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Identità del Sacerdote (Meditazioni)

Ultimo Aggiornamento: 13/10/2010 13:27
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24/02/2010 18:36
 
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Interessante sottlineatura da parte del Blog Messainlatino al quale si accede dal titolo:

Mons. Dho: "Ministri o Sacerdoti?"

Il mensile paolino “Vita Pastorale” di Febbraio contiene un Dossier intitolato “Sacerdozio o Ministro Ordinato” in relazione all’Anno Sacerdotale. Mons. Sebastiano Dho, Vescovo di Alba, a cui è affidato l’Editoriale, sviluppa a riguardo alcune considerazioni. Esse non brillano per originalità e, tuttavia, possiedono un certo interesse, essendo referenziali di una certa mentalità difficile a tramontare. Entriamo subito in medias res.

L’intera riflessione è ispirata dalla seguente domanda: «Sacerdozio o ministero ordinato? Oppure sacerdozio e ministero ordinato? Oppure ancora: solo Sacerdozio?». In altre parole Mons. Dho vuole indagare se la realtà del “sacerdozio” sia esclusiva oppure comprensiva oppure antitetica rispetto alla realtà del “ministro ordinato”: la questione non è squisitamente terminologica, bensì di pertinenza teologica, sacramentale ed ecclesiologica.

L’Eccellentissimo afferma preliminarmente che «non si tratta di una questione di primaria importanza», tuttavia in seconda battuta precisa che essa «si pone all’interno del quadro più ampio dell’ecclesiologia che per noi ovviamente non può che essere (almeno lo speriamo!) quella del concilio Vaticano II»: ed ecco scoperte le carte! Poiché l’ultimo concilio ha trattato ampiamente questioni teologiche riguardanti la struttura stessa della Chiesa, non desterebbe alcuno stupore il fatto che un Vescovo, trattando di problematiche pertinenti, vi facesse riferimento; sennonché il riferimento appare qui tutt’altro che neutrale. L’ “ecclesiologia del concilio” è riaffermata in modo difensivo ed esclusivo. “Difensivo”, giacché si presuppone che qualcuno possa minacciarne l’assolutezza; “esclusivo”, poiché è dato per scontato che ogni altro approccio è di per sé insufficiente.

Quest’ attitudine teologica, di fatto possibile e molto praticata, reca in sé, più o meno nascostamente, l’idea che la Chiesa abbia ricevuto una nuova struttura, dunque una nuova essenza, mediante l’operato del Vaticano II; oltre ad essere un’attitudine fortemente dannosa nell’ambito dell’ermeneutica della continuità tanto auspicata da Papa Benedetto XVI, è esplicitamente esclusa dal magistero della Chiesa. La Congregazione della Dottrina della fede, in data 29 giugno 2007 ha infatti precisato che « il Concilio Ecumenico Vaticano II né ha voluto cambiare né di fatto ha cambiato tale dottrina [la precedente dottrina sulla Chiesa], ma ha voluto solo svilupparla, approfondirla ed esporla più ampiamente» (Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa).


Il Vaticano II, continua Mons. Dho, ha «reimpostato con chiarezza e coraggio una successione diversa rispetto a un certo passato, a riguardo dell’appartenenza e compiti all’interno della Chiesa: prima ciò che unisce perché comune a tutti e poi lo specifico proprio delle diverse vocazioni […] Il termine sacerdozio ha per sé un significato generale o comune che va ben specificato: sacerdozio di Cristo […] sacerdozio di tutti i battezzati, compresi (cosa che spesso si dimentica) anche i ministri ordinati […] sacerdozio poi ministeriale che di fatto per motivi vari storici, contingenti nel linguaggio corrente e immaginario collettivo, ha quasi monopolizzato il significato comune fino a far dimenticare l’accezione genuina [corsivo nostro]e quel che è più grave il contenuto teologico ed ecclesiale».

L’Eccellentissimo parte molto bene ricordando che il Sacerdozio originariamente e radicalmente non risiede né nei laici né negli ordinati, bensì in Cristo Signore Sommo ed Eterno Sacerdote. Ciò che ci risulta più difficile comprendere è come possa egli dire che tale termine è stato “monopolizzato” per designare i ministri ordinati perdendo così la propria accezione “genuina” e il proprio contenuto teologico che risiederebbe nel significato comune a tutti i battezzati.

Ma come? Non si era detto che l’accezione genuina del termine è quella che rimanda direttamente al Sacerdozio di Cristo? Perché ora si dice che la snaturalizzazione del termine si è consumata quando esso ha cominciato a designare i ministri ordinati a scapito del significato comune a tutti i battezzati? Non si potrebbe ugualmente dire che designare i battezzati con il termine “sacerdoti” è una snaturalizzazione del termine giacché esso è da attribuirsi originariamente a Cristo?

Certamente Cristo ha partecipato il proprio sacerdozio attraverso quei Sacramenti che conferiscono il Carattere (Battesimo, Cresima, Ordine Sacro); tuttavia sia il battezzato sia l’ordinato partecipano di un Sacerdozio che è loro trasmesso ma che non ha in essi la propria causa od origine. Dunque, perché affannarsi a dire che i ministri ordinati monopolizzano un termine che in vero non è loro proprio a scapito dei laici? Si aggiunga che il Sacerdozio di Cristo ha il proprio significato e il proprio compimento nell’Oblazione della Croce; ora, se i ministri ordinati sono coloro che, agendo in persona Christi, rendono presente in maniera incruenta e sacramentale quell’unico Sacrificio offerto una volta per tutte, partecipando in tal modo al Sacerdozio di Cristo, si potrà ancora insistere nell’affermare che essi “monopolizzano” un titolo che non conviene loro? Non si dirà piuttosto che essi sono assimilati a Cristo Sacerdote in modo più eminente rispetto alla partecipazione battesimale e dunque, ad essi conviene in modo più eminente e più proprio il termine di Sacerdote? La domanda è ovviamente retorica, giacché la Chiesa, attraverso la propria Tradizione e il proprio Magistero, ha già dato risposta.

«Ma c’è di più» prosegue Dho «il sacerdozio ministeriale non ha altro scopo di essere a servizio del sacerdozio comune dei fedeli (compresi, lo ripetiamo, i ministri stessi) affinché possano, in effetti, partecipare ai sacramenti e offrire il vero culto spirituale […] Paradossalmente, ma non troppo, potremmo dire che se è vero che non possono e non debbono mancare i ministri ordinati perché i fedeli laici siano in grado di vivere la fede, è altrettanto vero che se per ipotesi venissero a mancare tutti i fedeli non avrebbe più senso il ministero ordinato! Dunque tutti partecipi dello stesso Sacerdozio di Cristo, ma strettamente e indissolubilmente uniti, “ordinati l’uno all’altro”, per cui il dono specifico (ministero ordinato) ha senso unicamente nel e per il dono comune (sacerdozio)».

Non v’è dubbio che i Sacerdoti debbano spendere la propria vita interamente a servizio delle anime, questo nessuno lo nega. Ma è totalmente vero che l’unico senso del “ministero ordinato” sia servire il “sacerdozio” comune dei battezzati (si badi che le parentesi sono originali)? Non è piuttosto vero che tutto ciò che esiste, esiste radicalmente per Dio? Una visione totalmente ministeriale, dunque funzionale, del Sacerdozio ordinato non ne impoverisce l’essenza fino a dissolverla nel paradosso immaginato dallo stesso Mons. Dho? La Liturgia, essendo riflesso della divina Economia, conosce due movimenti: uno da Dio verso l’uomo, la Santificazione; uno dall’uomo verso Dio, il Culto dell’Altissimo.

Una considerazione del Sacerdozio ordinato che ne sottolinei unilateralmente la funzione ministeriale verso i battezzati, riesce a rendere sufficientemente conto delle esigenze del Culto? Gesù Cristo ha istituito il Sacerdozio cattolico esclusivamente a servizio degli uomini o anche per Sé? Non è forse vero che egli in precedenza ha chiamato a Sé i propri Apostoli e solo successivamente li ha inviati? Se venissero, per ipotesi, a mancare tutti i fedeli, i Sacerdoti continuerebbero ad offrire Culto a Dio (oltre che ad intercedere per se stessi…Dho sembra dimenticarsene, eppure ha affermato per ben due volte che i “ministri ordinati” sono primariamente battezzati!), continuerebbero a ricevere il gemito di tutta la Creazione e a presentarlo a Dio, continuerebbero, come gli Angeli del Cielo, a cantare senza fine: Sanctus, Sanctus, Sanctus!


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due risposte dal Blog:


DANTE PASTORELLI
Qualora scomparissero dalla terra tutti i fedeli, resterebbero tutti gli altri uomini da convertire e a cui amministrare i sacramenti. Ridurre l'umanità ai soli cattolici è già di di per sé un'assurdità. Quindi il sacerdozio come "servizio" agli uomini e mezzo per la loro santificazione e salvezza resterebbe intatto nella sua  necessità.  
Ma facciamo anche una più estrema ipotesi: la scomparsa di tutti gli "altri" uomini. I sacerdoti sarebbero ancora necessari per offrire il Santo Sacrificio latreutico, eucaristico, propiziatorio, impetratorio a favore delle anime del Purgatorio. Mons. Dho non  fa cenno al "secondo regno, dove l'umano spirito si purga". Ma per lui esiste? E' lecito dubitare.  
Altra ed ancor più estrema ipotesi: i sacerdoti ancora viventi per divina rivelazione vengono a conoscenza che tutte le anime del Purgatorio sono già state accolte nel Paradiso: il Sacrificio in tutti i suoi fini sopra indicati sarebbe celebrato a favore degli stessi sacerdoti.  
Infine: rimane un solo sacerdote? Continuerà ad offrire il Sacrificio per sé e per lodare la SS.ma Trinità. Aspetto quest'ultimo non evidenziato dal vescovo e che è il fine ultimo della S. Messa con e senza fedeli.  
 
Insomma il sacerdozio è necessario sino alla fine dei secoli.


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Caterina63
«Sacerdozio o ministero ordinato? Oppure sacerdozio e ministero ordinato? Oppure ancora: solo Sacerdozio?».  
 
................. Cry Cry Cry  
confesso che trovo assai grave che per parlare del Sacerdozio, dopo 2000 anni di storia si stia qui  ancora a porsi queste domande...quasi a farci sospettare che chi è oggi sacerdote non conosca più, appunto, LA PROPRIA IDENTITA'....  
Capisco, si tratta di un articolo, un approfondimento, lecito in sè, ma sbagliato a mio parere nel come è stato affrontato....credo semmai che l'autore avrebbe dovuto chiarire questa identità con meno parole  per non aumentarne la confusione e L'AMBIGUITA'...  
 
Quando qualcuno mi chiede chi è il Sacerdote gli rispondo con san Paolo:  
1Corinzi 4 1 Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio.  
 
ergo Ministro=Sacerdote: ministro per la vocazione, sacerdote(=amministratore) nell'applicazione di questa vocazione e di questo ministero! Infatti Sacerdoti lo siamo anche noi laici per il Battesimo ordunque la differenza di tale sacerdozio sta nel Ministero acquisito mediante una vocazione specifica e particolare che si attua con il Sacramento dell'Ordine Sacro...per il quale solo loro possono diventare "amministartori dei Misteri di Dio"!  
ariergo esso è necessario fino al ritorno di Cristo (come sopra ha evidenziato Dante) per questo Gesù ha promesso l'assistenza nonostante i periodi di siccità e carestia, perchè le porte degli inferi non prevarranno garantendoci comunque sia la loro presenza che è la presenza di Cristo stesso....  
Si sente nostalgia di parole brevi, concise, ma dirette e chiare....supplichiamo i Vescovi di essere più diretti magistralmente e meno opinionisti  
 
Il vostro parlare sia si, si- no, no...il di più non aiuta affatto!


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don Antonio - Napoli
Quando, più di 30 anni fa, affrontai la "Storia delle religioni", alla domanda se esiste il "sacerdozio" nelle altre religioni, la risposta fu: il sacerdozio esiste solo nelle religioni che hanno il "sacrificio". Diversamente no! Quindi... l'Islam non ha sacerdozio, il Buddismo non ha sacerdozio, il cattolicesimo sì! Questo chè la Messa è il Sacrificio di Cristo. E il Sacerdozio non è dato solo per il servizio della comunità. Tant'è vero che la Chiesa, ab immemorabili, consacra sacerdoti anche tra gli eremiti, che non devono "servire" alcuna comunità (nel senso di apostolato spicciolo e diretto). Il sacerdote è, prima di tutto, consacrat per offrire il Sacrificio a Dio!


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 Giulio
Mi piace sempre citare questa poco conosciuta pagina di Papa Paolo VI  
 
Giacché ogni Messa, anche se privatamente celebrata da un sacerdote, non è tuttavia cosa privata, ma azione di Cristo e della Chiesa, la quale nel sacrificio che offre, ha imparato ad offrire sé medesima come sacrificio universale, applicando per la salute del mondo intero l'unica e infinita virtù redentrice del sacrificio della Croce. Poiché ogni Messa celebrata viene offerta non solo per la salvezza di alcuni, ma anche per la salvezza di tutto il mondo. Ne consegue che, se è sommamente conveniente che alla celebrazione della Messa partecipi attivamente gran numero di fedeli, tuttavia non è da riprovarsi, anzi da approvarsi, la Messa celebrata privatamente, secondo le prescrizioni e le tradizioni della santa Chiesa, da un Sacerdote col solo ministro inserviente; perché da tale Messa deriva grande abbondanza di particolari grazie, a vantaggio sia dello stesso sacerdote, sia del popolo fedele e di tutta la Chiesa, anzi di tutto il mondo, grazie che non si possono ottenere in uguale misura mediante la sola Comunione.  

MYSTERIUM FIDEI n.33  


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[Modificato da Caterina63 25/02/2010 10:47]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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