santo Padre un indirizzo di omaggio e di gratitudine (il testo viene pubblicato nelle pagine 6/7).
Nell'"Orazione colletta", il Papa pregava Dio perché la Chiesa, "fedele alla sua missione, condivida sempre le gioie e le speranze dell'umanità, e si riveli come lievito e anima del mondo, per rinnovare in Cristo la comunità dei popoli e trasformarli nella tua famiglia". Veniva quindi cantato in latino da Massimo Scapin, il passo tratto dalla prima Lettera di san Pietro apostolo (5,1-11). Raimundo Pereira cantava, in gregoriano, il Salmo responsoriale (Salmo 88), mentre don Diego Pisano, cantava, in latino, il brano del Vangelo secondo Marco 10, 32-45: "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire dare la propria vita in riscatto per molti".



Professione di fede e giuramento


Dopo l'omelia di Papa Benedetto XVI i Cardinali facevano coralmente la "Professione di fede" davanti al Popolo di Dio. Quindi, in latino, giuravano fedeltà e obbedienza al Santo Padre e ai suoi Successori: "Ego (...) sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalis (...), promitto et iuro, me ab hac hora deinceps, quamdiu vixero, fidelem Christo eiusque Evangelio atque oboedientem beato Petro sanctaeque Apostolicae Romanae Ecclesiae ac Summo Pontifici Benedicti XVI...". Insieme giuravano di "conservare sempre con le parole e con le opere la comunione con la Chiesa cattolica; di non manifestare ad alcuno quanto mi sarà affidato da custodire e la cui rivelazione potrebbe arrecare danno o disonore alla Santa Chiesa; di svolgere con grande diligenza e fedeltà i compiti ai quali sono chiamato nel mio servizio alla Chiesa, secondo le norme del diritto. Così mi aiuti Dio onnipotente".


Terminato il giuramento, la Cappella Sistina intonava il canto: "Tu es Petrus", composto dal Maestro Giuseppe Liberto per l'inizio solenne del ministero di Pastore universale della Chiesa di Benedetto XVI, il 24 aprile 2005



Imposizione della Berretta


Il Papa imponeva poi la Berretta rossa e assegnava il Titolo o la Diaconia a ciascun nuovo Cardinale. Il Santo Padre ricordava che la Berretta rossa sta a significare che si deve essere pronti a comportarsi con fortezza, fino all'effusione del sangue, per l'incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del Popolo di Dio e per la libertà e la diffusione della Chiesa.


Ogni Cardinale, secondo l'ordine di creazione, si avvicinava al Papa e si metteva in ginocchio. Il Papa imponeva a ciascuno la Berretta rossa assegnando una chiesa di Roma quale segno di partecipazione alla sollecitudine pastorale del Papa nell'Urbe. Quindi consegnava la Bolla di creazione cardinalizia e di assegnazione del Titolo o della Diaconia, scambiando l'abbraccio di pace. Ciascun neo Porporato scambiava poi l'abbraccio di pace con tutti gli altri Cardinali, mentre la Sistina cantava: "Euntes in mundum universum".



La preghiera universale


Alla preghiera dei fedeli venivano levate suppliche, in francese, per la Chiesa affinché, "docile al comando e all'esempio del suo Signore, sappia prodigarsi per tutti i figli dispersi nel mondo, con una carità che non conosca frontiere, generando tutti i popoli alla fede e raccogliendoli nell'unità"; in filippino, "per il Papa Benedetto XVI, stabilito da Dio successore di Pietro e pastore del gregge di Cristo" affinché "nel suo instancabile ministero per la nuova evangelizzazione sia sempre ricolmo della sapienza, della consolazione e della fortezza dello Spirito Santo"; in inglese, "per i Cardinali creati in questo Concistoro e per tutti i membri del Collegio Cardinalizio" affinché "attenti alle parole del divino Maestro, considerino la dignità alla quale sono stati chiamati come un segno che sollecita un più intenso servizio del Vangelo e un più grande amore per la Chiesa"; in polacco, "per i capi delle Nazioni e tutti coloro che le governano" affinché "sappiano realizzare concretamente le attese di libertà, di giustizia, di pace e di solidarietà che sono nel cuore di tutti i popoli"; in cinese, "per tutti coloro che ancora soffrono a causa della loro fede cristiana" affinché "nella preghiera esperimentino la certezza della comunione di tutta la Chiesa, e possano un giorno raccogliere nella gioia ciò che per lunghi anni hanno seminato nella pazienza e nell'amore"; in spagnolo, "per noi qui riuniti in preghiera, con Maria, Regina degli Apostoli" affinché "coscienti della nostra dignità di battezzati, possiamo crescere nella comunione ecclesiale, secondo il modello della Chiesa apostolica, nell'ascolto della parola, nella preghiera, nella frazione del pane, nella testimonianza della carità".

Il canto del "Pater Noster", in latino, concludeva un rito composto e solenne. Il Concistoro si concludeva con la Benedizione Apostolica del Papa e con il canto dell'antifona mariana: "Alma Redemptoris Mater": "O Santa Madre del Redentore, porta dei cieli, stella del mare...".

I cristiani di Roma, erano, come sempre, particolarmente coinvolti in questo grande avvenimento. In tanti respiravano e rivivevano la gioiosa esperienza del Grande Giubileo dell'Anno 2000 e le indimenticabili celebrazioni per il XXV anniversario di Pontificato di Giovanni Paolo II, che come ricordava il Santo Padre all'omelia, ne celebrava ben nove Concistori, "contribuendo così in maniera determinante a rinnovare il Collegio Cardinalizio, secondo gli orientamenti che il Concilio Vaticano II e il Servo di Dio Paolo VI avevano dato".



Universalità della Chiesa

Benedetto XVI annunciava questo Concistoro Ordinario Pubblico a conclusione dell'udienza generale di mercoledì 22 febbraio, festa della Cattedra di San Pietro. In quella occasione, comunicava di aver nominato 15 Cardinali appartenenti a 11 Nazioni: 3 dall'Italia; 2 dalla Francia; 2 dagli Stati Uniti d'America; 1 dalla Polonia; 1 dalla Spagna; 1 dal Ghana;1 dalla Corea; 1 dal Venezuela; 1 dalla Cina; 1 dalla Slovenia; 1 dalle Filippine;1 dalla Polonia. Anche in questa schiera si rispecchiava l'universalità della Chiesa con la molteplicità dei suoi carismi e ministeri.



Una corale partecipazione

Insieme con il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede erano presenti l'Arcivescovo Leonardo Sandri, Sostituto della Segreteria di Stato; Giovanni Lajolo, Segretario per i Rapporti con gli Stati; Mons. Gabriele Caccia, Assessore per gli Affari Generali; Mons. Pietro Parolin, Sotto-Segretario per i Rapporti con gli Stati; Mons. Tommaso Caputo, Capo del Protocollo.

In posti riservati erano presenti l'Arcivescovo James Michael Harvey, Prefetto della Casa Pontificia; l'Arcivescovo Oscar Rizzato, Elemosiniere di Sua Santità; Mons. Paolo De Nicolò, Reggente della Casa Pontificia; Mons. Georg Gänswein, Segretario particolare di Benedetto XVI; Mons. Mieczyslaw Mokrzycki, della Segreteria particolare del Santo Padre, gli altri membri della Famiglia Pontificia.

Significativa la presenza di undici Delegazioni ufficiali: Spagna, guidata da José Bono, Ministro della Difesa; José Maria Barreda Fontes, Presidente della Comunità di Castilla la Mancha; e Seguito di tredici persone; Francia, guidata da Pascal Clement, Ministro della Giustizia e Seguito di quindici persone; Ghana, da Joseph Henry Mensah, Senior Minister e Seguito di sette persone; Slovenia, da Milan Zver, Ministro dell'Istruzione e Seguito composto da una persona; Polonia, da Elzbieta Jakubiak, Segretario di Stato, Capo di Gabinetto del Presidente e Seguito di cinque persone); Italia, da Marcello Pera, Presidente del Senato; Pier Ferdinando Casini, Presidente della Camera dei Deputati; Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Seguito di quindici persone; Venezuela, da Maria Pilar Hernandez, Vice Ministro degli Esteri e Seguito di dieci persone; Filippine, da Evangelina Lourdes Arroyo, figlia del Presidente della Repubblica e Seguito di sette persone. Attraverso le Delegazioni ufficiali erano rappresentati in Piazza San Pietro i popoli dei nuovi Cardinali, ulteriore testimonianza di universalità, di unità e di comunione ecclesiale.

Sul sagrato e sulla Piazza i fedeli innalzavano gonfaloni e stendardi dei luoghi di provenienza dei Porporati; sventolavano bandiere, con fierezza e con entusiasmo.

Per questa felice occasione, infatti, erano stati organizzati numerosi pellegrinaggi che, oltre a manifestare affetto e stima per i nuovi Porporati, confermavano la fedeltà al Successore di Pietro. Erano presenti numerose autorità civili delle terre di origine e di missione dei quindici Cardinali; i sindaci delle città di provenienza dei nuovi Cardinali; il Prof. Lorenzo Ornaghi, Rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore con un folto gruppo di medici; professori della Università Jaghellonica di Cracovia; Madre Tekla Famiglietti, Abbadessa Generale dell'Ordine del Santissimo Salvatore di santa Brigida.

Il servizio liturgico era svolto da dodici ministranti del Pontificio Collegio "Maria Mater Ecclesiae". Insieme con il Coro della Cappella Sistina, diretto dal Maestro Giuseppe Liberto cantava il Coro dell'assemblea "Mater Ecclesiae" guidato da Suor Dolores Aguirre.

Dall'alto della Loggia della Benedizione pendeva l'arazzo con lo stemma del Papa. Sull'alto dell'entrata principale che porta nell'atrio un secondo arazzo ornava la facciata del Maderno: "Cristo con gli Apostoli". Risuonavano le parole del Papa rivolte ai nuovi Cardinali per ben cinque volte diceva: "Conto su di voi... la Chiesa offra al mondo in modo incisivo l'annuncio e la sfida della civiltà dell'amore".


(©L'Osservatore Romano - 25 Marzo 2006)

CAPPELLA PAPALE E CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA CON I NUOVI CARDINALI PER LA CONSEGNA DELL’ANELLO CARDINALIZIO , 25.03.2006

image

Nell'Anello l'intreccio
tra il principio petrino e quello mariano


Segno di dignità, di sollecitudine pastorale
e di più salda comunione con la Sede di Pietro


Dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa tiene la seguente omelia:


OMELIA DEL SANTO PADRE


Signori Cardinali e Patriarchi,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!

E’ grande motivo di gioia per me presiedere questa Concelebrazione con i nuovi Cardinali, dopo il Concistoro di ieri, e considero provvidenziale che essa si svolga nella solennità liturgica dell’Annunciazione del Signore. Nell’Incarnazione del Figlio di Dio, infatti, noi riconosciamo gli inizi della Chiesa. Da lì tutto proviene. Ogni realizzazione storica della Chiesa ed anche ogni sua istituzione deve rifarsi a quella originaria Sorgente. Deve rifarsi a Cristo, Verbo di Dio incarnato. E’ Lui che noi sempre celebriamo: l’Emmanuele, il Dio-con-noi, per mezzo del quale si è compiuta la volontà salvifica di Dio Padre. E tuttavia (proprio oggi contempliamo questo aspetto del Mistero) la Sorgente divina fluisce attraverso un canale privilegiato: la Vergine Maria. Con immagine eloquente san Bernardo parla, al riguardo, di aquaeductus (cfr Sermo in Nativitate B.V. Mariae: PL 183, 437-448). Celebrando l’Incarnazione del Figlio non possiamo, pertanto, non onorare la Madre. A Lei fu rivolto l’annuncio angelico; Ella lo accolse e, quando dal profondo del cuore rispose: "Eccomi … avvenga di me secondo la tua parola" (Lc 1,38), il Verbo eterno incominciò ad esistere come essere umano nel tempo.

Di generazione in generazione resta vivo lo stupore per questo ineffabile mistero. Sant’Agostino, immaginando di rivolgersi all’Angelo dell’Annunciazione, domanda: "Dimmi, o Angelo, perché è avvenuto questo in Maria?". La risposta, dice il Messaggero, è contenuta nelle parole stesse del saluto: "Ave, o piena di grazia" (cfr Sermo 291,6). Di fatto, l’Angelo, "entrando da Lei", non la chiama con il nome terreno, Maria, ma col suo nome divino, così come Dio da sempre la vede e la qualifica: "Piena di grazia – gratia plena", che nell’originale greco è 6,P"D4JTµX<0, "amata" (cfr Lc 1,28). Origene osserva che mai un simile titolo fu rivolto ad essere umano, e che esso non trova riscontro in tutta la Sacra Scrittura (cfr In Lucam 6,7). E’ un titolo espresso in forma passiva, ma questa "passività" di Maria, che da sempre e per sempre è l’"amata" dal Signore, implica il suo libero consenso, la sua personale e originale risposta: nell’essere amata Maria è pienamente attiva, perché accoglie con personale disponibilità l’onda dell’amore di Dio che si riversa in lei. Anche in questo Ella è discepola perfetta del suo Figlio, che nell’obbedienza al Padre realizza interamente la propria libertà. Nella seconda Lettura abbiamo ascoltato la stupenda pagina in cui l’Autore della Lettera agli Ebrei interpreta il Salmo 39 proprio alla luce dell’Incarnazione di Cristo: "Entrando nel mondo Cristo dice: … Ecco, io vengo per compiere, o Dio, la tua volontà" (Eb 10,5-7). Di fronte al mistero di questi due "Eccomi", del Cristo e della Vergine, che si rispecchiano l’uno nell’altro e formano un unico Amen alla volontà d’amore di Dio, noi rimaniamo attoniti e, pieni di riconoscenza, adoriamo.

Che grande dono, Fratelli, poter tenere questa suggestiva celebrazione nella solennità dell’Annunciazione del Signore! Quanta luce possiamo attingere da questo mistero per la nostra vita di ministri della Chiesa. In particolare voi, cari nuovi Cardinali, quale sostegno potrete avere per la vostra missione di eminente "Senato" del Successore di Pietro! Questa provvidenziale coincidenza ci aiuta a considerare l’evento odierno, in cui risalta in modo particolare il principio petrino della Chiesa, alla luce dell’altro principio, quello mariano, che è ancora più originario e fondamentale.

L’importanza del principio mariano nella Chiesa è stata particolarmente evidenziata, dopo il Concilio, dal mio amato Predecessore Papa Giovanni Paolo II, coerentemente col suo motto Totus tuus. Nella sua impostazione spirituale e nel suo instancabile ministero si è resa manifesta agli occhi di tutti la presenza di Maria quale Madre e Regina della Chiesa. Più che mai questa presenza materna fu da lui avvertita nell’attentato del 13 maggio 1981 in Piazza San Pietro
.

A ricordo di quel tragico evento egli volle che un mosaico raffigurante la Vergine dominasse, dall’alto del Palazzo Apostolico, su Piazza San Pietro, per accompagnare i momenti culminanti e la trama ordinaria del suo lungo pontificato, che proprio un anno fa entrava nell’ultima fase, dolorosa e insieme trionfale, veramente pasquale. L’icona dell’Annunciazione, meglio di qualunque altra, ci fa percepire con chiarezza come tutto nella Chiesa risalga lì, a quel mistero di accoglienza del Verbo divino, dove, per opera dello Spirito Santo, l’Alleanza tra Dio e l’umanità è stata suggellata in modo perfetto. Tutto nella Chiesa, ogni istituzione e ministero, anche quello di Pietro e dei suoi successori, è "compreso" sotto il manto della Vergine, nello spazio pieno di grazia del suo "sì" alla volontà di Dio. Si tratta di un legame che in tutti noi ha naturalmente una forte risonanza affettiva, ma che ha prima di tutto una valenza oggettiva. Tra Maria e la Chiesa vi è infatti una connaturalità che il Concilio Vaticano II ha fortemente sottolineato con la felice scelta di porre la trattazione sulla Beata Vergine a conclusione della Costituzione sulla Chiesa, la Lumen gentium.


Il tema del rapporto tra il principio petrino e quello mariano lo possiamo ritrovare anche nel simbolo dell’anello, che tra poco vi consegnerò. L’anello è sempre un segno nuziale. Quasi tutti voi lo avete già ricevuto nel giorno della vostra Ordinazione episcopale, quale espressione di fedeltà e d’impegno a custodire la santa Chiesa, sposa di Cristo (cfr Rito dell’Ordinazione dei Vescovi). L’anello che oggi vi conferisco, proprio della dignità cardinalizia, intende confermare e rafforzare tale impegno, a partire ancora una volta da un dono nuziale, che vi ricorda il vostro essere prima di tutto intimamente uniti a Cristo, per compiere la missione di sposi della Chiesa.
Ricevere l’anello sia dunque per voi come rinnovare il vostro "sì", il vostro "eccomi", rivolto al tempo stesso al Signore Gesù, che vi ha scelti e costituiti, e alla sua santa Chiesa, che siete chiamati a servire con amore sponsale. Le due dimensioni della Chiesa, mariana e petrina, si incontrano dunque in quello che costituisce il compimento di entrambe, cioè nel valore supremo della carità, il carisma "più grande", la "via migliore di tutte", come scrive l’apostolo Paolo (1 Cor 12,31; 13,13).


Tutto passa in questo mondo. Nell’eternità solo l’Amore rimane. Per questo, Fratelli, profittando del tempo propizio della Quaresima, impegniamoci a verificare che ogni cosa nella nostra vita personale, come pure nell’attività ecclesiale in cui siamo inseriti, sia mossa dalla carità e tenda alla carità. Anche per questo ci illumina il mistero che oggi celebriamo. Infatti, il primo atto che Maria compì dopo aver accolto il messaggio dell’Angelo, fu di recarsi "in fretta" a casa della cugina Elisabetta per prestarle il suo servizio (cfr Lc 1,39). Quella della Vergine fu un’iniziativa di autentica carità, umile e coraggiosa, mossa dalla fede nella Parola di Dio e dalla spinta interiore dello Spirito Santo. Chi ama dimentica se stesso e si mette al servizio del prossimo. Ecco l’immagine e il modello della Chiesa! Ogni Comunità ecclesiale, come la Madre di Cristo, è chiamata ad accogliere con piena disponibilità il mistero di Dio che viene ad abitare in essa e la spinge sulle vie dell’amore. E’ questa la strada su cui ho voluto avviare il mio pontificato invitando tutti, con la prima Enciclica, a edificare la Chiesa nella carità, quale "comunità d’amore" (cfr Enc. Deus caritas est, Seconda parte). Nel perseguire tale finalità, venerati Fratelli Cardinali, la vostra vicinanza, spirituale e fattiva, mi è di grande sostegno e conforto. E per questo vi ringrazio, mentre invito voi tutti, sacerdoti, diaconi, religiosi e laici, ad unirvi nell’invocazione dello Spirito Santo, affinché il Collegio dei Cardinali sia sempre più ardente di carità pastorale, per aiutare tutta la Chiesa a irradiare nel mondo l’amore di Cristo, a lode e gloria della Santissima Trinità.

Amen!

[00439-01.02] [Testo originale: Italiano]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
02/02/2009 13:28
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

image
Bellissima e profonda l'espressione del Santo Padre:

Nell'Anello l'intreccio
tra il principio petrino e quello mariano



Segno di dignità, di sollecitudine pastorale
e di più salda comunione con la Sede di Pietro



GIANFRANCO GRIECO

Era baciata dal primo sole di primavera Piazza San Pietro il giorno dopo il primo Concistoro voluto da Benedetto XVI. Solenne era la Concelebrazione Eucaristica; suggestivo il rito della consegna dell'anello ai 15 Cardinali di 11 Nazioni: 3 dall'Italia; 2 dalla Francia; 1 dalla Polonia; 1 dalla Spagna; 2 dagli Stati Uniti d'America; 1 dalla Cina; dalla Slovenia; 1 dal Venezuela; 1 dalle Filippine; 1 dalla Corea; 1 dal Ghana.

Rappresentano i quattro Continenti: 8 dall'Europa; 3 dall'America; 3 dall'Asia; 1 dall'Africa. Anche in questa schiera di Eletti, si rifletteva l'universalità della Chiesa con la molteplicità dei suoi ministeri e dei suoi carismi.
Dal Portone di bronzo si snodava la processione introitale che raggiungeva l'altare posto al centro del Sagrato.
Dall'alto della basilica dominava l'arazzo dell'Annunciazione dell'Angelo a Maria.


"Angelus Domini nuntiavit Mariae, et concepit de Spiritu Sancto"


"Angelus Domini nuntiavit Mariae, et concepit de Spiritu Sancto" - cantava in gregoriano la Cappella Sistina - mentre il Papa raggiungeva l'altare posto al centro del Sagrato.

Attorno al Santo Padre erano i 15 nuovi Cardinali con la casula bianca dorata: William Joseph Levada della Diaconia di Santa Maria in Domnica, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; Franc Rodé della Diaconia di San Francesco Saverio alla Garbatella, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di vita apostolica; Agostino Vallini della Diaconia di San Pier Damiani ai Monti di San Paolo, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica; Jorge Liberato Urosa Savino del Titolo di Santa Maria ai Monti, Arcivescovo di Caracas; Gaudencio B. Rosales del Titolo del Santissimo Nome di Maria a Via Latina, Arcivescovo di Manila; Jean-Pierre Ricard del Titolo di Sant'Agostino, Arcivescovo di Bordeaux; Antonio Cañizares Llovera del Titolo di San Pancrazio, Arcivescovo di Toledo; Nicholas Cheong Jinsuk del Titolo di Santa Maria Immacolata di Lourdes a Boccesa, Arcivescovo di Seoul; Sean Patrick O'Malley del Titolo di Santa Maria della Vittoria, Arcivescovo di Boston; Stanislaw Dziwisz del Titolo di Santa Maria del Popolo, Arcivescovo di Kraków; Carlo Caffarra del Titolo di San Giovanni Battista dei Fiorentini, Arcivescovo di Bologna; Joseph Zen Ze-Kiun del Titolo di Santa Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca, Arcivescovo di Hong Kong; Andrea Cordero Lanza di Montezemolo della Diaconia di Santa Maria in Portico, Arciprete della Patriarcale Basilica Pontificia di San Paolo fuori le Mura; Peter Poreku Dery della Diaconia di Sant'Elena fuori Porta Prenestina, Arcivescovo emerito di Tamale; Albert Vanhoye della Diaconia di Santa Maria della Mercede e Sant'Adriano a Villa Albani.

Dalla cattedra il Papa salutava l'assemblea con queste parole, ricordando il mistero dell'Annunciazione: "Fratelli e sorelle carissimi, in questa Celebrazione Eucaristica la Chiesa fa memoria del mistero dell'Incarnazione con il gioioso annunzio dell'Angelo a Maria, la Piena di Grazia per dono del Padre, la Madre di Cristo Signore, avvolta nella luce dello Spirito Santo. Gioisce oggi la Madre Chiesa per la presenza dei nuovi Cardinali, scelti da varie nazioni come collaboratori del mio ministero, ai quali consegnerò l'anello, segno della loro comunione con la Sede di Pietro. Apriamo il nostro cuore a Cristo, Parola di verità e Pane di vita, e chiediamo per noi e per la Chiesa intera il dono della totale disponibilità, come l'Ancella del Signore, al servizio del mistero del Verbo fatto carne". Canto del "Kyrie" e del "Gloria" della Messa "Cum jubilo"; canto dell'Orazione colletta": "O Padre - invocava il Papa - tu hai voluto che il Verbo si facesse uomo nel grembo della Vergine Maria: concedi a noi, che adoriamo il mistero del nostro Redentore, vero Dio e vero uomo, di essere partecipi della sua vita immortale".
Dopo la proclamazione in lingua inglese della prima Lettura tratta del Libro del Profeta Isaia (7, 10-14) letta da Joel Sember, in italiano Marianna Pizzolato cantava il Salmo responsoriale 39. In spagnolo Carla Zuniga proclamava la seconda Lettura tratta dalla lettera agli Ebrei (10, 4-10). Subito dopo il Diacono don Joseph Redfern, con la dalmatica dorata, cantava il Vangelo dell'Annunciazione (Lc 1, 26-38).


Consegna dell'anello


Dopo l'omelia (commoventi i due applausi partiti dall'assemblea quando il Santo Padre ricordava Giovanni Paolo II e l'Enciclica "Deus Caritas est"), il Papa consegna l'anello ai nuovi Cardinali con queste parole: "Fratelli carissimi - diceva - aggregati al Collegio dei Cardinali, con più stretto vincolo siete uniti a questa Santa Chiesa Romana, i cui Titoli vi abbiamo assegnati. Ricevete dunque l'anello, segno di dignità, di sollecitudine pastorale e di più salda comunione con la Sede di Pietro". Il Papa consegnava poi l'anello a ciascun Cardinale dicendo: "Ricevi l'anello dalla mano di Pietro e sappi che con l'amore del Principe degli Apostoli si rafforza il tuo amore verso la Chiesa". Tanti gli applausi che l'assemblea riservava ad ogni Cardinale, in particolare all'Arcivescovo di Cracovia Dziwisz. "Fratelli carissimi - esortava poi il Santo Padre - vi parliamo a nome del Maestro e Signore: andate nelle vostre singole Nazioni e Chiese, andate ai vostri Titoli di quest'alma Città e alla Curia, predicate il Vangelo, testimoniate Cristo, edificate la Chiesa santa di Dio, benedite tutti e a tutti recate la pace di Cristo. E il Signore Gesù Cristo, Pastore eterno e Re universale, vi guidi e vi custodisca, unitamente ai vostri fedeli". Al canto del Credo III, tutti si inginocchiavano al momento dell'"Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine, et homo factus est".


Preghiera dei fedeli


Alla Preghiera dei fedeli il Papa introduceva così le intenzioni: "Fratelli e sorelle, in comunione con la Vergine Maria, preghiamo incessantemente Dio nostro Padre affinché confermi nella fede e nella testimonianza evangelica la Santa Chiesa cattolica. Essa, guidata dalla consolazione dello Spirito Santo, confessi sempre davanti alle genti il mistero di Cristo, Verbo fatto uomo per la salvezza del mondo".
In lingua francese Marine Guillard pregava per il Santo Padre Benedetto XVI: "Per il Santo Padre Benedetto XVI: Dio, che lo ha scelto come pastore e guida del suo popolo, lo ricolmi della sapienza della verità, della forza dell'amore, della gioia che nasce dal servizio al mistero dell'unità e dell'universalità della Chiesa".
In coreano Stefano Chung pregava per i nuovi Cardinali, il Collegio Cardinalizio, e tutti i Vescovi, presbiteri e diaconi: "Cristo Signore, che li ha chiamati a seguirlo come discepoli e apostoli del suo Regno, li renda testimoni coraggiosi della verità della fede cattolica, in perfetta comunione con il Successore di Pietro".

In lingua dagaari (si parla nel nord-ovest del Ghana) Alice Dongiri pregava per tutte le Chiese particolari e le nazioni di origine dei nuovi Cardinali: "lo Spirito Santo, che guida sempre la Chiesa e la rende giovane con la parola e la carità, faccia risplendere in tutte le culture con l'apostolato dei laici, uomini e donne, la luce del Vangelo, annunzio gioioso del mistero del Verbo incarnato, che svela ad ogni persona umana la sua dignità e la sua vocazione".
Mina Herreman, in lingua tedesca pregava per tutti coloro che soffrono a causa della guerra e dell'ingiustizia, della malattia: "il Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che è la nostra pace e la nostra consolazione, susciti nei cuori di tutti un rinnovato senso della fraternità universale e i cristiani siano nel mondo segno di speranza e di riconciliazione".

In sloveno Simon Burcher pregava per le persone consacrate, nel grato ricordo del decimo anniversario della pubblicazione dell'Esortazione postsinodale di Giovanni Paolo II, Vita consecrata: "Cristo Signore, che le ha chiamate alla sua sequela e al suo servizio, rinnovi in esse la grazia della fedeltà ai consigli evangelici, affinché rendano presenti nel mondo di oggi i carismi dei Santi". Ricardo Da Silva in lingua portoghese pregava per l'assemblea eucaristica, che celebra oggi nel mistero l'Incarnazione del Figlio di Dio: "lo Spirito Santo, che ha avvolto con la sua grazia la Vergine Maria e l'ha resa Tutta Santa, faccia che il popolo di Dio, nella santità della comunione e nella missione, splenda davanti alla società del nostro tempo come sacramento universale di salvezza".

Il Papa concludeva le sei intenzioni con questa invocazione: "Dio nostro Padre, che hai inviato il tuo Figlio nel mondo, fatto uomo per la nostra salvezza e accolto con ineffabile amore dalla Vergine Madre, figura e modello della Santa Chiesa: rinnova nei nuovi Cardinali e in tutti noi l'effusione dello Spirito Santo, Consolatore e dono altissimo della tua bontà, fonte viva, fuoco di amore, unzione spirituale, che ci confermi nella generosa fedeltà al tuo servizio".

Alla solenne Concelebrazione Eucaristica partecipavano 136 Cardinali con la veste talare rossa, il rocchetto e le mozzetta, tra i quali Angelo Sodano, Segretario di Stato e Decano del Collegio Cardinalizio e Roger Etchegaray, Vice Decano; 300 gli Arcivescovi ed i Vescovi presenti particolarmente legati ai nuovi Porporati. Con il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede erano gli Arcivescovi Leonardo Sandri, Sostituto della Segreteria di Stato e Giovanni Lajolo, Segretario per i Rapporti con gli Stati; i Monsignori Gabriele Caccia, Assessore della Segreteria di Stato; Pietro Parolin, Sotto-Segretario per i Rapporti con gli Stati, Tommaso Caputo, Capo del Protocollo della Segreteria di Stato. In presbiterio erano presenti l'Arcivescovo Oscar Rizzato, Elemosiniere di Sua Santità; il Prefetto della Casa Pontificia Arcivescovo James Michael Harvey; i Monsignori Paolo De Nicolò, Reggente della Prefettura della Casa Pontificia; Georg Gänswein, Segretario particolare del Santo Padre; e Mieczyslaw Mokrzycki, della Segreteria particolare del Santo Padre e la Famiglia Pontificia. Erano presenti le Delegazioni ufficiali di Italia, Francia, Ghana, Slovenia, Polonia, Venezuela, Filippine. Numerosi i familiari e i fedeli legati ai nuovi Cardinali che nella mattinata di lunedì 27 verranno ricevuti in udienza da Papa Benedetto XVI nell'Aula Paolo VI. Oltre 400 i fedeli giunti dalla Corea.

In Piazza, migliaia di fedeli seguivano sui teleschermi la solenne Concelebrazione. L'antistante colonnato del Bernini ancora una volta spalancava le sue braccia all'intera umanità, quasi ad indicare che la Chiesa è invitata ad annunciare la buona notizia a tutti gli uomini, senza eccezione. I tre grandi momenti ecclesiali di questi giorni (23-24-25 marzo 2006), confermavano la portata e la sublimità di queste celebrazioni che da Piazza San Pietro lanciano messaggi sempre nuovi alla Chiesa e al mondo.

(©L'Osservatore Romano - 26 Marzo 2006)

A colloquio con l'arcivescovo Monterisi, segretario del Collegio cardinalizio

Accanto al Papa per servire
l'universalità della Chiesa


di Gianluca Biccini

Lo definiscono il "Senato del Papa" perché i suoi membri collaborano con il Pontefice nel compimento della sua missione; in realtà è il riflesso fedele dell'universalità della Chiesa. Il Collegio Cardinalizio, antichissima istituzione, svolge una funcpresentano i cinque continenti:  centotré europei, cinquanta americani (Americhe del Nord, del Centro e del Sud), venti asiatici, sedici africani e quattro dell'Oceania. Centosedici sono gli elettori; settantotto quelli che, avendo compiuto gli ottanta anni, non partecipano al Conclave per l'elezione del Papa. Il più giovane di età è l'arcivescovo di Esztergorm-Budapest, Péter Erdo, che è nato nel 1952, mentre quelli per nomina sono i cardinali creati nel secondo concistoro di Benedetto XVI il 24 novembre 2007. Il cardinale più anziano per età è il benedettino tedesco Paul Augustin Mayer di ben novantasette anni, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Saccramenti e presidente emerito della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei". In quest'intervista l'arcivescovo Francesco Monterisi, segretario del Collegio cardinalizio, illustra i compiti principali di questo particolarissimo "Senato".

Nell'opinione comune il Collegio cardinalizio assume la sua rilevanza soprattutto in occasione dell'elezione di un Pontefice. Vuole invece spiegare quali sono le sue reali funzioni e quando viene convocato?

Nelle solenni celebrazioni presiedute dal Papa, vediamo sempre che egli è circondato da un certo numero di cardinali. Generalmente sono quelli che prestano il loro servizio nella Curia Romana e quelli che in quel momento si trovano in Roma. Ma il Collegio cardinalizio nel suo insieme si riunisce quando viene convocato dal Papa nel concistoro che lui stesso presiede. Possono esservi concistori ordinari o straordinari. Nei primi vengono chiamati tutti i cardinali che si trovano a Roma per compiere alcuni atti di grande solennità, come per esempio quello di esprimere il voto per la canonizzazione di un beato. Questo concistoro è detto anche pubblico, cioè vi sono presenti prelati, sacerdoti, religiosi, autorità civili e altre persone che possono esservi invitate.
Il concistoro straordinario viene convocato quando lo suggeriscono particolari necessità o per trattare problemi di grande rilevanza per la vita della Chiesa. Giovanni Paolo ii ha convocato tre concistori straordinari nel 1991, nel 1994 e nel 2001. Benedetto XVI ha preso occasione dai due concistori, convocati per la creazione di nuovi cardinali nel 2006 e nel 2007, per consultare i porporati presenti su importanti questioni del suo ministero petrino.

Qual è l'origine del Collegio cardinalizio?

Il Collegio cardinalizio trova la sua origine nel clero della primitiva comunità cristiana di Roma. Fin dal primo secolo presbiteri e diaconi assistevano il Pontefice nel suo ministero episcopale, con particolare riferimento alla carità. Due Papi, Cleto e Clemente, sarebbero stati prima dell'elezione diaconi di san Pietro. E sarebbe stato proprio Cleto (76-79 d.C.) a fissare in venticinque il numero dei preti per il servizio della città di Roma. A ciascuno di loro affidò un territorio; si può dire che in questo modo nacquero le prime parrocchie dell'Urbe.
Successivamente Papa Fabiano (236-250), organizzando meglio il lavoro dei diaconi, divise Roma in 14 "regioni" affidando a ciascuno due di esse. Aumentando il numero dei cristiani, a tali preti e diaconi si aggiunsero altri come loro ausiliari. Si cominciò allora a parlare di "cardinali", cioè di preti e diaconi "incardinati" nelle basiliche di Roma, dove aiutavano il Papa.
Il significato del titolo "cardinale" è appunto l'essere assegnato al servizio del vescovo di Roma. Nel v secolo si aggiunsero anche i vescovi delle diocesi vicine, dette "Suburbicarie", che iniziarono a prestare un regolare e solenne servizio liturgico settimanale nella cattedrale del Papa, la basilica di San Giovanni in Laterano.
In tempi più recenti il Papa conferì il titolo di cardinale anche a vescovi di altre diocesi, assegnando comunque anche a loro una Chiesa romana come diaconia o titolo presbiterale. Il vescovo di Roma risultò così attorniato da diaconi, preti e vescovi, che daranno origine ai tre ordini in cui è suddiviso anche oggi il Collegio cardinalizio. E anche oggi a ogni cardinale vengono assegnati una diaconia, o un titolo presbiterale o una delle sei diocesi suburbicarie, che sono:  Ostia, Porto-Santa Rufina, Frascati, Sabina-Poggio Mirteto, Palestrina, Velletri-Segni.

Questo è un aspetto poco conosciuto dai non addetti ai lavori. Come si accede a ciascuno dei tre ordini?

Al momento della nomina o della creazione, come si dice ufficialmente, a ciascun cardinale è affidata una diaconia o un titolo presbiterale in Roma (attualmente di norma i secondi spettano ai pastori delle grandi arcidiocesi mentre le prime vanno ai prefetti e ai presidenti di dicasteri romani, come Congregazioni, Tribunali e Pontifici Consigli, ndr).

Come avvengono gli spostamenti all'interno dei vari gradi?

Il passaggio dall'ordine dei diaconi a quello dei presbiteri avviene per una "richiesta" o "opzione" che un cardinale può fare dopo essere stato per dieci anni nell'ordine dei diaconi. L'opzione, fatta in un concistoro, dev'essere quindi approvata dal Papa. Quanto alle diocesi suburbicarie, il Pontefice le assegna, a mano a mano che si rendono vacanti, a cardinali presbiteri residenti a Roma. In tal modo ciascun cardinale si trova inserito in uno dei tre ordini di cardinali:  vescovi, presbiteri e diaconi.

Nell'ordine gerarchico, in realtà tra i cardinali vescovi e quelli presbiteri e diaconi ci sono i cardinali patriarchi, i quali invece non hanno una diaconia o altro titolo presbiterale di Roma. Perché?

È stato Paolo vi, con il Motu proprio Ad Porpuratorum Patrum dell'11 febbraio 1965, a stabilire che i Patriarchi orientali creati cardinali mantengano la loro Sede patriarcale senza acquisire uno dei suddetti titoli. Si può dire che "non fanno parte del clero di Roma". Ciò è stato deciso per riguardo all'antichità e alla dignità dei patriarcati d'Oriente.

Parlando di un Collegio non si può non fare riferimento a chi lo presiede. Come viene nominato il cardinale Decano e quali sono i suoi compiti ?

Il cardinale Decano è il primo dei cardinali-vescovi. Esso è eletto in una riunione dei cardinali vescovi e tale elezione deve essere poi approvata dal Papa. Il cardinale Decano, una volta eletto, aggiunge il titolo della diocesi di Ostia a quello della Chiesa suburbicaria che già aveva. Si tratta di una tradizione che risale al 1587:  per decisione di Sisto V fu stabilito che spettava al vescovo di Ostia, in quanto primo vescovo suburbicario, consacrare il Papa come vescovo, se al momento dell'elezione non lo fosse stato.
La diocesi di Ostia è stata successivamente abolita, ma il suo titolo di suburbicaria rimane ed è assegnato al cardinale Decano, come stabilisce anche il canone 350 4 dell'attuale Codice di diritto canonico.
Tra i compiti principali del cardinale Decano, attualmente Angelo Sodano, vi è quindi quello di consacrare vescovo il Romano Pontefice, qualora al momento dell'elezione non lo fosse.

Un'altra figura molto nota è il cardinale proto-diacono. Quali sono le sue funzioni?

Il primo cardinale dell'ordine dei diaconi ha, fra gli altri, il compito di annunciare al popolo l'avvenuta elezione e il nome del nuovo Pontefice. Ed è sempre il proto-diacono a imporre il pallio al nuovo Papa durante la celebrazione per l'inizio del suo ministero di vescovo di Roma e pastore universale della Chiesa.
Attualmente tale carica è ricoperta da Agostino Cacciavillan, il quale ha anche il compito di ricevere il "giuramento di fedeltà" dei nuovi vescovi ai propri impegni episcopali.

Che differenza c'è tra i Legati pontifici e gli Inviati speciali del Papa?

In qualche circostanza particolarmente significativa il Papa incarica un cardinale a rappresentarlo e in questo caso il porporato viene nominato Legato a latere, egli è un alter ego del Pontefice in quella particolare celebrazione o assemblea di persone. L'Inviato speciale invece è il cardinale a cui viene affidato dal Romano Pontefice un determinato incarico pastorale.

Dov'è la sede del Collegio cardinalizio ?

Da quest'anno su disposizione del Papa Benedetto XVI il Collegio cardinalizio ha sede nel Palazzo Apostolico Vaticano. Nella nuova sede è stato possibile riordinare anche l'Archivio e la Biblioteca del Collegio e avere i locali necessari per la segreteria del Collegio e l'ufficio del Decano.



(©L'Osservatore Romano - 4 luglio 2008)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
20/04/2010 18:48
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

L'evoluzione del collegio cardinalizio al tempo di Leone XIII

Una questione di cappelli e di teste giuste


Il 20 aprile si è svolto a Roma, nella Libera Università Maria Santissima Assunta, un convegno su "Le élites cattoliche nell'Europa liberale" inserito nell'ambito di un progetto di ricerca della Società italiana per lo studio della storia contemporanea. Pubblichiamo stralci di una delle relazioni.

di Roberto Regoli

Il Sacro Collegio, cioè l'insieme dei cardinali, ha una storia molto lunga, che affonda le sue radici nel medioevo. Il loro ruolo è di essere consiglieri e collaboratori dei Papi e loro elettori in caso di conclave. Nel XIX secolo si hanno sei pontefici (Pio VII, Leone XII, Pio VIII, Gregorio XVI, Pio IX e Leone XIII), che creano 475 cardinali in 106 concistori. Dopo il 1870 Pio IX crea 42 cardinali - circa un terzo abbondante dei 123 cardinali creati durante il suo lungo pontificato - e Leone XIII tocca la quota di 147 nuovi cardinali.

Qui si prende specificatamente in considerazione il periodo del pontificato leonino, che va dal 1878 al 1903, perché è solo con questo nuovo pontificato che si cominciano ad affrontare le vere problematiche seguite alla perdita del potere temporale della Santa Sede, cioè alla fine dello Stato Pontificio tra il 1860 e il 1870.

A seguito del 1870, cambia non solo il papato, ma anche il cardinalato. Scompaiono alcune figure tradizionali. Non vi sono più i cardinali legati del territorio pontificio, come Agostino Rivarola, diminuiscono i cardinali delle corone, scompaiono i cardinali non ordinati preti, come Teodolfo Mertel, in quanto avviene una clericalizzazione del cardinalato, è il tempo dei professori cardinali (John H. Newman, Luigi Maria Bilio e Camillo Tarquini) e la presenza dei cardinali pastori è più significativa.

Durante il pontificato di Pio IX era avvenuto un allargamento del Sacro Collegio verso il continente americano con la nomina del primo cardinale nato in America centrale, esattamente in Guatemala, Ignacio Juan de la Cruz Moreno (1868), e del primo cardinale statunitense, John McCloskey (1875).
Sotto il pontificato di Leone XIII si è testimoni dell'importanza crescente della Chiesa dell'impero britannico, con la nomina del primo cardinale australiano, Patrick Francis Moran (1885), e del primo canadese, Elzéar Alexandre Taschereau (1886). Guardando alla ripartizione geografica dei cardinali, si constata che il 57 per cento è di origine italiana - e più della metà di questo gruppo proviene dal territorio che precedentemente includeva lo Stato Pontificio - mentre il rimanente 43 per cento è costituito da membri provenienti da altre nazioni.

Se si considera l'insieme del XIX secolo, si nota una continua internazionalizzazione del Sacro Collegio:  durante il pontificato di Pio VII gli italiani nominati costituiscono il 75 per cento del totale, durante il pontificato di Leone xii scendono al 60 per cento, con Pio VIII ricoprono il 67 per cento, con Gregorio XVI salgono addirittura all'88 per cento. Dunque, con Leone XIII si ha un assestamento dell'apertura del Sacro Collegio, che da allora in poi sarà sempre meno italiano e sempre più internazionale, sebbene la proporzione dei cardinali non europei non progredisca di molto. Ancora sotto il pontificato leonino gli italiani, gli spagnoli e i francesi costituiscono la maggioranza delle nomine. L'internazionalizzazione del Sacro Collegio è attribuibile all'espansione della Chiesa nelle terre considerate di missione, alla ricerca dell'appoggio internazionale dinanzi alla riduzione e poi perdita del potere temporale della Sede romana, alla nuova impostazione di una Chiesa più pastorale e meno di corte e alla politica ecclesiastica di Leone XIII, che tende a puntare all'allargamento dell'autorità morale della Santa Sede.

L'internazionalizzazione, però, è da comprendere in maniera corretta. Il cardinalato soprannazionale va inteso in relazione all'attaccamento intellettuale e affettivo alla Santa Sede da parte del candidato alla porpora, al più noto "spirito romano", cioè a quella maniera di giudicare ogni cosa secondo un punto di vista internazionale, soprannazionale, dunque propriamente cattolico. Alla fine del XIX secolo, Émile Zola scriveva in modo avveduto:  "Il Sacro Collegio (...) si è internazionalizzato (...) e ha finito di essere ai nostri giorni la più universale delle nostre assemblee, nella quale siedono i membri di tutte le nazioni".

Se si guarda all'origine sociale dei cardinali, si nota una evoluzione evidente lungo il XIX secolo. Sotto il pontificato di Pio VII, la stragrande maggioranza dei porporati nominati proviene dalla nobiltà (92 per cento), con evidenti differenziazioni interne - un conto è essere un Borbone o un Asburgo, un conto è provenire dalla piccola nobiltà, come un Giuseppe Spina, o dalla nobiltà parlamentare, come un Jean de Dieu-Raymond de Boisgelin de Cucé - mentre solo una piccola parte proviene dalla borghesia (7 per cento) e un solo cardinale (Michelangelo Luchi) ha origini modeste (1 per cento). Sotto il pontificato di Leone XIII il 26 per cento dei cardinali promossi proviene dalla nobiltà, il 33 per cento dalla borghesia, il 21 per cento da ambienti modesti e il rimanente 20 per cento non è stato identificato. Le nomine cardinalizie sono soggette alla stessa evoluzione dei tempi:  l'ascesa politica della borghesia è seguita dall'ascesa cardinalizia della stessa classe sociale.

Nella seconda metà del XIX secolo si ha un rinnovamento sociale della classe dirigente ecclesiale. Il pontificato di Pio IX prima e quello di Leone XIII dopo non fanno che assecondare questa tendenza, non potendosi ancora parlare di incoraggiamento. Infatti, la prevalenza dell'elemento borghese e degli uomini provenienti da ambienti più modesti è più significativa a livello di chiese locali che di centro romano, là dove la carriera curiale è ancora largamente riservata a persone provenienti dagli ambienti di potere sociale più tradizionali. In tal senso si nota un medesimo milieu di provenienza della classe dirigente laica ed ecclesiastica.

Secondo Luciano Trincia la provenienza sociale dei cardinali determina l'esistenza di diversi raggruppamenti cardinalizi interni alla Curia, cioè la differenziazione interna al Collegio cardinalizio è legata "all'origine sociale dei porporati di Leone XIII", in quanto, nell'ultimo quarto del XIX secolo ricoprono cariche rilevanti di Curia non solo aristocratici, ma anche borghesi e contadini. I primi tre segretari di Stato di Leone XIII (Alessandro Franchi, Lorenzo Nina e Ludovico Jacobini) sono borghesi, mentre il quarto (Mariano Rampolla del Tindaro) è nobile. Aumenta tra i membri delle congregazioni vaticane l'incidenza della classe borghese e di quella più modesta, non "senza tensioni o scosse d'aggiustamento".

Un altro cambiamento significativo riguarda una questione prettamente canonistica. Fino al periodo preso in considerazione, un uomo può accedere al cardinalato con gli ordini minori, sebbene in pratica sia sempre più richiesta l'assunzione dell'ordine sacro del diaconato. È nota, ad esempio, la vicenda del cardinale Ercole Consalvi, segretario di Stato di Pio VII, che solo dietro insistenza del Papa si fece ordinare diacono dopo alcuni mesi dall'assunzione della porpora. Così per il XIX secolo, occorre di fatto essere almeno diaconi per divenire cardinali, ma non solo.
 
Infatti, lungo il secolo si è testimoni di una clericalizzazione del cardinalato, per cui il neo porporato deve essere almeno sacerdote. Gli ultimi cardinali semplicemente diaconi, cioè senza ordinazione presbiterale o episcopale, sono Giacomo Antonelli, segretario di Stato di Pio IX, Teodolfo Mertel, collaboratore di Pio IX e Leone XIII, e Carlo Cristofori, che riceve il diaconato sei mesi dopo il cardinalato, come ultimo cardinale non prete creato in epoca contemporanea. Tale prassi diviene normativa nel Codice di Diritto Canonico del 1917, che nel canone 232, afferma che i cardinali devono essere saltem in ordine presbyteratus constituti.

La diminuzione del numero e poi la scomparsa dei cardinali non preti è indubbiamente da legare alla caduta del potere temporale della Santa Sede, con la relativa scomparsa di numerosi ruoli amministrativi - legazioni, delegazioni, amministrazione del territorio, giustizia amministrativa e così via.

La clericalizzazione o sacralizzazione delle funzioni cardinalizie è accompagnata allo stesso tempo da una formazione della classe dirigente ecclesiale sempre più separata da quella laica. Se il milieu sociale di appartenenza delle classi dirigenti dell'epoca è per lo più identico (simile ambiente familiare, stessa mentalità, stessa frequentazione di ambienti - i famosi salotti - e simile cultura di base), nel corso del XIX secolo si ha una scissione della proposta educativa legata all'istruzione:  la Chiesa e lo Stato hanno ormai le loro scuole di specializzazione distinte, non si è più in presenza dei collegi o dei seminari-collegi che preparavano allo stesso tempo la futura classe dirigente tanto ecclesiastica quanto statale. Così, ad esempio, tra i cardinali italiani nominati dopo il 1878, la maggior parte ha compiuto i propri studi a Roma, presso il Collegio Clementino, l'Almo Collegio Capranica, il Seminario Romano, il Collegio Romano e l'Accademia dei Nobili Ecclesiastici.

Tale discorso legato all'ambito dell'istruzione riguarda prettamente l'Italia e secondariamente l'Europa, in cui la separazione della formazione delle classi dirigenti avviene cronologicamente in tempi diversi.

A livello di istruzione, i cardinali italiani di fine Ottocento hanno formalmente una formazione intellettuale superiore rispetto ai periodi precedenti, in quanto oltre ai dottorati in utroque iure è attestata la presenza di dottorati in teologia, senza considerare i detentori di due o tre dottorati. Anche presso i cardinali di altri Paesi si nota un'evoluzione significativa, poiché gli studi sono più diversificati e in più sono compiuti presso istituzioni di tradizione differente - si pensi al caso singolare di Newman, con la sua formazione a Oxford.

In generale, a livello di studi previi, prevale la formazione giuridica, sebbene nel tempo avvenga una riduzione, in quanto sotto Pio VII i cardinali dottori in utroque iure erano il 50 per cento del totale, mentre sotto Leone XIII raggiungono il solo 36 per cento. Tra i cardinali non italiani prevale la formazione teologica. In relazione ai cardinali di Curia, vi è un passaggio di studi significativo:  il triplo dottorato in teologia, filosofia e utroque iure, che costituisce un canale privilegiato d'accesso agli uffici della Santa Sede.

Tanto tra i cardinali italiani che tra quelli degli altri Paesi, prevale numericamente il percorso della docenza, mentre il servizio curiale è ad appannaggio degli italiani (20 rispetto al solo polacco Wlodzimierz Czacki). Una buona parte degli "stranieri", rispetto a un esiguo gruppo di italiani, ha nel suo curriculum vitae il servizio pastorale.

Nel corso degli anni Ottanta del XIX secolo, è stato imposto all'interno del ceto dirigente ecclesiastico un processo di rinnovamento, "di ricambio profondo, parallelo, per certi versi al ricambio di classe dirigente verificatosi, sul piano politico e amministrativo, nello Stato liberale". In particolare la Santa Sede "avrebbe adottato una "linea d'azione organica" che, nella situazione italiana, implicava, da un lato, l'emarginazione di coloro che erano in qualche modo legati alla tradizione risorgimentale e, dall'altro, l'impulso a modellare un nuovo tipo di "quadri" ecclesiastici fedeli alle direttive degli organi centrali della Chiesa. Tale rinnovamento tocca i quadri della prelatura, dei docenti dei seminari e della diplomazia:  da questi ambienti provengono i futuri cardinali. Un processo parallelo di formazione di un nuovo ceto dell'amministrazione superiore avviene in Germania tra il 1866 e il 1883.

Questa impostazione trova espressione nelle promozioni cardinalizie del periodo, che nella loro irregolarità ricordano che "la Curia romana non è un organismo rappresentativo, ma lo strumento di governo del papa", pertanto le promozioni alla porpora sono viste in un'ottica di appoggio agli orientamenti e alla politica del pontificato.

Il Papa regnante deve provvedere, durante il suo pontificato, al rinfoltimento del gruppo dei porporati, ma non sempre l'operazione da compiere è facile; Pasquino sa descrivere sagacemente la situazione:  "La difficoltà non sta in der fabbricà i cappelli, ma in der trovà le teste de appiccicajieli".

L'accesso al cardinalato dipende dalla volontà del Papa, che in concistoro crea i nuovi cardinali. Si possono individuare dei percorsi tipici:  un cursus honorum nella Curia romana (carriera curiale e diplomatica), l'occupazione di una sede episcopale significativa e la presentazione da parte di un sovrano o di un Governo di un Paese cattolico:  si tratta dei più noti "cardinali delle corone" o "cardinali nazionali", così come furono definiti secondo lo spirito nazionalistico del XIX secolo. Quest'ultima possibilità scema nel tempo, per poi scomparire in epoca contemporanea. Di essa si avvalgono i rappresentanti degli Stati cattolici europei per sollecitare un aumento dei propri cardinali all'interno del Sacro Collegio. Alcuni seggi episcopali conducono tradizionalmente alla porpora il loro titolare. Si tratta per lo più, ma non sempre, di grandi capitali e di sedi illustri.

Su 147 cardinali creati da Leone XIII, 82 sono vescovi residenziali, di cui 25 italiani e 57 di altri Paesi. In media essi ricoprono in vita circa il 50 per cento dei posti cardinalizi disponibili. Considerando che i "non italiani" complessivamente sono in totale 63, si evince che per questi l'accesso al cardinalato è legato quasi esclusivamente all'occupazione di alcune sedi episcopali. Per tali personaggi il cardinalato è limitato a un titolo più che altro onorifico, in quanto non svolgono un reale e significativo ruolo di collaborazione con il Papa. Il loro apporto diviene incisivo in caso di conclave, grazie all'elettorato attivo e passivo.

Infatti, durante il pontificato, non appartenendo alla Curia romana, non entrano nemmeno nelle dinamiche decisionali del centro romano. Lo stesso può dirsi per quei 25 cardinali italiani sugli 84 nominati. Se 82 cardinali sono vescovi residenziali, altri 38 (un polacco e 37 italiani) sono vescovi titolari (di cui 21 diplomatici, 11 segretari di dicastero, 4 prelati della Casa pontificia e un vescovo missionario, Guglielmo Massaia) e 27 sono cardinali non vescovi, di cui 22 italiani (12 sono della Curia, 8 segretari di dicastero e 2 docenti) e 5 "stranieri".

Alcune cariche curiali sono l'anticamera del collegio cardinalizio. Vi era una prassi consolidata, ma non scritta, per cui la promozione al cardinalato a fine carriera dei principali funzionari di Curia era quasi automatica. Per tale motivo, le reali scelte papali erano assai limitate nel mondo curiale, come pure nelle nomine dei cardinali residenziali - condizionate dai sovrani o dal potere governativo - mentre erano più libere per i cardinali privi di uffici, in quest'ultimo caso si può parlare di libertà e responsabilità del Papa e di carattere veramente intuitu personae dell'accessione al cardinalato.

L'appartenenza al Sacro Collegio non è un punto di non ritorno, in quanto si può essere anche esclusi da questo Collegio, come pure venirne allontanati momentaneamente. Per il pontificato di Leone XIII si pensi al cardinale Jean-Baptiste-François Pitra, che viene escluso dal Collegio in quanto aveva preso una posizione apertamente ostile alle iniziative pontificie.

Del Collegio cardinalizio interessa considerare quei membri, che, per il loro ruolo, riescono a influire nei processi decisionali della Chiesa. Si tratta ovviamente di quei cardinali che risiedono a Roma, che sono membri delle diverse congregazioni e tribunali della Curia romana, divenendone a volte prefetti o segretari. Infatti, le decisioni di questi organismi hanno una ricaduta sull'intera compagine ecclesiale internazionale. I cardinali curiali sono i primi collaboratori del Papa, essi formano una classe residuale di cardinali.

Secondo Claude Prudhomme esiste una logica di promozione nelle élites della Chiesa cattolica che trascende gli itinerari individuali e privilegia dei percorsi tipici. Si ha a che fare con le carriere "romane" che passano per una formazione iniziale - diplomi e lauree universitarie -, l'assunzione di un dato impiego e il successivo avanzamento nella carriera diplomatica o curiale. Prudhomme insiste sulla similitudine con le carriere civili. Il reclutamento e la continuazione della carriera si basano sul gioco delle protezioni e secondo la legge della cooptazione:  il giovane che inizia la sua carriera si trova "in un microcosmo dove bisogna essere conosciuti, dunque visti in alcuni dati luoghi, sollecitare appoggi per essere sponsorizzati, orientarsi ed essere orientati".

Alcuni cardinali provengono dalla carriera diplomatica, che non prevede un percorso formale per accedervi, anzi essendo assai personalizzati gli accessi alle sue funzioni, almeno fino all'anno 1889, quando viene emesso un regolamento che istituisce un concorso per l'accesso alle funzioni del servizio diplomatico. Jean-Marc Ticchi nel suo studio storiografico fa notare che il processo di selezione degli aspiranti al servizio diplomatico della Santa Sede è della stessa natura di quello istituito dagli Stati europei. Notiamo una stessa modalità di selezione della élite diplomatica tanto laica quanto ecclesiastica.

Innanzitutto, "una prima selezione è operata fra gli stessi aspiranti, secondo un criterio sociale:  i testi riaffermano il principio di un reclutamento di giovani nobili o di buona famiglia che già ispirava le disposizioni relative alle scelte dei membri della prelatura romana". Tale appartenenza viene giustificata, in un articolo apparso in Italia e probabilmente ispirato dalla Segreteria di Stato, dal fatto "che l'umiltà della parentela, la quale certamente non è di nessun disdoro, ma crea talora fastidiosi impacci a chi, come i nunzi, è posto sul candelabro e in vista di tutti". Questa preoccupazione è condivisa anche dagli altri servizi diplomatici europei, tra cui quello della Francia, unica repubblica del vecchio continente.

I prelati diplomatici appartengono a "una specie di multinazionale composta da cugini e amici di studi, di viaggio o di vacanze"; si appartiene al medesimo milieu. C'è però una specificità rispetto agli altri diplomatici:  ai prelati pontifici vengono richiesti altri obblighi, quali la ricezione degli ordini sacri, una "specchiata condotta ecclesiastica", un "provato attaccamento alla Santa Sede", una laurea in diritto canonico e, se possibile, la conoscenza di più lingue straniere. Quel che conta, però, è che al "Vaticano come nelle altre cancellerie, si considera dunque che i legami di famiglia sono necessari all'attività professionale non meno che alla vita sociale e mondana delle capitali dell'Europa monarchica".

Il regolamento pontificio del 1889, entrato in vigore nel 1890, è rivelativo di una prassi già esistente, che reclutava i suoi uomini in un determinato ambiente sociale e con alcune caratteristiche intellettuali e morali.



(©L'Osservatore Romano - 21 aprile 2010)


CLICCARE ANCHE QUI:

Che cosa è la CURIA ROMANA? che senso ha il giuramento che si compie?

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
01/10/2010 09:58
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Concistoro il 21 novembre prossimo.

Vi diamo un'anticipazione. Non sicura, ma probabile. Si sta preparando in San Pietro una solenne Messa papale per la data del 21 novembre, domenica, solennità di Cristo Re (nel novus ordo). Questa Messa del Papa non era in calendario e la spiegazione più probabile è che si tratterà della Messa che tradizionalmente il Papa concelebra con i novelli cardinali, subito dopo la consegna degli anelli cardinalizi, nel giorno che segue il concistoro (che normalmente è di sabato)

Da tempo si ripete che un concistoro in autunno sarebbe probabile, essendovi vacanti nel collegio cardinalizio una ventina di posti (che diverranno 25 entro primavera), rispetto al tetto, peraltro non vincolante, di 120 cardinali elettori, ossia di età inferiore ad 80 anni.

Certo, il toto-nomine è un gioco avvincente. Ma ci limiteremo per ora ad una piccola valutazione. Nella scelta dei cardinali il Papa influenzerà in maniera diremmo decisiva il futuro corso della Chiesa. Direttamente, poiché i nominati saranno gli elettori di un futuro (e speriamo remoto) conclave e perché l'investitura conferisce loro un'autorità affatto peculiare nella gerarchia ecclesiastica. Ma ancor maggiore appare l'influenza indiretta di queste nomine: se Benedetto XVI riuscirà finalmente a premiare solo chi si è mostrato leale nei suoi confronti, l'effetto a catena sull'alto clero sarà dirompente: l'innato carrierismo e il diffuso conformismo faranno sì che molti presuli scoprano un animo ortodosso e tradizionale, che finora sfuggiva perfino alla loro autocomprensione.

Facciamo solo due nomi, tra i molti 'cardinabili', che definiranno l'orientamento complessivo delle future nomine. Uno in positivo, l'altro in negativo. Il primo è l'arcivescovo di Colombo, ed indimenticato ex Segretario al Culto Divino: mons. Ranjith Patabedinge, colui che si è rivelato come il più acceso sostenitore della riforma liturgica cara a questo Papa. Colombo, capitale dello Sri Lanka, non è sede cardinalizia: la nomina quindi, oltre che un doveroso (ci permettiamo di dirlo) gesto di stima del Santo Padre ed anche un dovuto 'risarcimento' per l'allontanamento dalla Curia, sarebbe un segnale inequivocabile.

Il secondo nome, in negativo, è quello dell'arcivescovo di Palermo, mons. Paolo Romeo. Settantadue anni, notorio oppositore del motu proprio Summorum Pontificum e a suo tempo (quand'era Nunzio in Italia) organizzatore di un discutibile 'referendum' consultivo tra i vescovi italiani per scegliere il successore di Ruini alla CEI (allorquando la nomina spetta esclusivamente al Pontefice), l'arcivescovo palermitano ha già dovuto 'saltare un turno' nel 2007. La spiegazione ufficiale fu che Palermo aveva già due cardinali elettori, gli emeriti De Giorgi e Pappalardo; ma tutti, invece, videro nell'episodio una sanzione per l'opposizione al motu proprio; tanto che per un certo tempo le persecuzioni antitradizionali si affievolirono. Se anche questa volta il galero dovesse sfuggirgli, significherebbe che Benedetto fa davvero sul serio.



Enrico (da Messainlatino)

 breve riflessione mia:

Ci sono dei momenti, come questo delle Nomine cardinalizie, in cui davvero ringrazio Dio del ruolo che mi ha assegnato... Smile  
ma senza alcun dubbio le responsabilità che ho nel mio ruolo non sono da meno di quelle del Pontefice, ed è per questo che possiamo offrire i nostri sacrifici affinchè il lavoro del Santo Padre possa portare copiosi frutti!  
 
Premesso questo, lo confesso, tanti anni fa giocavo al Lotto, quando era ancora una estrazione settimanale e seria.... non superavo mai il badget che potevo usare e vincevo sempre....non ci ho mai rimesso.... vincevo perfino con qualche sogno, piccole somme, che  - Dio mi è testimone quanto il marito - ci permettevano di pagare le bollette a fine mese....  
Senza demonizzare o idolatrare il gioco, ho sempre riconosciuto alla Divina Provvidenza un aiuto alle nostre piccole necessità....  
perchè vi racconto questo?  
Perchè quando il gioco cominciò a farsi duro: due, tre estrazioni settimanali, e ora il superenalotto, e il bombardamento mediatico, e il correre per andare a giocare, ecc... smisi di giocare....  
 
Le Nomine cardinalizie sono davvero un "gioco duro"..... lo sono sempre state, l'immagine dei "Principi della Chiesa" hanno finito sempre per riempire i rotocalchi di ieri e di oggi, e non potrebbe essere diversamente perchè Essi sono L'AIUTO DEL PAPA..... e non so perchè penso a san Roberto Bellarmino... Wink  ma anche ad un Henry Newman, ad Merry Del Val, penso ad un cardinale Pacelli e dell'immane lavoro che portò avanti quando era Nunzio Apostolico e poi come Segretario di Stato quando cominciò davvero a girare il mondo del suo tempo DISPIEGANDO E PORTANDO A COMPIMENTO IL MINISTERO PETRINO che gli era stato affidato in qualità appunto di espressione, cioè, di attualizzazione... penso a ciò che fu di importanza vitale per la Chiesa la nomina a cardinale dell'allora Joseph Ratzinger....  
Insomma, quando penso ad un PRINCIPE DELLA CHIESA, vedo davvero il rosso porpora, simbolo di martirio, ma anche di fuoco ardente per aiutare il Pontefice nel suo Ministero petrino....  
 
Senza dubbio da 40 anni a questa parte anche queste Nomine hanno subito gli influssi della crisi della Chiesa.... hanno subito COMPROMESSI, hanno messo a dura prova la Divina Provvidenza....hanno portato noi, piccolo gregge, davvero a SCOMMETTERE E A GIOCARE sulle Nomine volgendo lo sguardo "a Colui che hanno trafitto"......  
Benedetto XVI nel suo piccolo sta "giocando" la sua partita..... le denuncie al carrierismo, le denuncie ad una "pseudo-pastorale" lontana dal Magistero ecclesiale, Egli le ha fatte e continua a farle, ora spetta a Lui mettere in pratica, dare vita, alle sue stesse ammonizioni, preghiamo tanto per questo, siamo pronti a dare qualcosa di nostro affinchè il Signore conceda alla Sua Chiesa Cardinali SANTI, autentici PRINCIPI  della Chiesa pronti non semplicemente ad indossare la porpora, ma a donare questo sangue per il bene della Chiesa e delle sue Membra...  
In questi due mesi, ottobre e novembre, ci sono molte Feste importanti: dagli Angeli Custodi alla Madonna del Rosario, dalla Festa di TUTTI i Santi a tanti altri.... in questa COMUNIONE supplichiamo Dio di mandarci Santi lavoratori nella Sua Vigna e, docilmente, non perdiamo la fiducia nè la speranza.... sosteniamo il Santo Pontefice!





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
20/10/2010 12:19
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

In concomitanza con l’udienza generale il Pontefice ha anche nominato i nuovi cardinali per il Concistoro che si terrà dal 19 al 21 novembre prossimo.

Grande attenzione è stata posta all’assetto internazionale con un particolare riguardo all’Africa, come sottolinea l’AdnKronos che ne anticipa i nomi. Su 24 cardinali, 10 sono italiani, di cui 8 elettori (gli ultraottantenni non hanno diritto di voto), due tedeschi, un polacco, uno svizzero, uno spagnolo (non elettore), quattro africani, di cui il Patriarca d’Egitto, due americani, un brasiliano e un ecuadoregno, uno dello Sri Lanka.

I membri della Curia Romana sono: Angelo Amato, Fortunato Baldelli, Raymond Leo Burke, Velasio De Paolis, Francesco Monterisi, Kurt Koch, Gianfranco Ravasi, Paolo Sardi, Robert Sarah, Mauro Piacenza.

Arcivescovi Residenziali:

Antonio Naguib, patriarca di Alessandria dei Copti (Egitto);
Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo;
Reinhrad Marx, arcivescovo di Munchen und Freising (Germania);
Kazimierz Nycz ,Arcivescovo di Varsavia (Polonia);
Donald William Wuerl, arcivescovo di Washington (Usa);
Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa (Congo):
Medardo Joseph Mazombwe, arcivescovo emerito di Lusaka (Zambia);
Albert Malcom Ranjith Patanbendige Don, arcivescovo di Colombo (Sri Lanka);
Raul Eduardo Vela Chiriboga, arcivescovo di Quito (Ecuador);
Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecido (Brasile).

Con più di 80 anni di età: Elio Sgreccia (Italia), Josè Manuel Estepa Llaurens (Spagna), Walter Brandmuller (Germania), Domenico Bartolucci (Italia).

All'udienza generale il Papa annuncia il Concistoro del 20 novembre per la nomina di 24 cardinali

L'universalità della Chiesa





E adesso con gioia annuncio che il prossimo 20 novembre terrò un Concistoro nel quale nominerò nuovi Membri del Collegio Cardinalizio. I Cardinali hanno il compito di aiutare il Successore dell'Apostolo Pietro nell'adempimento della sua missione di principio e fondamento perpetuo e visibile dell'unità della fede e della comunione nella Chiesa (cfr. Lumen gentium, n. 18).


 

Nella lista dei nuovi Porporati si riflette l'universalità della Chiesa; essi, infatti, provengono da varie parti del mondo e svolgono differenti compiti a servizio della Santa Sede o a contatto diretto con il Popolo di Dio quali Padri e Pastori di Chiese particolari.
Vi invito a pregare per i nuovi Cardinali, chiedendo la particolare intercessione della Santissima Madre di Dio, affinché svolgano con frutto il loro ministero nella Chiesa.


(©L'Osservatore Romano - 21 ottobre 2010)



Dei Neo-cardinali nominati dal Papa ci fa piacere menzionare alcuni:

 
Mons. Ranjith dichiara guerra alla deriva liturgica dei NC e di alcuni Movimenti

IMPORTANTE INTERVISTA A MONS. BARTOLUCCI (da non perdere)


Cari Sacerdoti...riscoprite il ROSARIO! mons. Piacenza Prefetto della Congregazione per il Clero


e di mons. Burke la sua difesa e il sostegno al Summorum Pontificum per la Messa Antica:

Il successo della riscoperta della Messa Antica

Il successo della riscoperta della Messa Antica (2)

Il successo della riscoperta della Messa Antica (3)





[Modificato da Caterina63 20/10/2010 19:56]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
08/11/2010 17:34
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

I Cardinali convocati il 19 Novembre per discutere su pedofilia, libertà religiosa, liturgia e ritorno degli anglicani

                       

CITTA’ DEL VATICANO - Con una lettera del 30 ottobre, il decano del Collegio cardinalizio, Angelo Sodano, ha informato tutti i membri del Collegio e i nuovi Cardinali eletti che - prima della celebrazione del Concistoro ordinario pubblico del prossimo 20 novembre - il Papa li invita a partecipare il giorno precedente, venerdi' 19 novembre, a una "giornata di riflessione e di preghiera", che si svolgera' presso l'Aula del Sinodo dei vescovi in Vaticano, il cui programma e' il seguente: ore 9.30, celebrazione dell'Ora Media.

Nella mattina vi saranno due temi di discussione:
- la situazione della liberta' religiosa nel mondo e nuove sfide
(con Relazione introduttiva del Cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone)
- e la Liturgia nella vita della Chiesa oggi (con introduzione del Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Cardinale Antonio Cañizares Llovera).

Alle 17.00, si terra' la celebrazione dei Vespri.
Successivamente vi saranno tre Comunicazioni:
la prima "A dieci anni dalla Dominus Iesus" (dell'Arcivescovo Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi);
la seconda "Risposta della Chiesa ai casi di abusi sessuali"
e la terza sulla Costituzione "Anglicanorum coetibus" (ambedue del Cardinale William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede).


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
18/11/2010 17:51
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

L'allocuzione di Pio X del 27 novembre 1911 per il suo quinto concistoro

Porpora e croce


di Paolo Vian

Quasi cento anni fa, il 27 novembre 1911, Pio X tenne il quinto dei sette concistori del suo pontificato (il primo si era svolto il 9 novembre 1903, a tre mesi dall'elezione, l'ultimo fu convocato il 25 maggio 1914, tre mesi prima della morte del Papa).

Quello del 1911 fu il più numeroso dei concistori piani, con la creazione di quasi la metà del numero dei cardinali complessivamente creati da Papa Sarto (19 su 50, di cui uno riservato in pectore, il patriarca di Lisbona, António Mendes Bello, pubblicato il 25 maggio 1914). Pio X doveva essere consapevole dell'importanza del momento e la sera del 29 novembre, rispondendo a un indirizzo del francescano abruzzese Diomede Falconio, tenne un'allocuzione ai neo-porporati ai quali era stata imposta la berretta, dopo aver steso il testo interamente di sua mano su un fascicolo di sei fogli - ne pubblichiamo qui sotto la prima parte.
 
Si tratta di un testo semplice, colloquiale, di una dolcezza aliena da toni rigidi e solenni, ma intensamente percorso da due idee di fondo:  la stretta unione fra i nuovi cardinali e il Papa e la vocazione alla testimonianza, sino al martirio, che la creazione cardinalizia comporta. Lo scenario ecclesiale e mondiale spiega i toni del Papa:  le leggi anti-religiose infierivano in Francia ma la situazione non appariva migliore in Portogallo o in Polonia o in Irlanda, mentre da anni si combatteva la lotta contro il modernismo e il continente, ancora immerso nella spensieratezza della belle époque, s'incamminava a passi inconsapevoli ma decisi verso il baratro della mattanza bellica e dell'"inutile strage".

Su questo sfondo non stupisce che la riflessione del Papa, imbevuta di passi scritturistici e permeata dalla contrapposzione giovannea al "mondo", presenti ai nuovi cardinali una concezione "agonica" (nel senso deunamuniano del termine), martiriale, in ultima analisi cristologica del loro ufficio, non onore mondano ma appello alla condivisione della croce. Non diversamente si era espresso il Papa scrivendo un mese prima, il 26 ottobre 1911, al preposito generale della Compagnia di Gesù, Franz Xaver Wernz, per annunciargli l'intenzione di promuovere al cardinalato il gesuita Louis Billot, pur sapendo che "per la loro Regola i padri della Compagnia non solo non possono aspirare, ma devono anche rifiutare qualunque dignità". Ebbene, argomentava il Papa, "se ai tempi di sant'Ignazio il cardinalato era una dignità tenuta in grande onore nel mondo anche profano, oggi invece è una vera croce, e chi l'accetta e la porta con santa rassegnazione moltiplica i meriti pel paradiso".

Il testo dell'allocuzione ai cardinali - già comparso sulle colonne del nostro  giornale  il 30 novembre 1911 - è stato ora pubblicato sulla base dell'autografo nel recentissimo volume Carte Pio X. Scritti, omelie, conferenze e lettere di Giuseppe Sarto. Cenni storici, inventario e appendice documentaria, a cura di Alejandro M. Dieguez (Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, 2010, Collectanea Archivi Vaticani, 71, pagine xl + 493, con 8 tavole).

Diéguez è autore benemerito e stimato per gli studi piani. A lui si deve l'inventario de L'archivio particolare di Pio X, pubblicato nel 2003 (Collectanea Archivi Vaticani, 51), seguito tre anni dopo, nel 2006, dai due volumi, curati insieme al prefetto dell'Archivio Segreto Vaticano, Sergio Pagano, dedicati a Le carte del "sacro tavolo". Aspetti del pontificato di Pio X dai documenti del suo archivio privato (Collectanea Archivi Vaticani, 60), una straordinaria carrellata sulla base dei documenti dell'archivio piano attraverso gli eventi salienti del pontificato.

Consegnate all'Archivio Vaticano nel febbraio 2002, dopo essere passate dalla Congregazione dei Riti al cardinale Nicola Canali (1874-1961), che della beatificazione di Pio X fu il grande promotore, e, dopo la morte del porporato, all'archivio della prima Sezione della Segreteria di Stato, le carte Pio X raccolgono il frutto della vasta perquisitio scriptorum che dalla prima iniziativa del vescovo di Treviso Andrea Giacinto Longhin, nel 1923, si concluse più di dieci anni dopo, nel 1935. Il volume che le descrive e in parte le pubblica è di singolare importanza perché, dopo gli altri due, ci permette di entrare nella concretezza di un "corpus eccezionale per la consistenza e la peculiarità degli scritti tra cui, ad esempio, una buona parte delle prediche originali adoperate dal Sarto nel corso del suo lungo ministero" (p. vii), dal seminario di Padova a Tombolo, da Salzano a Treviso, da Mantova sino a Venezia.

Ma "anche l'analisi delle lettere qui parzialmente raccolte può svelare aspetti della vita quotidiana e del carattere di Giuseppe Sarto rimasti finora piuttosto in ombra:  le sue amicizie, le titubanze davanti alla carriera ecclesiastica che in modo imprevedibile gli si andava schiudendo, il suo carattere concreto e fattivo, austero nei principi ma aperto nel rapporto interpersonale" (p. xxxiii). La speranza è che anche questo volume possa concorrere alla riscoperta storica di un pastore troppo spesso deformato da cliché di parte e di cui in primo luogo colpisce e incanta sempre l'umanità.


Per il trionfo della giustizia e della verità



Il testo dell'allocuzione rivolta il 29 novembre 1911 da Pio X ai nuovi porporati.

Vi ringrazio, signor cardinale, dei sentimenti che, in nome vostro e dei vostri confratelli, mi avete espressi per l'alta dignità a cui foste innalzati. Io poi non posso che manifestarvi la mia contentezza per aver chiamato a far parte del Collegio apostolico dei prelati eminenti, dei quali ben conosco le prerogative di pietà, di zelo e di dottrina; prelati, che in diversi offici hanno prestato singolari servigi alla Chiesa, e tutti commendevoli per la devozione illimitata che professano a questa Santa Sede apostolica.

Mi congratulo pertanto con voi, miei figli diletti, non solo per la sacra porpora di cui siete insigniti, ma, e molto più, pei nuovi meriti che acquisterete prestando ajuto al vicario di Gesù Cristo nel governo della Chiesa, in tanti bisogni che oggi si fanno sentire più vivamente per le gravissime condizioni dei tempi e per gli incessanti e furiosi assalti, ai quali è fatto segno il pontificato romano per parte dei suoi nemici.

Poiché io sono certo che voi tutti siete ben persuasi che la nuova dignità esigerà da voi sacrifici. E a questo proposito non ho bisogno di ripetere a voi la risposta che, come abbiamo letto nel Vangelo di questa mattina, diede il divin Redentore ai due discepoli del Battista, che gli dimandavano dove abitasse:  Venite e vedete; Venite et videte [Joa. i, 39], perché voi ben conoscete come l'abitazione così le condizioni miserande del vicario di Gesù Cristo. E ricordo questo non per eccitare verso di me la vostra compassione, ma per confermarvi nella persuasione che, specialmente in questi tempi, la sacra porpora è simbolo di dolore, di pena e di sacrificio portato, se ve ne fosse bisogno pel trionfo della  verità  e  della  giustizia,  fino  allo  spargimento  del sangue.

Non vi sgomentate però, perché ce lo ha predetto Cristo che la sua Chiesa sarà perseguitata e dev'essere per noi una gloria il portare le stimate del nostro divin Redentore. Se il mondo vi odia, dice Cristo, sappiate che prima di voi ha odiato me [Joa. XV, 18]. Ricordatevi di quella parola che vi ho detta:  Non si dà servo maggiore del suo padrone; se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi:  si me persecuti sunt et vos persequentur [Joa. XV, 20]. Nel mondo sarete angustiati, pressuram habebitis, ma confidate, io ho vinto il mondo:  ego vici mundum [Joa. XVI, 33].

E di questa vittoria ci assicura la parola istessa di Cristo che guarda e protegge la sua sposa, la Chiesa, e le ripete colle parole di Isaia:  Periranno i popoli e i regni che non ti hanno servito:  Gens et regnum quod non servierit tibi peribit [Is. lx, 12],  ma  tu  non  finirai  che  col  finire  del  mondo:  ecce ego vobiscum sum usque ad consummationem saeculi [Matth. XXVIII, 20].

Del resto, anche nella tribolazione non vi mancheranno consolazioni. Avrete sempre quella che si prova nel fare il bene, nel adempimento del dovere, e la suprema nel patire con Cristo, sicuri della predestinazione al premio eterno, rendendovi conformi all'imagine del Figlio divino.


 


(©L'Osservatore Romano - 19 novembre 2010)



Liturgie papali: ai signori cardinali, una mitria "damascena"


La mitra, scrive il p. Bonarmi, sebbene sia un distintivo proprio della dignità vescovile, si usa anche dai cardinali per privilegio loro conceduto in un colla porpora nel concilio I di Lione da Innocenzo IV, innalzato al sommo pontificato nell'1243. 

Il Garampi stima che i cardinali godano l'uso della mitra fino da s.Leone IX creato nell'1049, esprimendosi con queste parole nel concederla agli arcivescovi di Treveri: "Romana mitra caput vestrum insignimus, qua et vos et successores vestri in ecclesiasticis officiis more romano semper utamini, semperque vos esse romanae sedis discipulos reminiscamini".


I cardinali vescovi e preti usano della mitra preziosa e di lama d'oro nelle messe pontificali nei loro titoli; nelle messe poi cantate dai medesimi nelle cappelle papali in luogo dell' aurifrigiata usano quella di damasco bianco, che ora descriveremo. In altre funzioni, fuori la cappella papale, usano la mitra o preziosa, o aurifrigiata, o semplice, a seconda della qualità delle funzioni stesse. Della semplice, la quale è di damasco bianco, come accennammo, con frangia di seta rossa nelle vitte, avente un tessuto speciale nel drappo, che da'tappezzieri e ricamatori chiamasi la pigna, coprono il capo negli offici che celebrarci pei defonti, ed allorchè assistono ai pontificali del papa, in luogo della berretta. 
L'Incoronazione di Carlo Magno, 1516-1517, Raffaelo Sanzio e bottega, Stanza dell'Incendio di Borgo, Stanze Vaticane. Il Pontefice (ritratto di Papa Leone X) è circondato da cardinali e vescovi. I primi si riconoscono grazie alla particolare damascatura della mitria.
Nè fu già questo distintivo per i soli cardinali dell' ordine vescovile e presbiterale, ma fu anche comune ai cardinali dell' ordine dei diaconi. Celestino III creando cardinale circa il 1192 s. Alberto che fu vescovo di Liegi, dell' ordine diaconale, gl'impose la mitra [...]. Più chiara testimonianza di tal prerogativa se ne ha in due sigilli di cardinali diaconi dell' 1214 e 1290 colla mitra in capo [...].


E perchè i cardinali diaconi, ancorchè insigniti del carattere vescovile, come si è qualche volta verificato, non vestono mai gli abiti pontificali nelle loro diaconie, così non hanno neppure l'uso della mitra preziosa, e di quella di lama d'oro. É a questi però comune il distintivo della mitra damascena, quando assistono coi cardinali vescovi e preti alle funzioni che si fanno dal papa.


Coteste funzioni papali, nelle quali in un cogli abiti sacri del colore conveniente usano della mitra damascena gli eminentissimi padri, sono attualmente i pontificali che si fanno nel corso dell' anno dal supremo gerarca, le distribuzioni delle candele nel giorno della purificazione della [...] Vergine, delle ceneri, degli Agnus Dei nel sabato in albis, e delle Palme nella domenica di questa appellazione.
Riferisce il Rinaldi all'anno 1464, che la mitra di seta bianca a lavoro di damasco fu agli eminentissimi porporati per la prima volta conceduta in luogo della berretta da Paolo II a distinzione degli altri prelati. Quindi bene a ragione di questa mitra devono scoprirsi il capo nella messa che solennemente pontifica il sommo pontefice nell' anniversaria solennità del natale del divino Redentore, restando col capo scoperto in ginocchio per tutto il tempo che dura il canto del versetto - Et incarnatus est -, mentre il papa, come viene prescritto dal cerimoniale de' vescovi, genuflette col capo coperto di mitra: "Episcopus cum mitra apud sedem suam, et ceteri in propriis locis genuflectere debent usque ad terram hac nocte, et die sequenti in missa maiori, prout etiara in die annunciationis".


   [...] la mitra, sia che si consideri come ornamentum, sia che si consideri come operimentum del capo, deve dai cardinali, come senato del pontefice, e da quanti ne hanno l'uso, togliersi dal capo nell'inginocchiare, allorchè cantasi dai cappellani cantori - Et incarnatus est - nella messa pontificata dal papa nell'anniversaria solennità della nascita di N. S. G., e perchè non può dirsi che essi pontifichino, il che sarebbe assurdo, in un col papa, e perchè non può dirsi che la mitra in quella sacra cerimonia, tenendosi in luogo della berretta, sia un compimento degli abiti pontificali che non adoperano. In questo mio sentimento mi sono sempre più conconfermato dopo letto il cerimoniale di Paride Grassi. Questo chiarissimo scrittore nel titolo - De missa maiore, papa celebrante - ci fa sapere che cum cantatur a choro Et incarnatus est, papa cum mitra caput versus altare humiliter inclinat. Cardinales autem et alii omnes genuflectunt sine mitris, quousque cantatum sit et homo factus est. Quo cantato omnes surgunt a genibus et sedent.
   I cadaveri dei cardinali vescovi, preti, e diaconi si espongono colla mitra damascena, e con questa si seppelliscono.
Giornale arcadico di scienze, lettere, ed arti (pp. 177, 178, 179, 180, 181)
(tomo CLXXII) Marzo Aprile e Maggio 1861 
un grazie al blog SacrisSolemniis



 
[Modificato da Caterina63 08/11/2011 21:18]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
19/11/2010 12:11
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Il Papa ha aperto la Giornata di riflessione in occasione del Concistoro: l’editoriale di padre Lombardi

Benedetto XVI ha aperto oggi una riunione di riflessione e di preghiera con i membri del Collegio Cardinalizio, in occasione del
Concistoro per la creazione, domani, di 24 nuovi cardinali. Ascoltiamo in proposito il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

La nomina di nuovi cardinali è sempre attesa con una viva curiosità non solo nella Chiesa, ma anche dagli osservatori esterni. Appena il Papa annuncia i nomi dei nuovi cardinali comincia tutta una serie di commenti nelle più varie prospettive, di osservazioni statistiche, di calcoli di pesi relativi di nazionalità, continenti, e così via. In realtà, naturalmente nelle sue nomine il Papa tiene presenti molti diversi criteri, tra cui certamente primeggiano l’importanza dei compiti svolti nel servizio ecclesiale e l’universalità della rappresentanza.
In tal modo il Papa costituisce un gruppo di personalità di primo piano, a cui è affidato il compito cruciale dell’elezione del Successore di Pietro, ma che deve anche collaborare e sostenere il Papa nel suo ministero con piena solidarietà spirituale.
La giornata di preghiera e riflessione con cui inizia il concistoro di novembre, nonostante la sua inevitabile brevità, dice due aspetti importanti della funzione e dello spirito con cui opera il collegio cardinalizio e che non vanno dimenticati: appunto la preghiera e la riflessione. Il Papa vuole pregare con coloro che più da vicino devono appoggiare il suo servizio e vuole partecipare alla loro riflessione comune. Possiamo anche osservare che vuole condividere il pasto con loro, particolare certamente secondario, ma non privo di significato. E’ una comunità che si incontra, che condivide responsabilità e preoccupazioni per i problemi principali che la Chiesa affronta nel mondo. Benedetto XVI segue e ascolta con grandissima attenzione ogni contributo, come ha fatto nelle settimane dei Sinodi dei Vescovi, come fa nelle continue visite “ad limina” dei gruppi di Vescovi di tutte le parti del mondo (almeno 20 gruppi diversi in un anno), in innumerevoli colloqui ed udienze. Il suo servizio è profondamente inserito nell’esperienza dell’episcopato mondiale. Ora, i giorni del Concistoro mettono in rilievo un’ulteriore dimensione della “collegialità” del suo stile di governo della Chiesa. La accompagniamo tutti con l’attenzione e la preghiera.

 Radio Vaticana

*****************************

PRENDIAMO IL SANTO ROSARIO E SENTIAMOCI UNITI NELLA COMUNIONE DEI SANTI A QUESTO EVENTO ECCLESIALE IMPORTANTE PER NOI, LA CHIESA E GLI UOMINI SPARSI NEL MONDO....

                                         Pope Benedict XVI gets into a car as he leaves sfter a meeting of more than 100 out of the Roman Catholic Church's 203 cardinals on November 19, 2010 at The Vatican. Cardinals from around the world met for unprecedented talks on paedophile priests, as activists called for the Church to end 'symbolic gestures' and release files about the abuses.
 
Benedetto XVI insieme al Collegio dei cardinali apre il concistoro con una giornata di preghiera e di studio

La libertà della verità



Con il canto del Veni creator Spiritus all'inizio dell'Ora terza si è aperto nella mattina di venerdì 19 novembre il concistoro durante il quale Benedetto XVI crea, sabato 20, ventiquattro cardinali. A questi consegnerà l'anello domenica 21 a San Pietro durante la messa di Cristo Re.
La libertas Ecclesiae e la liturgia sono state al centro dei lavori della prima parte della giornata di preghiera e riflessione del collegio cardinalizio convocata da Benedetto XVI.

All'inizio dell'incontro, tenutosi nell'Aula nuova del Sinodo, il cardinale decano, Angelo Sodano, ha salutato il Papa, ringraziandolo per la beatificazione del cardinale Newman e per l'introduzione della causa di beatificazione e canonizzazione del cardinale Van Thuân, gloria della Chiesa in Vietnam e dell'intero collegio cardinalizio.

Successivamente ha preso la parola Benedetto XVI, che ha introdotto, con una sua "intonazione" i due temi della mattinata. Quanto al primo, ha ricordato che, nel mandato del Signore di annunciare il Vangelo, è implicita l'esigenza della libertà - la libertà della verità, alla quale ogni essere umano è destinato - anche se a questa si oppongono nel mondo tanti poteri parziali.
 
Il rapporto fra verità e libertà è dunque essenziale, ma oggi si trova di fronte alla sfida del relativismo, che in apparenza completa il concetto di libertà ma in realtà finisce per distruggere la libertà stessa proponendosi come una dittatura intollerante. Ci troviamo dunque in un tempo di difficile impegno per affermare la libertà di annunciare la verità del Vangelo e delle acquisizioni della cultura cristiana.

Quanto al secondo tema, il Papa ha richiamato l'importanza essenziale della liturgia nella vita della Chiesa, perché è luogo della presenza di Dio con noi. Quindi, il luogo in cui la Verità vive con noi.
Dopo la riflessione di Benedetto XVI sono stati esaminati i due temi da lui introdotti, e cioè quello della libertà della Chiesa oggi nel mondo, da parte del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e quello della liturgia nella vita della Chiesa, trattato dal cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino
.

Il cardinale Bertone ha tracciato una visione panoramica dei tentativi odierni di limitare la libertà dei cristiani nelle varie regioni del mondo.
Il segretario di Stato ha dapprima invitato a riflettere sulla situazione della libertà religiosa nei Paesi occidentali:  benché si tratti di nazioni che spesso devono al cristianesimo i tratti profondi della loro identità e cultura, si assiste oggi a un processo di secolarizzazione, con tentativi di emarginazione dei valori spirituali dalla vita sociale.

In secondo luogo, il porporato ha esposto per sommi capi la situazione della libertà religiosa nei Paesi islamici, ricordando poi le conclusioni della recente assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente.
Il cardinale Bertone ha infine esposto l'attività della Santa Sede e dei diversi episcopati in difesa dei cattolici, in Occidente come in Oriente. In proposito ha anche ricordato il continuo impegno della Santa Sede in campo internazionale, per promuovere di fronte agli Stati ed alle Organizzazioni delle Nazione Unite il rispetto della libertà religiosa dei credenti.

Il cardinale Cañizares Llovera ha da parte sua ricordato l'importanza della preghiera liturgica nella vita della Chiesa, richiamandosi alla dottrina del concilio Vaticano ii e al magistero di Benedetto XVI. In particolare il porporato ha sottolineato l'importanza e la necessità della fedeltà alla vigente disciplina liturgica.

Nel successivo dibattito sono intervenuti 18 cardinali, che hanno approfondito principalmente la problematica della libertà religiosa e delle difficoltà incontrate dall'attività della Chiesa nelle diverse parti del mondo:  si è parlato di situazioni specifiche in Europa, nelle Americhe, in Africa, in Asia, nel Medio Oriente e nei Paesi a maggioranza islamica. Si è parlato anche delle gravi difficoltà che oggi la Chiesa incontra nella difesa di valori fondati sul diritto naturale, come il rispetto della vita e il sostegno della famiglia.

Altro argomento che ha attirato l'attenzione dei cardinali è stato il dialogo tra le religioni, in particolare con l'islam, con diversi suggerimenti per rispondere con impegno alle difficoltà e alle sfide che deve oggi affrontare la Chiesa.
Alcuni interventi si sono concentrati sul tema della liturgia, in particolare sulla centralità della celebrazione eucaristica nella vita della Chiesa e sul rispetto dovuto al sacramento dell'Eucaristia. Altri interventi sono previsti nella sessione del pomeriggio.

A conclusione dei lavori della mattinata il Papa ha offerto un pranzo in onore dei cardinali.

Nel pomeriggio si tengono due comunicazioni. La prima del cardinale William Levada sulle recenti norme date dalla Santa Sede:  da una parte per accogliere nella Chiesa cattolica i sacerdoti e i fedeli anglicani che ne facciano richiesta, dall'altra in difesa di minori vittime di abusi da parte di membri del clero.

Il secondo intervento è dell'arcivescovo Angelo Amato, sull'attualità della dichiarazione Dominus Iesus, circa l'unicità e l'universalità salvifica di Gesù Cristo nella Chiesa.

Oltre ai cardinali hanno partecipato ai lavori anche i 24 arcivescovi e vescovi che sabato sono creati cardinali. Un certo numero di porporati ha chiesto al Papa di essere dispensato dal partecipare al concistoro a causa delle condizioni di salute e di urgenti impegni pastorali nelle rispettive diocesi. In totale circa 150 i presenti.



(©L'Osservatore Romano - 20 novembre 2010)


                                  Pope Benedict XVI attends a meeting with cardinals at the Vatican November 19, 2010. Roman Catholic cardinals from around the world met in a rare gathering at the Vatican on Friday to discuss religious freedom, sexual abuse of children by priests and accepting converts from the Anglican church.



rito concistoro creazione nuovi cardinali
 
CITTA' DEL VATICANO, 19 NOV. 2010 (VIS). Domani, sabato 20 novembre 2010, alle ore 10:30, nella Basilica di San Pietro, il Santo Padre Benedetto XVI terrà un Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di 24 nuovi Cardinali.
 
  Il Concistoro per la creazione dei nuovi Cardinali, secondo il nuovo rito introdotto in occasione del Concistoro del 28 giugno 1991, prevede i seguenti momenti:
 
  Dopo il saluto liturgico, il Santo Padre legge la formula di creazione, e proclama solennemente i nomi dei nuovi Cardinali. Il primo dei nuovi Cardinali, a nome di tutti, rivolge al Santo Padre un indirizzo di omaggio.
 
              Dopo la Liturgia della Parola, il Santo Padre tiene l'omelia, a cui segue la professione di fede e il giuramento dei nuovi Cardinali.
 
  Successivamente, ogni Cardinale, secondo l'ordine di creazione, si avvicina al Santo Padre e Gli si inginocchia davanti per ricevere la berretta cardinalizia e l'assegnazione di un Titolo o Diaconia.
 
  Il Santo Padre impone la berretta cardinalizia: "Rossa come segno della dignità del cardinalato, a significare che dovete essere pronti a comportarvi con fortezza, fino all'effusione del sangue, per l'incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio e per la libertà e la diffusione della Santa Romana Chiesa".
 
  Quindi il Santo Padre consegna la Bolla di creazione cardinalizia e di assegnazione del Titolo o della Diaconia e scambia con il neo Cardinale l'abbraccio di pace. Il nuovo Cardinale scambia poi con gli altri Cardinali l'abbraccio di pace.
 
  Il rito si conclude con la Preghiera dei fedeli, la recita del Padre Nostro e la benedizione finale.
 
  Domenica 21 novembre, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo, alle ore 9:30 avrà luogo la solenne Cappella Papale, durante la quale il Santo Padre presiederà la concelebrazione della Santa Messa con i nuovi Cardinali ai quali consegnerà l'Anello cardinalizio.
 
  Dopo la cerimonia di domani, il Collegio Cardinalizio conterà 203 Membri,  dei quali 121 Elettori, suddivisi nei cinque continenti come segue: Europa: 111, America del Nord: 21, America Latina: 31, Africa: 17; Asia: 19 e Oceania: 4.
 
  In qualità di Consiglieri del Santo Padre, i Cardinali operano collegialmente con il Papa nei Concistori convocati e presieduti dal Romano Pontefice. I Concistori possono essere Ordinari e Straordinari. Nel Concistoro Ordinario si riuniscono i Cardinali presenti a Roma, con Vescovi, Sacerdoti ed invitati speciali. Il Papa convoca i Concistori Ordinari per esaminare importanti questioni e per conferire speciale solennità ad alcune celebrazioni. Con il Concistoro Straordinario il Papa convoca tutti i Cardinali per esaminare alcune urgenze particolari della Chiesa o affari di grande gravità.


                           Pope Benedict XVI (C) takes place for a closed-door meeting of more than 100 out of the Roman Catholic Church's 203 cardinals on November 19, 2010 at The Vatican. Cardinals from around the world met for unprecedented talks on paedophile priests, as activists called for the Church to end 'symbolic gestures' and release files about the abuses.

[Modificato da Caterina63 19/11/2010 17:46]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
20/11/2010 11:59
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO PER LA CREAZIONE DI VENTIQUATTRO NUOVI CARDINALI, 20.11.2010

Alle ore 10.30 di questa mattina, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI tiene un Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di 24 nuovi Cardinali.
In apertura di Concistoro, che ha forma di Celebrazione della Parola, il Santo Padre, dopo il saluto liturgico, legge la formula di creazione e proclama solennemente i nomi dei nuovi Cardinali.
Il primo dei nuovi Cardinali, Em.mo Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, a nome di tutti rivolge al Santo Padre un indirizzo di omaggio e gratitudine.
Dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa tiene l’omelia.
Il Rito prosegue con la professione di fede dei nuovi Cardinali davanti al popolo di Dio e il giuramento di fedeltà e obbedienza al Papa e ai Suoi successori.
I nuovi Cardinali, secondo l’ordine di creazione, si inginocchiano poi dinanzi al Santo Padre che impone loro la Berretta cardinalizia e assegna a ciascuno una chiesa di Roma quale segno di partecipazione alla sollecitudine pastorale del Santo Padre nell’Urbe. Dopo la consegna della Bolla di creazione cardinalizia e di assegnazione del Titolo o della Diaconia, il Santo Padre Benedetto XVI scambia con ciascun neo Cardinale l’abbraccio di pace.
La Celebrazione si conclude con la preghiera universale, la recita del Pater Noster e la Benedizione finale.
Di seguito riportiamo l’omelia del Santo Padre e l’indirizzo di omaggio del Card. Angelo Amato, S.D.B.:


             Pope Benedict XVI (L) leads a consistory at St Peter's basilica on November 20, 2010 at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates will join today the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.     Pope Benedict XVI takes place for a consistory at St Peter's basilica on November 20, 2010 at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates will join today the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.

OMELIA DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!


Il Signore mi dona la gioia di compiere, ancora una volta, questo solenne atto, mediante il quale il Collegio Cardinalizio si arricchisce di nuovi Membri, scelti dalle diverse parti del mondo: si tratta di Pastori che governano con zelo importanti Comunità diocesane, di Presuli preposti ai Dicasteri della Curia Romana, o che hanno servito con esemplare fedeltà la Chiesa e la Santa Sede.

Da oggi, essi entrano a far parte di quel coetus peculiaris, che presta al Successore di Pietro una collaborazione più immediata e assidua, sostenendolo nell’esercizio del suo ministero universale.

A loro, anzitutto, rivolgo il mio affettuoso saluto, rinnovando l’espressione della mia stima e del mio vivo apprezzamento per la testimonianza che rendono alla Chiesa e al mondo. In particolare, saluto l’Arcivescovo Angelo Amato e lo ringrazio per le gentili espressioni che mi ha indirizzato. Porgo, poi, il mio cordiale benvenuto alle Delegazioni ufficiali di vari Paesi, alle Rappresentanze di numerose diocesi, e a quanti sono qui convenuti per partecipare a questo evento, durante il quale questi venerati e cari Fratelli ricevono il segno della dignità cardinalizia con l’imposizione della berretta e l’assegnazione del Titolo di una chiesa di Roma.

Il vincolo di speciale comunione e affetto, che lega questi nuovi Cardinali al Papa, li rende singolari e preziosi cooperatori dell’alto mandato affidato da Cristo a Pietro, di pascere le sue pecore (cfr Gv 21,15-17), per riunire i popoli con la sollecitudine della carità di Cristo. E’ proprio da questo amore che è nata la Chiesa, chiamata a vivere e camminare secondo il comandamento del Signore, nel quale si riassumono tutta la legge e i profeti. Essere uniti a Cristo nella fede e in comunione con Lui significa essere “radicati e fondati nella carità” (Ef 3,17), il tessuto che unisce tutte le membra del Corpo di Cristo.

La parola di Dio appena proclamata ci aiuta a meditare proprio su questo aspetto così fondamentale. Nel brano del Vangelo (Mc 10,32-45) viene posta davanti ai nostri occhi l’icona di Gesù come il Messia - preannunziato da Isaia (cfr Is 53) - che non è venuto per farsi servire, ma per servire: il suo stile di vita diventa la base dei nuovi rapporti all’interno della comunità cristiana e di un modo nuovo di esercitare l’autorità. Gesù è in cammino verso Gerusalemme e preannunzia per la terza volta, indicandola ai discepoli, la via attraverso la quale intende portare a compimento l’opera affidatagli dal Padre: è la via dell’umile dono di sé fino al sacrificio della vita, la via della Passione, la via della Croce.

Eppure, anche dopo questo annuncio, come è avvenuto per i precedenti, i discepoli rivelano tutta la loro fatica a comprendere, a operare il necessario “esodo” da una mentalità mondana alla mentalità di Dio. In questo caso sono i due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, che chiedono a Gesù di sedere ai primi posti accanto a lui nella “gloria”, manifestando attese e progetti di grandezza, di autorità, di onore secondo il mondo. Gesù, che conosce il cuore dell’uomo, non rimane turbato per questa richiesta, ma ne mette subito in luce la portata profonda: “voi non sapete quello che chiedete”; poi guida i due fratelli a comprendere che cosa comporta mettersi alla sua sequela.

Qual è allora la via che deve percorrere chi vuole essere discepolo? E’ la via del Maestro, è la via della totale obbedienza a Dio. Per questo Gesù chiede a Giacomo e a Giovanni: siete disposti a condividere la mia scelta di compiere fino in fondo la volontà del Padre? Siete disposti a percorrere questa strada che passa per l’umiliazione, la sofferenza e la morte per amore? I due discepoli, con la loro risposta sicura, “lo possiamo”, mostrano, ancora una volta, di non aver capito il senso reale di ciò che prospetta loro il Maestro. E di nuovo Gesù, con pazienza, fa compiere loro un passo ulteriore: neppure sperimentare il calice della sofferenza e il battesimo della morte dà diritto ai primi posti, perché ciò è “per coloro per i quali è stato preparato”, è nelle mani del Padre Celeste; l’uomo non deve calcolare, deve semplicemente abbandonarsi a Dio, senza pretese, conformandosi alla sua volontà.

L’indignazione degli altri discepoli diventa occasione per estendere l’insegnamento all’intera comunità. Anzitutto Gesù “li chiamò a sé”: è il gesto della vocazione originaria, alla quale li invita a ritornare.

E’ molto significativo questo riferirsi al momento costitutivo della vocazione dei Dodici, allo “stare con Gesù” per essere inviati, perché ricorda con chiarezza che ogni ministero ecclesiale è sempre risposta ad una chiamata di Dio, non è mai frutto di un proprio progetto o di una propria ambizione, ma è conformare la propria volontà a quella del Padre che è nei Cieli, come Cristo al Getsèmani (cfr Lc 22,42). Nella Chiesa nessuno è padrone, ma tutti sono chiamati, tutti sono inviati, tutti sono raggiunti e guidati dalla grazia divina. E questa è anche la nostra sicurezza! Solo riascoltando la parola di Gesù, che chiede “vieni e seguimi”, solo ritornando alla vocazione originaria è possibile intendere la propria presenza e la propria missione nella Chiesa come autentici discepoli.

La richiesta di Giacomo e Giovanni e l’indignazione degli “altri dieci” Apostoli sollevano una questione centrale a cui Gesù vuole rispondere: chi è grande, chi è “primo” per Dio? Anzitutto lo sguardo va al comportamento che corrono il rischio di assumere “coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni”: “dominare ed opprimere”. Gesù indica ai discepoli un modo completamente diverso: “Tra voi, però, non è così”. La sua comunità segue un’altra regola, un’altra logica, un altro modello: “Chi vuole diventare grande tra di voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra di voi sarà schiavo di tutti”.

Il criterio della grandezza e del primato secondo Dio non è il dominio, ma il servizio; la diaconia è la legge fondamentale del discepolo e della comunità cristiana, e ci lascia intravedere qualcosa della “Signoria di Dio”. E Gesù indica anche il punto di riferimento: il Figlio dell’uomo, che è venuto per servire; sintetizza cioè la sua missione sotto la categoria del servizio, inteso non in senso generico, ma in quello concreto della Croce, del dono totale della vita come “riscatto”, come redenzione per molti, e lo indica come condizione per la sequela.

E’ un messaggio che vale per gli Apostoli, e vale per tutta la Chiesa, vale soprattutto per coloro che hanno compiti di guida nel Popolo di Dio. Non è la logica del dominio, del potere secondo i criteri umani, ma la logica del chinarsi per lavare i piedi, la logica del servizio, la logica della Croce che è alla base di ogni esercizio dell’autorità. In ogni tempo la Chiesa è impegnata a conformarsi a questa logica e a testimoniarla per far trasparire la vera “Signoria di Dio”, quella dell’amore.

Venerati Fratelli eletti alla dignità cardinalizia, la missione, a cui Dio vi chiama quest’oggi e che vi abilita ad un servizio ecclesiale ancora più carico di responsabilità, richiede una volontà sempre maggiore di assumere lo stile del Figlio di Dio, che è venuto in mezzo a noi come colui che serve (cfr Lc 22,25-27).

Si tratta di seguirlo nella sua donazione d’amore umile e totale alla Chiesa sua sposa, sulla Croce: è su quel legno che il chicco di frumento, lasciato cadere dal Padre sul campo del mondo, muore per diventare frutto maturo. Per questo occorre un radicamento ancora più profondo e saldo in Cristo. Il rapporto intimo con Lui, che trasforma sempre di più la vita in modo da poter dire con san Paolo “non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20), costituisce l’esigenza primaria perché il nostro servizio sia sereno e gioioso e possa dare il frutto che si attende da noi il Signore.

Cari fratelli e sorelle, che oggi fate corona ai nuovi Cardinali: pregate per loro! Domani, in questa Basilica, durante la concelebrazione nella solennità di Cristo Re dell’universo, consegnerò loro l’anello. Sarà un’ulteriore occasione nella quale “lodare il Signore, che rimane fedele per sempre” (Sal 145), come abbiamo ripetuto nel Salmo responsoriale. Il suo Spirito sostenga i nuovi Porporati nell’impegno di servizio alla Chiesa, seguendo il Cristo della Croce anche, se necessario, usque ad effusionem sanguinis, pronti sempre – come ci diceva san Pietro nella lettura proclamata – a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi (cfr 1Pt 3,15). A Maria, Madre della Chiesa, affido i nuovi Cardinali e il loro servizio ecclesiale, affinché, con ardore apostolico, possano proclamare a tutte le genti l’amore misericordioso di Dio.
Amen.


Auguri in particolare a:


Albert Malcolm Ranjith Patabendige DonAn handout picture taken and released on November 19, 2010 by Vatican City newspaper Osservatore Romano shows Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don upon his arrival for a closed-door meeting at The Vatican and will be appointed cardinal on November 20. Around 150 of the Roman Catholic Church's 203 cardinals took part in a Vatican meeting organised by Pope Benedict XVI, where they talked on paedophile clergy and also debated the issue of religious freedom and conversions of Anglicans to Catholicism. Cardinals have a key role in the Roman Catholic Church because they elect new popes.
                 Sri Lanka's newly appointed Cardinal Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don (R) gets his biretta, the square red hat symbolising the blood of the martyrs, from Pope Benedict XVI (L) on November 20, 2010 during a consistory at St Peter's basilica at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates join today the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.


 cardinal-designate Raymond Leo BurkeThis photo provided by the Vatican newspaper L'Osservatore Romano shows cardinal-designate Raymond Leo Burke, of the US, Prefect of the Apostolic Signatura, at the Vatican, Friday, Nov. 19, 2010. Burke is one of the 24 to be elevated to Cardinal by Pope Benedict XVI on Saturday.
              US newly appointed Cardinal Raymond Leo Burke (R) gets his biretta, the square red hat symbolising the blood of the martyrs, from Pope Benedict XVI (L) on November 20, 2010 during a consistory at St Peter's basilica at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates join today the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.



 Angelo Amato An handout picture taken and released on November 19, 2010 by Vatican City newspaper Osservatore Romano shows Angelo Amato upon his arrival for a closed-door meeting at The Vatican and will be appointed cardinal on November 20. Around 150 of the Roman Catholic Church's 203 cardinals took part in a Vatican meeting organised by Pope Benedict XVI, where they talked on paedophile clergy and also debated the issue of religious freedom and conversions of Anglicans to Catholicism. Cardinals have a key role in the Roman Catholic Church because they elect new popes.
           Italian newly appointed Cardinal Angelo Amato (C) gets his biretta, the square red hat symbolising the blood of the martyrs, from Pope Benedict XVI on November 20, 2010 during a consistory at St Peter's basilica at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates join today the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.


Il Prefetto per la Congregazione del Clero mons. Piacenza:
                       Italian newly appointed Cardinal Maurio Piacenza (C) gets his biretta, the square red hat symbolising the blood of the martyrs, from Pope Benedict XVI (L) on November 20, 2010 during a consistory at St Peter's basilica at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates join today the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.


proveremo a trovare le foto anche degli altri.......


[Modificato da Caterina63 20/11/2010 12:53]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
20/11/2010 15:39
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
21/11/2010 12:58
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

CAPPELLA PAPALE E CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA CON I NUOVI CARDINALE PER LA CONSEGNA DELL’ANELLO CARDINALIZIO, 21.11.2010

Alle ore 9.30 di oggi, Solennità di Nostro Gesù Cristo Re dell’Universo, nella Basilica Vaticana il Santo Padre Benedetto XVI presiede la concelebrazione eucaristica con i nuovi 24 Cardinali creati nel Concistoro di ieri e consegna loro l’Anello cardinalizio, "segno di dignità, di sollecitudine pastorale e di più salda comunione con la Sede di Pietro".
Nel corso della Cappella Papale, dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Santo Padre Benedetto XVI tiene la seguente omelia:


OMELIA DEL SANTO PADRE

                         Pope Benedict XVI (L) gives his cardinal ring to Sri Lanka Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don (R) during the Eucharistic celebration with the new cardinals on November 21, 2010 at St Peter's basilica at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates joined the day before the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.

                         Pope Benedict XVI (L) gives his cardinal ring to  US Raymond leo Burke (R) during the Eucharistic celebration with the new cardinals on November 21, 2010 at St Peter's basilica at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates joined the day before the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.

                         New cardinal Raymond Leo Burke of the United States leaves after receiving his ring from Pope Benedict XVI during the Consistory ceremony in Saint Peter's Basilica at the Vatican November 21, 2010. Pope Benedict installed 24 new Roman Catholic cardinals from around the world on Saturday in his latest batch of appointments that could include his successor as leader of the 1.2 billion member church.

                         New Cardinal Antonios Naguib of Egypt leaves after receiving his ring from Pope Benedict XVI during the Consistory ceremony in Saint Peter's Basilica at the Vatican November 21, 2010. Pope Benedict installed 24 new Roman Catholic cardinals from around the world on Saturday in his latest batch of appointments that could include his successor as leader of the 1.2 billion member church.
Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!


Nella solennità di Cristo Re dell’universo, abbiamo la gioia di radunarci intorno all’Altare del Signore insieme con i 24 nuovi Cardinali, che ieri ho aggregato al Collegio Cardinalizio. Ad essi, innanzitutto, rivolgo il mio cordiale saluto, che estendo agli altri Porporati e a tutti i Presuli presenti; come pure alle distinte Autorità, ai Signori Ambasciatori, ai sacerdoti, ai religiosi e a tutti i fedeli, venuti da varie parti del mondo per questa lieta circostanza, che riveste uno spiccato carattere di universalità.

Molti di voi avranno notato che anche il precedente Concistoro Pubblico per la creazione dei Cardinali, tenutosi nel novembre 2007, fu celebrato alla vigilia della solennità di Cristo Re. Sono passati tre anni e, quindi, secondo il ciclo liturgico domenicale, la Parola di Dio ci viene incontro attraverso le medesime Letture bibliche, proprie di questa importante festività. Essa si colloca nell’ultima domenica dell’anno liturgico e ci presenta, al termine dell’itinerario della fede, il volto regale di Cristo, come il Pantocrator nell’abside di un’antica basilica. Questa coincidenza ci invita a meditare profondamente sul ministero del Vescovo di Roma e su quello, ad esso legato, dei Cardinali, alla luce della singolare Regalità di Gesù, nostro Signore.

Il primo servizio del Successore di Pietro è quello della fede. Nel Nuovo Testamento, Pietro diviene "pietra" della Chiesa in quanto portatore del Credo: il "noi" della Chiesa inizia col nome di colui che ha professato per primo la fede in Cristo, inizia con la sua fede; una fede dapprima acerba e ancora "troppo umana", ma poi, dopo la Pasqua, matura e capace di seguire Cristo fino al dono di sé; matura nel credere che Gesù è veramente il Re; che lo è proprio perché è rimasto sulla Croce, e in quel modo ha dato la vita per i peccatori.

Nel Vangelo si vede che tutti chiedono a Gesù di scendere dalla croce. Lo deridono, ma è anche un modo per discolparsi, come dire: non è colpa nostra se tu sei lì sulla croce; è solo colpa tua, perché se tu fossi veramente il Figlio di Dio, il Re dei Giudei, tu non staresti lì, ma ti salveresti scendendo da quel patibolo infame.
Dunque, se rimani lì, vuol dire che tu hai torto e noi abbiamo ragione.

Il dramma che si svolge sotto la croce di Gesù è un dramma universale; riguarda tutti gli uomini di fronte a Dio che si rivela per quello che è, cioè Amore. In Gesù crocifisso la divinità è sfigurata, spogliata di ogni gloria visibile, ma è presente e reale. Solo la fede sa riconoscerla: la fede di Maria, che unisce nel suo cuore anche questa ultima tessera del mosaico della vita del suo Figlio; Ella non vede ancora il tutto, ma continua a confidare in Dio, ripetendo ancora una volta con lo stesso abbandono "Ecco la serva del Signore" (Lc 1,38). E poi c’è la fede del buon ladrone: una fede appena abbozzata, ma sufficiente ad assicurargli la salvezza: "Oggi con me sarai nel paradiso". Decisivo è quel "con me". Sì, è questo che lo salva. Certo, il buon ladrone è sulla croce come Gesù, ma soprattutto è sulla croce con Gesù. E, a differenza dell’altro malfattore, e di tutti gli altri che li scherniscono, non chiede a Gesù di scendere dalla croce né di farlo scendere. Dice invece: "Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Lo vede in croce, sfigurato, irriconoscibile, eppure si affida a Lui come ad un re, anzi, come al Re. Il buon ladrone crede a ciò che c’è scritto su quella tavola sopra la testa di Gesù: "Il re dei Giudei": ci crede, e si affida. Per questo è già, subito, nell’"oggi" di Dio, in paradiso, perché il paradiso è questo: essere con Gesù, essere con Dio.

Ecco allora, cari Fratelli, emergere chiaramente il primo e fondamentale messaggio che la Parola di Dio oggi dice a noi: a me, Successore di Pietro, e a voi, Cardinali. Ci chiama a stare con Gesù, come Maria, e non chiedergli di scendere dalla croce, ma rimanere lì con Lui. E questo, a motivo del nostro ministero, dobbiamo farlo non solo per noi stessi, ma per tutta la Chiesa, per tutto il popolo di Dio.

Sappiamo dai Vangeli che la croce fu il punto critico della fede di Simon Pietro e degli altri Apostoli. E’ chiaro e non poteva essere diversamente: erano uomini e pensavano "secondo gli uomini"; non potevano tollerare l’idea di un Messia crocifisso. La "conversione" di Pietro si realizza pienamente quando rinuncia a voler "salvare" Gesù e accetta di essere salvato da Lui. Rinuncia a voler salvare Gesù dalla croce e accetta di essere salvato dalla sua croce. "Io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,32), dice il Signore. Il ministero di Pietro consiste tutto nella sua fede, una fede che Gesù riconosce subito, fin dall’inizio, come genuina, come dono del Padre celeste; ma una fede che deve passare attraverso lo scandalo della croce, per diventare autentica, davvero "cristiana", per diventare "roccia" su cui Gesù possa costruire la sua Chiesa. La partecipazione alla signoria di Cristo si verifica in concreto solo nella condivisione con il suo abbassamento, con la Croce.

Anche il mio ministero, cari Fratelli, e di conseguenza anche il vostro, consiste tutto nella fede. Gesù può costruire su di noi la sua Chiesa tanto quanto trova in noi di quella fede vera, pasquale, quella fede che non vuole far scendere Gesù dalla Croce, ma si affida a Lui sulla Croce. In questo senso il luogo autentico del Vicario di Cristo è la Croce, persistere nell’obbedienza della Croce.

E’ difficile questo ministero, perché non si allinea al modo di pensare degli uomini – a quella logica naturale che peraltro rimane sempre attiva anche in noi stessi. Ma questo è e rimane sempre il nostro primo servizio, il servizio della fede, che trasforma tutta la vita: credere che Gesù è Dio, che è il Re proprio perché è arrivato fino a quel punto, perché ci ha amati fino all’estremo.

E questa regalità paradossale, dobbiamo testimoniarla e annunciarla come ha fatto Lui, il Re, cioè seguendo la sua stessa via e sforzandoci di adottare la sua stessa logica, la logica dell’umiltà e del servizio, del chicco di grano che muore per portare frutto. Il Papa e i Cardinali sono chiamati ad essere profondamente uniti prima di tutto in questo: tutti insieme, sotto la guida del Successore di Pietro, devono rimanere nella signoria di Cristo, pensando e operando secondo la logica della Croce – e ciò non è mai facile né scontato. In questo dobbiamo essere compatti, e lo siamo perché non ci unisce un’idea, una strategia, ma ci uniscono l’amore di Cristo e il suo Santo Spirito. L’efficacia del nostro servizio alla Chiesa, la Sposa di Cristo, dipende essenzialmente da questo, dalla nostra fedeltà alla regalità divina dell’Amore crocifisso.

Per questo, sull’anello che oggi vi consegno, sigillo del vostro patto nuziale con la Chiesa, è raffigurata l’immagine della Crocifissione. E per lo stesso motivo il colore del vostro abito allude al sangue, simbolo della vita e dell’amore. Il Sangue di Cristo che, secondo un’antica iconografia, Maria raccoglie dal costato trafitto del Figlio morto sulla croce; e che l’apostolo Giovanni contempla mentre sgorga insieme con l’acqua, secondo le Scritture profetiche.

Cari Fratelli, da qui deriva la nostra sapienza: sapientia Crucis. Su questo ha riflettuto a fondo san Paolo, il primo a tracciare un organico pensiero cristiano, centrato proprio sul paradosso della Croce (cfr 1Cor 1,18-25; 2,1-8). Nella Lettera ai Colossesi - di cui la Liturgia odierna propone l’inno cristologico - la riflessione paolina, fecondata dalla grazia dello Spirito, raggiunge già un livello impressionante di sintesi nell’esprimere un’autentica concezione cristiana di Dio e del mondo, della salvezza personale e universale; e tutto è incentrato su Cristo, Signore dei cuori, della storia e del cosmo: "E’ piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli" (Col 1,19-20). Questo, cari Fratelli, siamo sempre chiamati ad annunciare al mondo: Cristo "immagine del Dio invisibile", Cristo "primogenito di tutta la creazione" e "di quelli che risorgono dai morti", perché – come scrive l’Apostolo – "sia lui ad avere il primato su tutte le cose" (Col 1,15.18). Il primato di Pietro e dei suoi Successori è totalmente al servizio di questo primato di Gesù Cristo, unico Signore; al servizio del suo Regno, cioè della sua Signoria d’amore, affinché essa venga e si diffonda, rinnovi gli uomini e le cose, trasformi la terra e faccia germogliare in essa la pace e la giustizia.

All’interno di questo disegno, che trascende la storia e, al tempo stesso, si rivela e si realizza in essa, trova posto la Chiesa, "corpo" di cui Cristo è "il capo" (cfr Col 1,18).

Nella Lettera agli Efesini, san Paolo parla esplicitamente della signoria di Cristo e la mette in rapporto con la Chiesa. Egli formula una preghiera di lode alla "grandezza della potenza di Dio", che ha risuscitato Cristo e lo ha costituito Signore universale, e conclude: "Tutto infatti egli [Dio] ha messo sotto i suoi piedi / e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: / essa è il corpo di lui, / la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose" (Ef 1,22-23). La stessa parola "pienezza", che spetta a Cristo, Paolo la attribuisce qui alla Chiesa, per partecipazione: il corpo, infatti, partecipa della pienezza del Capo.

Ecco, venerati Fratelli Cardinali – e mi rivolgo anche a tutti voi, che con noi condividete la grazia di essere cristiani – ecco qual è la nostra gioia: quella di partecipare, nella Chiesa, alla pienezza di Cristo attraverso l’obbedienza della Croce, di "partecipare alla sorte dei santi nella luce", di essere stati "trasferiti" nel regno del Figlio di Dio (cfr Col 1,12-13). Per questo noi viviamo in perenne rendimento di grazie, e anche attraverso le prove non vengono meno la gioia e la pace che Cristo ci ha lasciato, quale caparra del suo Regno, che è già in mezzo a noi, che attendiamo con fede e speranza, e pregustiamo nella carità.

Amen.

******************************************************

ai Cardinali sono state donate due mitrie, una bianca con una pigna, l'altra questa, che è stata usata per la Liturgia:

                                           A newly appointed cardinal takes off his tiara before recieving his cardinal ring from Pope benedict XVI (not pictured)  during the Eucharistic celebration with the new cardinals on November 21, 2010 at St Peter's basilica at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates joined the day before the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.

                          Newly appointed cardinals arrives for the Eucharistic celebration where Pope Benedict XVI will give them their ring on November 21, 2010 at St Peter's basilica at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates joined the day before the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.

      Pope Benedict XVI leads the Eucharistic celebration before giving to the 24 newly appointed cardinals their ring on November 21, 2010 at St Peter's basilica at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates joined the day before the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.Pope Benedict XVI leads the Eucharistic celebration before giving to the 24 newly appointed cardinals their ring on November 21, 2010 at St Peter's basilica at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates joined the day before the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.

        Pope Benedict XVI leads the Eucharistic celebration before giving to the 24 newly appointed cardinals their ring on November 21, 2010 at St Peter's basilica at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates joined the day before the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.Pope Benedict XVI waves as he leaves the Eucharistic celebration after giving to the 24 newly appointed cardinals their ring on November 21, 2010 at St Peter's basilica at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates joined the day before the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.

                                           Pope Benedict XVI (R) blesses a child as he leaves the Eucharistic celebration after giving to the 24 newly appointed cardinals their ring on November 21, 2010 at St Peter's basilica at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates joined the day before the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.

                         Pope Benedict XVI leads the Eucharistic celebration where he gave to the 24 newly appointed cardinals their ring on November 21, 2010 at St Peter's basilica at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates joined the day before the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.

Pope Benedict XVI celebrates a mass in Saint Peter's Basilica at the Vatican November 21, 2010. Using condoms may sometimes be justified to stop the spread of AIDS, Pope Benedict says in a new book, in a major shift that relaxes one of the Vatican's most controversial positions on their use to combat the disease.

New cardinal Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don of Sri Lanka leaves after receiving his ring from Pope Benedict XVI during the Consistory ceremony in Saint Peter's Basilica at the Vatican November 21, 2010.Newly appointed Cardinal US Raymond leo Burke arrives for the Eucharistic celebration with the new cardinals where they will receive their ring from Pope benedict XVI on November 21, 2010 at St Peter's basilica at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates joined the day before the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.

Pope Benedict XVI leads the Eucharistic celebration where he gave to the 24 newly appointed cardinals their ring on November 21, 2010 at St Peter's basilica at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates joined the day before the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.Pope Benedict XVI walks with the pastoral staff during a mass in St. Peter's Basilica, at the Vatican, Sunday, Nov. 21, 2010. The Pontiff formally created 24 new cardinals on Saturday amid cheers in St. Peter's Basilica, bringing a mostly Italian group into the elite club that will eventually elect his successor.
[Modificato da Caterina63 21/11/2010 18:12]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
22/11/2010 13:25
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO
PER LA CREAZIONE DI NUOVI CARDINALI

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
AI NUOVI CARDINALI, CON I FAMILIARI E I PELLEGRINI
CONVENUTI PER IL CONCISTORO

Aula Paolo VI
Lunedì, 22 novembre 2010

  

Signori Cardinali,
Cari Fratelli nell’Episcopato e nel presbiterato,
Cari amici!

Sono ancora vivi nella mente e nel cuore di tutti noi i sentimenti e le emozioni, che abbiamo vissuto ieri e l'altro ieri, in occasione della creazione di 24 nuovi Cardinali. Sono stati momenti di fervida preghiera e di profonda comunione, che oggi desideriamo prolungare con l'animo colmo di gratitudine verso il Signore, il quale ci ha dato la gioia di vivere una nuova pagina della storia della Chiesa. Sono pertanto lieto di accogliervi anche oggi, in quest'incontro semplice e familiare, e di rivolgere il mio cordiale saluto ai neo-Porporati, come pure ai loro parenti, amici e a quanti li accompagnano in questa circostanza così solenne e importante.

Saluto in primo luogo voi, cari Cardinali italiani! Saluto Lei, Signor Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi; saluto Lei, Signor Cardinale Francesco Monterisi, Arciprete della Basilica papale di San Paolo fuori le mura; saluto Lei, Signor Cardinale Fortunato Baldelli, Penitenziere Maggiore; saluto Lei, Signor Cardinale Paolo Sardi, Vice Camerlengo di Santa Romana Chiesa; saluto Lei, Signor Cardinale Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione per il Clero; saluto Lei, Signor Cardinale Velasio De Paolis, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede; saluto Lei, Signor Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura; saluto Lei, Signor Cardinale Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo; saluto Lei, Signor Cardinale Elio Sgreccia, già Presidente della Pontificia Accademia per la Vita; saluto Lei, Signor Cardinale Domenico Bartolucci, già Maestro Direttore della Cappella Musicale Pontificia. Cari e Venerati Fratelli, attraverso di voi, la Chiesa che è in Italia viene ad arricchire il Collegio Cardinalizio di ulteriore saggezza pastorale ed entusiasmo apostolico. Estendo volentieri il mio cordiale saluto a quanti con voi condividono la gioia di questo momento e li esorto ad assicurare il sostegno della loro preghiera, perché possiate perseverare fedelmente nei rispettivi compiti a vantaggio del Vangelo e dell'intero popolo cristiano.

J’adresse mon cordial salut aux nouveaux Cardinaux francophones: le Patriarche d’Alexandrie des Coptes, Cardinal Antonios Naguib; le Président du Conseil pontifical «Cor Unum», Cardinal Robert Sarah; l’Archevêque de Kinshasa, Cardinal Laurent Monsengwo Pasinya. Je salue aussi avec joie leurs proches et toutes les personnes qui les accompagnent en ces jours de fête que nous venons de vivre. Chers amis, ces célébrations nous appellent à élargir notre regard aux dimensions de l’Église universelle. Je vous invite à prier pour les nouveaux Cardinaux afin qu’en communion avec le Successeur de Pierre ils travaillent efficacement à l’unité et à la sainteté du Peuple de Dieu tout entier. Et vous-mêmes, soyez des témoins ardents de l’Évangile pour redonner au monde l’espérance dont il a besoin et pour contribuer partout à l’établissement de la paix et de la fraternité.

I extend a cordial greeting to the English-speaking Prelates whom I had the joy of raising to the dignity of Cardinal in last Saturday’s Consistory. Cardinal Raymond Leo Burke, Prefect of the Supreme Tribunal of the Apostolic Signatura; Cardinal Medardo Joseph Mazombwe, Archbishop Emeritus of Lusaka (Zambia); Cardinal Donald William Wuerl, Archbishop of Washington (USA) and Cardinal Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, Archbishop of Colombo (Sri Lanka).

I also welcome their family members and friends, and all the faithful who have accompanied them to Rome.

The College of Cardinals, whose origin is linked to the ancient clergy of the Roman Church, is charged with electing the Successor of Peter and advising him in matters of greater importance. Whether in the offices of the Roman Curia or in their ministry in the local Churches throughout the world, the Cardinals are called to share in a special way in the Pope’s solicitude for the universal Church. The vivid colour of their robes has traditionally been seen as a sign of their commitment to defending Christ’s flock even to the shedding of their blood. As the new Cardinals accept the burden of this office, I am confident that they will be supported by your constant prayers and your cooperation in their efforts to build up the Body of Christ in unity, holiness and peace.

Einen besonderen Gruß richte ich an die neuernannten Kardinäle deutscher Sprache. Ich darf mit Kardinal Kurt Koch beginnen, den ich herzlich grüße, ebenso seine Angehörigen, seine Freunde und Gäste aus der Schweiz, vor allem die Vertreter des Bistums Basel, in dem er viele Jahre als Bischof gewirkt hat, sowie die Repräsentanten des Bundesrats und der Kantone. Verbindet euch mit ihm im Gebet und unterstützt ihn so bei seiner wichtigen Aufgabe für die Universalkirche und als Mitarbeiter des Papstes im Dienst an der Einheit der Christen. Mit Freude heiße ich dann Kardinal Reinhard Marx willkommen und mit ihm seine Familie, die Gäste und Pilger aus der Erzdiözese München und Freising, die Herren Weihbischöfe, die Mitarbeiter in den verschiedenen diözesanen Einrichtungen, die Vertreter der Politik und des öffentlichen Lebens wie auch die Gläubigen aus dem Bistum Trier und aus seinem Heimaterzbistum Paderborn. Schließlich grüße ich von Herzen Kardinal Walter Brandmüller mit seinen Angehörigen und Freunden aus Rom, Augsburg und Bamberg. Liebe Freunde, die Kardinäle nehmen in besonderer Weise an der Sorge des Nachfolgers Petri für die weltweite Kirche teil. Zeichen dafür ist das leuchtende Rot des Purpurs, das dahingehend gedeutet wird, daß sie bereit sein sollen, die Herde Christi bis zum Äußersten, bis zur Hingabe ihres Blutes zu schützen und zu verteidigen. Begleitet sie in ihrer Aufgabe mit eurem Gebet und eurem Einsatz für die Kirche.



Saludo con afecto a los nuevos Cardenales de lengua española, acompañados de sus familiares y de tantos Obispos, sacerdotes, religiosos y laicos venidos especialmente de Ecuador y España. La Iglesia en Ecuador se alegra por el Cardenal Raúl Eduardo Vela Chiriboga, Arzobispo Emérito de Quito, que con celo y dedicación ejemplar ha desempeñado también su ministerio episcopal en Guayaquil, Azogues, y como Obispo Ordinario Militar. También la Iglesia que peregrina en España se congratula por el Cardenal José Manuel Estepa Llaurens, Arzobispo Emérito Castrense, que ha prestado un servicio precioso participando en la redacción del Catecismo de la Iglesia Católica. Os invito a todos a acompañar con vuestra oración y cercanía espiritual a los nuevos miembros del Colegio de cardenales para que, movidos por un amor intenso a Cristo y unidos en estrecha comunión con el Sucesor de Pedro, continúen sirviendo con fidelidad a la Iglesia.

Saúdo o Senhor Cardeal Raymundo Damasceno Assis, aqui circundado de pessoas amigas, congratulando-se por verem sua pessoa mais intimamente associada ao ministério do Papa. A vossa presença me recorda as horas de íntima alegria e grande esperança eclesial vividas em Aparecida, durante a minha inesquecível visita ao Brasil que, sobretudo naquele dia, se alargava a todo o Continente Latino-Americano e Caribenho, com o seu episcopado lá reunido em comunhão de fé, esperança e amor, sob o olhar maternal de Maria, em torno do Sucessor de Pedro. Hoje convosco, reitero a minha confiança afetuosa ao Senhor Cardeal Arcebispo da Aparecida e peço a Nossa Senhora que a todos vos proteja e assista, iluminando de esperança a vossa caminhada, em união com o Pastor e amigo, para instaurar todas as coisas em Cristo.

Słowa pozdrowienia kieruję do Kardynała Kazimierza Nycza i jego gości. Nominacja kardynalska zobowiązuje do troski już nie tylko o Kościół lokalny, ale o losy Kościoła powszechnego, a także do ścisłej współpracy z Papieżem w pełnieniu posługi Piotrowej. Dlatego wypraszam dla niego wszelkie potrzebne łaski, i Was wszystkich proszę o nieustanną modlitwę o światło i moc Ducha Świętego – Ducha mądrości i rady. Niech Bóg wam błogosławi!

[Espressioni di saluto rivolgo al Cardinale Kazimierz Nycz e ai suoi ospiti. La nomina cardinalizia obbliga alla premura ormai non solo per la Chiesa locale, ma per le sorti della Chiesa universale, nonché alla stretta collaborazione con il Papa nello svolgimento dell’ufficio Petrino. Per questo imploro per lui tutte le grazie necessarie, e chiedo a tutti voi la costante preghiera per la luce e la potenza dello Spirito Santo – Spirito di saggezza e di consiglio. Dio vi benedica! ]

Cari e venerati Fratelli che siete entrati a far parte del Collegio Cardinalizio! Rinnovo a ciascuno di voi il mio augurio più cordiale. Il vostro ministero si arricchisce di un ulteriore impegno nel sostenere il Successore di Pietro, nel suo universale servizio alla Chiesa. Confido tanto in voi, nella vostra preghiera e nel vostro prezioso aiuto. Con fraterna stima, vi incoraggio a proseguire nella vostra missione spirituale e apostolica, che ha conosciuto una tappa molto importante. Mantenete fisso lo sguardo su Cristo, attingendo da Lui ogni grazia e spirituale conforto, sull'esempio luminoso dei Santi Cardinali, intrepidi servitori della Chiesa che nel corso dei secoli hanno reso gloria a Dio con esercizio eroico delle virtù e tenace fedeltà al Vangelo.

Invoco su di voi e sui presenti la materna protezione della Vergine Maria, Madre della Chiesa, e della martire santa Cecilia, di cui oggi celebriamo la memoria. La patrona della musica e del bel canto accompagni e sostenga il vostro impegno di essere nella Chiesa attenti ascoltatori delle varie voci, per rendere più profonda l’unità dei cuori. Con tali sentimenti imparto con affetto a voi e a tutti i presenti una speciale Benedizione Apostolica.


*****************************************

                    New cardinal Reinhard Marx of Germany holds a wooden statue as he meets Pope Benedict XVI in Paul VI hall at the Vatican November 22, 2010. Pope Benedict installed 24 new Roman Catholic cardinals from around the world on Saturday in his latest batch of appointments that could include his successor as leader of the 1.2 billion member church.

  Italian newly appointed cardinal Angelo Amato (L) kneels in front of Pope Benedict XVI during a private audience to the newly appointed cardinals and their families on November 22, 2010 at the Paul VI hall at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates joined two days ago the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.Pope Benedict XVI waves as he arrives for a private audience with the newly appointed cardinals and their families on November 22, 2010 at the Paul VI hall at The Vatican. 24 Roman Catholic prelates joined two days ago the Vatican's College of Cardinals, the elite body that advises the pontiff and elects his successor upon his death.



CHIESE TITOLARI E DIACONIE DEI NUOVI CARDINALI
 
CITTA' DEL VATICANO, 20 NOV. 2010 (VIS). Durante il Concistoro di questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha assegnato ai nuovi Cardinali nel momento della creazione, i seguenti Titoli e Diaconie:
 
1. Cardinale Angelo Amato, S.D.B., Diaconia di Santa Maria in Aquiro.
 
2. Cardinale Antonios S.B. Naguib.
 
3. Cardinale Robert Sarah, Diaconia di San Giovanni Bosco in via Tuscolana.
 
4. Cardinale Francesco Monterisi, Diaconia di San Paolo alla Regola.
 
5. Cardinale Fortunato Baldelli, Diaconia di Sant'Anselmo all'Aventino.
 
6. Cardinale Raymond Leo Burke, Diaconia di Sant'Agata de' Goti.
 
7. Cardinale Kurt Koch, Diaconia di Nostra Signora del Sacro Cuore.
 
8. Cardinale Paolo Sardi, Diaconia di Santa Maria Ausiliatrice in via Tuscolana.
 
9. Cardinale Mauro Piacenza, Diaconia di San Paolo alle Tre Fontane.
 
10. Cardinale Velasio De Paolis, C.S., Diaconia di Gesù Buon Pastore alla Montagnola.
 
11. Cardinale Gianfranco Ravasi, Diaconia di San Giorgio in Velabro.
 
12. Cardinale Medardo Joseph Mazombwe, Titolo di Santa Emerenziana a Tor Fiorenza.
 
13. Cardinale Raúl Eduardo Vela Chiriboga, Titolo di Santa Maria in Via.
 
14. Cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, Titolo di Santa Maria "Regina Pacis" in Ostia mare.
 
15. Cardinale Paolo Romeo, Titolo di Santa Maria Odigitria dei Siciliani.
 
16. Cardinale Donald William Wuerl, Titolo di San Pietro in Vincoli.
 
17. Cardinale Raymundo Damasceno Assis, Titolo dell'Immacolata al Tiburtino.
 
18. Cardinale Kazimierz Nycz, Titolo dei Santi Silvestro e Martino ai Monti.
 
19. Cardinale Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, Titolo di San Lorenzo in Lucina.
 
20. Cardinale Reinhard Marx, Titolo di San Corbiniano.
 
21. Cardinale José Manuel Estepa Llaurens, Titolo di San Gabriele Arcangelo all'Acqua Traversa.
 
22. Cardinale Elio Sgreccia, Diaconia di Sant'Angelo in Pescheria.
 
23. Cardinale Walter Brandmüller, Diaconia di San Giuliano dei Fiamminghi.
 
24. Cardinale Domenico Bartolucci, Diaconia dei Santissimi Nomi di Gesù e Maria in via Lata.



[Modificato da Caterina63 22/11/2010 15:59]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
07/01/2012 18:07
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Novità nel rito per la creazione di nuovi cardinali. Introdotte dall’ufficio delle Celebrazioni Liturgiche e approvate dal Pontefice (O.R.)

Introdotte dall’ufficio delle Celebrazioni Liturgiche e approvate dal Pontefice

Novità nel rito per la creazione di nuovi cardinali

Novità nei concistori ordinari pubblici per la creazione di nuovi cardinali.

Il rito in vigore fino a oggi viene rivisto e semplificato, con l’approvazione del Santo Padre Benedetto XVI: in sostanza si unificano i tre momenti dell’imposizione della berretta, della consegna dell’anello cardinalizio e dell’assegnazione del titolo o della diaconia; cambiano le orazioni colletta e conclusiva; e assume una forma più breve la proclamazione della Parola di Dio.

Va premesso — come spiega l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice — che la riforma liturgica avviata dal concilio Vaticano II ha riguardato anche i riti concistoriali di imposizione della berretta e di assegnazione del titolo ai nuovi porporati, e che il testo rinnovato della celebrazione, pubblicato in «Notitiae» 5, 1969, pp. 289-291, è stato usato per la prima volta da Paolo VI nell’aprile 1969.
Il criterio principale che guidò la redazione del nuovo rituale fu l’inserimento in un ambito liturgico di ciò che di per sé non ne faceva parte in senso proprio: la creazione di nuovi cardinali doveva essere collocata in un contesto di preghiera, evitando però al contempo ogni elemento che potesse dare l’idea di un «sacramento del cardinalato».
Il concistoro, infatti, storicamente non era mai stato considerato un rito liturgico, bensì una riunione del Papa con i cardinali in relazione al governo della Chiesa e, pertanto, espressione del munus regendi, non del munus sanctificandi.

Tenendo presenti tali aspetti della storia passata e recente, in una linea di continuità con l’attuale forma del concistoro e dei suoi elementi principali, si è quindi rivista e semplificata la prassi vigente. Anzitutto vengono riprese dal rito del 1969 l’orazione colletta e l’orazione conclusiva, perché molto ricche nel contenuto e provenienti dalla grande tradizione eucologica romana.

Le due preghiere, infatti, parlano esplicitamente dei poteri affidati dal Signore alla Chiesa, in particolare di quello di Pietro: il Pontefice prega anche in modo diretto per se stesso, per svolgere bene il suo ufficio.

Nell’orazione colletta che viene dal Veronense, il cosiddetto Sacramentarium Leonianum, una delle fonti più antiche dell’eucologia romana — si tratta della colletta per l’anniversario dell’ordinazione episcopale del Vescovo di Roma (Mense Septembris, in natale episcoporum, v alia missa. nn. 989 e 993; Corpus Orationum, n. 2301)
— il Santo Padre dice: «Oremus. Domine Deus, Pater gloriae fons honorum, qui licet Ecclesiam tuam toto orbe diffusam largitate munerum ditare non desinis, sedem tamen beati Apostoli tui Petri tanto propensius intueris, quanto sublimius esse voluisti: da mihi famulo tuo providentiae tuae dispositionibus exhibere congruenter officium; certus te universis Ecclesiis collaturum quidquid illi praestiteris, quam cuncta respiciunt. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia sæcula sæculorum».

Nell’orazione conclusiva, anch’essa scelta nel 1969 dal Veronense — in questo caso si tratta però di un’altra colletta per l’anniversario dell’ordinazione episcopale del Vescovo di Roma (Mense septembris, in natale episcoporum, v alia missa, «alia collecta», nn. 992; Corpus Orationum, n. 1198) — il Papa prega così: «Deus cuius universae viae misericordia est semper et veritas, operis tui dona prosequere; et quod possibilitas non habet fragilitatis humanae, tuis beneficiis miseratus impende; ut hi famuli tui, Ecclesiae tuae iugiter servientes et fidei integritate fundati, et mentis luceant puritate conspicui. Per Christum Dominum nostrum».

Anche la proclamazione della Parola di Dio assume di nuovo la forma più breve, propria del rito del 1969, con la sola pericope evangelica (Marco 10, 32-45), che è la stessa nei due rituali. Infine, si integra la consegna dell’anello cardinalizio nello stesso rito, mentre prima della riforma del 1969 l’imposizione del cappello rosso avveniva nel concistoro pubblico, seguito da quello segreto, nel quale si svolgevano anche la consegna dell’anello e l’assegnazione della chiesa titolare o della diaconia.

Oggi tale distinzione fra concistoro pubblico e segreto di fatto non viene più osservata e di conseguenza appare più coerente includere i tre momenti significativi della creazione dei nuovi cardinali nel medesimo rito.

Si conserva invece la concelebrazione del Papa con i nuovi cardinali nella Messa del giorno seguente, che si apre con l’indirizzo di omaggio e di gratitudine che il primo dei porporati rivolge al Pontefice a nome di tutti gli altri.


(L'Osservatore Romano 8 gennaio 2012)



[SM=g1740733]  alcune curiosità da Andrea Tornielli
città del vaticano

Quello che si terrà in febbraio, con ogni probabilità il 18 e il 19 febbraio, è il quarto concistoro per la creazione di nuovi cardinali del pontificato di Benedetto XVI. Vatican Insider ha scritto più volte delle liste di possibili nuovi porporati: una conferma dell’ormai imminente decisione è determinata dalla decisione di acquistare nuovi anelli cardinalizi.

È tradizione infatti che il Pontefice regnante doni ai nuovi «senatori della Chiesa» un anello. Fino ad oggi Papa Ratzinger ha usato regalare ai cardinali da lui creati gli anelli forgiati sul modello usato durante il pontificato di Giovanni Paolo II (un rettangolo d’oro lavorato, dove si staglia un crocifisso).

Ora però è stato approvato il disegno di un nuovo anello cardinalizio, fatto a forma di croce, che sarà usato per la prima volta il prossimo febbraio: è stato preparato dall’oreficeria ecclesiastica dei fratelli Savi, che si trova in Borgo Pio e il costo si aggira sui 1.500 euro. I Savi collaborano già da tempo con l’Ufficio delle celebrazioni liturgiche papali: sono loro ad aver realizzato la «ferula» papale, la croce che il Papa usa come bastone pastorale durante la messa.









Nel corso dell’Angelus di oggi, il Santo Padre Benedetto XVI ha annunciato per il prossimo 18 febbraio un Concistoro nel quale procederà alla nomina di ventidue nuovi Cardinali.
Queste le parole del Papa:


PAROLE DEL SANTO PADRE

Ed ora, con grande gioia, annuncio che il prossimo 18 febbraio terrò un Concistoro nel quale nominerò 22 nuovi Membri del Collegio Cardinalizio.

Come è noto, i Cardinali hanno il compito di aiutare il Successore dell’Apostolo Pietro nello svolgimento del suo Ministero di confermare i fratelli nella fede e di essere principio e fondamento dell’unità e della comunione nella Chiesa.

Ecco i nomi dei nuovi Porporati:

1. Mons. FERNANDO FILONI, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli;

2. Mons. MANUEL MONTEIRO DE CASTRO, Penitenziere Maggiore;

3. Mons. SANTOS ABRIL Y CASTELLÓ, Arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore;

4. Mons. ANTONIO MARIA VEGLIÒ, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti;

5. Mons. GIUSEPPE BERTELLO, Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e Presidente del Governatorato del medesimo Stato;

6. Mons. FRANCESCO COCCOPALMERIO, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi;

7. Mons. JOÃO BRAZ DE AVIZ, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica;

8. Mons. EDWIN FREDERIK O'BRIEN, Pro-Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme;

9. Mons. DOMENICO CALCAGNO, Presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica;

10. Mons. GIUSEPPE VERSALDI, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede;

11. Sua Beatitudine GEORGE ALENCHERRY, Arcivescovo Maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi (India);

12. Mons. THOMAS CHRISTOPHER COLLINS, Arcivescovo di Toronto (Canada);

13. Mons. DOMINIK DUKA, Arcivescovo di Praha (Repubblica Ceca);

14. Mons. WILLEM JACOBUS EIJK, Arcivescovo di Utrecht (Paesi Bassi);

15. Mons. GIUSEPPE BETORI, Arcivescovo di Firenze (Italia);

16. Mons. TIMOTHY MICHAEL DOLAN, Arcivescovo di New York (Stati Uniti d'America);

17. Mons. RAINER MARIA WOELKI, Arcivescovo di Berlin (Repubblica Federale di Germania);

18. Mons. JOHN TONG HON, Vescovo di Hong Kong (Repubblica Popolare Cinese);

Ho deciso, inoltre, di elevare alla dignità cardinalizia un venerato Presule, che svolge il suo ministero di Pastore e Padre di una Chiesa, e tre benemeriti Ecclesiastici, che si sono distinti per il loro impegno a servizio della Chiesa.

Essi sono:

1. Sua Beatitudine LUCIAN MUREŞAN, Arcivescovo Maggiore di Făgăraş e Alba Iulia dei Romeni (Romania);

2. Mons. JULIEN RIES, Sacerdote della Diocesi di Namur e Professore emerito di storia delle religioni presso l'Università Cattolica di Louvain;

3. P. PROSPER GRECH, O.S.A., Docente emerito di varie Università romane e Consultore presso la Congregazione per la Dottrina della Fede;

4. P. KARL BECKER, S.I, Docente emerito della Pontificia Università Gregoriana, per lunghi anni Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede.

I nuovi Cardinali provengono da varie parti del mondo e svolgono diversi ministeri a servizio della Santa Sede o a contatto diretto con i fedeli quali Padri e Pastori di Chiese particolari.

Vorrei invitare tutti a pregare per i nuovi eletti, chiedendo l’intercessione della Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, affinché sappiano testimoniare sempre con coraggio e dedizione il loro amore per Cristo e per la sua Chiesa.








[Modificato da Caterina63 07/01/2012 23:55]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
10/02/2012 13:49
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


Sabato 18 febbraio 2012, alle ore 10.30, nella Basilica di San Pietro, il Santo Padre Benedetto XVI terrà Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di ventidue nuovi Cardinali, l’imposizione della berretta, la consegna dell’anello e l’assegnazione del Titolo o Diaconia.

Al termine del rito il Santo Padre Benedetto XVI terrà, altresì, Concistoro Ordinario Pubblico per la Canonizzazione dei Beati:

- Giacomo Berthieu, Sacerdote professo della Compagnia di Gesù, martire;

- Pedro Calungsod, catechista laico, martire;

- Giovanni Battista Piamarta, Sacerdote, Fondatore delle Congregazioni Sacra Famiglia di Nazareth e Umili Serve del Signore;

- Maria del Monte Carmelo, Fondatrice della Congregazione delle Suore Concezioniste Missionarie dell’Insegnamento;

- Maria Anna Cope, Religiosa professa della Congregazione delle Suore del Terz’Ordine di San Francesco di Syracuse (New York);

- Caterina Tekakwitha, laica;

- Anna Schäffer, laica.

* * *

Le visite di cortesia ai nuovi Cardinali si svolgeranno sabato 18 febbraio, dalle ore 16.30 alle ore 18.30, nei luoghi sotto indicati.

* * *

Domenica 19 febbraio, Solennità della Cattedra di San Pietro, Apostolo, alle ore 9.30 nella Basilica di San Pietro, il Santo Padre presiederà la Concelebrazione Eucaristica con i nuovi Cardinali.

[00191-01.01]

VISITE DI CORTESIA AI NUOVI CARDINALI

Sabato 18 febbraio 2012, dalle ore 16.30 alle ore 18.30, si svolgeranno le visite di cortesia ai nuovi Eminentissimi Cardinali, nei luoghi sotto indicati:

AULA PAOLO VI

Atrio

1. Card. João Braz de Aviz


2. Card. Edwin Frederick O’Brien


3. Card. George Alencherry


4. Card. Lucian Mureşan


5. Card. Julien Ries


6. Card. Prosper Grech, O.S.A.



Aula

1. Card. Francesco Coccopalmerio


2. Card. Thomas Christopher Collins


3. Card. Dominik Duka, O.P.


4. Card. Willem Jacobus Eijk


5. Card. Giuseppe Betori


6. Card. Timothy Michael Dolan


7. Card. Rainer Maria Woelki


8. Card. John Tong Hon



PALAZZO APOSTOLICO

Sala Regia

1. Card. Ferdinando Filoni


2. Card. Manuel Monteiro de Castro


3. Card. Giuseppe Bertello



Lapidaria

1. Card. Santos Abril y Castelló


2. Card. Antonio Maria Vegliò



Sala Ducale

1. Card. Domenico Calcagno


2. Card. Giuseppe Versaldi

Per accedere all’Aula Paolo VI si prega di utilizzare l’ingresso del Petriano; per la Prima Loggia del Palazzo Apostolico, il Portone di Bronzo.

A partire dalle ore 16 saranno a disposizione: per le autovetture dei Signori Cardinali, il Cortile San Damaso e il parcheggio sotterraneo presso la Stazione; per i familiari e gli invitati, i due emicicli di Piazza San Pietro.

Durante le visite tutti sono pregati di seguire gli itinerari indicati.



[SM=g1740757] [SM=g1740750] [SM=g1740752]


Eleganze fiamminghe: l'arazzo dei Concistori



Dentro il capolavoro. Ormai prossimi al quarto Concistoro di Papa Benedetto XVI, proponiamo qualche scatto dell'arazzo di Clemente VII raffigurante Fede, Giustizia e Carità, un tempo componente immancabile dei solenni Concistori pubblici.




Ritenuto per secoli opera eseguita su cartone di Raffaello Sanzio, l'arazzo è in realtà magnifico lavoro del fiammingo Pieter Van Aelst -arazziere privato di Filippo il Bello- e della sua bottega. Compiuto tra il 1523 ed il 1534, veniva tradizionalmente posto a dossale del trono papale durante numerosi riti, certamente a sottolineare le virtù -Fede, Giustizia e Carità- allegoricamente raffigurate.






Successivamente l'arazzo originale fu sostituito da una copia (come precisa il Moroni ne Cappella Pontificie, cardinalizie, prelatizie), quest'ultima utilizzata sino alle riforme montiniane.




"inoltre vi si adopera la copia della Provvidenza, giustizia e carità eseguite presso l'arazzo di Raffaello, che forma coltre o dossello al trono del Papa ne' concistori pubblici, e nella funzione della lavanda ed altre"
Gaetano Moroni, Le Cappelle Pontificie, cardinalizie, prelatizie


Pio XI tiene Concistoro pubblico nella Sala delle Benedizioni.
Alle spalle del Pontefice la copia dell'arazzo di Pieter Van Aelste

[SM=g1740738]




[Modificato da Caterina63 14/02/2012 11:30]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
17/02/2012 10:43
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

[SM=g1740717]dal libretto delle Celebrazioni..... la formula e l'anello che sarà consegnato ai neo cardinali:

anello dei cardinali


Incontro con i cardinali...




































Giornata di preghiera e riflessione del Collegio Cardinalizio: il testo dell'intervento del cardinale designato mons. Timothy Dolan

Di seguito la relazione dell’Arcivescovo di New York, il cardinale designato mons. Timothy Dolan:

L’Annuncio del Vangelo oggi,
Tra missio ad gentes e la nuova evangelizzazione


Beatissimo Padre, Signor Cardinale Sodano, carissimi fratelli,
Sia lodato Gesù Cristo!

Risale all’ultimo comando di Gesù, “Andate, ammaestrate tutte le genti!,” ma è tanto attuale quanto la Parola di Dio che abbiamo ascoltato nella liturgia stamattina ...

Mi riferisco al sacro dovere della nuova evangelizzazione.
È “sempre antica, sempre nuova”. Il come, il quando, e il dove possono cambiare, ma il mandato rimane lo stesso, così come il messaggio e l’ispirazione: “Gesù Cristo ... lo stesso ieri e oggi e nei secoli.”
Siamo radunati nella caput mundi, evangelizzata dagli stessi Apostoli, Pietro e Paolo; nella città dal quale il successore di Pietro “ha mandato” evangelizzatori ad offrire la Persona, il messaggio, e l’invito che stanno al cuore dell’evangelizzazione, per tutta l’Europa, sino al “nuovo mondo”, nell’epoca delle “scoperte geografiche”, nonché l’Africa e Asia in tempi più recenti.
Siamo riuniti presso la Basilica dove l’ardore evangelico della Chiesa si espanse durante il Concilio Vaticano Secondo; vicino alla tomba del Sommo Pontefice che ha reso il termine “Nuova Evangelizzazione” familiare a tutti.
Siamo radunati con la gratitudine per la fraterna compagnia di un Pastore che ci fa ricordare ogni giorno la sfida della nuova evangelizzazione.
Sì, siamo qui insieme come missionari, come evangelizzatori.
Noi accogliamo l’insegnamento del Concilio Vaticano Secondo, specialmente come viene espresso nei documenti Lumen Gentium, Gaudium et Spes, ed Ad Gentes, che specificano più precisamente come la Chiesa intenda il proprio dovere evangelico, definendo l’intera Chiesa come missionaria; vale a dire che tutti i cristiani, in virtù del Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia, sono evangelizzatori.
Sì, il Concilio ha ribadito, soprattutto nell’Ad Gentes, che, se ci sono missionari espliciti, cioè quelli che sono mandati a luoghi in cui la gente non ha mai sentito il nome mediante il quale tutti gli uomini sono stati salvati, non c’è tuttavia nessun cristiano che venga escluso dal compito di testimoniare Gesù, trasmettendo ad altri l’invito del Signore nella vita quotidiana.

Così, la missione è diventata punto centrale della vita di ogni chiesa locale, di ogni credente. L’indole missionaria viene rinnovata non solo nel senso geografico, ma nel senso teologico, in quanto il destinatario della ‘missione’ non è solo il non-credente, ma il credente.
Alcuni si chiedevano se questo allargamento del concetto di evangelizzazione avesse involontariamente indebolito il significato della missione ‘ad gentes’.

Il Beato Giovanni Paolo Secondo ha sviluppato questa nuova comprensione del termine, sottolineando l’evangelizzazione delle culture, in quanto il confronto tra fede e cultura ha sostituito il rapporto tra Chiesa e Stato che predominava fino al Concilio, e questo spostamento d’accento comporta il compito di ri-evangelizzare culture che costituivano una volta il vero motore dei valori evangelici.
Così la Nuova Evangelizzazione diventa la sfida per applicare il richiamo di Gesù alla conversione del cuore non solo ad extra ma anche ad intra; a credenti e culture dove il sale del Vangelo ha perso il suo sapore. Perciò, la missio si indirizza non solo alla New Guinea ma anche a New York.

Nella Redemptoris Missio, al numero 33, il Beato Giovanni Paolo ha presentato questa impostazione, facendo una distinzione tra l’evangelizzazione primaria – l’annuncio di Gesù a popoli e contesti socio-culturali in cui Cristo e il suo vangelo non sono conosciuti – e la nuova evangelizzazione – il riaccendere la fede in persone e culture in cui si è spenta – e la cura pastorale delle chiese che vivono la fede e hanno riconosciuto il loro impegno universale.

È chiaro che non c’è nessuna opposizione tra la missio ad gentes e la Nuova Evangelizzazione: non si tratta di aut-aut ma di et-et. La Nuova Evangelizzazione genera missionari entusiasti, e coloro che sono impegnati nella missio ad gentes devono lasciarsi evangelizzare continuamente.
Sin dal Nuovo Testamento, la generazione stessa che ha ricevuto la missio ad gentes dal Maestro al momento della Ascensione aveva bisogno che San Paolo la esortasse a “ravvivare il carisma di Dio”, riaccendendo la fiamma della fede depositata in loro. Questo è senz’altro uno dei primi esempi di nuova evangelizzazione.

E più recentemente, durante l’incoraggiante Sinodo sull’Africa, abbiamo sentito le voci dei nostri fratelli che esercitano il loro ministero in luoghi dove la raccolta della missio ad gentes era ricca, ma, adesso che sono passate due o tre generazioni, avvertono anche essi il bisogno di una Nuova Evangelizzazione.
L’acclamato missionario-televisivo, l’Arcivescovo Fulton J. Sheen, disse, “La prima parola di Gesù ai suoi discepoli era ‘venite’, e l’ultima era ‘andate’. Uno non può ‘andare’ a meno che prima non sia ‘venuto’ a lui”.
Una sfida enorme, sia alla missio ad gentes che alla Nuova Evangelizzazione, è il cosidetto secolarismo. Ascoltiamo come il Santo Padre lo descrive:

La secolarizzazione, che si presenta nelle culture come impostazione del mondo e dell’umanità senza riferimento alla Trascendenza, invade ogni aspetto della vita quotidiana e sviluppa una mentalità in cui Dio è di fatto assente, in tutto o in parte, dall’esistenza e dalla coscienza umana. Questa secolarizzazione non è soltanto una minaccia esterna per i credenti, ma si manifesta già da tempo in seno alla Chiesa stessa. Snatura dall’interno e in profondità la fede cristiana e, di conseguenza, lo stile di vita e il comportamento quotidiano dei credenti. Essi vivono nel mondo e sono spesso segnati, se non condizionati, dalla cultura dell’immagine che impone modelli e impulsi contraddittori, nella negazione pratica di Dio: non c’è più bisogno di Dio, di pensare a Lui e di ritornare a Lui. Inoltre, la mentalità edonistica e consumistica predominante favorisce, nei fedeli come nei pastori, una deriva verso la superficialità e un egocentrismo che nuoce alla vita ecclesiale”. (Discorso di Sua Santità Benedetto XVI ai partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, 8.III.2008)

Questa secolarizzazione ci chiama ad un’efficace strategia di evangelizzazione. Permettetemi di esporla in sette punti:

A dire la verità, nell’invitarmi a parlare su questo tema – “L’Annuncio del Vangelo oggi: tra missio ad gentes e la nuova evangelizzazione” – l’Eminentissimo Segretario di Stato, mi ha chiesto di contestualizzare il secolarismo, lasciando intendere che la mia Arcidiocesi di New York è forse “la capitale della cultura secolarizzata” .

Però – e credo che il mio amico e confratello, il Cardinale Edwin O’Brien, che è cresciuto a New York, sarà d’accordo – oserei dire che New York – sebbene dia l’impressione di essere secolarizzata – è ciononostante una città molto religiosa.
Anche in luoghi che solitamente vengono classificati come ‘materialistici’ -- come ad esempio i mass media, il mondo dello spettacolo, della finanza, della politica, dell’arte, della letteratura – un’innegabile apertura alla trascendenza, al divino!

I cardinali che servono Gesù e la sua Chiesa nella Curia Romana possono ricordarsi del discorso natalizio di Sua Santità due anni fa, nel quale ha celebrato quest’apertura naturale al divino anche in quelli che si vantano di aderire al secolarismo:

“ … considero importante soprattutto il fatto che anche le persone che si ritengono agnostiche o atee, devono stare a cuore a noi come credenti. Quando parliamo di una nuova evangelizzazione, queste persone forse si spaventano. Non vogliono vedere se stesse come oggetto di missione, né rinunciare alla loro libertà di pensiero e di volontà. Ma la questione circa Dio rimane tuttavia presente anche per loro… Come primo passo dell’evangelizzazione dobbiamo cercare di tenere desta tale ricerca; dobbiamo preoccuparci che l’uomo non accantoni la questione su Dio come questione essenziale della sua esistenza. Preoccuparci perché egli accetti tale questione e la nostalgia che in essa si nasconde. … Io penso che la Chiesa dovrebbe anche oggi aprire una sorta di “atrio dei gentili” dove gli uomini possano in una qualche maniera agganciarsi a Dio, senza conoscerlo e prima che abbiano trovato l’accesso al suo mistero, al cui servizio sta la vita interna della Chiesa.”

Questo è il mio primo punto: Noi condividiamo la convinzione dei filosofi e dei poeti del passato, i quali non avevano il vantaggio di aver ricevuto la rivelazione. E cioè che anche una persona che si vanta di aderire al secolarismo e di disprezzare le religioni, ha dentro di sé una scintilla d’interesse nell’aldilà, e riconosce che l’umanità e il creato sarebbero un enigma assurdo senza un qualche concetto di ‘creatore’.

Nei cinema c’è adesso un film intitolato The Way – “la Via” – in cui uno dei protagonisti è un attore ben conosciuto, Martin Sheen. Forse l’avete visto.
Lui recita la parte di un padre, il cui figlio estraniato muore mentre percorre il Cammino di Santiago di Compostella in Spagna. Il padre angosciato decide di portare a termine il pellegrinaggio al posto del figlio perduto. Egli è l’icona di un uomo secolare: compiaciuto di sé, sprezzante nei confronti di Dio e della religione, uno che si definisce un “ex–cattolico”, cinico verso la fede ... ma che, nondimeno, incapace di negare che dentro di sé vi sia un interesse incontenibile di conoscere l’aldilà , una sete di qualcosa in più – anzi, un qualcuno di più – che cresce in lui lungo la strada.
Sì, potremmo prendere in prestito quello che gli apostoli dicono a Gesù nel Vangelo della Domenica scorsa: “tutti ti cercano”!
E ti stanno cercando ancora oggi ...

2. Ciò mi porta al secondo punto: questo fatto ci dà una fiducia immensa e un coraggio determinato per compiere il sacro dovere della missione e della Nuova Evangelizzazione.
“Non abbiate paura”, come dicono, è l’esortazione più ripetuta nella Bibbia.
Dopo il Concilio, la bella notizia era che il trionfalismo nella Chiesa era morto.
Ma, purtroppo anche la fiducia!


Noi siamo convinti, fiduciosi, e coraggiosi nella Nuova Evangelizzazione grazie al potere della Persona che ci ha affidato questa missione – si dà il caso che egli sia la Seconda Persona della Santissima Trinità – e grazie alla verità del suo messaggio e la profonda apertura al divino, pure nelle persone più secolarizzate nella nostra società odierna.

Sicuri, sì!

Trionfalisti, mai!

Quello che ci tiene a larga dall'arroganza e dalla superbia del trionfalismo è il riconoscimento di ciò che ci ha insegnato Papa Paolo Sesto nella Evangelii Nuntiandi: la Chiesa stessa ha sempre bisogno di essere evangelizzata!
Ciò ci dà l’umiltà di ammettere che nemo dat quod non habet, che la Chiesa ha il profondo bisogno di una conversione interiore, il midollo della chiamata alla evangelizzazione.

3. Un terzo elemento di una missio efficace è la consapevolezza che Dio non disseta la sete del cuore umano con un concetto, ma tramite una Persona, che si chiama Gesù.
L’invito implicito nella missio ad gentes e la Nuova Evangelizzazione non è una dottrina, ma un appello a conoscere, amare e servire – non qualcosa, ma qualcuno.

Beatissimo Padre – quando Lei ha iniziato il Suo Pontificato, ci ha invitato ad una amicizia con Gesù, espressione con cui Lei ha definito la santità.
E' l’amore di una Persona, un rapporto personale che è all’origine della nostra fede.


Come scrisse San Agostino: “Ex una sane doctrina impressam fidem credentium cordibus singulorum qui hoc idem credunt verissime dicimus, sed aliud sunt ea quae creduntur, aliud fides qua creduntur” (De Trinitate, XIII, 2.5)

4. Ed ecco il quarto punto: questa Persona, questo Gesù di Nazaret, ci dice che Egli è la verità.
Perciò, la nostra missione ha una sostanza, un contenuto. A venti anni dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, ed alla soglia di quest’Anno della fede, siamo davanti alla sfida di combattere l’analfabatismo catechetico.
È vero che la Nuova Evangelizzazione è urgente perché qualche volta il secolarismo ha soffocato il granello della fede; ma ciò è stato possibile perchè molti credenti non avevano il minimo idea della sapienza, la bellezza, e la coerenza della Verità.

Sua Eminenza il Cardinale George Pell ha osservato che “non è tanto vero che la gente abbia perso la loro fede, quanto che non la aveva sin dall'inizio; e se l’aveva in qualche modo, era così insignificante che gli poteva essere strappata molto facilmente”.

Ecco perchè il Cardinal Avery Dulles ci ha chiamato ad una neo-apologetica, non radicata in vuote polemiche, ma nella Verità che ha un nome, Gesù.

Allo stesso modo, quando Il Beato John Henry Newman ricevette il biglietto di nomina al Collegio Cardinalizio, ci mise in guardia sui pericoli del liberalismo in religione, cioè, “la dottrina secondo cui non c’è alcuna verità positiva nella religione, ma un credo vale quanto un altro ... la religione rivelata non è una verità, ma un sentimento e una preferenza personale.”

Quando Gesù ci dice “Io sono la Verità”, dice anche di essere “la Via e la Vita”.

La Via di Gesù è all'interno e attraverso la Sua Chiesa che come una Madre Santa che ci dona la Vita del Signore.

“Come avrei conosciuto Lui se non per Lei?” chiede De Lubac, facendo allusione al rapporto inscindibile tra Gesù e la Sua Chiesa.

Di conseguenza, la nostra missione, questa Nuova Evangelizzazione, ha delle dimensioni catechetiche e ecclesiali.
Questo ci spinge a pensare la Chiesa in un modo rinnovato: a concepirla come una missione stessa. Come ci ha insegnato il Beato Giovanni Paolo Secondo nella Redemptoris Missio, la Chiesa non ha una missione, come se la “missione” fosse una cosa tra molte che la Chiesa fa. No, la Chiesa è una missione, e ciascuno di noi che riconosce Gesù come Signore e Salvatore dovrebbe interrogarsi sulla efficacia propria nella missione.

In questi ultimi cinquant’anni dalla apertura del Concilio, abbiamo visto la Chiesa passare per le ultime fasi della Controriforma e riscoprirsi come un'opera missionaria. In qualche luogo ciò ha significato una nuova scoperta del Vangelo. In paesi già cristiani ha comportato una rievangelizzazione che abbandona le acque stagnanti della conservazione istituzionale e come Giovanni Paolo II ha insegnato nella Novo Millennio Ineunte, ci invita a prendere il largo per una pesca efficace.

In molti dei paesi qui rappresentati, la cultura e l'ambiente sociale una volta trasmetteva il vangelo, ma oggi non è più così. Ora dunque l'annuncio del Vangelo – l'esplicito invito a entrare nell'amicizia del Signore Gesù – deve essere al centro della vita cattolica e di tutti i cattolici. Ma in ogni occasione, il Concilio Vaticano II e i grandi papi che ne hanno dato interpretazione autorevole, ci spingono a chiamare la nostra gente a pensarsi come una schiera di missionari ed evangelizzatori.

5. Quando ero seminarista al Collegio Nordamericano tutti gli studenti di teologia del primo anno di tutti gli atenei romani furono invitati ad una messa in San Pietro celebrata dal prefetto della Congregazione per il Clero, il Cardinal John Wright.
Ci aspettavamo una omelia cerebrale. Ma lui iniziò chiedendoci: “Seminaristi, fate a me e alla Chiesa un favore: quando girate per le strade di Roma, sorridete!”
Così, punto cinque: il missionario, l'evangelizzatore, deve essere una persona di gioia.
“La gioia è il segno infallibile della presenza di Dio,” afferma Leon Bloy.
Quando sono diventato arcivescovo di New York un prete mi ha detto: “faresti meglio a smetterla di sorridere quando giri per le strade di Manhattan o finirai per farti arrestare!”
Un malato terminale di AIDS alla Casa Dono della Pace tenuta dalle Missionarie della Carità, nella arcidiocesi di Washington del Cardinale Donald Wuerl, ha chiesto il battesimo. Quando il sacerdote gli ha chiesto una espressione di fede lui ha mormorato: “quello che so è che io sono infelice, e le suore invece sono molto felici anche quando le insulto e sputo loro addosso. Ieri finalmente ho chiesto loro il motivo della loro felicità. Esse hanno risposto “Gesù”. Io voglio questo Gesù così posso essere felice anche io.

Un autentico atto di fede, vero?

La nuova evangelizzazione si compie con il sorriso, non con il volto accigliato.
La missio ad gentes è fondamentalmente un sì a tutto ciò che di dignitoso, buono, vero, bello e nobile che c'è nella persona umana.

La chiesa è fondamentalmente un sì!, non un no!

6. E, penultimo punto, la Nuova Evangelizzazione, è un atto di amore.

Recentemente hanno chiesto al nostro confratello John Thomas Kattrukudiyil, vescovo di Itanagar, nel nordest dell'India, il motivo della enorme crescita della Chiesa nella sua diocesi, che registra oltre dieci mila conversioni adulte l'anno.
“Perché noi presentiamo Dio come un Padre amorevole, e perché la gente vede che la Chiesa li ama” ha risposto.
Non un amore etereo, ha aggiunto, ma un amore incarnato in meravigliose scuole per bambini, cliniche per i malati, case per gli anziani, centri accoglienza per gli orfani, cibo per gli affamati.
A New York anche il cuore del più convinto laicista si intenerisce quando visita una delle nostre scuole cattoliche della città. Quando uno dei nostri benefattori, che si definiva agnostico, ha chiesto a suor Michelle perché alla sua età con i dolori di artrite che aveva alle ginocchia continuasse a lavorare in una bella ma assai impegnativa scuola; lei ha risposto: “Perché Dio mi ama e io lo amo e voglio che questi bambini scoprano questo amore.”

7. Gioia, amore e... ultimo punto.. mi spiace doverlo dire, il sangue.

Domani, ventidue di noi udranno quello che la maggior parte di voi ha già udito:

“A gloria di Dio e ad onore della Sede Apostolica ricevi questa berretta, segno della dignità cardinalizia sappi che dovrai desiderare di comportarti con fortezza fino allo spargimento del tuo sangue: per la diffusione della fede cristiana, la pace e la tranquillità del popolo di Dio, e la libertà e la crescita della Santa Romana Chiesa.”

Beatissimo Padre, potrebbe, per favore, saltare “fino allo spargimento del tuo sangue” quando mi presenterà la berretta?

Ovviamente no! Ma noi siamo audiovisivi scarlatti per tutti i nostri fratelli e sorelle anche essi chiamati a soffrire e morire per Gesù.

Fu Paolo VI a notare saggiamente che l'uomo moderno impara più dai testimoni che dai maestri, e la suprema testimonianza è il martirio.

Oggi, tristemente, abbiamo martiri in abbondanza.

Grazie Padre Santo, perché ci ricorda così spesso coloro che oggi soffrono la persecuzione a causa della loro fede in tutto il mondo.

Grazie Cardinal Koch, perchè ogni anno chiami la Chiesa al “giorno di solidarietà” con i perseguitati a causa del vangelo, e per l'invito ai nostri interlocutori nell'ecumenismo e nel dialogo interreligioso ad un “ecumenismo nel martirio.”

Mentre piangiamo i cristiani martiri; mentre li amiamo, preghiamo con e per loro; mentre interveniamo con forza a loro difesa, noi siamo anche molto fieri di essi, ci vantiamo in essi e annunciamo la loro suprema testimonianza al mondo.

Essi accendono la scintilla della missio ad gentes della Nuova Evangelizzazione.

Un giovane a New York mi ha detto di essere ritornato alla fede cattolica, abbandonata nell'adolescenza, dopo aver letto I monaci di Tibhirine, sui trappisti martirizzati in Algeria quindici anni fa, e aver visto la loro storia nel film francese Uomini di Dio.

Tertulliano non si sarebbe sorpreso.

Grazie a voi, Santo Padre e confratelli per aver sopportato il mio italiano primordiale. Quando il Cardinal Bertone mi ha chiesto di parlare in italiano, mi sono preoccupato perché io parlo italiano come un bambino.
Ma poi ho ricordato quando, da giovane prete fresco di ordinazione, il mio primo pastore mi disse mentre andavo a fare catechismo ai bambini di sei anni: “ora vedremo che fine farà tutta la tua teologia – e se ti riesci a parlare della fede come un bambino!”

E forse conviene concludere proprio con questo pensiero: abbiamo bisogno dire di nuovo come un bambino la eterna verità, la bellezza e la semplicità di Gesù e della sua Chiesa.

Sia lodato Gesù Cristo!




 [SM=g1740738]






[Modificato da Caterina63 17/02/2012 18:27]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
18/02/2012 12:43
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Il Papa ai cardinali: Il dono totale di sé offerto da Cristo sulla croce sia per voi principio, stimolo e forza per una fede che opera nella carità. La vostra missione nella Chiesa e nel mondo sia sempre e solo «in Cristo», risponda alla sua logica e non a quella del mondo, sia illuminata dalla fede e animata dalla carità che provengono a noi dalla Croce gloriosa del Signore


http://cache.daylife.com/imageserve/06q121CgAR8M1/610x.jpg

OMELIA DEL SANTO PADRE

«Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam».


Venerati Fratelli,
cari fratelli e sorelle!

Con queste parole il canto d’ingresso ci ha introdotto nel solenne e suggestivo rito del Concistoro ordinario pubblico per la creazione dei nuovi Cardinali, l’imposizione della berretta, la consegna dell’anello e l’assegnazione del titolo. Sono le parole efficaci con le quali Gesù ha costituito Pietro quale saldo fondamento della Chiesa. Di tale fondamento la fede rappresenta il fattore qualificativo: infatti Simone diventa Pietro – roccia – in quanto ha professato la sua fede in Gesù Messia e Figlio di Dio. Nell’annuncio di Cristo la Chiesa viene legata a Pietro e Pietro viene posto nella Chiesa come roccia; ma colui che edifica la Chiesa è Cristo stesso, Pietro deve essere un elemento particolare della costruzione. Deve esserlo mediante la fedeltà alla sua confessione fatta presso Cesarea di Filippo, in forza dell’affermazione: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».

Le parole rivolte da Gesù a Pietro mettono bene in risalto il carattere ecclesiale dell’odierno evento. I nuovi Cardinali, infatti, tramite l’assegnazione del titolo di una chiesa di questa Città o di una Diocesi suburbicaria, vengono inseriti a tutti gli effetti nella Chiesa di Roma guidata dal Successore di Pietro, per cooperare strettamente con lui nel governo della Chiesa universale. Questi cari Confratelli, che fra poco entreranno a far parte del Collegio Cardinalizio, si uniranno con nuovi e più forti legami non solo al Romano Pontefice ma anche all’intera comunità dei fedeli sparsa in tutto il mondo.

Nello svolgimento del loro particolare servizio a sostegno del ministero petrino, i neo-porporati saranno infatti chiamati a considerare e valutare le vicende, i problemi e i criteri pastorali che toccano la missione di tutta la Chiesa. In questo delicato compito sarà loro di esempio e di aiuto la testimonianza di fede resa con la vita e con la morte dal Principe degli Apostoli, il quale, per amore di Cristo, ha donato tutto se stesso fino all’estremo sacrificio.
E’ con questo significato che è da intendere anche l’imposizione della berretta rossa.

Ai nuovi Cardinali è affidato il servizio dell’amore: amore per Dio, amore per la sua Chiesa, amore per i fratelli con una dedizione assoluta e incondizionata, fino all’effusione del sangue, se necessario, come recita la formula di imposizione della berretta e come indica il colore rosso degli abiti indossati. A loro, inoltre, è chiesto di servire la Chiesa con amore e vigore, con la limpidezza e la sapienza dei maestri, con l’energia e la fortezza dei pastori, con la fedeltà e il coraggio dei martiri. Si tratta di essere eminenti servitori della Chiesa che trova in Pietro il visibile fondamento dell’unità.

http://cache.daylife.com/imageserve/06XhcNX2Zzg3i/610x.jpg

Nel brano evangelico poc’anzi proclamato, Gesù si presenta come servo, offrendosi quale modello da imitare e da seguire. Dallo sfondo del terzo annuncio della passione, morte e risurrezione del Figlio dell’uomo, si stacca con stridente contrasto la scena dei due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, che inseguono ancora sogni di gloria accanto a Gesù. Essi gli chiesero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra» (Mc 10,37). Folgorante è la replica di Gesù e inatteso il suo interrogativo: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo?» (v. 38).

L’allusione è chiarissima: il calice è quello della passione, che Gesù accetta per attuare la volontà del Padre. Il servizio a Dio e ai fratelli, il dono di sé: questa è la logica che la fede autentica imprime e sviluppa nel nostro vissuto quotidiano e che non è invece lo stile mondano del potere e della gloria.

Giacomo e Giovanni con la loro richiesta mostrano di non comprendere la logica di vita che Gesù testimonia, quella logica che - secondo il Maestro - deve caratterizzare il discepolo, nel suo spirito e nelle sue azioni.

E la logica errata non abita solo nei due figli di Zebedeo perché, secondo l’evangelista, contagia anche «gli altri dieci» apostoli che «cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni» (v. 41). Si indignano, perché non è facile entrare nella logica del Vangelo e lasciare quella del potere e della gloria. San Giovanni Crisostomo afferma che tutti gli apostoli erano ancora imperfetti, sia i due che vogliono innalzarsi sopra i dieci, sia gli altri che hanno invidia di loro (cfr Commento a Matteo, 65, 4: PG 58, 622). E commentando i passi paralleli nel Vangelo secondo Luca, san Cirillo di Alessandria aggiunge: «I discepoli erano caduti nella debolezza umana e stavano discutendo l’un l’altro su chi fosse il capo e superiore agli altri … Questo è accaduto e ci è stato raccontato per il nostro vantaggio… Quanto è accaduto ai santi Apostoli può rivelarsi per noi un incentivo all’umiltà» (Commento a Luca, 12, 5, 24: PG 72, 912). Questo episodio dà modo a Gesù di rivolgersi a tutti i discepoli e «chiamarli a sé», quasi per stringerli a sé, a formare come un corpo unico e indivisibile con Lui e indicare qual è la strada per giungere alla vera gloria, quella di Dio: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti» (Mc 10,42-44).

Dominio e servizio, egoismo e altruismo, possesso e dono, interesse e gratuità: queste logiche profondamente contrastanti si confrontano in ogni tempo e in ogni luogo. Non c’è alcun dubbio sulla strada scelta da Gesù: Egli non si limita a indicarla con le parole ai discepoli di allora e di oggi, ma la vive nella sua stessa carne.

Spiega infatti: «Anche il Figlio dell’uomo non è venuto a farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto di molti» (v. 45). Queste parole illuminano con singolare intensità l’odierno Concistoro pubblico. Esse risuonano nel profondo dell’anima e rappresentano un invito e un richiamo, una consegna e un incoraggiamento specialmente per voi, cari e venerati Fratelli che state per essere annoverati nel Collegio Cardinalizio.
Secondo la tradizione biblica, il Figlio dell’uomo è colui che riceve il potere e il dominio da Dio. Così nel Libro di Daniele (cfr Dn 7,13s). Gesù interpreta la sua missione sulla terra sovrapponendo alla figura del Figlio dell’uomo quella del Servo sofferente, descritto da Isaia (cfr Is 53,1-12). Egli riceve il potere e la gloria solo in quanto «servo»; ma è servo in quanto accoglie su di sé il destino di dolore e di peccato di tutta l’umanità. Il suo servizio si attua nella fedeltà totale e nella responsabilità piena verso gli uomini. Per questo la libera accettazione della sua morte violenta diventa il prezzo di liberazione per molti, diventa l’inizio e il fondamento della redenzione di ciascun uomo e dell’intero genere umano.

Cari Fratelli che state per essere annoverati nel Collegio Cardinalizio! Il dono totale di sé offerto da Cristo sulla croce sia per voi principio, stimolo e forza per una fede che opera nella carità. La vostra missione nella Chiesa e nel mondo sia sempre e solo «in Cristo», risponda alla sua logica e non a quella del mondo, sia illuminata dalla fede e animata dalla carità che provengono a noi dalla Croce gloriosa del Signore.

Sull’anello che tra poco vi consegnerò, sono raffigurati i santi Pietro e Paolo, con al centro una stella che evoca la Madonna. Portando questo anello, voi siete richiamati quotidianamente a ricordare la testimonianza che i due Apostoli hanno dato a Cristo fino alla morte per martirio qui a Roma, fecondando così la Chiesa con il loro sangue. Mentre il richiamo alla Vergine Maria, sarà sempre per voi un invito a seguire colei che fu salda nella fede e umile serva del Signore.

anello dei cardinali

Concludendo questa breve riflessione, vorrei rivolgere il mio cordiale saluto e ringraziamento a tutti voi presenti, in particolare alle Delegazioni ufficiali di vari Paesi e alle Rappresentanze di numerose Diocesi. I nuovi Cardinali, nel loro servizio, sono chiamati a rimanere sempre fedeli a Cristo, lasciandosi guidare unicamente dal suo Vangelo. Cari fratelli e sorelle, pregate perché in essi possa rispecchiarsi al vivo il nostro unico Pastore e Maestro, il Signore Gesù, fonte di ogni sapienza, che indica la strada a tutti. E pregate anche per me, affinché possa sempre offrire al Popolo di Dio la testimonianza della dottrina sicura e reggere con mite fermezza il timone della santa Chiesa.

Amen.



http://cache.daylife.com/imageserve/0dMt7AFcAi698/610x.jpg

http://cache.daylife.com/imageserve/06eFcwTcVD89L/x610.jpghttp://cache.daylife.com/imageserve/04e04T1aS48p9/x610.jpg

[SM=g1740738]



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
19/02/2012 17:01
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Il Papa ai cardinali: La Chiesa non esiste per se stessa, non è il punto d’arrivo, ma deve rinviare oltre sé, verso l’alto, al di sopra di noi. La Chiesa è veramente se stessa nella misura in cui lascia trasparire l’Altro - con la “A” maiuscola - da cui proviene e a cui conduce. La Chiesa è il luogo dove Dio “arriva” a noi, e dove noi “partiamo” verso di Lui; essa ha il compito di aprire oltre se stesso quel mondo che tende a chiudersi in se stesso e portargli la luce che viene dall’alto, senza la quale diventerebbe inabitabile.



SANTA MESSA CON I NUOVI CARDINALI NELLA SOLENNITÀ DELLA CATTEDRA DI SAN PIETRO APOSTOLO, 19.02.2012

Alle ore 9.30 di oggi, Solennità della Cattedra di San Pietro, Apostolo, il Santo Padre Benedetto XVI presiede nella Basilica Vaticana la concelebrazione eucaristica con i nuovi 22 Cardinali creati nel Concistoro di ieri.
All’inizio della Santa Messa l’Em.mo Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, primo tra i nuovi Cardinali, rivolge al Papa un indirizzo di saluto e gratitudine, a nome di tutti i Porporati.
Riportiamo di seguito il testo dell’omelia che il Santo Padre tiene dopo la proclamazione del Santo Vangelo, e l’indirizzo di omaggio del Card. Filoni:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!


Nella solennità della Cattedra di san Pietro Apostolo, abbiamo la gioia di radunarci intorno all’Altare del Signore insieme con i nuovi Cardinali, che ieri ho aggregato al Collegio Cardinalizio. Ad essi, innanzitutto, rivolgo il mio cordiale saluto, ringraziando il Cardinale Fernando Filoni per le cortesi parole rivoltemi a nome di tutti.
Estendo il mio saluto agli altri Porporati e a tutti Presuli presenti, come pure alle distinte Autorità, ai Signori Ambasciatori, ai sacerdoti, ai religiosi e a tutti i fedeli, venuti da varie parti del mondo per questa lieta circostanza, che riveste uno speciale carattere di universalità.

Nella seconda Lettura poc’anzi proclamata, l’Apostolo Pietro esorta i “presbiteri” della Chiesa ad essere pastori zelanti e premurosi del gregge di Cristo (cfr 1 Pt 5,1-2). Queste parole sono anzitutto rivolte a voi, cari e venerati Fratelli, che già avete molti meriti presso il Popolo di Dio per la vostra generosa e sapiente opera svolta nel Ministero pastorale in impegnative Diocesi, o nella direzione dei Dicasteri della Curia Romana, o nel servizio ecclesiale dello studio e dell’insegnamento. La nuova dignità che vi è stata conferita vuole manifestare l’apprezzamento per il vostro fedele lavoro nella vigna del Signore, rendere onore alle Comunità e alle Nazioni da cui provenite e di cui siete degni rappresentanti nella Chiesa, investirvi di nuove e più importanti responsabilità ecclesiali, ed infine chiedervi un supplemento di disponibilità per Cristo e per l’intera Comunità cristiana.

Questa disponibilità al servizio del Vangelo è saldamente fondata sulla certezza della fede. Sappiamo infatti che Dio è fedele alle sue promesse ed attendiamo nella speranza la realizzazione di queste parole dell’apostolo Pietro: “E quando apparirà il Pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce” (1 Pt 5,4).

Il brano evangelico odierno presenta Pietro che, mosso da un’ispirazione divina, esprime la propria salda fede in Gesù, il Figlio di Dio ed il Messia promesso. In risposta a questa limpida professione di fede, fatta da Pietro anche a nome degli altri Apostoli, Cristo gli rivela la missione che intende affidargli, quella cioè di essere la “pietra”, la “roccia”, il fondamento visibile su cui è costruito l’intero edificio spirituale della Chiesa (cfr Mt 16,16-19).

Tale denominazione di “roccia-pietra” non fa riferimento al carattere della persona, ma va compresa solo a partire da un aspetto più profondo, dal mistero: attraverso l’incarico che Gesù gli conferisce, Simon Pietro diventerà ciò che egli non è attraverso «la carne e il sangue».


L’esegeta Joachim Jeremias ha mostrato che sullo sfondo è presente il linguaggio simbolico della «roccia santa». Al riguardo può aiutarci un testo rabbinico in cui si afferma: «Il Signore disse: “Come posso creare il mondo, quando sorgeranno questi senza-Dio e mi si rivolteranno contro?”. Ma quando Dio vide che doveva nascere Abramo, disse: “Guarda, ho trovato una roccia, sulla quale posso costruire e fondare il mondo”. Perciò egli chiamò Abramo una roccia». Il profeta Isaia vi fa riferimento quando ricorda al popolo «guardate alla roccia da cui siete stati tagliati… ad Abramo vostro padre» (51,1-2). Abramo, il padre dei credenti, con la sua fede viene visto come la roccia che sostiene la creazione. Simone, che per primo ha confessato Gesù come il Cristo ed è stato il primo testimone della risurrezione, diventa ora, con la sua fede rinnovata, la roccia che si oppone alle forze distruttive del male.

Cari fratelli e sorelle! Questo episodio evangelico che abbiamo ascoltato trova una ulteriore e più eloquente spiegazione in un conosciutissimo elemento artistico che impreziosisce questa Basilica Vaticana: l’altare della Cattedra.

Quando si percorre la grandiosa navata centrale e, oltrepassato il transetto, si giunge all’abside, ci si trova davanti a un enorme trono di bronzo, che sembra librarsi, ma che in realtà è sostenuto dalle quattro statue di grandi Padri della Chiesa d’Oriente e d’Occidente. E sopra il trono, circondata da un trionfo di angeli sospesi nell’aria, risplende nella finestra ovale la gloria dello Spirito Santo. Che cosa ci dice questo complesso scultoreo, dovuto al genio del Bernini? Esso rappresenta una visione dell’essenza della Chiesa e, all’interno di essa, del magistero petrino.

La finestra dell’abside apre la Chiesa verso l’esterno, verso l’intera creazione, mentre l’immagine della colomba dello Spirito Santo mostra Dio come la fonte della luce. Ma c’è anche un altro aspetto da evidenziare: la Chiesa stessa è, infatti, come una finestra, il luogo in cui Dio si fa vicino, si fa incontro al nostro mondo.

La Chiesa non esiste per se stessa, non è il punto d’arrivo, ma deve rinviare oltre sé, verso l’alto, al di sopra di noi. La Chiesa è veramente se stessa nella misura in cui lascia trasparire l’Altro - con la “A” maiuscola - da cui proviene e a cui conduce. La Chiesa è il luogo dove Dio “arriva” a noi, e dove noi “partiamo” verso di Lui; essa ha il compito di aprire oltre se stesso quel mondo che tende a chiudersi in se stesso e portargli la luce che viene dall’alto, senza la quale diventerebbe inabitabile.

La grande cattedra di bronzo racchiude un seggio ligneo del IX secolo, che fu a lungo ritenuto la cattedra dell’apostolo Pietro e fu collocato proprio su questo altare monumentale a motivo del suo alto valore simbolico.

Esso, infatti, esprime la presenza permanente dell’Apostolo nel magistero dei suoi successori. Il seggio di san Pietro, possiamo dire, è il trono della verità, che trae origine dal mandato di Cristo dopo la confessione a Cesarea di Filippo. Il seggio magisteriale rinnova in noi anche la memoria delle parole rivolte dal Signore a Pietro nel Cenacolo: “Io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32).

La cattedra di Pietro evoca un altro ricordo: la celebre espressione di sant’Ignazio di Antiochia, che nella sua lettera ai Romani chiama la Chiesa di Roma “quella che presiede nella carità” (Inscr.: PG 5, 801). In effetti, il presiedere nella fede è inscindibilmente legato al presiedere nell’amore.

Una fede senza amore non sarebbe più un’autentica fede cristiana. Ma le parole di sant’Ignazio hanno anche un altro risvolto, molto più concreto: il termine “carità”, infatti, veniva utilizzato dalla Chiesa delle origini per indicare anche l’Eucaristia.

L’Eucaristia, infatti, è Sacramentum caritatis Christi, mediante il quale Egli continua ad attirarci tutti a sé, come fece dall’alto della croce (cfr Gv 12,32). Pertanto, “presiedere nella carità” significa attirare gli uomini in un abbraccio eucaristico - l’abbraccio di Cristo -, che supera ogni barriera e ogni estraneità, e crea la comunione dalle molteplici differenze.

Il ministero petrino è dunque primato nell’amore in senso eucaristico, ovvero sollecitudine per la comunione universale della Chiesa in Cristo. E l’Eucaristia è forma e misura di questa comunione, e garanzia che essa si mantenga fedele al criterio della tradizione della fede.

La grande Cattedra è sostenuta dai Padri della Chiesa.

I due maestri dell’Oriente, san Giovanni Crisostomo e sant’Atanasio, insieme con i latini, sant’Ambrogio e sant’Agostino, rappresentano la totalità della tradizione e, quindi, la ricchezza dell’espressione della vera fede dell’unica Chiesa. Questo elemento dell’altare ci dice che l’amore poggia sulla fede. Esso si sgretola se l’uomo non confida più in Dio e non obbedisce a Lui. Tutto nella Chiesa poggia sulla fede: i Sacramenti, la Liturgia, l’evangelizzazione, la carità.

Anche il diritto, anche l’autorità nella Chiesa poggiano sulla fede. La Chiesa non si auto-regola, non dà a se stessa il proprio ordine, ma lo riceve dalla Parola di Dio, che ascolta nella fede e cerca di comprendere e di vivere. I Padri della Chiesa hanno nella comunità ecclesiale la funzione di garanti della fedeltà alla Sacra Scrittura. Essi assicurano un’esegesi affidabile, solida, capace di formare con la cattedra di Pietro un complesso stabile e unitario. Le Sacre Scritture, interpretate autorevolmente dal Magistero alla luce dei Padri, illuminano il cammino della Chiesa nel tempo, assicurandole un fondamento stabile in mezzo ai mutamenti storici.

Dopo aver considerato i diversi elementi dell’altare della Cattedra, rivolgiamo ad esso uno sguardo d’insieme. E vediamo che è attraversato da un duplice movimento: di ascesa e di discesa. E’ la reciprocità tra la fede e l’amore. La Cattedra è posta in grande risalto in questo luogo, poiché qui vi è la tomba dell’apostolo Pietro, ma anch’essa tende verso l’amore di Dio. In effetti, la fede è orientata all’amore. Una fede egoistica sarebbe una fede non vera. Chi crede in Gesù Cristo ed entra nel dinamismo d’amore che nell’Eucaristia trova la sorgente, scopre la vera gioia e diventa a sua volta capace di vivere secondo la logica di questo dono.

La vera fede è illuminata dall’amore e conduce all’amore, verso l’alto, come l’altare della Cattedra eleva verso la finestra luminosa, la gloria dello Spirito Santo, che costituisce il vero punto focale per lo sguardo del pellegrino quando varca la soglia della Basilica Vaticana. A quella finestra il trionfo degli angeli e le grandi raggiere dorate danno il massimo risalto, con un senso di pienezza traboccante che esprime la ricchezza della comunione con Dio. Dio non è solitudine, ma amore glorioso e gioioso, diffusivo e luminoso.

Cari fratelli e sorelle, a noi, ad ogni cristiano è affidato il dono di questo amore: un dono da donare, con la testimonianza della nostra vita. Questo è, in particolare, il vostro compito, venerati Fratelli Cardinali: testimoniare la gioia dell’amore di Cristo. Alla Vergine Maria, presente nella Comunità apostolica riunita in preghiera in attesa dello Spirito Santo (cfr At 1,14), affidiamo ora il vostro nuovo servizio ecclesiale. Ella, Madre del Verbo Incarnato, protegga il cammino della Chiesa, sostenga con la sua intercessione l’opera dei Pastori ed accolga sotto il suo manto l’intero Collegio cardinalizio.

Amen!
































LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 19.02.2012

Al termine della Concelebrazione eucaristica con i nuovi Cardinali creati nel Concistoro di ieri, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro per il consueto appuntamento domenicale.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

PRIMA DELL'ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Questa domenica è particolarmente festosa qui in Vaticano, a motivo del Concistoro, avvenuto ieri, in cui ho creato 22 nuovi Cardinali. Con loro ho avuto la gioia, stamani, di concelebrare l’Eucaristia nella Basilica di San Pietro, intorno alla Tomba dell’Apostolo che Gesù chiamò ad essere la “pietra” su cui costruire la sua Chiesa (cfr Mt 16,18). Perciò invito tutti voi ad unire anche la vostra preghiera per questi venerati Fratelli, che ora sono ancora più impegnati a collaborare con me nella guida della Chiesa universale e a dare testimonianza al Vangelo fino al sacrificio della propria vita. Questo significa il colore rosso dei loro abiti: il colore del sangue e dell’amore. Alcuni di essi lavorano a Roma, al servizio della Santa Sede, altri sono Pastori di importanti Chiese diocesane; altri si sono distinti per una lunga e apprezzata attività di studio e di insegnamento. Ora fanno parte del Collegio che più strettamente coadiuva il Papa nel suo ministero di comunione e di evangelizzazione: li accogliamo con gioia, ricordando ciò che disse Gesù ai dodici Apostoli: “Chi vuol essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,44-45).

Questo evento ecclesiale si colloca sullo sfondo liturgico della festa della Cattedra di San Pietro, anticipata ad oggi, perché il prossimo 22 Febbraio – data di tale festa – sarà il Mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima.

La “cattedra” è il seggio riservato al Vescovo, da cui deriva il nome “cattedrale” dato alla chiesa in cui, appunto, il Vescovo presiede la liturgia e insegna al popolo. La Cattedra di San Pietro, rappresentata nell’abside della Basilica Vaticana da una monumentale scultura del Bernini, è simbolo della speciale missione di Pietro e dei suoi Successori di pascere il gregge di Cristo tenendolo unito nella fede e nella carità.

Già a agli inizi del secondo secolo, sant’Ignazio di Antiochia attribuiva alla Chiesa che è in Roma un singolare primato, salutandola, nella sua lettera ai Romani, come quella che “presiede nella carità”. Tale speciale compito di servizio deriva alla Comunità romana e al suo Vescovo dal fatto che in questa Città hanno versato il loro sangue gli Apostoli Pietro e Paolo, oltre a numerosi altri Martiri. Ritorniamo, così, alla testimonianza del sangue e della carità.

La Cattedra di Pietro, dunque, è sì segno di autorità, ma di quella di Cristo, basata sulla fede e sull’amore.

Cari amici, affidiamo i nuovi Cardinali alla materna protezione di Maria Santissima, perché li assista sempre nel loro servizio ecclesiale e li sostenga nelle prove. Maria, Madre della Chiesa, aiuti me e i miei collaboratori a lavorare instancabilmente per l’unità del Popolo di Dio e per annunciare a tutte le genti il messaggio di salvezza, compiendo umilmente e coraggiosamente il servizio della verità nella carità.

DOPO L'ANGELUS


E rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare a quelli venuti per festeggiare i nuovi Cardinali. Saluto anche i bambini della Prima Comunione di Caravaggio, i cresimandi con catechisti e genitori di Galzignano Terme, Creola e Saccolongo, Montorfano, Robilante e Lodi, i fedeli di Verona e di Eraclea, i ragazzi di Saiano e quelli di Altavilla Vicentina e Valmarana. A tutti auguro una buona domenica, una buona settimana. Buona domenicia a tutti voi!







Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
24/10/2012 14:24
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

****************************************

Al termine dell’Udienza Generale di oggi, il Santo Padre Benedetto XVI ha annunciato per il prossimo 24 novembre un Concistoro nel quale procederà alla nomina di sei nuovi Cardinali. Queste le parole del Papa:

PAROLE DEL SANTO PADRE

Ed ora, con grande gioia, annuncio che il prossimo 24 novembre terrò un Concistoro nel quale nominerò 6 nuovi Membri del Collegio Cardinalizio.

I Cardinali hanno il compito di aiutare il Successore di Pietro nello svolgimento del suo Ministero di confermare i fratelli nella fede e di essere principio e fondamento dell’unità e della comunione della Chiesa.

Ecco i nomi dei nuovi Porporati:

1. Mons. JAMES MICHAEL HARVEY, Prefetto della Casa Pontificia, che ho in animo di nominare Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le mura;

2. Sua Beatitudine BÉCHARA BOUTROS RAÏ, Patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano);

3. Sua Beatitudine BASELIOS CLEEMIS THOTTUNKAL, Arcivescovo Maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi (India);

4. Mons. JOHN OLORUNFEMI ONAIYEKAN, Arcivescovo di Abuja (Nigeria);

5. Mons. RUBÉN SALAZAR GÓMEZ, Arcivescovo di Bogotá (Colombia);

6. Mons. LUIS ANTONIO TAGLE, Arcivescovo di Manila (Filippine).

I nuovi Cardinali - come avete sentito - svolgono il loro ministero a servizio della Santa Sede o quali Padri e Pastori di Chiese particolari in varie parti del mondo.

Invito tutti a pregare per i nuovi eletti, chiedendo la materna intercessione della Beata Vergine Maria, perché sappiano sempre amare con coraggio e dedizione Cristo e la sua Chiesa.

IL COLLEGIO CARDINALIZIO - Nel collegio cardinalizio al momento sono rappresentati i cinque continenti con 66 Paesi, 48 dei quali hanno cardinali con meno di ottant’anni e quindi "elettori", che parteciperebbero cioè ad un eventuale conclave.
Oggi i cardinali elettori sono 116, ai quali si aggiungono 89 porporati ultraottantenni.
Tra gli elettori, 63 sono europei, 13 dell’America settentrionale, 20 dell’America Latina, 11 dell’Africa, 8 dell’Asia e 1 dell’Oceania. La nazione più rappresentata è l’Italia (29 elettori),seguita da Stati Uniti (10), Brasile e Germania (6).

Così aveva "profetato" Rodari [SM=g1740733]

Perché un mini concistoro di soli stranieri per la creazione di nuovi cardinali?

L’avevo scritto qui, era il 29 maggio scorso.

[SM=g1740771]




[Modificato da Caterina63 24/10/2012 15:39]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
24/11/2012 15:07
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

[SM=g1740758] NEL CONCISTORO IL PAPA SOTTOLINEA LA CATTOLICITÀ DELLA CHIESA

Città del Vaticano, 24 novembre 2012 (VIS).-Alle ore 11 di questa mattina, nella Basilica di San Pietro, Benedetto XVI ha presieduto il Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di 6 nuovi Cardinali: James Michael Harvey, Béchara Boutros Raï O.M.M, Baselios Cleemis Thottunkal, John Olorunfemi Onaiyekan, Rubén Salazar Gómez y Luis Antonio G. Tagle. Con i nuovi cardinali, il Collegio cardinalizio passa ad essere composto da 211 porporati, dei quali 120 sono elettori, cioè minori di 80 anni e, pertanto, partecipanti al conclave.

In apertura di Concistoro, dopo il saluto, l’orazione e la proclamazione del Vangelo, il Papa tiene la sua allocuzione.Quindi il Santo Padre legge la formula di creazione e proclama solennemente i nomi dei nuovi Cardinali, annunciandone l’Ordine presbiterale o diaconale.

Il Rito prosegue con la professione di fede dei nuovi Cardinali davanti al popolo di Dio e il giuramento di fedeltà e obbedienza al Papa e ai Suoi successori.

Successivamente, ognuno dei nuovi cardinali si avvicina al Santo Padre e si inginocchia dinanzi a lui per ricevere la Berretta cardinalizia. Il Papa ricorda loro che questo indica che devono essere pronti a comportarsi “con fortezza, fino all’effusione del sangue, per l’incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio”. Consegna loro anche un anello, dicendo: “Sappi che con l’amore del Principe degli Apostoli si rafforza il tuo amore verso la Chiesa” ed assegna a ciascuno di loro una chiesa di Roma, come segno della partecipazione alla sollecitudine pastorale del Santo Padre nell'Urbe. Il Papa consegna la Bolla di creazione del cardinale, assegna il Titolo o la Diaconia di una Chiesa di Roma e scambia l'abbraccio di pace con i nuovi membri del Collegio Cardinalizio. I cardinali si scambiano tra loro lo stesso gesto. Il rito si conclude con la preghiera dei fedeli, la recita del Padrenostro e la benedizione finale.

Offriamo di seguito ampi estratti dell'allocuzione di Benedetto XVI:

“Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica”. Queste parole, che tra poco pronunceranno solennemente i nuovi Cardinali, emettendo la professione di fede, fanno parte del simbolo niceno-costantinopolitano, la sintesi della fede della Chiesa che ognuno riceve al momento del Battesimo. Solo professando e custodendo intatta questa regola di verità siamo autentici discepoli del Signore. In questo Concistoro, vorrei soffermarmi in particolare sul significato del termine “cattolica”, che indica un tratto essenziale della Chiesa e della sua missione. (…) la Chiesa è cattolica perché Cristo abbraccia nella sua missione di salvezza tutta l’umanità. Mentre la missione di Gesù nella sua vita terrena era limitata al popolo giudaico, “alle pecore perdute della casa d’Israele”, era tuttavia orientata dall’inizio a portare a tutti i popoli la luce del Vangelo e a far entrare tutte le nazioni nel Regno di Dio”.

“Questa prospettiva universalistica affiora, tra l’altro, dalla presentazione che Gesù fece di se stesso non solo come “Figlio di Davide”, ma quale “Figlio dell’uomo” (…). Gesù si serve di questa espressione ricca e complessa e la riferisce a Se stesso per manifestare il vero carattere del suo messianismo, come missione destinata a tutto l’uomo e ad ogni uomo, superando ogni particolarismo etnico, nazionale e religioso. Ed è proprio nella sequela di Gesù, nel lasciarsi attrarre dentro la sua umanità e dunque nella comunione con Dio che si entra in questo nuovo regno, che la Chiesa annuncia e anticipa, e che vince frammentazione e dispersione”.

“Gesù poi invia la sua Chiesa non ad un gruppo, ma alla totalità del genere umano per radunarlo, nella fede, in un unico popolo al fine di salvarlo (…). L’universalità della Chiesa attinge quindi all’universalità dell’unico disegno divino di salvezza del mondo. Tale carattere universale emerge con chiarezza il giorno della Pentecoste, quando lo Spirito Santo ricolma della sua presenza la prima comunità cristiana, perché il Vangelo si estenda a tutte le nazioni e faccia crescere in tutti i popoli l’unico Popolo di Dio. (...) Da quel giorno la Chiesa con la “forza dello Spirito Santo”, secondo la promessa di Gesù, annuncia il Signore morto e risorto “a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”. La missione universale della Chiesa, pertanto, non sale dal basso, ma scende dall’alto, dallo Spirito Santo, e fin dal suo primo istante è orientata ad esprimersi in ogni cultura per formare così l’unico Popolo di Dio. Non è tanto una comunità locale che si allarga e si espande lentamente, ma è come un lievito che è orientato all’universale, al tutto, e che porta in se stesso l’universalità”.

“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura”. “Fate discepoli tutti i popoli”. Con queste parole Gesù invia gli Apostoli a tutte le creature, perché giunga dovunque l’azione salvifica di Dio (…), e donando loro una promessa e un compito: promette che saranno ricolmi della potenza dello Spirito Santo e conferisce loro l’incarico di testimoniarlo in tutto il mondo oltrepassando i confini culturali e religiosi entro cui erano abituati a pensare e a vivere, per aprirsi al Regno universale di Dio. E agli inizi del cammino della Chiesa, gli Apostoli e i discepoli partono senza alcuna sicurezza umana, ma con l’unica forza dello Spirito Santo, del Vangelo e della fede. È il fermento che si sparge nel mondo, entra nelle diverse vicende e nei molteplici contesti culturali e sociali, ma rimane un’unica Chiesa. Intorno agli Apostoli fioriscono le comunità cristiane, ma esse sono “la” Chiesa, che, a Gerusalemme, ad Antiochia o a Roma, è sempre la stessa, una e universale”.

“Nel solco e nella prospettiva dell’unità e universalità della Chiesa si colloca anche il Collegio Cardinalizio: esso presenta una varietà di volti, in quanto esprime il volto della Chiesa universale. Attraverso questo Concistoro, in modo particolare, desidero porre in risalto che la Chiesa è Chiesa di tutti i popoli, e pertanto si esprime nelle varie culture dei diversi Continenti. È la Chiesa di Pentecoste, che nella polifonia delle voci innalza un unico canto armonioso al Dio vivente”.



[SM=g1740758] TITOLI E DIACONIE DEI NUOVI CARDINALI

Città del Vaticano, 24 novembre 2012 (VIS).- Pubblichiamo di seguito l’elenco del Titolo o della Diaconia assegnati dal Santo Padre Benedetto XVI a ciascuno dei nuovi Cardinali nel momento della creazione nel Concistoro Ordinario Pubblico di questa mattina:

-Il cardinale James Michael Harvey, Diaconia di San Pio V a Villa Carpegna

-Il cardinale Béchara Boutros Raï, O.M.M.

-Il cardinale Baselios Cleemis Thottunkal, Titolo di San Gregorio VII

-Il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, Titolo di San Saturnino

-Il cardinale Rubén Salazar Gómez, Titolo di San Gerardo Maiella

-Il cardinale Luis Antonio G. Tagle, Titolo di San Felice da Cantalice a Centocelle


ALLOCUZIONE DEL SANTO PADRE  

«Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica».

Cari fratelli e sorelle!

Queste parole, che tra poco pronunceranno solennemente i nuovi Cardinali emettendo la professione di fede, fanno parte del simbolo niceno-costantinopolitano, la sintesi della fede della Chiesa che ognuno riceve al momento del Battesimo. Solo professando e custodendo intatta questa regola di verità siamo autentici discepoli del Signore. In questo Concistoro, vorrei soffermarmi in particolare sul significato del termine «cattolica», che indica un tratto essenziale della Chiesa e della sua missione. Il discorso sarebbe ampio e potrebbe essere impostato secondo diverse prospettive: oggi mi limito a qualche pensiero.

Le note caratteristiche della Chiesa rispondono al disegno divino, come recita il Catechismo della Chiesa Cattolica: «È Cristo che, per mezzo dello Spirito Santo, concede alla sua Chiesa di essere una, santa, cattolica e apostolica, ed è ancora lui che la chiama a realizzare ciascuna di queste caratteristiche» (n. 811). Nello specifico, la Chiesa è cattolica perché Cristo abbraccia nella sua missione di salvezza tutta l’umanità. Mentre la missione di Gesù nella sua vita terrena era limitata al popolo giudaico, «alle pecore perdute della casa d’Israele» (Mt 15,24), era tuttavia orientata dall’inizio a portare a tutti i popoli la luce del Vangelo e a far entrare tutte le nazioni nel Regno di Dio. Davanti alla fede del Centurione a Cafarnao, Gesù esclama: «Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli» (Mt 8,11). Questa prospettiva universalistica affiora, tra l’altro, dalla presentazione che Gesù fece di se stesso non solo come «Figlio di Davide», ma come «Figlio dell’uomo» (Mc 10,33), come abbiamo sentito anche nel brano evangelico poc’anzi proclamato. Il titolo di «Figlio dell’uomo», nel linguaggio della letteratura apocalittica giudaica ispirata alla visione della storia nel Libro del profeta Daniele (cfr 7,13-14), richiama il personaggio che viene «con le nubi del cielo» (v. 13) ed è un’immagine che preannuncia un regno del tutto nuovo, un regno sorretto non da poteri umani, ma dal vero potere che proviene da Dio. Gesù si serve di questa espressione ricca e complessa e la riferisce a Se stesso per manifestare il vero carattere del suo messianismo, come missione destinata a tutto l’uomo e ad ogni uomo, superando ogni particolarismo etnico, nazionale e religioso. Ed è proprio nella sequela di Gesù, nel lasciarsi attrarre dentro la sua umanità e dunque nella comunione con Dio che si entra in questo nuovo regno, che la Chiesa annuncia e anticipa, e che vince frammentazione e dispersione.

Gesù poi invia la sua Chiesa non ad un gruppo, ma alla totalità del genere umano per radunarlo, nella fede, in un unico popolo al fine di salvarlo, come esprime bene il Concilio Vaticano II nella Costituzione dogmatica Lumen gentium: «Tutti gli uomini sono chiamati a far parte del nuovo Popolo di Dio. Perciò questo Popolo, restando uno e unico, deve estendersi a tutto il mondo e a tutti i secoli, affinché si compia il disegno della volontà di Dio» (n. 13). L’universalità della Chiesa attinge quindi all’universalità dell’unico disegno divino di salvezza del mondo. Tale carattere universale emerge con chiarezza il giorno della Pentecoste, quando lo Spirito ricolma della sua presenza la prima comunità cristiana, perché il Vangelo si estenda a tutte le nazioni e faccia crescere in tutti i popoli l’unico Popolo di Dio. Così, la Chiesa, fin dai suoi inizi, è orientata kat’holon, abbraccia tutto l’universo. Gli Apostoli rendono testimonianza a Cristo rivolgendosi a uomini provenienti da tutta la terra e ciascuno li comprende come se parlassero nella sua lingua nativa (cfr At 2,7-8). Da quel giorno la Chiesa con la «forza dello Spirito Santo», secondo la promessa di Gesù, annuncia il Signore morto e risorto «a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra» (At 1,8). La missione universale della Chiesa, pertanto, non sale dal basso, ma scende dall’alto, dallo Spirito Santo, e fin dal suo primo istante è orientata ad esprimersi in ogni cultura per formare così l’unico Popolo di Dio. Non è tanto una comunità locale che si allarga e si espande lentamente, ma è come un lievito che è orientato all’universale, al tutto, e che porta in se stesso l’universalità.

«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15); «fate discepoli i popoli tutti», dice il Signore (Mt 28,19). Con queste parole Gesù invia gli Apostoli a tutte le creature, perché giunga dovunque l’azione salvifica di Dio. Ma se guardiamo al momento dell’ascensione di Gesù al Cielo, narrata negli Atti degli Apostoli, vediamo che i discepoli sono ancora chiusi nella loro visione, pensano alla restaurazione di un nuovo regno davidico, e domandano al Signore: «è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?» (At 1,6). E come risponde Gesù? Risponde aprendo i loro orizzonti e donando loro la promessa e un compito: promette che saranno ricolmi della potenza dello Spirito Santo e conferisce loro l’incarico di testimoniarlo in tutto il mondo oltrepassando i confini culturali e religiosi entro cui erano abituati a pensare e a vivere, per aprirsi al Regno universale di Dio. E agli inizi del cammino della Chiesa, gli Apostoli e i discepoli partono senza alcuna sicurezza umana, ma con l’unica forza dello Spirito Santo, del Vangelo e della fede. È il fermento che si sparge nel mondo, entra nelle diverse vicende e nei molteplici contesti culturali e sociali, ma rimane un’unica Chiesa. Intorno agli Apostoli fioriscono le comunità cristiane, ma esse sono «la» Chiesa, che, a Gerusalemme, ad Antiochia o a Roma, è sempre la stessa, una e universale. E quando gli Apostoli parlano di Chiesa, non parlano di una propria comunità, parlano della Chiesa di Cristo, e insistono su questa identità unica, universale e totale della Catholica, che si realizza in ogni Chiesa locale. La Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica, riflette in se stessa la sorgente della sua vita e del suo cammino: l’unità e la comunione della Trinità.

Nel solco e nella prospettiva dell’unità e universalità della Chiesa si colloca anche il Collegio Cardinalizio: esso presenta una varietà di volti, in quanto esprime il volto della Chiesa universale. Attraverso questo Concistoro, in modo particolare, desidero porre in risalto che la Chiesa è Chiesa di tutti i popoli, e pertanto si esprime nelle varie culture dei diversi Continenti. È la Chiesa di Pentecoste, che nella polifonia delle voci innalza un unico canto armonioso al Dio vivente.

Saluto cordialmente le Delegazioni ufficiali dei vari Paesi, i Vescovi, i sacerdoti, le persone consacrate, i fedeli laici delle diverse Comunità diocesane e tutti coloro che partecipano alla gioia dei nuovi membri del Collegio Cardinalizio, ai quali sono legati per il vincolo della parentela, dell’amicizia, della collaborazione. I nuovi Cardinali, che rappresentano varie Diocesi del mondo, sono da oggi aggregati, a titolo tutto speciale, alla Chiesa di Roma e rafforzano così i legami spirituali che uniscono la Chiesa intera, vivificata da Cristo e stretta attorno al Successore di Pietro. Nello stesso tempo, il rito odierno esprime il supremo valore della fedeltà. Infatti, nel giuramento che tra poco voi farete, venerati Fratelli, stanno scritte parole cariche di profondo significato spirituale ed ecclesiale: «Prometto e giuro di rimanere, da ora e per sempre finché avrò vita, fedele a Cristo e al suo Vangelo, costantemente obbediente alla Santa Apostolica Chiesa Romana». E nel ricevere la berretta rossa sentirete ricordarvi che essa indica «che dovete essere pronti a comportarvi con fortezza, fino all’effusione del sangue, per l’incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio». Mentre la consegna dell’anello sarà accompagnata dal monito: «Sappi che con l’amore del Principe degli Apostoli si rafforza il tuo amore verso la Chiesa».

Ecco indicata, in questi gesti e nelle espressioni che li accompagnano, la fisionomia che voi oggi assumete nella Chiesa. D’ora in poi voi sarete ancora più strettamente e intimamente uniti alla Sede di Pietro: i titoli o le diaconie delle chiese dell’Urbe vi ricorderanno il legame che vi stringe, come membri a titolo specialissimo, a questa Chiesa di Roma, che presiede alla carità universale. Specialmente mediante la vostra collaborazione con i Dicasteri della Curia Romana, sarete miei preziosi cooperatori, anzitutto nel ministero apostolico per l’intera cattolicità, quale Pastore dell’intero gregge di Cristo e primo garante della dottrina, della disciplina e della morale.

Cari amici, lodiamo il Signore, che «con larghezza di doni non cessa di arricchire la sua Chiesa sparsa nel mondo» (Orazione) e la rinvigorisce nella perenne giovinezza che le ha dato. A Lui affidiamo il nuovo servizio ecclesiale di questi stimati e venerati Fratelli, affinché possano rendere coraggiosa testimonianza a Cristo, nel dinamismo edificante della fede e nel segno di un incessante amore oblativo. Amen.


                                    New Cardinal Onaiyekan


           Benedict XVI places a red biretta on the head of new Cardinal Rai of Lebanon




[SM=g1740738]




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
25/11/2012 18:04
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO
PER LA CREAZIONE DI NUOVI CARDINALI

SANTA MESSA CON I NUOVI CARDINALI

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Basilica Vaticana
Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo
Domenica, 25 novembre 2012

[Video]


 

 

Signori Cardinali,

venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

cari fratelli e sorelle!

La solennità odierna di Cristo Re dell’universo, coronamento dell’anno liturgico, si arricchisce dell’accoglienza nel Collegio Cardinalizio di sei nuovi Membri che, secondo la tradizione, ho invitato questa mattina a concelebrare con me l’Eucaristia. A ciascuno di essi rivolgo il mio più cordiale saluto, ringraziando il Cardinale James Michael Harvey per le cortesi parole rivoltemi a nome di tutti. Saluto gli altri Porporati e tutti i Presuli presenti, come pure le distinte Autorità, i Signori Ambasciatori, i sacerdoti, i religiosi e tutti i fedeli, specialmente quelli provenienti dalle Diocesi affidate alla guida pastorale dei nuovi Cardinali.

In quest’ultima domenica dell’anno liturgico la Chiesa ci invita a celebrare il Signore Gesù quale Re dell’universo. Ci chiama a rivolgere lo sguardo al futuro, o meglio in profondità, verso la meta ultima della storia, che sarà il regno definitivo ed eterno di Cristo. Egli era all’inizio con il Padre quando è stato creato il mondo, e manifesterà pienamente la sua signoria alla fine dei tempi, quando giudicherà tutti gli uomini. Le tre Letture di oggi ci parlano di questo regno. Nel brano evangelico che abbiamo ascoltato, tratto dal Vangelo di San Giovanni, Gesù si trova in una situazione umiliante - quella di accusato -, davanti al potere romano. E’ stato arrestato, insultato, schernito, e ora i suoi nemici sperano di ottenerne la condanna al supplizio della croce. L’hanno presentato a Pilato come uno che aspira al potere politico, come il sedicente re dei Giudei. Il procuratore romano compie la sua indagine e interroga Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?» (Gv 18,33). Rispondendo a questa domanda, Gesù chiarisce la natura del suo regno e della sua stessa messianicità, che non è potere mondano, ma amore che serve; Egli afferma che il suo regno non va assolutamente confuso con un qualsiasi regno politico: «Il mio regno non è di questo mondo … non è di quaggiù» (v. 36).

E’ chiaro che Gesù non ha nessuna ambizione politica. Dopo la moltiplicazione dei pani, la gente, entusiasmata dal miracolo, lo voleva prendere per farlo re, per rovesciare il potere romano e stabilire così un nuovo regno politico, che sarebbe stato considerato come il regno di Dio tanto atteso. Ma Gesù sa che il regno di Dio è di tutt’altro genere, non si basa sulle armi e sulla violenza. Ed è proprio la moltiplicazione dei pani che diventa, da un lato, segno della sua messianicità, ma, dall’altro, uno spartiacque nella sua attività: da quel momento il cammino verso la Croce si fa sempre più chiaro; lì, nel supremo atto di amore, risplenderà il regno promesso, il regno di Dio.

Ma la folla non comprende, è delusa, e Gesù si ritira sul monte da solo a pregare, a parlare con il Padre (cfr Gv 6,1-15).
Nel racconto della Passione vediamo come anche i discepoli, pur avendo condiviso la vita con Gesù e ascoltato le sue parole, pensavano ad un regno politico, instaurato anche con l’aiuto della forza. Nel Getsemani, Pietro aveva sfoderato la sua spada e iniziato a combattere, ma Gesù lo aveva fermato (cfr Gv 18,10-11). Egli non vuole essere difeso con le armi, ma vuole compiere la volontà del Padre fino in fondo e stabilire il suo regno non con le armi e la violenza, ma con l’apparente debolezza dell’amore che dona la vita. Il regno di Dio è un regno completamente diverso da quelli terreni.

Ed è per questo che davanti ad un uomo indifeso, fragile, umiliato, come è Gesù, un uomo di potere come Pilato rimane sorpreso; sorpreso perché sente parlare di un regno, di servitori. E pone una domanda che gli sarà sembrata paradossale: «Dunque tu sei re?». Che tipo di re può essere un uomo in quelle condizioni? Ma Gesù risponde in modo affermativo: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (18,37). Gesù parla di re, di regno, ma il riferimento non è al dominio, bensì alla verità. Pilato non comprende: ci può essere un potere che non si ottiene con mezzi umani? Un potere che non risponda alla logica del dominio e della forza? Gesù è venuto per rivelare e portare una nuova regalità, quella di Dio; è venuto per rendere testimonianza alla verità di un Dio che è amore (cfr 1 Gv 4,8.16) e che vuole stabilire un regno di giustizia, di amore e di pace (cfr Prefazio). Chi è aperto all’amore, ascolta questa testimonianza e l’accoglie con fede, per entrare nel regno di Dio.

Questa prospettiva la ritroviamo nella prima Lettura che abbiamo ascoltato. Il profeta Daniele predice il potere di un misterioso personaggio collocato tra cielo e terra: «Ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno: tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto» (7,13-14). Sono parole che prospettano un re che domina da mare a mare fino ai confini della terra, con un potere assoluto che non sarà mai distrutto. Questa visione del Profeta, una visione messianica, viene illuminata e trova la sua realizzazione in Cristo: il potere del vero Messia, potere che non tramonta mai e che non sarà mai distrutto, non è quello dei regni della terra che sorgono e cadono, ma è quello della verità e dell’amore. Con ciò comprendiamo come la regalità annunciata da Gesù nelle parabole e rivelata in modo aperto ed esplicito davanti al Procuratore romano, è la regalità della verità, l’unica che dà a tutte le cose la loro luce e la loro grandezza.

Nella seconda Lettura l’autore dell’Apocalisse afferma che anche noi partecipiamo alla regalità di Cristo. Nell’acclamazione rivolta a «Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue» dichiara che Cristo «ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre» (1,5-6). Anche qui è chiaro che si tratta di un regno fondato sulla relazione con Dio, con la verità, e non di un regno politico. Con il suo sacrificio, Gesù ci ha aperto la strada per un rapporto profondo con Dio: in Lui siamo diventati veri figli adottivi, siamo resi così partecipi della sua regalità sul mondo. Essere discepoli di Gesù significa, allora, non lasciarsi affascinare dalla logica mondana del potere, ma portare nel mondo la luce della verità e dell’amore di Dio.
L’autore dell’Apocalisse allarga poi lo sguardo alla seconda venuta di Gesù per giudicare gli uomini e stabilire per sempre il regno divino, e ci ricorda che la conversione, come risposta alla grazia divina, è la condizione per l’instaurazione di questo regno (cfr 1,7). E’ un forte invito rivolto a tutti e a ciascuno: convertirsi sempre di nuovo al regno di Dio, alla signoria di Dio, della Verità, nella nostra vita. Lo invochiamo quotidianamente nella preghiera del “Padre nostro” con le parole “Venga il tuo regno”, che è dire a Gesù: Signore facci essere tuoi, vivi in noi, raccogli l’umanità dispersa e sofferente, perché in Te tutto sia sottomesso al Padre della misericordia e dell’amore.

A voi, cari e venerati Fratelli Cardinali – penso in particolare a quelli creati ieri – viene affidata questa impegnativa responsabilità: dare testimonianza al regno di Dio, alla verità. Ciò significa far emergere sempre la priorità di Dio e della sua volontà di fronte agli interessi del mondo e alle sue potenze. Fatevi imitatori di Gesù, il quale, davanti a Pilato, nella situazione umiliante descritta dal Vangelo, ha manifestato la sua gloria: quella di amare sino all’estremo, donando la propria vita per le persone amate.
Questa è la rivelazione del regno di Gesù. E per questo, con un cuore solo ed un’anima sola, preghiamo: «Adveniat regnum tuum». Amen.








BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 25 novembre 2012

[Video]

 

Cari fratelli e sorelle!

Oggi la Chiesa celebra Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo. Questa solennità è posta al termine dell’anno liturgico e riassume il mistero di Gesù «primogenito dei morti e dominatore di tutti i potenti della terra» (Orazione Colletta Anno B), allargando il nostro sguardo verso la piena realizzazione del Regno di Dio, quando Dio sarà tutto in tutti (cfr 1 Cor 15,28). San Cirillo di Gerusalemme afferma: «Noi annunciamo non solo la prima venuta di Cristo, ma anche una seconda molto più bella della prima. La prima, infatti, fu una manifestazione di patimento, la seconda porta il diadema della regalità divina; … nella prima fu sottoposto all’umiliazione della croce, nella seconda è attorniato e glorificato da una schiera di angeli» (Catechesis XV,1 Illuminandorum, De secundo Christi adventu: PG 33, 869 A).

Tutta la missione di Gesù e il contenuto del suo messaggio consistono nell’annunciare il Regno di Dio e attuarlo in mezzo agli uomini con segni e prodigi. «Ma – come ricorda il Concilio Vaticano II – innanzitutto il Regno si manifesta nella stessa persona di Cristo» (Cost. dogm. Lumen gentium, 5), che lo ha instaurato mediante la sua morte in croce e la sua risurrezione, con cui si è manifestato quale Signore e Messia e Sacerdote in eterno. Questo Regno di Cristo è stato affidato alla Chiesa, che ne è «germe» ed «inizio» e ha il compito di annunciarlo e diffonderlo tra tutte le genti, con la forza dello Spirito Santo (cfr ibid.). Al termine del tempo stabilito, il Signore consegnerà a Dio Padre il Regno e gli presenterà tutti coloro che hanno vissuto secondo il comandamento dell’amore.

Cari amici, tutti noi siamo chiamati a prolungare l’opera salvifica di Dio convertendoci al Vangelo, ponendoci con decisione al seguito di quel Re che non è venuto per essere servito ma per servire e per dare testimonianza alla verità (cfr Mc 10,45; Gv 18,37). In questa prospettiva invito tutti a pregare per i sei nuovi Cardinali che ieri ho creato, affinché lo Spirito Santo li rafforzi nella fede e nella carità e li ricolmi dei suoi doni, così che vivano la loro nuova responsabilità come un’ulteriore dedizione a Cristo e al suo Regno. Questi nuovi membri del Collegio Cardinalizio ben rappresentano la dimensione universale della Chiesa: sono Pastori di Chiese nel Libano, in India, in Nigeria, in Colombia, nelle Filippine, e uno di essi è da lungo tempo al servizio della Santa Sede.

Invochiamo la protezione di Maria Santissima su ciascuno di essi e sui fedeli affidati al loro servizio. La Vergine ci aiuti tutti a vivere il tempo presente in attesa del ritorno del Signore, chiedendo con forza a Dio: «Venga il tuo Regno», e compiendo quelle opere di luce che ci avvicinano sempre più al Cielo, consapevoli che, nelle tormentate vicende della storia, Dio continua a costruire il suo Regno di amore.

 


Dopo l'Angelus

Cari fratelli e sorelle!

Ieri, a Macas, in Eucador, è stata proclamata Beata Maria Troncatti, Suora delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nata in Val Camonica. Infermiera durante la prima Guerra Mondiale, partì poi per l’Ecuador, dove si spese interamente al servizio delle popolazioni della selva, nell’evangelizzazione e nella promozione umana. Rendiamo grazie a Dio per questa sua generosa testimone!

Sabato prossimo, 1° dicembre, avrà luogo il pellegrinaggio degli universitari di Roma alla Tomba di San Pietro, in occasione dell’Anno della fede. Per loro presiederò la celebrazione dei Primi Vespri della Prima Domenica di Avvento.

[SM=g1740738]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
26/11/2012 15:45
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


IL PAPA SALUTA I NUOVI CARDINALI

Città del Vaticano, 26 novembre 2012 (VIS).-I nuovi cardinali, creati nel concistoro di sabato 24 novembre, sono stati ricevuti questa mattina, insieme con i loro famigliari, dal Santo Padre nell' Aula Paolo VI.

Il Papa ha affermato che il concistoro si è caratterizzato per “l'intensa preghiera e la comunione profonda” ed è stato vissuto con la “consapevolezza di un evento che riguarda la Chiesa universale, chiamata ad essere segno di speranza per tutti i popoli”.

Successivamente, parlando in inglese, ha ricordato che “tanto nei dicasteri della Curia romana, come nel loro ministero nelle Chiese locali, sparse in tutto il mondo, i cardinali sono chiamati a condividere, in maniera speciale, la sollecitudine del Papa per la Chiesa Universale”.

In francese e attraverso il nuovo cardinale, il patriarca libanese Becharas Boutros Raï, ha voluto incoraggiare “la vita e la presenza dei cristiani in Medio Oriente, che devono poter vivere liberamente la loro fede”, e, allo stesso tempo, ha voluto lanciare ancora una volta “un appello insistente per la pace in questa regione”. “La Chiesa -ha detto- incoraggia tutti gli sforzi per la pace nel mondo e in Medio Oriente, pace che sarà effettiva solo se si basa sul rispetto autentico dell'altro”.

Si è rivolto, inoltre, in spagnolo, ai fedeli colombiani che hanno un nuovo cardinale, Rubén Salazar Gómez, incoraggiandoli “affinché avanzino nella pace e nella concordia attraverso il cammino della giustizia, della riconciliazione e della solidarietà”.

Alla fine, in italiano, ha invitato i cardinali a proseguire “fiduciosi e forti nella vostra missione spirituale e apostolica, mantenendo fisso lo sguardo su Cristo e rafforzando il vostro amore per la sua Chiesa. Questo amore lo possiamo imparare anche dai Santi, che sono la realizzazione più compiuta della Chiesa: essi l’hanno amata e, lasciandosi plasmare da Cristo, hanno speso totalmente la loro vita perché tutti gli uomini siano illuminati dalla luce di Cristo che splende sul volto della Chiesa”.



DISCORSO DEL SANTO PADRE 

Signori Cardinali,

Cari Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato,

Cari amici!

Con animo grato al Signore, vogliamo oggi prolungare i sentimenti e le emozioni, che abbiamo vissuto ieri e l'altro ieri, in occasione della creazione di 6 nuovi Cardinali. Sono stati momenti di intensa preghiera e di profonda comunione, vissuti nella consapevolezza di un evento che riguarda la Chiesa universale, chiamata ad essere segno di speranza per tutti i popoli. Sono pertanto lieto di accogliervi anche quest'oggi, in quest'incontro semplice e familiare e di rivolgere il mio cordiale saluto ai neo-Porporati, come pure ai loro parenti, amici e a quanti li accompagnano in questa circostanza così solenne e importante.

I extend a cordial greeting to the English-speaking Prelates whom I had the joy of raising to the dignity of Cardinal in last Saturday’s Consistory: Cardinal James Michael HARVEY, Archpriest of the Papal Basilica of Saint Paul’s Outside the Walls; Cardinal Baselios Cleemis THOTTUNKAL, Major Archbishop of Trivandrum of the Syro-Malankaras (India); Cardinal John Olorunfemi ONAIYEKAN, Archbishop of Abuja (Nigeria); and Cardinal Luis Antonio TAGLE, Archbishop of Manila (Philippines).

I also welcome their family members and friends, and all the faithful who accompany them here today.

The College of Cardinals, whose origin is linked to the ancient clergy of the Roman Church, is charged with electing the Successor of Peter and advising him in matters of greater importance. Whether in the offices of the Roman Curia or in their ministry in the local Churches throughout the world, the Cardinals are called to share in a special way in the Pope’s solicitude for the universal Church. The vivid colour of their robes has traditionally been seen as a sign of their commitment to defending Christ’s flock even to the shedding of their blood. As the new Cardinals assume the burden of office, I am confident that they will be supported by your prayers and assistance as they strive with the Roman Pontiff to promote throughout the world the holiness, communion and peace of the Church.

Je salue cordialement les pèlerins francophones, et surtout les Libanais, dans l’heureux souvenir de ma toute récente Visite apostolique dans leur pays, motivée avant tout par la signature de l’Exhortation apostolique post synodale Ecclesia in Medio Oriente. Par le cardinalat du patriarche BOUTROS RAÏ, je désire encourager particulièrement la vie et la présence des chrétiens au Moyen Orient où ils doivent pouvoir vivre librement leur foi, et lancer une nouvelle fois un appel pressant à la paix dans la Région. L’Église encourage tout effort en vue de la paix dans le monde et au Moyen Orient, paix qui ne sera effective que si elle se base sur un authentique respect de l’autre. Puisse le temps de l’Avent qui est à notre porte, nous faire redécouvrir la grandeur du Christ, vrai homme et vrai Dieu, venu dans le monde pour sauver tous les hommes et apporter la paix et la réconciliation ! Bon pèlerinage à tous !

Saludo con vivo afecto al cardenal Rubén SALAZAR GÓMEZ, arzobispo metropolitano de Bogotá y presidente de la Conferencia Episcopal de Colombia, y a los familiares, obispos, sacerdotes, religiosos y laicos que lo acompañan y participan de su gozo íntimo y espiritual al ser incorporado al Colegio Cardenalicio. Invito a todos a elevar fervientes oraciones por el nuevo purpurado, para que esté cada vez más unido al Sucesor de Pedro y colabore infatigablemente con la Sede Apostólica. Pidamos a Dios igualmente que lo asista con sus dones, para que siga siendo testigo de la verdad del Evangelio de la salvación, exponiendo con rectitud y fidelidad su contenido y llevando a todos la fuerza redentora de Cristo. Que María Santísima, que en aquellas nobles tierras se invoca bajo el dulce Nombre de Nuestra Señora del Rosario de Chiquinquirá, lo sostenga siempre con su amor de Madre, así como a todos los queridos hijos e hijas de Colombia, a quienes tengo muy presentes en mi corazón y plegaria, para que avancen en paz y concordia por los caminos de la justicia, la reconciliación y la solidaridad.

Cari e venerati Fratelli che siete entrati a far parte del Collegio cardinalizio! Il vostro ministero si arricchisce di un nuovo impegno nel sostenere il Successore di Pietro, nel suo universale servizio alla Chiesa. Pertanto, mentre rinnovo a ciascuno di voi il mio augurio più cordiale, confido nel sostegno della vostra preghiera e nel vostro prezioso aiuto. Proseguite fiduciosi e forti nella vostra missione spirituale e apostolica, mantenendo fisso lo sguardo su Cristo e rafforzando il vostro amore per la sua Chiesa. Questo amore lo possiamo imparare anche dai Santi, che sono la realizzazione più compiuta della Chiesa: essi l’hanno amata e, lasciandosi plasmare da Cristo, hanno speso totalmente la loro vita perché tutti gli uomini siano illuminati dalla luce di Cristo che splende sul volto della Chiesa (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 1). Invoco su di voi e sui presenti la materna protezione della Vergine Maria, Madre della Chiesa, e di cuore imparto a voi e a tutti i presenti una speciale Benedizione Apostolica.




UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE
DEL SOMMO PONTEFICE

Modifiche al rito approvate da Benedetto XVI
anno 2012

Un concistoro fra tradizione e innovazione

Mons. Guido Marini

 

Il concistoro per la creazione dei cardinali si è sviluppato attraverso i secoli, assumendo una forma cerimoniale particolarmente ricca.

Nei secoli passati la creazione dei cardinali aveva luogo in un concistoro segreto, in cui il Papa annunciava i nomi dei neo-porporati. Subito dopo i nuovi cardinali residenti a Roma venivano informati della loro nomina, ricevendo il «biglietto» che ha dato occasione al famoso discorso del beato cardinale Newman nel 1879.

Il pomeriggio dello stesso giorno, si recavano nel Palazzo Apostolico per ricevere la berretta rossa dal Santo Padre. Qualora un neo-cardinale, residente fuori dell’Urbe, non avesse potuto venire a Roma, riceveva la berretta rossa dal Papa per il tramite di un delegato speciale. In questi casi, il neo-porporato avrebbe dovuto promettere solennemente che entro un anno si sarebbe recato personalmente a Roma, per ricevere dal Papa il cappello rosso e il suo titolo.

Il successivo concistoro pubblico si svolgeva di solito nella basilica di San Pietro, ma a volte anche nella cappella Sistina o nella sala del Concistoro del Palazzo Apostolico. Fra i momenti più espressivi della cerimonia si ricordano l’atto di ubbidienza fatta dai neo-cardinali al Papa, l’imposizione del cappello rosso («galero») e la loro prostrazione durante il canto del Te Deum, con la testa coperta dal cappuccio della cappa. Immediatamente dopo avveniva il rito particolare dell’aperitio oris («apertura della bocca»), dal momento che il Santo Padre, all’atto della consegna della berretta rossa, aveva raccomandato ai nuovi cardinali di essere accorti e prudenti nell’uso della parola (occlusio oris, «chiusura della bocca»). In conclusione, il Papa consegnava a ciascuno dei cardinali un anello di zaffiro e gli assegnava una chiesa titolare o diaconia.

Nel periodo successivo al concilio Vaticano II, anche i riti per la creazione dei nuovi cardinali hanno assunto una forma più sobria e semplificata rispetto ai precedenti, conservandone comunque gli elementi essenziali. Infatti, il concistoro, pur venendo meno la distinzione fra concistoro pubblico e segreto, ha mantenuto il giuramento, l’imposizione della berretta (al posto di quella del cappello) e l’assegnazione del titolo o della diaconia. La consegna dell’anello cardinalizio, invece, avveniva nella santa messa concelebrata dal Papa con i nuovi cardinali il giorno successivo al Concistoro.

Il testo rinnovato del Rito (cfr. Notitiae 5 [1969], 289-291) è stato usato per la prima volta da Paolo VI nel concistoro del giugno 1969. Come osservava Annibale Bugnini, il criterio principale che guidò la redazione del nuovo rituale fu la volontà di inserire in un rito liturgico ciò che comunque di per sé non fa parte della liturgia. Si voleva dare una forma celebrativa al concistoro evitando però, allo stesso tempo, ogni elemento che potesse dare l’idea di un nuovo «ordine sacro» o un «sacramento del cardinalato» (La Riforma liturgica 1948-1975, CLV – Ed. Liturgiche, Roma 1983, p. 789, n. 15). Tuttavia, in seguito, il concistoro ha subito ulteriori modifiche, che l’hanno avvicinato di più a una vera e propria liturgia della Parola.

Come ricordava lo stesso Benedetto XVI, il concistoro «è un evento che suscita ogni volta un’emozione speciale, e non solo in coloro che con questi riti vengono ammessi a far parte del collegio cardinalizio, ma in tutta la Chiesa, lieta per questo eloquente segno di unità cattolica. La cerimonia stessa nella sua struttura pone in rilievo il valore del compito che i nuovi Cardinali sono chiamati a svolgere cooperando strettamente con il Successore di Pietro, e invita il popolo di Dio a pregare perché nel loro servizio questi nostri Fratelli rimangano sempre fedeli a Cristo sino al sacrificio della vita se necessario, e si lascino guidare unicamente dal suo Vangelo» (Omelia al concistoro ordinario pubblico, 24 novembre 2007).

In questo senso, e per sottolineare i due aspetti che devono caratterizzare questo evento — la nuova responsabilità assunta dai cardinali e il contesto di preghiera —, dopo qualche variazione nella prassi degli ultimi concistori, si è ritenuto conveniente apportare alcune piccole modifiche, che sono state di recente approvate dal Santo Padre.

Anzitutto, non trattandosi propriamente di una celebrazione liturgica, il Santo Padre porta l’abito corale (con mozzetta e stola). All’inizio del rito, poi, il Santo Padre sosta per un momento di preghiera silenziosa, davanti alla Confessione, sulla tomba dell’apostolo Pietro.

Per le due orazioni all’inizio e alla conclusione del rito si riprendono i testi del 1969, provenienti dalla grande tradizione eucologica romana. Si tratta di testi della messa in occasione dell’anniversario dell’ordinazione episcopale del vescovo di Roma dal Veronense (il cosiddetto Sacramentarium Leonianum). Queste orazioni parlano esplicitamente dei poteri affidati alla Chiesa, in particolare di quello affidato a Pietro. Mentre in quella iniziale il Papa prega anche in modo diretto per se stesso, successore dell’Apostolo, per svolgere bene il suo ufficio, con quella conclusiva il Papa invoca la benedizione di Dio sui neo-porporati.

La proclamazione della Parola di Dio riprende la forma più breve, come nel rito del 1969, con la sola pericope evangelica (Marco, 10, 32-45). Vengono omessi una lettura e il salmo responsoriale.

L’anello cardinalizio viene consegnato insieme alla berretta e al titolo o diaconia nel corso del concistoro e non più nella santa messa del giorno successivo, che risulta così essere una celebrazione di ringraziamento al Signore per il dono dei nuovi cardinali alla Chiesa e «un’occasione quanto mai importante ed opportuna per riaffermare la nostra unità con Cristo e per rinnovare la comune volontà di servirlo con totale generosità» (Benedetto XVI, omelia al concistoro ordinario pubblico, 24 novembre 2007). All’inizio della messa, il primo tra i nuovi cardinali rivolge una parola di gratitudine al Santo Padre a nome di tutti i porporati. Tale saluto, nel rito precedente, era previsto all’inizio del concistoro.

anello cardinalizio, concistoro 18 febbraio 2012

 

L'Osservatore Romano, Anno CLII  n. 40

[Modificato da Caterina63 21/03/2013 11:18]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
28/02/2013 13:51
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

[SM=g1740758]  con questo post concludiamo questa pagina per aprirne una nuova con i futuri Concistori....

Il Papa rivolge le ultime parole ai Cardinali: Tra voi, tra il Collegio Cardinalizio, c’è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza




INCONTRO DEL SANTO PADRE CON I CARDINALI PRESENTI A ROMA PER IL SALUTO DI CONGEDO, 28.02.2013
 
Alle ore 11 di oggi, ultimo giorno del Suo Pontificato, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gli Em.mi Signori Cardinali presenti a Roma, per il saluto di congedo.
 Nel corso dell’udienza il Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, ha rivolto al Papa un indirizzo di omaggio a nome di tutti i presenti.
 Quindi il Santo Padre, prima di salutare personalmente ogni singolo cardinale, ha pronunciato le parole che riportiamo di seguito:
 
PAROLE DEL SANTO PADRE  
 
Venerati e cari Fratelli!







 
Con grande gioia vi accolgo e porgo a ciascuno di voi il mio più cordiale saluto. Ringrazio il Cardinale Angelo Sodano che, come sempre, ha saputo farsi interprete dei sentimenti dell’intero Collegio: Cor ad cor loquitur. Grazie Eminenza di cuore. E vorrei dire – riprendendo il riferimento all’esperienza dei discepoli di Emmaus – che anche per me è stata una gioia camminare con voi in questi anni, nella luce della presenza del Signore risorto.

 Come ho detto ieri davanti alle migliaia di fedeli che riempivano Piazza San Pietro, la vostra vicinanza e il vostro consiglio mi sono stati di grande aiuto nel mio ministero. In questi otto anni, abbiamo vissuto con fede momenti bellissimi di luce radiosa nel cammino della Chiesa, assieme a momenti in cui qualche nube si è addensata nel cielo.
Abbiamo cercato di servire Cristo e la sua Chiesa con amore profondo e totale, che è l’anima del nostro ministero. Abbiamo donato speranza, quella che ci viene da Cristo, che solo può illuminare il cammino. Insieme possiamo ringraziare il Signore che ci ha fatti crescere nella comunione, e insieme pregarlo di aiutarvi a crescere ancora in questa unità profonda, così che il Collegio dei Cardinali sia come un’orchestra, dove le diversità – espressione della Chiesa universale – concorrano sempre alla superiore e concorde armonia.


 Vorrei lasciarvi un pensiero semplice, che mi sta molto a cuore: un pensiero sulla Chiesa, sul suo mistero, che costituisce per tutti noi - possiamo dire - la ragione e la passione della vita. Mi lascio aiutare da un’espressione di Romano Guardini, scritta proprio nell’anno in cui i Padri del Concilio Vaticano II approvavano la Costituzione Lumen Gentium, nel suo ultimo libro, con una dedica personale anche per me; perciò le parole di questo libro mi sono particolarmente care.
Dice Guardini: La Chiesa "non è un’istituzione escogitata e costruita a tavolino…, ma una realtà vivente… Essa vive lungo il corso del tempo, in divenire, come ogni essere vivente, trasformandosi… Eppure nella sua natura rimane sempre la stessa, e il suo cuore è Cristo".

E’ stata la nostra esperienza, ieri, mi sembra, in Piazza: vedere che la Chiesa è un corpo vivo, animato dallo Spirito Santo e vive realmente dalla forza di Dio. Essa è nel mondo, ma non è del mondo: è di Dio, di Cristo, dello Spirito. Lo abbiamo visto ieri. Per questa è vera ed eloquente anche l’altra famosa espressione di Guardini: "La Chiesa si risveglia nelle anime". La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime, che - come la Vergine Maria - accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello Spirito Santo; offrono a Dio la propria carne e, proprio nella loro povertà e umiltà, diventano capaci di generare Cristo oggi nel mondo. Attraverso la Chiesa, il Mistero dell’Incarnazione rimane presente per sempre. Cristo continua a camminare attraverso i tempi e tutti i luoghi.


 Rimaniamo uniti, cari Fratelli, in questo Mistero: nella preghiera, specialmente nell’Eucaristia quotidiana, e così serviamo la Chiesa e l’intera umanità. Questa è la nostra gioia, che nessuno ci può togliere.
 Prima di salutarvi personalmente, desidero dirvi che continuerò ad esservi vicino con la preghiera, specialmente nei prossimi giorni, affinché siate pienamente docili all’azione dello Spirito Santo nell’elezione del nuovo Papa. Che il Signore vi mostri quello che è voluto da Lui. E tra voi, tra il Collegio Cardinalizio, c’è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza. Per questo, con affetto e riconoscenza, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.



[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740752]

[Modificato da Caterina63 28/02/2013 14:18]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
31/10/2013 15:49
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

  CONCISTORO PER LA CREAZIONE DI NUOVI CARDINALI NEL FEBBRAIO 2014


Città del Vaticano, 31 ottobre 2013 (VIS). Questa mattina il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, S.I., ha reso noto in un Comunicato che:


"In occasione della riunione del 'Consiglio di cardinali' dei primi di ottobre scorso (1-3 ottobre) e nella successiva riunione del Consiglio del Sinodo (7-8 ottobre), il Papa ha informato i partecipanti della sua intenzione di convocare un Concistoro per la creazione di nuovi cardinali in occasione della Festa della Cattedra di San Pietro, 22 febbraio. Il Papa Francesco ha deciso di informare per tempo della sua decisione di convocare un Concistoro in febbraio in modo da facilitare anche la programmazione delle altre riunioni a cui devono partecipare cardinali di diverse parti del mondo".


"Si può infatti prevedere che il Papa intenda far precedere il Concistoro, come già altre volte hanno fatto i suoi predecessori, da una Riunione del Collegio cardinalizio. Prima di questa riunione - si prevede nei giorni 17-18 - avrà luogo anche la terza riunione del 'Consiglio di cardinali' (detto 'degli otto cardinali'), mentre dopo il Concistoro, il 24-25, avrà luogo la riunione del Consiglio del Sinodo".


"Anche la prossima riunione del Consiglio dei cardinali per i problemi economici e organizzativi della Santa Sede (il cosiddetto “Consiglio dei 15”) sarà prevedibilmente in calendario, come gli altri anni, nel mese di febbraio, probabilmente nella settimana precedente".

****************

Dunque, chiudiamo qui questa sezione dedicata alle nomine cardinalizie del precedente Pontificato e apriremo, a febbraio, un nuovo thread QUI, nella sezione dedicata al Pontificato di Francesco...




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:14. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com