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Quella mania di complicare sempre tutto..... K. Rahner non aveva altro da fare?

Ultimo Aggiornamento: 01/02/2018 08:03
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26/09/2011 23:04
 
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LEGGETE RAHNER:

  

NON CI CAPIRETE NIENTE MA È IMPORTANTE LEGGERLO”

Un linguaggio difficile. Un teologare onnicomprensivo.

La “svolta antropologica” di Rahner.

Padre del relativismo? Pericolose derive dottrinali?

Un uso moderato per “non nuocere gravemente alla salute”… dell’anima

 

 

Leggete Rahner. Voi non capirete molto ma è importante che lo leggiate lo stesso”. Con questo appello ironico ai suoi studenti, alcuni anni fa, un professore di teologia sintetizzava in modo mirabile due aspetti fondamentali del pensiero di Karl Rahner. Le sue parole si persero nell’aria mite di un pomeriggio. Nel corso degli anni, però, alla luce di questi nuovi studi, sono ritornate in mente. Anche perché, nel frattempo, quel professore, che era pure prete, ha lasciato l’abito sacerdotale ed è convolato a nozze con una donna, con la quale aveva da tempo una relazione segreta.

 

 

 

di Claudia Cirami

 

Leggete Rahner. Voi non capirete molto ma è importante che lo leggiate lo stesso”. Con questo appello ironico ai suoi studenti, alcuni anni fa, un professore di teologia sintetizzava in modo mirabile due aspetti fondamentali del pensiero di Karl Rahner, teologo gesuita del xx secolo, morto nel 1984: la difficoltà di comprendere fino in fondo il suo pensiero dovuta ad un linguaggio ostico e, nello stesso tempo, la rilevanza di un teologare che lo ha reso uno dei più celebrati soloni della teologia degli ultimi tempi.

 

UN LINGUAGGIO DIFFICILE

I professori Rahner e Ratzinger

Quello del linguaggio rahneriano non è un problema indifferente. In un articolo sull’Osservatore Romano del 28 Dicembre del 2009, F. G. Brambilla, preside della facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, lo definisce “tormentata lingua”, tale da renderlo meno leggibile rispetto ad altri teologi. Capire esattamente la portata del suo pensiero non è semplice per chi non si occupa di teologia a tempo pieno (e spesso anche per chi se ne occupa). Non si tratta, infatti, del solito linguaggio da professore teutonico disseminato di termini vigorosi: Christliche Weltanschauung, Formgeschichte, etc. In Rahner è operante invece lo scontro quotidiano tra il desiderio, esplicitato dallo stesso teologo, di rendersi comprensibile all’uomo comune e l’incapacità quasi strutturale di riuscire ad esprimersi in un modo tale da poterlo raggiungere. Una vera eterogenesi dei fini, se leggiamo quello che confessò a Vittorio Messori: “Non sono mai stato un teologo chiuso agli influssi esterni. Se studiavo un argomento è perché dalla mia attività pastorale, dai miei contatti con la gente, mi rendevo conto che quell’argomento faceva problema; che qualcuno poteva essere aiutato da una ricerca”.

 

 

UN TEOLOGARE ONNICOMPRENSIVO

Rahner ancora giovane gesuita. Il "suo" concilio era ancora lontano. Indossa ancora un clergymen. Fra poco dismetterà e per sempre i segni esteriori del suo sacerdozio

Sulla grandezza della sua riflessione teologica non ci sono dubbi. Pensiamo, ad esempio, a quello che gli deve la teologia trinitaria. Rahner ha formulato l’assioma “La Trinità economica è la Trinità immanente e viceversa”, mostrando che è solo a partire dalla sua manifestazione nella storia – con la rivelazione di Cristo – che possiamo sapere qualcosa del Dio Uno e Trino così come è in sé. La Commissione Teologica Internazionale, nel documento Desiderium et cognitio dei del 1981, ha reso più esplicito questo assioma, evitando alcuni seri rischi. Giustamente, però, Luis Ladaria, attualmente segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha sottolineato che “sono chiare le coincidenze con il modo di esprimersi di Rahner. E’ sua l’intuizione che in fondo si accetta”. E non è solo la teologia trinitaria ad essergli debitrice. Rahner fu chiamato come teologo perito al Concilio Vaticano II e presto divenne un personaggio chiave nell’assise conciliare. Inoltre, basta dare uno sguardo alla sterminata bibliografia del gesuita (circa 4000 scritti) per capire che egli si è occupato di molteplici settori della teologia: Sulla teologia della morte, La gerarchia nella Chiesa, Ascesi e mistica nei Padri della Chiesa, La Trinità, Le dimensioni politiche del cristianesimo, Il sacerdote e la fede oggi, Corso fondamentale sulla fede, Eucaristia, Sul battesimo, etc. E lo ha fatto sempre in modo significativo e mai scontato.

 

 

LA SVOLTA ANTROPOLOGICA DI RAHNER

Il padre Cornelio Fabro. Parlò per primo di “svolta antropologica” in Rahner

E’ stato il padre stimmatino Cornelio Fabro, nel 1974, ad usare l’espressione “svolta antropologica” in relazione alla teologia di Rahner. Uno dei primi, anche, ad esprimere una critica nei confronti dell’osannato gesuita. Rahner parte dall’uomo per il suo discorso su Dio. Egli, infatti, “era persuaso che il dato della fede va messo in rapporto fin quasi a rinascere nell’esperienza che l’uomo ha di sè. Dunque l’antropologia ha da portare alla teologia un contributo fondamentale” (A. Bertani, Jesusn.4 Aprile 2004). Fondamentale, certo, ma anche deleterio nel momento in cui la teologia si ritrova a dover dipendere da questa. Scrive Rahner: “La teologia oggi deve assolutamente tener conto di tutte le scienze antropologiche moderne, che non esistevano in passato, così come deve conoscere e rispettare l’uomo nella prospettiva delle scienze naturali moderne”. In una simile affermazione c’è un che di sinistro: il tono stesso. Sembrerebbe quasi sostenere l’impossibilità per il discorso teologico di essere articolato senza il contributo vincolante dei dati delle moderne scienze antropologiche. Non sembra qui di risentire l’eco della mai sopita tentazione di voler ridurre Dio alla “misura” dell’uomo? Infatti, padre Giovanni Cavalcoli, un teologo domenicano che ha criticato la teologia rahneriana, spiega: “InRahner l’uomo si ripiega sulla sua illimitata autocoscienza perché egli ha assolutizzato se stesso”.

 

 

PADRE DEL RELATIVISMO?

In un articolo su Il Foglio del 2009, intitolato in modo molto significativo Rahner, maestro del Concilio, di Martini e della coscienza relativa, Roberto De Mattei presenta la figura del teologo tedesco come “padre del relativismo teologico contemporaneo”. Un relativismo che drammaticamente è cresciuto in maniera esponenziale dopo il Concilio Vaticano II. Non sono però i documenti conciliari i responsabili di questa deriva ecclesiale. Nel discorso alla curia romana del 2005, Papa Benedetto XVI ha spiegato, infatti, che sono state due le ermeneutiche di questo grande evento: una – quella “della riforma” – che, pur nel silenzio ha prodotto buoni frutti; l’altra – quella “della discontinuità e della rottura” – che ha interpretato il Vaticano II come evento che rompe con il passato preconciliare e la Tradizione. Il già citato padre Cavalcoli non ha dubbi su chi sia uno degli indiziati maggiori all’origine di questa “ermeneutica della discontinuità”: proprio Rahner, perché egli “ha concepito il progresso come rottura, come contraddizione col passato di una tradizione cristiana sacra e perenne” operando non “in nome di una sana modernità, ma di un rinnovato modernismo peggiore di quello dei tempi di san Pio X” (Radici Cristiane, n. 47, Agosto-Settembre 2009). Al teologo tedesco, padre Cavalcoli ha dedicato pure un libro dal titolo emblematico: K. Rahner. Il Concilio tradito, che rincara la dose.

 

 

PERICOLOSE DERIVE DOTTRINALI?

Il padre dell'esistenzialismo Martin Heidegger. Una pericolosa passione di Rahner.

Heinz J. Vogels – che certo non può essere considerato un tradizionalista – ha messo in evidenza i principali pericoli insiti nella teologia rahneriana: Padre, Figlio e Spirito Santo visti come tre modi di manifestarsi di un’unica Persona divina e non come tre Persone distinte (modalismo); Gesù Cristo solo espressione storica del Padre, non Persona divina preesistente (adozionismo); mancato riconoscimento del carattere di persona dello Spirito Santo; una rischiosa tendenza a vedere operante in Gesù Cristo un’unica energia (monoenergismo) e un’unica volontà (monotelismo), quella divina, mettendo in ombra la componente umana; la maternità divina di Maria messa implicitamente in discussione; affermazione della capacità dell’uomo di auto-redimersi. Anche ad una rapida occhiata, è possibile comprendere che qualcosa non va nella teologia dell’illustre gesuita. E non dimentichiamo, infine, l’attrazione fatale di Rahner per Heidegger, padre dell’esistenzialismo che, come ricorda Messori in Vivaio, Edith Stein riteneva non adatto ad un cristiano perché negava l’esistenza di Dio così come lo intende la fede cattolica. Pur nella grande fama riconosciuta al teologo tedesco, c’è, dunque, in Rahner il pericolo implicito di una teologia che, portata all’estreme conseguenze, conduca su binari che si discostano dall’ortodossia cattolica. Non sarebbe il primo caso, nella storia della Chiesa, di un teologo che, pur mantenendo se stesso all’interno della fede cattolica, ha di fatto, suo malgrado, dato il via a rovinose deviazioni dottrinali che hanno poi ripercussioni gravissime nella vita spirituale dei fedeli, e prima ancora nei seminaristi e dunque nei futuri sacerdoti.

 

 

UN USO MODERATO PER “NON NUOCERE GRAVEMENTE ALLA SALUTE”. DELL’ANIMA

Karl Rahner negli ultimi anni. Sempre giacca e cravatta. Morì nel 1984

Torniamo all’appello del professore con cui abbiamo aperto questo scritto: “Leggete Rahner. Voi non capirete molto ma è importante che lo leggiate lo stesso”. Le sue parole si persero nell’aria mite di un pomeriggio. Nel corso degli anni, però, alla luce di questi nuovi studi, sono ritornate in mente. Anche perché, nel frattempo, quel professore, che era pure prete, ha lasciato l’abito sacerdotale ed è convolato a nozze con una donna, con la quale aveva da tempo una relazione segreta. Ci sarebbe da chiedersi: una pagina di Rahner al giorno toglie la vocazione di torno? Lasciamo perdere una facile ironia: la teologia rahneriana non merita un simile trattamento.

Una considerazione è tuttavia obbligatoria, a questo punto. In un’epoca in cui le scomuniche sono quasi del tutto scomparse, in cui l’imprimatur, come il saluto, non si nega a nessuno, in cui i teologi cattolici – alcuni fedeli all’ortodossia e altri “allegramente disinvolti” nei confronti di questa – raggiungono facilmente, con i mezzi di comunicazione odierni, l’ignaro popolo cattolico, sarebbe necessario se non altro un punto fermo. Quale? Che almeno una voce autorevole, in ogni seminario, facoltà teologica, istituto di scienze religiose, si prendesse la briga di premettere qualche “avvertenza” e un invito “a non abusare” di certi teologi per “non nuocere gravemente alla salute” della vita spirituale. Non il ripristino di un moderno Indice – che indurrebbe anzi ad una maggiore attenzione verso pagine tanto suadenti quanto pericolose – ma qualche chiara “istruzione per l’uso” per mettere al sicuro la fede di chi si accosta a questi celebrati quanto ambigui teologi. Non sarebbe anche questo amore per il prossimo?




**********************


Argomento assai complesso i cui nodi stanno venendo al pettine soltanto in questi ultimi anni, grazie anche al contributo di padre Giovanni Cavalcoli O.P. che con il suo libro: Karl Rahner: Concilio tradito… ha divelto parecchie “pentole” contenenti la dottrina rahneriana per nulla ortodossa, anzi, assai nociva per il cattolicesimo…

Leggo anche nell’articolo, per il quale ringrazio Claudia :

E non è solo la teologia trinitaria ad essergli debitrice….

*****

effettivamente la teologia trinitaria non deve nulla a Rahner… essa, possiamo dire, è stata completata con san Tommaso d’Aquino se, ovviamente, per “completezza” si intende il rigore DOTTRINALE, mentre è naturale che la discussione per l’approfondimento di tale immensa dottrina è sempre aperto….
Tuttavia il danno di Rahner è stato enorme e spesso anche devastante… spiega padre Cavalcoli O.P. a pag. 277 del libro citato:
” (circa il metodo usato da Rahner)… consente a Rahner di ingannare il lettore che non conosce a fondo i suoi scritti, in quanto la mossa iniziale non sembra scostarsi dall’ortodossia. Da qui la fatica che fanno molti a rendersi conto delle eresia di Rahner, mentre nella mossa finale egli rivela chiaramente il suo pensiero…” il quale non è affatto cattolico…

Ho fatto di proposito questo intervento per richiamare la nostra attenzione prima di tutto SUL METODO usato da Rahner, prima ancora di passare alla dottrina, la sua…
;-) perchè purtroppo molti sono coloro che , in buona fede, non riescono a “vedere” l’eresia rahneriana a causa proprio del suo metodo CONCILIATORE tanto da farlo passare per un benemerito della teologia del nostro tempo…
In verità Rahner ha fatto più danni che bene… la Trinità Santissima non gli è affatto riconoscente avendo egli stravolto il Catechismo Cattolico :-)

Rahner di fatto è proprio l’incarnazione di quella teologia MODERNISTA profeticamente denunciata da san Pio X… spiega infatti padre Giovanni Cavalcoli a pag. 49:
“Secondo Rahner Dio trascende i fenomeni, ma non trascende l’autocoscienza, per cui in pratica la gnoseologia rahneriana resta impigliata nel fenomeno denunciato da san Pio X…..”

e ancora, spiega a pag. 55 (e vi consiglio la lettura di questo libro molto illuminante anche per chi, come me, è completamente digiuna di questi temi fra esperti ^__^ ):
“Il Dio di Rahner è un dio che si è costruito lui, ma che non ha tutti gli attributi del vero Dio, anzi ne ha di contrari (per esempio “senza forma”).
Più che al Dio trascendente, Creatore e personale delle tre religioni monoteistiche (ebraismo, cristianesimo ed islamismo), assomiglia al Dio “senza volto e senza nome” di Giordano Bruno o di Bohme o di Schelling o, ancor più, al Brahman dell’induismo o al Tao del taoismo o al Dio cosmico della New-Age….”

Ciò che fa tremare è che nonostante i nodi stiano venendo al pettine, e nonostante il fatto che se ne parli sempre di più, Rahner è ancora INSEGNATO NEI SEMINARI… viene ancora citato nelle sue frasi tipiche di uno slogan degli anni ’60-’70 attraverso i quali la maggiorparte dei cattolici (spesso sono persino suore o insegnanti di religione cattolica) non ne comprendono la gravità eretica…
Dice ragionevolmente padre Cavalcoli O.P. a pag. 19:
“Ma il pensiero rahneriano, dopo un primo periodo di falsificazione del pensiero tomistico, nella sua ultima fase non è affatto tomista!…”
ed auspica, lo stesso padre domenicano, che la stessa Chiesa si affretti a mettere ordine alla questione, a condannare le eresia di Rahner, prima che sia troppo tardi… e non esclude che se la Chiesa di oggi non fosse in grado di provvedere, sarà necessario in futuro un Concilio che condanni esplicitamente la dottrina e il dio di Rahner…

 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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