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Tutti i numeri (UFFICIALI) della Chiesa nel mondo

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2012 11:23
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Presentato l'«Annuarium Statisticum Ecclesiae 2007»

Tutti i numeri della Chiesa nel mondo



Viene presentato in questi giorni l'Annuarium Statisticum Ecclesiae 2007, preparato dall'Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana.

Rispetto al più noto Annuario Pontificio, nel quale vengono privilegiati nomi e biografie, l'Annuario Statistico fornisce una dimensione delle principali dinamiche numeriche della Chiesa cattolica nei diversi Paesi e nei singoli continenti.

I dati, come ogni anno, vengono arricchiti da didascalie nelle lingue latina, inglese e francese e sono integrati da grafici. Riportiamo, qui di seguito, le informazioni su alcuni basilari aspetti della Chiesa cattolica fra il 2000 e il 2007.

Nel corso degli ultimi otto anni, la presenza dei cattolici battezzati nel mondo rimane sostanzialmente stabile attorno al 17,3%. Qualche segno di ripresa sembra comparire nel 2007, con il numero dei cattolici che cresce a ritmi leggermente superiori (9,72%) a quelli della popolazione mondiale nello stesso periodo (9,42%). La presenza cattolica pertanto sale al 17,33% dal 17,29% dell'anno precedente. Nel 2007 e in termini assoluti, infatti, si contano circa 1.147 milioni di cattolici, a fronte dei 1.045 milioni circa del 2000. Assai eterogeneo rimane il contributo delle varie aree geografiche al dato complessivo.

L'Europa, pur ospitando quasi il 25% della comunità cattolica mondiale, si conferma l'area meno dinamica in assoluto, con una crescita del numero di fedeli di poco superiore all'1%. La presenza dei fedeli sul territorio si stabilizza attorno al 40%, con una correzione trascurabile rispetto all'anno precedente. Questo, a fronte del fatto che la dinamica demografica, nello stesso periodo, supera di qualche decimo di punto, quella del numero dei cattolici.

In Italia, Malta, Polonia e Spagna, l'incidenza dei cattolici battezzati supera il 93% della popolazione residente. Con riferimento all'intero periodo 2000-2007, i fedeli battezzati in America e Oceania crescono meno della popolazione (9,5% e 10,1%, rispettivamente), mentre il contrario si verifica nel continente asiatico.

In termini di peso dei fedeli sul totale della popolazione, il continente asiatico si mantiene pressoché stabile nel 2007, con tendenza a un graduale consolidamento, rispetto al dato del 2000. Il continente africano rimane senza dubbio quello con la maggiore crescita. Il numero dei battezzati in Africa (pari nel 2007 a oltre 164 milioni), infatti, aumenta a un ritmo pari a più del doppio di quello dei Paesi asiatici (e pari a quasi il 27%) e di gran lunga superiore alla crescita della popolazione nello stesso intervallo di tempo.

Il numero dei vescovi nel mondo è passato, dal 2000 al 2007, da 4.541 a 4.946, con un aumento dell'8,92%.
Il continente più dinamico si conferma quello asiatico (+16,75%), seguito da Oceania (+10,74%), ma con il minor peso sul totale, da Africa (+9,32%) e da America (+8,97%). Rimane al di sotto della media complessiva solo l'Europa (+5,28%). Il peso delle varie aree è rimasto pressoché invariato nel tempo, con America ed Europa che, da sole, continuano a rappresentare quasi il 70% del totale.

Al di là della consistenza numerica dei vescovi nelle varie aree e della loro dinamica evolutiva, rimane cruciale, al fine di valutarne l'adeguatezza, l'informazione sul "carico di lavoro" medio attribuibile a ciascun vescovo. Una stima di tale "fardello" nelle varie aree geografiche si ottiene dal rapporto tra il numero dei sacerdoti e il numero dei vescovi. Ebbene, si conferma il trend di graduale ma continua erosione degli oneri pastorali del comparto vescovile. Da un rapporto di quasi 90 sacerdoti per ogni vescovo del 2000 si scende verso un quoziente di quasi 82 a 1, con il risultato di una più equa e forse efficiente suddivisione degli impegni tra le varie categorie di operatori pastorali.

Dopo un ventennio di performance piuttosto deludente, la popolazione sacerdotale, sia diocesana che religiosa, continua a mostrare, a livello aggregato, un trend di crescita positivo ma assai moderato, e comunque inferiore all'1% nel periodo 2000-2007.

La consistenza dei sacerdoti, infatti, aumenta nel corso degli ultimi otto anni, passando dal numero di 405.178 nel 2000 a 408.024 nel 2007. Il dato aggregato, tuttavia, risulta assai poco significativo, alla luce delle evidenti disparità regionali, innanzitutto di segno. Se Africa e Asia mostrano una dinamica assai sostenuta (rispettivamente, +27,58% e +21,20%) l'America si mantiene pressoché stazionaria. Europa, con il maggior peso sul totale, e Oceania registrano, invece, nello stesso periodo, tassi di crescita decisamente negativi e pari, rispettivamente, al 6,84 e al 5,48%.

Guardando poi alla distinzione tra diocesani e religiosi, appare chiaro l'evolversi divergente delle due categorie di operatori sacerdotali. A fronte dei primi che, nel complesso, registrano un aumento del 2,5% - passando così da 265.781 nel 2000 a 272.431 nel 2007 - i secondi sono in costante flessione (2,73%), attestandosi a poco più di 135.000 nel 2007. I sacerdoti religiosi, inoltre, oltre a risultare, in linea con il dato aggregato, in calo in Europa e Oceania, mostrano un significativo ripiegamento anche nel continente americano, dove contano meno di 42.000 unità nel 2007 da oltre 45.000 nel 2000.

In termini di quota percentuale, i sacerdoti risultano chiaramente in flessione solo in Europa:  se nel 2000, essi rappresentavano oltre il 51% del totale mondiale, scendono a meno del 48% nel 2007, con un calo di quasi 4 punti percentuali. A fronte, d'altra parte, di un chiaro ripiegamento nell'Europa occidentale, si registra una spiccata dinamica in alcuni Paesi dell'Europa orientale, prima tra tutti la Polonia.

Italia, Francia e Spagna, anche se in netta flessione, rappresentano ancora al 2007 quasi il 50% del totale dei sacerdoti europei.
Di questo, circa la metà risulta attribuibile alla sola Italia.

Recuperano posizioni, invece, Asia e Africa che, insieme, rappresentano, nel 2007, oltre il 21% del totale (dal 17,5% di otto anni prima). In Africa, in particolare, il peso relativo dei sacerdoti vede quattro Paesi - Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Tanzania e Uganda - raccogliere quasi il 50% del totale.

Al primo posto quanto a numero di sacerdoti, la Repubblica Democratica del Congo che raccoglie al 2007 il 16% circa di tutti i sacerdoti africani. America e Oceania tendono a conservare la propria quota sostanzialmente costante nel tempo, anche se molto diversa in termini dimensionali:  la prima si mantiene attorno a poco meno del 30%, mentre la seconda continua a rappresentare poco più dell'1%.
 
La popolazione dei diaconi permanenti, sia diocesani che religiosi, continua a mostrare una significativa e incoraggiante dinamica evolutiva. Ancora limitati in termini assoluti, aumentano, nel 2007, di oltre il 29%, rispetto al dato di otto anni prima, passando da 27.824 a 35.942. Il numero dei diaconi migliora in tutte le aree a ritmi sorprendenti.

In Oceania, dove i diaconi non raggiungono ancora l'1% del totale, essi aumentano di oltre il 50%, attestandosi a 272 unità nel 2007.

Ma essi aumentano anche in aree dove la loro presenza è quantitativamente più rilevante. In America e in Europa, dove al 2007 risiede circa il 98% della popolazione complessiva, i diaconi sono aumentati, nell'intervallo di tempo analizzato, rispettivamente del 26,8 e 34,4%. In America, in particolare, essi risultano concentrati soprattutto nell'America del Nord.

Prosegue il trend di contrazione che ha investito da qualche anno la categoria dei religiosi professi non sacerdoti e che sembrava aver trovato, nel 2006, una battuta d'arresto. Nel mondo, essi contavano 55.057 unità nel 2000 e scendono a quota 54.956 nel 2007. In netto calo in Europa (13,82%) e in Oceania (15,80%), stazionari in America, i religiosi professi non sacerdoti aumentano significativamente in Asia (+31,10%) e in Africa (+9,16%), dove continuano ad accrescere la propria quota sul totale mondiale.

Il peso dei religiosi non sacerdoti in questi due continenti, infatti, arriva a superare la percentuale presente in America. In Asia, tassi di crescita superiori alla media dell'area si registrano a Singapore, Viêt Nam, India, nelle Filippine, mentre in Africa cresce a ritmi sostenuti il comparto dei religiosi non sacerdoti in Camerun, Ciad, Ghana, Tanzania. L'Europa continua a mantenere la quota relativa più elevata (34,01%), ma in netta diminuzione.

Si segnala, in controtendenza rispetto alla media del continente, la buona performance di Ucraina, Romania e Ungheria, ma anche dell'Austria nell'Europa occidentale.

Anche la popolazione delle religiose professe sta attraversando una profonda trasformazione. Le religiose professe, numericamente pari a quasi due volte i sacerdoti e circa quattordici volte i religiosi professi non sacerdoti, sono attualmente in netta diminuzione. A livello globale, esse passano da oltre 800.000 unità, nel 2000 a meno di 750.000 otto anni dopo. Quanto alla loro distribuzione geografica, quasi il 42% risiede in Europa. Oltre il 60% delle religiose europee risiede in tre Paesi:  Francia, Spagna e Italia.

Quest'ultima, da sola, ospita oltre il 30% del totale del vecchio continente. Segue l'America con il 27,65% (omogeneamente distribuito nei due emisferi) e l'Asia con poco più del 21%. In termini evolutivi, le religiose professe sono andate aumentando nei continenti più dinamici, Africa (+17,69%) e Asia (+14,83), a fronte di una contrazione nelle rimanenti aree.

Di conseguenza, se nel 2000 le religiose professe residenti in Europa e America ammontavano a quasi i tre quarti del totale mondiale, incidono per meno del 70% nel 2007.

Notizie confortanti continuano ad arrivare dall'esame dell'evoluzione temporale e territoriale dei candidati al sacerdozio. Gli studenti di filosofia e di teologia presenti nei seminari diocesani e in quelli religiosi forniscono un'indicazione del potenziale di vocazioni sacerdotali. Il numero dei candidati al sacerdozio nel mondo aumenta del 4,83%, passando da 110.583 unità nel 2000 a quasi 116.000 nel 2007.

Gran parte della performance positiva è, d'altra parte, attribuibile ad Africa e Asia, con ritmi di crescita rispettivamente del 21,32% e del 20,35%. In controtendenza l'Europa, che mostra una contrazione nel potenziale di vocazioni di oltre il 17%.

Tra gli altri, le vocazioni risultano in forte diminuzione in Belgio, Spagna, ma anche in Europa orientale, dove Ungheria, Lituania, Romania e Slovacchia registrano decrementi superiori al 40%. Di conseguenza, si osserva un ridimensionamento del ruolo del continente europeo alla crescita potenziale del rinnovo delle compagini sacerdotali, con una quota che passa dal 24% a poco più del 19%.

Sembra destinato ad aumentare, invece, il peso di Africa e Asia, come continenti di residenza delle future generazioni destinate a impegnarsi nell'attività pastorale. In Africa, circa il 36% del totale dei candidati al sacerdozio  risiede  in  due  Paesi:   Nigeria e Repubblica Democratica del Congo, mentre il complesso di India e Filippine  rappresenta  quasi  il  70% del totale delle future leve asiatiche.

L'America mantiene una quota attorno al 32%, mentre l'Oceania rappresenta appena lo 0,85% del totale, ma in aumento.



(©L'Osservatore Romano - 7 maggio 2009)


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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Uno studio su chi ha cambiato la propria appartenenza religiosa
Negli Stati Uniti i più fedeli
sono i cattolici

    Washington, 28. Secondo un recente sondaggio, circa la metà della popolazione adulta degli Stati Uniti ha cambiato la propria appartenenza religiosa almeno una volta nella vita. Tuttavia dallo stesso studio statistico si evidenzia che i cattolici americani dimostrano di essere i più restii a cambiare credo e l'indice di fedeltà alla Chiesa di Roma è di oltre il 68 per cento.
   
L'indagine, intitolata "Faith in flux; Changes in the religious affiliation in the U. S.", è stata pubblicata dal Pew forum on religion and public life il 27 aprile. "Questo rapporto mette in evidenza la determinante importanza (per la formazione religiosa) della frequenza alla messa da parte dei ragazzi e dei giovani" ha dichiarato l'arcivescovo di Washington Donald William Wuerl che si accinge a ricoprire l'incarico di presidente del Comitato per la dottrina della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti.

    Secondo il presule, "l'adolescenza è un momento critico per lo sviluppo del senso religioso e, come l'indagine statistica dimostra, quello che avviene durante l'adolescenza ha effetti duraturi nel tempo". Per l'arcivescovo Wuerl "i giovani vanno aiutati e i genitori devono essere coscienti dell'importanza della frequenza alla messa domenicale per i loro figli in modo da dar loro la possibilità di sperimentare direttamente che Gesù è lì ad attenderli ora e sempre".

    Secondo il sondaggio pubblicato, tra i fedeli cattolici americani intervistati solo il 2-3 per cento ha citato lo scandalo degli abusi sessuali sui minori tra le possibili cause per lasciare la Chiesa. Tuttavia questa motivazione viene espressa dal 21 per cento di ex cattolici ora aderenti alle Chiese protestanti e dal 27 per cento di quelli che, una volta usciti dalla Chiesa, non si sono più inseriti in altri gruppi religiosi.

    "I cattolici sanno distinguere peccati e debolezze umane dalla vera sostanza della fede" ha sottolineato l'arcivescovo Wuerl. Secondo il presule "l'abuso su un bambino è un terribile peccato e un crimine ma la gran parte dei cattolici, convinti delle positive esperienze personali con il clero delle loro parrocchie" riconoscono come limitati i casi di abuso:  "Essi guardano alla storia bimillenaria della Chiesa che ha visto la fede fiorire nonostante i tempi difficili".

    Per il responsabile del Pew forum on religion and Public life, Luis Lugo, l'indagine statistica pubblicata dalla sua organizzazione dimostra la libertà della scelta religiosa di cui godono i cittadini degli Stati Uniti. Tuttavia, esaminando i dati si vede che la maggior parte dei cambiamenti di appartenenza alla varie Chiese avvengono nell'ambito della tradizione etnica-culturale di ciascun credente.

    Tra i cittadini adulti di questa nazione, solo il 28 per cento ha optato per un credo religioso diverso da quello della propria tradizione. La percentuale tuttavia sale al 44 per cento se si calcolano anche coloro che sono passati da una Chiesa all'altra pur nello stesso ambito tradizionale. Molti di questi sono credenti di varie Chiese riformate dove sono abbastanza comuni i casi di cambiamento specialmente tra i membri più giovani.

    L'indagine mostra anche un dato inquietante:  nel campione esaminato, il 16 per cento dichiara di non appartenere ad alcuna Chiesa. L'aumento del numero di quelli distaccati da ogni credo religioso è superiore al dato di crescita delle singole Chiese. Tuttavia anche tra coloro che hanno dichiarato la non appartenenza a una Chiesa, il 40 per cento afferma che la religione è comunque qualcosa d'importante nella vita.

Un terzo degli intervistati sono cristiani che hanno abbandonato la pratica religiosa nel corso della giovinezza. Molti di questi non escludono in futuro di poter rinnovare la propria fede e di ritornare sui loro passi.



(©L'Osservatore Romano - 29 aprile 2009)

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Uganda: il seminario trabocca e deve respingere vocazioni


La mancanza di spazio richiederà lavori di ampliamento


KÖNIGSTEIN, lunedì, 7 settembre 2009 (ZENIT.org).- Il seminario per vocazioni adulte di Kampala non riesce quasi più ad accogliere il gran numero di aspiranti al sacerdozio, ha comunicato il rettore, padre Joseph Sserunjogi, all'associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS).

Sono infatti sempre più numerosi gli uomini che svolgevano già un mestiere e decidono di diventare sacerdoti.

Per far fronte a questa situazione, sono stati trasformati in dormitorio alcuni uffici del seminario e delle stanze di un monastero vicino, ma nonostante questo 15 persone devono condividere uno spazio di 15 metri quadri.

In queste condizioni anche la salute è a rischio, ma il direttore ammette che gli costa molto respingere delle vocazioni per mancanza di spazio.

Per l'anno accademico che inizia a settembre avevano fatto domanda di ingresso 38 uomini, ma il seminario ne ha potuti accettare solo 28 proprio per la carenza di locali. Padre Sserunjogi ha definito la situazione "deplorevole", perché "ovunque c'è bisogno di sacerdoti, e noi qui non possiamo accogliere quanti sentono la vocazione per mancanza di spazio".

Il seminario, ha spiegato, fa tutto il possibile per respingere il minor numero di richieste, ma nel prossimo futuro bisognerà ampliare l'edificio.

Il seminario per vocazioni tardive è stato inaugurato nel 1976, quando l'edificio diocesano è rimasto disponibile e l'allora Vescovo di Kampala riconobbe che molti uomini che già svolgevano un lavoro avevano sentito la chiamata vocazionale. Dei primi 17 candidati, ha informato il rettore, nove sono stati ordinati e due sono anche già Vescovi. Dagli inizi, questo seminario ha donato al mondo 180 nuovi sacerdoti.

In questo momento vi si preparano al presbiterato 155 uomini. Molti erano maestri, alcuni poliziotti o veterinari. Il più anziano, che è già sacerdote, aveva 56 anni quando è entrato. La maggior parte dei candidati ha un'età compresa tra i 24 e i 31 anni e proviene da 15 Diocesi ugandesi e dai Paesi vicini: Kenya, Tanzania, Ruanda e Sudan.

Per il rettore, il vantaggio delle vocazioni tardive risiede nel fatto che si tratta di uomini "più maturi" che hanno preso una decisione in modo consapevole e indipendente. Dall'altro lato, a volte hanno bisogno di più tempo rispetto ai giovani per adattarsi alla vita del seminario.

Ad ogni modo, per padre Sserunjogi la cosa più importante è preparare i futuri sacerdoti alla situazione reale che affronteranno come presbiteri in Uganda: molti ugandesi vivono nell'estrema povertà e non hanno scarpe o orologio, ma sono disposti a camminare per ore per assistere alla
Messa.

Quando il sacerdote arriva con forte ritardo per le pessime condizioni delle strade, i fedeli lo attendono pazientemente per ore, ma si aspettano anche molto da lui. "Credono che si debba occupare di tutto", ha spiegato il rettore ad ACS, motivo per cui il fatto di essere l'unica speranza per molti può rappresentare una sfida enorme per un sacerdote, che deve saper trasmettere alla gente che chi conta davvero è Gesù Cristo.

Nel seminario, i futuri sacerdoti imparano anche ad affrontare correttamente la diffusa credenza nella stregoneria, perché il divieto di questa pratica non risulta efficace. La via giusta è insegnare alle persone che il Dio cristiano è il vero Dio, quello che ha tutto ciò di cui hanno bisogno.

"In primo luogo dobbiamo fare qualcosa perché la gente comprenda che il cristianesimo è la vera religione, e per questo i nostri atti sono più importanti delle nostre parole", ha spiegato padre Sserunjogi. Allo stesso modo, è importante l'impegno sociale, perché "un affamato non si fermerà ad ascoltare una predica".

Il numero delle vocazioni in Uganda cresce anno dopo anno. Secondo dati del Vaticano, un seminarista su cinque al mondo è africano. Allo stesso tempo, però, aumenta il numero dei cattolici, per cui in molte zone i presbiteri continuano ad essere troppo pochi.

Per questo motivo, Aiuto alla Chiesa che Soffre sostiene in modo particolare la formazione dei nuovi sacerdoti africani e i seminaristi in tutto il continente, sovvenzionando inoltre la costruzione, l'ampliamento e il restauro dei seminari




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13/01/2010 21:55
 
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Dossier statistico di Agenzia Fides dell'anno 2008:


Speciale Giornata Missionaria - Le statistiche della Chiesa cattolica

POPOLAZIONE MONDIALE – CATTOLICI

ABITANTI E CATTOLICI PER SACERDOTE

CIRCOSCRIZIONI ECCLESIASTICHE - STAZIONI MISSIONARIE

VESCOVI

SACERDOTI

DIACONI PERMANENTI

RELIGIOSI, RELIGIOSE, MEMBRI DI ISTITUTI SECOLARI

MISSIONARI LAICI, CATECHISTI

SEMINARISTI MAGGIORI – DIOCESANI E RELIGIOSI

SEMINARISTI MINORI – DIOCESANI E RELIGIOSI

SCUOLE ED ALUNNI

ISTITUTI SANITARI, DI ASSISTENZA E BENEFICENZA

LE CIRCOSCRIZIONI DIPENDENTI DALLA

CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI

QUADRO GLOBALE



Il testo dello Speciale


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20/02/2010 14:19
 
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PRESENTAZIONE DELL’ANNUARIO PONTIFICIO 2010

L’Annuario Pontificio 2010 è stato presentato al Santo Padre questa mattina, 20 febbraio 2010, da S.E.R. il Signor Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, e da S.E.R. Mons. Fernando Filoni, Sostituto alla Segreteria di Stato per gli Affari Generali. La redazione del nuovo Annuario è stata curata da Mons. Vittorio Formenti, incaricato dell’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa, dal Prof. Enrico Nenna e dagli altri collaboratori.

Il complesso lavoro di stampa è stato invece curato dal Rev. don Pietro Migliasso S.D.B., dal Comm. Antonio Maggiotto e dal Comm. Giuseppe Canesso, rispettivamente Direttore Generale, Direttore Commerciale e Direttore Tecnico della Tipografia Vaticana. Il volume sarà prossimamente in vendita nelle librerie.

Il Santo Padre ha ringraziato per l’omaggio, mostrando vivo interesse per i dati illustrati e pregando di esprimere l’attestazione della Sua sentita gratitudine a tutti coloro che hanno collaborato alla nuova edizione dell’Annuario.

Dalla lettura del volume si possono desumere alcune novità relative alla vita della Chiesa cattolica nel mondo, a partire dal 2009.

Durante tale anno sono state erette dal Santo Padre 8 nuove Sedi Vescovili ed 1 Prelatura; sono state elevate 1 Prelatura a Diocesi e 3 Prefetture a Vicariati Apostolici. In tutto sono stati nominati 169 nuovi Vescovi.

I dati statistici, riferiti all’anno 2008, forniscono un’analisi sintetica delle principali dinamiche riguardanti la Chiesa Cattolica nelle 2.945 circoscrizioni ecclesiastiche del pianeta.

Nel periodo che va dal 2007 al 2008 i fedeli battezzati nel mondo sono complessivamente passati da quasi 1.147 a 1.166 milioni, con un incremento assoluto di 19 milioni di fedeli e percentuale pari all’1,7%. Confrontando questi dati con l’evoluzione della popolazione mondiale nello stesso periodo, passata da 6,62 a 6,70 miliardi, si osserva che l’incidenza dei cattolici a livello planetario è lievemente aumentata, dal 17,33 al 17,40 per cento.

Tra il 2007 e il 2008 il numero dei vescovi è aumentato globalmente dell’1,13%, passando da 4.946 a 5.002. L’incremento è stato significativo in Africa (+ 1,83%) e nelle Americhe (+1,57%), mentre in Asia (+1,09%) e in Europa (+0,70%) i valori si collocano sotto la media complessiva. L’Oceania registra nello stesso periodo un tasso di variazione di –3%. Tali dinamiche differenziate non hanno però causato sostanziali variazioni nella distribuzione dei vescovi per continente.

La situazione numerica dei sacerdoti, sia diocesani che religiosi, continua a mostrare, a livello aggregato, un’evoluzione positiva, ma moderata e comunque attorno all’1% nel periodo 2000 – 2008. I sacerdoti, diocesani e religiosi, infatti, sono aumentati nel corso degli ultimi nove anni, passando da 405.178 nel 2000 a 408.024 nel 2007 e a 409.166 nel 2008. La distribuzione del clero tra i continenti, nel 2008, è caratterizzata da una forte prevalenza di sacerdoti europei (47,1%), quelli americani sono il 30%; il clero asiatico incide per il 13,2%, quello africano per l’8,7% e quello nell’Oceania per l’1,2%.

Tra il 2000 e il 2008 non è variata l’incidenza relativa dei sacerdoti in Oceania; è invece cresciuto il peso sia del clero africano, sia di quello asiatico e dei sacerdoti americani, mentre il clero europeo è vistosamente sceso dal 51,5 al 47,1%.

Tra le figure di operatori religiosi che affiancano l’attività pastorale dei vescovi e dei sacerdoti, le religiose professe costituiscono il gruppo di maggior peso numerico. Tali religiose, che nel Mondo erano 801.185 nell’anno 2000, diminuiscono progressivamente, tanto che al 2008 se ne contavano 739.067 (con una diminuzione relativa nel periodo del 7,8%). Va rilevato che i gruppi più numerosi di religiose professe si trovano in Europa (40,9%) e in America (27,5%) e che le contrazioni di maggior rilievo si sono manifestate ugualmente in Europa (- 17,6%) e in America (-12,9%), oltre che in Oceania (-14,9%), mentre in Africa e in Asia si hanno dei notevoli aumenti (+21,2% per l’Africa e +16,4 per l’Asia), che controbilanciano l’anzidetta diminuzione, ma non sino al punto di annullarla.

A livello globale, il numero dei candidati al sacerdozio è aumentato, passando da 115.919 nel 2007 a 117.024 nel 2008. Complessivamente nel biennio si è avuto un tasso di aumento di circa l’1%. Tale variazione relativa è stata positiva in Africa (3,6%), in Asia (4,4%) e in Oceania (6,5%), mentre l’Europa ha fatto registrare un calo del 4,3%. L’America presenta invece una situazione di quasi stazionarietà.

[00249-01.01]

www.vatican.va
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Nuove vocazioni sacerdotali, risultato degli sforzi di collaborazione


I Vescovi USA lanciano una web di promozione vocazionale


WASHINGTON, D.C., giovedì, 22 aprile 2010 (ZENIT.org).- Uno studio sui candidati all'ordinazione sacerdotale di quest'anno mostra che le vocazioni sono il risultato della collaborazione tra clero, famiglie e tutto il Popolo di Dio.

La Conferenza Episcopale degli Stati Uniti ha reso nota il 16 aprile un'inchiesta su "The Class of 2010: Survey of Ordinands to the Priesthood" ("La classe del 2010: inchiesta sui candidati al sacerdozio").

Si tratta di un progetto di ricerca annuale commissionato dalla Conferenza Episcopale e realizzato dal Centro di Ricerca Applicata all'Apostolato dell'Università di Georgetown.

"La maggior parte di coloro che saranno ordinati è stata cattolica dalla nascita", spiega il presidente della Commissione per il clero, la vita consacrata e le vocazioni della Conferenza Episcopale, il Cardinale Sean O'Malley di Boston.

"Quattro su cinque dicono che i loro genitori sono cattolici; quasi otto su dieci sono stati esortati da un presbitero a prendere in considerazione la vita sacerdotale".

"Ciò rivela la funzione essenziale che l'insieme della Chiesa deve svolgere nella promozione delle vocazioni", ha affermato.

Il Cardinale ha sottolineato che quasi tre quarti della classe di quest'anno dicono di essere stati chierichetti, lettori, ministri dell'Eucaristia o di aver svolto un altro ministero parrocchiale.

"Una tendenza rilevante evidente in questo studio è l'importanza di una formazione permanente e di un impegno nella fede cattolica", ha segnalato.

Il 92% dei candidati ha avuto un lavoro a tempo pieno - soprattutto nell'ambito dell'istruzione - prima di entrare in seminario.

Tre candidati su cinque hanno completato gli studi universitari prima di entrare in seminario, e uno su cinque ha conseguito anche un titolo post lauream.

Un terzo di loro è entrato in seminario quando era all'università. In media, dicono di aver preso in considerazione la vocazione religiosa quando avevano 18 anni.

Famiglia

Il più giovane che verrà ordinato quest'anno ha 25 anni, e undici di loro ne hanno 65 o più.

Il 37% dei candidati ha un parente sacerdote o religioso.

Due terzi segnalano che prima di entrare in seminario recitavano regolarmente il rosario e partecipavano alle adorazioni eucaristiche.

La maggior parte di loro ha più di due fratelli, e il 24% ne ha cinque o più.

Il 70% è caucasico/europeo/americano/bianco, mentre il 13% è ispanico/latino e il 10% asiatico o delle isole del Pacifico.

Quasi un terzo della classe è nato fuori dagli Stati Uniti, soprattutto in Messico, Colombia, Filippine, Polonia e Vietnam.

La ricerca è stata inviata a 440 candidati al sacerdozio ed è stata restituita da 291 uomini che verranno ordinati sacerdoti diocesani e da 48 appartenenti a Ordini religiosi.

La Conferenza Episcopale ha pubblicato tutto il rapporto sulla sua pagina web, così come una nuova web dedicata alla promozione delle vocazioni.

L'episcopato lancerà la nuova web questa domenica, 25 aprile, Domenica del Buon Pastore e Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni.

Contiene risorse per aiutare uomini e donne a discernere la propria vocazione, e anche materiale per genitori, educatori e promotori vocazionali.

La nuova web per le vocazioni è disponibile su www.ForYourVocation.org


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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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27/04/2010 15:08
 
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nuova edizione annuario statistico della chiesa
 
CITTA' DEL VATICANO, 27 APR. 2010 (VIS). La Libreria Editrice Vaticana ha appena pubblicato la nuova edizione dell'Annuario Statistico della Chiesa, che fornisce informazioni numeriche sui principali aspetti che caratterizzano l'azione della Chiesa cattolica nei diversi paesi, nel periodo 2000-2008.
 
  Nel corso degli ultimi otto anni, la presenza dei cattolici nel mondo è passata da 1.045.056 milioni nel 2000 a 1.166 milioni nel 2008, con una variazione relativa di +11,54%. Tuttavia leggendo i dati in maniera differenziata si osserva che in Africa si registra un incremento del 33%, mentre in Europa la situazione si mantiene sostanzialmente stabile (+ 1,17%); in Asia l'incremento registrato è di +15,61%, in Oceania +11,39 e in America + 10,93. I cattolici europei sono passati da 26,81% del 2000 a 24,31% del 2008. In America e in Oceania si individua una sostanziale stabilità e in Asia si registra un lieve aumento.
 
  Il numero dei vescovi nel mondo è passato, nel periodo dal 2000 al 2008, da 4.541 a 5.002, con un aumento del 10,15%.
 
  La popolazione sacerdotale, diocesana e religiosa, mostra una lieve crescita nel corso degli ultimi otto anni (con un aumento del 0,98% a livello mondiale), passando da 405.178 nel 2000 a 409.166 nel 2008. Se Africa e Asia registrano un aumento rispettivamente di 33,1% e +23,8%, l'America si mantiene pressoché stazionaria, mentre l'Europa e l'Oceania registrano, nello stesso periodo, tassi di crescita negativi, rispettivamente del 7% e del 4%.
 
  I sacerdoti diocesani aumentano del 3,10%, passando da 265.781 nel 2000 a 274.007 nel 2008. I sacerdoti religiosi, invece, sono in costante flessione (-3,04%), attestandosi a poco più di 135.159 nel 2008. I sacerdoti risultano chiaramente in flessione solo in Europa: se nel 2000 rappresentavano il 51% del totale mondiale, scendono, al 2008, al 47%. Asia e Africa, insieme, rappresentano nel 2008, quasi il 21,9% del totale, contro il 17,5% del 2000. L'America si mantiene attorno al 30% del totale.
 
  Relativamente alla categoria dei religiosi professi non sacerdoti, se nel 2000 erano 55.057, nel 2008 erano 54.641 unità. Paragonando i dati per continente, in Europa e in Oceania si registra un netto calo (-16,57%) e (-22,06%), mentre in America il numero dei religiosi professi si mantiene stabile ed aumenta in Asia (+32,00%) e in Africa (+10,47).
  Le religiose professe, numericamente pari a quasi due volte i sacerdoti e circa 14 volte i religiosi professi, sono però attualmente in diminuzione, poiché sono passate da oltre 800.000 unità nel 2000 a circa 740.000 nel 2008. Quanto alla loro distribuzione geografica, il 41% risiede in Europa, il 27,47% in America, il 21,77% in Asia, l'1,28% in Oceania. In termini evolutivi le religiose professe sono andate aumentando nei continenti più dinamici, Africa (+21%) ed Asia (+16%).
 
  L'Annuario Statistico della Chiesa rileva anche il numero degli studenti di filosofia e teologia presenti nei seminari diocesani e religiosi. A livello globale, il numero dei candidati al sacerdozio è aumentato, passando da 110.583 unità nel 2000 a oltre 117.024 nel 2008. Mentre in Africa e Asia il numero dei candidati al sacerdozio si è incrementato, in Europa registra una contrazione relativa allo stesso periodo preso in esame.
OP/                                                                                                   VIS 100427 (530)

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28/08/2010 12:56
 
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Cinquant'anni dopo il concilio Vaticano ii

Tra nuovi istituti e nuove forme la vita consacrata è viva


di Giancarlo Rocca

Come sempre, le statistiche possono offrire un materiale per capire che cosa è successo nella storia della vita consacrata, e ciò vale anche per questi ultimi 50 anni, cioè dal concilio Vaticano ii a oggi. Le fonti in nostro possesso sono sufficienti per cogliere il movimento generale della vita consacrata e il suo vario dispiegarsi nelle diverse nazioni.
In base ai volumi «L'attività della Santa Sede», la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica ha concesso il nulla osta per l'approvazione diocesana a molti nuovi istituti, qui distinti per decenni: dal 1960 al 1970, centodiciassette; dal 1971 al 1980, settantacinque; dal 1981 al 1990: centodue; dal 1991 al 2000: centotrentanove; dal 2001 al 2009: trentasei.
Complessivamente, i nuovi istituti ai quali è stato concesso il nulla osta sono 469, di cui 136 sono istituti secolari. Nella quasi totalità questi nuovi istituti sono strutturati secondo modelli antichi, cioè secondo il modello classico della congregazione religiosa, della società di vita apostolica e dell'istituto secolare, e in maggioranza si tratta di fondazioni non europee, ma provenienti da altri continenti (America latina e Asia in particolare).

Fusioni e unioni

Nella storia della vita religiosa si sono avuti molteplici casi di fusione e unioni di istituti. Basti qui ricordare le unioni volute dal pontefice Leone xiii, che nel 1897 unì in un solo Ordine dei Frati Minori i rami degli Alcantarini, Osservanti, Riformati e Recolletti, e nel 1900 le Orsoline dell'Unione Romana con l'unione di oltre 60 monasteri sparsi nel mondo intero.
Sulla scia del concilio Vaticano ii, e in particolare del Perfectae caritatis del 1965 (che ai nn. 21-22 chiedeva che a istituti e monasteri che non offrivano garanzie di sviluppo si proibisse di ricevere novizi e consigliava la loro unione a un istituto o monastero più fiorente), il movimento di fusione (che porta alla scomparsa di uno o più istituti fusi con un altro) e di unione (che porta alla scomparsa di uno o più istituti e contemporaneamente alla nascita di uno nuovo costituito dai precedenti istituti) venne accelerato.
Complessivamente, dal 1960 al 2009 i provvedimenti di fusione hanno portato alla scomparsa di 245 istituti (quelli sicuramente accertati). La nazione maggiormente toccata da questo provvedimento è la Francia, con oltre 50 istituti scomparsi dal 1960 a oggi.
A loro volta, i vari procedimenti di unione portarono alla scomparsa di 125 istituti (quelli sicuramente accertati), di cui una settantina in Francia. Le unioni che hanno coinvolto il maggior numero di istituti sono quelli riguardanti le suore della Misericordia (27 gli istituti coinvolti in un unico provvedimento di unione), le Suore della Presentazione e le Suore di San Giuseppe negli Usa, e, in Francia, il nuovo istituto delle «Suore dell'Alleanza», che coinvolse sette istituti, e le «Suore del Cristo — Unione Mysterium Christi», che ne coinvolse sei.

Le «nuove fondazioni»

Grazie alla recentissima pubblicazione di un volume dedicato alle nuove forme di vita consacrata (Primo censimento delle nuove comunità, a cura di G. Rocca, Roma, Urbaniana University Press, 2010), le nuove comunità assommano a oltre 800. Le nazioni interessate alla nascita di nuove comunità sono oltre 40 e in primo piano si trovano gli Usa, con oltre 200 fondazioni accertate; seguono poi l'Italia (200 fondazioni), la Francia (161), il Canada (47), il Brasile (44), la Spagna (20).
Di queste 800 nuove fondazioni, oltre 80 sono già scomparse. Chi conosce la storia della vita religiosa non se ne meraviglia, ricordando appunto che le nuove fondazioni stanno cercando un nuovo tipo di vita consacrata, con tutte le difficoltà che ciò comporta.
Di queste 800 nuove fondazioni, inoltre, una ventina sono a carattere «tradizionalista», e hanno ottenuto una regolare approvazione dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei: Fraternità sacerdotale san Pietro e Fraternità san Vincenzo Ferreri, nel 1988; abbazia di santa Maddalena nel 1989; madri della Santa Croce nel 1991; servi di Gesù e di Maria nel 1994, e diversi altri ancora.
Parecchie delle nuove fondazioni sono state approvate dal Pontificio Consiglio per i Laici come, ad esempio, nel 1984 «Seguimi», fondato dal padre Anastasio Gutiérrez e Paola Majocchi; Memores Domini, legati al movimento di «Comunione e Liberazione» nel 1988; l'Istituzione Teresiana che, non ritenendo più adatta alla propria indole l'approvazione come istituto secolare conseguita nel 1955, ottenne una nuova approvazione nel 1990 come associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio; e tanti altri ancora.
Di questi 800 nuovi istituti, alcuni sono stati approvati dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata come «altre forme di vita consacrata», e sono: la Società di Cristo Signore, approvata nel 1993; l'associazione delle Vergini consacrate, dette «Servidoras», nel 1995; l'Opera della Chiesa, nel 1997; la Famiglia monastica di Betlemme, dell'Assunzione della Beata Vergine Maria e di san Bruno, nel 1998; la fraternità missionaria «Verbum Dei», nel 2000; L'Opera, nel 2001; l'Istituto ID di Cristo Redentore, Missionari e Missionarie Identes, nel 2009.

Soppressione di istituti

Questo provvedimento è stato utilizzato dalla Congregazione dei Religiosi per sopprimere, tra gli altri, i seguenti istituti: l'Apostolato catechistico Divino Maestro (del Cile) nel 1962; gli Oblati di San Carlo, di Westminster (Inghilterra) nel 1971; i Frati della Carità o Frati Bigi (Roma) ancora nel 1971; l'istituto secolare delle Ausiliarie delle vocazioni sacerdotali (Brasile) ancora nel 1971; l'istituto secolare Opus Cenaculi (Roma) nel 1974; le Ausiliatrici dell'Apostolato (Usa) nel 1998; la Congregazione benedettina olandese nel 2005; l'istituto Regina degli Apostoli (Portogallo), nel 2006; le Benedettine della Vergine Maria (Brasile), nel 2008.

Alcune considerazioni

Se si considerano gli istituti nuovi che hanno preso vita in questi ultimi 50 anni e nel calcolo si tiene conto di quelli ai quali la Congregazione per gli istituti di vita consacrata ha concesso un nulla osta o un decreto di erezione (469 quelli accertati) e delle cosiddette «nuove fondazioni» (oltre 800), si arriva a un totale di oltre 1.269 nuove fondazioni, che certamente è errato per difetto.
Se alle nuove fondazioni si contrappone il panorama degli istituti scomparsi in questi ultimi 50 anni, e si uniscono i vari provvedimenti di fusione-unione-soppressione, si arriva a circa 380 istituti scomparsi, cui debbono essere aggiunti gli oltre 80 istituti elencati nel «Primo censimento». In totale si avrebbe, quindi, un numero complessivo di circa 460 istituti scomparsi in questi 50 anni.
Si potrebbe affinare la riflessione notando che gli istituti scomparsi a seguito dei provvedimenti di fusione-unione sono, nella stragrande maggioranza, congregazioni religiose femminili sorte nell'Otto-Novecento, e sembra ovvio concludere che molti altri istituti dello stesso periodo dovranno riassestarsi, adottando un provvedimento o di fusione o di unione. L'arrivo di religiosi e religiose stranieri non pare adeguato per fermare il mutamento in atto.
Le fondazioni di tipo classico continuano, soprattutto in Africa, Asia e America latina, mentre nel «mondo occidentale» nascono continuamente nuove fondazioni, e ciò indica che si sta cercando un nuovo equilibrio.
Alla luce di questo riassestamento, si comprendono meglio alcune questioni. La collaborazione con i laici: essa ha posto problemi di vario genere, in particolare con la distinzione sempre più netta tra istituto religioso e opere, con il ruolo che possono svolgere i religiosi nelle opere dell'istituto, venendo magari a trovarsi alle dipendenze di laici; o, al contrario, con religiosi che fungono da manager e non svolgono più quell'apostolato diretto che li aveva entusiasmati entrando in congregazione; o con laici che possono essere semplici dipendenti-stipendiati, oppure stretti collaboratori dell'istituto, di cui condividono gli ideali.
L'intercongregazionalità nella formazione: questo cammino è stato piuttosto lento nella storia della vita religiosa, ma dopo il 1960 si è largamente diffusa la collaborazione tra diversi istituti per la stessa formazione alla vita religiosa, incoraggiata in seguito dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata, distinguendo tra comunità formatrice (cioè l'istituto religioso presso il quale il formando o la formanda vivono) e le istituzioni educative vere e proprie che possono trovarsi altrove.
L'intercongregazionalità nell'apostolato: non essendo più in grado di mantenere le opere con il proprio personale, in molti casi si è fatto ricorso alla collaborazione di altri istituti religiosi. Questi diversi tipi di aggiornamento restano nel campo della razionalizzazione di un sistema per meglio raggiungere il fine prefissato e dovrebbero essere favoriti, perché conservano le opere apostoliche, che sono la radice della nascita di tanti istituti religiosi. Sotto questo aspetto, i vari tentativi di aggiornare o rinnovare la congregazione religiosa mediante la fondazione di case di preghiera o case di spiritualità o piccole comunità, non appaiono adatti, perché offuscano l'identità della congregazione religiosa, che è fondamentalmente apostolica.
Si può ancora sostenere che l'attuale diminuzione del numero dei religiosi e delle religiose è semplicemente la manifestazione del diverso modo con cui la società (Chiesa compresa) intende risolvere i propri problemi: un tempo, basandosi soprattutto su celibi e nubili; oggi, in un momento in cui uno dei traguardi dell'emancipazione (non solo femminile, perché il celibato religioso era in qualche modo imposto anche ai figli maschi) è stato raggiunto, chiedendo (e quindi sopportandone il costo economico) che lo stato civile della persona non influisca più sull'attività o apostolato da svolgere.
Di fronte a questi mutamenti è ovvio attendersi una riconfigurazione della vita consacrata, che comporta non la scomparsa delle precedenti forme di vita consacrata, ma un loro ridimensionamento, come sempre avvenuto nella storia della vita religiosa, e l'arrivo di una nuova forma di vita consacrata. In altre parole, la vita religiosa — che non è mai esistita in astratto, ma sempre in concreto — continua, ma le modalità mutano. Novità e nuova definizione della vita consacrata sono probabilmente da attendersi, come scriveva il domenicano Jean-Marie-Roger Tillard, dalle nuove forme di vita consacrata, di cui si hanno centinaia di esempi, anche se non ancora precise nella loro fisionomia e non ancora canonicamente riconosciute dalla Chiesa.

(L'Osservatore Romano - 28 agosto 2010)
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Poche vocazioni. Ma di qualità. È questa la parola d'ordine dei seminari di Roma. Merito delle nome più restrittive imposte dal Papa (Gagliarducci)

Meno sacerdoti ma di qualità

Crisi di vocazioni
Nel Seminario Maggiore studiano 73 giovani di cui solo 25 romani. Le norme più restrittive per vestire l’abito talare fanno calare ancora il numero delle ordinazioni: 14 nel 2010.


Andrea Gagliarducci

Poche vocazioni. Ma di qualità. È questa la parola d'ordine dei seminari di Roma. Sono circa un centinaio quelli che stanno facendo un cammino per diventare sacerdoti nella città di Roma. Di loro, una piccola percentuale lascerà la capitale, per tornare nelle diocesi di appartenenza. Mentre gli altri saranno smistati nelle parrocchie di Roma, dove cominceranno il loro servizio pastorale.

È la capitale d'Italia e la sede del governo centrale della Chiesa. Ma Roma, come del resto tutta Italia, risente della crisi delle vocazioni.

Dal 1998 al 2008 i seminaristi in Italia, religiosi e diocesani, sono diminuiti del 10,6%, passando da 6.315 a 5.646, e sempre più sono gli stranieri. Roma non fa eccezione. Una istituzione come il Seminario Romano Maggiore, che ospita ogni anno Benedetto XVI durante la festa della Madonna della Fiducia, oggi conta 73 seminaristi.
 Di questi, solo 25 sono romani.
Un altro terzo sono sacerdoti di fuori Roma che sono qui e tornano nelle proprie diocesi. E una ventina di loro sono sacerdoti stranieri che studiano nel Seminario Maggiore e poi tornano nei loro Paesi d'origine.

I numeri segnano una crisi: poco più di vent'anni fa, il Seminario Maggiore di Roma contava circa duecento seminaristi. Non se la passano meglio gli altri seminari della capitale. Specialmente quando si parla di seminaristi per Roma, ovvero di seminaristi che vengono dalla città di Roma e studiano a Roma per poi proseguire il loro servizio pastorale nella capitale.

È vera crisi? Se si guarda ai numeri, indubbiamente sì. Ma don Dario Gervasi, vicerettore del Seminario Maggiore di Roma, guarda tutto da un'altra prospettiva.

«Noto - racconta - un bel clima in seminario. Un clima di speranza, voglia di fare, di migliorare. Io sono convinto che il Signore sa come aggiustare le cose. La diminuzione del numero dei seminaristi può essere colta come un'occasione per ripartire meglio».

Un compito reso ancora più difficile dal fatto che le ordinazioni sacerdotali a Roma sono andate diminuendo. Erano in 14 lo scorso anno a ricevere l'ordinazione sacerdotale, 5 in meno del 2009. Merito anche delle norme più restrittive per l'accesso al sacerdozio, voluto dal Papa. Meno numeri, più qualità.
 
Secondo i dati dell'Ufficio Vocazioni della Conferenza Episcopale Italiana, in quest'ultimo anno nella città di Roma ci sono 118 aspiranti sacerdoti, divisi tra il biennio di filosofia e il triennio successivo in teologia. Sono ventitré, invece, le persone che hanno lasciato la preparazione al sacerdozio durante lo scorso anno.

Il numero di religiosi è più ingente, e basterebbe guardare alle 61 ordinazioni di Natale dei Legionari di Cristo, celebrati a San Paolo Fuori Le Mura. Sono oltre un migliaio quelli che seguono tra i religiosi la formazione per diventare sacerdoti. Numeri alti, che però non devono ingannare. «Le congregazioni - spiega padre Giovanni Sanavio, responsabile del sito vocazioni.net - un percorso di studi più prolungato (dai 7 agli 8 anni) ed è ovvio che risultano più candidati al sacerdozio di quelli diocesani che hanno in tutto sei anni di formazione al seminario maggiore».

 Il Tempo, 4 gennaio 2011

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11/02/2011 19:35
 
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Aumentano nel mondo le ordinazioni sacerdotali. La conferma nell'Annuario Statistico della Chiesa (O.R.)

La conferma nell'Annuario Statistico della Chiesa

Aumentano nel mondo le ordinazioni sacerdotali

Cresce nel mondo il numero dei sacerdoti ordinati, mentre diminuisce sensibilmente il numero di quanti abbandonano scegliendo di tornare allo stato laicale.

In calo anche il numero dei morti.

Forse i numeri dicono poco -- si parla dell'1,4 per cento dei nuovi ordinati e del 3-4 per mille di defezioni negli ultimi anni -- tuttavia basta riflettere sul fatto che dal 1999 non si registrava, nel computo dei sacerdoti nel mondo, un saldo positivo come quello registrato nel 2009, cioè 809 unità in più, per guardare al futuro con rinnovata speranza.

A certificare la buona notizia è l'Annuarium Statisticum Ecclesiae 2009, preparato dall'Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana, che sarà presentato nei prossimi giorni. Rispetto al più noto Annuario Pontificio, nel quale vengono privilegiati nomi e biografie, l'Annuario Statistico della Chiesa -- del quale anticipiamo alcuni contenuti -- fornisce una lettura quantitativa di tutte le forze della Chiesa cattolica impegnate nell'apostolato e nell'evangelizzazione nei diversi Paesi e continenti.

Le statistiche ufficiali più recenti si riferiscono al 2009. Il numero complessivo dei sacerdoti a quella data era 410.593, di cui 275.542 membri del clero diocesano e 135.051 del clero religioso. Nel 1999 erano invece 405.009 suddivisi in 265.012 diocesani e 139.997 religiosi.

L'incidenza del clero diocesano e di quello religioso non è mutata in modo significativo: rispettivamente 65% e 35% nel 1999 contro il 67% e il 33% nel 2009. L'ammontare globale di sacerdoti nel mondo nel 2009, rispetto a quello del 1999, ha subito dunque un incremento dell' 1,4% risultante dall'aumento del 4,0% del clero diocesano e dalla flessione del 3,5% di quello religioso.

Il decremento percentuale ha interessato l'America del Nord (circa 7% per il clero diocesano e 21% per il clero religioso), l'Europa (col 9%) e l'Oceania (col 4,6%); sono invece aumentati i sacerdoti africani (38,5%), quelli dell'Asia (30,5%) e quelli diocesani dell'America Centrale e Meridionale. Tranne che nell'Africa e nell'Asia il clero religioso è ovunque diminuito.

La distribuzione del clero del 2009 tra i continenti è caratterizzata da una forte prevalenza di sacerdoti europei (46,5%) che sono circa il 56% in più di quelli americani; il clero asiatico incide per il 13,5%, quello africano per l' 8,9% e quello dell'Oceania per l' 1,2%. Tra il 1999 e il 2009 è cresciuto il peso sia del clero africano (da 6,6 a 8,9), sia quello asiatico (da 10,6 a 13,5) che quello dei sacerdoti americani (da 29,7 a 29,9); la crescita è andata a scapito del peso del clero europeo che è sceso dal 52,0% al 46,5%.
Per un quadro completo, alle statistiche sui sacerdoti conviene aggiungere quelle dei cattolici. Si avrà un quadro preciso tra domanda e offerta di servizio pastorale.

Per quanto concerne i cattolici, le loro percentuali di composizione sono cresciute in Africa, in Asia e nell'America Meridionale mentre sono diminuite nel Nord America e in Europa. Se esistesse un perfetto equilibrio tra presenza e richiesta di attività pastorale, le percentuali di composizione dei sacerdoti dovrebbero coincidere per ogni area con quella dei cattolici. Viceversa, dal confronto tra le due percentuali di composizione dei sacerdoti e dei cattolici, risulta che nel 1999 esistevano dei larghi divari: le percentuali dei sacerdoti superavano quelle dei cattolici nel Nord America, in Europa, nel Medio Oriente e in Oceania; le più evidenti carenze di sacerdoti erano localizzate in Africa e nell'America Meridionale e Centro Continentale.

Nel 2009 la sovrabbondanza relativa di sacerdoti rispetto ai cattolici si è manifestata in Europa, nel Nord America e in Asia. Dove invece sussisteva nel 1999 carenza relativa di sacerdoti rispetto ai cattolici, e cioè nell'America centrale e meridionale, si registra una diminuzione del divario (15,2% di sacerdoti contro 42,4% di cattolici nel 1999; 17,3% contro 42,2 % nel 2009).

Dal 1999 al 2009 il numero dei decessi tra i sacerdoti è stato costantemente inferiore alle ordinazioni e ha fatto registrare mediamente, nel periodo, le 7.750 unità.

Infine una notazione sul numero di decessi di sacerdoti nel mondo. Tendenzialmente è in diminuzione per i sacerdoti diocesani mentre si può rilevare una notevole stabilità del numero dei morti tra i sacerdoti religiosi. In Europa, caratterizzata da un corpo sacerdotale nettamente più anziano, i decessi sopravanzano costantemente le ordinazioni. L'Africa e l'Asia che godono di una popolazione sacerdotale assai più giovane, presentano un bilancio demografico ampiamente positivo; in questi continenti nel complesso i decessi sono stati nell'intero periodo circa un terzo delle ordinazioni. Quasi in perfetta parità il bilancio demografico in Oceania; saldo positivo in America.

(©L'Osservatore Romano - 11 febbraio 2011)


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Presentato a Benedetto XVI l'Annuario Pontificio 2011

Novità e dinamiche della Chiesa cattolica nel mondo


L'Annuario Pontificio 2011 è stato presentato a Benedetto XVI nella mattina di sabato 19 febbraio, dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e dall'arcivescovo Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato per gli Affari Generali.

La redazione del nuovo Annuario è stata curata da monsignor Vittorio Formenti, incaricato dell'Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa, dal professor Enrico Nenna e dagli altri collaboratori. Il complesso lavoro di stampa è stato invece curato dal salesiano don Pietro Migliasso, dal commendatore Antonio Maggiotto, S.D.B., e dal commendatore Giuseppe Canesso, S.D.B., rispettivamente direttore generale, direttore commerciale e direttore tecnico della Tipografia Vaticana. Il volume sarà prossimamente in vendita nelle librerie.

Il Pontefice ha ringraziato per l'omaggio, mostrando vivo interesse per i dati illustrati e pregando di esprimere l'attestazione della sua sentita gratitudine a tutti coloro che hanno collaborato alla nuova edizione dell'Annuario. Dalla lettura del volume si possono desumere alcune novità relative alla vita della Chiesa cattolica nel mondo, a partire dal 2010. Durante tale anno sono state erette dal Papa dieci nuove sedi vescovili, un esarcato apostolico e un vicariato apostolico. Sono state elevate: una diocesi a sede metropolitana, due prelature a diocesi, due prefetture e un'amministrazione apostolica a vicariati apostolici.

I dati statistici, riferiti all'anno 2009, forniscono un'analisi sintetica delle principali dinamiche riguardanti la Chiesa Cattolica nelle 2.956 circoscrizioni ecclesiastiche del pianeta. I fedeli battezzati nel mondo sono passati da 1.166 milioni nel 2008 a 1.181 nel 2009, con un aumento assoluto di 15 milioni di fedeli e una percentuale pari all'1,3 per cento.
La distribuzione dei cattolici fra i continenti differisce notevolmente da quella della popolazione. L'America, dal 2008 al 2009, ha mantenuto quanto a popolazione, un'incidenza costante sul totale planetario pari al 13,6 per cento; di contro, i cattolici hanno raggiunto nei due anni, il 49,4 per cento della popolazione cattolica nel mondo.

In Asia la crescita è stata dal 10,6 al 10,7 per cento, ma essa è notevolmente inferiore a quella che il continente ha per quanto riguarda la popolazione mondiale (60,7 per cento).
L'Europa ha un peso per la popolazione inferiore di tre punti percentuali a quello dell'America, ma la sua incidenza nel mondo cattolico è quasi la metà di quella dei Paesi americani (24 per cento). Tanto per i Paesi africani quanto per quelli oceanici, il peso della popolazione sul totale è poco dissimile da quello dei cattolici (15,2 e 0,8 per cento, rispettivamente, per l'Africa e l'Oceania).

Il numero dei vescovi nel mondo è passato, dal 2008 al 2009, da 5.002 a 5.065, con un aumento dell'1,3 per cento. Il continente più dinamico risulta quello africano (1,8 per cento), seguito dall'Oceania (1,5 per cento), mentre al di sotto della media complessiva risultano l'Asia (0,8 per cento) e America (1,2 per cento). Per l'Europa l'incremento si attesta sull'1,3 per cento.
La popolazione sacerdotale rimane sul trend di crescita moderata inaugurata nel 2000, dopo un lungo periodo di risultati piuttosto deludenti. Il numero dei sacerdoti, sia diocesani che religiosi, aumenta, infatti, nel corso degli ultimi dieci anni (dell'1,34 per cento a livello mondiale), passando da 405.178 nel 2000 a 410.593 nel 2009.

In particolare, nel 2009, i sacerdoti sono cresciuti dello 0,34 per cento rispetto al 2008. Tale aumento deriva dal decremento di 0,08 per cento del clero religioso e dall'aumento di 0,56 per cento di quello diocesano. Il decremento percentuale ha interessato solo l'Europa (0,82 per cento per i diocesani e 0,99 per i religiosi), dato che negli altri continenti i sacerdoti nel complesso sono aumentati. Tranne che nell'Asia e nell'Africa, il clero religioso è ovunque diminuito.
I diaconi permanenti aumentano di oltre il 2,5 per cento, passando dai 37.203 del 2008 ai 38.155 del 2009. La presenza dei diaconi migliora in Oceania e in Asia a ritmi elevati: in Oceania, dove i diaconi non raggiungono ancora l'1 per cento del totale, essi aumentano di più del 19 per cento, attestandosi a 346 unità nel 2009, e in Asia fanno registrare un incremento del 16 per cento.

Ma essi aumentano anche in aree dove la loro presenza è quantitativamente più rilevante. In America e in Europa, dove al 2009 risiede circa il 98 per cento della popolazione complessiva, i diaconi sono cresciuti, nell'ultimo biennio, rispettivamente dal 2,3 al 2,6 per cento.
Una flessione si è avuta, invece, tra le religiose professe. Nel 2008 esse erano nel mondo 739.068, riducendosi nel 2009 a 729.371. La crisi quindi rimane, nonostante l'Africa e l'Asia, dove invece c'è un loro aumento.

Il numero dei candidati al sacerdozio nel mondo è cresciuto dello 0,82 per cento, passando da 117.024 unità nel 2008 a 117.978 nel 2009. Gran parte dell'aumento è attribuibile all'Asia e all'Africa, con ritmi di crescita del 2,39 e del 2,20 per cento, rispettivamente. L'Europa e l'America hanno registrato una contrazione, rispettivamente, dell'1,64 per cento e dello 0,17 per cento nello stesso periodo.



(©L'Osservatore Romano - 20 febbraio 2011)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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24/06/2011 23:08
 
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Seminari francesi nel 2011: cifre sempre più basse, ma la Tradizione avanza

Fonti vicine alla Conferenza Episcopale Francese (CEF) rendono noti i risultati di una ricerca interna completata il 15 novembre 2010, che è stata realizzata dalla Commissione per i ministri ordinati e i laici in missione ecclesiale, presieduta da Mons. Giraud, vescovo di Soissons. I risultati erano attesi con ansia dalla CEF e dai vescovi francesi, il cui pessimismo aumenta sempre più (si veda la Lettera n. 238 del 9 luglio 2010: "2010 in Francia: mai così pochi i seminaristi e le ordinazioni"). Le cifre relative al 2010-2011, in seguito alla ricerca condotta in tutti i seminari di Francia, non contribuiscono a risollevare il morale, essendo ancora più negative di quelle del 2009-2010: ufficialmente, il numero dei seminaristi diocesani (nei seminari, nei Gruppi di Formazione Universitaria, nei Seminari universitari, ivi compresi i seminaristi tirocinanti, quelli dei Domini Francesi d'Oltremare, della Missione di Francia e dell'ordinariato militare) è passato dai 756 seminaristi diocesani del 15 novembre 2009 ai 732 del 15 novembre 2010, con un decremento del 3%.

Ufficialmente, abbiamo detto: vedremo più oltre quali correzioni è opportuno effettuare. Ad ogni modo, e a prescindere dalle discussioni sempre possibili su questa o quella cifra, le tendenze generale messa in evidenza è incontestabile. Infatti, anche arrotondando le cifre, i tassi di incremento e decremento, come pure le proporzioni e le proiezioni, sono relativamente esatti.


Una continua diminuzione nel numero dei seminaristi diocesani

I vescovi francesi si trovano nelle medesime ristrettezze di tutti i vescovi dell'Europa occidentale, anche se questo non può certo costituire una consolazione. I vescovi del Belgio, della Germania e della Svizzera sono messi ancora peggio. Si sa che perfino in Spagna la caduta è impressionante: 1.227 seminaristi maggiori quest'anno, contro 1.337 l'anno scorso, vale a dire un decremento del 9% in un solo anno, che l'episcopato spagnolo cerca di dissimulare aggiungendo alle cifre dei seminari maggiori quelle dei seminari minori, che nella penisola iberica esistono ancora, mentre in Francia sono praticamente scomparsi: il decremento, allora, diventa del 3,2%. Nel complesso, la consistenza globale dei seminari maggiori e minori in Spagna è diminuita del 24,3%, cioè di quasi un quarto, in 5 anni. Né bisogna pensare che i seminari italiani siano più frequentati; anzi, i loro alunni non sono mai stati così pochi: 15, 30, 40 seminaristi nelle diocesi più grandi, solo 139 nella gigantesca diocesi di Milano (si veda l'inchiesta del Foglio, commentata sul blog Messa in Latino).

I dati comunicati dalla Conferenza Episcopale Francese ai suoi membri tendono, per quanto possibile, a mascherare la crisi. Per esempio, nel giugno 2010, la CEF aveva annunciato 83 ordinazioni diocesane durante l'anno 2009/2010 (AFP, 23 giugno 2010). Ma nel novembre 2010 comunicò che le ordinazioni erano state 96, precisando che il numero comprendeva "11 fuori corso". Ciò ha consentito di correggere la tendenza in senso positivo (c'erano state 89 ordinazioni nel 2009, 98 nel 2008, 101 nel 2007). In che modo è stata calcolata questa cifra più rassicurante? Una (semplice) ipotesi: anche noi, nella nostra Lettera n. 238 del 9 luglio 2010, abbiamo effettuato un piccolo aggiustamento, stimando che alle 83 ordinazioni diocesane si potevano aggiungere le 3 ordinazioni della Comunità di S. Martino e le 2 ordinazioni della Comunità di S. Tommaso Becket (istituto biformista), poiché entrambe hanno degli apostolati diocesani. In questo modo si raggiungevano le 88 ordinazioni, alle quali la CEF ha forse aggiunto le 8 ordinazioni delle comunità Ecclesia Dei non religiose, il che tutto sommato non è scorretto, dal momento che questi sacerdoti francesi svolgono ordinariamente il loro ministero in Francia.

D'altronde, le cifre ufficiali dei seminari diocesani annoverano a giusta ragione gli alunni delle comunità nuove (torneremo su questo argomento) che, dopo l'ordinazione, eserciteranno il loro ministero come sacerdoti diocesani. Ma comprendono anche religiosi, seminaristi stranieri mandati in Francia dalla loro diocesi origine per la formazione, e addirittura, nel caso del Seminario francese di Roma, sacerdoti già ordinati. Di fatto, sommando seminario per seminario il numero esatto di candidati effettivamente destinati alle diocesi francesi, si ottengono, per l'anno scorso, meno di 700 alunni. È probabile, dunque, che anche la cifra relativa all'anno corrente (732 alunni) debba essere corretta al ribasso (per esempio, 96 seminaristi, cioè il 13%, sono di nazionalità straniera, e non è detto che saranno tutti incardinati in Francia).

Allo stesso modo, per l'anno di discernimento, ossia l'anno di propedeutica che precede il primo anno del primo ciclo, la Commissione episcopale ha annunciato un rialzo veramente stupefacente: vi sarebbero 120 alunni nell'anno 2010/2011, contro gli 80 dell'anno 2009/2010. In realtà, all'inizio del 2009, il numero degli alunni di propedeutica era per lo meno di 140, ed è sceso ad 80 - cosa, del resto, normale - durante l'anno di discernimento. 120 è semplicemente il numero di partenza di quest'anno.

Fatte queste precisazioni, è possibile effettuare qualche correzione anche in senso opposto:

- Per quanto riguarda i dati della propedeutica: al 1° anno del primo ciclo entrano alcuni seminaristi che non hanno dovuto frequentare l'anno di propedeutica (al 1° anno del primo ciclo nei seminari diocesani vi erano, il 15 novembre 2010, 120 alunni).

- Per quanto riguarda il numero dei seminaristi: al numero dei seminaristi diocesani francesi si potrebbero aggiungere senza difficoltà i circa cinquanta seminaristi della Comunità di S. Martino, i religiosi in formazione della Comunità di S. Giovanni destinati all'apostolato nelle diocesi di Francia, i seminaristi del Cammino neocatecumenale formati nei seminari del movimento, nella misura in cui sono destinati all'apostolato in Francia, e i membri di altre comunità, come la già menzionata Comunità di S. Tommaso Becket. In tal modo, il numero di seminaristi francesi fornito dalla CEF per il 2011 può essere considerato (a titolo indicativo) complessivamente corretto, anzi, può essere addirittura arrotondato a 740.


La crescita dei seminaristi tradizionali

A) Stabilità nelle cifre, crescita nelle proporzioni

Il computo dei seminaristi francesi "straordinari" è in teoria molto più semplice, di una precisione quasi completa. Anche qui, tuttavia, bisogna effettuare alcune correzioni in entrambi i sensi: i seminaristi francesi delle comunità Ecclesia Dei vengono talvolta inviati a svolgere il loro ministero all'estero; viceversa, alcuni seminaristi diocesani sono ormai espressamente destinati ad utilizzare la forma straordinaria del rito romano (quelli della Società Missionaria della Divina Misericordia, nella diocesi di Tolone, o altri singoli seminaristi diocesani). Ci limiteremo, dunque, ad una valutazione di carattere generale (ma arrotondata per difetto): 140 seminaristi francesi "straordinari", di cui 50 nella FSSPX; 40 alunni nell'anno di spiritualità (l'equivalente della propedeutica: di essi, 17 sono nella FSSPX).

La proporzione di seminaristi "straordinari" in senso stretto (che cioè sono destinati a celebrare abitualmente nella forma straordinaria) è dunque del 16% (quasi del 20%, se si aggiungono i seminaristi diocesani "straordinari", detraendoli dai seminaristi diocesani "ordinari"). La cifra, di per sé, è stabile - il che costituisce già un dato positivo - ma la proporzione risulta in crescita, a causa del decremento dei seminaristi "ordinari". Analogamente, la cifra degli ingressi "straordinari" nell'anno di spiritualità rimane stabile (42, contro i 41 del'anno scorso), ma, come avevamo già rilevato (Lettera n. 199 del 12 ottobre 2009), la proporzione è in forte rialzo: arrotondando tutti i dati per difetto, questi allievi sono più del 33% del totale degli allievi in discernimento nel 2010, e più del 23% nel 2009. È dunque probabile che la cifra delle ordinazioni "straordinarie" resterà anch'essa stabile nei prossimi anni, ma che la proporzione (oggi del 15%) continuerà a crescere.


B) La crescita del "motu proprio"

Se invece analizziamo la crescita del numero dei seminaristi tradizionali, e non soltanto la loro proporzione, ci accorgiamo che essa si manifesta ormai al di fuori degli istituti tradizionali specializzati.

Anzitutto, sulla base delle cifre divulgate ad uso interno della CEF, bisogna fare una notevole rettifica a proposito delle comunità nuove. Una diffusa convinzione, che anche noi avevamo dato per buona senza verificarla, pretendeva che i più importanti centri di reclutamento vocazionale in Francia fossero, in egual misura, i tradizionalisti e le comunità nuove (dette anche carismatiche). Ora, su 732 seminaristi ufficialmente recensiti dalla CEF, soltanto 68 provegono dalle comunità nuove (di cui 27 dall'Emmanuel e 23 dal Cammino neocatecumenale - questi ultimi in buona parte stranieri - più una miriade di comunità, ciascuna con 1, 2 o 3 seminaristi). In altre parole, su 880 seminaristi francesi (740 ordinari e 140 straordinari), l'apporto dei tradizionalisti è il doppio rispetto a quello delle comunità nuove: circa il 16% di seminaristi tradizionalisti contro l'8% di seminaristi delle comunità nuove (se si aggiungessero i seminaristi della Comunità di S. Martino e di altre comunità, che sono nuove solo in senso lato, si arriverebbe all'11%). Di fatto, i seminaristi francesi della FSSPX sono tanto numerosi quanto quelli dell'Emmanuel e del Cammino neocatecumenale messi insieme (e, nell'ipotesi di una regolarizzazione canonica, sono logicamente destinati ad aumentare).

Inoltre i responsabili diocesani e i superiori dei seminari stanno constatando che una porzione considerevole di seminaristi "ordinari" (il 20%, forse di più, con la notevole eccezione, per il momento, degli istituti parigini) si professano, ormai apertamente, di tendenza tradizionalista, rivendicando il diritto di celebrare nelle due forme.

Non è impossibile, del resto, che anche in questo caso, se la situazione generale non subirà variazioni, ci si assesti su un livello di sostanziale stabilità - il che, al giorno d'oggi, è già estremamente positivo - ma è probabile, al tempo stesso, che vi sia una crescita nella proporzione tra questi e gli altri seminaristi (nel complesso conservatori, bisogna riconoscerlo). Il mondo ecclesiastico permeato dallo "spirito del Concilio", anche nella sua versione moderata, si affievolisce sempre più. Al contrario, la tendenza conservatrice dell'istituzione ecclesiale conserva le sue posizioni, anzi, avanza con maggior facilità. Tenendo conto della rarefazione del clero francese (poco più di 8.000 sacerdoti in attività, la cui età media supera i 65 anni; ogni anno ne muoiono circa 800; alcune diocesi si stanno preparando o si trovano già a dover disporre di poco più di una dozzina di sacerdoti in attività), è possibile da un lato prevedere che presto più della metà dei sacerdoti francesi sarà di tendenza tradizionalista (vale a dire conforme allo spirito del "motu proprio"), anche se non sappiamo in quanto tempo (10 anni?), e dall'altro constatare che la metà dei seminaristi è prossima ad esserlo.

Ma tutto questo nel contesto di una riduzione delle forze cattoliche che si rivelerà sempre più impressionante. Trattando qui delle vocazioni, bisogna anche tener conto del fatto che l'influenza della secolarizzazione logora parecchio la perseveranza nella vita sacerdotale e religiosa: in altri termini, il numero di "abbandoni", dopo qualche anno di sacerdozio o di vita religiosa, ma anche dopo 10 o 15 anni, è estremamente elevato, a prescindere dalle tendenze e dalle sensibilità.


OSSERVAZIONI CONCLUSIVE

1) Il vivaio delle vocazioni tradizionali, pur non essendo estendibile all'infinito, può essere ulteriormente aumentato. Supponendo, nella migliore delle ipotesi, che le diocesi si organizzino in modo deciso per accoglierle come tali (come hanno cominciato a fare le diocesi di Lione e di Tolone), è lecito immaginare:

- Che un certo numero di vocazioni, che oggi si indirizzano verso le comunità Ecclesia Dei (alle quali si può aggiungere la futura struttura ufficiale della FSSPX), si presenterebbero più volentieri nelle diocesi. Questo, d'altra parte, non toglierebbe alle comunità in questione, per molto tempo ancora, la loro peculiare attrattiva né la loro funzione di stimolo.

- Che molte vocazioni oggi perdute, perché non vogliono unirsi alle comunità Ecclesia Dei o alla FSSPX e non possono, per via della loro specificità, entrare nei seminari diocesani, potrebbero finalmente essere accolte.

- Infine, che lo sviluppo di un "ambiente vitale" tradizionale o tendente alla tradizione farebbe aumentare il numero di alunni nei seminari e nelle case religiose.


2) Oltre alla loro accoglienza da parte delle diocesi, la crescita di questo tipo di vocazioni è legata:

- ad una trasformazione liturgica (sviluppo della liturgia tradizionale; correzione in senso tradizionale della liturgia ordinaria in un certo numero di chiese, specialmente nelle cattedrali);

- ad una correzione catechetica (oltre all'insegnamento impartito nei centri tradizionali, si potrebbe pensare ad alcune parrocchie-pilota in questo ambito);

- ad una restaurazione - che è già cominciata in alcuni luoghi, ma che potrebbe trasformarsi in una politica ben determinata - della scuola cattolica (sviluppo dell'istruzione cattolica privata, anche su iniziativa diocesana; istituzione in ciascuna diocesi di una o più scuole cattoliche pubbliche, destinate a fungere da modello), in collaborazione con famiglie motivate e "militanti";

- allo sfruttamento dei gruppi giovanili per favorire un inquadramento tradizionale in ambito liturgico, catechetico e spirituale.


3) Oggi, tuttavia, ci troviamo in un periodo di indecisione: le condizioni per una restaurazione in senso tradizionale cominciano ad essere adempiute; ma questa restaurazione continua ad essere realizzata in modo alquanto timoroso, senza praticamente alcuna visibilità istituzionale. Che cosa dobbiamo aspettarci, allora? Bisogna tener presenti diversi aspetti:

- Il mondo tradizionalista, che, pur coi suoi difetti, avrebbe la vocazione ad essere il "nocciolo duro" di questa restaurazione, resta ancora confinato ai margini del mondo cattolico ufficiale. È vero, d'altra parte, che esso ha una sua forza: è costituito da un insieme di opere, movimenti, scuole, associazioni laicali assai più liberi - di fronte ad una gerarchia che resta molto legata allo "spirito del Concilio" - rispetto ad analoghi gruppi di tendenza tradizionalista integrati nel mondo cattolico ufficiale francese.

- Il peso dell'ideologia "spirito del Concilio", ancora molto gravoso all'interno delle diocesi, limita enormemente il margine d'azione dei "tradizionali" appartenenti al mondo ecclesiastico ufficiale. D'altra parte, alcuni di loro, secondo una legge che sempre si manifesta nel corso di scontri ideologici forti e persistenti, assimilano la pressione esterna: in altre parole, si autocensurano e attenunano preventivamente tutte le loro posizioni di orientamento restauratore.

- In realtà, una vera restaurazione può essere operata soltanto dai superiori ecclesiastici, specialmente - ma non solamente - dai vescovi. Una soluzione potrebbe essere quella di effettuare le nomine in questa prospettiva, ma la politica romana a riguardo non dimostra un atteggiamento veramente deciso: l'ultima edizione del "Trombinoscope" del sito progressista Golias osserva, a giusta ragione, che la strategia della nunziatura e della Santa Sede in Francia è quella di disseminare alcuni prelati di tendenza tradizionale, destinati a "contagiare" progressivamente quelli più moderati di loro.

- Tuttavia, lo spostamento dei superiori in carica o di recente nomina verso posizioni più tradizionali, per quanto poco apparente, è nondimeno reale. Il compimento della restaurazione in corso è inevitabile, anche se le vie restano nascoste nei misteri insondabili della Provvidenza, essendo frutto di uno Spirito che soffia ben al di là di ogni calcolo umano. Bisogna pregare incessantemente e domandare che questo soffio sia potente, rigeneratore, poiché non si vede in che modo una simile restaurazione religiosa possa avvenire senza un progetto di ricostruzione sociale di matrice cattolica. Ma questa è un'altra storia o, per meglio dire, dipende dal senso della Storia, quella di cui Cristo è il Signore.


Fonte: La Paix Liturgique, Lettera n. 275. Traduzione di D. Di Sorco.

 

 

Fraternamente CaterinaLD

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PRESENTAZIONE ANNUARIO PONTIFICIO 2012

Città del Vaticano, 10 marzo 2012 (VIS). L'Annuario Pontificio 2012 è stato presentato questa mattina al Santo Padre dal Cardinale Tarcisio Bertone, S.D.B., Segretario di Stato e dall'Arcivescovo Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato per gli Affari Generali, in presenza dei collaboratori che hanno curato la nuova edizione e la stampa del volume. È stato anche presentato l'"Annuarium Statisticum Ecclesiae", curato dallo stesso Ufficio.

Fra le novità del nuovo Annuario 2012: il Santo Padre ha eretto 8 nuove Sedi Vescovili; 1 Ordinariato personale ed 1 Ordinariato militare; ha elevato 1 Arcidiocesi e 8 Diocesi a Sedi Metropolitane; 1 Prelatura, 1 Vicariato Apostolico e 1 Prefettura Apostolica a Diocesi, 1 Missione "sui iuris" a Prefettura Apostolica.

I dati statistici, riferiti all'anno 2010, forniscono un'analisi sintetica delle principali dinamiche riguardanti la Chiesa Cattolica nelle 2.966 circoscrizioni ecclesiastiche del pianeta. Nel 2010 si contano poco meno di 1.196. milioni di cattolici nel mondo, a fronte dei 1.181 milioni circa del 2009, con un aumento assoluto di 15 milioni di fedeli pari all' 1,3%. Nel corso degli ultimi due anni, la presenza dei fedeli cattolici battezzati nel mondo rimane stabile attorno al 17,5%.

Le quote territoriali dei cattolici hanno subito tra il 2009 e il 2010 variazioni non trascurabili: sono diminuite nell'America Meridionale (da 28,54 a 28,34 percento e in Europa da (24,05 al 23,83 per cento). Sono aumentate in Africa (da 15,15 a 15,55 per cento) e nell'Asia Sud Orientale (da 10,41 a 10,87 per cento).

Dal 2009 al 2010, il numero di Vescovi nel mondo è passato da 5.065 a 5.104 con un aumento relativo dello 0,77%. L’incremento ha interessato l’Africa (16 nuovi Vescovi), l’America (15) e l’Asia (12), mentre una lieve flessione si è manifestata in Europa (da 1.607 a 1.606) e in Oceania (da 132 a 129).

La tendenza alla crescita del numero dei sacerdoti, che ha avuto inizio dal 2000, è proseguita anche nel 2010, anno in cui si contano 412.236 sacerdoti, di cui 277.009 membri del clero diocesano e 135.227 del clero religioso; nel 2009 erano invece 410.593 (275.542 diocesani e 135.051 religiosi).

Gli incrementi si registrano in Asia (1.695), in Africa (761), in Oceania (52) e in America (42 unità), mentre il calo ha riguardato l’Europa (con -905 sacerdoti).

Il numero dei diaconi permanenti è aumentato, in quest’anno, del 3,7%, passando da 38.155 del 2009 a 39.564 del 2010. I diaconi permanenti sono presenti soprattutto in America del Nord e in Europa con una quota relativa al totale mondiale del 64,3% e di 33,2%, rispettivamente.

La tendenza alla flessione dei religiosi professi non sacerdoti sembra diminuire. Nel mondo, essi erano 54.229 nel 2009 e hanno raggiunto il numero di 54.665 nel 2010. In netto calo in America del Sud (3,5%) e in America del Nord (0,9%), sono stazionari in Europa; i religiosi professi aumentano in Asia (+4,1%), dove accrescono la propria quota sul totale mondiale, e in Africa (+3,1%).

Anche il mondo delle religiose professe sta attraversando una profonda trasformazione caratterizzata da una dinamica fortemente decrescente. A livello globale, esse passano da 729.371 nel 2009 a 721.935 nel 2010. Il calo ha riguardato tre continenti (Europa, America e Oceania), con variazioni negative anche di rilievo (-2,9% in Europa, -2,6% in Oceania e -1,6% in America). In Africa e in Asia, invece, l’incremento è stato decisamente significativo, attorno al 2% per entrambi i continenti.

Il numero degli studenti di filosofia o di teologia nei seminari diocesani o religiosi è costantemente aumentato nel corso dell’ultimo quinquennio. Nel complesso, è cresciuto del 4%, passando dalle 114.439 unità del 2005 alle 118.990 del 2010.

In diminuzione in Europa (-10,4%) e in America (-1,1%), i seminaristi maggiori aumentano in Africa (+14,2%), in Asia (+13,0%) e in Oceania (+12,3%).


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29/07/2012 11:23
 
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ANNUARIO PONTIFICIO

Una finestra sulla Chiesa e sul mondo.
Il senso di una statistica


In occasione della pubblicazione dell’Annuario pontificio del 2011, il cardinale decano del Sacro Collegio ha scritto per noi questo articolo in cui accenna a vari aspetti della presenza della Chiesa nel mondo: dal numero dei pastori e dei fedeli al compito della Curia romana
 


del cardinale Angelo Sodano

«Credo la Santa Chiesa cattolica»: è la professione di fede che il cristiano sovente ripete con le parole del Simbolo apostolico.
Come è noto, “simbolo” è un termine greco che indica una tessera, un segno di riconoscimento. Nella Chiesa primitiva tale documento nacque appunto per riassumere il messaggio di Cristo tramandato dagli apostoli e offrire così ai cristiani una tessera di riconoscimento della loro identità.
È poi significativo che tale formula di fede, in tutti i suoi dodici articoli, sia stata definitivamente codificata nella Chiesa di Roma. Nel nono articolo, fin dal III secolo, vediamo affermata in modo esplicito la fede nella Chiesa che è «una, santa, cattolica e apostolica». Anche la cattolicità della Chiesa era già ben sentita come una sua nota essenziale.
Due millenni sono passati da quando il Signore risorto ha dato il mandato missionario universale alla Sua Chiesa ed essa, con alterne vicende, si è diffusa nel mondo ed è giunta fino a noi, sostenuta dalla forza vivificante del Suo Santo Spirito.
Oggi anche i laicisti più ostinati non possono ignorare l’esistenza di tale realtà ecclesiale né possono misconoscere la sua azione trasformatrice nella vita dei popoli. Basta dare uno sguardo sintetico alla presenza della Chiesa nel mondo, alle persone e alle comunità che la compongono, come alle istituzioni che da essa promanano.

L’Annuario pontificio
Uno strumento valido per conoscere i vari aspetti della presenza della Chiesa nel mondo è dato dall’Annuario pontificio che, dalla metà del 1800 a oggi, è pubblicato annualmente dalla Santa Sede.
Il 19 febbraio scorso, il cardinale Tarcisio Bertone, con i suoi collaboratori della Segreteria di Stato, ha presentato al papa Benedetto XVI l’Annuario pontificio 2011. Si continuava così una pubblicazione risalente al papa Pio IX (1846-1878), anche se allora essa portava un titolo più limitativo: La gerarchia cattolica e la famiglia pontificia.
In varie biblioteche si possono ancora consultare i volumi che si sono susseguiti dalle origini a oggi. È sempre una ricerca confortante sulla storia della Chiesa e della sua progressiva diffusione nel mondo intero.
Prezioso complemento dell’Annuario pontificio è poi il volume parimenti pubblicato ogni anno dalla Segreteria di Stato, con il titolo: Annuarium statisticum Ecclesiae. Lì i dati statistici sono più attentamente esaminati e confrontati, nazione per nazione, continente per continente, con uno sguardo comparativo sulle varie forme d’apostolato esistenti nella Chiesa.

I cattolici nel mondo
Secondo gli ultimi dati disponibili, i cattolici battezzati si aggirano oggi su un miliardo e 181 milioni, su una popolazione mondiale di 6 miliardi e 698 milioni di abitanti.
I cattolici, quindi, in base all’ultimo Annuarium statisticum Ecclesiae sono pari al 17,4% della popolazione mondiale. La presenza più forte dei cattolici si registra nelle Americhe con il loro 63,1% della popolazione. In Europa i cattolici sono il 40%. La presenza dei cristiani in Europa è però molto più alta, se si considerano pure gli altri fratelli che formano le Chiese orientali e le varie comunità nate dalla Riforma.
In Oceania la presenza dei cattolici si aggira sul 26,2%, in Africa sul 17,8% e in Asia sul 3,1%. Ed è appunto l’Asia (nei cui confini è pure inglobato il Medio Oriente) a costituire la grande sfida per la futura opera evangelizzatrice della Chiesa. Già nel 1998 il compianto pontefice Giovanni Paolo II ci aveva invitato a riflettere su tale tema convocando in Vaticano un Sinodo speciale al riguardo.
Ho avuto anch’io la gioia di partecipare a detta Assemblea sinodale e ricordo bene l’impegno comune che allora si assunse per lavorare in tal senso. L’Asia, del resto, è il continente più esteso e popoloso. Là è nato il cristianesimo. Là il Vangelo di Cristo ha conosciuto il suo primo annuncio. Comprensibile è, quindi, l’impegno perché anche fra quei popoli il lievito evangelico continui a permeare quelle culture, orientandole a Cristo.

Pastori e fedeli
Come ogni anno, l’Annuario pontificio 2011 presenta poi dati relativi ai Pastori, chiamati a guidare la Santa Chiesa di Cristo nell’ora presente.
Ovviamente, v’è in primo luogo il Successore di Pietro, il papa Benedetto XVI, posto dallo Spirito Santo a presiedere la comunità cattolica in quest’ora importante della storia, all’inizio del Terzo Millennio cristiano. Intorno al Papa figura in primo luogo il Collegio cardinalizio, chiamato a coadiuvare il Vescovo di Roma nella sua più vasta missione di Pastore della Chiesa universale.
Un lungo elenco di tutte le sedi episcopali esistenti nel mondo ci introduce poi a conoscere la vita concreta di ognuna delle singole Chiese particolari sparse nei cinque continenti, da quelle di epoca apostolica fino a quelle più recenti, costituite nel corso nel 2010.
L’Annuario pontificio 2011 ci dice che oggi le circoscrizioni ecclesiastiche giungono a quasi tremila (esattamente a 2.956). Il numero dei vescovi è però superiore, perché accanto al vescovo che guida ogni singola diocesi, vi è talora un vescovo coadiutore, un ausiliare o uno o più vescovi emeriti. Il numero complessivo dei vescovi giunge così a 5.065. In ogni diocesi v’è poi un adeguato numero di sacerdoti come provvidi cooperatori del vescovo. Tutti insieme (diocesani e religiosi) superano oggi i 400mila (esattamente 410.593). Queste cifre ci lasciano intuire l’estrema importanza del loro lavoro capillare nel vasto campo d’azione della Chiesa, in tutte le realtà umane. Sovente essi sono i militi ignoti del Regno di Dio.
Insieme all’elenco delle diocesi, l’Annuario pontificio ci dà pure la lista delle varie Conferenze episcopali nazionali e internazionali e ci presenta infine l’importante organismo del Sinodo dei vescovi, istituito dal papa Paolo VI per favorire una loro più stretta comunione con il romano Pontefice.

Benedetto XVI con il cardinale Sodano  il 20 dicembre 2010. Il cardinale Sodano, da cinquant’anni  al servizio della Santa Sede, è stato segretario di Stato dal 29 giugno 1991 al 2 aprile 2005, con Giovanni Paolo II, e dal 21 aprile 2005 al 15 settembre 2006 con l’attuale Pontefice [© Osservatore Romano]

Benedetto XVI con il cardinale Sodano il 20 dicembre 2010. Il cardinale Sodano, da cinquant’anni al servizio della Santa Sede, è stato segretario di Stato dal 29 giugno 1991 al 2 aprile 2005, con Giovanni Paolo II, e dal 21 aprile 2005 al 15 settembre 2006 con l’attuale Pontefice [© Osservatore Romano]

La Curia romana
Un rapido sguardo all’Annuario pontificio permette poi di conoscere più da vicino lo strumento operativo di cui il Papa si serve quotidianamente per lo svolgimento della sua missione. Credo doveroso sottolineare quest’aspetto particolare della vita della Chiesa di Roma, perché ho dedicato gran parte del mio sacerdozio, per ben cinquant’anni, a tale lavoro nella Curia romana.
Sfogliando l’Annuario pontificio si possono passare in rassegna i vari organismi della Curia, dalla Segreteria di Stato alle Congregazioni, dai Tribunali ai Pontifici Consigli, dalle amministrazioni ai vari uffici e commissioni. Come in una pellicola, si intravede così tutta la composizione della Curia romana, quale è stata ridisegnata dal compianto pontefice Giovanni Paolo II con la costituzione apostolica Pastor Bonus del 28 giugno 1988.
Da parte mia vorrei qui ricordare lo spirito di servizio che anima la grande famiglia di questi collaboratori del Santo Padre. Ne sono stato testimone diretto, soprattutto nei 16 anni in cui sono stato segretario di Stato (15 anni durante il pontificato del papa Giovanni Paolo II e un anno all’inizio del pontificato del papa Benedetto XVI).
Del resto, il papa Paolo VI aveva già delineato la Curia romana come «un cenacolo permanente», totalmente consacrato al servizio della santa Chiesa di Dio.

Le rappresentanze pontificie
Parlando dei collaboratori del Papa, non vorrei dimenticare di sottolineare il grande servizio che viene svolto dai rappresentanti pontifici sparsi per il mondo. L’Annuario pontificio ci descrive la loro presenza nella maggior parte dei Paesi del mondo. È una presenza che ha pure un carattere ufficiale con i 178 Stati con cui la Santa Sede intrattiene regolari relazioni diplomatiche.
Come è noto, con il sorgere degli Stati moderni nei secoli XV e XVI, iniziarono pure a costituirsi le missioni permanenti fra gli Stati. Anche i romani pontefici, che fino a quel momento si erano limitati all’invio transitorio di propri rappresentanti per alcune specifiche finalità, ricorsero allora a tale strumento di dialogo e di collaborazione permanente. Nacquero così le prime nunziature in Spagna, in Francia e in Germania, in Polonia, come nella Repubblica di Venezia, che allora manteneva utili contatti con tutto il lontano Oriente.
Dalla storia si può poi vedere che l’origine di tali nunziature non era solo connessa con i rapporti ufficiali con gli Stati, ma mirava soprattutto a mantenere e incrementare la comunione fra la Sede apostolica e le Chiese particolari. Un esempio tipico è l’invio dei nunzi apostolici in Germania, all’inizio della Riforma, per rispondere all’espansione del protestantesimo nella stessa regione dove esso era nato. Al termine del Concilio tridentino, anche i rappresentanti pontifici in Spagna, in Francia, nei vari Stati della penisola italiana ricevettero poi dal papa san Pio V, come dal papa Gregorio XIII e dai successori, l’incarico di far accettare le decisioni conciliari. In realtà, fu anche merito dei nunzi l’attuazione in Europa della riforma tridentina.

Al servizio dei popoli
L’Annuario pontificio d’ogni anno ci porta poi a considerare varie altre facce dell’attività della Chiesa, soprattutto la sua attività sociale. Dalle statistiche emerge, infatti, tutto il lavoro che svolgono le grandi Famiglie religiose, coloro che hanno abbracciato i consigli evangelici e che si sono poi posti al servizio del prossimo, nei più svariati settori dell’assistenza, della carità e della promozione sociale.
L’Annuario pontificio ci svela poi l’apporto della Chiesa alla cultura contemporanea con le sue scuole, le sue università e le sue accademie.
In sintesi, l’Annuario pontificio d’ogni anno ci apre una finestra sul mondo e ci permette di intuire, almeno in parte, l’opera che la Sede apostolica sta svolgendo per diffondere fino ai confini della terra quel Vangelo di salvezza che Cristo ci ha donato.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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