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Si avvicinano le elezioni: come deve regolarsi un vero Cattolico?

Ultimo Aggiornamento: 16/04/2012 17:36
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03/12/2011 15:33
 
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e così dovrebbero rispondere TUTTI I VESCOVI al Magistero del Pontefice:


Il Laboratorio dei principi non negoziabili


di Stefano Fontana
03-12-2011

A Trieste nasce qualcosa di nuovo nel campo della formazione dei cattolici all’impegno politico. L’arcivescovo Giampaolo Crepaldi ha annunciato oggi la prossima esperienza del “Laboratorio Trieste”. Lo ha fatto stamattina durante il Convegno di presentazione del Terzo Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo curato dall’Osservatorio cardinale Van Thuân di cui mons. Crepaldi è presidente. Lo ha fatto in un salone gremito dello splendido Palazzo Diana, recentemente restaurato.

«Se la Chiesa si interessa di formare i propri fedeli ad una testimonianza di verità e coerenza nella politica – ha detto mons. Crepaldi - lo fa perché la sua missione è ordinare a Dio tramite i fedeli laici le cose temporali. Nel rispetto della loro legittima autonomia ma anche nel riconoscimento dello spazio che è dovuto a Dio nel mondo, senza del quale anche tale loro legittima autonomia viene progressivamente meno». «Ecco perché la Diocesi – ha proseguito l’arcivescovo - ha pensato ad un progetto, che cerchi di superare i limiti di progetti analoghi realizzati in questi ultimi anni, che sia un progetto organico, vale a dire inserito organicamente nella vita della Chiesa locale e non qualcosa di a se stante, che operi a tre livelli complementari: il livello della Scuola di formazione all’impegno sociale e politico; il livello dei Tavoli di confronto tra cattolici impegnati in politica e ilo livello dei Tavoli di confronto tra cattolici e laici». «Il progetto si avvarrà di un Testo base – ha concluso - che ho già preparato e che spiega il senso, le modalità di svolgimento e le finalità del Laboratorio Trieste. Questi elementi caratterizzeranno il Laboratorio di Trieste come un servizio importante e innovativo della Chiesa cattolica di Trieste per il bene della città e a gloria di Dio».

Sono evidenti, da queste parole dell’Arcivescovo, le tre principali novità del Laboratorio Trieste. La prima è la sua organicità. Esso consta di tre elementi – la Scuola di formazione sociale e politica, gli incontri di confronto tra cattolici impegnati in politica e gli incontri tra cattolici e laici – coordinati tra loro dentro un progetto unitario. Singole esperienze sono state fatte anche altrove. In molte diocesi c’è la Scuola, in altre sono stati tentati incontri tra cattolici e tra cattolici e laici … è però una novità il fatto di pensare le tre cose insieme, in modo che si sostengano reciprocamente. Naturalmente con ciò cambia anche la fisionomia di ognuno dei tre momenti. La Scuola, per esempio, dovrà essere di Dottrina sociale della Chiesa e non di come si fa una campagna elettorale o come è fatto il bilancio del comune.
Dovrà essere una scuola che prepara dei fedeli laici ad un impegno alto, in collegamento con la comunità cristiana e dentro una prospettiva di fede e di dottrina cattolica. Non potrà essere una Scuola tecnica, ma formare alla Dottrina sociale della Chiesa dentro la più vasta area della dottrina cristiana e dentro la vita della fede ecclesiale .

La seconda novità è che ci sia un Testo base scritto dal vescovo che spiega il progetto nei suoi fondamenti, nella sua ispirazione, nei suoi metodi e nei suoi fini. Ciò impegna autoritativamente il vescovo ed impegna anche i partecipanti a lavorare dentro la Chiesa e non come battitori liberi, nel solco della Tradizione e non a servizio delle proprie opinioni. Il Testo base descrive la cornice che tutti devono accettare perché il Laboratorio possa essere una esperienza cattolica. Questo evita ogni forma di orizzontalismo: il Testo base spiega molto bene che lo scopo dell’impegno politico dei cattolici è ordinare a Dio le cose temporali.

Qui emerge anche la terza principale novità. Spesso analoghe esperienze sono partite dall’esistente ed anno raccolto attorno ad un tavolo o ad una Scuola persone espressive del cosiddetto “mondo cattolico”. Questo mondo cattolico è oggi però piuttosto frammentato e in esso vi si parlano linguaggi molto vari. Basti pensare che sui famosi principi non negoziabili di Benedetto XVI esistono molte posizioni diverse. Urge allora definire prima (sottolineo l’avverbio prima) alcune premesse oggettivamente connesse con la fede cattolica e con gli insegnamenti della Chiesa – oltre che della retta ragione – che i partecipanti al Laboratorio accettano, non per consenso soggettivo ma perché senza quelle premesse non c’è la forma cattolica dell’iniziativa. Questa novità rovescia quanto si fa comunemente: di solito, infatti, si pensa che l’unità debba essere lo scopo finale di esperienze di questo tipo. A Trieste invece si pensa che debba essere la premessa iniziale, altrimenti non si può parlare un linguaggio comune.

Queste premesse gettano poi una luce anche sui momenti del dialogo con i laici, perché senza sapere chi si è risulta molto difficile dialogare. Le novità del Laboratorio Trieste sono anche altre. Non ci resta, per il momento, che attendere il Testo base per comprendere tutta la portata di questo Laboratorio e poi vederne la pratica attuazione. Penso che sarà qualcosa di molto interessante.




pro-memoria

 

Governo Prodi: per non dimenticare

Cattolici adult(erat)idi Mario Palmaro

Vita, morte e nessun miracolo dell’esecutivo di centro sinistra. Dalla tutela della vita umana e della famiglia naturale ai rapporti con la Chiesa: un bilancio fallimentare. Il Timone ha raccolto per voi le prove.


[Da «il Timone», n. 71, marzo 2008, pp. 12-13]

«Io duro perché faccio» aveva affermato Romano Prodi il 28 dicembre 2007, parlando con alcuni giornalisti. Non l’avesse mai detto. Dopo quella profezia ottimistica, per il Governo di centro sinistra - che ha sempre avuto una salute cagionevole - la situazione è letteralmente precipitata: prima l’emergenza rifiuti in Campania, poi le dimissioni del Ministro della Giustizia Clemente Mastella e l’abbandono della maggioranza da parte dell’Udeur. Un’agonia politica che ha avuto il suo epilogo la sera di giovedì 24 gennaio 2008, quando il Senato ha sfiduciato l’esecutivo.
Una crisi senza rimedio, visto che - dopo il tentativo fallito da Franco Marini - il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha sciolto le Camere, e ha fissato nuove elezioni per il13 e il14 aprile. «Duro perché faccio», aveva detto il Presidente del Consiglio. Ma che cosa ha fatto in venti mesi il Governo guidato da Romano Prodi in tutte quelle materie che Benedetto XVI ha definito "non negoziabili"? Converrà che a parlare siano i fatti.

Maggio 2006: Comunisti e Radicali al potere. La formazione di Governo è sostenuta da 21 partiti, e conta 103 membri tra ministri e sottosegretari: è l’esecutivo più numeroso di sempre.
Ma, soprattutto, è il primo governo della storia repubblicana a vedere la partecipazione diretta di Rifondazione Comunista e dei Radicali italiani, divenendo così l’unico governo sostenuto dall’intera sinistra parlamentare, cosa che non accadeva più dal 1947.

Maggio 2006: la sperimentazione sugli embrioni. Non sono ancora trascorsi quindici giorni dalla nascita dell’esecutivo, che il ministro dell’Università e della Ricerca Fabio Mussi ritira, a Bruxelles, l’adesione italiana a una moratoria nell’uso degli embrioni come cavie di laboratorio, voluta dal governo Berlusconi insieme a Germania, Polonia, Slovenia, Austria e Malta. È il 30 maggio 2006. Mussi auspica apertamente «il cambiamento della legge 40».
Infuria la polemica politica. Ma, pur di salvare la ghirba del Governo, i cattolici che sostengono la maggioranza bocciano una mozione presentata dall’opposizione, nella quale la tutela dell’embrione è affermata in maniera inequivocabile.

Giugno 2006: l’anticamera dell’eutanasia. I partiti di governo lanciano nella mischia il senatore Ignazio Marino, "cattolico", che il 27 giugno 2006 presenta - insieme alla capogruppo dell’Ulivo al Senato Anna Finocchiaro - un disegno di legge sul "Testamento biologico", anticamera dell’eutanasia. Questa iniziativa - guardata con approvazione anche da settori dell’opposizione - sembra destinata al successo, e viene fermata solo dalla caduta del Governo.

Settembre 2006: al Papa ci pensino le Guardie Svizzere. Romano Prodi è a New York per intervenire all’Onu. È il 19 settembre e un giornalista gli domanda che cosa ne pensi dell’allarme lanciato da Ali Agca, che ha parlato di pericoli per il viaggio in Turchia del Papa. «Che cosa vuole che sappia, io, della sicurezza del Papa in Turchia? Non so nulla, in proposito, vedranno le sue guardie...» è la sconcertante risposta del premier.

Novembre 2006: la droga raddoppia. Il ministro della Salute Livia Turco, "cattolico", emana un decreto sul tema delle droghe: viene innalzato da 500 a 1000 milligrammi il quantitativo massimo di cannabis che può essere detenuto per uso personale. È il 13 novembre 2006. Si scatenano aspre polemiche e dopo alcuni mesi il decreto viene affondato da una decisione del TAR.

Febbraio 2007: i Dico per le unioni tra omosessuali. È la sera dell’8 febbraio 2007 quando tutti i principali telegiornali si aprono con le immagini del Ministro delle Pari opportunità Barbara Pollastrini e del Ministro della Famiglia Rosy Bindi che annunciano con toni trionfalistici il disegno di legge sui Dico. La sigla - che significa "DIritti e doveri delle persone stabilmente COnviventi" - indica la volontà del Governo Prodi di riconoscere una serie di diritti alle coppie di fatto, anche dello stesso sesso. È il provvedimento più contestato di tutta la breve vita dell’esecutivo di centro sinistra. Il Ministro Bindi si giustifica dicendo che alla stesura del decreto «hanno collaborato molti giuristi cattolici», guidati da Renato Balduzzi (presidente del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) e da Stefano Ceccanti (ex presidente della FUCI - Federazione Universitaria Cattolica Italiana). La Chiesa e le opposizioni intervengono duramente, e ne scaturisce una mobilitazione che sfocia nel Family Day, a Roma, il 12 maggio 2007. Anche esponenti della maggioranza prendono poco alla volta le distanze dai Dico, che naufragano.

Il rapporto con la Chiesa cattolica. La vicenda dei Dico porta il Governo al minimo storico nei rapporti fra potere politico e Chiesa in Italia. Alcuni cattolici che fanno parte dell’esecutivo tentano di far credere che i Dico siano compatibili con il Magistero, e vengono apertamente sconfessati dalla Conferenza episcopale. I partiti della sinistra al governo (comunisti, verdi, socialisti) e i radicali aprono il fuoco contro "l’ingerenza del Vaticano nella politica italiana". I rapporti con la Chiesa resteranno tesi per tutta la legislatura.

Luglio 2007: arrivano i CUS. Di fronte al fallimento clamoroso dei Dico, la maggioranza non demorde e si inventa i CUS (Contratti di Unione Solidale). È il 12 luglio del 2007. I due conviventi, anche dello stesso sesso, ricorreranno al notaio o al giudice di pace. L’ideatore è il senatore Cesare Salvi. L’iter del provvedimento sembra più facile di quello toccato ai Dico, ma viene bruscamente interrotto dalla fine del governo.

Luglio 2007: attacco alla legge 40 del 2004. Il Ministro della Salute Livia Turco - con l’appoggio di ampie fette della maggioranza - avvia un progetto di riforma delle Linee Guida della Legge 40 sulla fecondazione artificiale. Obiettivo: rendere più permissiva la legge in vigore, aggirando alcuni divieti in essa contenuti. Proprio quando il Ministro sta per pubblicare il regolamento, il governo cade. Ma in queste settimane la Turco potrebbe ancora emanare le nuove regole, che affosserebbero la legge vigente.

Gennaio 2008: il bavaglio al Papa. C’è lo zampino del Governo nella vergognosa vicenda della Sapienza: mentre monta l’ostilità contro la visita del Papa, Prodi e i suoi ministri tacciono. Parleranno soltanto quando il Pontefice annuncerà di aver rinunciato. Il Ministro degli interni Giuliano Amato - rivela Andrea Tornielli su il Giornale – avrebbe consigliato il Papa di inventarsi una malattia diplomatica e restarsene a casa.

Che fine hanno fatto i protagonisti? A futura memoria, è interessante ricordare che cosa fanno oggi i protagonisti di questi atti. Romano Prodi ha annunciato che non si ricandiderà. Fabio Mussi e Cesare Salvi sono esponenti di spicco della Sinistra Arcobaleno, che candiderà come premier Fausto Bertinotti. Livia Turco è una dirigente del nuovo Partito Democratico guidato da Walter Veltroni. Rosy Bindi è stata candidata alle primarie del Partito democratico e ne è elemento di spicco. Barbara Pollastrini è uno dei 45 membri del Comitato nazionale per il Partito democratico. Del quale fanno parte anche Ignazio Marino, Giuliano Amato e Anna Finocchiaro.

Conclusioni

Di fronte a fatti così eloquenti, si impongono alcune considerazioni. La prima: il Governo Prodi ha progettato una serie di attentati alla legge naturale e alla libertà di parola della Chiesa, che non si sono concretizzati solamente per la sua fine prematura. Dunque, la caduta del Governo Prodi è stata provvidenziale. Secondo: è la prima volta nella storia repubblicana che è il governo (e non il Parlamento) a farsi direttamente promotore di iniziative così numerose di marca anti-cattolica. Terza e ultima considerazione: il giorno in cui ognuno di noi dovrà andare a votare, sarà bene non dimenticare questi venti mesi di autentico assedio ai valori che contano. La minaccia continua.

© il Timone
www.iltimone.org

[Modificato da Caterina63 16/04/2012 17:36]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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