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Il Papa alla PCB: La Scrittura si comprende DENTRO LA CHIESA (importante)

Ultimo Aggiornamento: 27/02/2016 09:52
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Benedetto XVI ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Commissione Biblica

La Scrittura si comprende
all'interno della Chiesa


I sacri testi non si comprendono che all'interno della Chiesa. Ogni interpretazione deve essere, in ultima istanza, sottoposta al giudizio della Chiesa. Lo ha ricordato il Papa ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Commissione Biblica, ricevuti in udienza giovedì mattina, 23 aprile, nella Sala dei Papi.

Signor Cardinale, Eccellenza,
cari Membri
della Pontificia Commissione Biblica,
sono lieto di accogliervi ancora una volta al termine della vostra annuale Assemblea plenaria. Ringrazio il Signor Cardinale William Levada per il suo indirizzo di saluto e per la concisa esposizione del tema che è stato oggetto di attenta riflessione nel corso della vostra riunione. Vi siete nuovamente radunati per approfondire un argomento molto importante:  l'ispirazione e la verità della Bibbia. Si tratta di un tema che riguarda non soltanto la teologia, ma la stessa Chiesa, poiché la vita e la missione della Chiesa si fondano necessariamente sulla Parola di Dio, la quale è anima della teologia e, insieme, ispiratrice di tutta l'esistenza cristiana.

Il tema che avete affrontato risponde, inoltre, a una preoccupazione che mi sta particolarmente a cuore, poiché l'interpretazione della Sacra Scrittura è di importanza capitale per la fede cristiana e per la vita della Chiesa.

Come Ella ha già ricordato, Signor Presidente, nell'Enciclica Providentissimus Deus Papa Leone XIII offriva agli esegeti cattolici nuovi incoraggiamenti e nuove direttive in tema di ispirazione, verità ed ermeneutica biblica. Più tardi Pio XII nella sua Enciclica Divino afflante Spiritu raccoglieva e completava il precedente insegnamento, esortando gli esegeti cattolici a giungere a soluzioni in pieno accordo con la dottrina della Chiesa, tenendo debitamente conto dei positivi apporti dei nuovi metodi di interpretazione nel frattempo sviluppati.

Il vivo impulso dato da questi due Pontefici agli studi biblici, come Lei ha anche detto, ha trovato piena conferma ed è stato ulteriormente sviluppato nel Concilio Vaticano ii, cosicché tutta la Chiesa ne ha tratto e ne trae beneficio. In particolare, la Costituzione conciliare Dei Verbum illumina ancora oggi l'opera degli esegeti cattolici e invita i Pastori e i fedeli ad alimentarsi più assiduamente alla mensa della Parola di Dio. Il Concilio ricorda, al riguardo, innanzitutto che Dio è l'Autore della Sacra Scrittura:  "Le cose divinamente rivelate che nei libri della Sacra Scrittura sono contenute e presentate, furono consegnate sotto l'ispirazione dello Spirito Santo. La Santa Madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell'Antico che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché, scritti sotto ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa" (Dei Verbum, 11).

Poiché dunque tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito Santo, invisibile e trascendente Autore, si deve dichiarare, per conseguenza, che "i libri della Scrittura insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata nelle sacre Lettere" (ibid., 11).

Dalla corretta impostazione del concetto di divina ispirazione e verità della Sacra Scrittura derivano alcune norme che riguardano direttamente la sua interpretazione. La stessa Costituzione Dei Verbum, dopo aver affermato che Dio è l'autore della Bibbia, ci ricorda che nella Sacra Scrittura Dio parla all'uomo alla maniera umana. E questa sinergia divino-umana è molto importante:  Dio parla realmente per gli uomini in modo umano.

Per una retta interpretazione della Sacra Scrittura bisogna dunque ricercare con attenzione che cosa gli agiografi hanno veramente voluto affermare e che cosa è piaciuto a Dio manifestare tramite parole umane. "Le parole di Dio infatti, espresse con lingue umane, si sono fatte simili al linguaggio degli uomini, come già il Verbo dell'eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell'umana natura, si fece simile agli uomini" (Dei Verbum, 13). Queste indicazioni, molto necessarie per una corretta interpretazione di carattere storico-letterario come prima dimensione di ogni esegesi, richiedono poi un collegamento con le premesse della dottrina sull'ispirazione e verità della Sacra Scrittura. Infatti, essendo la Scrittura ispirata, c'è un sommo principio di retta interpretazione senza il quale gli scritti sacri resterebbero lettera morta, solo del passato:  la Sacra Scrittura deve "essere letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta" (Dei Verbum, 12).

Al riguardo, il Concilio Vaticano ii indica tre criteri sempre validi per una interpretazione della Sacra Scrittura conforme allo Spirito che l'ha ispirata.

Anzitutto occorre prestare grande attenzione al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura:  solo nella sua unità è Scrittura. Infatti, per quanto siano differenti i libri che la compongono, la Sacra Scrittura è una in forza dell'unità del disegno di Dio, del quale Cristo Gesù è il centro e il cuore (cfr. Lc 24, 25-27; Lc 24, 44-46).

In secondo luogo occorre leggere la Scrittura nel contesto della tradizione vivente di tutta la Chiesa. [SM=g1740721]
Secondo un detto di Origene, "Sacra Scriptura principalius est in corde Ecclesiae quam in materialibus instrumentis scripta" ossia "la Sacra Scrittura è scritta nel cuore della Chiesa prima che su strumenti materiali". Infatti la Chiesa porta nella sua Tradizione la memoria viva della Parola di Dio ed è lo Spirito Santo che le dona l'interpretazione di essa secondo il senso spirituale (cfr. Origene, Homiliae in Leviticum, 5, 5).

Come terzo criterio è necessario prestare attenzione all'analogia della fede, ossia alla coesione delle singole verità di fede tra di loro e con il piano complessivo della Rivelazione e la pienezza della divina economia in esso racchiusa.

Il compito dei ricercatori che studiano con diversi metodi la Sacra Scrittura è quello di contribuire secondo i suddetti principi alla più profonda intelligenza ed esposizione del senso della Sacra Scrittura. Lo studio scientifico dei testi sacri è importante, ma non è da solo sufficiente perché rispetterebbe solo la dimensione umana. Per rispettare la coerenza della fede della Chiesa l'esegeta cattolico deve essere attento a percepire la Parola di Dio in questi testi, all'interno della stessa fede della Chiesa. In mancanza di questo imprescindibile punto di riferimento la ricerca esegetica resterebbe incompleta, perdendo di vista la sua finalità principale, con il pericolo di essere ridotta ad una lettura puramente letteraria, nella quale il vero Autore - Dio - non appare più. [SM=g1740722]

Inoltre, l'interpretazione delle Sacre Scritture non può essere soltanto uno sforzo scientifico individuale, ma deve essere sempre confrontata, inserita e autenticata dalla tradizione vivente della Chiesa. Questa norma è decisiva per precisare il corretto e reciproco rapporto tra l'esegesi e il Magistero della Chiesa. L'esegeta cattolico non si sente soltanto membro della comunità scientifica, ma anche e soprattutto membro della comunità dei credenti di tutti i tempi. In realtà questi testi non sono stati dati ai singoli ricercatori o alla comunità scientifica "per soddisfare la loro curiosità o per fornire loro degli argomenti di studio e di ricerca" (Divino afflante Spiritu, EB 566).

I testi ispirati da Dio sono stati affidati in primo luogo alla comunità dei credenti, alla Chiesa di Cristo, per alimentare la vita di fede e guidare la vita di carità. Il rispetto di questa finalità condiziona la validità e l'efficacia dell'ermeneutica biblica. L'Enciclica Providentissimus Deus ha ricordato questa verità fondamentale e ha osservato che, lungi dall'ostacolare la ricerca biblica, il rispetto di questo dato ne favorisce l'autentico progresso. Direi, un'ermeneutica della fede corrisponde più alla realtà di questo testo che non una ermeneutica razionalista, che non conosce Dio.

Essere fedeli alla Chiesa significa, infatti, collocarsi nella corrente della grande Tradizione che, sotto la guida del Magistero, [SM=g1740721] ha riconosciuto gli scritti canonici come parola rivolta da Dio al suo popolo e non ha mai cessato di meditarli e di scoprirne le inesauribili ricchezze. Il Concilio Vaticano ii lo ha ribadito con grande chiarezza:  "Tutto quello che concerne il modo di interpretare la Scrittura è sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chiesa, la quale adempie il divino mandato e ministero di conservare e interpretare la Parola di Dio" (Dei Verbum, 12).

Come ci ricorda la summenzionata Costituzione dogmatica esiste una inscindibile unità tra Sacra Scrittura e Tradizione, poiché entrambe provengono da una stessa fonte:  "La sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro. Ambedue infatti, scaturendo dalla stessa divina sorgente, formano, in un certo qual modo, una cosa sola e tendono allo stesso fine. Infatti la Sacra Scrittura è parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito Santo; invece la sacra Tradizione trasmette integralmente la parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli apostoli, ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano. In questo modo la Chiesa attinge la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Sacra Scrittura.

Perciò l'una e l'altra devono esser accettate e venerate con pari sentimento di pietà e di riverenza" (Dei Verbum, 9). Come sappiamo, questa parola "pari pietatis affectu ac reverentia" è stata creata da San Basilio, è poi stata recepita nel Decreto di Graziano, da cui è entrata nel Concilio di Trento e poi nel Vaticano ii. Essa esprime proprio questa inter-penetrazione tra Scrittura e Tradizione.
Soltanto il contesto ecclesiale permette alla Sacra Scrittura di essere compresa come autentica Parola di Dio che si fa guida, norma e regola per la vita della Chiesa e la crescita spirituale dei credenti. Ciò, come ho già detto, non impedisce in nessun modo un'interpretazione seria, scientifica, ma apre inoltre l'accesso alle dimensioni ulteriori del Cristo, inaccessibili ad un'analisi solo letteraria, che rimane incapace di accogliere in sé il senso globale che nel corso dei secoli ha guidato la Tradizione dell'intero Popolo di Dio.
 
Cari Membri della Pontificia Commissione Biblica, desidero concludere il mio intervento formulando a tutti voi i miei personali ringraziamenti e incoraggiamenti. Vi ringrazio cordialmente per l'impegnativo lavoro che compite al servizio della Parola di Dio e della Chiesa mediante la ricerca, l'insegnamento e la pubblicazione dei vostri studi. A ciò aggiungo i miei incoraggiamenti per il cammino che resta ancora da percorrere. In un mondo dove la ricerca scientifica assume una sempre maggiore importanza in numerosi campi è indispensabile che la scienza esegetica si situi a un livello adeguato. È uno degli aspetti dell'inculturazione della fede che fa parte della missione della Chiesa, in sintonia con l'accoglienza del mistero dell'Incarnazione.

Cari fratelli e sorelle, il Signore Gesù Cristo, Verbo di Dio incarnato e divino Maestro che ha aperto lo spirito dei suoi discepoli all'intelligenza delle Scritture (cfr. Lc 24, 45), vi guidi e vi sostenga nelle vostre riflessioni. La Vergine Maria, modello di docilità e di obbedienza alla Parola di Dio, vi insegni ad accogliere sempre meglio la ricchezza inesauribile della Sacra Scrittura, non soltanto attraverso la ricerca intellettuale, ma anche nella vostra vita di credenti, affinché il vostro lavoro e la vostra azione possano contribuire a fare sempre più risplendere davanti ai fedeli la luce della Sacra Scrittura. Nell'assicurarvi il sostegno della mia preghiera nella vostra fatica, vi imparto di cuore, quale pegno dei divini favori, l'Apostolica Benedizione.



(©L'Osservatore Romano - 24 aprile 2009)


[SM=g1740734]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Oggi tutti possono spezzare e mangiare questo pane


di Cesare Bissoli
Salesiano, membro della Fbc
coordinatore dell'Apostolato biblico in Italia


Nel recente sinodo sulla "Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa", a proposito di "Bibbia e diffusione", nella proposizione 43, dopo aver affermato "quanto sia necessario che tutti i fedeli possano accedere con facilità alla lettura dei sacri testi" i padri sinodali raccomandano "di sostenere l'impegno della Federazione Biblica Cattolica per un accesso largo alla sacra Scrittura (Dei Verbum, 22) e perché sia ulteriormente incrementato il numero delle traduzioni della sacra Scrittura e la loro capillare diffusione. Ciò sia fatto anche in collaborazione con le diverse Società Bibliche".

Alla luce di quanto è stato detto in assemblea sinodale, tre elementi, fra gli altri, si possono rilevare:  il riconoscimento di un servizio ormai collaudato alla Parola di Dio nella fedeltà al concilio Vaticano II, l'attenzione ai bisogni di fede del popolo di Dio e che suonano come sfide, il rinnovato impegno da prendere perché secondo le parole del grande testimone Paolo, "la parola del Signore corra e sia glorificata "(2 Tessalonicesi, 1, 3). 

La Federazione Biblica Cattolica (Fbc) festeggia i suoi 40 anni.Paolo VI

Non si tratta qui di rivisitare la storia - per questo si veda il ricco sito in quattro lingue in www.c-b-f.org - ma di richiamare alcuni fattori sostanziali che hanno retto fin qui il lavoro della Fbc.
Anzitutto l'eccellenza delle origini. La Fbc è stata voluta direttamente da Paolo VI all'indomani del concilio(16 aprile 1969) in attuazione della costituzione sulla Divina Rivelazione Dei Verbum. Questa connessione con la Parola di Dio secondo la lettera e lo spirito del concilio rappresenta la sorgente permanente dell'impegno della Federazione perché la Parola arrivi a tutto il popolo di Dio iniziando alla Bibbia secondo la fides ecclesiae

Affermando negli statuti che le conferenze episcopali del mondo sono membri ordinari della Fbc - e oggi ciò vale per quasi tutte - e inserendo questa nel Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani Paolo VI ha inteso dichiarare ancora più esplicitamente che l'incontro con la Scrittura non è comparabile con una devozione popolare fra le tante, poiché si tratta di una componente intrinseca alla vita della Chiesa, è un'esperienza squisitamente teologico-ecclesiale

Prova ne sia la fioritura veramente cattolica della Fbc, presente in 134 paesi, con una straordinaria testimonianza di pluralismo nella unità della fede grazie a un uso vivace e vitale con la Scrittura nella fede della Chiesa. Segni indicatori sono le sette assemblee plenarie nei diversi continenti, l'ultima in Tanzania, l'organizzazione bene articolata e armonica, la rivista trimestrale Dei Verbum in edizione francese, inglese, spagnola, tedesca, sempre ricca di dati altrimenti non raggiungibili. Una parola a sé merita il convegno mondiale per i 40 anni di Dei Verbum, tenuto a Roma nel settembre del 2005, con una speciale udienza del Papa.

È stato un quarantennio di lavoro intenso nella triplice direzione della traduzione, diffusione e iniziazione alla Bibbia, con la varietà di pratiche di preghiera, di studio, di carità e la pubblicazione di tanti sussidi.

Nell'inchiesta internazionale - unica  nel  suo  genere  -  organizzata dalla Fbc sulla conoscenza della Bibbia da parte dei cristiani in occasione del  sinodo  -  è  apparso  tra  gli  altri un duplice tratto:  l'ignoranza quanto mai estesa sulla vera identità della Scrittura, la forte influenza di un contesto  pluriculturale  e  in  tante parti sempre più secolarizzato. Il Sinodo ne ha fatto oggetto di riflessione specifica, segnalando le sfide nuove che interpellano e servono la Parola di Dio per i fratelli. Se ne possono indicare alcune.

È auspicabile che tutti i membri della Chiesa possano avere la Bibbia in mano come fonte di fede e di spiritualità. Lo chiede la proposizione 9 del sinodo a seguito di Dei Verbum, 22. Non si pensa a una impossibile realizzazione materiale, quanto piuttosto a un contatto quanto più diffuso con la Bibbia per un cambio di mentalità:  è dalla Parola di Dio incontrata nelle tante forme offerte dalla Chiesa, l'Eucaristia anzitutto, che ogni fedele ha assoluto bisogno, tanto più in questo multiculturalismo frammentato e lacerante e in una impostazione globalizzante di pensiero e stile di vita.

Si delinea l'esigenza di inculturazione sempre più compiuta, il che significa una maggior attenzione sul versante teologico al mistero dell'incarnazione che ogni comunicazione della Parola realizza e per questo una rinnovata competenza di dialogo con le diverse culture e religioni. Non basterebbe tradurre e vendere Bibbie se non si rafforzasse l'atteggiamento della fede, sempre più intenso, nell'accogliere la Bibbia. Tutto ciò comporta da parte degli animatori un atteggiamento di amore certamente al Libro, ma anche alle persone che lo ricevono.

È urgente perciò anche un ripensamento del servizio della Fbc nella sua globalità, precisando meglio la propria identità riguardo agli obiettivi, ai servizi, alla stessa organizzazione interna. In tempi di così grande accelerazione, per cui Paolo invita a pregare perché "la Parola di Dio corra" (2 Tessalonicesi, 3, 1), non può essere che i servitori stiano seduti. Del resto è la validità del lavoro fin qui compiuto che vuole e garantisce la bontà del cambio.

In questa dinamica di rinnovamento si inserisce la richiesta sinodale di una più efficiente "collaborazione con le diverse Società Bibliche".

Nel citato grande incontro internazionale del 2005, Benedetto XVI affermava:  "Un ringraziamento speciale va alla Federazione Biblica Cattolica per la sua attività, per la pastorale biblica che promuove, per l'adesione fedele alle indicazioni del magistero e per lo spirito aperto alla collaborazione ecumenica in campo biblico". È utile a questo punto ricordare alcune tra le maggiori sfide che attendono la federazione.
Dato l'esiguo numero di traduzioni bibliche specialmente in Africa, si fa prioritario l'impegno a investire ancora di più in tale settore, collaborando più intensamente con le Società bibliche con le quali al tempo del Sinodo si è concluso un preciso accordo in tale senso, potenziando con la traduzione e la diffusione, l'educazione alla Scrittura come libro della fede.

In questa direzione la Fbc accoglie l'invito esplicito di Benedetto XVI nella citata udienza in cui raccomanda "quale punto fermo della pastorale biblica, la Lectio divina, (che) va perciò ulteriormente incoraggiata, mediante l'utilizzo anche di metodi nuovi, attentamente ponderati, al passo con i tempi". Proprio in questo ambito la Fbc ha in sé esperienze notevoli che sarà bene mettere a conoscenza di tutta la Chiesa.

In terzo luogo, la recente enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate, continuando le due precedenti sottolinea fortemente il rapporto tra ascolto della Parola e attuazione di essa in una prassi di speranza e di carità , secondo la tradizione evangelica. È una ulteriore spinta perché la Fbc continui ancora di più nella strada di promuovere "riconciliazione, giustizia e pace", sollecitata in ciò dalle giovani chiese, verificando così l'autenticità del suo servizio della Parola che vuol essere pane totale per i poveri.

Di fronte a tali obiettivi, è urgente avviare una revisione approfondita della struttura della Federazione, dove l'autonomia delle singole regioni si salda con una visione ecclesiale comune di problemi e soluzioni. Ciò richiede una profonda riflessione dei diversi ambiti della Federazione. Nell'incontro da preparare sarà importante fare della nostra migliore memoria, come è proprio della visione biblica, la nostra migliore profezia. Penso sia il modo più adeguato di onorare i quarant'anni di questa Federazione Biblica Cattolica mondiale che non pochi frutti ha portato nella Chiesa.



(©L'Osservatore Romano - 23 agosto 2009)
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Benedetto XVI alla comunità del Pontificio Istituto Biblico nel centenario di fondazione

La Tradizione apre l'accesso alla Scrittura


Nel mondo secolarizzato la Bibbia rafforza la fede e la spiritualità

Avvicinare la Bibbia alla vita del popolo di Dio:  è quanto fa da cento anni il Pontificio Istituto Biblico, alla cui scuola sono stati formati più di settemila professori di Sacra Scrittura e promotori di gruppi biblici. Lo ha ricordato Benedetto XVI ricevendo in udienza lunedì mattina, 26 ottobre, nella Sala Clementina, la comunità accademica nel centenario della fondazione.
 

Signori Cardinali,
Reverendissimo Preposito Generale della Compagnia di Gesù,
Illustre Rettore,
Illustri docenti e cari alunni del Pontificio Istituto Biblico!

Con vero piacere vi incontro in occasione del 100° anniversario della fondazione del vostro Istituto, voluto dal mio santo predecessore Pio X al fine di costituire nella città di Roma - come è stato detto - un centro di studi specializzati sulla Sacra Scrittura e le discipline connesse.


Saluto con deferenza il Cardinale Zenon Grocholewski, a cui va il mio ringraziamento per le cortesi parole che mi ha voluto rivolgere a nome vostro. Saluto parimenti il Preposito Generale, Padre Adolfo Nicolás Pachón, e colgo volentieri l'opportunità che mi è data per manifestare sincera gratitudine alla Compagnia di Gesù, la quale, non senza notevole sforzo, dispiega investimenti finanziari e risorse umane nella gestione della Facoltà dell'Oriente antico, della Facoltà biblica qui a Roma e della sede dell'Istituto a Gerusalemme.
 Saluto il Rettore e i docenti, che hanno consacrato la vita allo studio e alla ricerca in costante ascolto della Parola di Dio. Saluto e ringrazio il personale, gli impiegati e gli operai per la loro apprezzata collaborazione, come pure i benefattori che hanno messo e continuano a porre a disposizione le risorse necessarie per la manutenzione delle strutture e per le attività del Pontificio Istituto Biblico. Saluto gli ex allievi spiritualmente uniti a noi in questo momento, e specialmente saluto voi, cari alunni, che provenite da ogni parte del mondo.

Sono trascorsi 100 anni dalla nascita del Pontificio Istituto Biblico. Nel corso di questo secolo, è certamente aumentato l'interesse per la Bibbia, e, grazie al Concilio Vaticano II, soprattutto alla Costituzione dogmatica Dei Verbum - della cui elaborazione fui diretto testimone partecipando come teologo alle discussioni che ne hanno preceduto l'approvazione - si è avvertita molto più l'importanza della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Ciò ha favorito nelle comunità cristiane un autentico rinnovamento spirituale e pastorale, che ha interessato soprattutto la predicazione, la catechesi, lo studio della teologia, e il dialogo ecumenico.

A questo rinnovamento il vostro Pontificio Istituto ha dato un proprio significativo contributo con la ricerca scientifica biblica, con l'insegnamento delle discipline bibliche e la pubblicazione di qualificati studi e riviste specializzate. Nel corso dei decenni si sono succedute varie generazioni di illustri docenti - qui vorrei ricordare, tra gli altri, il Cardinale Bea -, che hanno formato più di 7 mila professori di Sacra Scrittura e promotori di gruppi biblici, come pure molti esperti inseriti attualmente in diversi servizi ecclesiali, in ogni regione del mondo. Rendiamo grazie al Signore per questa vostra attività tesa ad interpretare i testi biblici nello spirito nel quale sono stati scritti (cfr. Dei Verbum, 12), ed aperta al dialogo con le altre discipline, con le diverse culture e religioni. Anche se ha conosciuto momenti di difficoltà, essa è stata condotta in costante fedeltà al magistero secondo le finalità proprie del vostro Istituto, sorto appunto "ut in Urbe Roma altiorum studiorum ad Libros sacros pertinentium habeatur centrum, quod efficaciore, quo liceat, modo doctrinam biblicam et studia omnia eidem adiuncta, sensu Ecclesiae catholicae promoveat" (Pius pp. x, Litt. Ap. Vinea electa [7 maggio 1909]:  AAS 1 [1909], 447-448).

Cari amici, la ricorrenza del centenario costituisce un traguardo e al tempo stesso un punto di partenza. Arricchiti dell'esperienza del passato, proseguite il vostro cammino con rinnovato impegno, consapevoli del servizio alla Chiesa che vi è richiesto, quello cioè di avvicinare la Bibbia alla vita del Popolo di Dio, perché sappia affrontare in maniera adeguata le inedite sfide che i tempi moderni pongono alla nuova evangelizzazione. Comune auspicio è che la Sacra Scrittura diventi in questo mondo secolarizzato non solo l'anima della teologia, bensì pure la fonte della spiritualità e del vigore della fede di tutti i credenti in Cristo. Il Pontificio Istituto Biblico continui, pertanto, a crescere come centro ecclesiale di studio di alta qualità nell'ambito della ricerca biblica, avvalendosi delle metodologie critiche moderne e in collaborazione con gli specialisti in dogmatica e in altre aree teologiche; assicuri un'accurata formazione ai futuri professori di Sacra Scrittura perché, avvalendosi delle lingue bibliche e delle diverse metodologie esegetiche, possano accedere direttamente ai testi biblici.

La già citata Costituzione dogmatica Dei Verbum, a tale riguardo, ha sottolineato la legittimità e la necessità del metodo storico-critico, riconducendolo a tre elementi essenziali: 
1. l'attenzione ai generi letterari;
2. lo studio del contesto storico;
3. l'esame di ciò che si usa chiamare Sitz im Leben.

Il documento conciliare al tempo stesso mantiene fermo il carattere teologico dell'esegesi indicando i punti di forza del metodo teologico nell'interpretazione del testo. Questo perché il presupposto fondamentale sul quale riposa la comprensione teologica della Bibbia è l'unità della Scrittura, ed a tale presupposto corrisponde come cammino metodologico l'analogia della fede, cioè la comprensione dei singoli testi a partire dall'insieme. Il testo conciliare aggiunge un'ulteriore indicazione metodologica.

Essendo la Scrittura una cosa sola a partire dall'unico popolo di Dio, che ne è stato il portatore attraverso la storia, conseguentemente leggere la Scrittura come un'unità significa leggerla a partire dal Popolo di Dio, dalla Chiesa come dal suo luogo vitale e ritenere la fede della Chiesa come la vera chiave d'interpretazione.

Se l'esegesi vuole essere anche teologia, deve riconoscere che la fede della Chiesa è quella forma di "sim-patia" senza la quale la Bibbia resta un libro sigillato:  la Tradizione non chiude l'accesso alla Scrittura, ma piuttosto lo apre; d'altro canto, spetta alla Chiesa, nei suoi organismi istituzionali, la parola decisiva nell'interpretazione della Scrittura. È alla Chiesa, infatti, che è affidato l'ufficio di interpretare autenticamente la parola di Dio scritta e trasmessa, esercitando la sua autorità nel nome di Gesù Cristo (cfr. Dei Verbum, 10)

Cari fratelli e sorelle, mentre ringrazio per la vostra gradita visita, vi incoraggio a proseguire il vostro servizio ecclesiale, in costante adesione al magistero della Chiesa ed assicurando a ciascuno di voi il sostegno della preghiera, di cuore imparto a tutti, quale pegno dei divini favori, la Benedizione Apostolica.



(©L'Osservatore Romano - 26-27 ottobre 2009)

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Benedetto XVI alla Pontificia Commissione Biblica

L'obbedienza a Dio è la vera libertà


Lo hanno mostrato Socrate davanti al tribunale di Atene e Pietro davanti al Sinedrio

È l'obbedienza a Dio la vera libertà per l'uomo di ogni tempo. Lo ha ribadito Benedetto XVI, parlando ai membri della Pontificia Commissione Biblica, con i quali ha celebrato stamane, giovedì 15 aprile, la messa nella cappella Paolina.

La Commissione è riunita in assemblea plenaria per riflettere sull'ispirazione e la verità della Bibbia. E a questo ha fatto riferimento il cardinale presidente, William Joseph Levada, nel saluto rivolto al Papa all'inizio della celebrazione.

Dopo la proclamazione delle letture il Pontefice ha pronunciato un'omelia a braccio, soffermandosi anzitutto sulla frase di san Pietro:  "Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini". Per Benedetto XVI la risposta di Pietro al Sinedrio è quasi identica a quella di Socrate nel tribunale di Atene. Per entrambi l'obbedienza a Dio ha il primato. Un primato che vale anche nei tempi moderni, in cui si parla troppo spesso della liberazione dell'uomo, della sua piena autonomia e di conseguenza della liberazione dall'obbedienza a Dio.

Ma questa autonomia secondo il Papa è una menzogna ontologica, politica e pratica, perché se Dio non esiste, rimane come suprema istanza soltanto il consenso della maggioranza, che - come ha insegnato la storia del secolo scorso - può essere anche un consenso del male. Per questo nell'intera vicenda umana le scelte di Pietro e di Socrate costituiscono una sorta di faro della liberazione dell'uomo. Le stesse dittature - come quella nazista e quella marxista - sono sempre state contrarie all'obbedienza a Dio:  non potevano accettare un Dio al di sopra dell'ideologia. Di conseguenza la libertà dei martiri costituisce un atto di liberazione nel quale la libertà di Cristo giunge agli uomini. Anche oggi secondo il Papa esistono forme di dittature e le aggressioni sottili e meno sottili contro la Chiesa confermano questa dittatura.

Successivamente Benedetto XVI ha spiegato come essere in comunione con Cristo significhi essere in un cammino la cui meta è la vita eterna. In proposito Benedetto XVI ha evidenziato come noi oggi abbiamo paura di affrontare il tema:  si mostra un cristianesimo che aiuta anche a migliorare la società ma si ha timore di dire che la sua meta è la vita eterna, mentre bisognerebbe far capire che il cristianesimo rimane un frammento se non si pensa a tale meta.

Quindi il Papa ha parlato della vicinanza tra penitenza e grazia, perché - ha spiegato - è una grazia riconoscere i peccati e aver bisogno di rinnovamento, di cambiamento. Poter fare penitenza è dunque il dono della grazia e questo vale anche per tanti cristiani che negli ultimi tempi hanno spesso evitato la parola penitenza, perché appare troppo dura. Oggi, davanti agli attacchi del mondo che parlano dei peccati di membri della Chiesa, si sperimenta che poter far penitenza è grazia, e che è necessario fare penitenza, riconoscere quanto è sbagliato, aprirsi  al  perdono  e  lasciarsi  trasformare.


(©L'Osservatore Romano - 16 aprile 2010)
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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA IN OCCASIONE DELL’ASSEMBLEA PLENARIA, 05.05.2011

                                    Pope Benedict XVI arrives for his weekly general audience in St. Peter's square at Vatican on May 4, 2011.

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato al Presidente della Pontificia Commissione Biblica, Em.mo Card. William J. Levada, in occasione dell’annuale Assemblea Plenaria, riunita quest’anno sul tema: "Ispirazione e Verità della Bibbia":

Il Papa: Un’interpretazione dei Sacri scritti che trascura o dimentica la loro ispirazione non tiene conto della loro più importante e preziosa caratteristica, della loro provenienza da Dio



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Al Venerato Fratello
Il Signor Cardinale William Levada
Presidente della Pontificia Commissione Biblica

Mi è grato inviare a Lei, al Segretario e a tutti i Membri della Pontificia Commissione Biblica il mio cordiale saluto in occasione dell’annuale Assemblea Plenaria. Codesta Commissione si è radunata per la terza volta occupandosi del tema che le è stato affidato: "Ispirazione e Verità della Bibbia".

Tale tematica costituisce uno dei punti principali della mia Esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini , che lo tratta nella parte iniziale (cfr n. 19). «Un concetto chiave - ho scritto in questo Documento - per cogliere il testo sacro come Parola di Dio in parole umane è certamente quello dell'ispirazione» (ibid.). Proprio l'ispirazione come attività di Dio fa sì che nelle parole umane si esprima la Parola di Dio. Di conseguenza, il tema dell'ispirazione è «decisivo per l'adeguato accostamento alle Scritture e per la loro corretta ermeneutica» (ibid.).

Infatti, un’interpretazione dei Sacri scritti che trascura o dimentica la loro ispirazione non tiene conto della loro più importante e preziosa caratteristica, della loro provenienza da Dio.

Una tale interpretazione non accede e non fa accedere alla Parola di Dio nelle parole umane e perde quindi l'inestimabile tesoro che contiene per noi la Sacra Scrittura. Questo genere di approccio si occupa di parole meramente umane, benché possano essere, in modo diverso secondo i differenti scritti, parole di una straordinaria profondità e bellezza. Nella discussione sull'ispirazione si tratta dell'intima natura e del decisivo e distintivo significato della Sacra Scrittura, cioè proprio della sua qualità di Parola di Dio.

Nella stessa Esortazione apostolica, ricordavo inoltre che «i Padri sinodali hanno messo in evidenza come al tema dell'ispirazione sia connesso anche il tema della verità delle Scritture. Per questo, un approfondimento della dinamica dell'ispirazione porterà indubbiamente anche ad una maggior comprensione della verità contenuta nei libri sacri» (ibid.).

Secondo la Costituzione conciliare Dei Verbum , Dio rivolge a noi la sua parola per «rivelare se stesso e far conoscere il mistero della sua volontà (cfr Ef 1,9)» (n. 2). Mediante la sua Parola, Dio vuole comunicarci tutta la verità su Se stesso e sul suo progetto di salvezza per l'umanità. L'impegno di scoprire sempre di più la verità dei Sacri libri equivale dunque a cercare di conoscere sempre meglio Dio e il mistero della sua volontà salvifica.

«La riflessione teologica ha sempre considerato ispirazione e verità come due concetti chiave per un'ermeneutica ecclesiale delle Sacre Scritture. Tuttavia, si deve riconoscere l'odierna necessità di un approfondimento adeguato di queste realtà, così da poter rispondere meglio alle esigenze riguardanti l'interpretazione dei testi sacri secondo la loro natura» (ibid.). Nell'affrontare il tema «Ispirazione e Verità della Bibbia», la Pontificia Commissione Biblica è chiamata ad offrire il suo specifico e qualificato contributo a questo necessario approfondimento.

È infatti essenziale e fondamentale per la vita e la missione della Chiesa che i testi sacri vengano interpretati secondo la loro natura: l'Ispirazione e la Verità sono caratteristiche costitutive di questa natura. Perciò il vostro impegno avrà una vera utilità per la vita e la missione della Chiesa.

Infine vorrei solo accennare al fatto che in una buona ermeneutica non è possibile applicare in modo meccanico il criterio dell’ispirazione, come pure della verità assoluta, estrapolando una singola frase o espressione. Il piano in cui è possibile percepire la Sacra Scrittura come Parola di Dio è quello dell’unità della storia di Dio, in una totalità in cui i singoli elementi si illuminano reciprocamente e si aprono alla comprensione.

Nell'augurare a ciascuno di voi un fruttuoso proseguimento dei vostri lavori, vorrei infine manifestare il mio vivo apprezzamento per l'attività svolta dalla Commissione Biblica per promuovere la conoscenza, lo studio e l’accoglienza della Parola di Dio nel mondo. Con tali sentimenti affido ciascuno di voi alla materna protezione della Vergine Maria, che con tutta la Chiesa invochiamo quale Sedes Sapientiae, e di cuore imparto a Lei, Venerato Fratello, e a tutti i Membri della Pontificia Commissione Biblica una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 2 maggio 2011

BENEDICTUS PP. XVI



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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23/04/2012 22:14
 
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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
AL PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA
IN OCCASIONE DELL'ASSEMBLEA PLENARIA ANNUALE

 

Al Venerato Fratello
Cardinale William Levada
Presidente della Pontificia Commissione Biblica

Mi è grato inviare a Lei, Venerato Fratello, al Cardinale Prosper Grech, O.S.A., al Segretario e a tutti i Membri della Pontificia Commissione Biblica il mio cordiale saluto in occasione dell’annuale Assemblea Plenaria che si è tenuta per trattare l’importante tema «Ispirazione e Verità della Bibbia».

Come sappiamo tale tematica è fondamentale per una corretta ermeneutica del messaggio biblico. Proprio l’ispirazione come azione di Dio fa sì che nelle parole umane si esprima la Parola di Dio. Di conseguenza, il tema dell’ispirazione è decisivo per l’adeguato accostamento alle Sacre Scritture. Infatti, un’interpretazione dei sacri testi che trascura o dimentica la loro ispirazione non tiene conto della loro più importante e preziosa caratteristica, ossia della loro provenienza da Dio. Nella mia Esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini, ho ricordato inoltre che «i Padri sinodali hanno messo in evidenza come al tema dell’ispirazione sia connesso anche il tema della verità delle Scritture. Per questo, un approfondimento della dinamica dell’ispirazione porterà indubbiamente anche ad una maggior comprensione della verità contenuta nei libri sacri» (n. 19).

Per il carisma dell’ispirazione i libri della Sacra Scrittura hanno una forza di appello diretto e concreto. Ma la Parola di Dio non resta confinata nello scritto. Se, infatti, l’atto della Rivelazione si è concluso con la morte dell’ultimo Apostolo, la Parola rivelata ha continuato ad essere annunciata e interpretata dalla viva Tradizione della Chiesa. [SM=g1740733]

Per questa ragione la Parola di Dio fissata nei testi sacri non è un deposito inerte all’interno della Chiesa ma diventa regola suprema della sua fede e potenza di vita. La Tradizione che trae origine dagli Apostoli progredisce con l’assistenza dello Spirito Santo e cresce con la riflessione e lo studio dei credenti, con l’esperienza personale di vita spirituale e la predicazione dei Vescovi (cfr Dei Verbum, 8. 21).

Nello studiare il tema «Ispirazione e Verità della Bibbia», la Pontificia Commissione Biblica è chiamata ad offrire il suo specifico e qualificato contributo a questo necessario approfondimento. È infatti essenziale e fondamentale per la vita e la missione della Chiesa che i testi sacri vengano interpretati secondo la loro natura: l’Ispirazione e la Verità sono caratteristiche costitutive di questa natura. Perciò il vostro impegno avrà una vera utilità per la vita e la missione della Chiesa.

Con l’augurio a ciascuno di voi di un fruttuoso proseguimento dei vostri lavori, vorrei infine esprimere il mio vivo apprezzamento per l’attività svolta dalla Commissione Biblica, impegnata a promuovere la conoscenza, lo studio e l’accoglienza della Parola di Dio nel mondo. Con tali sentimenti affido ciascuno di voi alla materna protezione della Vergine Maria, che con tutta la Chiesa invochiamo quale Sedes Sapientiae, e di cuore imparto a Lei, Venerato Fratello, e a tutti i Membri della Pontificia Commissione Biblica una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 18 Aprile 2012

BENEDICTUS PP. XVI

 

 

 

 

 

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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[SM=g1740771] «VINEA ELECTA»

Lettera Apostolica di fondazione del Pontificio Istituto Biblico (traduzione in italiano più in basso) di san Pio X

VINEA ELECTA sacrae Scripturae ut uberiores in dies fructus tum Ecclesiae Pastoribus tum fidelibus universis afferret, iam inde ab exordiis apostolici Nostri regiminis, Decessorum Nostrorum vestigiis insistentes, omni ope contendimus. Instabat enim in primis praesens Ecclesiae necessitas, ex eo maxime parta, quod de disceptationibus biblicis confusae essent usquequaque ac perturbatae mentes. Urgebat etiam conceptum animo Nostro desiderium, itemque nativum muneris Nostri officium provehendi pro viribus studium sacrarum Scripturarum, comparandique, catholicis praecipue iuvenibus, catholica studioriun subsidia, ne cum ingenti sanae doctrinae discrimine ad heterodoxos se conferrent redirentque modernistarum spiritu imbuti.

His talibus Ecclesiae malis efficacia et nova remedia oppositurus, maioraque studiorum biblicorum incrementa curaturus illud iam pridem Leo XIII r.m. animo spectavit, athenaeum biblicum in Urbe constituere, quod altioribus miagisteriis omnique instrumento eruditionis biblicae ornatum, copiam praesertim excellentium magistrorum ad exponendos in scholis catholicis divinos Libros praeberet.

Salutare ac frugiferum Decessoris Nostri propositum Nos quidem avide complexi, iam Litteris Nostris Scripturae Sanctae, die XXIII Februarii mensis anno 1904 datis, monuimus, percommodum Nobis consilium videri huiusmodi athenaei biblici in Urbe condendi, quo «delecti undique adolescentes convenirent, scientia divinorum eloquiorum singulares evasuri», ilud addentes, spem bonam Nos certamque fovere fore ut eius perficiendae rei facultas, quae tunc quidem Nobis, non secus ac Decessori Nostro deerat, aliquando ex catholicorum liberalitate suppeteret.

Itaque, quod felix faustumque sit reique catholicae bene vertat, Pontificium Institutum Biblicum in hac alma Urbe, apostolica Nostra auctoritate, tenore praesentium; motu proprio, de certaque scientia ac matura deliberatione Nostris, erigimus, eiusque leges ac disciplinam has esse statuimus:

Finis Pontificio Biblico Instituto sit, ut in Urbe Roma altiorum studiorum ad Libros sacros pertinentium habeatur centrum, quod efficaciore, quo liceat, modo doctrinam biblicam et studia omnia eidem adiuncta, sensu Ecclesiae catholicae promoveat.

Ad hunc finem spectat in primis, ut selecti ex utroque clero atque ex variis nationiones adolescentes, absoluto iam ordinarlo philosophiae ac theologiae cursu, in studiis biblicis ita perficiantur atque exerceantur, ut illa postmodum tam privatim quam publice, tum scribentes tum docentes, profiteri valeant, et gravitate ac sinceritate doctrinae commendati, sive in munere magistrorum penes catholicas scholas, sive in officio scriptorum pro catholica veritate vindicanda, eorum dignitatem tueri possint.

Ad eumdem finem pertinet, ut tum magistri atque alumni in Instituto adscripti, tum auditores, tum etiam hospites, qui extra ordinarium in Instituto studiorum cursum in disciplinis biblicis proficere cupiant, omnibus praesidiis adiuventur, quae ad studia laboresque id genus opportuna censeantur.

Denique, Instituti fine continetur, ut sanam de Libris Sacris doctrinam, normis ab hac S. Sede Apostolica statutis vel statuendis omnino conformem, adversus opiniones, recentiorum maxime, falsas, erroneas, temerarias atque haereticas defendat, promulget, promoveat.

Ut Institutum id quod spectat assequi valeat, omnibus ad rem idoneis praesidiis erit instructum.

Quare conmplectetur in primis lectiones atque exercitationes practicas de re biblica universa. Ac primo quidem loco eae materiae tractandae erunt, quibus alunni muniantur ad faciendum doctrinae suae coram Pontificia Commissione Biblica periculum. His accedent lectiones atque exercitationes de quaestionibus peculiaribus ex interpretatione, introductione, archaeologia, historia, geographia, philologia, aliisque disciplinis ad Sacros Libros pertinentibus. Addetur methodica et practica informatio alumnorum, qua ad disputationes biblicas ratione scientifica pertractandas instruantur et exerceantur. Praeterea publice de rebus biblicis conferentiae adiicientur, et communi quoque multorum necessitati atque utilitati prospiciatur.

Alterum summopere necessarium praesidium erit biblica bibliotheca, quae opera potissimum antiqua et nova complectetur, necessaria vel utilia ad verum in disciplinis biblicis profectum comparandum, et ad fructuose peragenda ordinaria doctorum alumnorumque in Instituto studia. Accedet museum biblicum, seu rerum earum collectio, quae ad sacras Scripturas et antiquitates biblicas illustrandas utiles esse dignoscantur.

Tertium subsidium erit series variorum scriptorum, nomine et auctoritate Instituti promulganda, ex quibus alia eruditis investigationibus, alia defendendae circa Libros sacros catholicae veritati, alia spargendis ubique sanis de re biblica doctrinis proderunt.

De constitutione atque ordinatione Instituti quae sequuntur edicimus:

  1. Pontificium Institutum Biblicum ab Apostolica Sede immediate dependeat eiusque praescriptis legibusque regatur.
  2. Instituti regimen nominando a Nobis praesidi credatur: hic, commissi sibi muneris vi, gerat Instituti personam, de rebusque gravioribus universis, quae Institutum attingant, ad Nos referat. Nobisque regiminis sui rationem quotannis reddat.
  3. Professores ordinaria constituant Instituti consilium, quod una cum praeside provehendis Instituti ipsius bono et incremento operam navabit.
  4. Supremum studiorum et regiminis Instituti normam et regulam principia et decreta constituent per Sedem Apostollcam et Pontificiam Biblicam Commissionem edita vel edenda.

Quae principia atque decreta ut fdeliter, integre sincereque servent et custodiant, speciali se obligatione teneri ii universi intelligant, qui ad Pontificium hoc Institutum Biblicum quovis modo pertineant atque ad studia biblica in ipso Instituto incumbant.

Quae ad constitutionem atque ordinationem Instituti huius Biblici propius spectent, ea in propriis Instituti legibus, his Litteris Nostris adiunctis, enucleatius declaramus.

Haec volumus, edicimus, statuimus, decernentes praesentes Litteras firmas, validas, efficaces semper existere et fore suosque plenarios et integros effectus sortiri et obtinere, illisque, ad quos spectat et in posterum spectabit, in omnibus et per omnia plenissime suffragari sicque in praemissis per quoscumque iudices ordinarios et delegatos iudicari et definiri debere, atque irritum esse et inane, si secus super his a quoquam quavis auctoritate scienter vel ignoranter contigerit attentari. Noti obstanitibus contrariis quibuscumque.

Datum Romae apud S. Petrum sub anulo Piscatoris
die VII Maii MCMIX, Pontificatus Nostri anno sexto.

R. Card. MERRY DEL VAL
a secretis Status

  [SM=g1740758]si ringrazia il sito Museo SanPioX anche per la traduzione in italiano

Ci siamo sforzati con ogni energia fin dall'inizio del Nostro pontificato, seguendo le orme dei Nostri predecessori, affinché la VIGNA ELETTA della sacra Scrittura possa produrre frutti sempre più abbondanti, tanto per i pastori della chiesa, quanto per tutti i fedeli. Premeva innanzitutto la presente necessità della chiesa, prodotta soprattutto dal fatto che per le discussioni bibliche, ovunque le menti sono confuse e turbate. Ci spingeva anche il desiderio del Nostro animo e parimenti il dovere naturale del Nostro ufficio di promuovere con tutte le forze lo studio delle sacre Scritture e di procurare ai cattolici e in particolare ai giovani dei sussidi scientifici cattolici, affinché non debbano, con grande pericolo per la sana dottrina, accostarsi ad eterodossi e tornare imbevuti dello spirito dei modernisti.

Per opporre a tali mali della chiesa dei rimedi efficaci e nuovi, e per curare un maggiore sviluppo degli studi biblici, già Leone XIII, di venerabile memoria, aveva in animo di fondare in Roma un ateneo biblico il quale, provvisto dei più elevati insegnamenti e di tutti gli strumenti di erudizione biblica, in particolare fornisse alle scuole cattoliche un grande numero di maestri competenti per la spiegazione dei Libri divini.

Noi abbiamo appunto raccolto avidamente questo progetto utile e salutare del Nostro predecessore; già nella Nostra lettera Scripturae sanctae del 23 febbraio 1904, abbiamo auspicato come molto opportuno il progetto di stabilire a Roma un ateneo biblico nel quale «vengano da ovunque giovani scelti per divenire specialisti della scienza delle sacre lettere», aggiungendo che coltivavamo la felice e certa speranza di avere un giorno la possibilità, che allora mancava non diversamente dal Vostro predecessore, di realizzare questo progetto sostenuto dalla generosità dei cattolici.

Così dunque, perché ciò sia felice e fausto e porti al bene del cattolicesimo, in virtù della Nostra autorità apostolica, per Nostre disposizioni attuali, con moto proprio, con scienza certa e matura deliberazione, erigiamo in questa magnifica città di Roma un Pontificio Istituto Biblico di cui stabiliamo così le leggi e lo statuto:

Fine del Pontificio Istituto biblico sia di essere un centro di alti studi della sacra Scrittura nella città di Roma per promuovere il più efficacemente possibile la dottrina biblica e tutti gli studi connessi secondo lo spirito della chiesa cattolica.

A tal fine si veda anzitutto di scegliere giovani di diverse nazioni sia dal clero secolare che da quello regolare che abbiano già terminato il corso ordinario degli studi di filosofia e di teologia, perché si esercitino e si perfezionino negli studi biblici di modo che in seguito siano in grado di proporli, tanto privatamente che pubblicamente, sia per iscritto che attraverso l'insegnamento e di modo che possano, grazie alla raccomandata fermezza e sincerità della loro dottrina, proteggere la dignità degli studi biblici, sia nell'ufficio di insegnamento presso scuole cattoliche, sia nel compito dello scrivere per difendere la verità cattolica.

Per lo stesso fine occorre che i docenti e gli alunni legati all'Istituto, come pure gli uditori ed anche gli ospiti che desidrano valersene per gli studi biblici, pur al di fuori dell'ordinario corso di studi dell'Istituto, vi trovino tutti i sussidi ed i mezzi opportuni a questo genere di studi e di ricerche.

Sarà infine compito dell'Istituto difendere, promulgare e promuovere la sana dottrina dei Libri sacri, conforme in tutto alle norme poste, o ancora da porre, dalla santa sede apostolica, contro le opinioni false, erronee, temerarie ed eretiche, soprattutto le più recenti.

Affinché l'Istituto possa svolgere tale suo compito, sarà provvisto di ogni strumento ad esso idoneo.

Comprenderà innanzi tutto lezioni ed esercitazioni pratiche sull'insieme degli studi biblici. E, in primo luogo, occorrerà trattare quelle materie sulle quali verterà l'esame che gli alunni dovranno sostenere davanti alla Pontificia Commissione Biblica. A queste si aggiungeranno lezioni ed esercitazioni su questioni particolari inerenti all'ermeneutica, all'introduzione, all'archeologia, alla storia, alla geografia, alla filologia e tutte le altre discipline relative ai Libri sacri. In più si darà agli alunni una formazione metodica e pratica affinché siano istruiti e allenati a sostenere delle discussioni scritturistiche con rigore scientifico. Inoltre si aggiungeranno conferenze pubbliche su argomenti biblici per provvedere alla comune utilità e alla necessità di un largo pubblico.

Un altro sussidio massimamente necessario sarà la biblioteca biblica che comprenderà il maggior numero possibile di opere antiche e moderne necessarie o utili per provvedere al vero progresso delle discipline bibliche e al profitto degli studi ordinari dei docenti e degli alunni dell'Istituto. Si affiancherà ad essa un museo biblico, cioè una collezione di quegli oggetti che potranno essere utili ad illustrare le sacre Scritture e le antichità bibliche.

Un terzo sussidio sarà la pubblicazione a nome e con l'autorità dell'Istituto di una serie di varie opere che potranno essere utili sia alle ricerche scientifiche, sia alla difesa della verità cattolica riguardante i Libri sacri, sia alla diffusione della sana dottrina biblica.

Riguardo alla costituzione e all'organizzazione dell'Istituto stabiliamo ciò che segue:

  1. Il Pontificio Istituto Biblico dipenderà immediatamente dalla sede apostolica e sarà governato dalle sue prescrizioni e leggi
  2. La direzione dell'Istituto sarà affidata ad un preside che dovrà essere nominato da Noi: costui, in virtù della carica a lui affidata, rappresenterà l'Istituto, riferirà a Noi per quanto riguarda tutte le questioni più gravi, e renderà conto a Noi, ogni anno, della sua amministrazione.
  3. I professori ordinari costituiranno il consiglio dell'Istituto, il quale, insieme con il preside, si applicherà con diligenza al bene e al progresso dell'Istituto.
  4. La suprema norma e regola degli studi e dell'amministrazione dell'Istituto sarà costituita dai principi e dai decreti già promulgati o che saranno promulgati in futuro dalla sede apostolica e dalla Pontificia Commissione Biblica.

Affinché questi principi e decreti siano fedelmente, integralmente e sinceramente osservati e custoditi, tutti coloro che apparterranno in qualche maniera a questo Pontificio Istituto Biblico o che in esso si dedicheranno agli studi biblici, dovranno sapere di esservi tenuti con un obbligo speciale.

Ciò che riguarda in modo più particolare la costituzione e l'organizzazione di questo Istituto Biblico verrà esposto più approfonditamente nel regolamento proprio dell'Istituto annesso a questa Nostra lettera.

Noi vogliamo, promulghiamo, stabiliamo che la presente lettera sia e resti sempre ferma, valida ed efficace e produca ed ottenga il suo effetto intero ed integrale; che tutti coloro ai quali si riferisce o si riferirà, ovunque e sempre, dovranno conformarvisi in tutto; che tutti i giudici ordinari e delegati dovranno giudicare e definire in base ad essa; che sarà nullo e senza valore ciò che chiunque, in virtù di qualunque autorità, avrà fatto, scientemente o per ignoranza, per attentare a quanto sopra. Nonostante qualunque disposizione contraria.

Roma presso S. Pietro, sotto l'anello del Pescatore,
7 maggio 1909, anno VI del Nostro pontificato.

Rev. Card. MERRY DEL VAL

[SM=g1740771]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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MOTU PROPRIO 
DEL SOMMO PONTEFICE
PIO X

PRAESTANTIA SCRIPTURAE

LE DECISIONI DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DI STUDI BIBLICI 
E LE PENE CONTRO I TRASGRESSORI 
DELLE PRESCRIZIONI ANTIMODERNISTICHE


  

Avendo riconosciuta l'eccellenza delle Sacre Scritture e avendone raccomandato lo studio nella lettera enciclica Providentissimus Deus, del 18 novembre 1893, Leone XIII, nostro predecessore di immortale memoria, dettò leggi per il retto ordinamento degli studi biblici; e avendo dichiarato divini i Libri, contro gli errori e le calunnie dei razionalisti, li ha difesi dalle opinioni di una falsa dottrina che si decanta come critica più sublime; le quali opinioni altro non sono se non invenzioni del razionalismo derivate dalla filologia e da simili discipline.

Per ovviare poi all'allora crescente pericolo della propagazione di idee sconsiderate e deviate, lo stesso Nostro predecessore con la lettera Vigilantiae studiique memores del 30 ottobre 1902, istituiva il Pontificio Consiglio o Commissione Biblica, composta di alcuni cardinali di santa romana Chiesa insigni per dottrina e per prudenza, ai quali venivano aggiunti vari ecclesiastici, scelti fra i dotti in scienza teologica e biblica, di diverse nazionalità e di diverso metodo e opinione negli studi esegetici, nominati come consultori. Il Pontefice vedeva vantaggioso e adattissimo agli studi e al momento storico il far sì che il Consiglio fosse il luogo in cui venissero presentate, sviluppate e discusse idee con ogni libertà; e che, secondo la citata lettera apostolica, prima di giungere ad una qualsiasi ferma decisione, i padri porporati dovessero conoscere ed esaminare gli argomenti favorevoli e contrari alle questioni e nulla fosse trascurato di quanto avesse potuto mettere in piena luce l'autentico e sincero stato dei problemi biblici posti in discussione. Soltanto dopo aver completato questo procedimento, essi avrebbero dovuto sottoporre al sommo Pontefice le decisioni prese perché le approvasse, per poter essere quindi pubblicate.

Dopo lunghi esami e attentissime deliberazioni, sono state felicemente emanate dal Pontificio Consiglio biblico alcune decisioni molto utili per un autentico incremento degli studi biblici e per una sicura norma nell'orientarli. Tuttavia vediamo che non mancano alcuni che, troppo inclini ad opinioni e metodi infetti di perniciose novità e nel loro studio oltremodo trascinati da una falsa libertà che è vera e smodata licenza e che si mostra pericolosissima in materia dottrinale e feconda di mali molto gravi contro la purezza della fede, non hanno accolto né accolgono con quell'ossequio che sarebbe opportuno quelle decisioni, malgrado l'approvazione ad esse data dal Pontefice.

Per questa cosa, vediamo di dover dichiarare e decretare, come con il presente atto dichiariamo ed espressamente decretiamo che tutti sono tenuti in coscienza a sottomettersi alle decisioni del Pontificio Consiglio Biblico, sia a quelle finora già emanate, sia a quelle che saranno emanate nel futuro, allo stesso modo che ai decreti delle sacre Congregazioni riguardanti la dottrina approvati dal Pontefice; e che coloro i quali avversano tali decisioni verbalmente o per iscritto non possono evitare la nota tanto di disobbedienza, tanto di temerità, né perciò sono esenti da colpa grave; questo indipendentemente dallo scandalo che arrecano e dalle conseguenze in cui possono incorrere davanti a Dio per ulteriori temerità ed errori pronunciati in aggiunta, come accade nella maggior parte dei casi.

Inoltre, per reprimere la crescente audacia di molti modernisti i quali con ogni sorta di sofismi e di artifici si sforzano di togliere forza ed efficacia non solo al decreto Lamentabili sane exitu, emanato per Nostro ordine dalla Sacra Congregazione del Santo Ufficio il 3 luglio 1907, ma anche alla Nostra lettera enciclica Pascendi dominici gregis dell'8 settembre di questo stesso anno, rinnoviamo e confermiamo, in virtù della Nostra autorità apostolica, tanto quel decreto della Suprema Sacra Congregazione, quanto la Nostra lettera enciclica, aggiungendo la pena della scomunica per coloro che li contraddicono; e dichiariamo e deliberiamo che chiunque avrà l'audacia di sostenere, il che Dio non permetta, una qualsiasi proposizione, opinione o dottrina condannata nell'uno o nell'altro documento sopra citato, sarà soggetto per ciò stesso alla censura di cui al capo Docentes della costituzione Apostolicae Sedis, che è la prima delle scomuniche automatiche riservate semplicemente al romano Pontefice. Questa scomunica è poi da intendere indipendente dalle pene nelle quali coloro che mancheranno in ordine a qualche punto dei documenti menzionati possono incorrere, come propagatori e difensori di eresie, se le loro proposizioni, opinioni o dottrine siano eretiche, il che agli avversari dei due menzionati documenti accade più di una volta, specialmente quando propugnano gli errori dei fautori del modernismo, sintesi di tutte le eresie.

Presi questi provvedimenti, raccomandiamo nuovamente con forza agli ordinari diocesani e ai superiori degli Istituti Religiosi di voler vigilare con attenzione sugli insegnanti, primariamente su quelli dei seminari; qualora li trovino imbevuti degli errori dei modernisti e fautori di pericolose novità, o troppo poco docili alle prescrizioni della sede apostolica in qualunque modo pubblicate, li interdicano del tutto dall'insegnamento. Parimenti, escludano dai sacri ordini quei giovani sui quali gravi il più piccolo dubbio di correre dietro a dottrine condannate o a dannose novità. Allo stesso modo li esortiamo a non cessare di esaminare attentamente i libri e le altre pubblicazioni, certamente troppo diffusi, che presentino opinioni e tendenze simili a quelle condannate per mezzo della lettera enciclica e del decreto citati sopra; curino di eliminarli dalle librerie cattoliche e molto più dalle mani della gioventù che studia e del clero. Se ciò cureranno con sollecitudine, promuoveranno la vera e solida formazione intellettuale, alla quale massimamente deve essere rivolta la sollecitudine dei sacri presuli.

In virtù della Nostra autorità, Noi vogliamo e comandiamo che tutte queste disposizioni abbiano efficacia e restino ferme, nonostante qualunque disposizione contraria.

Roma, presso San Pietro, 18 novembre 1907, anno V del Nostro pontificato.

 

PIO X






I nuovi Discorsi del Papa Francesco alla Pontificia Commissione Biblica saranno inseriti QUI...


[SM=g1740771]





[Modificato da Caterina63 27/02/2016 09:52]
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