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Rubrica di teologia liturgica di don Mauro Gagliardi, su Zenit, non perdere!

Ultimo Aggiornamento: 09/03/2011 15:48
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22/10/2009 17:52
 
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Intervista a don Mauro Gagliardi: contenuti teologici della liturgia

DAL BLOG MESSAINLATINO:

E' apparsa ieri, 21 ottobre 2009 sul prestigioso sito Zenit (
link all'articolo su ZENIT.org) una interessante intervista (a firma Antonio Gaspari) a don Mauro Gagliardi, autore del recentissimo volume dal titolo “Liturgia fonte di vita. Prospettive teologiche" edito dall'ottima casa ed. Fede & Cultura e da noi già segnalato a inizio mese: LINK
.
Si coglie l'occasione per ricordare la bontà del magistrale libro e dei suoi aspetti importantissimi.

Don Gagliardi ha avuto il pregio di proporre la visione della liturgia principalmente in prospettiva teologica. Egli, cioè, spiega autorevolmente ma con chiarezza come la liturgia sia anche espressione e comunicazione della dottrina; come attraverso i segni liturgici si integrhi la preghiera orale, e come la ritualità favorisca l'adorazione. E questo in perfetta adesione con il magistero di Benedetto XVI (e dei suoi scritti quan'era ancora Cardinale).
Per alcuni questi sono argomenti ovvi, e già noti. Ma gli ideali destinatari di don Gagliardi sono i professori, i rettori di seminari, i parroci attualmente poco persuasi di questa più corretta conoscenza della liturgia-teologica.
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Nella prefazione al libro monsignor Mauro Piacenza, Segretario della Congregazione per il Clero, ha scritto che “l’autore offre ciò di cui oggi più si avverte l’esigenza: un consistente e al tempo stesso accessibile approccio teologico alla liturgia” anche perchè “il Concilio vaticano II ricorda che l’approccio alla liturgia è innanzitutto di tipo teologico”. L’Arcivescovo Segretario per il Clero ribadisce, inoltre, che uno degli elementi principali di qualificazione del sacerdozio è “il servizio liturgico e, in modo del tutto speciale il ministero dell’altare”.
.
L'accento fermo ed esplicito sul senso teologico della liturgia e del sacerdote (elementi inscindili) necessariamente mette in secondo piano i nuovi vari ruoli che nel post-concilio si son voluti attribuire - pur spesso in buona fede - al prete: quelli di sociologo, psicologo, sindacalista, bambinaio, pacifista, ecologista, manager, insomma, di tuttofare (a disscapito, quindi della sua missione sacra di ministro di Dio e causa dell'impoverimento della vita spirituale delle parrocchie).

.E’ nostra convinzione - conclude monsignor Piacenza - che il presente volume possa realmente contribuire a questa necessaria riscoperta del fatto che il sacerdote è innanzitutto un uomo scelto dal Signore per stare davanti a Lui e per servirlo”.
Ed è quello che il libro di don Gagliardi si propone di ottenere, inserendosi magistralmente sulla scia indicata e praticata dal Santo Padre.
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Riportiamo qui solo un brano della bella intervista condotta da Antonio Gaspari, ma merita di essere letta per intero al
link indicato.
[Il sottolineato è nostro, di messainlatino]
***

[...]
Domanda - C’è ancora molta polemica sull’esito delle riforma liturgica post-conciliare. Può illustrarci i termini del dibattito e qual è il suo parere in proposito?

Gagliardi: Circa i termini della questione, detto in estrema sintesi: dopo il Vaticano II, una commissione a ciò deputata ha operato per condurre a termine la riforma generale della liturgia, chiesta dal Concilio. I risultati concreti di questa riforma, per ammissione dell’allora cardinale Ratzinger e di tanti altri studiosi, non corrispondono in tutti i concreti dettagli al testo della Sacrosanctum Concilium.


Qui le posizioni divergono: alcuni parlano di tradimento del Concilio e, ancor più, della Chiesa e della sua immemorabile tradizione liturgica e vorrebbero un annullamento completo della riforma, cui faccia seguito una restaurazione della liturgia alla situazione del 1962, se non prima. Altri, al contrario, tendono quasi ad operare una canonizzazione della riforma nel modo in cui è stata condotta e nei suoi risultati e si dimostrano a volte persino aggressivi quando qualcuno avanza l’ipotesi non certo di annullarla, ma anche solo di rivederla e correggerla.
Entrambi gli schieramenti, a mio avviso, sono in errore. E queste prospettive impediscono anche di valutare nel modo giusto alcune importanti decisioni che il Santo Padre ha operato. Tuttavia esiste una terza via, che è quella giusta, che consiste nel favorire lo sviluppo omogeneo della tradizione liturgica della Chiesa.
..
Domanda - Secondo un sondaggio recente, due praticanti su tre andrebbero alla Messa tridentina almeno una volta al mese se l’avessero in parrocchia, ma sembra che diversi Vescovi e parroci non abbiano in simpatia questo rito. È vero? Che cosa ne pensa?

Gagliardi: Ho letto di questo recente sondaggio, condotto dalla Doxa, una nota società che opera nel settore. I risultati dovrebbero quindi, in linea di massima, corrispondere alla situazione reale, per quanto possibile ad un sondaggio.
Dalla pubblicazione del Motu proprio Summorum Pontificum, ormai più di due anni fa, molte volte i giornali, le riviste e i siti web hanno riportato notizie di dichiarazioni e/o decisioni di membri del clero, che sembrano andare in una direzione diversa da quella auspicata dal documento pontificio. In questo senso, si può dire che una parte, che non saprei quantificare, di vescovi e sacerdoti pare non essere entusiasta all’idea di vedere un nuovo diffondersi della celebrazione della Messa secondo l’uso più antico. I motivi di questo atteggiamento possono essere diversi ed è chiaro che non possiamo fare qui un’analisi approfondita e puntuale.
Il mio parere personale è che, se il Santo Padre ha deciso di favorire, attraverso la sua decisione, quelli che desiderano celebrare o partecipare alla forma più antica del rito romano, coloro che non amano particolarmente tale forma – e quindi non desiderano personalmente avvalersi della facoltà concessa – non dovrebbero frapporre ostacoli all’attuazione di una normativa che, essendo stata emanata dalla Suprema Autorità, ha valore per tutta la Chiesa. Certo, ci possono essere dei casi particolari, in cui gli estimatori del rito di San Pio V avanzano pretese eccessive.
Questi casi vanno valutati singolarmente da parte dei vescovi, che restano, nelle loro diocesi, i responsabili principali della vita liturgica (e si ricordi che agli stessi vescovi compete vigilare non solo su questi casi, ma anche sull’attenta osservanza delle norme fissate nei libri liturgici post-conciliari). Mi pare, tuttavia, che i casi di eccesso da parte degli estimatori del rito più antico siano stati, da due anni a questa parte, meno frequenti di dichiarazioni o azioni volti a scoraggiare la celebrazione di quel rito. In breve, direi che è essenziale che nessuno anteponga la sua autorità particolare o la sua visione personale alle decisioni del Santo Padre, che è il centro di unità visibile della Chiesa.
.
Domanda - Perché un docente di teologia, quale lei è, ha deciso di scrivere un libro sulla liturgia?

Gagliardi: [...] Inizialmente, i miei studi erano rivolti quasi esclusivamente alla teologia dogmatica, che è il mio campo principale di specializzazione e di insegnamento. Un giorno, durante il mio ultimo anno di dottorato in teologia, mi capitarono tra le mani alcuni libri che mi incuriosirono: essi presentavano il tema della liturgia in un modo diverso da quello cui ero abituato: [...]
Per dirla in breve, l’approccio di quei volumi presentava la liturgia non solo dal punto di vista storico – che pure non veniva trascurato – ma anche da quello teologico. Ciò che non avevo mai conosciuto bene era una teologia della liturgia e, quando questa mi venne incontro, la accolsi con gioia, quasi in modo connaturale. In seguito, ho letto e riletto tante volte l’eccezionale libro del cardinale Ratzinger Introduzione allo spirito della liturgia e gli altri suoi saggi in materia liturgica. Penso di averli letti tutti e ognuno più volte. [...].
In effetti, il mio approccio restava teologico-dogmatico, ma ora, grazie ai nuovi studi, potevo vedere meglio il fecondo legame tra dottrina, liturgia e devozione. [...].
Esponendo queste circostanze, credo di aver spiegato anche come mai un dogmatico si interessi di liturgia: eventi concreti mi ci hanno portato, ma questi eventi non facevano altro che stimolare in me l’interesse per aspetti non ancora sviluppati e che sono strettamente connessi al dogma stesso. [...].




SEGUE L'INTERVISTA INTEGRALE......

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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