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Ultimo Aggiornamento: 11/03/2009 10:34
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11/03/2009 10:25
 
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CAPITOLO III


IL DIACONATO PERMANENTE NEL MAGISTERO


a. Il diaconato permanente nel Magistero Pontificio



Con il Concilio si avvia una nuova stagione per il diaconato e comincia un vitale e faticoso cammino su due fronti: da un lato l’approfondimento normativo da parte della Santa Sede e delle Conferenze Episcopali, dall’altro la presa di coscienza delle comunità che si aprono, anche se lentamente, ad accogliere questo ministero.
Nel motu proprio sacrum diaconatus ordinem Paolo VI
[23] riprende i compiti indicati dal Concilio apportando qualche innovazione, come l’aggiunta tra le funzioni del diacono la guida di comunità disperse. Inoltre si danno delle direttive circa la formazione dei candidati, precisando l’età minima per l’ordinazione: 25 anni per i celibi; 35 anni per i coniugati. Le restanti questioni, sul ripristino del diaconato vengono delegate alle Conferenze Episcopali.
Il Papa preme affinché la restaurazione del diaconato nella Chiesa latina avvenga nella carità in modo tale che la presenza del diacono arricchisca non solo l’ordine ministeriale, ma anche la comunità tutta, significativamente il Papa sottolinea lo spirito di servizio che deve caratterizzare il diacono stesso il quale trova nel servizio la sua assimilazione a Cristo il quale come dice Matteo (20,28) non è venuto per essere servito ma per servire.
Il profilo del ministero diaconale viene ancor meglio delineato nel documento ad pascendum. Vengono introdotte alcune novità dal punto di vista disciplinare come:
a. il rito di ammissione segna l’inizio della preparazione diretta all’ordinazione.
b. la pubblica assunzione dell’impegno del sacro celibato davanti a Dio e alla Chiesa da farsi prima dell’ordinazione da parte dei candidati non coniugati.


Anche se manca un esplicito documento di Giovanni Paolo II sul diaconato, il Papa si è pronunciato sul tema in parecchi discorsi e catechesi.
Di particolare efficacia è l’affermazione secondo la quale il servizio del diacono è un servizio ecclesiale sacramentalizzato. Considerando la profonda natura spirituale di questa diaconia è possibile capire meglio l’inter-relazione fra le tre aree ministeriali del diacono che sono: la parola, la liturgia, la carità.
Giovanni Paolo II parla con pressante insistenza della speciale testimonianza che i diaconi sono chiamati a dare nella società, proprio perché la loro occupazione secolare consente l’accesso alla sfera temporale in un modo che normalmente non è concesso agli altri membri del clero. Allo stesso modo, notevole è il contributo di testimonianza che il diacono sposato offre alla sacralità della vita familiare in virtù della duplice grazia e dalla duplice sacramentalità che riceve dal matrimonio prima e dall’ordinazione poi. E’ particolarmente significativo per Giovanni Paolo II il coinvolgimento della moglie di un diacono nel ministero pubblico e nell’approfondimento dell’amore coniugale.
In riferimento poi al rito di ordinazione il diacono si impegna ad una formazione spirituale che dovrà durare tutta la vita in modo tale che ci sia una crescita ed una perseveranza nel servizio che edifichino realmente se stessi, la propria famiglia e il popolo di Dio.
In occasione dell’assemblea plenaria della congregazione per il Clero il Papa Giovanni Paolo II auspica un’attenta indagine teologica sul diaconato avendo all’orizzonte la necessità di una nuova evangelizzazione alle soglie del terzo millennio.
Il Papa Giovanni Paolo II riassume tutto ciò che si può riferire alla vita e al ministero dei diaconi in una sola parola: fedeltà.

Ciò significa :

1) fedeltà alla tradizione;
2) fedeltà al magistero;
3) fedeltà all’impegno di ri-evangelizzazione.[SM=g1740721]

In modo primario, con il sacramento dell’ordine, attraverso l’imposizione delle mani e attraverso la specifica preghiera di consacrazione, il diacono riceve una peculiare configurazione a Cristo servo. Il diacono così non è più laico e per questo viene ordinato per l’esercizio di un ministero proprio che richiede una disposizione spirituale di piena dedizione.
E’ in questa luce e in questa prospettiva che vanno esaminati i non pochi problemi, ancora aperti, legati alle necessità di rendere lo svolgimento del servizio ecclesiale di diacono compatibile con altri obblighi coniugali, familiari, professionali, sociali ecc.
[24]


b. il diaconato permanente nei documenti della CEI .


L’Assemblea della Conferenza Episcopale Italiana del 13 Novembre 1970, ha approvato la restaurazione del diaconato in Italia.
[25]
Questo testo redatto l’8 Dicembre 1971, viene ratificato e approvato dalla Santa Sede nel Marzo 1972.
Dunque, dopo le indicazioni tridentine e dopo il Vaticano II la CEI ripristina in questa data ufficialmente il diaconato permanente in Italia.
Il segretariato della CEI ,nel maggio 1972, ha inviato a tutti i Vescovi un regolamento applicativo dal titolo: Norme e direttive per la scelta e la formazione dei candidati al ministero diaconale.
Tale documento fornisce, tra le altre alcune considerazioni molto interessanti, quali:
- considerare come criterio per la scelta dei candidati, chiamare all’ordinazione chi già di fatto esercita un servizio apostolico nell’ambito di una comunità, e chi di fatto dimostri di avere una personalità e una vita già sperimentata.
- il principio per distinguere il ministero diaconale da quello laicale e presbiterale in modo tale da conferirgli una specificità
- la precisa indicazione che una pastorale di rinnovamento non può prescindere dal ministero diaconale
Dopo il documento che ha ripristinato nella Chiesa italiana il diaconato permanente, questo ministero è stato costantemente ricordato nei testi ufficiali, a partire dal piano pastorale per gli anni 70 su Evangelizzazione e Sacramenti , per gli anni 80 Comunione e Comunità e per gli anni 90 Evangelizzazione e testimonianza della carità.

Un particolare riferimento al diaconato si ha poi nei documenti : i Ministeri della Chiesa del 15 settembre 1973 ed Evangelizzazione e ministeri del 15 Agosto 1977 , Vocazione nella Chiesa italiana, piano pastorale per le vocazioni 26 Maggio 1985.
Riprendendo la riflessione e aggiornando gli indirizzi “nell’intento di accompagnare la crescita dell’apporto che il diaconato permanente è chiamato a offrire alle Chiese particolari”
[26],i nostri vescovi pubblicano nel 1993 in sostituzione del precedente, un nuovo documento dal titolo: i diaconi permanenti nella chiesa in Italia . Orientamenti e norme.
Questi testi ci forniscono interessanti spunti per il nostro lavoro sul discernimento diaconale e sulla vita del diacono.
Un serio discernimento vocazionale non può prescindere, trattandosi di uomini di età matura, da una previa verifica delle precedenti condizioni di vita ecclesiale, spirituale e famigliare del candidato diacono.
La prima comunità che deve essere coinvolta in questo discernimento è la famiglia.
I candidati coniugati devono ricevere espressamente ,tramite consenso scritto, il consenso della sposa ed in tal modo deve essere assicurata e dimostrata la stabilità della vita familiare.
Viene così messo in risalto l’itinerario di discernimento dove sono coinvolte le diverse componenti della comunità ecclesiale: la persona chiamata, la famiglia, la comunità di provenienza.

Molto importanti le indicazioni riguardanti la vita di mariti e di padri che i futuri diaconi dovranno armonizzare con le loro nuove funzioni così da poter vivere matrimonio e servizio “ambedue gioiosamente e totalmente”
[27].
Anche a livello internazionale le Congregazioni per l’Educazione Cattolica e per il Clero hanno raccolto i fermenti , i suggerimenti e le istanze post-conciliari ed hanno prodotto dei documenti atti a disciplinare concretamente l’istituto del ministero diaconale.
Le due Congregazioni hanno dedicato al diaconato le loro assemblee plenarie nel Novembre 1995, quindi hanno elaborato come relazioni finali : la Ratio fundamentalis institutionis diaconorum permanentium e il Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti.
I Padri partecipanti alle assemblee plenarie hanno significativamente disposto che i due dicasteri pubblicassero simultaneamente e con una unica introduzione i due documenti.
Essi dunque pur conservando la loro propria identità e il proprio valore giuridico si richiamo e si integrano vicendevolmente.
Tale pubblicazione congiunta dopo l’approvazione di Giovanni Paolo II, si ebbe il 22 Febbraio 1998, festa della Cattedra di S.Pietro Apostolo.
Questo documento intende essere “punto di riferimento per quelle Chiese in cui il diaconato è una realtà viva e operante; per le altre, sarà un efficace invito a valorizzare quel prezioso dono dello Spirito che è il servizio diaconale.”
[28]

continua.....
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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