Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.

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Il Papa tende la mano ai Rabbini, ma il Talmud è stato ripulito dalle offese?

Ultimo Aggiornamento: 21/03/2010 14:21
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13/02/2009 00:44
 
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La Chiesa Cattolica NON fu MAI antisemita!


Il Papa incontrando stamani i Rabbini di America ha teso loro nuovamente la mano:

   Cari amici,
    sono lieto di accogliere tutti voi oggi e ringrazio il rabbino Arthur Schneier e il signor Alan Solow per i saluti che mi hanno rivolto a vostro nome. Ricordo bene le varie occasioni, durante la mia visita negli Stati Uniti lo scorso anno, nelle quali ho potuto incontrare alcuni di voi a Washington e a New York. Lei, rabbino Schneier, con cortesia mi ha ricevuto presso la Park East Synagogue alcune ore prima della vostra celebrazione della Pasqua. Ora, sono lieto di avere l'occasione di offrirle ospitalità qui nella mia casa. Incontri come questo ci permettono di dimostrare il nostro rispetto reciproco. Voglio che sappiate che voi siete tutti davvero benvenuti qui oggi nella casa di Pietro, la casa del Papa.

    Ricordo con gratitudine le varie occasioni che ho avuto nel corso di molti anni di trascorrere del tempo in compagnia dei miei amici ebrei. Le mie visite, seppure brevi, alle vostre comunità a Washington e a New York, sono state esperienza di stima fraterna e amicizia sincera. Così è accaduto anche durante la visita alla sinagoga a Colonia, la prima di questo tipo del mio pontificato. È stato per me molto commovente trascorrere alcuni momenti con la comunità ebraica nella città che conosco così bene, la città che ha ospitato il più antico insediamento ebraico in Germania e le cui origini risalgono al tempo dell'impero romano.

    Un anno dopo, nel maggio del 2006, ho visitato il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Quali parole possono esprimere in modo adeguato quell'esperienza profondamente toccante? Entrando in quel luogo di orrore, scenario di indicibile sofferenza, ho meditato sugli innumerevoli prigionieri, così tanti di loro ebrei, che avevano percorso quello stesso cammino nella prigionia ad Auschwitz e in tutti gli altri campi di prigionia. Quei figli di Abramo, colpiti dal lutto e spaventosamente umiliati, avevano ben poco per sostenersi oltre alla propria fede nel Dio dei loro padri, una fede che noi cristiani condividiamo con voi, nostri fratelli e nostre sorelle. Come possiamo cominciare a comprendere l'enormità di ciò che è accaduto in quelle prigioni infami? L'intero genere umano prova una profonda vergogna per la brutalità selvaggia mostrata allora verso il vostro popolo. Permettetemi di ripetere quanto ho detto in quella triste occasione:  "I potentati del Terzo Reich volevano schiacciare il popolo ebraico nella sua totalità; eliminarlo dall'elenco dei popoli della terra. Allora le parole del Salmo:  "Siamo messi a morte, stimati come pecore al macello" si verificarono in modo terribile".

    Il nostro incontro odierno si svolge nel contesto della vostra visita in Italia in concomitanza con la vostra annuale Leadership Mission in Israele. Anche io mi sto preparando a visitare Israele, una terra che è santa per i cristiani e per gli ebrei, poiché le radici della nostra fede si trovano lì. Infatti, la Chiesa trae sostentamento dalla radice di quel buon albero di olivo, il popolo di Israele, su cui sono stati innestati i rami di olivo selvatico dei Gentili (cfr. Romani, 11, 17-24). Fin dai primi giorni del cristianesimo, la nostra identità e ogni aspetto della nostra vita e del nostro culto sono intimamente legati all'antica religione dei nostri padri nella fede.

    La storia bimillenaria del rapporto fra l'ebraismo e la Chiesa ha attraversato molte diverse fasi, alcune delle quali dolorose da ricordare. Ora che possiamo incontrarci in spirito di riconciliazione, non dobbiamo permettere alle difficoltà passate di trattenerci dal porgerci reciprocamente la mano dell'amicizia. Infatti, quale famiglia non è mai stata attraversata da tensioni di un tipo o dell'altro? La Dichiarazione del concilio Vaticano ii Nostra aetate è stata una pietra miliare lungo il cammino verso la riconciliazione e ha chiaramente evidenziato i principi che hanno governato da allora l'atteggiamento della Chiesa nelle relazioni fra cristiani ed ebrei.

La Chiesa è profondamente e irrevocabilmente impegnata a rifiutare ogni forma di antisemitismo e a continuare a costruire relazioni buone e durature fra le nostre due comunità. Una particolare immagine che esprime questo impegno è quella del momento in cui il mio amato predecessore Papa Giovanni Paolo II ha sostato presso il Muro occidentale di Gerusalemme, implorando il perdono di Dio dopo tutta l'ingiustizia che il popolo ebraico aveva dovuto subire. Ora faccio mia la sua preghiera:  "Dio dei nostri padri, tu hai scelto Abramo e la sua discendenza perché il tuo Nome fosse portato alle genti:  noi siamo profondamente addolorati per il comportamento di quanti nel corso della storia hanno fatto soffrire questi suoi figli, e chiedendoti perdono vogliamo impegnarci in un'autentica fraternità con il popolo dell'alleanza. Per Cristo nostro Signore" (26 marzo 2000).

    L'odio e il disprezzo per uomini, donne e bambini manifestati nella Shoah sono stati un crimine contro Dio e contro l'umanità. Questo dovrebbe essere chiaro a tutti, in particolare a quanti appartengono alla tradizione delle Sacre Scritture, secondo le quali ogni essere umano è creato a immagine e somiglianza di Dio (Genesi, 1, 26-27). È ovvio che qualsiasi negazione o minimizzazione di questo terribile crimine è intollerabile e del tutto inaccettabile. Di recente, in un'udienza pubblica, ho riaffermato che la Shoah deve essere un "monito contro l'oblio, contro la negazione o il riduzionismo, perché la violenza fatta contro un solo essere umano è violenza contro tutti" (8 gennaio 2009).

    Questo capitolo terribile della nostra storia non dovrà mai essere dimenticato.
    Il ricordo, come si dice giustamente, è memoria futuri, un ammonimento a noi per il futuro e un monito a lottare per la riconciliazione. Ricordare significa fare tutto il possibile per prevenire qualsiasi recrudescenza di questa catastrofe nella famiglia umana, edificando ponti di amicizia duratura. Prego con fervore affinché il ricordo di questo crimine orrendo rafforzi la nostra determinazione a guarire le ferite che da troppo tempo affliggono le relazioni fra cristiani ed ebrei. Desidero sinceramente che la nostra amicizia divenga sempre più forte affinché l'impegno irrevocabile della Chiesa per relazioni rispettose e armoniose con il popolo dell'Alleanza portino frutti abbondanti.



(©L'Osservatore Romano - 13 febbraio 2009)


Bene....siamo tutti d'accordo, ma i Rabbini hanno ripulito dal Talmud le offese contro il Figlio di Dio, la Vergine Santissima e i Cristiani?  Occhi al cielo

Riporto un articolo pubblicato da Carlo Maria di Pietro su pontifex.roma.it il quale, conoscendolo di persona....ne conosco la serietà e l'attenzione nello scrivere e proporre certi argomenti.... Occhiolino



I Cristiani nel Talmud - del Rev. I.B. Pranaitis tratto da "Il Talmud smascherato"


Tre cose doranno essere esaminate in questo capitolo:
1. I nomi che il Talmud usa per i cristiani.
2. In che maniera il Talmud dipinge i cristiani.
3. Che cosa dice il Talmud del culto religioso dei cristiani.


Articolo I. - I Nomi dati ai Cristiani nel Talmud

- Come nelle nostre lingue i cristiani derivano il loro nome da Cristo, così nella lingua del Talmud i cristiani sono chiamati Nostrim, da Gesù Nazzareno. Ma i cristiani sono anche chiamati con i nomi usati nel Talmud per indicare tutti i non ebrei: Abhodah Zarah, Adum, Obhde Elilim, Minim, Nokhrim, Edom, Amme Haarets, Goim, Apikorosim, Kuthrim. 1. Abhodah Zarah - Culto strano, idolatria. Il Trattatello talmudico sull'idolatria è intitolato come segue: Obhde Abhodah Zarah - Adoratori di idoli. Che Abhodah Zarah veramente significhi culto degli idoli appare chiaro dal Talmud stesso: 'Venga Nimrod a testimoniare che Abramo non era un servo di Abhidah Zarah.' ...

... Ma nei giorni di Abramo non esisteva nessun culto strano, nè dei turchi nè dei nazzareni, ma solo il culto del vero Dio e l'idolatria. Nello Schabbath (ibid. 82a), si legge: "Il rabbino Akibah dice: Come sappiamo che Abhodah Zarah, come una donna immonda, contamina coloro che l'accettano? Perchè Isaia dice: Tu dovrai eliminarli come un panno da mestruazioni; e dirai ad esso, Vattene via,".

Nella prima parte di questo versetto si fa menzione degli idoli d'oro e d'argento.
Anche il dotto Maimonide dimostra chiaramente che gli ebrei considerano i cristiani Abhodah Zarah. Nel Perusch (78c) si legge:
"E si sappia che i cristiani che seguono Gesù, sebbene i loro insegnamenti siano diversi, sono tutti adoratori di idoli (Abhodah Zarah)."

2. Akhum - Questa parola è costituita dalle lettere iniziali delle parole Obhde Kokhabkim U Mazzaloth - adoratori di stelle e pianeti. Fu così che gli ebrei da principio descrissero i gentili che erano privi della conoscenza del vero Dio. Ora, comunque, la parola Akum nei libri degli ebrei, specialmente nello Schulkhan Arukh, si applica ai cristiani. Ciò è evidente in numerosi passi:
Nell'Orach Chaiim (113,8) coloro che usano una croce sono chiamati Akum. Nello Iore Dea (148,5,12) coloro che celebrano le feste di Natale e del Nuovo Anno, otto giorni dopo, sono chiamati adoratori delle stelle e dei pianeti:
"Così che se, anche in questi tempi, un regalo è inviato all'Akum l'ottavo giorno dopo Natale, che essi chiamano il Nuovo Anno," ecc.

3. Obhde Elilim - Servi di idoli. Questo nome ha lo stesso significato di Akum. I non ebrei vengono spesso indicati con questo nome. Nell'Orach Chaiim, per esempio (212,,5), si legge:
"Non si dovrà pronunciare benedizione su incenso che appartenga ai servi di idoli."
Ma in quel tempo, quando lo Schulkhan Arukh fu scritto, non c'erano 'servi di idoli' fra coloro che vivevano con gli ebrei. Così per esempio, l'autore del Commentario sullo Schulkhan Arukh (intitolato Magen Abraham), il rabbino Calissensis, che morì in Polonia nel 1775, dice alla nota 8, sul No. 244 dell'Orach Chaiim (dove si permette di finire un lavoro di sabato con l'aiuto di un Akum): "Qui nella nostra città sorge la questione sul prezzo da pagarsi a coloro che adorano le stelle e i pianeti per spazzare la pubblica via quando lavorano di sabato."

4. Minim - Eretici.
Nel Talmud, coloro che possiedono libri chiamati Vangeli sono eretici. Così in Schabbath(116a) si legge:
"Il rabbino Meir chiama i libri dei Minim Aven Gilaion (volumi iniqui) perchè li chiamano Vangeli."


5. Edom - Edomiti. Il rabbino Aben Ezra, quando parla dell'Imperatore Costantino che cambiò religione e mise sul suo stendardo l'immagine di colui che fu appeso, aggiunge:
"Roma perciò si chiama il Regno degli Edomiti."

E il rabbino Bechai, nel suo Kad Hakkemach (fol. 20a, su Isaiah, cap. LXVI,17) scrive:
"Sono chiamati Edomiti coloro che muovono le loro dita 'qui e qui'" (coloro che fanno il segno della croce).
Nello stesso modo il rabbino Bechai, commentando le parole di Isaia (loc. cit.), "coloro che mangiano la carne di maiale" aggiunge: "Questi sono gli edomiti." Il rabbino Kimchi, comunque, li chiama "cristiani." E il rabbino Abarbinel, nel suo lavoro Maschima Ieschua (36d) dice: "I nazzareni sono romani, i figli di Edom."

6. Goi - Razza o popolo. Per indicare un uomo, gli ebrei dicono anche Goi - un gentile; per indicare una donna gentile, Goiah. A volte, ma molto raramente, gli israeliti vengono chiamati con questo nome. Per lo più, esso è applicato ai non ebrei, o idolatri. Nei libri ebraichi che trattano dell'idolatria, gli adoratori degli idoli sono spesso chiamati con questo solo nome Goi. Per questo motivo, in edizioni più recenti del Talmud, l'uso della parola Goi viene evitato di propostio e altre parole vengono usate al suo posto per i non ebrei.
E' un fatto noto che nella lingua ebraica, gli ebrei chiamano i cristiani fra cui abitano, Goim. E gli ebrei stessi non lo negano. A volte, nelle loro riviste popolati, essi dicono che questa parola non significa niente di male o di nocivo. Ma il contrario può essere verificato nei loro libri scritti in ebraico.
Per esempio, nel Choshen Hammischpat (34,22), il nome Goi si usa in senso diffamatorio:
"I traditori gli epicurei e gli apostati sono peggiori dei Goim."
7. Nokhrim - Stranieri, forestieri. Questo nome viene usato per tutti coloro che non sono ebrei, e perciò anche per i cristiani.

8. Amme Haarets - Gente della terra, idioti. Alcuni dicono che, con questo nome, non si indicano persone di altre razze, ma solo persone incolte e rozze. Esistono comunque dei passi che non lasciano nessun dubbio sulla questione. Nella Sacra Scrittura, Libro di Esra, cap. X, 2, si legge: Noi abbimo peccato contro il nostro Dio, ed abbiamo preso mogli straniere (nokhrioth) del popolo della terra. Che le parole popolo della terra denotino gli idolatri risulta chiaro in Zohar,I,25a: "Il popolo della terra - Obhde Abhodah Zarah, idolatri."

9. Basar Vedam - Carne e sangue; uomini carnali destinati alla perdizione e che non possono entrare in comunione con Dio. Che i cristiani siano carne e sangue, lo dimostra il libro di preghiere:
"Chiunque incontri un saggio e colto cristiano può dire: Sia tu benedetto o Signore, Re dell'Universo, che hai dispensato un po' della tua saggezza alla Carne e Sangue," ecc.
Nello stesso modo, in un'altra preghiera, nella quale gli ebrei chiedono a Dio di ripristinare il regno di Davide e di inviare Elia e il Messia, ecc., essi gli chiedono di togliere da loro la povertà in maniera di non aver bisogno di accettare dei regali dalla "carne e sangue," nè di commerciare con loro, e nemmeno di cercare di ottenere uno stipendio da loro.

10. Apikorosim - Epicuirei. Sono chiamati con questo nome tutti coloro che non osservano i precetti di Dio, come pure tutti coloro che, anche se ebrei, esprimono giudizi privati in materia di fede. Quanto più tratterano in questa maniera un cristiano!

11. Kuthim - Samaritani. Ma dato che non ci sono più dei samaritani, e dato che, nei libri ebraici recenti, si parla molto spesso di samaritani, può esserci alcun dubbio sul fatto che con questa parola si intendano i cristiani?
Inoltre, in questa faccenda di attribuire un nome a coloro che non sono ebrei, si deve notare in particolare che negli scritti ebraici questi nomi vengono usati indiscriminatamente e indifferentemente con lo stesso significato. Per esempio, nel trattatello Abhodah Zarah (25b) viene usata la parola Goi, ma nello Schulchan Arukh (Iore Dea 153,2) viene usato il termine Akum. Kerithuth (6b) usa Goim; Jebhammoth (61a) usa Akum, Abhodah Zarah (2a) usa Obhde Elilim: Toseph usa Goim e Obhde Ab, Choshen Hammischpat (edizione veneziana) usa Kuthi; (Slav, ed.) Akum. E si potrebbero citare molti altri esempi.
Nel suo libro sull'Idolatria, Maimonide chiama indiscriminatamente idolatri tutti costoro: i Goim, gli Akum, gli Obhde Kokhabhim, gli Obhde Elilim, ecc.

Articolo II - Ciò che il Talmud Insegna Sui Cristiani

Nel capitolo precedente abbiamo visto che cosa gli ebrei pensino del Fondatore della religione cristiana, e quanto essi abborriscano il suo nome. Stando così le cose, non ci si può aspettare che possano nutrire un'opinione migliore su coloro che seguono Gesù Nazzareno.

(nota mia: fino ai tempi di Gesù, questo nome, era molto comune nel popolo ebraico, è significativo che dopo i fatti del Risorto e la nascita del Cristianesimo, questo nome sia letteralmente scomparso nell'uso ebraico)

Infatti, non si può immaginare nulla di più abominevole di ciò che hanno da dire sui cristiani. Dicono che sono idolatri, il peggior tipo di persone, molto peggiori dei turchi, assassini, fornicatori, animali impuri, simili a immondizia, indegni di essere chiamati uomini, bestie in forma umana, degni del nome di bestie, mucche, asini, maiali, cani, peggio dei cani; che si propagano nella maniera delle bestie, che sono di origine diabolica, che le lor anime vengono dal diavolo e che dopo la morte ritornano al diavolo nell'inferno; e che perfino il corpo di un cristiano morto non è meglio di quello di un animale.

1. IDOLATRI

Dato che i cristiani seguono gli insegnamenti di quell'uomo, che gli ebrei considerano Seduttore e Idolatra, e dato che essi lo adorano come Dio, ne consegue chiaramente che essi meritano il nome di idolatri, non diversamente di coloro fra i quali gli ebrei erano vissuti prima della nascita di Cristo, e che, secondo il loro insegnamento, dovevano essere sterminati in tutte le maniere possibili.
Ciò è meglio dimostrato dai nomi usati per i cristiani e dalle inequivocabili parole di Maimonide che dimostrano che tutti coloro che portano il nome di cristiani sono idolatri. E chiunque esamini i libri ebraici che trattano degli "Adoratori delle Stelle e dei Pianeti" degli "Epicurei," dei "Samaritani," ecc., non può che concludere che questi idolatri altro non sono che i cristiani. I turchi sono sempre chiamati "Ismaeliti," mai idolatri.

2. I CRISTIANI SONO PEGGIO DEI TURCHI

Maimonide nel suo Hilkhoth Maakhaloth (cap. IX) dice:
"Non è permesso bere il vino di uno straniero che si converte, cioè di una persona che accetti i sette precetti di Noè, ma è permesso trarne qualche beneficio. E' permesso lasciarlo solo con del vino, ma non metterglielo di fronte. Lo stesso è permesso nel caso di tutti i gentili che non sono idolatri, come i turchi ((Ismaeliti)). All'ebreo, comunque, non è permesso bere il loro vino (degli idolatri - ndt), anche se ciò può essere usato a suo vantaggio. Tutti i rabbini più conosciuti sono d'accordo su questo punto. Ma dato che i cristiani sono idolatri, non è permesso nemmeno usare il loro vino a proprio vantaggio."


3. ASSASSINI

Nell' Abhodah Zarah (22a) si dice:

"L'ebreo non deve associarsi con i gentili in quanto questi indulgono nello spargimento di sangue."

In modo simile, nello Iore Dea:

"L'Israelita non si deve associate con gli Akum ((cristiani)) perchè indulgono nello spargimento di sangue."

Nell' Abhodah Zarah (25b) si dice:
"I rabbini hanno insegnato: Se un Goi si affianca ad un israelita lungo la strada, egli ((l'ebreo)) deve camminare alla sua destra. Il rabbino Ismaele, il figlio del rabbino Jochanan, il nipote di Beruka, dice: Se il Goi porta una spada, l'ebreo deve camminare alla sua destra. Se il Goi porta un bastone, l'ebreo dovrà camminare alla sua sinistra. (((la traduzione è letterale, ma si può avere un significato logico solo se al posto delle parole 'alla sua destra' e 'alla sua sinistra' si usano rispettivamente 'alla sua sinistra' e 'alla sua destra' - ndt))) Se sta salendo un pendio o scendendo in ripida discesa, l'ebreo non deve camminare davanti con il Goi dietro, ma l'ebreo deve camminare dietro e il Goi davanti, nè si deve abbassare di fronte a lui per tema che il Goi gli possa spaccare il cranio. E se il gentile dovesse chiedere all'ebreo fino a dove deve andare, egli dovrà far finta di andare molto lontano, come disse Giacobbe, nostro padre, all'empio Esaù: Fino a che non arrivo dal mio Signore a Seir (Gen. XXXIII, 14-17), ma (((qui ci sarebbe da precisare il soggetto del verbo che segue e che dovrebbe essere la sacra scrittura - ndt))) aggiunge: Giacobbe è partito (meglio, andò) per Sukoth."


Nell' Orach Chaiim (20,2) si dice:

"Non vendere il tuo soprabito (Talith) con le frange ad un Akum, affinchè egli non si unisca ad un ebreo per la via e lo uccida. E' anche proibito fare a cambio del soprabito con un gentile, o venderglielo, eccetto che per breve tempo quando non ci sia niente da temere da lui."

4. FORNICATORI

Nell' Abhodah Zarah (15b) si dice:
"Gli animali di sesso maschile non dovranno essere lasciati nelle stalle dei gentili con i loro uomini, nè gli animali di sesso femminile con le loro donne; tanto meno dovranno gli animali di sesso femminile essere lasciati con i loro uomini, e di sesso maschile con le loro donne. Nemmeno le pecore dovranno essere lasciate in custodia ai loro pastori; nè si dovrà avere con loro (((con i gentili - ndt))) alcun rapporto sessuale; nè i bambini dovranno essere loro affidati per imparare un mestiere o a leggere."

Un po' più avanti, nello stesso trattatello (22a), si spiega il motivo per cui gli animali non devono essere lasciati nelle stalle dei gentili, e perchè agli ebrei non è permesso di avere rapporti sessuali con loro (((i gentili - ndt))):
"Non si deve permettere che gli animali si avvicinino ai Goim, perchè si sospetta che (((questi ultimi - ndt))) abbiano rapporti sessuali con loro. Nè le donne dovranno coabitare con i Goim in quanto sono esageratamente sessuali."

A pag. 22b dello stesso libro si spiega il motivo per cui gli animali, specialmetne se di sesso femminile, devono essere tenuti lontani dalle loro donne (((dalle donne ebraiche - ndt))).
"...perchè quando gli uomini gentili vengono alle case dei loro vicini per commettere adulterio con le loro mogli e non le trovano a casa, essi fornicano con le pecore nelle stalle. E a volte, anche quando le mogli dei loro vicini sono a casa, essi preferiscono fornicare con gli animali; essi infatti amano le pecore degli israeleiti più delle loro proprie donne."
E' per lo stesso motivo che non si devono affidare degli animali alle cure dei pastori dei Goim, nè i bambini ai loro maestri.

5. IMMONDI

Il Talmud fornisce due motivi per cui i Goim sono immondi: perchè essi mangiano cose immonde, e perchè non sono stati purificati (dal peccato originale) sul Monte Sinai. Nello Schabbath (145b), si dice:
"Perchè i Goim sono immondi? Perchè essi mangiano cose abominevoli e animali che strisciano sul ventre."

In maniera simile, in Abhodah Zarah 22b:
"Perchè sono immondi i Goim? Perchè essi non erano presenti sul monte Sinai. Infatti, quando il serpente entrò in Eva, egli le infuse l'immondizia. Ma gli ebrei furono purificati da ciò sul Monte Sinai; i Goim, comunque, che non erano sul Monte Sinai, non furono purificati."

6. PARAGONATI AD ESCREMENTI Occhi al cielo

"Quando dieci persone pregano insieme in un posto e dicono Kaddisch, oppure Kedoschah, tutti, anche se non sono del luogo, possono rispondere Amen. Ci sono alcuni, comunque, che dicono che non deve essere presente nessun escremento o Akum."
Nello Iore Dea, (198 48) Hagah, si dice:
Quando le donne ebree escono dal bagno, devono cercare di incontrare un amico per primo, e non una persona immonda o un cristiano. Se per caso lo incontrano, infatti, se vogliono mantenersi pulite, dovranno tornare a fare il bagno."

Vale la pena di notare che il seguente elenco di cose immonde viene presentato nel Biur Hetib, un commentario sullo Schulchan Arukh:
"Le donne dovranno lavarsi di nuovo se vedono unca cosa immonda, come un cane, un asino, o Gente della Terra; un cristiano (Akum) un cammello, un maiale, un cavallo ed un lebbroso."

7. NON SIMILI AGLI UOMINI, MA ALLE BESTIE

Nel Kerithuth (6b p. 78) si dice:
"L'insegnamento dei rabbini è il seguente: Colui che versa olio su di un Goi, e su corpi morti viene liberato dalla punizione. Questo è vero per un animale perchè non è un uomo. Ma come si può dire che versando olio su di un Goi si sia liberati dalla punizione, dato che un Goi è anche un uomo? Ma questo non è vero: sta infatti scritto: Tu sei il mio gregge, il gregge del mio pascolo sono gli uomini (Ezechiele, XXXIV, 31). Voi perciò siete chiamati uomini. ma i Goim non sono chiamati uomini."

Nel trattatello Makkoth (7b) si dice che una persona sia colpevole di assassinio "eccetto quando, intendendo uccidere un animale, egli uccide per sbaglio un uomo, o, intendendo uccidere un Goi, egli uccide un israelita."

Nell' Orach Chaiim (225,10) si dice:
"Colui che vede delle belle creature, anche se si tratta di un Akum o di un animale, egli dovrà dire 'Benedetto sia tu Signore Nostro Dio, Re dell'Universo, che han messo tali cose sulla terra!'"

8. SONO DIVERSI DAGLI ANIMALI SOLO PER LA FORMA

Nel Midrasch Talpioth (fol. 225d) si dice:
"Dio li creò in forma d'uomini per la gloria di Israele. Ma gli Akum furono creati per il solo scopo di servirli ((gli ebrei)) giorno e notte. Nè essi potranno mai essere sollevati da tale servizio. E' conveniente che il figlio di un re ((un israelita)) sia servito da animali nella loro forma naturale e da animali sotto forma di esseri umani."
Possiamo citare a questo punto anche quanto è detto nell' Orach Chaiim, 57,6a:
"Se si deve avere compassione dei maiali quando soffrono a causa di una malattia, in quanto i loro intestini sono simili ai nostri, quanto più si dovrà avere compassione per gli Akum afflitti nello stesso modo."

9. ANIMALI

Nello Zohar, II, (64b) si dice:
"... la gente che adora gli idoli e che viene chiamata mucca e asino, dato che sta scritto: Io ho una mucca e un asino...."
Il rabbino Bechai, nel suo libro Kad Hakkemach, cap. I, che inizia con la parola Geulah - redenzione - riferendosi al Salmo 80, v. 13: Il cinghiale che si trova fuori dal bosco, lo sciupa davvero, dice:
"La lettera ain cade ((è sospesa/appesa)) nello stesso modo in cui questi adoratori sono seguaci di colui che fu appeso/sospeso." (((a proposito della lettera ain, vedere più avanti, al punto 12 - ndt)))

Buxtorf Lex.) dice:
"Per maiale selvatico l'autore intende qui i cristiani che mangiano maiale e che, come i maiali, hanno distrutto la vigna d'Israele, la Città di Gerusalemme, e che credono nel Cristo 'appeso'. La lettera ain viene fatta cadere in questa parola perchè anche essi, come adoratori di Cristo che fu appeso, vengono fatti cadere."


Il rabbino Edels, commentando il Kethuboth (110b) dice:
"Il salmista paragona gli Akum alle bestie immonde dei boschi."


10. PEGGIO DEGLI ANIMALI

Il rabbino Schelomo Iarchi (Raschi), famoso commentatore giudeo, spiegando la legge di Mosè (Deuter. XIV, 21) che proibisce di mangiar la carne di animali feriti, che deve invece essere data agli 'stranieri entro le tue porte,' o che, secondo Exodus (XXII,30), deve essere gettata ai cani, ha quanto segue da dire:
"... infatti egli è simile a un cane. Dobbiamo prendere la parola 'cane' che appare qui letteralmente? Certamente no. Infatti il testo, parlando di corpi morti, dice, 'Oppure tu potrai venderlo ad uno straniero. A maggior ragione, ciò si applica alla carne di animali feriti, per cui è permesso accettare il pagamento. Perchè allora la Scrittura dice che può essere gettata ai 'cani'? Per insegnare che il cane deve essere rispettato più del Nokri."

11. SI PROPAGANO COME BESTIE

Nel Sanhedrin (74b) Tosephoth, si dice:
"Il rapporto sessuale di un Goi è come quello di una bestia."
E nel Kethuboth (3b) si dice:
"Il seme di un Goi vale quanto quello di una bestia."

Da cui si deve desumere che il matrimonio cristiano non è un vero matrimonio.
Nel Kidduschim (68a), si dice:
"...Come lo sappiamo? Il rabbino Huna dice: "Si può leggere: Rimani qui con l'asino, cioè con gente simile all'asino. Da cui si vede che essi sono incapaci di contrarre matrimonio."

Ed in Eben Haezer (44,8):
"Se un ebreo/a contrae matrimonio con un Akum (un cristiano/a), o con il suo servo/a, il matrimonio è nullo. Infatti essi sono incapaci di contrarre matrimonio. Similmente, se un Akum od un servo/a contrae matrimonio con un ebreo/a, il matrimonio è nullo."

Nello Zohar (II,64b) si dice:

"Il rabbino Abba dice: Se avessero rapporti sessuali solo gli idolatri, il mondo non continuerebbe ad esistere. Perciò ci si insegna che un ebreo non deve cedere a quegli infami ladri. Infatti, se si propagassero in numero maggiore, sarebbe impossibile per noi continuare ad esistere a causa loro. Infatti essi danno vita a cuccioli nello stesso modo dei cani."


12. FIGLI DEL DIAVOLO

Nello Zohar (I,28b) leggiamo:
"Ora il serpente era più astuto di qualsiasi bestia del campo, ecc. (Genes. III,1) 'Più astuto' cioè per quanto riguarda il male; 'che tutte le bestie' cioè gli idolatri della terra. Infatti essi sono figli dell'antico serpente che sedusse Eva."

Il migliore argomento usato dagli ebrei per dimostrare che i cristiani appartengono alla razza del diavolo è il fatto che non sono circoncisi. Il prepuzio dei non ebrei impedisce loro di essere chiamati figli dell'Altissimo Iddio. Infatti con la circoncisione, il nome di Dio - Schaddai - si completa nella carne dell'ebreo circonciso. La forma della lettera Isch è nelle sue narici, la lettera Dalethnel suo braccio (flesso), e ain appare nell'organo sessuale attraverso la circoncisione. Nei gentili non circoncisi, e perciò nei cristiani, ci sono solo le due lettere, Isch e Daleth, che formano la parola Sched che significa diavolo. Essi perciò sono figli dello Sched, che significa diavolo.

13. L'ANIMA DEI CRISTIANI E' MALIGNA E IMMONDA

L'insegnamento degli ebrei è che Dio ha creato due nature, una buona e l'altra malvagia, oppure una natura con due lati, uno puro e uno immondo. Si dice che l'anima dei cristiani sia venuta dal lato immondo, chiamato Keliphah - scorza o crosta rognosa.

In Zohar (I, 131a) si dice:
"Gli idolatri, comunque, insozzano il mondo da quando esistono in quanto la loro anima è uscita dal lato immondo."

Ed in Emek Hammelech(23d) si dice:
"L'anima degl empi viene da Keliphah, che è morte e ombra di morte."
Zohar (I,46b,47a) procede a dimostrare che questo lato immondo è il lato sinistro, da cui è venuta l'anima dei cristiani:
"Ed egli creò tutte le cose viventi cioè gli israeliti, in quanto sono figli dell'Altissimo, e la loro anima viene da Lui. Ma da dove viene l'anima dei gentili idolatri? Il rabbino Eliezer dice: dal lato sinistro, che rende le loro anime immonde. Essi sono perciò immondi e contaminano tutti coloro che entrano in contatto con loro."

14. DOPO LA MORTE VANNO ALL'INFERNO

Gli anziani insegnano che Abramo siede all'ingresso della Gehenna e impedisce a tutte le persone non circoncise di entrarvi; ma che tutti gli incirconcisi vanno all'inferno.

Nel Rosch Haschanach (17a) si dice:
"Gli eretici e gli Epicurei e i Traditori vanno all'inferno."

15. IL DESTINO DEI CRISTIANI MORTI

Dopo la morte, i corpi dei cristiani vengono chiamati con l'odioso nome di Pegarim, che è la parola usata nella Sacra Scrittura per i corpi morti dei dannati e degli animali, ma mai per il corpo degli uomini pii che viene chiamato Metim. Perciò, lo Schulchan Arukh ordina di parlare dei cristiani morti nella stessa maniera degli animali morti.

Nello Iore Dea (377,1) si dice:
"Non si devono fare le condoglianze a nessuno a causa della morte dei suoi servi o serve. Tutto quello che si può dire è 'Possa Dio ridarti quello che hai perso, come si dice a qualcuno che ha perso una mucca o un asino."
Nè serve evitare i cristiani per sette giorni dopo che hanno sotterrato qualcuno, come stabilisce la legge di Mosè, dato che essi non sono uomini; infatti, il sotterrare gli animali non è causa di contaminazione.

Nello Iebhammoth (61a) si dice:
"I Nokrin non si contaminano con i funerali. Infatti sta scritto: Voi siete le mie pecore, le pecore del mio pascolo; voi siete uomini. Voi siete perciò chiamati uomini, non i Nokrim."

Articolo III - Sul Culto e i Riti Cristiani

Dato che i cristiani sono considerati idolatri dagli ebrei, tutte le loro forme di culto appartengano all'idolatria. I preti sono chiamati preti di Baal; i loro templi sono chiamati chiese di falsità e idolatria, e tutto ciò che contengono, come i calici, le statue e i libri, sono considerati oggetti fabbricati per il culto degli idoli; le loro preghiere, sia pubbliche che private, sono paccaminose e recano offesa a Dio; e le loro feste sono chiamate giorni della perversità.

1. PRETI

Il Talmud parla dei preti, i ministri del culto cristiano, come di idolatri appartenenti al dio Baal. Essi sono anche chiamati Komarim - indovini; e anche Galachim, i rasati, in quanto si rasano il capo, particolarmente i monaci.
Nell' Abhodah Zarah (14b) Toseph, si dice:
"E' proibito vendere i libri dei profeti agli indovini, dato che essi possono usarli per il loro culto del male nei loro templi dove si pratica l'idolatria. Coloro che lo fanno peccano contro la legge che ci proibisce di porre un ostacolo sul percorso di un cieco. E' anche proibito venderli ai cristiani che non sono rasati, in quanto essi sicuramente lo daranno o venderanno a uno di coloro che sono rasati."


2. LE CHIESE CRISTIANE

Un luogo di culto cristiano è detto
(1) Beth Tiflah, casa di vanità e stoltezza, al posto di Beth Tefilah, casa di preghiera;
(2) Beth Abhodah Zarah, Casa dell'Idolatria;
(3) Beth Hatturaph Schel Letsim, Casa del Ridere Maligno.

Nell' Abhodah Zarah, (78), il Perusch di Maimonide, si legge:
"Si sappia che è cosa indubbiamente proibita dalla legge attraversare una città cristiana in cui ci sia una casa di vanità, cioè una casa dell'idolatria; a maggior ragione abitarci. Ma noi oggi, come punizione per i nostri peccati, siamo soggetti a loro, e siamo costretti ad abitare nei loro paesi, come predetto dal Deuteronomio (IV, 28): E là voi servirete gli dei, lavoro delle mani dell'uomo, di legno e pietra.... Così, se è permesso come predetto di passare attorno ad una città cristiana, a maggior ragione si dovrà passare attorno ad un tempio dove si pratica l'idolatria; nè ci è permesso guardar dentro e specialmente entrarvi."

All'ebreo è proibito non solo entrare in una chiesa cristiana, ma perfino avvicinarsi ad essa, eccetto in particolari circostanze.

Nello Iore Dea, (142,10) si dice:
"E' proibito sostare all'ombra di una casa dell'idolatria, sia all'interno che all'esterno, per una distanza di quattro cubiti dalla porta principale. Non è proibito, comunque, sostare sotto l'ombra del retro di una chiesa. Nè l'ombra ci è proibita se la chiesa sorge in un luogo dove prima c'era una strada pubblica, presa alla comunità, dove poi è stata costruita la casa dell'idolatria. Infatti la strada è sempre lì. Ma se la casa dell'idolatria esisteva prima della strada, non è permesso passare di lì in nessun caso."

Nè un giudeo può ascoltare o ammirare la bella musica delle chiese. Nello Iore Dea (142,15) si dice:
"E' proibito ascoltare la musica del culto degli idolatri, ed esaminare le statue dei loro idoli; infatti, anche solo guardandoli, si può rimanere influenzati dal male dell'idolatria. Ma si può guardare se si intende di non restarne influenzati."
Nello stesso modo i giudei non possono avere la casa vicino ad una chiesa: e nemmeno è loro permesso ricostruire una casa che è stata distrutta in tale luogo. Nello Iore Dea (143,1) si dice:

"Se cade una casa vicino ad un tempio dell'idolatria appartenente agli Akum, non deve essere ricostruita. L'ebreo deve spostarla ad una certa distanza se desidera ricostruirla. Ma dovrà riempire di cespugli e immondizie lo spazio rimasto vuoto fra la sua casa e la chiesa in maniera che non possa essere usato per allargare il tempio dell'idolatria."

A questo punto possiamo aggiungere ciò che un certo rabbino Kelomimis disse circa una chiesa cristiana (nel libro Nizzachon) all'imperatore Enrico III, che gli diede il permesso di dire la sua opinione liberamente sulla Basilica che aveva recentemente costruito a Spires:
"Dopo che l'Imperatore Enrico III, un uomo molto malvagio, ebbe finito la costruzione di quell'"Abisso," egli mandò a chiamare il rabbino Kelominus e gli disse: 'Voglio chiederti come ti sembra questa Basilica che ho costruito a paragone del Tempio di Salomone sul quale sono stati scritti tanti volumi.' Egli rispose: 'Mio Signore, se mi permettete di parlare liberamente, e se mi giurate di lasciarmi andare illeso, vi dirò la verità.' L'imperatore rispose: 'Hai la mia parola di amante della verità e di imperatore che non ti sarà fatto alcun male.' Allora l'ebreo disse: 'Se voi raccoglieste tutto quello che avete speso fino ad ora e lo aggiungeste a tutto l'oro e l'argento del vostro tesoro, tutto ciò non sarebbe sufficiente nemmeno a pagare gli operai e gli artigiani che impiegò Salomone; infatti sta scritto (Cron. II. Ch. 2): E Salomone ordinò che uscissero tre dozzine e diecimila uomini per portare i pesi, e quattro dozzine mille per tagliare nelle montagne, e tre mila e seicento per sorvergliarli. Otto anni furono impiegati per la costruzione del Tempio, molti di più di quelli che sono serviti a voi per la costruzione di questo Tehom (abisso). E quando Salomone ebbe finito il suo tempio, vedete quello che la Scrittura dice a proposito di esso: I preti non potevano rimanere eretti per rendere servizio a causa della nube; infatti la gloria di Dio aveva riempito la Casa del Signore (Chron. II, Cap. 5,14). Ma se qualcuno caricasse un asino di putrida immondizia e lo conducesse all'interno di questo vostro abisso, nessuno si accorgerebbe della differenza!' L'imperatore Enrico allora rispose: 'Se non ti avessi giurato di lasciarti andare illeso, darei ordine che ti fosse tagliata la testa.'"


3. CALICI

I calici usati per il Sacrificio della messa vengono chiamati con il nome del vasellame che si usa per offrire sporcizia agli idoli. Mosè Kozzensis, nello Hilkoth Abhodah Zarah (10b) dice:
"L'ebreo che acquista dei calici del Goi, che siano stati rotti e gettati via, non può rivenderli a loro, perchè il prete di Baal li userebbe per il culto dell'idolo."


4. LIBRI

Il Talmud chiama i libri dei cristiani Minim - libri eretici - Siphre Debeth Abidan - Libri della Casa di Perdizione. Il Talmud in particolare parla dei libri dei Vangeli. Così in Schabbath (116a) Toseph:
"Il rabbino Meir chiama i libri eretici Aaven Gilaion (volumi di iniquità) perchè essi li chiamano Vangeli."

E il rabbino Jochanan chiama questi libri Aavon Gilaion, libri del male. Lo Schulchan Arukh, edizione di Cracovia, rende questo nome come Aven Niktabh al Haggilaion - iniquità scritta in un libro.
Buxtorf dice: "Nell' Arukh c'è una nota Scheker Niktabh al Gilaion, che significa, menzogna scritta in un libro."
Tutti gli studiosi del Talmud sono d'accordo sul fatto che i libri dei cristiani dovrebbero essere distrutti. Essi non sono d'accordo solamente per quanto riguarda ciò che si dovrebbe fare del nome di Dio che appare in essi.

Nello Schabbath (116a) si dice:
" I glossari dei nostri stessi libri e i libri degli eretici non dovranno essere salvati dalle fiamme se dovessero prendere fuoco in giorno di sabato. Il rabbino Jose, comunque, dice: 'Nei giorni di festa i nomi della divinità dovranno essere strappati dai libri dei cristiani e nascosti; ciò che rimane dovrà essere dato alle fiamme.' Ma il rabbino Tarphon dice: 'Per potere ricordato dai miei figli, se quei libri dovessero mai cadere nelle mie mani, io li brucerei assieme con i nomi della divinità che contengono. Infatti, se uno è inseguito da un assassino o da un serpente, è meglio rifugiarsi in un tempio pagano che in uno dei loro; infatti i cristiani resistono scientemente alla verità, mentre i pagani lo fanno inconsapevolmente.'"

5. PREGHIERE

Le preghiere dei cristiani sono chiamate, non Tefillah, ma Tiflah. Lo spostamento del punto e l'inserimento di Iod, cambia il significato della parola che diventa peccato, stoltezza e trasgressione.

6. FESTE CRISTIANE

Le feste cristiane, specialmente la domenica, sono chiamateIom ED - giorno di distruzione, perdizione, sfortuna o calamità. Sono anche semplicemente chiamate Iom Notsri, giorni cristiani. La parola Ed, interpretata correttamente, significa sfortuna o calamità, come appare dalla Gemarah e dai glossari di Maimonide nell' Abhodah Zarah (2a):
"La parola Edehem significa le feste dei cristiani, dato che sta scritto (in Deuter.XXXII,35): i giorni della loro calamità."

Anche Maimonide, nell' Abhodah Zarah, dice:
"La parola Edehem sta a significare la stoltezza delle loro feste. E' il nome delle loro feste. E' il nome dei loro spregevoli giorni di festa che non meritano il nome di Moedim, in qanto sono veramente vani e perversi."

Anche Bartenora scrive:
"La parola Edehem è il nome delle loro ingnominevoli feste e solennità."
Anche le note a margine del Tosephoth danno questo nome alle feste cristiane. Così nell' Abhodah Zarah (6a):
"Il Giorno del Male, cioè il Giorno Cristiano, ci è proibito così come tutti i loro altri giorni di festa."

Alcune feste cristiane sono indicate per nome, come la festa di Natale e Pasqua. Mosè Mikkozzi, facendo riferiemnto al testo summenzionato dell' Abhodah Zarah, dice:
"Il rabbino Sammuel dichiara, nel nome di Salomone Iarchi, che particolarmente le feste di Natale e Pasqua, che sono i loro più importanti giorni del male e il fondamento della loro religione, ci sono proibite."
Maimonide, nello Hilkhoth Akum (cap.IX) dice la stessa cosa:
"Sammuel ripete le parole del rabbino Sal. Iarchi che ci proibiscono in particolare di celebrare le feste di Natale e Pasqua, che sono celebrate a causa di colui che fu appeso."

Inoltre, indicazioni dell'empietà degli ebrei si trovano nei nomi che essi danno a queste feste cristiane. Infatti, in luogo di usare Tav per la parola Nithal, essi spesso scrivono Tet e lo chiamano Nital al posto della parola latina Natalis, la festa della Natività. Essi fanno in modo che sembri che questa parola derivi dalla radice Natal che denota sterminio o distruzione. Similmente essi si rifiutano di usare la parola Paschal (Pesach) per la festa cristiana di Pasqua. Essi sostituiscono Koph a Phe e inseriscono la lettera iod e la chiamano Ketsach o Kesach. Entrambe le pronunce hanno un significato perverso. Ketsach viene dalla radice Katsah, che significa amputare o tagliar via, e Kesach viene dalla radice Jesa, che significa legno o forca. Fanno questo perchè la festa di Pasqua è celebrata dai cristiani in memoria di Cristo - colui che fu appeso - che fu messo a morte e risorse dai morti.

Carlo Maria di Pietro (WebMaster e Promoter della M.S.M.A.)


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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13/02/2009 17:55
 
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Un grazie a Sandro Magister, pare sia l'unico che abbia messo in rete il saluto al Santo Padre della delegazione dei Rabbini, convenuti ieri all'udienza....
 [SM=g1740722]

E i rabbini avevano detto al papa...


L'indirizzo di saluto rivolto a Benedetto XVI il 12 febbraio 2009 dal rabbino della Park East Synagogue Arthur Schneier, presidente dell'Appeal of Conscience Foundation:


Shalom, Santità, la pace sia con lei. Lo scorso anno, alla vigilia della Pasqua ebraica, ho avuto il privilegio di accoglierla presso la Park East Synagogue, a New York, durante la sua storica visita negli Stati Uniti. La prima visita papale in una sinagoga americana è stata un'altra espressione del suo impegno per la comunità ebraica. Oggi, la delegazione della "Conferenza dei Presidenti delle Maggiori Organizzazioni Ebraiche Americane" gode della sua ospitalità in un momento difficile nelle relazioni fra cattolici ed ebrei. La ringraziamo per questo incontro che contribuirà alla comprensione reciproca e al superamento delle difficoltà.

In quanto sopravvissuto alla Shoah questi giorni sono stati dolorosi e difficili nell'affrontare la negazione dell'Olocausto da parte, addirittura, di un vescovo della Fraternità di San Pio X. Nel 2009 cade il settantesimo anniversario dello scoppio della seconda guerra mondiale, il 1° settembre 1939. Abbiamo entrambi vissuto i danni della guerra, la morte, il dolore e la devastazione. La Shoah è costata la vita a sei milioni di ebrei, uomini, donne e bambini, inclusa la mia famiglia ad Auschwitz e a Terezin. Santità, noi e altri che abbiamo assistito alla disumanizzazione dell'uomo verso l'uomo come possiamo non opporci alla negazione della Shoah? Le sue vittime non ci hanno concesso il diritto di perdonare chi lo ha perpetrato né chi lo nega. La ringraziamo perché comprende il nostro dolore e la nostra angoscia e per la sua ferma dichiarazione che esprime "indubbia solidarietà" al popolo ebraico e condanna la negazione dell'Olocausto.

Nell'autunno della nostra vita dobbiamo trasmettere alle future generazioni il «mai più» raccontando loro la Shoah. Ciò può essere un appello alla coscienza e farci risvegliare dal sonno dell'indifferenza di fronte alla minaccia di genocidio ai giorni nostri.

Santità, grazie alla "Nostra aetate" abbiamo potuto guarire le ferite del passato e giungere alla riconciliazione fra la Chiesa e la comunità ebraica. Il suo impegno personale e quello del papa Giovanni Paolo II, di venerata memoria, per "abbracciare il fratello maggiore" ci ha dato ulteriore incoraggiamento a creare vincoli ancor più stretti fra cattolici ed ebrei in tutto il mondo. Santità, la ringraziamo per esserci ripetutamente vicino mentre affrontiamo la nuova piaga dell'antisemitismo, la profanazione e l'incendio di sinagoghe.

Attraversando il deserto, gli ebrei, non portarono solo le seconde tavole nell'arca, ma anche quelle rotte. Portiamo con noi ricordi di secoli di persecuzione, oppressione e denigrazione, ma non siamo paralizzati dal passato. Continuiamo con fede nello Shomer Yisrael, il Custode di Israele, che ci ripara e ci protegge in tutti i tempi (Salmi, 121). Abbiamo ricostruito la nostra vita e avuto il privilegio di assistere al risorgere dello Stato di Israele, ovvero all'avverarsi della profezia di Ezechiele: "Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nel vostro paese; saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò" (37, 14). La Terra Promessa attende il vostro arrivo.

Il nostro rapporto, basato sul solido fondamento del Vaticano II, può sopravvivere a periodiche battute d'arresto. Possiamo emergere ancora più forti per collaborare nell'affrontare le enormi sfide della nostra civiltà. Che Dio doni a lei forza e lunga vita per essere il costruttore di ponti alla ricerca della pace, del dialogo tra le religioni e della tolleranza.

"Oseh Shalom Bimromav Hu Yaaseh Shalom Aleinu": che Colui che ha fatto la pace nei cieli, ci aiuti a stabilirla sulla terra.

__________


E il saluto rivolto al papa, nella stessa occasione, da Alan Solow, presidente della "Conferenza dei Presidenti delle Maggiori Organizzazioni Ebraiche Americane":


Siamo onorati e grati di avere l'opportunità di essere ricevuti da lei, Santità, e di proseguire il dialogo fra la Chiesa e la comunità ebraica. Il fatto che per la prima volta la delegazione della "Conferenza dei Presidenti delle Maggiori Organizzazioni Ebraiche Americane" visiti il Vaticano riveste per noi un significato e un'importanza particolari.

Giungiamo in un momento critico e speriamo che questo incontro contribuisca al processo di riconciliazione e di cooperazione costruttiva. Ricordiamo la sua importante visita storica presso la sinagoga di Colonia e ai campi di morte di Auschwitz-Birkenau. Eventi recenti hanno reso tesi i rapporti fra la Chiesa cattolica e la comunità ebraica. La richiesta della Santa Sede al vescovo Williamson di rinunciare alla sua ripugnante negazione dell'Olocausto, che la conferenza episcopale statunitense ha definito "totalmente falsa", è stata un'iniziativa accolta con favore. Bisogna ribadire continuamente che non può e non potrà esserci alcuna forma di tolleranza per qualsiasi tipo di negazione della Shoah.

Santità, in tutto il mondo assistiamo al drammatico ripetersi di antisemitismo e di atti di violenza fisica e verbale contro gli ebrei. Settant'anni fa abbiamo imparato qual è il prezzo del silenzio e dell'inazione in quanto molti, troppi, sono rimasti a guardare o hanno dato il proprio assenso durante gli eventi culminati nella Shoah e nella morte di sei milioni di ebrei e di milioni di altri innocenti. La recrudescenza di un evidente antisemitismo esorta a fervidi appelli a ogni livello per contrastare quest'odio sfrenato e per dimostrare che non sarà tollerato. La storia ci insegna che, se il fanatismo e l'odio, sotto qualsiasi forma si manifestino, non sono tenuti sotto controllo, travolgono veramente tutti noi. All'allarmante attacco alla sinagoga di Caracas è seguito un attacco alla nunziatura apostolica. Anche se non direttamente collegate, queste due azioni dimostrano che noi tutti diveniamo vittime di tali incitamento ed estremismo. Notiamo con apprezzamento che la Santa Sede ha assunto una posizione contro l'antisemitismo, secondo la quale qualsiasi attacco agli ebrei o all'ebraismo è un attacco alla Chiesa e alla dichiarazione di Vostra Santità.

Con rispetto le chiediamo, Santità, di continuare a denunciare l'antisemitismo in tutte le sue forme e a esortare i responsabili della Chiesa in ogni paese a farne una priorità. Le loro voci avranno una vasta eco e altre persone di buona volontà risponderanno a quest'appello.

Accogliamo con favore e apprezziamo la sua prevista visita in Israele. Il popolo e i responsabili di Israele l'attendono con ansia, così come noi. La Terra Santa riveste un grande significato per entrambe le nostre fedi. Per il popolo ebraico il passato, il presente e il futuro sono legati a questa sacra terra promessa ai nostri antenati millenni fa. Come confermato nella "Nostra aetate", l'alleanza fra Dio e il popolo ebraico è eterna. Gli sforzi sempre maggiori per demonizzare e delegittimare lo stato di Israele sono causa di grave preoccupazione. Lei, Santità, può contribuire a far tacere le voci degli estremisti che sono a favore della distruzione di Israele nel Medio Oriente e nel mondo e di quanti compiono atti di terrorismo contro i suoi cittadini. Bisogna anche tener conto di chi aiuta e appoggia i terroristi, fornendo loro sostegno e giustificazione.

È nostra speranza che la riaffermazione del principio e delle disposizioni incarnate nella "Nostra aetate" mandino un chiaro messaggio su quali sono le posizioni della Chiesa, radicate nel suo fondamento religioso e morale.

Di nuovo, Santità, le siamo grati per questa opportunità. Grazie.

__________

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/215036
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20/02/2009 17:20
 
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COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

L’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa ha espresso pubblicamente lo sdegno e la protesta dei cristiani per le trasmissioni mandate in onda nei giorni scorsi dalla televisione privata israeliana "Canale 10", nelle quali venivano ridicolizzati - con parole e immagini blasfeme - il Signore Gesù e la Beata Vergine Maria.

Le Autorità governative, subito interessate dal Nunzio Apostolico, hanno prontamente assicurato il proprio intervento al fine di interrompere tali trasmissioni e ottenere pubbliche scuse dalla stessa emittente.

Mentre si manifesta solidarietà ai cristiani di Terra Santa e si deplora un così volgare e offensivo atto di intolleranza verso il sentimento religioso dei credenti in Cristo, si rileva con tristezza come vengano offesi in modo così grave proprio dei figli di Israele, quali erano Gesù e Maria di Nazareth.[/
DIM]

[00312-01.01]

www.vatican.va

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12/01/2010 20:17
 
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Perché per molti ebrei ortodossi il dialogo con i cattolici è ancora difficile

I rischi dell'autosufficienza



Pubblichiamo l'articolo scritto dall'Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede per il numero di gennaio del mensile "Pagine ebraiche" diretto da Guido Vitale.

di Mordechay Lewy

Solo pochi rappresentanti dell'ebraismo sono realmente impegnati nell'attuale dialogo con i cattolici. Nel fare questo, a volte fanno miracoli per essere ovunque in qualsiasi momento. Quali sono le ragioni per cui così pochi partecipano a questo dialogo? Per quanto siamo favorevoli al continuo dialogo ai massimi livelli ufficiali, tra il Rabbinato Centrale d'Israele e la Santa Sede, rimane scetticismo da parte della corrente principale degli ortodossi. Perché la corrente principale dell'ebraismo ortodosso, in Israele come anche altrove, non è pronta per essere coinvolta?
 
Vorrei premettere che il dialogo è caratterizzato da molte dimensioni di asimmetria; e con ciò non intendo soltanto la nostra sproporzione numerica rispetto ai cattolici. Mi sembra che l'ostacolo principale al confronto risieda in quello che la maggior parte degli ebrei considera come autosufficienza nel definire la propria identità religiosa. Non abbiamo bisogno di nessun altro riferimento teologico, se non la Bibbia, per spiegare la nostra vicinanza a Dio come suoi figli prescelti.

Essere i prescelti non è sempre stata una benedizione, per usare un eufemismo. All'inizio l'ebraismo non era ostile al proselitismo. Nell'antichità post-biblica l'ebraismo assorbì innegabili elementi della cultura greco-romana. Durante l'esilio, gli ebrei hanno dovuto segnare la loro identità in un ambiente potenzialmente e spesso realmente, ostile che non ha mai abbandonato il suo zelo religioso atto a convertire gli ebrei.

Questa tecnica di sopravvivenza includeva un'autosufficienza teologica, l'esclusività e la negazione del proselitismo. Lo spirito medievale con l'impulso enciclopedico alla compilazione delle summae ha portato Maimonides a scrivere la sua Mishneh Torah. La sua opera fu codificata nel XVI secolo dal catechismo di Josef Caro, il Shulkhan Arukh. L'ebraismo halachico ortodosso oggi si affida largamente al catechismo di Caro. Il suo scopo è di preservare la tradizione e la tecnica di sopravvivenza a ogni costo, persino in Israele dove abbiamo creato l'unica società in cui gli ebrei costituiscono la maggioranza.

È un dato di fatto che l'ebraismo riformato e conservatore siano più aperti al dialogo con i cristiani. Lo fanno dal punto di vista della loro esperienza americana dove la convivenza tra gruppi etnici e religiosi è intrinseca alla società. L'autorità principale dell'ortodossia in America, rabbi Soloweitchik, non provava un dialogo interreligioso che conducesse alla discussione di principi di fede con i cattolici. Allo stesso tempo, non rifuggiva da un dialogo che si basasse su questioni che potessero migliorare il bene comune della convivenza sociale.

Pertanto, il dialogo con i cattolici viene circoscritto ad argomenti "leggeri" che toccano più questioni di politica religiosa (bioetica, ecologia, violenza, eccetera) e che non comprendono questioni "intransigenti" quali principi dottrinali di credo (la Trinità, la venuta del Messia, i Sacramenti, eccetera). Ma ciò non è dovuto solo alla teologia esclusiva dell'autosufficienza. La maggior parte degli ebrei percepiscono la loro storia durante la Diaspora come una battaglia traumatica per la sopravvivenza contro i costanti sforzi da parte dei cattolici di convertirli gentilmente, o, nella maggioranza dei casi, coercitivamente.


L'avversione ebraica al cristianesimo esisteva già nell'antichità ed era dovuta alla "spaccatura familiare" nella quale le due parti erano in competizione per ottenere la benevolenza di Dio. Il processo di separazione della prima comunità cristiana dai vincoli dell'ebraismo tradizionale creò un vasto corpus di letteratura polemica nella quale anche gli ebrei hanno fatto la loro parte. L'animosità si è estesa al medioevo europeo, durante il quale gli ebrei vivevano come una minoranza sotto la dominazione cristiana, e fu persino ritualizzata in alcune preghiere ebraiche. Molti ebrei ortodossi non volevano entrare in una chiesa né confrontarsi con un crocifisso.

Questo comportamento che mostra un trauma continua oggi come un riflesso pavloviano. Una ferita grave e dolorosa, inflitta nel passato, si apre ogni qualvolta la vittima si trova di fronte ai simboli del carnefice. Questo modello di comportamento può essere considerato offensivo. Contribuisce a un nuovo ciclo di polemiche e di posizioni apologetiche da parte cattolica. Tuttavia, oltre a ciò, vi è anche un ostacolo invisibile e di cui non si parla. L'avvio di ogni dialogo è il senso di curiosità fondamentale di conoscere meglio la controparte.

Conoscere meglio l'altro implica il comprenderlo meglio. Tolstoj, nel suo Guerra e Pace, ha coniato la famosa frase:  tout comprendre c'est tout pardoner. Potrebbe essere che molti di noi, ancora traumatizzati, desiderino evitare ogni situazione in cui si debba perdonare qualcuno, specialmente se viene identificato giustamente o erroneamente come rappresentante del carnefice. La vittima ebrea sembra essere incapace di concedere l'assoluzione per misfatti lontani o recenti perpetrati contro i suoi fratelli e sorelle.

Abbiamo anche un'importante asimmetria di carattere normativo. I cattolici sono abituati alla pratica settimanale della confessione per ricevere l'assoluzione. Nell'ebraismo, non esiste questa prassi:  solo in occasione dello Yom Kippur cerchiamo l'assoluzione da Dio e chiediamo perdono ai nostri simili. Ma questo accade, come sappiamo, solo una volta l'anno.


(©L'Osservatore Romano - 13 gennaio 2010)





SI LEGGANO ULTERIORMENTE I SEGUENTI LINK:

Chiarimenti sulla questione delle LEGGI RAZZIALI

La Chiesa Cattolica NON fu MAI antisemita!

GRAVISSIMO APPELLO DEL PATRIARCA DI GERUSALEMME (fate conoscere)

TEOLOGIA DELLA SOSTITUZIONE: chiariamo il concetto

Vecchia Alleanza, Ant. Testamento o Prima Alleanza? Theologically correct
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Dal libro di Mario Masini, Maria di Nazaret nel conflitto delle interpretazioni, Edizioni Messaggero, Padova 2005, pp. 214-216





L'sraeliano Joseph Gedaliah Klausner si impegnò nel campo del sionismo, ma la sua memoria è legata soprattutto alla docenza di critica letteraria e storica svolta nell'università di Gerusalemme. Egli mise a frutto queste sue competenze pubblicando, nel 1922, una "Vita di Gesù" in lingua ebraica28.
 
Egli utilizza le fonti giudaiche e specialmente la letteratura rabbinica, di cui è esperto,per situare Gesù nell'ambiente in cui si è svolta la sua esistenza. Beché fosse molto più utopico delle dottrine giudaiche di quel tempo, tuttavia il messaggio di Gesù si situò in esse. Anzi, secondo il Klausner, «Gesù fu orgoglioso di essere giudeo, mai abbandonò il giudaismo e si ritenne un messia giudaico»29. Che il cristianesimo sia diventato una religione non giudaica ma universalistica, è un cambiamento dovuto alla teologia e all'opera di Paolo30.

Nel suo libro scritto in ebraico e dedicato a Gesù - Yeshu ha-Notsri - il Klausner esplora con molto impegno e grande competenza le fonti giudaiche per verificare quale attendibilità riconoscere alle malignità contro Gesù  che Celso affermava di aver appreso «da un giudeo» ( e che la Schaberg e il L
üdemann hanno riproposto). L'esplorazione del Klausner si estende agli scritti degli Amoraim - i rabbini dei sec. III-VI, ai quali si devono i due Talmud: quello Palestinese e quello Babilonese - , e l'attenzione si concentra in particolare sulla identificazione di Gesù con «Ben Stada» o con «Ben Pantera», e di Myriam come amante di Stada. Il Klausner esplora altresì il trattato delle Totedot Ješu' - opera databile al 500 d. C. - in cui sono raccolte leggende, racconti popolari e detti rabbinici antichi e moderni, nei quali Myriam figura sedotta e ripudiata dal marito/amante. La conclusione alla quale il Klausner perviene è che il libro delle Totedot Ješu'  non contiene alcun dato meritevole di essere qualificato come storico31.

Volgendo l'attenzione agli elementi riguardanti Myriam presenti in Yeshu ha-Notsri, ("Gesù Nazareno"), il Klausner propone alcuni rilievi argomentativi delle problematiche. Dai Vangeli risulta che Myriam concepì per opera dello Spirito Santo: sentendo dire che Gesù non aveva un padre umano, nella mente dei giudei sorse l'idea di una relazione intrattenuta illecitamente da Myriam. Quanto a Gesù, il Klausner propone un interrogativo e pone alcune asserzioni. Se Gesù non aveva un padre umano, quale relazione poteva intrattenere con la stirpe di Davide, come afferma il NT? Secondo il Klausner, genitori di Gesù furono Giuseppe e Myriam, e Gesù fu loro figlio legittimo. Gesù ebbe 4 fratelli e anche alcune sorelle, sposati a uomini di Nazaret. Giuseppe morì presto perchè durante la vita di Gesù figura presente soltanto la madre.

Il Klausner rifiuta, quindi, come tendenziose e inattendibili le denigrazioni di alcuni scritti giudaici relativamente a Gesù e Myriam. Per quanto riguarda Gesù e Myriam egli ritiene come attendibile soltanto ciò che risulta da un approccio al testo evangelico unicamente letterario ( a dimostrazione di come il Sola Scriptura tanto difeso dagli evangelici non chiarisce affatto la Trinità Santissima nè il prodigio dell'Incarnazione di Dio nota mia).

Ignora quanto il Vangelo di Giovanni riferisce circa la presenza di Maria sul Calvario (Gv 19,25-27) e il libro degli Atti (1,14) afferma riguardo alla presenza di Maria nella chiesa di Gerusalemme. Nonostante questa considerazione piuttosto incompleta, lo studio del Klausner si qualifica per la serietà della ricerca e l'intenzione di restituire alla verità il pensiero giudaico relativamente a Gesù e alla sua madre, al di là delle elucubrazioni suscitate da animosità, falsità e malevolenza. E facendo questo il Klausner manifesta «indubbia simpatia per la madre di Gesù»32.


NOTE


28 Joseph G. Klausner, Yeshu ha-Notsri,..... Gerusalemme 1922; tr. ingl. Jesus of Nazareth, His life.... New York 1925. Traduzione in francese nel 1933, in spagnolo nel 1971. Questa "vita di Gesù" non fu mai tradotta in italiano, mentre lo furono altre opere del Klausner: Storia della letteratura neo-ebraica (1926) e Il messianismo in Israele (1927).
29 Diez Merino, La Madre de Jes
ús en los escritos cristógicos y neotestamentarios de alguenos judíos moternos, in "Estudios Marianos" 47(1982), pp. 254-259.
30
Joseph G. Klausner, Mi Yeshu 'ad Paulus, Gerusalemme 1922; Tell Avis 19392; tra. ingl.: From Jesus to Paul, New York 1943; London 1946.
31 Diez Merino, La Madre, pp. 244-245.
32 I. Mihalovici, Maria en los autores Judios, in «Ephemerides Mariologicae», 44(1994), p. 126

http://www.latheotokos.it/modules.php?name=News&file=article&sid=333

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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SE CI SI DIMENTICA DEL TALMUD...

di Francesco Colafemmina

Mentre tutti i mezzi di informazione si accaniscono sulla questione pedofilia, una notizia sembra sia stata accantonata - volontariamente- . Mi riferisco alla recente visita di un gruppo di rabbini in Vaticano, espressione del Ijcic (Comitato Ebraico Internazionale per le Consultazioni Interreligiose). Ne avevo parlato la scorsa settimana, ma adesso veniamo agli esiti di questo incontro. La prima novità è che questo Ijcic non si è limitato ad incontrare la Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo (presieduta ancora da Kasper, colui che per primo definì il Giudaismo "sacramento di ogni alterità"), ma ha esteso le proprie "consultazioni" ad altri organismi della Santa Sede: il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, il Segretario di Stato, Card. Bertone. Non c'è stato per ora un incontro con la Congregazione per la Dottrina della Fede, ma potrebbe esserci in futuro.

I temi in agenda?

Anzitutto la questione Pio XII, poi anche gli argomenti del futuro Sinodo sul Medio Oriente, l'Islam e - naturalmente - la preghiera del Venerdì Santo della "messa in latino". Il Ijcic ha fatto le sue rimostranze perché il Sinodo non parla delle persecuzioni degli ebrei nei paesi islamici, e ha poi chiesto che la preghiera del Venerdì Santo non sia più chiamata "per la conversione degli ebrei", ma solo "per gli ebrei".

Visto che l'Ijcic propone queste modifiche ad un Vaticano sempre più prono - chissà perchè! - alle richieste e alle pressioni ebraiche, mi sorge spontanea una domanda: perché mai la Chiesa Cattolica non avanza le sue legittime pretese di modifica del Talmud? Perché non chiedere una condanna ufficiale delle tesi del Talmud che offendono e vilipendono Cristo, la Vergine e i Cristiani?
Non sarebbe ora di rompere il muro di omertà che c'è su questo terribile argomento? Cristo messo a bollire negli escrementi dell'inferno, la Vergine illustrata come una meretrice, i Cristiani descritti come gente idolatra e da ingannare costantemente... quousque tandem?

In Grecia nel 2007 il Santo Sinodo, ha espresso una posizione chiara e forte su questo argomento (la riporto di seguito tradotta), la Chiesa Cattolica quando lo farà? Quando poi un Rabbino sarà invitato ad una Messa in Vaticano? Quando finirà questa giudaizzazione del cattolicesimo? Oh quanto sarebbe opportuno rileggere le lettere famose di San Giovanni Crisostomo ai cristiani giudaizzanti!


Il Santo Sinodo della Chiesa Greca

Atene 1 Giugno 2007

Il Talmud (insegnamento) è un corpus di commenti rabbinico giudaici alla Legge Mosaica e contemporaneamente una registrazione degli insegnamenti delle scuole rabbiniche. Si compone della "Misnà", la quale è il commento e la codificazione della Legge Orale e della "Ghemàra", che costituisce essenzialmente un commento alla Misnà. La materia del Talmud è vasta e particolarmente voluminosa. Il Talmud si classifica nelle tre maggiori tradizioni scritte del Giudaismo (Cfr. H.l. Strack, Introduction to the Talmud and Midrash, New York 1955. R. Gradwohl, Was ist der Talmud? Stuttgard 1989. S. Bergler, Talmud fur Anfanger. Ein Werkbuch, Hannover 1991. M. Krupp, Der Talmud. Eine Einfuhrung in die Grundschrift des Judentums mit ausgew. Texten, Gutersloh 1995).
Esistono due trascrizioni-versioni del Talmud. Quello ierosolimitano (Talmud Yerushalmi), che fu scritto in Palestina e quello Babilonese (Talmud Bavli), più corposo nel volume e nella materia trattata, fu redatto invece a Babilonia, frutto di una successiva revisione. (Cfr. Babylonischen Talmud, Berlin 1967. P. Schafer - H.J. Becker (HRSG), Synopse zum Talmud Yerushalmi, Tubingen 1991.).
I riferimenti dispregiativi e diffamatori del Talmud alla persona del Signore nostro Dio-uomo Gesù Cristo e della Santissima Vergine sono note ed hanno generato la doverosa valutazione critica da parte degli Accademici Ortodossi (Cfr. specialmente: Γρηγ. Παπαμιχαήλ, ο Ιησούς ως ιστορικόν πρόσωπον, 4η εκδ., Αθήναι 1953, Παν. Τρεμπέλα, Απολογητικαί Μελέται. Τόμος Έ. Ιησούς ο από Ναζαρέτ, 5η εκδ., Αθήναι 1982).
Per la Chiesa Ortodossa è oltraggioso, inaccettabile e da respingersi qualsiasi riferimento dispregiativo alla persona del Nostro Signore Gesù Cristo, della Santissima Vergine Deipara e dei Santi. Allo stesso modo è inaccettabile e da respingersi ogni riferimento dispregiativo e insolente ai portatori della Divina Rivelazione in Gesù Cristo, ovvero alla Sacra Scrittura, Antico e Nuovo Testamento, stabilita canonicamente (Cfr. p.e. 22 Canone del Concilio locale di Cartagine), e alla Santa Tradizione. E' ovvio che ciò vige anche per ogni antistorica e dispregiativa posizione del Talmud, riferita alla persona del Dio-Uomo e della Santissima Deipara.

Su ordine e autorizzazione del Santo Sinodo

l'Archigrammateus Archimandrita Kirillos Misiakulis

[Modificato da Caterina63 21/03/2010 14:21]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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