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16 Aprile, genetliaco del Santo Padre Benedetto XVI

Ultimo Aggiornamento: 09/04/2016 13:59
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14/04/2012 12:24
 
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AUGURI AL SANTO PADRE DAI CARDINALI E DAI SUOI COMPATRIOTI

Città del Vaticano, 16 aprile 2012 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI compie oggi 85 anni. Il Papa è nato il 16 aprile 1927 nella località bavarese di Marktl am Inn e in questa stessa settimana, il 19 di aprile, ricorre il settimo anniversario della sua elezione al soglio pontificio.

Questa mattina, nella duplice ricorrenza, è stata celebrata, nella Cappella Paolina del Palazzo Apostolico, una Santa Messa di ringraziamento alla quale hanno assistito i membri del Collegio Cardinalizio ed una nutrita rappresentanza dell'episcopato della terra natale del Pontefice.

Prima della celebrazione eucaristica, il Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, ha rivolto al Santo Padre alcune parole di saluto.
"Sette anni fa il Signore Le ha chiesto un grande gesto d'amore dicendole, come un giorno a Pietro: 'Se mi ami, pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle'. Con la generosità di sempre Ella ha detto il suo sì ed ha così iniziato il Suo ministero petrino".
"Noi oggi, in occasione del Suo genetliaco, vogliamo ringraziarLa per la sollecitudine con cui Ella esercita questo servizio d'amore. Non per nulla la Sua prima Enciclica è stata tutto un inno all'Amore che è Dio, come a quell'amore che deve animare ogni Pastore, chiamato a fare entrare nel mondo la luce di Dio ed in tal modo anche il calore del suo a amore".
"Padre Santo, che il Signore continui ad esserLe vicino, realizzando la promessa annunziata da Dio all'uomo giusto nel Salmo 90: 'Longitudine dierum replebo Eum et ostendam illi salutare meum' 'lo sazierò di lunghi anni e gli mostrerò la mia salvezza'", ha concluso il Porporato.

***

Ringraziamo il Signore per il dono che ci fa, ogni giorno, della Chiesa e del Santo Padre, il Suo Dolce Vicario in terra. Ringraziamo il Santo Padre, Benedetto XVI, per tutto ciò che fa per noi con immenso sacrificio...
Grazie Papa Benedetto XVI, questi duplici Anniversari: il Vostro Genetliaco e l'Elelzione al Soglio Petrino, noi li deponiamo nel Cuore Immacolato di Maria, e li portiamo nei grani di migliaia di Corone del Rosario.
Auguri Santo Padre, ad multos annos!
www.gloria.tv/?media=278997


Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org

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il secondo video è dell'amico Scenron del Blog LaVignadelSignore [SM=g1740721]
lavignadelsignore.blogspot.it/2012/04/85-genetliaco-di-benedetto-xvi-gli...

www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=0_GIhVbv-dk


mentre il tezo video è dal Blog amico Fiae ecclesiae e Sursum corda
sursumcorda-dominum.blogspot.it/2012/04/cari-auguri-santita.html#comm...
filiaecclesiae.wordpress.com/

www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=M46V5aRhI-M



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CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA NELLA CAPPELLA PAOLINA IN OCCASIONE DELL’85° GENETLIACO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI (16 APRILE 2012)


In occasione del Suo 85° genetliaco, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto ieri mattina alle ore 9 la Santa Messa concelebrata nella Cappella Paolina del Palazzo Apostolico con i più stretti collaboratori e una rappresentanza di Cardinali, Vescovi e prelati tedeschi, tra i quali il fratello Georg.
Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa ha pronunciato a braccio nel corso Celebrazione Eucaristica:


OMELIA DEL SANTO PADRE
TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

Signori Cardinali,

Cari Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

Cari Fratelli e Sorelle!

Nel giorno del mio compleanno e del mio Battesimo, il 16 aprile, la liturgia della Chiesa ha posto tre segnavia che mi indicano dove porta la strada e che mi aiutano a trovarla. In primo luogo, c’è la memoria di santa Bernadette Soubirous, la veggente di Lourdes; poi, c’è uno dei Santi più particolari della storia della Chiesa, Benedetto Giuseppe Labre; e poi, soprattutto, c’è il fatto che questo giorno è sempre immerso nel Mistero Pasquale, nel Mistero della Croce e della Risurrezione, e nell’anno della mia nascita è stato espresso in modo particolare: era il Sabato Santo, il giorno del silenzio di Dio, dell’apparente assenza, della morte di Dio, ma anche il giorno nel quale si annunciava la Risurrezione.

Bernadette Soubirous, la ragazza semplice del Sud, dei Pirenei – tutti la conosciamo e la amiamo. Bernadette è cresciuta nella Francia illuminista del XIX secolo, in una povertà difficilmente immaginabile. La prigione, che era stata abbandonata perche troppo insalubre, diventò, alla fine – dopo qualche esitazione –, la dimora della famiglia, nella quale ella trascorse l’infanzia. Non c’era la possibilità di avere formazione scolastica, solo un po’ di catechismo per la preparazione alla Prima Comunione. Ma proprio questa fanciulla semplice, che nel suo cuore era rimasta pura e schietta, aveva il cuore che vede, era capace di vedere la Madre del Signore e in Lei il riflesso della bellezza e della bontà di Dio. A questa fanciulla Maria poteva mostrarsi e attraverso lei parlare al secolo e oltre il secolo stesso. Bernadette sapeva vedere, con il cuore puro e genuino. E Maria le indica la sorgente: lei può scoprire la sorgente, acqua viva, pura e incontaminata; acqua che è vita, acqua che dona purezza e salute. E attraverso i secoli, ormai, quest’acqua viva è un segno da parte di Maria, un segno che indica dove si trovano le sorgenti della vita, dove possiamo purificarci, dove troviamo ciò che è incontaminato. In questo nostro tempo, in cui vediamo il mondo in tanto affanno, e in cui prorompe la necessità dell’acqua, dell’acqua pura, questo segno è tanto più grande. Da Maria, dalla Madre del Signore, dal cuore puro viene anche l’acqua pura, genuina che dà la vita, l’acqua che in questo secolo – e nei secoli che possono venire – ci purifica e ci guarisce.

Penso che possiamo considerare quest’acqua come un’immagine della verità che ci viene incontro nella fede: la verità non simulata, ma incontaminata. Infatti, per poter vivere, per poter diventare puri, abbiamo bisogno che ci sia in noi la nostalgia della vita pura, della verità non travisata, di ciò che non è contaminato dalla corruzione, dell’essere uomini senza macchia. Ecco che questo giorno, questa piccola Santa è sempre stata per me un segno che mi ha indicato da dove proviene l’acqua viva di cui abbiamo bisogno – l’acqua che ci purifica e che dà la vita –, e un segno di come dovremmo essere: con tutto il sapere e tutte le capacità, che pure sono necessari, non dobbiamo perdere il cuore semplice, lo sguardo semplice del cuore, capace di vedere l’essenziale, e dobbiamo sempre pregare il Signore affinché conserviamo in noi l’umiltà che consente al cuore di rimanere chiaroveggente – di vedere ciò che è semplice ed essenziale, la bellezza e la bontà di Dio – e di trovare così la sorgente dalla quale viene l’acqua che dona la vita e purifica.

Poi c’è Benedetto Giuseppe Labre, il pio pellegrino mendicante del XVIII secolo che, dopo diversi tentativi inutili, trova finalmente la sua vocazione di pellegrinare come mendicante – senza niente, senza alcun appoggio e non tenendo per sé nulla di quel che riceveva se non ciò di cui aveva assolutamente bisogno – pellegrinare attraverso tutta l’Europa, a tutti i santuari dell’Europa, dalla Spagna fino alla Polonia e dalla Germania fino alla Sicilia: un Santo veramente europeo! Possiamo anche dire: un Santo un po’ particolare che, mendicando, vagabonda da un santuario all’altro e non vuole fare altro che pregare e con ciò rendere testimonianza a quello che conta in questa vita: Dio. Certo, non rappresenta un esempio da emulare, ma è un segnavia, un dito teso verso l’essenziale. Egli ci mostra che Dio da solo basta; che al di là di tutto ciò che può esserci in questo mondo, al di là delle nostre necessità e capacità, quello che conta, l’essenziale è conoscere Dio. Egli da solo basta. E questo «solo Dio», egli lo indica a noi in modo drammatico. E al tempo stesso, questa vita realmente europea che, da santuario a santuario, abbraccia l’intero Continente europeo rende evidente che colui che si apre a Dio non si estranea dal mondo e dagli uomini, bensì trova fratelli, perché da parte di Dio cadono le frontiere, solo Dio può eliminare le frontiere perché grazie a Lui siamo tutti solo fratelli, facciamo parte gli uni degli altri; rende presente che l’unicità di Dio significa, al contempo, la fratellanza e la riconciliazione degli uomini, l’abbattimento delle frontiere che ci unisce e ci guarisce. Così egli è un Santo della pace proprio in quanto è un Santo senza alcuna esigenza, che muore povero di tutto eppure benedetto con ogni cosa.

E poi, infine, c’è il Mistero Pasquale. Nello stesso giorno in cui sono nato, grazie alla premura dei miei genitori, sono anche rinato dall’acqua e dallo Spirito, come abbiamo appena ascoltato nel Vangelo. In primo luogo, c’è il dono della vita che i miei genitori mi hanno fatto in tempi molto difficili, e per il quale li devo ringraziare. Ma non è scontato che la vita dell’uomo in sé sia un dono. Può veramente essere un bel dono? Sappiamo che cosa incombe sull’uomo nei tempi bui che si troverà davanti – anche in quelli più luminosi che potranno venire? Possiamo prevedere a quali affanni, a quali terribili eventi potrà essere esposto? È giusto dare la vita così, semplicemente? È responsabile o è troppo incerto? È un dono problematico, se rimane a se stante. La vita biologica di per sé è un dono, eppure è circondata da una grande domanda. Diventa un vero dono solo se, insieme ad essa, si può dare una promessa che è più forte di qualunque sventura che ci possa minacciare, se essa viene immersa in una forza che garantisce che è un bene essere uomo, che per questa persona è un bene qualsiasi cosa possa portare il futuro. Così, alla nascita va associata la rinascita, la certezza che, in verità, è un bene esserci, perché la promessa è più forte delle minacce. Questo è il senso della rinascita dall’acqua e dallo Spirito: essere immersi nella promessa che solo Dio può fare: è bene che tu ci sia, e ne puoi essere certo, qualsiasi cosa accada. Da questa certezza ho potuto vivere, rinato dall’acqua e dallo Spirito. Nicodemo chiede al Signore: «Un vecchio può forse rinascere?». Ora, la rinascita ci è donata nel Battesimo, ma noi dobbiamo continuamente crescere in essa, dobbiamo sempre di nuovo lasciarci immergere da Dio nella sua promessa, per essere veramente rinati nella grande, nuova famiglia di Dio che è più forte di tutte le debolezze e di tutte le potenze negative che ci minacciano. Perciò questo è un giorno di grande ringraziamento.

Il giorno in cui sono stato battezzato, come ho detto, era Sabato Santo. Allora si usava ancora anticipare la Veglia Pasquale nella mattinata, alla quale sarebbe seguito ancora il buio del Sabato Santo, senza l’Alleluia. Mi sembra che questo singolare paradosso, questa singolare anticipazione della luce in un giorno oscuro, possa essere quasi un’immagine della storia dei nostri giorni. Da un lato, c’è ancora il silenzio di Dio e la sua assenza, ma nella Risurrezione di Cristo già c’è l’anticipazione del «sì» di Dio, e in base a questa anticipazione noi viviamo e, attraverso il silenzio di Dio, sentiamo il suo parlare, e attraverso il buio della sua assenza intravvediamo la sua luce. L’anticipazione della Risurrezione nel mezzo di una storia che si evolve è la forza che ci indica la strada e che ci aiuta ad andare avanti.

Ringraziamo il buon Dio perché ci ha donato questa luce e lo preghiamo affinché essa possa rimanere sempre. E in questo giorno ho motivo di ringraziare Lui e tutti coloro che sempre di nuovo mi hanno fatto percepire la presenza del Signore, che mi hanno accompagnato affinché io non perdessi la luce.

Mi trovo di fronte all’ultimo tratto del percorso della mia vita e non so cosa mi aspetta. So, però, che la luce di Dio c’è, che Egli è risorto, che la sua luce è più forte di ogni oscurità; che la bontà di Dio è più forte di ogni male di questo mondo. E questo mi aiuta a procedere con sicurezza. Questo aiuta noi ad andare avanti, e in questa ora ringrazio di cuore tutti coloro che continuamente mi fanno percepire il «sì» di Dio attraverso la loro fede.

Alla fine - Cardinale Decano - un cordiale ringraziamento per le Sue parole di fraterna amicizia, per tutta la collaborazione in tutti questi anni. E un grande grazie a tutti i collaboratori dei 30 anni in cui sono a Roma, che mi hanno aiutato a portare il peso della mia responsabilità. Grazie. Amen.

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[SM=g1740717] UDIENZA ALLA DELEGAZIONE DELLA BAVIERA (16 APRILE 2012)


Alle ore 12 di ieri, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto una delegazione della Baviera, guidata dal Cardinale Reinhard Marx, Arcivescovo di München und Freising, e dal Ministro Presidente della Baviera, On.le Horst Seehofer.
Nel corso del festoso incontro in occasione del Suo 85° genetliaco, il Papa ha rivolto ai presenti le parole che riportiamo di seguito:


PAROLE DEL SANTO PADRE


Caro Signor Ministro Presidente,

Eminenza,

cari fratelli nell’episcopato,

cari amici!

Mi dispenserete dal richiamare tutti i nomi ed i titoli uno ad uno – sarebbe troppo lungo... Ma vi assicuro che ho letto due volte la lista degli invitati, di coloro che sono venuti, e l’ho letta con il cuore. Nel farlo, ho salutato, tra me e me, ciascuno di voi singolarmente: nessuno è presente in forma anonima. Dentro di me vi ho visti tutti e sono felice ora di potervi salutare qui. Con ciascuno di voi ho avuto un colloquio – benvenuti a voi tutti!

Cosa dire in questa occasione? Il mio sentimento va al di là delle parole e quindi devo proporre, a modo di ringraziamento, quello che non posso esprimere pienamente. Però, ci tengo a ringraziare di vero cuore Lei, Signor Ministro Presidente, per le Sue parole: Lei ha fatto parlare il cuore della Baviera, un cuore cristiano, cattolico, e così facendo mi ha commosso e, allo stesso tempo, ha riportato al presente tutto quello che è stato importante nella mia vita. Non di meno desidero ringraziare Lei, Signor Cardinale, per le Sue care parole, come Pastore della diocesi dalla quale provengo e alla quale appartengo come sacerdote, nella quale sono cresciuto e alla quale interiormente sempre appartengo, ricordando al contempo l’aspetto cristiano, la nostra fede nella sua bellezza e grandezza.

Caro Signor Ministro Presidente, Lei ha raccolto qui una sorta di immagine speculare della geografia interiore ed esteriore della mia vita; della geografia esteriore, che però è sempre anche interiore, e che parte da Marktl am Inn passando per Tittmoning fino ad Aschau, poi a Hufschlag e Traunstein fino a Pentling e quindi a Ratisbona… In tutte queste tappe, che qui sono presenti, c’è sempre un pezzetto della mia vita, una parte in cui sono vissuto, ho lottato e che ha contribuito a farmi diventare come sono e come ora mi trovo di fronte a voi, e come, un giorno, dovrò presentarmi al Signore. Poi, tutti gli ambiti della vita della Baviera: la Chiesa viva del nostro Paese è presente – ne ringrazio i Vescovi bavaresi. C’è anche, grazie a Dio, la dimensione ecumenica, con il vescovo della Chiesa evangelica di Monaco di Baviera… Questo mi ricorda la grande amicizia che mi aveva legato al vescovo Hanselmann, che è uno dei tesori dei miei ricordi e che mi testimoniano come si va avanti. Allo stesso modo, ricordo la comunità ebraica con il dott. Lamm e il dott. Snopkowski: anche con loro erano nate amicizie cordiali, che mi avevano interiormente avvicinato alla parte ebraica del nostro popolo e al popolo ebraico come tale, e che sono presenti in me in forza del ricordo. Poi ci sono i media, che portano nel mondo quello che facciamo e quello che diciamo… a volte dobbiamo aggiustarlo un po’, ma cosa saremmo senza il loro servizio? E poi, Lei ha presentato la Baviera viva, caro Signor Ministro Presidente, nei bambini, nei quali riconosciamo che la Baviera continua ad essere fedele a se stessa e che proprio perché rimane fedele a se stessa rimane giovane e progredisce. E a questo si aggiunge la musica che ho potuto ascoltare, che mi ricorda mio padre, il quale sulla cetra [Zither] suonava "Gott grüße Dich": ecco tornati i suoni della mia infanzia, che però è anche un suono del presente e del futuro – "Gott grüße Dich"…

Il cuore ricolmo richiederebbe tante parole, ma allo stesso tempo mi limita perché sarebbe troppo grande quello che avrei da dire. Alla fine, però, tutto si riassume nell’unica parola con la quale vorrei chiudere: "Vergelt’s Gott!" – Dio ve ne renda merito.



[SM=g1740738]
[Modificato da Caterina63 17/04/2012 21:36]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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